Esposizione al rumore negli studi dentistici

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Esposizione al rumore negli studi dentistici
Esposizione al rumore negli studi dentistici
1
Sergio Luzzi
1
Vie En.Ro.Se. s.a.s. – Firenze
2
Antonella Ferri
2
Studio Odontoiatrico Ferri – Firenze
Introduzione
All’interno di un progetto di ricerca sul comfort acustico nelle strutture sanitarie e ospedaliere si inserisce questo
studio sulla rumorosità dell’attività odontoiatrica.
L’esposizione al rumore giornaliera e settimanale rilevata negli studi dentistici, anche se generalmente inferiore,
come valore di media ponderata, ai limiti di rischio previsti dalla legislazione sulla sicurezza nei luoghi di lavoro,
rappresenta un fastidio sia per i pazienti, nei quali il rumore può generare effetti psicologici nocivi, che per il
personale medico, per cui esiste il rischio di diminuzione della concentrazione e della performance.
A ciò si deve aggiungere che, comunque, in alcune fasi dei cicli di attività tipica del medico odontoiatra e degli altri
operatori, medici e paramedici, che lavorano all’interno dello studio dentistico, si possono individuare livelli di
esposizione al rumore fra i più alti nel contesto delle strutture sanitarie, ciò derivando delle emissioni acustiche
prodotte da alcune apparecchiature elettromedicali e dalla prossimità dell’orecchio alle sorgenti di rumore,
caratteristica della postura del medico durante le lavorazioni in bocca. In particolare la composizione in frequenza
di alcune delle emissioni prodotte da apparecchiature elettromedicali presenta caratteristiche di rumore “tonale”,
con l’aggravio di annoyance e di danni extra-uditivi che ciò comporta per le persone esposte.
Il rumore nell’attività del dentista
La maggior parte degli studi presenti in letteratura relativi alla sicurezza e alla valutazione dei rischi connessi
all’attività dentistica individua come principali malattie professionali quelle che riguardano i danni all’apparato
muscolo-scheletrico dovuti alla postura, a cui si aggiungono le patologie a carico di occhi e cute e, non ultime
quelle dell’apparato uditivo. Di queste sono da considerare gli effetti diretti e indiretti.
I primi si manifestano in termini di innalzamento della soglia uditiva del dentista, che può essere temporaneo e
completamente reversibile (TTS) e, nel caso di esposizione prolungata (molte ore di lavoro in bocca impiegando le
apparecchiature identificate come sorgenti di rumore più importanti), permanente e progressivamente irreversibile
(PTS), ovvero tale da determinare il possibile ingenerarsi di ipoacusia nella persona esposta.
I secondi, sempre più frequenti, si manifestano in termini di danno extra-uditivo e, in particolare, contribuiscono a
patologie, più o meno conclamate, e stati di sofferenza legati allo stress e alla difficoltà di mantenere la
concentrazione.
L’utilizzo crescente di apparecchiature sofisticate, che certamente migliora la qualità delle prestazioni svolte,
produce un aumento dei fattori di rischio, fra i quali rivestono sempre maggiore importanza lo stress e la mancanza
di comfort operativo.
La fonte maggiore di stress appare ricollegabile fondamentalmente alla scarsa ergonomia delle postazioni di lavoro
occupate dai dentisti durante molte delle lavorazioni tipiche. Oltre ai citati aspetti posturali, il discomfort che
spesso è associato all’attività dell’odontoiatra è riconducibile alla presenza di agenti fisici disturbanti come il rumore
che caratterizza l’atmosfera dello studio durante le molte fasi che sono svolte dal medico con l’impiego di
macchinari elettromedicali. A ciò si aggiungano gli orari di lavoro che determinano lunghi periodi di esposizione e le
caratteristiche degli ambienti spesso limitati nelle dimensioni e particolarmente riverberanti.
Metodologia di analisi
Dal confronto dei dati raccolti con quelli riportati dall’I.S.P.E.S.L. nella banca nazionale dei profili di rischio di
comparto con riferimento al comparto odontoiatri riportati nella tabella 1, si sono dedotti i diversi Cicli di Lavoro
Standard, interessati dal rischio rumore, riportati nella tabella 2.
Per ciascuna delle lavorazioni standard si è effettuato uno studio acustico comprendente l’analisi di tutte le sorgenti
di rumore e una serie di rilevazioni fonometriche secondo lo schema metodologico riportato nelle tabelle 3 e 4.
