Utility Repubblica 17gen2017

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Utility Repubblica 17gen2017
Utility, stop al risiko: si cresce a piccoli passi
Le società di servizi pubblici quotate in borsa, archiviato il progetto della grande
fusione, ora si espandono conquistando le aziende locali minori, ma il più possibile
contigue geograficamente
C’era una volta il grande risiko delle utiliy locali. Una gigantesca operazione di
fusioni e aggregazioni che - in una o più tappe - avrebbero dovuto ridurre
drasticamente il numero delle principali multi-utility italiane, a cominciare dalle
quotate a Piazza Affari. Un progetto che avrebbe potuto, anche nel nostro paese,
replicare quanto già accaduto in Germania: dove le grandi municipalità alla fine
degli anni Ottanta del secolo scorso hanno trovato un grande accordo - politico e
industriale - che ha portato alla nascita di Rwe, il secondo operatore tedesco dopo
E.On. Ma di quel progetto rimangono solo gli studi delle banche d’affari. Le quali
negli ultimi anni si sono esercitate ad immaginare soluzioni di ogni tipo, fino ad
arrivare alla creazione di un unico soggetto che mettesse insieme le quattro
principali quotate: A2a, Hera, Acea ed Iren. In modo da costruire anche una
governance in cui i Comuni, diluendosi, sarebbero stati meno invasivi lasciando
più spazio al mercato e agli investitori. In realtà, le difficoltà a mettere d’accordo
troppi soci e una situazione politica mai troppo favorevole, hanno spinto le multiutility nella direzione opposta. Invece di crescere con grandi fusioni, il quartetto
delle quotate ha preferito muoversi con piccole acquisizioni, scegliendo le “prede”
nelle aree geografiche confinanti o - in alternativa - privilegiare aziende che
potessero completare il ventaglio dei servizi offerti, procedendo quindi per linee di
business. Un processo che è andato via via accelerando e che ha portato nel 2016
a un record di acquisizioni. È il caso di A2a, l’utility lombarda controllata dai
comuni di Milano e di Brescia: nel luglio scorso, sono stati sottoscritti gli accordi
che hanno portato alla fusione con Linea Group, holding nata dall’alleanza tra le
ex municipalizzate di Pavia, Lodi, Crema e Cremona. Con oltre un milione di clienti,
Linea Group è la più grande tra le utility che sono state acquisite negli ultimi tempi,
ma completa la “presa” di A2a su tutta la Lombardia, visto che possiede già quote
delle ex municipalizzate di Bergamo, Varese, Como e Monza. La strategia di
espansione geografica è da sempre alla base delle acquisizioni del gruppo Hera
(controllata da un patto tra comuni emiliani e romagnoli tra cui Bologna, Modena
e Ferrara): la società guidata da Massimo Venier si già è mossa sia verso il nord est
dove ha prima conquistato Acegas-Aps (Padova e Trieste) e poi la friulana Amga,
sia verso il centro Italia, lungo la dorsale adriatica. Dopo essere sbarcata nelle
Marche, negli ultimi mesi ha proseguito la sua discesa in Abruzzo, in particolare
nel settore del gas: l’ultima operazione è stata l’acquisizione di Julia Servizi di
Giulianova. In precedenza, era stata la volta di Cogaspiù di Ortona, Alento gas di
Francavilla e Fucino gas di Luco dei Marsi. A cui si deve aggiungere la società di
vendita di elettricità e metano, Gran Sasso. Inoltre, Hera ha rilevato nel corso
dell’ultimo anno le società attive nel settore rifiuti Waste Recycling, Geo Nova e
Aliplast. Per il gruppo Acea, le cui azioni per oltre il 50 per cento sono in mano a
Roma Capitale, la strategia di crescita riguarda in particolare il settore idrico. Le
ultime della serie nel novembre scorso. Dal gruppo Veolia ha rilevato il 100% di
Idrolatina, che a sua volta detiene una partecipazione del 49% di Acqualatina,
nonché gli Acquedotti Lucchesi. Mentre dal gruppo Severn Trent ha rilevato il
controllo di Umbriadue Servizi Idrici. Particolarmente attivo anche il gruppo Iren.
A partire dal gennaio scorso ha messo insieme l’80% di Trm (il termovalorizzatore
di Torino), il 60% di Atena, la multi-utility di Vercelli, il 45% di Gai, società attiva
nella gestione ambientale (smaltimento e trattamento) di Asti e provincia. A cui
vanno aggiunte l’acquisizione di concessioni idriche in circa 30 comuni del nord
ovest del Piemonte e l’acquisizione della discarica rifiuti speciali nel comune di
Collegno (Torino). Per Massimiliano Bianco, amministratore delegato del gruppo
Iren, la strategia di crescita per piccoli passi è solo all’inizio, visto anche il bisogno
dei sindaci di fare cassa: «Siamo in una fase in cui sarebbe un peccato non cogliere
le occasioni per crescere sia per contiguità territoriale, sia per linee di business. Le
utility quotate in Borsa, rilevando società di dimensioni inferiori, possono garantire
un servizio qualitativamente migliore ai clienti, nonché più investimenti grazie alla
loro solidità patrimoniale e capacità industriale». Ma nella strategia di crescita delle
utility quotate in Borsa, c’è ancora un “buco nero” ed è rappresentato dalle regioni
del
sud
d’Italia. Come
spiega
ancora
Bianco:
«Il
Mezzogiorno
potrebbe
rappresentare un’ulteriore occasione di crescita per tutto il settore, visto la
domanda di servizi pubblici di qualità che potrebbe essere soddisfatta. Anche se
l’intervento in questi contesti dovrebbe essere accompagnata da un quadro
istituzionale favorevole e non essere affidata alla sola buona volontà delle singole
società». Sarà per questo che Iren, recentemente, è entrata in Salerno Energia, testa
di ponte per una possibile ulteriore espansione.
Luca Pagni - La Repubblica Affari&Finanza, 17-01-2017