In viaggio sulle Dolomiti
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In viaggio sulle Dolomiti
TITOLO CATEGORIA 167. SETTEMBRE-OTTOBRE 2015 IN VIAGGIO SULLE DOLOMITI UN MONDO DI DIVIETI PER LE AUTOCARAVAN INVITO AL VIAGGIO testo e foto di Mario Ristori Passo Erbe 26 26 26 So di venire tra le fauci del lupo, ma ci vengo lo stesso, la montagna mi rilassa e mi fa dimenticare per un po’ di giorni il caldo di Firenze. Anche la decisione di fare le ferie in Italia, contrariamente a quel che ormai da oltre dieci anni sono abituato a fare, un'accogliente seppur faticosa vacanza in giro per l’Europa dove sono sicuramente benvenuto e porto i miei soldi più volentieri, è stata sofferta, ma quest’anno ho deciso di dare fiducia al nostro paese… I primi ripensamenti si avvertono già risalendo la Val Gardena da Chiusa; Ortisei, Santa Cristina, Selva… divieti a non finire, ma non solo di campeggio, più che comprensibile, addirittura di sosta, in barba alle più elementari norme che regolano la sosta su qualsiasi strada e piazza della Repubblica. Quando si fanno via via più stringenti, decido di avvelenarmi la vita scrivendo due note, ma ho già perso diverse occasioni per fotografare e documentare i soprusi e le limitazioni dei tanti sindaci di turno che in Italia, per il solo effetto di essere stati investiti del voto popolare, pensano poi di poter porre limiti anche dove il Codice della Strada dovrebbe essere per tutti uguale. Prima notte a Plan de Gralba, in un “parcheggio” che loro chiamano “area di sosta” per camper, su uno sterrato neanche in piano, solo sosta, niente servizi se non lo splendido scenario delle Dolomiti… ma avevo deciso di non sfidare la sorte e non discutere con vigili urbani e compagnia bella: 12 euro dalle 20 di sera alle 8,30 del mattino seguente… Piove a dirotto, che ci faccio qui? Salgo al Passo Sella, almeno starò con la testa “tra le nuvole” a ragione senza infangarmi le scarpe a pagamento sullo sterrato di Plan de Gralba! L’acqua non dà pace per tutto il giorno, scendo a malapena dalla mia autocaravan per qualche minuto tra un rovescio e l’altro a fotografare le nuvole che avvolgono il Passo, dove rimango a dormire in uno spiazzo a fianco di quello che una volta era un piccolo ristoro in legno accanto alla struttura ricettiva del Sella. Gli unici a non avere paura del tempo sembrano gli innumerevoli bikers che sotto l’acqua salgono agli oltre 2.000 metri del passo contenti della sfida lanciata a Giove pluvio… che invidia, dentro le loro belle tute stagne in cerca di un rifugio caldo per la sera e con qualcosa da raccontare al ritorno… Intanto mi leggo l’ultimo libro del grande Tiziano Terzani, ovvero i suoi diari postumi appena usciti e considero che, anche andare controcorrente come lui, sarà pur faticoso, ma vuoi mettere la soddisfazione di scrivere quello che pensi veramente senza essere a libro paga di nessuno? Notte tranquilla e silenziosa, nessuno che ha avuto da ridire sulla mia “sosta vietata” che il Comune di Canazei ormai sbandiera da anni a ogni angolo; evidentemente il maltempo e le nuvole ci hanno nascosto agli occhi dei tutori dell’ordine pubblico, che considerano tutte le soste alla stregua del campeggio per il solo fatto di dormire all’interno del mezzo o avere il frigo acceso. Al mattino sono fuori alle 7.30, la giornata si annuncia bella, dopo qualche foto di rito scendo di nuovo verso la Val Gardena deciso a salire verso il Sasso Lungo o per lo meno fino al Rifugio Demetz in funivia lasciando l'autocaravan nel parcheggio, naturalmente a pagamento, della stessa. Ma non sia mai detto, all’ingresso del parcheggio un macroscopico “Divieto di sosta ai camper”mi fa riflettere un po’… dove