Inizialmente si sono effettuate le misure di emissione. Queste misure hanno riguardato tutte le sorgenti, distinte in
primarie (utilizzate per il lavoro “in bocca” e comunque localizzate in prossimità del “riunito”, ovvero della
postazione principale di lavoro) e secondarie (sorgenti esterne, comunque legate all’attività, che contribuiscono ad
elevare il livello del “rumore di fondo”). E’ stato seguito un protocollo di misura omogeneo che ha portato al
riempimento delle schede sorgenti, alcuni esempi delle quali sono riportati nella figura 1.
Successivamente si è proceduto alla misurazione del rumore nelle lavorazioni standard che caratterizzano l’attività.
A partire da cicli di monitoraggio in continuo della rumorosità rilevata in postazione operatore durante una giornata
di attività, si sono estrapolate le time histories di rumore associate alle diverse lavorazioni standard. Ciascuna di
esse è stata poi considerata come singola misura, analizzata e infine collocata nella categoria di appartenenza. Da
questo raggruppamento di fasi omologhe si sono dedotti i livelli di esposizione caratteristici di ogni lavorazione,
calcolati come livello equivalente medio ponderato in base alla durata di ciascuna misura inclusa nella categoria.
Quindi per ciascuna delle time histories rappresentative di una determinata lavorazione, si è proceduto a un
approfondimento di analisi volto all’individuazione dei contributi delle singole sorgenti utilizzate in quella
lavorazione. Nell’ingrandimento del profilo di misura, per il riconoscimento,dei singoli contributi di rumore
associabili a singole sorgenti si è fatto riferimento a un sistema di marcatura degli eventi (corrispondenti al
funzionamento di ciascuna sorgente e alla sua netta prevalenza sulle altre eventualmente attive) messo in atto nel
corso del monitoraggio presenziato. La correttezza dell’assegnazione dei marcatori è stata verificata confrontando
le composizioni in frequenza dei tratti di profilo assegnati a una data sorgente con lo spettro caratteristico di
emissione della sorgente stessa.
E’ stato così possibile individuare i livelli di emissione in opera delle sorgenti, ovvero i livelli associabili a ogni
attività di cui si compongono le lavorazioni standard.
Nelle tabelle 5 e 6 sono riportati i livelli misurati e calcolati come sopra descritto.
Nella figura 2 sono rappresentati alcuni ingrandimenti corrispondenti a singole lavorazioni con evidenziate le attività
associate all’impiego di specifiche apparecchiature-sorgenti.
Nella figura 3 è rappresentata una porzione di time history di una giornata di monitoraggio con evidenziate le
marcature delle lavorazioni e i corrispondenti livelli equivalenti.
Risultati
Si è proceduto al calcolo dell’esposizione giornaliera e settimanale al rumore mediante gli indicatori Lep,d e Lep,w
previsti dal D.Lgs. 277/91.
Confermando i dati presenti in letteratura, si è evidenziato come l’impiego di turbine e trapani, i cui livelli di
emissione sonora possono raggiungere i 90 dB(A), a cui si aggiungono le altre sorgenti, in scenari di emissione
caratterizzati da fattori di utilizzo e di contemporaneità spesso prossimi a 1, portano a livelli di esposizione, misurati
secondo le specifiche normative in prossimità dell’orecchio dell’operatore che si attestano mediamente fra i 75 e
gli 85 dB(A) di pressione sonora equivalente.
Nei livelli equivalenti di emissione complessiva, misurati in corrispondenza di molti dei suddetti scenari , si sono poi
rilevate caratterizzazioni in frequenza molto evidenti.
Volendo seguire la definizione di componente tonale fornita dalla norma ISO 266:1987 e ripresa dalla legislazione
italiana sul ruimore ambientale (DM 16-03-98), che penalizza di 3 dB(A) le rilevazioni fonometriche ove si individui
la presenza di tale componente, si può verificare come nell’attività del dentista si verifichino situazioni di rumore
“stazionario” nei tempi e nelle modalità di utilizzo di una determinata apparecchiatura caratteriizato dalla presenza
di una componente tonale: dall’analisi spettrale dei livelli emessi si può notare come in molti degli scenari lavorativi
esaminati il livello minimo di una banda superi i livelli minimi delle bande adiacenti per almeno 5dB e tocchi una
isofonica eguale o superiore a quella più elevata raggiunta dalle altre componenti dello spettro.
Molte delle apparecchiature utilizzate presentano una componente tonale sia nel funzionamento a vuoto che
durante la fresatura del dente, e che questa componente si palesa in bande dello spettro di frequenza che secondo
la ponderazione A (livelli di pressione sonora misurati adattati in frequenza alla diversa sensibilità dell’orecchio
umano), risultano particolarmente “disturbanti”.
