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STOP
AGLI
SGOMBERI
FORZATI
DEI ROM
IN EUROPA
UN ALLOGGIO ADEGUATO
È UN DIRITTO UMANO
I governi europei sgomberano forzatamente migliaia di
persone dalle loro case. Trascurano i loro obblighi di diritto
internazionale e commettono violazioni dei diritti umani.
Gli sgomberi forzati sono crudeli, umilianti e violano il diritto
internazionale. In Europa vengono eseguiti continuamente e
colpiscono coloro che hanno più difficoltà a opporvisi. La maggior
parte di coloro che subiscono sgomberi forzati vive in povertà,
ai margini della società. I rom rientrano tra queste facili vittime:
sono poveri, esclusi dalla società e trattati con ostilità dalle autorità
pubbliche. I rom sono la più grande ed una tra le più svantaggiate
minoranze d’Europa. Sono tra i 10 e i 12 milioni di persone nella
regione e circa 6 milioni nell’Unione Europea. Sono discriminati
e talvolta trattati come criminali. Molti vivono nel terrore di essere
cacciati dalle loro case. Questo perché i governi possono sgomberarli
con la forza e mostrano scarso rispetto per i loro diritti umani.
Gli effetti sono disastrosi. Gli sgomberi forzati causano spesso la
perdita di beni personali, relazioni sociali, accesso al lavoro e a servizi
come scuola e sanità. Le persone restano senzatetto o si ritrovano a
vivere in condizioni peggiori di prima.
Amnesty International, insieme ad altre Organizzazioni non governative
(Ong), ha documentato casi di sgomberi forzati di comunità rom
in Bulgaria, Repubblica Ceca, Francia, Grecia, Italia, Macedonia,
Romania, Serbia, Slovacchia e Slovenia.
In Europa, alle comunità rom viene spesso negato un uguale accesso
all’abitazione, all’istruzione, alla sanità, all’acqua e ai servizi igienici.
Questa discriminazione diffusa le rende facili vittime di sgomberi
forzati. A causa della discriminazione nel mercato del lavoro, i rom
difficilmente riescono ad ottenere reddito che consenta loro di
pagare un affitto a prezzi di mercato. Essendo di fatto esclusi dalle
case popolari, non hanno altra scelta se non quella di trovare una
sistemazione dove possibile, spesso in insediamenti informali.
Senza titolo legale, i rom sono vulnerabili agli sgomberi forzati e ad
altre violazioni dei diritti umani.
Nella maggior parte degli sgomberi forzati, le autorità non offrono
ai residenti rom alloggi alternativi adeguati e, dopo essere stati
sgomberati, molti continuano a vivere per anni in sistemazioni
temporanee e di fortuna. A molti accade di subire anche più di uno
sgombero. Con possibilità sempre minori di trovare un lavoro stabile
e di creare solide relazioni sociali, rischiano di diventare ancora più
poveri ed emarginati.
Nei rari casi in cui i rom ricevono un alloggio alternativo, questo
spesso è segregato dal resto della città, vicino a discariche o ad aree
destinate alla raccolta di rifiuti industriali e tossici.
Le comunità rom in Europa stanno cercando di rivendicare i loro diritti.
I governi europei hanno agito e continuano ad agire in violazione
degli standard regionali e internazionali sui diritti umani, tra cui la
Convenzione europea dei diritti umani e il Patto internazionale sui diritti
economici, sociali e culturali. Questa ingiustizia deve essere fermata.
© Sanja Knežević
COSA SONO GLI SGOMBERI FORZATI?
Uno sgombero forzato è il trasferimento di persone contro la loro
volontà dagli alloggi o dal terreno che occupano, senza protezione
legale o altre salvaguardie.
Gli sgomberi non devono essere praticati fino a che non siano state
considerate tutte le possibili alternative, effettivamente consultate le
comunità coinvolte e stabilite le adeguate procedure di salvaguardia.
