scarica la scheda informativa

Transcript

scarica la scheda informativa
La multifunzionalità come fattore di innovazione sociale
Impresa
Azienda Agricola Le Lame
di Barbara Coli
Contesto
territoriale
Caratteristiche
aziendali
L’idea innovativa
Tipologia di
innovazione:
o di prodotto
o di processo /servizio
o sociale
Grado di intensità e
ampiezza:
o incrementale
o radicale
Valle del Serchio
Superficie

4,5 ettari
Produzione agricola

Mais destinato alla trasformazione: alabastro e Formenton otto file” della Garfagnana

Orticola incluse le patate

Frutta per la trasformazione

Piccoli frutti per la trasformazione (marmellate e sciroppi): more, lamponi, mirtilli fragole

Vino per autoconsumo
Altre attività

Fattoria didattica

Agri-nido
Risorse Umane

Barbara Coli, IAP

2 Educatrici per l’attività di agri-nido

Animatori ed educatori in numero a seconda delle singole iniziative e dei progetti (es. per
la Scuola Estiva, 2011 del Comune di Castelnuovo Garfagnana sono state impiegate 13
persone)
L’agri-nido come strumento per:

Educare in modo nuovo i bambini: “di nuovo e di speciale è il fatto di tenere i bambini a
contatto appunto con la natura, di non fargli vedere le stagioni tramite dei cartelloni pitturati
o delle fotografie, ma di fargliele vivere, quindi di andare più lentamente rispetto alla società
che corre troppo oggi e di andare al passo con la natura, perché la natura è anche sapersi
fermare sapere ammirare i propri frutti, saper ammirare e sapere tutte le qualità di ogni
stagione che ci offre”

Rispondere al bisogno di servizi sociali delle aree rurali più marginali: “l’innovazione nelle
aree vuol dire dare più valore ad un’azienda agricola, che ha tante possibilità soprattutto da
noi, in un posto montano che è anche un’area svantaggiata, dove alcuni paesi sono stati
chiusi anche gli uffici postali, i supermercati. [Innovazione significa] dare la possibilità
all’unica realtà che ancora vive, appunto le aziende agricole, ad innovare, dare la possibilità
di questi servizi alla gente, quindi aprire le porte delle aziende agricole anche alla
popolazione”
Nuovo servizio, nuovo modello organizzativo
L’innovazione dell’agri-nido non riguarda un artefatto fisico ma l’attivazione di una nuova pratica
sociale: l’educazione infantile in un ambiente agricolo e rurale Tale pratica sociale consente di
rispondere al problema del taglio dei servizi pubblici dell’infanzia soprattutto nelle aree rurali più
periferiche, di creare un nuovo servizio privato molto spesso non presente in queste aree e di
rispondere ai dei bisogni latenti nella società (una recente indagine Coldiretti/swg riporta che il
78% dei genitori sognano di far crescere i propri figli in un agri-asilo).
Nell’ambito della prospettiva della multifunzionalità agricola l’innovazione dell’agri-nido ha
comportato l’attivazione di un servizio, non presente nelle attività dell’azienda agricola il che ha
implicato la creazione di un nuovo modello organizzativo per l’azienda ma anche per la società,
consumatori e le istituzioni pubbliche che devono assimilare e favorire l’entrata dell’azienda
agricola in settori diversi dalla semplice produzione di beni agro-alimentari.
L’idea dell’agri-nido è un’innovazione radicale perché:

implica la fuoriuscita dal paradigma della modernizzazione agricola e l’entrata nel nuovo
paradigma dello sviluppo rurale sostenibile;

