Intervista a Wolfgang Mader e Olga Braun-Cangl

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Intervista a Wolfgang Mader e Olga Braun-Cangl
Intervista
Intervista a Wolfgang Mader e Olga Braun-Cangl:
“Gli investimenti nel ‘private market’ sono adatti a
tutti i portafogli istituzionali?”
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Update I/2014
Marty-Jörn Klein, Redattore capo, intervista
Wolfgang Mader, Head of Asset Allocation Strategies
di AllianzGI Global Solutions / risklab, e
Olga Braun-Cangl, Senior Consultant
di AllianzGI Global Solutions / Manager Research & Selection
Gli investimenti nel “private market” sono una presenza sempre
più frequente nelle asset allocation strategiche degli investitori
istituzionali. Di cosa si tratta esattamente e quali vantaggi offre
l’investimento in questo settore?
Wolfgang Mader: Con gli effetti della financial repression sui
mercati finanziari, è sempre più frequente che gli investitori
istituzionali si trovino a trattare investimenti illiquidi – ossia
negoziati fra privati anziché in borsa – in quanto è l’unico modo
per ottenere rendimenti interessanti e costanti nel tempo. Oltre
al potenziale di rendimento in sé, questa tipologia d’investimento
offre oltre ad una correlazione relativamente scarsa rispetto ad
altre asset class i e un profilo di flussi di cassa interessante per gli
investimenti illiquidi e ideale per i flussi di pagamento futuri.
Olga Braun-Cangl: Classici esempi di investimenti illiquidi sono
gli investimenti immobiliari. Di recente, tuttavia, sono sempre più
numerosi gli investimenti di altri segmenti a collocamento
privato che entrano a far parte dei portafogli istituzionali. Si
tratta dei cosiddetti “private market”, quei mercati privati che si
contrappongono ai “public market”, ossia le tradizionali classi
di attivi negoziate in borsa. La macrocategoria comprende tutte
le forme d’investimento attuabili sui mercati privati e si suddivide
nelle categorie “private equity”, “private debt” e “private
infrastructure”.
L’ESPERTO
Il Wolfgang Mader è direttore della divisione Asset
Allocation Strategies di risklab GmbH. Prima di entrare a
far parte di risklab, ha lavorato presso diverse società
assicurative e di consulenza per gli investimenti. Inoltre, è
stato collaboratore scientifico e docente di cattedra della
Facoltà di Banca e Finanza presso l’Università di Augusta.
Ha conseguito un MBA e studiato Economia Aziendale
all’Università di Augusta, dove nel 2005 ha presentato il suo
dottorato sul tema “Hedge Fund – Strategie d’investimento
alternative e modelli di portafoglio”.
Olga Braun-Cangl è consulente per la clientela istituzionale
di Allianz Global Investors nel segmento degli Investimenti
alternativi dal 2008. Ha conseguito il titolo di Consulente di
hedge fund (ebs/BAI) e ha maturato una profonda
esperienza in ambito di gestione di portafoglio e hedge
funds research presso Allianz Global Investors, Berenberg
Bank e HypoVereinsbank. Ha conseguito la laurea in
Ricerche sui mercati dei capitali e finanziamenti presso
l’Università di Monaco di Baviera (LMU).
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INTERVISTA
E in cosa si differenziano le singole categorie?
Olga Braun-Cangl: Per “private equity” si intende un finanziamento
con partecipazione al capitale dell’impresa, tramite il quale gli
investitori investono fondi propri e possono perseguire, oltre ad
obiettivi di rendimento, anche interessi strategici.
Il “private debt” è invece costituito da capitale esterno messo
a disposizione da investitori istituzionali – in genere al di fuori
del settore bancario – nell’ambito di un collocamento privato.
Gli investimenti in “private debt” vengono effettuati con l’ausilio
dello strumento finanziario “mezzanino”, ossia una combinazione
di fondi propri e capitale esterno, e/o prestiti rivolti a coprire
fabbisogni finanziari delle piccole e medie imprese, spesso con
difficoltà di accesso al mercato dei capitali.