dovrei lasciare la mia autocaravan per salire e usufruire dei vostri servizi? E poi, perché dopo un’accoglienza del genere dovrei anche incrementare le vostre finanze? Non voglio far polemica, sono in vacanza e voglio stare tranquillo, quindi me ne vado… ci manca solo che per lasciarvi un po’ dei miei soldi debba anche, prima, portare l'autocaravan chissà dove! Risalgo quindi il Sella e scendo verso la Val di Fassa e Canazei fino a passare accanto a una cava di sasso proprio lungo la strada… possibile che proprio qui si debba sventrare una delle montagne più belle del mondo per ricavarne ghiaia? Ma non erano un patrimonio mondiale protetto? Non riesco a farmene una ragione, e fedele al fatto che sono in vacanza evito di fare foto e di arrabbiarmi, rifletto solo sul fatto che io non mi azzarderei a cogliere un fiore da queste parti senza rischiare di prendermi una multa catastrofica, questi hanno invece la licenza di uccidere la montagna… Per rilassarmi mi fermo in uno spiazzo poco più in basso e risalgo il Rio d’Antermont fino a una piccola palestra di roccia naturale dove una coppia si alterna nella scalata alla parete, sotto di loro, invece, una marmotta curiosa si affaccia dalla sua tana per prendere dalle mani dei pochi turisti noci e carote. Scenario di una bellezza suggestiva, ma non ci sono spazi per rimanere la notte, i pochi usufruibili sono già occupati, tra l’altro da qualche tenda di giovani arrampicatori che campeggiano in barba al sindaco di Canazei… che fare? Avvisarlo della trasgressione al suo divieto??? …ma mi faccia il piacere!!! Tento la sorte sul Passo Pordoi di “coppiana memoria”; anche qui Comune di Canazei, anche qui divieti di campeggio dappertutto con la sola eccezione della DOLOMITI 167. SETTEMBRE-OTTOBRE 2015 Il Rio d'Antermont Vista dal Sass Pordoi 27 INVITO AL VIAGGIO 167. SETTEMBRE-OTTOBRE 2015 28 28 28 sosta sui piazzali, di proprietà privata, per la salita con la cabinovia del Sass Pordoi. Vabbé, è ormai tardi, i piazzali sono quasi deserti e posso sempre dire che sto solo sostando e non campeggiando, ma vedere il solerte sindaco che si sente il “padrone della montagna”, padrone assoluto e dispotico, piazzare divieti dappertutto con dispendio di soldi ed energie ben spalleggiato dalla Società Incremento Turistico di Canazei, mah… mette assai di malumore. Hai bisogno di fermarti per un bisognino del bambino? Lo puoi fare, ma non fermandoti nei nostri parcheggi che sono riservati ai clienti della cabinovia… Sosto comunque, passo la notte e poi domani mattina di buonora mi preoccuperò di essere tra i primi clienti della cabinovia per una bella salita al Sass Pordoi. Il tempo mi aiuta, la giornata è spettacolare e una volta in cima alla montagna-mito dei ciclisti mi dimentico del minaccioso divieto a fianco del quale ho dormito e mi godo la montagna da… dentro la montagna. Eh si, è proprio questa la sensazione che si ha una volta in cima e usciti dall’impianto, trovarsi dentro la montagna, e solo arrivando ai 2.900 metri di altezza ci si rende conto di trovarsi in mezzo a uno spettacolare anfiteatro naturale da dove lo sguardo spazia dal Col Rodella al Sasso Lungo fino al gruppo del Sella, e poi dal Piz Boè fino alla Marmolada, uno scenario da sindrome di Stendhal naturale… La Forcella Pordoi Sasso Levante e Sasso Lungo Il Sacrario Militare Germanico Scendo poi verso la Forcella Pordoi; poco più sotto, a fianco del rifugio, parte il sentiero, piuttosto impegnativo, sul canalone franoso che riporta al passo, quasi seicento metri di ripido dislivello da fare prestando attenzione e dopo aver fatto un breve passaggio in un tunnel scavato attraverso la neve che lo scorso inverno è caduta con grande