ha effetti di rottura rispetto allo stato esistente sia dal lato degli asset e competenze
aziendali, sia dal lato degli usi e comportamenti dei consumatori. L’idea di agri-nido, infatti,
impatta sulla sfera aziendale, sull’idea stessa di azienda agricola, e implica la ridefinizione
delle attività aziendali e una nuova organizzazione complessiva dell’azienda, non più legata
all’esclusiva produzione di beni agro-alimentari. Per svolgere la nuova attività sono
necessarie conoscenze e competenze nuove che rendono obsolete quelle dell’imprenditore
agricolo tradizionale. Secondariamente, impatta sul consumatore ridefinendone le abitudini
e i comportamenti proprio perché l’agri-nido crea una nuova relazione tra cittadini e
agricoltura non più e non solo legata alla dimensione “cibo” ma che si sviluppa lungo la
direttrice del campo socio-culturale.
1
Effetto
esercitato
sulle
competenze
aziendali:
o miglioramento di
competenze /
conoscenze esistenti
o creazione di
nuove conoscenze
/ competenze
Creazione di nuova conoscenza
Per la realizzazione dell’attività di agri-nido è stato necessario acquisire nuove competenze e
nuove conoscenze esterne al settore agricolo, per le quali si è reso necessario attivare un
investimento personale in percorsi formativi, nello specifico:

“abbiamo fatto anche un corso di operatori di fattoria didattica che è stato fatto dalla
Provincia di Lucca”;

“io ora ho anche fatto il corso di Haccp per via della mensa. Io faccio la mattina, la
maggior parte con i bimbi e poi dopo curo la mensa interna”;