In particolare, prima di qualsiasi sgombero, alle persone interessate
deve essere fornito un preavviso congruo e ragionevole e nessuno deve
essere lasciato senza un alloggio o esposto ad altre violazioni dei diritti
umani in conseguenza dello sgombero. Laddove le persone sgomberate
non siano in grado di provvedere a loro stesse, i governi devono
assicurare la disponibilità di alloggi alternativi adeguati.
Non tutti gli sgomberi eseguiti con la forza costituiscono sgomberi
forzati. In presenza delle appropriate salvaguardie procedurali,
uno sgombero legale portato avanti con l’uso della forza non viola il
divieto di sgomberi forzati.
Sopra: Alcuni residenti rom assistono allo sgombero forzato del
loro insediamento (conosciuto come “Block 72”) a Belgrado in
Serbia, marzo 2012.
Copertina: Un ragazzo guarda un escavatore distruggere le case
durante lo sgombero forzato del campo rom Casilino 900,
Italia, 2009. © Christian Minelli
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FRANCIA
© Amnesty International
Il campo rom nei pressi del Boulevard du Mont d’Est a
Noisy-le-Grand, Parigi, giugno 2012.
NESSUNA ALTERNATIVA SE NON VIVERE
PER STRADA
“Se arriva la polizia, dovremo prendere i nostri materassi e dormire
per strada.”
Tedor, un rom di origine rumena, viveva con circa altri duecento rom in
un insediamento informale a Noisy-le-Grand, nella periferia di Parigi.
Come altri rom che vivono in insediamenti informali nell’Ile-de-France,
Tedor aveva subito ripetuti sgomberi forzati da altri campi senza che
gli fosse stata offerta una sistemazione alternativa.
Il 13 giugno 2012, l’autorità giudiziaria ha dichiarato che sarebbe
stato possibile sgomberare quel campo dopo un periodo di tre mesi.
I residenti hanno riferito che a settembre la polizia in borghese si
è recata lì più volte, dicendo loro di andarsene ma senza fornire
alcuna notifica formale, senza consultarli nel modo corretto, né fornire
loro alloggi d’emergenza. Date le loro precedenti esperienze con gli
sgomberi, compresi alcuni casi nei quali la polizia era intervenuta
con gas lacrimogeni, e l’incertezza sulla data esatta dello sgombero,
i residenti non sono riusciti a dormire per giorni.
Il 15 ottobre alle 8 di mattina, l’insediamento informale di Noisy-leGrand è stato sgomberato. Circa dieci furgoni della polizia hanno
fatto il giro del campo e hanno dato agli abitanti un’ora per raccogliere
le loro cose. I centocinquanta rom che ancora vivevano nel campo,
tra cui sessanta bambini, sono rimasti senza casa. Hanno sostato
davanti al municipio per tutto il giorno ma il sindaco non li ha ricevuti.
Dopo aver trascorso la notte lì, sembrerebbe siano stati respinti dalla
polizia verso il comune vicino, Champs-sur-Marne. Il gruppo si è diviso
e, alla fine di ottobre, ad alcuni è stato trovato un alloggio da privati
o da organizzazioni non governative, mentre altri hanno trovato nuovi
terreni dove stabilirsi.
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© Greek Helsinki Monitor
GRECIA
Lo sgombero forzato dei residenti a Votanikos,
Grecia, giugno 2007.
COSTRETTI A SPOSTARSI DA UN
POSTO ALL’ALTRO
Negli ultimi dieci anni le autorità locali in Grecia hanno sgomberato
forzatamente numerose famiglie rom e continuano ad ignorare gli
obblighi di diritto internazionale che vincolano il paese a fornire un
alloggio adeguato ai residenti. Tra le persone sgomberate vi erano
molte famiglie rom che vivevano in pessime condizioni a Votanikos,
una zona vicino al centro di Atene.
Nel giugno 2007, oltre 100 famiglie rom che vivevano in via Aghiou
Polykarpou nell’area di Votanikos, vicino al centro di Atene, sono state
costrette a lasciare il terreno su cui abitavano da 10 anni. Non avendo
ricevuto alcuna offerta di alloggio alternativo da parte delle autorità,
diverse famiglie si sono trasferite in una vicina fabbrica abbandonata.
