la genesi dei sistemi territoriali vitali. l`accordo di reciprocità “piana

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la genesi dei sistemi territoriali vitali. l`accordo di reciprocità “piana
ESPERIENZE D’IMPRESA
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LA GENESI DEI SISTEMI TERRITORIALI
VITALI. L’ACCORDO DI RECIPROCITÀ
“PIANA DEL SELE-PAESTUM”*
• MARCO PELLICANO
ORDINARIO DI ECONOMIA E GESTIONE DELLE IMPRESE
UNIVERSITÀ DEGLI STUDI DI SALERNO
• MARIA V. CIASULLO
ASSOCIATO DI ECONOMIA E GESTIONE DELLE IMPRESE
UNIVERSITÀ DEGLI STUDI DI SALERNO
• GIULIA MONETTA
DOTTORE DI RICERCA ED ASSEGNISTA
UNIVERSITÀ DEGLI STUDI DI SALERNO
Sommario: 1. Scopo della ricerca; 1.2 Il modello SLoT di matrice economicoterritoriale; 1.2 Le determinanti del grado di compimento sistemico; 1.3 La genesi di
uno SLot; 2. La ricerca empirica; 2.1 La metodologia utilizzata; 2.2 Risultati emersi
nella prima fase; 2.3 Risultati emersi nella seconda fase. Case study; 3. Considerazioni
conclusive; 4. Limiti della ricerca ed implicazioni teorico-pratiche.
ABSTRACT
The purpose of the paper is to identify and define the conditions and modalities for the
genesis of a SLoT, as well as defining the role that the different (public or private) actors
can have in the process of said genesis. The paper is divided into two parts which deal
with theoretical analysis and empirical research.
Theoretical part compares the design and analytical elements of SLoT with components
that distinguish the conceptual paradigm of vital systems. The analysis focusses on the
process of development of a SLoT, making reference to the possible different evolution
stages of systemic entities.
Empirical part mapped out prospective SLoTs in Campania detecting the conditions,
modalities and actors that took part in the genesis of the SLoTs and focussed on the
case study Accordo di Reciprocità “Piana del Sele-Paestum”. Data is gathered directly
in the field through the realisation of semi-structured interviews given to the various
(public and private) project partners.
The conclusions, arrived at by combining the theoretical-conceptual systemisation and
the empirical verification, cover different modalities for the evolution of SLoTs,
detecting conditions that permit local territorial associations to qualify for vital systems
–––––––––––
*
Sebbene il lavoro sia frutto della comune attività di ricerca degli autori, il par. 3 va attribuito a Marco Pellicano; i parr. 1, 1.1, 1.2, 2.3, 4 a Maria V. Ciasullo; i parr. 1.3, 2, 2.1,
2.2 a Giulia Monetta.
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being carried out. Finally, we highlight the implications for the development of further
studies and research, as well as for governance within the field of local institutional
territorial associations.
KEY WORDS SLoT | genesis | evolution stages | PIL | case study.
1. Scopo della ricerca
Finalità conoscitiva della ricerca è individuare e definire condizioni e modalità di genesi di un sistema locale territoriale (SLoT) e rilevare il ruolo
che differenti attori, pubblici e/o privati, possono rivestire nel processo di
genesi. Sulla base degli studi di matrice economico territoriale relativamente agli elementi costituenti uno SLoT, si provvede ad effettuare una
comparazione con il paradigma concettuale proposto dall’ASV. Frutto di
un’analisi supportata anche da una ricerca field, l’intento ultimo è arricchire le basi di conoscenza scientifica in termini di logiche interpretative
delle possibili modalità evolutive di un sistema territoriale.
1.1 Il modello SLoT di matrice economico territoriale
Nell’ambito degli studi di matrice economico territoriale, il territorio è “un
elemento primario e non derivato” (Storper, 1997) nei processi di sviluppo
socio-economico e culturale. L’evoluzione degli studi anzidetti, come verrà
di seguito evidenziato, ha portato a considerare il territorio come un sistema dinamico di relazioni intersoggettive capaci di sedimentare risorse
relazionali, cognitive e organizzative di tipo contestuale. Esiste, dunque,
una concezione di territorio che inserisce componenti socio-culturali in
una più ampia visione sistemica, tesa a comprendere tutte le possibili componenti che, nel corso della storia naturale e umana, hanno variamente
dotato i luoghi di risorse specifiche. In tal senso, il territorio è “un prodotto
storico di processi di coevoluzione di lunga durata fra insediamento umano
e ambiente, natura e cultura, esito della trasformazione dell’ambiente ad
opera di successivi e stratificati cicli di civilizzazione” (Magnaghi, 2000).
Sebbene letta in ottica sistemica, la visione del territorio risente di alcuni
limiti che, talvolta, privilegiano i caratteri ed i fattori di permanenza rispetto a quelli di cambiamento, con la tendenza ad approfondire gli elementi a scapito delle relazioni e, quindi, gli oggetti a scapito dei soggetti.
Il rischio, infatti, è studiare il territorio come un contenitore di dotazioni
fisse, dunque un’analisi che privilegia aspetti di tipo strutturale piuttosto
che sistemici capaci, solo questi ultimi di garantire nel tempo quel processo
di coevoluzione di cui si è detto.
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Sulla base delle suddette riflessioni, il presente lavoro accoglie una concezione di territorialità attiva, ossia sistemica, frutto della messa in valore di
risorse specifiche dei luoghi, sia effettive che potenziali, sia tangibili che
intangibili (Governa, 2005)1.
Anche nell’ambito degli studi economico-aziendali, da taluni, viene riconosciuta l’importanza della territorialità attiva in quanto in grado di generare, nei processi di sviluppo, un notevole valore aggiunto, che travalica
aspetti di tipo economico (Rullani, 2004a). Accogliendo tale impostazione,
lo sviluppo locale, pertanto, non risulta circoscritto all’analisi del processo
di crescita di un settore produttivo o di un’aggregazione locale di imprese,
ma in una prospettiva più ampia, quale sviluppo territoriale che, nel coinvolgere anche la sfera sociale, culturale e le capacità di autorganizzazione
dei soggetti che insistono su una determinata area, si basa sulla valorizzazione sostenibile di risorse materiali ed immateriali.
Proprio con riferimento agli aspetti suddetti, il territorio non è, dunque,
più considerato come una realtà data, rigidamente individuabile e delimitabile su carte topografiche, ma come un divenire possibile, un costrutto
sociale che deriva dalla interazione fra soggetti e componenti, materiali
ed immateriali (Rullani, 2004a). “Il territorio è generato a partire dallo spazio, è il risultato di un’azione condotta da un attore”. In altre parole, l’attore “territorializza lo spazio” (Raffestin, 1981)2.