Per “private infrastructure” si intendono investimenti del settore
privato nelle infrastrutture economiche e sociali dei singoli delle
singole aree geografiche. Le infrastrutture economiche
comprendono i settori dei trasporti, dei servizi pubblici, delle
comunicazioni e dell’approvvigionamento idrico. Quelle sociali
includono ad es. ospedali, istituti scolastici e strutture analoghe.
A seconda che un investitore metta a disposizione capitale a debito
o capitale proprio, l’investimento prende il nome rispettivamente
di “infrastructure debt” e “infrastructure equity”.
Tutti i settori dei “mercati privati” sinora descritti riguardano
investimenti a lungo termine e sono caratterizzati da forte
illiquidità e in genere da un elevato impiego di capitale.
L’investitore di “private equity” si assume principalmente il rischio
specifico connesso all’impresa in cui investe, e in secondo luogo
i rischi di leva finanziaria e della controparte. Negli investimenti
di “private debt”, l’investitore si espone in particolare al rischio
sottostante e di formazione del contratto. Infine, gli investimenti
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di “private infrastructure” sono principalmente soggetti al rischio
normativo; inoltre, incidono in misura significativa anche il rischio
tecnologico, il rischio legato alla disponibilità di risorse e quello
politico.
Vi sono nette differenze anche per quanto concerne il profilo dei
pagamenti: “private debt” e “private infrastructure” sfruttano
principalmente i rendimenti correnti, mentre i segmenti “private
equity” e “private infrastructure” mirano a conseguire, durante
la fase di costruzione, rendimenti dati dall’incremento del valore
e dalla rivendita. Questi profili di rischio e dei pagamenti si
riflettono direttamente nei potenziali di rendimento: “private
equity” e “private infrastructure” durante la fase di costruzione
promettono un potenziale di rendimento più elevato rispetto a
“private debt” e “private infrastructure” nella fase operativa.
L’abbinamento dell’elevata immobilizzazione del capitale
accompagnata dall’elevata illiquidità dell’investimento non
sembra essere una combinazione ideale. Come si risolve la
questione della trasparenza sui “private markets”?
Olga Braun-Cangl: La trasparenza su questo tipo di mercati si
differenzia in misura significativa da quella dei mercati
regolamentati: le informazioni sulle transazioni sono più
dettagliate, ma sono disponibili a una ristretta cerchia di investitori,
il che si riflette direttamente sul processo di formazione dei prezzi.
I “private market” sono appunto privati.
Un’altra caratteristica distintiva è data dalla possibilità di esercitare
maggiore influenza sui propri investimenti: gli azionisti detengono
in genere la maggioranza di un’impresa o di un progetto
d’investimento in infrastrutture e spesso sono coinvolti nell’attività
operativa. Ciò risulta particolarmente vantaggioso rispetto alle
classi di attivi tradizionali soprattutto nel caso di investimenti
orientati ai fattori SRI/ESG.
Update I/2014
“Con gli effetti della financial repression sui
mercati dei capitali, è sempre più frequente che
gli investitori istituzionali si trovino a trattare
investimenti illiquidi – ossia negoziati fra privati
anziché in borsa.”
E’ possibile quantificare il valore aggiunto di un’allocazione in
“private markets” nell’ambito dell’asset allocation strategica?
Wolfgang Mader: Per determinare il valore aggiunto che queste
asset class offrono in un portafoglio è importante considerare in
modo realistico i relativi fattori di rischio. Insieme ai gestori di
portafoglio, occorre individuare le fonti di rischio e rendimento ed
effettuare opportune proiezioni future.
In tal modo è possibile quantificare il valore aggiunto sia con
riferiemento al rendimento che a quello del rischio. A parità di
rischio, in base alla quota consentita di allocazioni in “private
markets” è possibile ottenere un importante aumento dei
rendimenti attesi a livello di portafoglio – come illustra il nostro
tool di consulenza Allianz Global Investors Portfolio Health Check®.