La polizia le ha sgomberate forzatamente anche da lì pochi giorni
dopo. Anche in questo caso, le autorità non hanno neanche tentato
di fornire loro una sistemazione alternativa adeguata. Pochi mesi più
tardi sono stati sgomberati forzatamente per la terza volta, dopo che
si erano trasferiti su un terreno di proprietà di una società privata
ad Aegaleo, vicino ad Atene. Nel gennaio 2008, le famiglie si sono
trasferite di nuovo.
Il 14 agosto 2012 è scoppiato un incendio che ha distrutto gran
parte dell’insediamento rom situato in via Salaminias, nell’area di
Votanikos. Il 17 agosto la polizia ha raccolto le macerie e sgomberato
forzatamente coloro che erano rimasti nel villaggio. Secondo l’Ong
locale Greek Helsinki Monitor, a nessuno dei rom che hanno perso
la casa a causa dell’incendio o dello sgombero è stato offerto un
alloggio alternativo adeguato da parte delle autorità.
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CONOSCI I T
Tu hai diritto a essere tutelato dagli sgomberi forzati a prescindere
se l’abitazione in cui vivi o il terreno su cui essa è costruita siano
di proprietà, in affitto od occupati.
Il tuo governo, come molti altri nel mondo, si è impegnato a
proteggere il tuo diritto a un alloggio adeguato, alla riservatezza ed
altri diritti umani. Questo significa che gli è proibito sgomberarti
forzatamente dalla tua abitazione.
Il tuo governo non può sgomberarti prima di aver compiuto diverse
azioni, tra cui:
Darti un adeguato preavviso, per iscritto, della data in cui
avverrà lo sgombero;
Informarti dello sgombero pianificato e su come verranno
utilizzati il terreno o l’alloggio dopo lo sgombero;
Offrirti la possibilità di appellarti contro l’ordine di sgombero,
anche informandoti sui mezzi di ricorso e sulla tutela legale
disponibile per chiedere un risarcimento presso un tribunale;
Assicurarsi, se non puoi permetterti di vivere altrove, di non
lasciarti senzatetto;
Coinvolgerti nel processo dall’inizio alla fine. Il tuo governo
dovrebbe includerti in un processo di consultazione aperto,
fornirti tutte le informazioni rilevanti, comprese quelle relative alle
scelte di ricollocamento, e darti l’opportunità di esprimerti circa le
opzioni proposte e di suggerire piani alternativi;
Assicurarsi che, se ti sarà fornito un nuovo alloggio, sarai protetto
da ulteriori sgomberi forzati e avrai accesso a servizi e infrastrutture
come acqua, fornitura elettrica per cucinare, riscaldare e illuminare
e servizi igienici. L’abitazione deve essere economicamente
accessibile, in grado di proteggerti dagli agenti atmosferici e
garantirti la sicurezza fisica. La sua collocazione deve consentirti di
accedere al luogo di lavoro, a istituti scolastici, a strutture sanitarie
e altri servizi e non dovrebbe trovarsi vicino a fonti di inquinamento;
Offrirti un risarcimento per le perdite subite, tra cui quelle di
proprietà o beni.
Puoi essere sgomberato solo come soluzione estrema e solo dopo
che siano state valutate tutte le possibili alternative!
TUOI DIRITTI!
Durante lo sgombero ti deve essere garantito di:
Disporre di tempo sufficiente per raccogliere i tuoi beni personali
e recuperare materiali di costruzione o altro dalla tua abitazione,
se lo desideri;
Essere a conoscenza dell’esistenza di linee guida per la condotta
delle forze di polizia e di altri ufficiali che possono effettuare lo
sgombero e per l’attuazione dello stesso. Ad esempio, uno sgombero
non può essere eseguito in caso di intemperie, durante feste o riti
religiosi, prima di elezioni, durante o appena prima di esami scolastici;
Sapere che durante lo sgombero devono essere presenti funzionari
pubblici che devono identificarsi in modo chiaro e presentare
l’autorizzazione formale allo sgombero;
Essere consapevole del fatto che la demolizione della tua
abitazione non può avere luogo prima che ti sia stato fornito un
alloggio alternativo adeguato.