“sia io che mio marito siamo tornati sui banchi di scuola e quest’anno abbiamo fatto
un’altra maturità abbiamo preso il diploma di dirigenti di comunità che ci ha abilitati a
essere educatori della prima infanzia, quindi abbiamo ristudiato”;
Per la creazione del menù dell’agri-nido, Barbara Coli si è dovuta rivolgere all’asilo nido del
Comune di Castelnuovo e poi ad una pediatra ed anche ad una nutrizionista, questo ha
determinato anche l’acquisizione di competenze sull’alimentazione necessarie alla gestione della
mensa casalinga dell’agri-nido, ma che sono fondamentali per lo svolgimento dell’attività
didattica. Infatti, l’az. Agricola ha realizzato il progetto “Merenda in fattoria” dedicato proprio
all’educazione alla nuova alimentazione.
Modalità di
introduzione
dell’innovazione:
o spinta dalla
tecnologia
o spinta dalla
domanda
o a catena
(determinata da
reti locali)
Tipo di conoscenza
/
apprendimento
coinvolto:
o conoscenza tacita
o conoscenza
codificata
o endogena
o esogena
La storia
L’innovazione dell’agri-nido non è nata attraverso la diffusione di una determinata tecnologia,
ma attraverso un processo di assemblaggio di diverse competenze e conoscenze reperite
attraverso la costruzione di una rete di conoscenza diffusa sul territorio.
E’ emersa dalla capacità di lettura dei bisogni specifici del territorio rurale (servizi per l’infanzia)
e dell’altro dalla realizzazione di un progetto – “un sogno” – elaborato dall’imprenditrice e dal
marito e messo in pratica attraverso il contributo di conoscenza proveniente da una rete di
relazioni con vari attori: la rete di Donne in Campo, la Provincia di Lucca, l’ASL di Lucca, il
Comune di Castelnuovo e l’asilo comunale di Castelnuovo, la pediatra e la nutrizionista (per la
definizione del menù per la mensa).
Per la realizzazione e lo svolgimento dell’agri-nido sono coinvolte conoscenze tacite, acquisite
durante la propria esperienza nei boyscout, di relazione commerciale con i clienti grazie
all’esperienza del negozio di casalinghi.
Sono coinvolte conoscenze codificate, come quelle acquisite nei percorsi formativi cui Barbara
Coli ha partecipato che sono in dotazione alla stessa imprenditrice.
Altre conoscenze tacite e codificate sono necessarie all’accoglienza di bambini con disabilità
psico-fisiche per le quali l’azienda si avvale di competenze esterne.
Per la creazione del menù per la mensa dell’agri-nido l’azienda si è avvalsa di conoscenze
implicite e codificate esterne.
L’attività aziendale è recente, è nel 2006 che Barbara Coli, con la collaborazione del marito, decide
di abbandonare la propria attività lavorativa, vendere la propria quota del negozio di articoli da
regalo e liste nozze e lanciarsi nell’«impresa agricola»: “ho deciso di vendere la mia parte e col
ricavato di sistemare il podere”.
Il progetto aziendale non riguarda solo la produzione agricola. Fin dall’inizio l’azienda assume una
valenza multifunzionale, il progetto infatti nasce con l’idea di realizzare una fattoria didattica come
primo passo, per arrivare all’agri-nido. L’idea dell’agri-nido, è nata subito: “Si perché noi quando
siamo andati un po’ a documentare tramite internet di fattorie didattiche e di come lavoravano e di
come erano strutturate abbiamo trovato anche fattorie didattiche che facevano l’agri-nido”.
L’esperienza imprenditoriale dell’agri-nido ha nell’attività agricola il proprio punto di riferimento:
“siamo partiti prima a ripristinare diciamo il suolo, siamo partiti con le coltivazioni quindi come
azienda agricola”. L’importanza dell’esperienza dell’agri-nido si estende oltre all’innovazione in se e
riguarda diversi aspetti come quello della salvaguardia del territorio: ““il podere era dei miei
suoceri, questo podere qua che era abbandonato, perché abbiamo dovuto ristrutturarlo perché
anche dove ora siamo qui nella struttura c’era castagni, rovi, di tutto di più e quindi abbiamo prima
fatto una pulizia proprio grossa e siamo ritornati ad avere i campi che una volta erano coltivati” .
La produzione agricola dell’azienda, è limitata dalla dimensione aziendale che si distribuisce su
una superficie totale di 4,5 ha suddivisa in diversi appezzamenti di cui: 2 ha di bosco, 2 ha
destinati alla produzione orticola e, affianco alla struttura dell’agri-nido, sono presenti 5.000 mq per
la produzione dei vari prodotti utilizzati nei laboratori della fattoria didattica: “il bosco saranno 2
ettari e mezzo poi c’è questa parte qui che sono 5.000 metri di didattica, quindi qui c’è un po’ di
2
tutto però piccole quantità poi abbiamo tante pere mele, come ti ho detto frutti ce ne abbiamo tanti.
E poi facciamo tanta farina di granturco, c’abbiamo gli orti che comunque d’estate insomma anche
la gente ci compra parecchia roba quindi abbiamo quasi 2 ettari di orto e non è poco”.
Anche le serre che prima erano utilizzate per la produzione agricola ora sono utilizzate per la
fattoria didattica: “all’inizio avevamo anche la serra proprio come piante, poi dopo la serra
l’abbiamo trasformata per esigenze di fattoria didattica come laboratorio per i bambini”.