abbondanza. Anche per questo la salita al Piz Boè è sconsigliata senza scarpe adatte e bastoncini, la neve è infatti presente ancora e in abbondanza. Dopo la discesa, impegnativa ma fattibilissima e spettacolare, concludo la giornata visitando il cimitero militare germanico poco distante, un luogo dove riposano 9.431 soldati tedeschi e austriaci morti su queste cime tra la prima e la seconda Guerra Mondiale. Dovrebbe essere un luogo di pace, a me sembra soprattutto una poderosa struttura militare che domina e minaccia chiunque si avvicini. Chissà perché, quando si vogliono commemorare i morti caduti in una qualsiasi guerra, si senta il bisogno di erigere simili minacciose brutture invece di semplici luoghi di pace, un prato in questi casi basta e avanza, qui invece mancano solo i cannoni puntati contro la valle. Una volta tornato all'autocaravan decido di rimanere sul passo anche per questa notte, è ormai tardi e non mi va di spostarmi, dopotutto ho contribuito al sostentamento della cabinovia, ho fatto la mia parte di intrepido escursionista rischiando la pelle giù per il canalone, ho fatto shopping e preso il caffè nei negozietti del posto, mi meriterò ancora una notte a 2.000 metri e passa di quota? Per precauzione metto sotto al tergicristallo i biglietti della cabinovia… “avete visto? Ho contribuito, ho fatto girare l’economia… pur essendo camperista…” E cosa ti trovo al mattino? In bella mostra sotto al tergicristallo e sopra ai biglietti, un bell’invito ad andarmene e lasciare il posto libero per i clienti che di lì a poco arriveranno, che mi trovo su una proprietà privata e che con ordinanza ecc. ecc. il despota di Canazei ha stabilito che “parcheggiato lì” non ci posso stare… Mah… sembra quasi dire: hai consumato? Hai pagato…? bene, ora lascia libero il posto e togliti dalle scatole… E io me ne vado maledicendo ancora la loro scarsa ospitalità e la mia dabbenaggine che ancora mi porta in questi posti per amore della montagna! Scendo allora verso Arabba, non senza notare sui ripidi pendii le frane che hanno “scorticato” la montagna durante l’inverno scorso, quando, mi dicono, sommando le tante nevicate, siano arrivati oltre 9 metri di coltre nevosa, una stagione eccezionale che ha messo in crisi anche i preparatissimi locali. Poi altre ferite, più grandi, e questa volta provocate dall’uomo che costruisce l’ennesima funivia, l’ennesima pista di sci disboscando i pendii con un'attenzione sempre più scarsa per i luoghi…, peccato. Ad Arabba ancora divieti. Curiosi perché posti appena sotto il benvenuto ai turisti, evidentemente noi non siamo considerati tali: divieti di campeggio, divieti di sosta, divieti di tutto… Mi metto il cuore in pace e mi dirigo verso l’unica area camper esistente, dove, per fortuna, almeno il gestore è simpatico e cordiale, e mi avvisa che rimango a mio rischio e pericolo, perché i prossimi due-tre giorni Giove pluvio sarà molto attivo. M'invita anche a sistemarmi, fare un giretto in paese e poi, se soddisfatto, regolarizzare il tutto… che dire? Ti dà anche la possibilità di ripensarci… da non credere! Arabba non offre gran che in periodo estivo, ma passeggiando visito il vecchio mulino ad acqua e mi diverto e appassiono a conversare con Giorgio, un giovanotto di 20 anni che la sera, per pura passione e dopo il lavoro sugli impianti di risalita, lo apre e lo fa funzionare per chi ha voglia di ascoltare il suo racconto in maniera del tutto gratuita: bellissimo esempio di semplicità e attaccamento alle proprie radici. Parlando con lui capisci come non sia facile vivere qui, dove l’ospedale più vicino è a 45 chilometri, dove dopo la scuola media se vuoi continuare a studiare devi andare fino