Nell’ambito delle politiche urbane e territoriali, le interazioni fra soggetti
e luoghi ovvero fra attori e territorio3, sono state oggetto di approfondimento in un PRIN4. Ricerche empiriche, applicate a problemi di sviluppo
locale e di progettazione integrata per conto di enti pubblici (Comuni, Province, Regioni, Ministeri), assieme a studi di casi e riflessioni teorico concettuali, ne hanno supportato l’analisi conoscitiva e definitoria. È proprio
la rete locale di soggetti che definisce lo SLoT: quest’ultimo identifica un
soggetto collettivo in funzione degli specifici rapporti intrapresi e delle peculiarità territoriali del milieu locale5 in cui insiste, opera ed agisce. Per
meglio dire, uno SLoT qualifica un “aggregato, o rete locale, di soggetti i
quali, interagendo all’interno di un contesto territoriale geograficamente
definito, svolgono il ruolo di interfaccia fra le potenzialità specifiche del
milieu locale e le reti sovra locali” (Dematteis, Governa, 2005).
Il modello SLoT si ritiene utile ad esplorare e descrivere la geografia di una
particolare risorsa e la capacità autorganizzativa locale in quanto interfaccia necessaria per attivare, e in certa misura produrre, risorse specifiche nei
processi di sviluppo territoriale. Il modello si propone di descrivere le relazioni tra interazione sociale, potenzialità del territorio locale, governance
e sviluppo6. Gli elementi caratterizzanti uno SLoT si suddividono in com-
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ponenti e relazioni. Le prime vengono individuate in: reti locali di soggetti
e milieu territoriale di riferimento; le seconde tra: soggetti locali, soggetti
locali e milieu territoriale, componenti locali e livelli di scala sovra locali7.
1.2 Le determinanti del grado di compimento sistemico
La finalità conoscitiva della ricerca ha reso necessario effettuare un confronto tra gli elementi costituenti lo SLoT (Cfr. par. 1.1) e le componenti
che contraddistinguono il paradigma concettuale dei sistemi vitali (Beer,
1973; 1991). Tale comparazione ha consentito di rilevare analogie e differenze che contraddistinguono le due distinte tipologie di modelli e, più
precisamente, facendo riferimento ai differenti stadi evolutivi delle entità
sistemiche (Golinelli, 2000; 2005) è stato possibile analizzare condizioni e
modalità di sviluppo degli SLoT.
Partendo dall’analisi delle svariate forme di aggregazione e relazione tra
imprese nonché delle dinamiche tra esse ed il contesto, gli studiosi delle
discipline economico-manageriali hanno progressivamente privilegiato
un’analisi tesa ad approfondire non solo le aggregazioni imprenditoriali,
ma anche una pluralità di attori di natura sostanzialmente diversa, accomunati dalla possibilità di essere qualificati sistemi.
Gli attori di un territorio, infatti, sono immersi in una trama di rapporti
con altre entità diverse per struttura, finalità grado di compimento, rilevanza e correlata condotta/comportamento8. Nello specifico, mediante
componenti più o meno sistemiche, essi attivano e possono attivare un
numero pressoché indefinito e variante nel tempo di interazioni, attraverso
le quali si manifestano una pluralità di atti di scambio.
Ciascuno dei suddetti attori a sua volta, si rende in taluni casi protagonista
in tal altri comparsa, di ulteriori rapporti. Questi ultimi, possono qualificare
relazioni strutturali, ossia solo in potenza attivabili, ovvero relazioni attivate
e sistematiche caratterizzate da frequenti interazioni. E’ evidente come
anche un sistema territoriale si configura quale intrico di rapporti, diretti
o indiretti che porta a qualificare il contesto come un reticolo di entità sistemiche9.
Il primo passo del processo valutativo a base di ogni rapporto intersistemico consiste nell’analisi del grado di compimento sistemico delle entità
di contesto. Esso consente, infatti, la distinzione tra sistemi: embrionali,
in via di compimento e compiuti. Più precisamente, la distinzione tra i diversi stadi di compimento sistemico è fondata sull’osservazione della presenza combinata, nelle diverse entità, di un organo di governo e di una
struttura operativa e della capacità di indirizzo del sistema10 analizzate attraverso due variabili latenti quali: grado di compimento dell’organo di
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governo e grado di compimento della struttura operativa (Liguori, Iannuzzi,
2008).
La prima variabile è nulla (primo estremo) in caso di assenza totale di un
organo di governo; in caso contrario, laddove è presente un governo capace di condurre l’aggregato di sistemi nel suo insieme verso il conseguimento di obiettivi, scopi e finalità, la variabile assume il suo massimo valore
(secondo estremo). Al tendere della variabile al secondo estremo, l’entità
indagata, partendo da un sistema embrionale, evolverà dapprima verso
configurazioni di sistema in via di compimento e, progressivamente, di sistema compiuto. Ciò premesso, la valutazione del grado di compimento
dell’organo di governo può essere effettuata secondo una prospettiva
strutturale o sistemica frutto dell’analisi dei seguenti elementi:
centralizzazione dell’entità osservata, fa riferimento alla struttura in quanto
l’attenzione è incentrata sulla posizione e sul ruolo ricoperto dalla componente responsabile del disegno strategico ed organizzativo dell’intera
struttura analizzata. La misura della centralizzazione esprime la posizione
della componente focale nell’ambito di una rete di relazioni sociali11;
legittimazione riconosciuta alla componente focale dalle altre componenti
dell’entità analizzata12;
potere esercitato ed esercitabile dalla componente focale nei confronti
delle restanti componenti dell’aggregato in oggetto13.
Legittimazione e potere attengono alla prospettiva sistemica. Esse confermano o meno, in ottica dinamica, che la componente su cui risulta centrata l’entità osservata ne sia effettivamente l’organo di governo.
Con riferimento al grado di compimento della struttura operativa, le dimensioni di analisi sono:
connettività esistente tra le componenti14;
auto-organizzazione, sia a livello di singole componenti che di loro aggregazioni15.
La maggiore o minore vitalità sistemica può essere schematizzata nel modo
che segue (Tab. 1).
Tab. 1 – Matrice del
grado di
compimento
sistemico
Fonte: Ns. adattamento da Liguori, Proietti, 2008
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1.3 La genesi di uno SLoT
La necessità di differenziare i sistemi territoriali, in riferimento al grado di
integrazione e condivisione tra le componenti (grado di compimento della
struttura operativa) e in merito al ruolo svolto dall’organo di governo
(grado di compimento dell’organo di governo), viene approfondito dall’ASV
mediante il concetto di grado di compimento del sistema territoriale (Nigro,
Trunfio, 2003). In effetti, il percorso evolutivo può realizzarsi in diversi
modi in cui non tutte le fasi hanno una sequenza logica ovvia e definita
(Liguori, 2003). Gli stadi, attraverso cui spiegare tale percorso, possono essere illustrati considerando i possibili passi che una o più entità, da eventuale sistema embrionale può compiere, passando per la forma di sistema
in via di compimento, ad un sistema vitale compiuto.
Un sistema embrionale si caratterizza per la presenza di un insieme non
organizzato di entità sistemiche ed in cui non esiste alcuna traccia evidente
di un organo deputato a governare il sistema16, per cui i rapporti tra le
componenti avvengono sulla base della logica ferrea transazionale dei mercati (Barile, Piciocchi, Bassano, 2008)17. Infatti, i sistemi embrionali, nelle
differenti configurazioni assunte (cfr. Tab. 1), si caratterizzano per il minore
o maggiore livello di connettività ed auto-organizzazione riferito alle variabili che misurano il grado di compimento della struttura operativa; mentre appare del tutto nullo il grado di compimento dell’organo di governo.