Se consideriamo che la giornata lavorativa standard del dentista ha una durata spesso superiore alle canoniche 8
ore prese come riferimento dal D.Lgs. 277/91 per il calcolo dell’esposizione giornaliera, si può capire come da una
serie di ricerche sugli effetti a lungo termine dell’esposizione al rumore, risulti che il rischio di danni uditivi
permanenti per i dentisti aumenta proporzionalmente al numero di anni lavorativi e delle ore di lavoro giornaliere.
Dai risultati di questo studio, riportati sinteticamente nelle tabelle 4 e 5, si nota come, a parità di tempi di
esposizione e di livelli misurati (intorno agli 85 dB(A)), dal punto di vista dell’impiego dei macchinari, vi sia
correlazione tra segnalazione di massimo fastidio e uso dei macchinari che hanno forti componenti in frequenza
nelle bande comprese fra i 3000 egli 8000 Hz., anche questo a conferma dei dati presenti in letteratura, circa la
correlazione fra stress e rumore tonale alle frequenze intermedie dello spettro.
Tornando alla diminuzione delle capacità uditive come conseguenza della prolungata esposizione a fonti di rumore
continuo, si deve notare come la presenza attiva di turbotrapani, micrometri da laboratorio e aspiratori chirurgici
nello scenario di lavoro, può caratterizzare l’attività giornaliera del dentista per molte ore; considerando che sono
proprio queste le apparecchiature che hanno la più evidente caratterizzazione tonale delle emissioni, forse si
dovrebbe considerare nel calcolo dell’esposizione giornaliera e settimanale al rumore previsto dal D.Lgs. 277/91 un
fattore penalizzante che tenga conto di questa peculiarità.
2/5
Tabella 1 – Profili di Rischio (fonte ISPESL)
PREPARAZIONE SALA
Tabella 2 – Identificazione delle
lavorazioni standard con riferimento
all’esposizione al rumore
CURA DI UNA CARIE DI I E II GRADO
CURA DI UNA CARIE DI III E IV GRADO
DETARTRASI
PREPARAZIONE ED INSTALLAZIONE PROTESI FISSA E COMBINATA
OTTURAZIONI IN AMALGAMA I E II GRADO
INSTALLAZIONE PROTESI MOBILE
OTTURAZIONI IN AMALGAMA III E IV GRADO
CHIRURGIA ESTRATTIVA E GENGIVALE
SBIANCAMENTO DELLA DENTINA
OTTURAZIONI IN COMPOSITO I E II GRADO
OTTURAZIONI IN COMPOSITO III E IV GRADO
IMPLANTOLOGIA
ORTODONZIA FISSA E MOBILE
TRATTAMENTO EDODONTICO
ESTRAZIONE DENTARIA
PREPARAZIONI PROTESICHE
ABLAZIONE SUPERFICIALE E PROFONDA DEL TARTARO
CHIRURGIA ESTRATTIVA
PULIZIA E DISINFEZIONE
CHIRURGIA IMPLANTARE
Tabella 3 – Analisi delle sorgenti e dello scenario
a
Catalogazione delle
sorgenti
Scheda sorgente (raccolta dati di ciascuna singola sorgente presente nello scenario di caso):
•
Codifica
•
Foto
•
Definizione e descrizione funzionale della sorgente
•
Stato dell’arte tecnologico della tipologia di sorgente e dell’esemplare esaminato
b
Rappresentazione dello
Scenario di Emissione
Planimetria e layout dell’ambiente di lavoro con indicazione di:
•
posizione delle sorgenti fisse;
•
aree di movimento delle sorgenti mobili;
•
posizioni di lavoro fisse;
•
posizione del paziente;
•
posizione degli altri (eventuali) operatori presenti.