a Belluno, due ore di autobus e 70 chilometri di distanza, dove, mi dice, “subiscono” le decisioni prese a Venezia, come se in laguna si potesse Lantico mulino di Arabba veramente comprendere cosa si debba fare per gestire e governare questi posti di alta montagna… Possiamo dargli torto? Poi, passando di fronte alla locale caserma degli Alpini mi viene da considerare che dall'aspetto tutto sembra fuorché una caserma. Allora, notando qualche giovane baldanzoso, pochi in verità, che proprio non sembrano essere addestrati alla guerra, chiedo un po’ in giro e mi sento dire che è proprio come pensavo… In realtà la caserma, della quale un edificio sembra dismesso mentre un altro è in efficienza, non è altro che una base logistica, così le chiamano, per le vacanze del personale militare che, invece di frequentare normalissimi alberghi come tutte le persone normali, hanno a disposizione strutture a prezzi “agevolati” che normalmente bastano per poco più di una colazione. Non solo, la struttura ricettiva si trova sull’altro lato della strada ed è un edificio che farebbe invidia a molti residence. “Sa, - dice il mio occasionale interlocutore – lo scorso anno è venuta giù tanta neve, ma nonostante siano alpini hanno dovuto chiamare una ditta per tirarla giù dal tetto…” Riparto da Arabba in direzione della Val Badia, bellissima, ma con la solita pessima fama di scarsa accoglienza verso i camperisti. E infatti, stuzzicando i tutori dell’ordine, chiedo dove mi posso fermare “solo per sostare” e poi magari dove pernottare… “Solo sosta nei dintorni del Palazzetto dello Sport, a pagamento…” è la cortese risposta, “pernottare invece non è consentito da nessuna parte, deve tornare indietro e sistemarsi nello spiazzo che troverà più in alto lungo la strada…” ahhh…, rispondo, quel comodo parcheggio sterrato proprio su un tornante? “Esatto…” è ancora la cortese risposta… Peccato che sia a tre chilometri dal paese, sia in posizione infelice in mezzo a un tornante esposto al transito, neanche tutto in piano e anche un pochettino pieno… Tento comunque la sorte dalle parti del Palazzetto, ma rinuncio subito: pochi posti, suv dappertutto che si sentono alla Parigi-Dakar e shopping compulsivo a iosa, ma ti pare un posto da camperista??? Verrebbe da dire “via dalla pazza folla…”, e infatti vado DOLOMITI 167. SETTEMBRE-OTTOBRE 2015 29 INVITO AL VIAGGIO 167. SETTEMBRE-OTTOBRE 2015 30 30 30 Divieto in Val Badia e costumi anche attraverso installazioni e iniziative capaci comunque di veicolare un turismo diverso, fatto di persone che apprezzano i luoghi genuini. È un po’ il Capo Nord d’Italia: alla fine della valle, proprio in cima a dominare la sorgente dell’Aurino, oltre al maestoso Picco dei Tre Signori a 3.499 metri, sta la dirimpettaia Vetta d’Italia, il punto più a nord dei nostri confini, anche se un errore ne determinò la sua fama; di poco più a nord risulta invece essere il West Zwillingkopf, ma ormai qui vengono tutti per la Vetta d’Italia. Appena arrivati si apprezza subito, all’inizio della valle, il gioiellino Campo Tures, adagiata sull’ultimo lembo pianeggiante e dominata dal bellissimo Castel Tures a dominarne l’accesso; dopo s'inizia a salire, ma di poco, fino a raggiungere il comune più settentrionale d’Italia, quello di Predoi che per poco non intacca i 1.500 metri di altitudine; per superarli bisogna proseguire verso Casere, ultimo baluardo Vista sulla Valle Aurina Verso la Vetta d'Italia in cerca di luoghi più ameni, di tranquillità e meno ostentazione di scarsa accoglienza, soprattutto di “meno turismo”. Scavalco allora Brunico, bella ma troppo mondana, e mi dirigo verso quella che ancora ritengo una delle valli più belle di tutte le