Alloggio alternativo adeguato:
Lo stato ha il dovere di assicurare che nessuno rimanga senzatetto
a causa di uno sgombero. Se non puoi permetterti un altro alloggio
per te e per la tua famiglia, le autorità devono fornirti un alloggio
alternativo adeguato.
Alcume famiglie sgomberate dal campo di Tor de’ Cenci
a Roma, Italia, settembre 2012.
SOLO CAMPI PER I ROM
“Il comune ci ha detto che avrebbe usato la forza per mandarci via da
qui e che qui non rimarrà nessuno... Non abbiamo scelta.”
Le comunità rom e sinte sono regolarmente vittime di sgomberi
forzati in Italia. La chiusura del campo di Tor de’ Cenci, sotto il
“Piano nomadi” di Roma, è un chiaro esempio di questa politica
discriminatoria, che promuove la segregazione etnica.
Il campo di Tor de’ Cenci è stato creato dalle autorità locali nel 1995
per ospitare circa 350 rom sgomberati da un altro insediamento.
Molti bambini sono cresciuti nel campo e hanno frequentato le scuole
locali. Tuttavia, nel 2008 le autorità hanno annunciato la chiusura del
campo. Da allora, ne hanno trascurato la manutenzione e non hanno
condotto con i residenti una consultazione effettiva. L’unica alternativa
abitativa proposta loro è stato il trasferimento in altri campi “autorizzati”.
Gli abitanti di Tor de’ Cenci si sono opposti alla nuova sistemazione,
senza però alcun risultato. Alla fine del mese di luglio 2012,
il sindaco di Roma ha ordinato la chiusura del campo. Alcune famiglie
hanno impugnato tale decisione ma in primo grado il tribunale ha
deciso a loro sfavore e, prima che questi potessero presentare ricorso
contro tale decisione, il sindaco ha inviato i bulldozer nel campo.
All’inizio di ottobre, tutti i residenti sono stati trasferiti nei campi
La Barbuta o Castel Romano. Questi campi sono entrambi recintati,
controllati da telecamere di sicurezza e da servizi di guardiania
all’ingresso, situati fuori dalla città, lontano dai servizi essenziali e
scarsamente serviti da mezzi pubblici.
Anche se alcuni ex-residenti di Tor de’ Cenci avrebbero voluto
accedere alle procedure per l’assegnazione delle case popolari,
le loro possibilità sono state limitate. I campi continuano ad essere
l’unica opzione abitativa fornita ai rom dalle autorità locali.
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© Piero Cruciatti
ITALIA
ROMANIA
© Mugur Vărzariu
Le famiglie che vivono nell’insediamento di Pata Rât,
alla periferia di Cluj-Napoca, Romania, settembre 2011.
SPOSTATI LONTANO DALLA CITTÀ
Il 17 dicembre 2010, le autorità locali hanno sgomberato
forzatamente circa 76 famiglie, in maggioranza rom, da Coastei Street
nel centro della città di Cluj-Napoca, in Romania. I residenti hanno
avuto un giorno per raccogliere le loro cose e spostarsi nell’area di
Pata Rât, alla periferia della città, vicino ad una discarica di rifiuti e
ad un’ex-discarica di scorie chimiche.
Arrivate a Pata Rât, 40 famiglie hanno ricevuto un alloggio composto da una stanza per ogni famiglia - mentre le restanti 36
sono rimaste senza casa. Le famiglie che hanno ricevuto un alloggio
condividono un bagno ogni 4 famiglie.
