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graphic design_donatello occhibianco
Biografie
LETIZIA BATTAGLIA nasce a Palermo e
inizia la sua carriera di fotoreporter nel 1972,
lavorando per il giornale palermitano “L’Ora”
e per l’agenzia “Informazione fotografica”.
Nel 1974 documenta l’inizio degli anni di
piombo della sua città scattando foto dei
delitti di mafia per comunicare alle coscienze
la misura di quelle atrocità. Ma non è solo
“la fotografa della mafia”. I suoi scatti si
prefiggono di raccontare soprattutto Palermo
nella sua miseria e nel suo splendore, i suoi
morti ma anche le sue tradizioni, gli sguardi
dei bambini e delle donne, i quartieri, le
strade, le feste e i lutti, la vita quotidiana e i
volti del potere di una città contraddittoria.
Letizia Battaglia è stata la prima donna
europea a ricevere nel 1985 a New York,
ex aequo con l’americana Donna Ferrato,
il Premio Eugene Smith, riconoscimento
internazionale istituito per ricordare il
fotografo di Life. Un altro premio, il Mother
Johnson Achievement for Life, le è stato
tributato nel 1999. Ha esposto in Italia, nei
Paesi dell’Est, in Francia, in Gran Bretagna,
in America, nel Brasile, in Svizzera e nel
Canada.
NICOLA SAMORÌ nasce a Forlì nel 1977
e si diploma presso l’Accademia di Belle Arti
di Bologna nel 2004; nel 2002 vince il premio
d’incisione Giorgio Morandi e, nel 2006, il 57°
Premio Michetti. Delle esposizioni personali
si segnalano: Dei Miti Memorie, Central TAFE
Gallery, Perth (2003); Classicism Betrayed,
Erdmann Contemporary Gallery, Cape Town
(2004); Disiecta, L’Ariete artecontemporanea,
Bologna (2005); Not so private. With my
tongue in my cheek, Villa delle Rose, Bologna
(2008). Numerose le collettive, tra le quali:
Arte Italiana 1968-2007. Pittura, Palazzo
Reale, Milano; 9° Premio Cairo, Palazzo
della Permanente, Milano (2008). Del 2010
è l’invito alla Christian Ehrentraut Gallery di
Berlino in mostra con Christian Achenbach
e Andreas Blank. Nello stesso anno Samorì
espone alla Raccolta Lercaro l’opera Imago
Christi ispirata al Discorso della Montagna
e commissionata dalla Fondazione Marilena
Ferrari-FMR. La sua ricerca è caratterizzata
da una continua manipolazione dei codici
pittorici e plastici. Ogni effige, durante il
processo di alterazione, aspira a diventare
sconosciuta a se stessa liberandosi di molti
segnali d’appartenenza al clima che in
passato l’ha generata.
Nell’ambito della mostra sono organizzate le visite guidate:
Domenica 26 settembre 2010 - Ore 17,00
Visita guidata a cura di Saverio Gaggioli
ATTRAVERSO
LE TENEBRE
G O YA , B AT TA G L I A , S A M O R Ì
G O YA , B AT TA G L I A , S A M O R Ì
Mostra a cura di
Andrea Dall’Asta S.I., Gigliola Foschi,
Michele Tavola
Progetto allestimento
Paolo Capponcelli - PANSTUDIO architetti
associati, Bologna
Progetto grafico mostra
Enzo Grassi - Colpo d’occhio, Rimini
Progetto grafico materiale informativo
Donatello Occhibianco, Milano
Orari di apertura museo e mostra:
da martedì a domenica,
ore 11,00 - 18,30
Chiuso il lunedì
Ingresso gratuito
Info:
Tel. + 39 051 6566210-211-215
Fax. + 39 051 6566260
E-mail: [email protected]
www.raccoltalercaro.it
Controllo conservativo
delle opere esposte
Mariella Gnani, Bologna
Segreteria e coordinamento artistico
Francesca Passerini
Gestione organizzativa
Alessandra Bonzi
Ufficio stampa
Arcidiocesi di Bologna