Talune aree territoriali sono assimilabili a sistemi embrionali (tipo 1) laddove è presente l’aggregazione di componenti di dotazione e sistemiche18
nell’ambito dello stesso spazio, senza, tuttavia, la presenza di un soggetto
decisore preposto a coordinare e indirizzare le azioni sul territorio. Con riferimento a tal altre aree territoriali, si è in presenza di sistemi embrionali
(tipo 2) i quali, seppur privi di un organo di governo, si caratterizzano prevalentemente da processi autorganizzativi delle componenti in cui, comunque, manca una coerente e condivisa strategia di generazione di valore
per il territorio (Nigro, Trunfio, 2003).
Nel momento in cui i rapporti tra gli attori sistemici non sono più occasionali e transazionali, ma inizia ad emergere una programmazione dei
ruoli dei membri, la formulazione dei criteri di reciproco controllo e la condivisione di regole, linguaggi e vincoli (Pellicano M., 2002), l’aggregato
territoriale inizia a transitare verso la forma di sistema in via di compimento. Il percorso evolutivo si svolge sulla base del graduale riconoscimento di un bisogno di collaborazione tra i diversi attori secondo una serie
di confronti soggettivi di natura economica e sociale (Barile, Piciocchi,
Bassano, 2008)19.
Talune aree territoriali possono essere assimilate a sistemi in via di compi-
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mento, laddove risulta formalizzata la presenza di un soggetto decisore
che ne assume il ruolo di promozione e valorizzazione attraverso l’esercizio
di funzioni di coordinamento di attività e componenti presenti nella struttura operativa. Tali tipologie sono facilmente riscontrabili in realtà e costituiscono la chiara manifestazione di processi di creazione, del tipo
top-down, di enti e strutture operative (Nigro, Trunfio, 2003).
Le considerazioni che precedono rendono appropriato comparare lo SLoT,
di matrice economico territoriale, ad un sistema in via di compimento.
Sulla base della definizione proposta (cfr. par. 1.1), infatti, uno SLoT si
qualifica per essere un aggregato territoriale di soggetti pubblici e privati
che pongono in essere progetti ed azioni riconducibili alla categoria generale dello sviluppo locale, quest’ultimo inteso non solo in senso economico, ma anche sociale e culturale. In particolare, con riferimento al grado
di compimento della struttura operativa, gli sviluppi del modello evidenziano la necessaria presenza di attori che, sebbene autonomi dal punto di
vista giuridico-istituzionale, si coordinano tra loro secondo una logica di
mutua cooperazione. Pertanto, uno SLoT può configurarsi un sistema in
via di compimento del tipo 1 (Cfr. Tab. 1), laddove gli attori non assumono
condotte proattive, ma si adattano passivamente alle contingenze derivanti
dall’azione pubblica di governance, ovvero del tipo 2 allorquando si assiste
ad un’elevata densità relazionale ed auto-organizzazione tra gli attori dell’aggregato territoriale.
Tuttavia, un armonico sviluppo dello SLoT richiede il fabbisogno di coordinamento delle decisioni assunte dai singoli attori. Esso risulta efficace
in presenza di istituzioni ed organizzazioni pubbliche capaci di rendere
compatibili, in modo continuo, le diverse componenti. Dunque, la funzione
di coordinamento20 rappresenta il cuore di qualsiasi politica di sviluppo locale (Salone, 2005). È evidente che uno SLoT non possa essere assimilato
ad un sistema embrionale proprio in considerazione della presenza di
un’istituzione/organizzazione pubblica che guida il coordinamento delle
attività dei singoli attori assumendo il ruolo di promozione e valorizzazione
del territorio. In particolare, con riferimento al grado di compimento dell’organo di governo, va evidenziato come semplici, seppur complesse, attività di coordinamento che un’istituzione/organizzazione pone in essere
nei confronti di più attori locali risultano insufficienti a garantire identità
sistemica. Infatti, quest’ultima non si realizza neppure laddove è presente
un organo di governo al quale è, implicitamente o esplicitamente, riconosciuto il ruolo di indirizzo e guida da parte di tutti gli attori e soggetti
presenti nel territorio circoscritto (Barile, 2007); né, tantomeno allorquando
le relazioni strutturali e le interazioni sistemiche tra le componenti del-
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l’aggregato territoriale sono stabili, ricorrenti ed equifinalizzate (Golinelli,
2000; 2005). È necessario e fondamentale che l’organo di governo si qualifichi e si rafforzi, renda la struttura operativa internamente risonante e
sviluppi una precipua identità d’insieme (Golinelli, 2005). In tal caso, l’organo di governo mostra un compiuto grado di vitalità (Cfr. Tab. 1) delineando altresì sistemi territoriali compiuti21. Infatti, nel momento in cui si
configura l’esistenza ed il permanere nel tempo di un’entità, composita
pubblica, riconosciuta e legittimata da tutti gli attori che costituiscono lo
SLoT ad esercitare il ruolo di leadership, il processo evolutivo culmina in
un sistema vitale compiuto. Pertanto, le singole entità territorialmente disperse individuano, nelle logiche unitarie di governo, un’importante leva
strategica di sopravvivenza. La consapevolezza di ciò si concretizza nella
realizzazione di un governo unitario dell’aggregato, in cui il momento decisionale appare accentrato, a garanzia di una guida armonica nell’interesse
della moltitudine degli attori coinvolti. In altre parole, il governo di un sistema territoriale si sostanzia in un’azione, implementata a più livelli decisionali22, orientata a: valorizzare le componenti dell’area, coordinare i
comportamenti delle componenti sistemiche direttamente ed indirettamente coinvolte nei processi di sviluppo dello specifico sistema territoriale,
attrarre nuove risorse23/componenti, indurre consonanza tra le stesse (Golinelli, 2003).
2. La ricerca empirica
L’assunto teorico secondo cui è possibile assimilare uno SLoT ad un sistema in via di compimento e, in chiave evolutiva, soddisfatte talune condizioni ad un sistema vitale compiuto, rappresenta la base su cui prende
avvio la ricerca empirica.
L’analisi field si focalizza su sistemi territoriali, la cui genesi origina da peculiari iniziative pubbliche proprio perché ad istituzioni/organizzazioni
pubbliche viene attribuito e riconosciuto il ruolo di coordinamento delle
politiche di sviluppo locale (Salone, 2005) e di definizione delle strategie
di valorizzazione delle specificità locali (Dente, 1990; Le Galès, 1995).
2.1 La metodologia utilizzata
La ricerca empirica è stata svolta in due fasi, caratterizzate da un progressivo livello di approfondimento (Bryman, 1988; Corbetta, 2003).
Le fonti di provenienza dei dati raccolti sono state, in una logica temporale: secondarie, prevalentemente di tipo interno24; primarie, acquisite tramite interviste semi-strutturate25.