Le produzioni dell’azienda sono quelle del mais destinata alla trasformazione, dell’orticolo, delle
patate e della produzione di frutta. Quest’ultima si concentra soprattutto nella produzione di
castagne e di piccoli frutti (more, lamponi, mirtilli fragole) anch’esse destinate alla trasformazione
(marmellate e sciroppi):
“ […] siamo nati come azienda agricola abbiamo cominciato appunto a fare i primi prodotti,
quindi abbiamo seminato il granturco, farina di castagne, piccoli frutti, sciroppi marmellate,
tutto quello che poteva essere trasformato”.
“abbiamo fatto castagne, piccoli frutti quindi more lamponi mirtilli fragole, farina di
granturco quindi abbiamo il campo di granturco, e poi l’orto con tutti gli ortaggi […]”.
L’azienda agricola “Le Lame” produce due varietà di mais: l’alabastro e il “formenton ottofile” una
varietà coltivata tipicamente in Garfagnana e nella Valle del Serchio, per la quale esiste la
“Comunità del cibo” Slow Food di “Produttori di mais otto file formenton della Garfagnana e Valle
del Serchio”: “Noi di farine facciamo solo mais […] Si, formenton ottofile e un’altra qualità che si
chiama alabastro che rimane, come sapore ci piace di più però facciamo anche l’ottofile perché in
Garfagnana è famoso perché tanti vogliono la farina dell’ottofile”.
L’attenzione alla “qualità” e soprattutto della salubrità del prodotto ha spinto Barbara Coli a tentare
fin da subito la strada del biologico, tuttavia si è dimostrata una esperienza fallimentare che è stata
abbandonata: “noi in teoria facciamo biologico, abbiamo fatto due anni di per avere la certificazione
e poi ci siamo stufati si perché è troppo burocratico […]”.
Le aziende della Garfagnana sono per la grande maggioranza delle piccole aziende a conduzione
familiare, e quindi con una limitata capacità di accesso al mercato. Tuttavia, è possibile superare tali
difficoltà strutturali delle aziende locali attraverso l’azione collettiva. Per Barbara Coli e per gli altri
attori territoriali, l’azione collettiva rappresenta una forte innovazione per un territorio che invece si
caratterizza per una scarsa collaborazione: “il problema è che in Garfagnana, fare delle associazioni
è difficile”.
La cooperativa, costituisce una forma di organizzazione dell’azione collettiva ma non è l’unica strada
percorribile, esistono i consorzi e forme meno strutturate sul piano formale, che si basano sulla
logica di rete che possono essere altrettanto efficaci.
Una modalità molto “leggera” per definire forme di collaborazione tra imprenditori agricoli finalizzate
a realizzare azione collettiva è quella dell’associazione, e l’azienda Le Lame assieme ad una decina
di piccole aziende a conduzione familiare della Garfagnana hanno costituito l’Associazione “Piccola
Agricola” proprio con la finalità di convogliare le forze in una azione unitaria a partire dalla
commercializzazione: “Noi ora facciamo parte, abbiamo fatto, un’Associazione che si chiama Piccola
Agricola che siamo una decina di agricoltori e vogliamo fare un punto vendita a Castelnuovo per
fare proprio filiera corta, ci stiamo lavorando”. L’obbiettivo dell’associazione è quello di risolvere il
problema dell’accesso, o meglio del governo/controllo del mercato, attraverso due direttici: azione
collettiva e filiera corta
Dopo il ripristino del podere familiare per la produzione agricola si avviano i lavori per dar vita alla
fattoria didattica. Si abbatte un annesso agricolo e si costruisce la struttura per le attività
didattico-ricreative: “poi abbiamo tirato giù un piccolo annesso agricolo che era proprio qua (….)
che trovavano poi nel podere e abbiamo rifatto il progetto ampliando la struttura per fare questa
struttura che era dedicata a fattoria didattica” .
In Toscana, la didattica può essere realizzata nell’ambito dell’attività agrituristica. Per riuscire a
realizzare il proprio progetto Barbara Coli e il marito hanno dovuto ottenere l’autorizzazione per
svolgere attività agrituristica: “Non abbiamo fatto l’agriturismo tradizionale con posti letto e
l’abbiamo proprio dedicato ai bambini questa è stata proprio una nostra scelta invece le altre realtà
hanno puntato proprio sull’agriturismo, sull’accoglienza e noi invece abbiamo fatto fattoria
didattica”.
La fattoria didattica ha iniziato le sue attività nel 2010: “siamo partiti nel 2010 proprio come fattoria
didattica dopo aver fatto tutti questi grossi lavori e anche lì con grandi soddisfazioni perché
comunque la prima scuola che è venuta me lo ricordo ancora, per dire tutti i volti, le maestre,
abbiamo fatto i biscotti,abbiamo il forno a legna giù di sotto nel campo, abbiamo fatto il laboratorio
sui biscotti e quindi abbiamo fatto questa prima giornata e da lì poi tutte le idee non ci sono mai
mancate, anzi ce ne avevamo anche prima perché abbiamo fatto tanti anni (parlo al plurale perché
io e mio marito perché l’idea è di tutti e due) abbiamo fatto tanti anni di scout quindi abbiamo
sempre portato a giro i bambini dagli 8 fino ai ragazzi di 20 anni e portandoli a giro sempre con la
natura […]”.
Un esempio di cosa significa fattoria didattica possiamo riportare il programma di un laboratorio,
Vita in fattoria