Le autorità hanno detto a coloro che non avevano ricevuto un alloggio
alternativo di “costruire qualcosa” nelle piazzole di terreno accanto
alle unità abitative esistenti. Alcuni hanno costruito degli alloggi
improvvisati ma, avendo soltanto un permesso verbale da parte
del Comune e nessun titolo formale sul terreno, vivono nella paura
quotidiana di un altro sgombero. Gli altri che non si sono potuti
permettere di costruire qualcosa, sono stati costretti a cercare rifugio
presso parenti o amici, in alloggi già sovraffollati o in città.
La fermata dell’autobus più vicina all’insediamento si trova a circa
2,5 km di distanza, con gravi ripercussioni sulla frequenza scolastica
dei bambini, o sull’accesso al lavoro, all’assistenza sanitaria e ad altri
servizi essenziali.
Dopo lo sgombero, il terreno dove era situato il campo di Coastei Street
è stato lasciato vuoto. Una parte di esso è stata successivamente
trasformata dalle autorità locali in un parco giochi.
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Lo sgombero forzato dell’insediamento di Belvil
a Belgrado, Serbia, aprile 2012.
LE VIOLAZIONI CONTINUANO
Il 26 aprile 2012 le autorità cittadine hanno sgomberato forzatamente
250 famiglie rom che vivevano nell’insediamento informale di Belvil
a Belgrado, in Serbia. Lo sgombero è stato effettuato per costruire
alcune strade di accesso al ponte di Sava.
Dal 2009, circa 2.700 persone rom sono state sgomberate
forzatamente dalle autorità di Belgrado. Lo sgombero del campo di
Belvil mette in evidenza il ripetuto mancato rispetto, da parte delle
autorità di Belgrado, degli standard sui diritti umani.
Alcune delle famiglie sgomberate da Belvil sono state trasferite
in “insediamenti di container” vicino a Belgrado, i quali non sono
conformi agli standard internazionali in materia di alloggio adeguato.
Questi insediamenti sono alla periferia di Belgrado e sono isolati dalla
maggior parte della popolazione. La loro posizione, la distanza dal
centro della città e il costo dei trasporti pubblici rendono difficile per
le persone che vi abitano trovare un lavoro ed accedere ad altri servizi.
Le altre famiglie sgomberate sono state trasferite nel sud della Serbia,
dove erano state registrate in precedenza e dove hanno subito ulteriori
violazioni dei diritti umani: del diritto all’alloggio, all’accesso all’acqua
e ai servizi igienici, nonché alla libertà di movimento e al lavoro.
Nel mese di aprile 2012 la Commissione europea ha stanziato 3,6 milioni
di euro per la fornitura di alloggi permanenti alle famiglie sgomberate dagli
insediamenti informali. Tuttavia, la maggior parte dei luoghi proposti per
le nuove unità abitative è lontana dal centro della città, ha scarso accesso
ai mezzi di trasporto pubblico, fornisce poche o nessuna opportunità
di lavoro e potrebbe risultare nella segregazione etnica dei rom.
Fino a quando il reinsediamento permanente delle famiglie di Belvil non
verrà risolto secondo gli standard internazionali, l’ingiustizia si perpetua.
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© Amnesty International
SERBIA
© Mugur Vărzariu
“IL SINDACO CI HA CACCIATI VIA DALLA
CITTÀ”
Nel mese di agosto 2012, nel disinteresse dell’opinione pubblica,
le autorità locali di Piatra Neamt in Romania hanno sgomberato
forzatamente circa 500 abitanti rom da Muncii Street nella città,
trasferendoli nei nuovi “alloggi sociali”, a circa 7 km di distanza,
separati dalla città da una zona industriale. A Muncii Street le
condizioni abitative erano pessime: le persone vivevano senza
elettricità e con una sola pompa per l’acqua. Gli abitanti speravano
che il nuovo “quartiere”, chiamato Văleni 2, fosse migliore. Al loro
arrivo, però, si sono resi conto che mancavano tutti i servizi essenziali,
quali l’illuminazione stradale o una strada di accesso adeguata.
Dusia è una dei residenti che ha rappresentato la sua comunità nelle
discussioni con le autorità locali prima dello sgombero. I rom avevano
chiesto di non essere trasferiti ma la loro richiesta è stata respinta.