c
Giornata di Lavoro
Descrizione funzionale della giornata di lavoro standard e delle lavorazioni di cui si compone
Per ciascuna lavorazione:
•
durata media
•
apparecchiature utilizzate con relativi tempi di utilizzo
•
sorgenti secondarie attive e relativi tempi di attività
•
postazione e posizione dell’operatore
Tabella 4 – Rilevazioni Fonometriche e Valutazioni
a
Misura dei livelli di
emissione di ciascuna
sorgente
Livelli emessi
a vuoto
durante la lavorazione
in tutte direzioni (box di emissione)
in postazione operatore (orecchio)
Individuazione e misura delle eventuali fasi critiche (spunto, velocità massima, sfiati…) di utilizzo dei
macchinari
Confronto con i dati di targa della sorgente in esame, delle più recenti e delle più silenziose del suo tipo,
presenti sul mercato
b
Misura dei livelli di
esposizione durante una
serie di cicli operativi
completi
Valutazione dell’andamento dei livelli nel tempo in postazione fissa (principale) in continuo durante una
giornata standard comprendente tutte le lavorazioni standard con segnalazione delle diverse fasi e degli
eventi
Misura con regolazione LAF delle fasi più complesse
Misure spot in postazione operatore, ove non coincidente con la postazione fissa utilizzata per le
rilevazioni in continuo
Calcolo dell’esposizione giornaliera e settimanale al rumore dei lavoratori (utilizzando le schede personali
con la tempistica di suddivisione della giornata e settimana standard)
c
Misura e Valutazione dei
contributi dovuti a
sorgenti esterne
all’attività primaria o
collocate in ambienti
diversi
A partire dalla sorgente (se interna) o dalla superficie radiante (se esterna)
valutazione dell’andamento dei livelli nello spazio
Misure dei Leq a distanze variabili per costruire la curva di decadimento
Per ciascuna sorgente (superficie) lungo le traiettorie di radiazione, individuazione dei punti (e quindi delle
curve di livello) corrispondenti a livelli di attenuazione accettabili o a livelli di qualità auspicabili
d
Misura e Valutazione dei
requisiti acustici passivi
dell’edificio
Misura del tempo di riverberazione.
Misura, con riferimento alla collocazione delle sorgenti secondarie, del livello di isolamento acustico delle
pareti interne ed esterne e, ove necessario, del livello di isolamento al calpestio.
3/5
Figura 1 – Esempi di schede sorgenti
Figura 2 – Time histories delle lavorazioni
S p ra y
SI_02
CONTRANGOLO
riunito - mov poltrona
dB
130
A s p ira to re
dB
100
06/12/2004 20.55.02 - 20.55.32
v is ita p ro te s ic a
120
110
Manipolo elettrico con diverse
velocità. Usato per la rifinitura
delle cavità in conservativa ed
endodonzia
90
100
90
80
80
70
60
70
50
40
30
60
20
10
12,50
31,50
63
125
250
500
LZeq
LZFmax
Cursore: (A) Leq=54,0 dB LFmax=68,2 dB LFmin=35,5 dB
1000
2000
LZFmin
4000
8000
16000
A C Hz
50
40
LAeq
[dB]
Lpicco
[dB]
Lmin
[dB]
78,7
84,0
45,5
0 9 .5 2 .0 0
0 9 .5 4 .0 0
0 9 .5 6 .0 0
0 9 .5 8 .0 0
1 0 .0 0 .0 0
1 0 .0 2 .0 0
1 0 .0 4 .0 0
L Aeq
S p ra y
M ic ro m o to re L a b
dB
Data
06/12/2004
80
SI_05
MICROMOTORE
manipolo a ultrasuoni
70
06/12/2004 21.17.15 - 21.24.26
dB
130
120
110
60
100
DA LABORATORIO
90
80
Manipolo per la rifinitura e la
lucidatura di manufatti
protesici in resina o metallo al
di fuori del cavo orale
70
50
60
50
p r o te s i m o b ile
40
40
30
20
1 0 .1 0 .0 0
LAeq
10
12,50
31,50
63
125
LZeq
250
500
1000
2000
LZFmax
4000
8000
16000
A
C
Hz
LZFmin
1 0 .2 0 .0 0
1 0 .3 0 .0 0
1 0 .4 0 .0 0
1 0 .5 0 .0 0
1 1 .0 0 .0 0
Cursore: 4000 Hz LZeq=55,2 dB LZFmax=64,4 dB LZFmin=13,3 dB
S p ra y
A s p ira to re
T u r b in a
C o n t r a n g o lo
dB
90
LAeq
[dB]
Lpicco
[dB]
Lmin
[dB]
85,7
91,4
54,5
Data
E n d o d o n z ia
80
70
06/12/2004
60
SE_06
VIBRATORE
contrangolo
dB
130
06/12/2004 20.58.36 - 20.59.12
50
120
110
PER AMALGAMA
100