con la collaborazione di Francesca Passerini
Visite guidate a cura
della Fondazione Cardinale Giacomo Lercaro
Servizio di Sorveglianza
Associazione AUSER, Bologna
Responsabile tecnico
Claudio Calari
Sabato 9 ottobre 2010 - Ore 17,00
Visita guidata a cura di Saverio Gaggioli
Sabato 4 dicembre 2010 - Ore 17,00
Visita guidata a cura di Cecilia Degiovanni
Per le visite guidate è necessaria la prenotazione (Tel. 051 6566210-211
[email protected]) Gruppi di massimo 30 persone - Ingresso libero
ATTRAVERSO
LE TENEBRE
BOLOGNA, 22.09.2010 > 09.01.2011
Fondazione Cardinale
Giacomo Lercaro
Galleria d’Arte Moderna “Raccolta Lercaro”
Via Riva di Reno, 57 - 40122 Bologna
In copertina: L. Battaglia, Palermo, 1992. Rosaria Schifani. Vedova dell’agente di scorta Vito, ucciso insieme al giudice Giovanni Falcone, a Francesca Morvillo, e a tre suoi colleghi., stampa fotografica
FRANCISCO GOYA Y LUCIENTES
nasce a Fuendetodos nel 1746 e riceve la
prima formazione artistica a Saragozza.
Nella stessa città, nel 1771, ottiene la prima
commissione importante: la decorazione a
fresco della chiesa di Nuestra Señora del
Pilar. Nel 1774 gli viene affidata l’esecuzione
di oltre sessanta cartoni per l’Arazzeria Reale
a Madrid; nel 1789 viene nominato Pintor
de camera del Rey e, nell’ultimo quarto del
secolo, si afferma come impareggiabile
ritrattista. Dalla fine degli anni Settanta si
dedica all’incisione e, nel 1799, pubblica la
sconvolgente serie dei Capricci. All’inizio del
nuovo secolo realizza i ritratti più celebri,
tra cui La famiglia di Carlo IV. Il conflitto
franco-spagnolo, iniziato nel 1808, gli ispira
alcuni dei suoi capolavori più noti, quali il
grande dipinto raffigurante la Fucilazione
del 3 maggio 1808 e la serie di ottanta
incisioni intitolata I disastri della guerra. Nel
1816 pubblica le acqueforti dedicate alla
Tauromaquia e, negli stessi anni, inizia a
incidere i Disparetes, i “Proverbi”. Dopo la
restaurazione cadde in disgrazia e si ritira
a lavorare in solitudine. Le inquietudini,
allora, prendono forma nelle cosiddette
“pitture nere”, allucinanti e tragiche visioni
dipinte sulle pareti della sua dimora. Nel
1824 abbandona la Spagna per trasferirsi
a Bordeaux, dove risiede fino alla morte,
avvenuta nel 1828.
BOLOGNA,
22.09.2010 > 09.01.2011
Fondazione Cardinale
Giacomo Lercaro
Galleria d’Arte Moderna Raccolta Lercaro
Mostra promossa in collaborazione con
l’Istituzione Musei Civici del Comune di Bologna
ATTRAVERSO
LE TENEBRE
G O YA , B AT TA G L I A , S A M O R Ì
Nella mostra Attraverso le tenebre.
Goya, Battaglia, Samorì, curata
da Andrea Dall’Asta S.I., Gigliola
Foschi e Michele Tavola, sono
accostati i lavori di tre artisti
molto diversi tra loro per riflettere
sulla realtà del male, nell’intento
di individuare percorsi che siano
capaci di suscitare nell’uomo
il desiderio di un bene rivolto
all’intera comunità.
Los desastres de la guerra - serie
di ottantadue acqueforti realizzate
da Francisco Goya tra il 1810 e
il 1820, di cui la Raccolta Lercaro
presenta un’ampia selezione - è
uno spietato documento che
testimonia la violenza perpetrata
dall’occupazione francese
della Spagna. Occupazione che
si concluderà nel 1813 per
continuare, però, con la tragedia
dell’instaurazione di una monarchia
assoluta che farà precipitare il
paese in uno dei momenti più cupi
della sua storia. Il vero protagonista
delle incisioni di Goya è il male.