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La prima fase di ricerca ha inteso verificare l’esistenza di aggregazioni territoriali che presentavano analogie con il modello teorico SLoT, con riferimento al livello di coerenza in termini di condizioni, attori e modalità di
genesi dello stesso. L’universo di riferimento indagato è costituito dalle
aggregazioni territoriali di sviluppo della Regione Campania individuate
dagli Accordi di Reciprocità (AdR)26 finalizzati allo sviluppo economico ed
alla coesione sociale delle aree territoriali campane. I dati a cui si è fatto
ricorso sono stati acquisiti prevalentemente da fonti secondarie di tipo interno27. L’analisi, tesa a far emergere analogie e differenze tra gli elementi
del modello teorico e quelli rinvenuti nell’AdR, ne ha consentito una mappatura.
La seconda fase di ricerca è stata svolta attraverso il ricorso ad un approccio
metodologico del tipo case study28, focalizzato sulla proposta di AdR
“Piana del Sele-Paestum”29. I dati sono stati acquisiti direttamente sul
campo attraverso la realizzazione di interviste semi-strutturate rivolte ai
52 partner (pubblici e privati) che hanno partecipato alla progettazione ed
alla presentazione dell’Accordo30. La sistematizzazione e codifica delle risposte31 è stata effettuata in modo separato da due ricercatori; le analisi
sono state poste a confronto al fine di evidenziare e risolvere eventuali incongruenze (Silverman, 2001). L’obiettivo è consistito nel far emergere il
grado di compimento del partenariato rilevando la minore o maggiore capacità del Soggetto Gestore di coordinare, controllare e ricondurre a unità
il progetto intrapreso. Più precisamente, si è inteso misurare le variabili che
incidono sul grado di compimento sistemico vitale del partenariato (cfr.
par. 2.2).
2.2 Risultati emersi nella prima fase
Al fine di soddisfare la finalità conoscitiva della prima fase della ricerca
preliminarmente, si è reso necessario approfondire caratteristiche (attori e
funzioni) e modalità di funzionamento degli AdR. In particolare, un AdR
risulta così strutturato:
Amministrazione regionale, disegna lo sviluppo in chiave sovralocale impegnandosi a favorire la cooperazione interistituzionale tra le Amministrazioni, di diverso livello e competenza, in grado di contribuire al buon esito
della complessiva strategia di sviluppo territoriale.
Enti Locali, aderenti al Partenariato Istituzionale Locale (PIL) con funzioni
di indirizzo e coordinamento32 in una specifica area di programma o circoscritto ambito territoriale.
Organizzazioni socio economiche, costituenti il Partenariato Economico e
Sociale (PES). Esso orienta, supporta e sorveglia le azioni e gli interventi
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di incentivazione che interessano e coinvolgono il sistema produttivo del
territorio.
Soggetto Gestore pubblico o a totale partecipazione pubblica, individuato
dal PIL33. Esso coordina la complessiva attuazione del progetto di sviluppo
e gestisce, altresì, le risorse assegnate per la concreta realizzazione delle
iniziative.
Riguardo alle modalità di funzionamento, è opportuno approfondire i contenuti del Programma di Sviluppo Territoriale (PST), che ne rappresenta il
disegno politico. Il programma descrive la strategia per l’area, il “progetto
portante”34, gli impatti socio-economici, le modalità attuative, i singoli interventi da finanziare. Il PST è la chiara manifestazione di una precipua volontà tesa a realizzare azioni volte alla qualificazione di peculiari aree
territoriali, in termini di: salvaguardia e cura del paesaggio, promozione della
cultura e legalità, qualità della vita e dei servizi, mobilitazione delle comunità
locali e del sistema produttivo, capacità e trasparenza amministrativa.
Le caratteristiche e le modalità di funzionamento degli AdR consentono
di assimilare questi ultimi al modello SLoT per la presenza di tutti gli elementi costituenti (Tab. 2).
Tab. 2 Comparazione tra
AdR e SLoT
Fonte: Ns. elaborazione
Gli AdR sembrano prevedere forme locali di territorialità attiva utilizzando
le identità locali come risorse per attivare coerenti processi di sviluppo. La
territorialità attiva è supportata dal notevole fermento mostrato dai partenariati tesi a perseguire una strategia unitaria e comuni obiettivi di sviluppo. Infatti, in funzione della zonizzazione prevista dal Piano Territoriale
Regionale, ben 33 risultano le proposte di AdR35, formate da uno o più
STS. I complessivi dati analizzati hanno consentito di definirne una mappatura (Fig. 1).
2.3 Risultati emersi nella seconda fase. Case study
La finalità conoscitiva della seconda fase della ricerca ha reso necessario,
preliminarmente, approfondire la strategia generale dell’AdR “Piana del
Sele - Paestum” tesa a promuovere la capacità competitiva degli STS F6
“Magna Graecia” e F8 “Piana del Sele”36 attraverso azioni integrate di sviluppo in campo infrastrutturale, produttivo, sociale e amministrativo37.
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Fig. 1 -Gli AdR in
Campania
Fonte: Ns. adattamento del Piano Territoriale Regionale
Ciò detto, gli attori costituenti l’AdR sono:
- il PIL38, composto dalle amministrazioni comunali rientranti nei sistemi
territoriali F6 e F8 e designando quale Ente Capofila il Comune di Battipaglia, con l’impegno a cooperare sia nella fase di progettazione che,
in caso di approvazione, nella fase di attuazione del programma;
- il PIL “allargato”39, formato da enti pubblici che hanno aderito alla proposta di AdR ed il cui contributo è stato ritenuto dal PIL coerente sia in
relazione alla finalità generale di sviluppo dell’area che con riferimento
alle specifiche azioni proposte;
- il PES40, costituito da molteplici organizzazioni socio-economiche ritenute dal PIL in grado di coinvolgere il tessuto economico e sociale del
territorio. Infatti, tali organizzazioni, nell’assumersi concreti impegni rispetto agli obiettivi di sviluppo, si sono rese partecipi di costruttivi momenti di confronto sulla base della verifica ex ante, rilevata sulle imprese
del territorio, di peculiari esigenze, fabbisogni e disponibilità alla realizzazione di nuovi investimenti41;
- lo “Sviluppo Sele Paestum”42, quale Soggetto Gestore. Sotto forma di
Agenzia di Sviluppo svolge compiti e funzioni affidate dal PIL in una
logica di massima condivisione e partecipazione delle scelte strategicogestionali. Il ruolo svolto è di coordinamento degli interessi dei partner
coinvolti, in relazione a molteplici attività quali: attribuzione delle risorse
finanziarie, attuazione dei singoli interventi, verifica dei risultati raggiunti, monitoraggio continuo di tutte le azioni.
Le interviste semi-strutturate, rivolte agli enti pubblici che hanno aderito
al PIL, al PIL “allargato” ed agli attori economici del PES, hanno consentito
di misurare il grado di compimento sistemico dell’AdR in termini di:
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1. minore o maggiore compatibilità relazionale tra i partner e relativa autonomia decisionale (Tab. 3).