Apparecchio che miscela
polveri di mercurio e metalli
vari presenti nelle capsule di
amalgama per otturazioni
80
40
90
1 1 .1 0 .0 0
1 1 . 2 0 .0 0
1 1 . 3 0 .0 0
1 1 . 4 0 .0 0
1 1 .5 0 .0 0
LA eq
70
60
Aspiratore
50
Turbina
40
30
dB
100
20
10
12,50
31,50
LZeq
63
125
250
LZFmax
500
1000
2000
LZFmin
4000
8000
16000
A C
otturazione
Hz
Cursore: 250 Hz LZeq=34,0 dB LZFmax=48,4 dB LZFmin=25,1 dB
90
80
LAeq
[dB]
Lpicco
[dB]
Lmin
[dB]
76,7
81,0
39,5
70
60
50
Data
06/12/2004
40
30
12.00.00
12.05.00
LAeq
12.10.00
12.15.00
12.20.00
12.25.00
12.30.00
12.35.00
12.40.00
Figura 3 – Time history di una giornata di monitoraggio
dB
100
VISITA
PROTESICA
PROTESI MOBILE
ENDODONZIA
OTTURAZIONE
ENDODONZIA PROTESI FISSA
90
80
70
60
50
LAeq
40
31/01/2005 MONITORAGGIO GIORNATA STANDARD
30
10.00.00
10.30.00
11.00.00
11.30.00
12.00.00
12.30.00
13.00.00
13.30.00
4/5
Tabella 4 – Livelli equivalenti delle lavorazioni
LAeq
Lpicco
Lmin
[dB]
[dB]
[dB]
SPRAY
77,8
87,0
55,3
54,5
ASPIRATORE
76,2
93,7
57,4
49,4
TURBINA
82,9
92,4
54,5
96,8
46,7
MICROMOTORE LAB
86,0
92,0
69,4
80,2
88,8
50,5
CONTRANGOLO
81,2
96,8
66,7
64,8
72,8
61,3
VIBRATORE AMALGAMA
74,2
81,8
60,1
LAeq
Lpicco
Lmin
[dB]
[dB]
[dB]
VISITA PROTESICA
80,2
93,7
67,4
OTTURAZIONE
79,9
92,4
PROTESI FISSA
81,9
92,0
PROTESI MOBILE
84,6
ENDODONZIA
ANTROPICO E FONDO
Lavorazione
Tabella 5 – Livelli equivalenti delle principali
sorgenti durante le lavorazioni
Lavorazione
Miglioramento
Innanzitutto per tutte le apparecchiature che emettono più di 85 dB(A), visto che questa è la soglia di riferimento
per considerare il rumore come fattore di rischio certo, dovrebbero essere migliorate le caratteristiche di rumorosità
emessa, ad esempio mediante la riprogettazione dei rivestimenti e l’impiego di nuovi materiali per le parti rotanti.
Dal punto di vista del layout dello studio dentistico e con riferimento all’assetto della postazione di lavoro, si
dovrebbe porre la massima attenzione alla collocazione di compressori e motori esterni in vani separati e
comunque luoghi distanti dalla postazione di lavoro o protetti da involucri fonoassorbenti. Ove questo non sia
possibile, in particolare per le sorgenti che si trovano “a bordo” dell’apparecchiatura, provvedere a dotarle di
rivestimenti o schermi che interrompano il cammino sorgente – ricettore (orecchio).
In ogni postazione di lavoro, oltre alla valutazione dell’esposizione al rischio rumore degli addetti, dovrebbe essere
effettuato un controllo iniziale della rumorosità ambientale, secondo la metodologia di analisi descritta in questo
lavoro; dall’esito di questo controllo sarebbe possibile derivare una scala di priorità delle soluzioni migliorative di
carattere strutturale (sostituzione o bonifica di strumenti e impianti rumorosi), e organizzativo (ridefinizione del
layout dello studio).
Conclusioni
In questo lavoro, a partire dall’analisi acustica dettagliata delle sorgenti di rumore presenti nell’attività standard di
un generico studio dentistico e facendo riferimento a campagne di rilevazioni fonometriche effettuate in vari
scenari, aventi diverse caratteristiche di utilizzo delle apparecchiature, si è cercato di disegnare un quadro della
rumorosità tipica dell’attività odontoiatrica.
L’ insieme delle emissioni di rumore, anche quando non determina il superamento dei limiti previsti dal D.Lgs.
277/91 è in grado di ridurre la performance lavorativa ed aumentare il livello di stress dei medici e degli assistenti,
oltre che il discomfort per i pazienti sottoposti a interventi complessi e di durata non breve.
In particolare alcune frequenze tipiche che caratterizzano lo spettro degli strumenti di lavoro più usati, possono
determinare nel lungo periodo un danno uditivo di entità significativa.
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