“Anche se non avessimo voluto venire qui, ci avrebbero portato con
la forza”. Tuttavia, al loro arrivo si sono resi conto che, non solo
le nuove case erano completamente isolate dal resto della città,
ma non avevano nemmeno l’energia elettrica. Al tramonto il quartiere
sprofondava nel buio.
Quando Dusia ha guardato verso le luci della città in lontananza, i suoi
occhi si sono riempiti di lacrime. “Quello che c’era lì [a Muncii Street]
era in qualche modo migliore. Ora siamo proprio esclusi dalla società”.
Dusia ha detto che i rom vogliono tornare a Muncii Street, “anche senza
acqua, senza niente, piuttosto che stare qui. Non vogliamo avere questo
indirizzo sulla nostra carta d’identità. Siamo cresciuti in città, i nostri
figli sono cresciuti in città... ed ora siamo finiti ai margini del bosco,
isolati dal mondo - perché? Quello che il sindaco voleva in realtà era
cacciarci dalla città, per non vedere più i rom. E questo è quello che
è successo”.
Sopra: Dusia è stata sgomberata tre volte. Rappresenta la
comunità di Muncii Street, Piatra Neamț, Romania, 2012.
© cgtextures.com
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RACCOMANDAZIONI
Amnesty International chiede ai governi europei di:
Porre immediatamente fine agli sgomberi forzati e garantire che
eventuali sgomberi siano eseguiti solo come soluzione estrema e nel
pieno rispetto degli standard europei ed internazionali in materia,
inclusi i Principi di base e le Linee guida delle Nazioni Unite sugli
sgomberi e dislocamenti determinati da progetti di sviluppo;
Definire ed attuare una legislazione che vieti esplicitamente gli
sgomberi forzati;
Adottare misure concrete per garantire una certezza del titolo a tutte
le persone attualmente prive di tale protezione, incluse la regolarizzazione
e la manutenzione degli insediamenti, in consultazione con le comunità
interessate, assicurando loro l’accesso ai servizi essenziali, come l’acqua
pulita, i servizi igienico-sanitari, l’istruzione e la sanità.
Offrire solo alloggi alternativi conformi agli standard internazionali,
garantendo che le opzioni di reinsediamento mirino a ridurre la
segregazione e includano l’accesso all’edilizia residenziale pubblica.
Amnesty International chiede all’Unione Europea di utilizzare tutti i
poteri a sua disposizione per:
Assicurarsi che in nessuno degli Stati membri i rom siano vittime di
sgomberi forzati, trasferiti in alloggi segregati e inadeguati o discriminati
nell’accesso all’edilizia residenziale pubblica;
© Joshua Gross, Joshua Tree Photography
Monitorare in maniera efficace l’utilizzo dei propri fondi, anche attraverso
la Banca europea per gli investimenti e le autorità nazionali, al fine di
garantire che i fondi europei non contribuiscano o siano utilizzati in attività
che possano comportare una violazione dei diritti umani, quali gli sgomberi
forzati; e che i finanziamenti per i programmi di edilizia residenziale pubblica
non sostengano la discriminazione o la segregazione dei rom.
amnesty.org/roma
World Habitat Day, azione pubblica
a Cluj-Napoca, Romania,
ottobre 2011.
Amnesty International è un movimento globale che conta oltre 3 milioni
di sostenitori, membri e attivisti in oltre 150 paesi e territori del mondo e
che svolge attività di ricerca e campagna per porre fine a gravi abusi dei
diritti umani.
La nostra visione è quella di un mondo in cui a ogni persona sia assicurato
il godimento di tutti i diritti sanciti dalla Dichiarazione universale dei diritti
umani e da altri strumenti internazionali sui diritti umani.
Siamo un'organizzazione indipendente da qualsiasi governo, ideologia politica,
interesse economico o religione, finanziata principalmente dai propri membri
e grazie a donazioni.
Aprile 2013
Indice: EUR 01/004/2013
Italian
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United Kingdom
www.amnesty.org