Tab. 3 - Grado di
compimento della
struttura operativa
Le caratteristiche e le modalità di funzionamento dell’AdR consentono di
riconoscere alle differenti forme di partenariato una capacità (più o meno
esplicita e consapevole) di autorappresentarsi e di autoprogettarsi, in termini di connettività ed auto-organizzazione. La misurazione della prima
ha evidenziato un’elevata densità relazionale per effetto della capacità di
apertura riscontrata nella maggior parte delle componenti. La misura della
seconda risente in positivo dell’efficace apporto decisionale fornito dalle
componenti PIL “allargato” e PES mentre difetta in relazione agli enti locali
(PIL). Il risultato a cui si è pervenuto non va letto, tuttavia, in senso negativo nei confronti del PIL in quanto, nell’ambito della finalità generale
del PST, sembra logico attribuire peculiari competenze a specifici attori locali piuttosto che alle amministrazioni comunali.
2. individuazione nel soggetto gestore della componente focale attraverso
la verifica del ruolo ricoperto nella percezione dei partner (Tab. 4).
Tab. 4 – Grado di
compimento dell’
organo di governo
Il grado di compimento dell’organo di governo si caratterizza per una differente percezione in funzione della tipologia di partenariato indagato:
- tutte le amministrazioni locali (PIL) riconoscono al soggetto gestore centralizzazione, legittimazione e potere. Infatti, il PIL gli attribuisce un
ruolo strategico inerente la definizione di una vision condivisa per lo
sviluppo del complessivo territorio di competenza e l’implementazione,
attraverso concreti piani d’azione, delle linee strategiche emergenti;
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- gli enti pubblici aderenti al PIL “allargato”, seppur tendono a qualificare
il soggetto gestore quale nodo principale dell’AdR, tuttavia gli riconoscono bassa legittimazione e potere. In particolare, il valore medio della
legittimazione risente di un’elevata dispersione a causa della presenza di
soli due attori (Provincia di Salerno, Università) che ritengono “Sviluppo
Sele Paestum” capace di guidare e rappresentare l’AdR favorendone uno
sviluppo armonico coerente alla finalità del progetto;
- la maggior parte delle organizzazioni socio economiche (PES) non identifica il soggetto gestore quale organo di governo dell’AdR. Infatti, ad
esso è attribuita la mera la formalizzazione dei piani di azione verificandone la coerenza rispetto alle linee strategiche definite dal PST.
3. Considerazioni conclusive
La congiunzione tra la sistematizzazione teorico-concettuale e la verifica
empirica induce alle riflessioni che seguono.
Innanzitutto, con riferimento alla natura sistemica del modello SLoT proposto dagli studi economico territoriali e al processo di genesi dello stesso,
è possibile ritenere che gli elementi concettuali che lo costituiscono - se
analizzati attraverso il percorso evolutivo degli aggregati sistemici proposto
dall’ASV - conducono a qualificare il modello stesso come un sistema in
via di compimento. Affinché uno SLoT assurga, viceversa, a rango di sistema vitale compiuto è necessario rilevare la presenza di una componente
focale legittimata e capace di svolgere il ruolo di indirizzo e guida dell’aggregato territoriale.
L’intento di verificare empiricamente la validità del modello proposto per
definire il grado di compimento sistemico degli aggregati territoriali (Liguori, Iannuzzi, 2008) viene accolto e sviluppato attraverso il case study.
La misurazione delle variabili, come si è visto (Cfr. par. 2.3), evidenzia differenti percezioni degli intervistati in relazione al ruolo svolto dall’Agenzia
“Sviluppo Sele Paestum”: da mero coordinamento e gestione a governo
del partenariato. Sebbene la dottrina, in generale e l’ASV, in particolare,
sostengono che l’azione di governo si basa su una costante capacità di indirizzo e guida in grado di orientare il sistema verso traiettorie evolutive
maggiormente vitali, tuttavia la stessa può essere interpretata in differenti
modi. Al riguardo, risulta opportuno distinguere (Pellicano, 2004):
governo, quale contributo soggettivo che l’organo di governo, sulla base
di un proprio disegno intenzionale, apporta alla dinamica strategica del
sistema;
governance, quale portato di una spontanea attività di regolazione siste-
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mica delle interazioni inerenti sia le componenti sub sistemiche sia il sistema nel suo complesso e gli interlocutori sovrasistemici.
Con riferimento alla nota elaborazione concettuale di Mintzberg (1985),
mentre il governo appare assimilabile al concetto di strategia intenzionale,
la governance è riferibile alla strategia realizzata per effetto, soprattutto,
dei contenuti strategici emersi durante il percorso evolutivo intrapreso.
Ricorrendo, infine, a figure metaforiche49, è possibile meglio evidenziare
le differenti modalità di interpretare il ruolo di indirizzo e guida:
governo, inteso quale “condottiero” di una “milizia”, impegnato nel tentativo, spesso illusorio e vano, di piegare le sorti dell’evoluzione sistemica
sulla base del proprio disegno intenzionale. Pertanto, lo stesso, presumendo di essere artefice dei destini dell’aggregato sistemico, si sforza attraverso l’azione di governo di dirigere la governance.
governo, inteso quale “pastore” alla guida di un “gregge”50, che ricerca e
facilita l’armonia tra le componenti dell’aggregato ed agevola i processi di
autorganizzazione ed autoregolazione intersistemica. L’organo di governo,
quindi, pur rimanendo protagonista à la Fazzi della dinamica evolutiva,
indirizza e guida facilitando le interazioni intra ed inter sistemiche. In tal
caso, l’azione di governo risulta in armonia in quanto parte integrante
della governance.
Per tutto quanto detto, infine, è difficile ipotizzare che il soggetto gestore
di un’AdR possa assurgere al ruolo di organo di governo di un sistema vitale. Ciò, tuttavia, è possibile solo nella misura in cui lo stesso risulti in
grado di armonizzare la propria azione di governo con l’autoregolazione
strutturale e la regolazione intersistemica.
4. Limiti della ricerca ed implicazioni teorico-pratiche
La complessiva ricerca condotta risulta foriera di ulteriori e differenti approfondimenti. Infatti, i risultati emersi dalla ricerca empirica rappresentano
una base conoscitiva utile in quanto tesa ad una verifica dell’architettura
logica inerente il grado di compimento degli aggregati sistemici. Tuttavia,
si rendono necessari ed opportuni ulteriori sviluppi. In particolare, si auspica per il futuro misurare le variabili che definiscono il grado di compimento di un aggregato sistemico in fase di realizzazione dell’AdR,
adottando la metodologia ispirata alla longitudinal comparative case study
research (Pettigrew, 1990, 1992, 1997).
L’analisi teorica, ricorrendo alla contaminazione degli studi di economia
territoriale e attraverso l’ASV, ha consentito di qualificare il modello SLoT
quale sistema in via di compimento. Il principale terreno di sfida per nuove
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ricerche al riguardo potrebbe consistere nella comparazione tra il modello
SLoT rispetto ad altri approcci multidisciplinari allo studio dei sistemi. Ciò
al fine di verificare se diverse prospettive di analisi, in riferimento ad elementi e condizioni che qualificano un sistema territoriale, conducono a
medesime o differenti riflessioni.