Le allocazioni in “private markets” permettono di abbassare il
rischio: ad esempio, nelle strategie d’investimento “liability-driven”,
in cui l’efficienza è misurata rispetto alle passività, le allocazioni in
strumenti di “private debt” possono coprire flussi di cassa a lungo
termine e di conseguenza ridurre nettamente i rischi derivanti
da passività.
Quali sono i fattori di successo in questo ambito?
Olga Braun-Cangl: A mio avviso un fattore determinante per
il successo degli investitori in “private markets” è rappresentato
dall’interazione di una serie di caratteristiche che dovrebbe
presentare un gestore d’investimenti, ovvero:
· accesso ai mercati e capacità di individuare le migliori opzioni
d’investimento e provvedere alla relativa acquisizione,
· competenze specialistiche e pluriennale esperienza in ambito
di corporate finance,
· conoscenza specialistica del settore,
· accesso a un’eccellente rete di specialisti esperti del settore,
· capacità di combinare al meglio gli interessi di investitori e
gestori d’investimenti,
· buona comprensione e profonda conoscenza del quadro
normativo e delle relative modifiche, e
· potere d’acquisto e di contrattazione.
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INTERVISTA
“L’implementazione dei portafogli di “private
markets” dipende prevalentemente da tre fattori:
i singoli obiettivi di rendimento, la propensione al
rischio del cliente e la portata dell’investimento.”
Gli investimenti di “private market” sono quindi adatti a tutti
i portafogli istituzionali?
Wolfgang Mader: Dal punto di vista del principio della
diversificazione del rischio, direi di sì. Diversificare il portafoglio
su varie asset class e differenti fattori di rischio contribuisce a
ridurre i rischi di portafoglio e a stabilizzare il rendimento
complessivo. Tuttavia occorre sempre ponderare le esigenze di
liquidità, fattore molto importante. Occorre quindi definire
esplicitamente un limite massimo per questi investimenti non
quotati in borsa, in modo da non essere costretti a disinvestire in
presenza di elevati spread bid/ask durante fasi di particolare
tensione sui mercati, che possono alimentare ulteriormente
l’illiquidità di questa tipologia di investimenti.
la portata dell’investimento. Idealmente i portafogli di questo tipo
vengono implementati nell’ambito di un mandato strutturato su e
personalizzato, creato come fondo speciale per un singolo cliente
istituzionale. Questa soluzione ha il vantaggio di poter essere
personalizzata in base alle esigenze del singolo cliente, in modo da
replicare al meglio il profilo di pagamento dei segmenti dei “private
markets” desiderato. Queste soluzioni personalizzate sono possibili
con una sogli di investimento minimo di circa 50 milioni di euro.
Se l’allocazione in “private markets” fosse di importo inferiore,
sarebbe possibile accedere tramite fondi d’investimento chiusi.
Grazie, Mader e Sig.ra Braun-Cangl, per il tempo che ci avete
dedicato.
Inoltre, per poter cogliere i vantaggi offerti da queste classi di attivi
in modo economicamente efficiente, è bene prestare attenzione
ai requisiti di volumi minimi. I portafogli orientati al lungo termine
prevedono implicitamente, nella grande maggioranza dei casi,
investimenti illiquidi o di “private markets”.
Come è possibile configurare il portafoglio di “private markets”
desiderato?
Olga Braun-Cangl: L’implementazione dei portafogli di “private
markets” dipende fondamentalmente da tre fattori: i singoli
obiettivi di rendimento, la propensione al rischio del cliente e
Intervista a Wolfgang Mader e Olga Braun-Cangla cura di
Marty-Jörn Klein, Redattore capo di Update.
Gli investimenti nel debito infrastrutturale sono fortemente illiquidi e concepiti solo per investitori professionali con aspettative di lungo periodo.
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