Neuroimmagini per evidenziare gli effetti dannosi

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Neuroimmagini per evidenziare gli effetti dannosi
Neuroimmagini per evidenziare gli effetti dannosi della droga sul cervello
Giovedì 15 Novembre 2012
Secondo lo studio l'uso di droga influisce sulla corteccia prefrontale, allontanando la
capacità decisionale dell'individuo
Fonte: Corriere della Sera
Come evidenziare gli effetti dannosi della cocaina e della cannabis sul cervello? Secondo i
risultati di uno studio italiano presentato in occasione del 3° Congresso internazionale
«Addiction: new evidences from neuroimaging and Brain Stimulation» in corso a Verona, un
metodo risiede nelle neuroimmagini. È con questa tecnica, più specificatamente con la
Risonanza magnetica ad alto campo, che il Dipartimento politiche antidroga, la cui delega è
affidata al ministro per la Cooperazione internazionale e l'integrazione Andrea Riccardi, in
collaborazione con l'Unità di neuroscienze del Dipartimento dipendenze dell'Ulss 20 di Verona,
e l'Unità di neuroscienze dell'azienda ospedaliera Universitaria integrata di Borgo Trento, ha
effettuato una mappatura delle alterazioni microstrutturali e funzionali dovute al consumo di
droga.
LO STUDIO - «Lo studio - spiega in una nota Giovanni Serpelloni, capo del Dpa - evidenzia
come l'uso di droga (cocaina e cannabis) influisce direttamente sulla corteccia prefrontale,
allontanando la capacità decisionale dell'individuo, anche rispetto alla stessa assunzione di
droghe. Capire quali meccanismi neurologici si inneschino prima, durante e dopo l'assunzione
di droghe, come ad esempio l'alterazione dell'integrità micro strutturale in diverse aree cerebrali
e una riduzione del glutammato, il più importante neurotrasmettitore eccitatorio del sistema
nervoso centrale, significa fare un passo in avanti nella possibilità di dare risposte concrete alla
sfida della prevenzione dall'uso di droghe».
I RISULTATI - La ricerca, spiega il Dpa, era finalizzata all'individuazione delle aree del cervello
che si attivano sia nel cosiddetto «craving», ossia la pulsione che porta una persona ad
avvicinarsi alla droga, sia nel «resisting», cioè la capacità di controllare l'assunzione compulsiva
arrivando a rimandarla. I pazienti presi in considerazione non hanno reagito tutti allo stesso
modo. I «responder» hanno attivato in maniera significativa la corteccia prefrontale, appunto,
cosa che non hanno fatto i cosiddetti «low responder». Questo dato risulta particolarmente
importante - sottolinea il Dpa - perché permette di ipotizzare un precoce controllo inibitorio da
parte delle regioni prefrontali per la strutturazione di una strategia cognitiva vincente per il
controllo dell'impulso di assumere droga. Per quanto riguarda la cannabis, invece, le risonanze
effettuate hanno evidenziato significative correlazioni tra i deficit nella memorizzazione e
apprendimento riscontrati ai test e la riduzione nello spessore corticale delle aree
temporo-mesiali.
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