NOTE
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Gli approcci principali al tema della territorialità sono riferibili a due posizioni principali.
La prima, espressa da Sack (1986; 1993; 1997), esprime la territorialità come controllo
ed espressione primaria del potere sociale; dunque, si configura in specifiche strategie
perpetrate per controllare persone e risorse. La seconda, sostenuta da Raffestin (1981;
2007), presenta la territorialità come frutto delle relazioni (concrete o astratte) tra soggetti
e ambiente in un contesto tridimensionale società-spazio-tempo; dunque, la territorialità
rappresenta un processo aperto che si esprime con strategie inclusive rivolte all’autonomia
locale (Sharp et al., 2000; Brown, 1992). In effetti, i due approcci al tema della territorialità indicano due diversi modi di considerare il locale ed i rapporti che in esso si instaurano. Si può, infatti, distinguere una territorialità passiva, che attraverso strategie di
controllo supportate da un rigido sistema normativo, mira esclusivamente all’utilizzo strumentale di soggetti e risorse ed una territorialità attiva, che discende dall’azione collettiva
dei soggetti locali e mira alla costruzione di strategie inclusive.
Tali definizioni di territorio portano a considerare lo stesso quale “produttore” di memoria
(Piveteau, 1995) e, contemporaneamente “creatore” di un “codice genetico locale” (Magnaghi, 2000), in cui si intrecciano risorse e valori che, costruiti e sedimentati nel tempo,
vengono valorizzati permettendo di dare senso alle azioni e ai progetti del presente e del
futuro.
In particolare, le interazioni anzidette fanno riferimento a diverse concezioni di territorio:
amministrative, in tal caso, il territorio è visto come spazio delle competenze delimitate
dai confini politico-amministrativi; connesse all’appartenenza naturale e data ai luoghi,
in tal caso, il territorio è identificato quale patrimonio di eredità storica proveniente dal
passato; “costruzione sociale” che fonda l’identità locale in funzione dell’azione collettiva
dei soggetti (Bourdin, 1994). In tal caso, il territorio, in una visione progettuale, è costruito dagli attori in funzione di un’idea condivisa di trasformazione (Governa, 2005).
L’impostazione concettuale della ricerca è illustrata in Bonora (2001) e i contributi metodologici in Sommella (2004), mentre alcuni casi di studio sono contenuti in: Bonora e
Giardini (2003); Rossignolo, Imarisio (2003); Dematteis, Governa e Vinci (2003); Sommella
e Viganoni (2004).
Il milieu definisce l’identità specifica di un sistema locale. Nelle discipline territoriali il
milieu considera, accanto alla dotazione delle risorse fisiche e socio-culturali, anche le
dinamiche organizzative dei soggetti nelle reti locali (Dematteis, 1994; Governa, 1997).
Il milieu territoriale locale “comprende tutte le caratteristiche che nel corso del tempo si
sono sedimentate e legate stabilmente a un territorio e che possono in qualche modo
costituire delle leve per lo sviluppo di esso”. (Becattini, Rullani, 1993).
Pur riferendosi ad entità territoriali individuabili geograficamente, lo SLoT differisce concettualmente da analoghe categorie descrittive utilizzate da geografi, pianificatori ed altri
studiosi (Dematteis, 2003). Infatti, il modello non fa riferimento ad un sistema territoriale
già esistente e funzionante come attore collettivo, ma si propone di trovare una serie di
indizi (attitudini ed esperienze pregresse) e precondizioni oggettive e soggettive che, con
l’intervento di opportune azioni di governance, rendono possibile ed altamente probabile
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la costruzione, in una certa area geografica, di un sistema territoriale capace di contribuire
autonomamente ad obiettivi di sviluppo. In tal senso, lo SLoT diventa uno strumento di
analisi che permette di: individuare lo stato attuale delle relazioni territorio/soggetti/azioni
nella prospettiva di attivare un sistema locale come attore collettivo; valutare ex ante la
possibilità di attivare processi di sviluppo autocentrati ed ex post il valore aggiunto territoriale da essi prodotto; suggerire l’architettura più adatta per costruire un sistema di
governance efficace per l’attuazione di politiche e per la realizzazione di programmi e
progetti (Dematteis, Governa, 2005).
Al fine di estendere la cooperazione interistituzionale, le reti tra i soggetti sono estese
anche ad amministrazioni di diverso livello territoriale (regionale, nazionale e/o europeo)
in quanto capaci di contribuire al buon esito della strategia di sviluppo territoriale (Dematteis, 2003).
La distinzione tra comportamento e condotta è esprimibile attraverso il seguente assunto:
il passaggio dal primo al secondo si manifesta quando da un insieme di azioni dell’aggregato nel suo complesso, prive di un governo intrinseco, si perviene ad una successione
delle stesse complessivamente governate da uno specifico soggetto (Panati, Golinelli,
1991). Pertanto, il termine condotta è utilizzato solo con riferimento a sistemi vitali compiuti caratterizzati dalla presenza, legittimazione e leadership di un organo di governo.
L’approccio sistemico fornisce validi contributi e specifica la lettura dell’ambiente e la definizione del contesto basandosi su due criteri fortemente integrati quali: grado di compimento sistemico e rilevanza delle entità di contesto (Liguori, Proietti, 2008).
Ogni sistema vitale è genericamente rappresentabile come una categoria unica in una
schematizzazione che evidenzia: un’area del decidere e un’area dell’agire (Beer, 1991).
Ne discende che un sistema vitale si caratterizza per la coesistenza di due aree distinte,
ma tra loro interagenti (Barile, 2007). La scissione tra le due aree ha senso solo per fini
analitici e di studio dell’identità del sistema vitale: in realtà le aree non possono mai costituire un ambito autonomo ed indipendente del sistema stesso, né possono vivere di
vita autonoma (Golinelli, 2005). Per la proprietà dell’isotropia, il sistema vitale si caratterizza per il suo “modo di essere” da processi che manifestano uniformità rispetto alle attività: finalizzate al decidere oppure finalizzate all’agire. Le decisioni e le azioni poste in
essere da un sistema vitale denotano, dunque, la natura finalizzata del comportamento
dei sistemi vitali (Barile, 2007).
Il contributo teorico sviluppato dalla Social Network Analysis si è focalizzato, tra l’altro,
sulla declinazione del concetto di centralità (Wasserman, Faust, 1998) e su possibili indici
di misurazione (Freeman, 1979).
In particolare, la legittimazione è considerata in termini di consenso, ossia approvazione
complessiva della condotta della componente focale da parte delle restanti componenti
dell’ente osservato; è evidente come la fiducia costituisca una delle principali determinanti
la stabilità e la collaborazione nei rapporti all’interno dell’entità stessa (Vicari, 1991).