Dolomiti, la mia tanto amata Valle Aurina. Valle spettacolare e con poche tracce di mondanità, una delle più incontaminate di tutto l’arco alpino per il solo fatto di essere circondata da vette, una ottantina circa, che raggiungono e superano i tremila metri, gente vera che mantiene inalterati i propri usi prima di avviarsi verso la Vetta d’Italia. Lo si può fare costeggiando l’Aurino per una camminata non faticosa fino a Malga Lana, tra scenari incontaminati e spettacolari vedute, poi, una volta giunti qui e assaggiati gli ottimi prodotti di malga, comincia il difficile. Siamo a 1.986 metri, ma arrivare ai 2.912 della Vetta d’Italia potrebbe rivelarsi un’impresa veramente complicata. Se proprio volete arrivare a vedere il territorio austriaco, potete accontentarvi di seguire il sentiero che da qui sale alla Forcella del Picco, più dolce, si fa per dire, ma a 2.667 metri di quota… 167. SETTEMBRE-OTTOBRE 2015 DOLOMITI Anche qui, in tutta la valle, naturalmente vigono i divieti di campeggio; niente da dire, ma ovunque abbiamo sostato e dormito senza problemi, senza che nessuno avesse avuto da ridire e in splendida solitudine. A Campo Tures poi, a tre minuti dal grazioso centro, su uno sterrato ampio e silenzioso, è possibile sostare e passare la notte in maniera gratuita, cosa volete di più? Unico neo di tutta la valle è l'assoluta mancanza di strutture ricettive, non un campeggio, non un’area di sosta e tantomeno pozzetti, solo acqua, quella si trova praticamente dappertutto. Siamo anche al centro del magnifico Parco Naturale Vedrette di Ries-Aurina, e cosa potrete fare e provare lo si può efficacemente capire presso la struttura del Comune di Campo Tures, dove un allestimento permanente racconta la montagna come poche volte abbiamo visto fare; oppure dopo Casere, dove a fianco dell’ultimo parcheggio della valle è da pochi anni attivo un centro visite molto interessante. Ma già arrivando capirete che non bisogna mancare di visitare Castel Tures e, a Predoi, le ormai dismesse miniere di rame, un percorso con i vagoncini della miniera letteralmente dentro la montagna dov'è stato anche ricavato un centro elioterapico. Chi ama invece le escursioni troverà pane per i suoi denti, soprattutto se, poco prima di Lutago, avrà voglia di salire con l’impianto di risalita fino al Casere, chiesetta del S. Spirito punto in cui parte la splendida camminata verso lo Speikboden, l’italiano Monte Spico, che con un faticoso ma spettacolare giro ad anello vi farà sicuramente innamorare di queste montagne. Ora che ho dimenticato i divieti, gli arroganti sindaci/despoti/tiranni, è ora di ripartire, ma prima mi concedo un’ultima chicca, dove so che non troverò altro che il solito parcheggio silenzioso ed accogliente, il solito piccolo negozio di alimentari, la solita chiesetta solitaria in mezzo al prato e le solite persone gentili e cordiali che niente hanno a che vedere con le masse turistiche che condizionano i posti più belli. Tornando indietro dalla Val Badia si svolta sulla destra per San Martino in Badia, poi su verso Antermoia e il Passo delle Erbe per strade strette e con erte salite, fino a ridiscendere tra spettacolari vedute verso San Pietro e la Val di Funes. Una volta superato il paese si risale a sinistra per pochi chilometri fino a Santa Maddalena (il gioiellino che avrete già notato scendendo a San Pietro per la sua piccola isolata chiesetta da cui prende nome), per passare l’ultima notte dopo il borgo, in alto su un parcheggio solitario; ma questa volta lascio a voi il piacere della scoperta… S. Pietro in Valle Aurina Le note si rifanno all’estate 2014 e quindi i riferimenti alle copiose nevicate all’inverno del medesimo anno. 31