Le scene sono raccapriccianti:
mutilazione di corpi, fucilazioni,
corpi impiccati, impalati. Persone
percosse a morte, giustiziate,
evirate, decapitate. Simili a epigrafi
tombali, le scene si presentano
come un lacerante urlo, cupo
e sordo. Il tratto è nervoso e
graffiante. Il disegno appare
come tracciato con la cenere dei
cadaveri, quasi fossero “istantanee
dell’orrore” nelle quali Goya mostra
la malvagità della natura umana.
“Per questo eravate nati” - scrive
Goya in un’acquaforte. La morte
appare l’unico esito dell’esperienza
umana. Tra le vittime più illustri
della guerra, in mezzo a tutte
queste macerie, c’è anche la Verità,
raffigurata sotto le spoglie di una
donna angelica illuminata da una
luce trascendente (così compare
nelle ultime acqueforti): risusciterà
forse nel momento in cui gli uomini
avranno imparato dalle proprie
meschinità, per suggellare un nuovo
patto con l’umanità?
e fuori di noi per combatterlo, per
lottare e realizzare una società
diversa, che sappia reagire alle
tragedie della corruzione e della
sopraffazione. Una madre piange
il figlio appena ucciso. Un corpo
è stato dilaniato dalle pallottole.
Tuttavia, le sue fotografie non sono
una semplice testimonianza. Il suo
sguardo non è mai distaccato,
ma abitato da un senso di
partecipazione e di sofferenza che
parla di vita. Le sue immagini sono
piene di una compassione che ci
rende solidali con la vita degli altri
e ci invita a un impegno civile e
personale.
Tragedie che l’uomo ha vissuto da
sempre, nel passato, nel presente.
Le immagini di Francisco Goya
e di Letizia Battaglia si pongono
come metafore del male, come
immagini di una notte nera che
l’uomo è chiamato ad attraversare.
Il male è una realtà che l’uomo
non può semplicemente subire.
Ma come superare questo abisso
del non senso? Come vincere
l’indifferenza che ci rende sordi
al richiamo di un impegno contro
gli orrori del male? A conclusione
del percorso dei lavori dei due
autori citati è posta una Via Crucis,
espressamente commissionata
dalla Raccolta Lercaro al giovane
artista romagnolo Nicola Samorì.
Attraverso un linguaggio visionario
che procede per strappi e
F. Goya, No se puede mirar - Non si può guardare, acquaforte
Con una quarantina di scatti
fotografici di un teso e contrastato
bianco e nero, Letizia Battaglia
- fotografa di fama internazionale
e vincitrice, tra gli altri, del
prestigioso premio “W. Eugene
Smith Award” - documenta gli “anni
di piombo” della città di Palermo,
testimoniando l’atrocità della
violenza che lacera la vita della sua
città. Nelle foto dei delitti di mafia,
negli sguardi dei morti ammazzati,
nei volti carichi di dolore di bambini
e di donne, l’autrice invita a
prendere coscienza del male dentro
N. Samorì, Via Crucis - XIV stazione, tecnica mista
lacerazioni, l’autore dipinge dettagli
che alludono allo sviluppo narrativo
delle singole scene, suggerendo
la continua lotta tra vita e morte,
verità e menzogna, luce e tenebre.
La vita non si svolge secondo uno
sviluppo lineare, ma è un campo di
battaglia in cui l’uomo è chiamato
a compiere le proprie scelte. Come
ci indica la Via Crucis, in questo
terribile cammino verso la morte
Gesù assume su di sé la “Croce”
del male che abita il mondo e il
cuore di ogni uomo, per liberarci,
per indicarci vie di liberazione,
percorsi di redenzione. Gesù porta
sulle proprie spalle il peccato
del mondo, affinché impariamo
a convertirlo in strumento di vita.
Il Suo è un invito a percorrere
cammini di responsabilità nella
prospettiva di una civiltà che non
si fondi sulla violenza ma sulla
condivisione dei valori.
Andrea Dall’Asta S.I.