Il potere è riferito alla possibilità ed alla capacità di indirizzare e controllare le attività
poste in essere dalle altre componenti. Esso può essere considerato in termini di capacità
della componente focale di indirizzare, coordinare, controllare ed armonizzare l’entità di
contesto nel suo complesso. In tale accezione positiva, il potere incide in modo significativo sul gado di compimento dell’organo di governo trovando espressione funzioni inderogabili, quali: strategica, organizzativa e politica (Fazzi, 1982). La funzione strategica
definisce il potere decisionale riferito alla capacità di tracciare la visione complessiva dell’intero aggregato, di individuarne gli orientamenti di fondo e di delinearne l’indirizzo
strategico (Iannuzzi, Nigro, 2005; Ciappei, Bricheri, 2005). La funzione organizzativa è
esplicativa del potere di guida e di coordinamento delle varie componenti costitutive dell’entità osservata (Paci, 2003). La funzione politica garantisce l’armonizzazione delle finalità e degli interessi delle varie componenti con le esigenze di sopravvivenza della
specifica entità di contesto nel suo insieme.
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La connettività nell’assumere valenza strutturale, fa riferimento alla minore o maggiore
diffusione delle relazioni tra le componenti. Essa è misurata dalla densità relazionale,
espressa dal rapporto al tempo T fra le relazioni esistenti e quelle potenziali tra i nodi
della rete (Soda, 1998).
L’auto-organizzazione individua la capacità dei singoli individui e delle unità organizzative a porre in essere relazioni ed interazioni senza l’intervento progettuale dell’organo di
governo (Golinelli, 2000).
Un’area distrettuale, ad esempio, in una fase di start up, si presenta come un complesso
di componenti interdipendenti, totalmente priva di un organo di governo ma, al contempo, contraddistinta da un comportamento emergente, frutto della combinazione di
livelli di densità relazionale ed auto-organizzazione tra le entità sistemiche coinvolte. “Il
comportamento del distretto nel suo insieme nasce dalla combinazione di scelte di ordinamento parziali che consentono a ciascuna impresa di regolare il suo posizionamento
rispetto agli altri, secondo le classiche dinamiche dello sciame” (Rullani, 2002). Trattasi
di configurazioni di sistemi embrionali, i cui processi di genesi appaiono del tutto spontanei, del tipo bottom up, manifestazione di condizioni di contesto particolarmente favorevoli che determinano un’atmosfera industriale in un’area territoriale delimitata ed in
cui numerosissime micro imprese, o di piccola e media dimensione danno luogo a forme
spinte di divisione del lavoro (Liguori, Proietti, 2008). Una siffatta genesi non è riconducibile ad una decisione o pianificazione ad opera di un master mind a livello distrettuale.
Le entità realizzano scambi mercantili, determinati da finalità utilitaristiche e volti a minimizzare il prezzo delle transazioni; è ovvio che le risorse scambiate sono sostanzialmente
banali, perché facilmente rinvenibili sul mercato e non essenziali per lo svolgimento delle
attività.
Un territorio, può essere suddiviso nelle seguenti componenti (Golinelli, 2003): di dotazione (naturali, artistiche, culturali, urbanistiche, ecc.) che devono necessariamente coincidere spazialmente con l’area geografica alla quale ci si riferisce; sistemiche (sistemi vitali
imprese, organizzazioni sociali, individui, enti istituzionali, ecc.), che godono di una precipua ed autonoma capacità di generazione di valore, in ragione del perseguimento di
maggiore probabilità di sopravvivenza propria.
È stato ampiamente riscontrato che le imprese, solitamente di piccola o media dimensione,
nel momento in cui avvertono un’incerta reperibilità di risorse ritenute critiche ai fini
della propria sopravvivenza, iniziano ad aggregarsi ponendo in essere varie tipologie di
accordi con l’obiettivo di garantirsene continuità e stabilità di accesso (Rullani, 2004b;
Massaroni, Ricotta, 2009). È questa la genesi di un sistema in via di compimento, attraverso una logica di tipo bottom-up in cui le imprese definiscono una struttura reticolare,
senza che si profili la presenza di un organo di governo. In tal senso, le stesse agiscono
consapevolmente ed in modo organizzato per gestire il fabbisogno di risorse (informazioni
e conoscenza) stabilizzando nel tempo interazioni contraddistinte da obiettivi comuni e
interessi convergenti. Tali interazioni, tendenzialmente di tipo sinergico, rappresentano il
portato della profonda trasformazione culturale che ha investito i meccanismi di governo
dei rapporti interaziendali facilmente riscontrabili in configurazioni reticolari.
Nell’ambito degli studi delle discipline economico territoriali, il coordinamento definisce
la governance urbana e territoriale, inerente la capacità dell’azione pubblica di integrare
e dare forma agli interessi locali, alle organizzazioni, ai gruppi sociali rappresentandoli
all’esterno e sviluppando delle strategie più o meno unificanti rispetto a tutti i possibili
livelli di governo (Le Galès, 1995). La funzione di coordinamento è attribuita esclusivamente alle istituzioni pubbliche, aventi il triplice ruolo di: interpretare e garantire la corretta esecuzione delle politiche pubbliche; promuovere e guidare strategie di
valorizzazione delle specificità locali; farsi mediatori della domanda esterna (Dente, 1990).
Un sistema territoriale vitale realizza creazione ed incremento di valore, sia economico
che sociale, mostrando dinamicità nei processi competitivi (Nigro, Trunfio, 2003).
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Gli svariati livelli decisionali rendono complessa l’identificazione dell’articolato e frammentato processo decisionale (Pellicano, 2002; Golinelli, 2003).
La capacità di attrarre risorse costituisce una prerogativa, non già delle singole componenti
territoriali, ma di coesi e coerenti sistemi territoriali guidati da un organo di governo in
grado di esprimere un chiaro percorso di sviluppo del territorio.
I dati secondari, sono quelli già raccolti e pubblicati per scopi diversi da quelli riconducibili
alla ricerca in corso (Marbach, 1996). Le fonti di provenienza dei dati secondari possono
essere: interne, se prodotte e fornite dall’intervistato; esterne, se provengono da altri enti
o organizzazioni (Metallo, Barile, 2002).
Le domande che hanno guidato l’intervista sono prevalentemente a risposta aperta.
Gli AdR fanno riferimento a Sistemi Territoriali di Sviluppo (STS), definiti secondo la zonizzazione del Piano Territoriale Regionale. Essi sono previsti con il Programma Attuativo
Regionale del FAS 2007/13, teso a valorizzare l’aggregazione delle competenze strategiche, attuative e gestionali, già consolidatesi nel territorio per l’attuazione di programmi
di sviluppo locale (Patti, PIT, PIR, ecc.).
I dati sono stati reperiti dalla Regione Campania. Si ringrazia il Dirigente del Settore “Pianificazione e collegamento con le aree generali di Coordinamento” il quale, supportato
dagli Uffici dell’Area Generale di Coordinamento, nel mettere a disposizione tutta la documentazione richiesta, si è reso disponibile a fornire chiarimenti ed informazioni.
Tale metodologia è efficace per comprendere l’evoluzione ed i cambiamenti di eventi manifestatisi nel tempo e per l’approfondimento di fenomeni complessi. Infatti, il ricorso ai
casi è opportuno se l’obiettivo della ricerca è quello di “comprendere i cambiamenti manifestatisi nell’ambito di complessi fenomeni (…) quali (…) processi organizzativi e manageriali” (Yin, 2004).