Visita generale alle strutture, ai campi e nelle selve.
3



Facciamo il pane ( o le focacce, o gli zuccarini), frittelle, marmellate, biscotti.
La castagna nella selva e poi in cucina : le mondine, i necci e la polenta.
Chi semina raccoglie : polenta di formenton
A Lo Spaventapasseri è possibile fare attività didattica con gli animali: “Poi abbiamo inserito anche
gli animali che sono venuti in seguito, prima gli animali di piccolo taglio quindi galline faraona
tacchino, poi dopo abbiamo avuto una capretta, li abbiamo quasi tutti adottati a parte quelli del
gallinaio, il resto sono arrivati tutti: la capretta da un vicino di casa, un’altra famiglia ci ha dato il
cane perché gli è nata la bimba che era allergica quindi abbiamo adottato il cane poi si cercava un
asinella abbiamo girato un po’ e l’abbiamo trovata a Querceta dove ci fanno il palio soltanto che è
nata femmina quindi non serviva perché per correre corrono coi maschi e quindi anche lì abbiamo
preso quest’asina. Poi abbiamo preso il maiale da lì abbiamo fatto la festa tradizionale come veniva
fatta una volta dove si cucina il maiale, quindi una volta l’anno facciamo il “Maialando” che è aperto
dunque a Castelnuovo chi vuol venire, e si cucina il maiale. Poi abbiamo preso il cavallo, l’ultimo
animale che è arrivato in fattoria è il cavallo”.
Tra i progetti realizzati dall’azienda occorre ricordare il progetto “Scuola Estiva 2011” è stato un
progetto del Comune di Castelnuovo Garfagnana, per il quale tutte le attività sono state effettuate
nelle strutture della fattoria "Lo Spaventapasseri". Si è trattato di un servizio educativo e ricreativo
per i bambini frequentanti le Scuole dell'Infanzia e la Scuola Primaria di Castelnuovo Garfagnana. Il
campo estivo della durata di quattro settimane occupava la struttura dalle 8.30 del mattino alle
16.30. Il campo estivo sono servizi che il pubblico fornisce (spesso a pagamento) per garantire un
servizio all’infanzia quando le scuole sono chiuse.
Per realizzare il progetto della Scuola Estiva sono stati impiegati 13 persone e come sottolinea
Barbara Coli: “una realtà piccola come la nostra ha dato 13 posti di lavoro e non sono pochi […]”.
Dal punto di vista economico, pur essendo ancora una realtà di recente attività si sta
progressivamente affermando e considerando che per l’agri-nido oltre a Barbara Coli sono occupate
altre due educatrici, si può ben capire che l’impatto è di non poco conto.
Nello svolgere la propria attività, l’azienda ha sempre posta una certa attenzione a quello che è il
disagio psicofisico, sia nell’attività didattica sia nel promuovere l’agricoltura sociale.
Per quanto riguarda l’attività di agricoltura sociale, l’azienda ha partecipato ad un progetto di
agricoltura sociale, gestito dall’ASL di Castelnuovo per il quale “una donna mi veniva ad aiutare per
quanto riguarda gli animali, una donna che insomma aveva problemi di salute purtroppo gravi”.
Per quanto riguarda il primo aspetto, Lo Spaventapasseri ha organizzato in collaborazione con il
Gruppo Volontari della Solidarietà di Barga - un'associazione di volontariato ONLUS che opera a
favore dei portatori di handicap fisiopsichici – un corso di cucina e di interazione con gli animali:
“abbiamo fatto più che altro un corso di cucina con loro, torte, biscotti pizza pane al forno tutte cose
così, più attività con gli animali”.
Con il termine agri-nido si intende una struttura di accoglienza realizzata all'interno di una azienda
agricola per bambini fino a tre anni di età, mentre l'agri-asilo coinvolge i piccoli dai tre ai sei anni.
Sono ambienti educativi informali e fanno crescere i bambini a stretto contatto con la natura.
Possono essere considerati come una evoluzione della fattoria didattica, dove i bambini fin da piccoli
possono stare quotidianamente a contatto con la natura e diffondono una cultura di attenzione alla
qualità della vita e alla sostenibilità ambientale (http://www.agrinido.com)
A differenza dell’avvio della fattoria didattica, il percorso per creare l’agri-nido è stato molto
complesso in quanto trattandosi di una esperienza innovativa, da parte delle associazioni di
categoria e delle istituzioni pubbliche non vi erano conoscenze approfondite a riguardo, ma
soprattutto perché in Toscana mancava il riferimento normativo: “Abbiamo provato con la stessa
spinta della fattoria, che è stata più semplice perché comunque abbiamo aderito all’agriturismo e
potevi già fare didattica perché era già nella legge. Invece l’agri-nido è stato più complicato perché
all’inizio abbiamo cominciato a chiedere nei vari uffici, nei vari posti dove insomma potevano darci
una mano e tanta gente in realtà non sapeva di cosa si stava parlando”.
Per realizzare il progetto dell’agri-nido è stato necessario costruire una rete di conoscenza e di
supporto tra diversi attori: l’azienda, l’associazione Donne in Campo, l’ASL, la Provincia di Lucca, il
Comune di Castelnuovo, l’asilo di Castelnuovo, la Regione Toscana, la pediatra e la nutrizionista.
La rete ha coinvolto diversi soggetti sia pubblici che privati che hanno dato, ciascuno per il suo ruolo
e competenze, il proprio supporto perché il progetto si potesse realizzare:

La Confederazione Italiana Agricoltori, con l’esperienza della rete delle “Donne in campo” ha
sostenuto l’iniziativa cercando di raccogliere attraverso la propria diffusione sul territorio
nazionale le informazioni utili derivanti dalle esperienze già realizzate altrove. Inoltre, è stata
fondamentale per il collegamento con gli uffici tecnici della Regione e ha dato il proprio supporto
politico affinché si potesse arrivare ad una modifica della legge regionale sull’agriturismo tale da
garantire quella che è stata definita «l’accoglienza infantile», ovvero la possibilità di realizzare
l’agri-nido e l’agri-asilo: “siamo andati più volte in regione a Firenze, abbiamo tenuto stretto
contatto con i funzionari dirigenti che si occupano appunto della legge sull’agriturismo, tramite
la Cia di Castelnuovo insomma ci hanno messo in contatto con loro. Abbiamo così cominciato
questa collaborazione e poi piano piano, piano piano perché poi i tempi sono stati un po’ lunghi
e siamo arrivati comunque ad avere un’accoglienza infantile”.
4





Problematiche
emerse
Risultati raggiunti
e prospettive
future
La Provincia, con i sui uffici tecnici e soprattutto nella persona di Michele Zecca, che oltre ad
agire come broker di conoscenza, è stato il connettore di relazioni tra l’azienda e le diverse
istituzioni (locali, provinciali e regionali), per dirla in parole di metafora il ragno che ha costruito
il “web” (ragnatela letteralmente e utilizzata nel linguaggio comune per rappresentare la rete
interne) necessario alla realizzazione dell’agri-nido: “Sinceramente abbiamo trovato sempre
gente molto disponibile. Chi ci ha aiutato ad aprire le prime porte è Michele Zecca della
Provincia di Lucca. Io dico è stato il nostro primo fan, perché ha creduto in questo progetto, è
stato disponibile, siamo andati a casa sua poi lui ci ha cercato le prime normative che uscivano,
che è stato il primo lavoro grosso, il primo scoglio lo abbiamo superato con lui.
E’ lui che ci ha fatto da unione poi con il Comune con l’Asl perché ci ha riunito tutto insomma
non era facile da privato chiedere un colloquio. Invece, lui comunque è un funzionario della
provincia è riuscito a mettere tutto insieme e quindi noi gli siamo molto grati per questo, è stato
fondamentale […]”.
C’è stata una collaborazione proficua anche con l’ASL per verificare quali interventi strutturali
dovevano essere realizzati al fine dell’ospitalità: “abbiamo cominciato a prendere questi
riferimenti, abbiamo preso la legge 32, abbiamo visto i parametri che ci potevano servire per
fare appunto un asilo nido perché poi in sostanza quello che abbiamo fatto in parametri è come
se fosse un asilo nido comunale e l’abbiamo preso qui. Abbiamo contattato l’ASL che sono
venuti hanno fatto all’inizio un sopralluogo per dirci quello che potevamo fare e quello che
dovevamo fare per la struttura e quanti bimbi potevamo accogliere in base ai metri quadrati che
avevamo, etc..”.
Tramite il Comune di Castelnuovo Garfagnana è stato contattato l’asilo nido comunale per
l’impostazione della dieta alla base dei pasti della mensa:“per la costruzione del menù, anche lì
abbiamo collaborato con l’asilo nido comunale, quindi loro sono stati anche disponibili tramite il
Comune darci il loro menù poi siamo andati da questa pediatra che è qui di Castelnuovo e
insieme abbiamo cercato di costruire il menù”