Si precisa che per la selezione del caso si è fatto ricorso ad una tecnica non probabilistica,
tecnica generalmente usata nelle analisi condotte mediante casi di studio (Neuman, 2000).
Inoltre, la scelta del caso è stata del tipo purposive in quanto lo stesso presentava elementi
e contenuti particolarmente informativi (Saunders et al., 2003).
Le domande sono state poste in modo non standardizzato con il duplice obiettivo di garantire un elevato coinvolgimento degli intervistati e concedere loro un certo grado di libertà al fine di ottenere risposte esaurenti ed esaustive (Kvale, 1996).
La misurazione delle risposte è avvenuta servendosi di scale di valutazione metrica con
range compresi tra 0 e 1. Attribuito a ciascuna risposta il relativo punteggio si è proceduto,
per ogni singola variabile analizzata, alla media aritmetica semplice calcolata con riferimento al numero dei componenti le differenti forme di partenariato.
Le principali funzioni svolte dal PIL: articolazione delle linee strategiche e di indirizzo relative all’attuazione del Programma di Sviluppo Territoriale (PST); costituzione del partenariato socioeconomico territoriale, con il quale condividere le linee strategiche del PST;
individuazione del Soggetto Gestore e dell’Ente Capofila; coinvolgimento della collettività
locale nei processi di definizione e realizzazione dell’Accordo; verifica del conseguimento
dei risultati; controllo dell’avanzamento finanziario del Programma.
Nel momento in cui il PIL definisce il Soggetto Gestore tende a riconoscersi in esso conferendogli pieno mandato ad operare ed impegnandosi a coadiuvarne le attività.
Esso, definito come singola operazione infrastrutturale, assume una forte rilevanza strategica. Gli interventi, coerenti con la finalità del PST sono infrastrutturali (almeno il 25%
delle risorse), materiali ed immateriali.
Le proposte sono scaturite dall’Avviso pubblico della Regione Campania “Disciplinare per
la definizione e realizzazione degli Accordi di reciprocità” pubblicato sul BURC n. 50 del
17 agosto 2009.
L’AdR interessa un’area di rilevanza strategica in cui risorse ambientali, storiche e culturali
sono tra le più importanti della regione Campania. L’area si posiziona tra due ambiti provinciali turisticamente consolidati e rinomati a livello nazionale ed internazionale: a nord,
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la città di Salerno e la Costiera amalfitana; a sud, il Parco nazionale del Cilento e Vallo
di Diano. Dunque, tale area lega fisicamente due gradi attrattori della regione rappresentando un punto di forza inerente i flussi turistici più importanti.
Finalità generale del progetto è recuperare e valorizzare la naturalità dell’area territoriale
attraverso molteplici azioni di riqualificazione della fascia litoranea che interessano sia il
patrimonio naturale che le complessive attività socio-economiche (produzioni agricole,
agroalimentari, servizi turistici, sportivo-ricreativi, ecc.).
I comuni sono: Albanella, Altavilla Silentina, Battipaglia, Capaccio, Eboli, Giungano, Roccadaspide, Serre e Trentinara.
Gli enti pubblici sono: Amministrazione provinciale di Salerno, ASL Salerno, Consorzio
Comuni Bacino SA, Università degli studi di Salerno, Soprintendenza per i Beni storici
Artistici ed Etnoantropologici SA e AV, Consorzi di Bonifica di Paestum (sinistra e destra
Sele) Piano sociale di zona S5, Capitaneria di porto-Guardia costiera di Salerno, Istituto
Tecnico Agrario “G. Fortunato” di Eboli, ANAS SpA, ASIS Salernitana Reti ed Impianti
SpA. La suddetta elencazione contribuisce a fornire al partenariato una dimensione sovralocale.
Composto da: Sindacati (CSIL Salerno, CGIL Salerno, UIL Salerno, UGL Salerno), Consorzi
per il turismo (Società Consortile Paestum, Consorzio Lidi Paestum, Consorzio Turistico
Costa del Sele), Federazione provinciale artigiani di Salerno-Casartigiani, Confederazione
nazionale artigianato, Confederazione italiana agricoltori, Confindustra, Confcommercio,
Associazioni ambientaliste (WWF, Legambiente, ecc.).
Le complessive analisi Swot evidenziano la disponibilità delle imprese ad investire risorse
proprie nei processi di riqualificazione ambientale. Numerose (oltre 100) risultano le manifestazioni di interesse di operatori alberghieri e servizi turistici complementari, consapevoli che i presupposti per uno sviluppo del territorio sono: mare pulito, spiaggia ampia,
grande pineta risanata, rete di sottoservizi adeguata alle esigenze degli attuali e potenziali
flussi turistici, sistema di mobilità efficiente.
Esso, nella forma di ScpA, è costituito da tutti i comuni aderenti al PIL, dalla Provincia
di Salerno e dal Patto Territoriale Magna Grecia. Nel Soggetto Gestore confluisce anche
il know how di “Magna Grecia Sviluppo”, inerente l’esperienza decennale acquisita in
tema di politiche pubbliche sociali.
A ciascun partner è stato chiesto di indicare: il numero di relazioni potenzialmente attivabili, sia con riferimento agli altri partner che hanno aderito all’iniziativa che ad entità
sistemiche terze da coinvolgere per meglio soddisfare la finalità della proposta progettuale;
il numero di relazioni effettivamente attivate al tempo t (concretizzazione della proposta
progettuale) con gli altri attori di progetto. La misura del rapporto tra queste ultime e le
prime si approssima, in tutti e tre i casi, ad un valore vicino all’unità.
È stato chiesto di evidenziare l’apporto fornito alla definizione delle linee strategiche di
sviluppo in termini di azioni ed interventi concretamente formalizzati nel progetto.
È stato chiesto se e quanto i partner riconoscono al soggetto gestore il ruolo di attore
(nodo) centrale dell’AdR. Le domande, in tal senso poste, erano tese ad approfondire
aspetti quali: naturale vocazione, prestigio, know how professionale, specifiche competenze maturate in interventi di sviluppo locale.
Le domande hanno inteso approfondire il livello di consapevolezza mostrato dai partner
circa la capacità del soggetto gestore di guidare e rappresentare l’aggregato attraverso
modalità condivise.
Le domande hanno inteso indagare quanto i partner ritengano probabile che il soggetto
gestore assuma concretamente la condotta prevista nel progetto garantendo il perseguimento della finalità dell’AdR.
È stato chiesto di approfondire se, quanto e attraverso quali modalità il soggetto gestore
sia ritenuto capace di articolare una condotta strategica valida per tutto l’aggregato.
In tal senso, mirabilmente, Ciappei (2006), nel commentare il pensiero di Gui gu zu, af-
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ferma: “Non bisogna farsi seguire, ma seguire. Non si guida come un duce che capeggia
innanzi agli altri, ma come un pastore che segue le proprie pecore conoscendone e assecondandone le propensioni”.
Si precisa che il termine gregge non fa riferimento all’accezione comune che definisce
lo stesso “una mandria di ovini da allevamento”, ma sposa la visione cattolica secondo
cui è da riferirsi ad un “gruppo di autentici credenti”.
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