Per la costruzione della dieta, la rete si è ulteriormente allargata ad altri nodi di conoscenza e
sono state coinvolte anche una pediatra di Castelnuovo ed una collega nutrizionista. L’agri-nido
è realizzato nell’ambito dell’agriturismo e la nuova legge regionale sull’agriturismo obbliga per la
somministrazione dei pasti l’utilizzo di prodotti locali o al massimo di provenienza regionale per
cui si è reso necessario studiare un menù che tenesse conto di questi vincoli: “Si, è stato un po’
un problema fare il menu per i bambini piccoli da 1 a 3 anni perché è proprio difficile reperire
tutto, è stato proprio un problema. Noi abbiamo avuto una pediatra che ci ha dato una mano,
una nutrizionista. Addirittura abbiamo fatto i tris di formaggi che abbiamo dovuto mandare i
campioni del formaggi a quest’azienda di Bologna dove abbiamo fatto tutte le schede tecniche e
nutrizionali. Per il formaggio abbiamo dovuto vedere anche l’apporto di calcio, abbiamo fatto
tutte le prove e poi alla fine questo tris di formaggi che viene paragonato al Parmigiano, che
per esempio noi non possiamo utilizzare”.
Le problematiche emerse nella realizzazione dell’agri-nido sono state legate alla mancanza di una
normativa di riferimento e di altre esperienze a cui potersi ispirare, infatti, Le Lame è la prima
azienda agricola toscana a fornire questo servizio. Tuttavia, l’esperienza dimostra come solo
attraverso la creazione di una rete di relazioni di collaborazione tra aziende, associazioni di
categoria e istituzioni sia possibile perseguire determinati obiettivi
L’imprenditrice Barbara Coli è riuscita a realizzare il proprio progetto di azienda:
Ha una produzione agricola che è fondamentale per la mensa della fattoria didattica e per
l’agri-nido. Rimane ancora da perseguire l’obiettivo dell’Associazione Piccola Agricola che
vorrebbe risolvere il problema della commercializzazione attraverso la promozione
dell’azione collettiva tra produttori. Il primo passo sarebbe quello di aprire uno spaccio di
prodotti agricoli. Con il Comune di Castelnuovo è in atto una collaborazione proprio per
l’apertura dello spaccio;
La Fattoria didattica ha oramai consolidato la propria posizione, in quanto è stata la prima
nel territorio della Garfagnana e sviluppa anche attività di agricoltura sociale;
Il primo agri-nido della Toscana è stato realizzato e svolge da due anni con successo le
proprie attività.
Il sogno è quello che l’azienda riesca a consolidarsi così da produrre un reddito tale perché la
famiglia nel suo complesso possa lavorare nella struttra aziendale: il progetto dell’agri-nido è un
“sogno” condiviso con il marito, il quale però lavora in cartiera proprio per ragioni di reddito: “mio
marito per il momento lavora in cartiera, però il sogno sarebbe nell’arco di un anno quando
insomma ha preso corpo [che venisse a lavorare anche lui nell’azienda]”. Il marito, infatti, nel 2012
ha conseguito con lei la maturità per “dirigenti di comunità”, perché il progetto di vita sarebbe
quello di dedicarsi all’azienda familiare, ma per necessità mantiene come occupazione primaria
quella del lavoro in fabbrica.
5
Galleria fotografica
Foto 1. L’imprenditrice con le figlie
Foto 2. Gli spazi per i giochi: interni
Foto 3. Gli animali: il maiale
Foto 4. Gli spazi per i giochi: esterni
Foto 5. La raccolta delle castagne
Foto 6. Si impara a cucinare
fonte: http://www.fattoriagarfagnana.it/
fonte: http://www.fattoriagarfagnana.it/
6