la fondazione movimento bambino - Consultorio Familiare UCIPEM

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la fondazione movimento bambino - Consultorio Familiare UCIPEM
Periodico bisettimanale - Anno III nr. 95 del 27 novembre 2007 - costo copia € 0,1 sped. in A.P. D.L. 353/2003 (conv. in L. 27/02/04 nr° 46) - art. 1 comma 1 DCB (MI)
EDIZIONE SPECIALE
I valori
dei
bambini
Yes Magazine
Anno 3, Nr° 95 Del 27/11/2007
Periodico bisettimanale Anno III numero speciale del costo copia € 0,01 - Spedizione in A.P. D.L. 353/2003
(conv. in L. 27/02/04 nr. 46 comma 1 DCB (MI))
EDIZIONE SPECIALE
Registrazione Tribunale di Milano
N° 495 Del 5/7/2004
Editore: Il Cerchio Srl
Via Giovanni Pascoli, 5
20010 - Pregnana Milanese (Mi)
I valori
dei
bambini
In questo numero abbiamo preso spunto da un sondaggio svolto
dalla Fondazione Movimento Bambino che ha coinvolto centinaia
di bambini in tutta Italia, per provare a comprendere meglio cosa
abbiano nella mente e nel cuore i bambini italiani: quali siano i loro
pensieri, le loro idee, i loro valori, le loro regole; quali siano i loro
giochi, di quali sogni si nutrano; quali siano i loro piccoli e grandi
problemi, quali i loro bisogni, i loro segreti, i loro desideri nascosti,
le loro esplicite richieste.
Un ringraziamento speciale per la collaborazione alla
Equipe della Fondazione Movimento Bambino
Prof.ssa Maria Rita Parsi [Presidente]
Gabriella Aiello [Psicologa] - Cristina Donati [coord. materiale e risorse]
Elisabetta Filippo [Psicologa] - Angela Gangeri [Psicologa]
Antonio Minopoli [elaborazione dati statistici]
Elisabetta Rossi [Psicologa] - Maria Beatrice Toro [Direttore scientifico]
Filippo Zagarella [Psicologo] - Tiziana Zanette [imprenditrice]
Tutti i volontari della Fondazione Movimento Bambino
www.movimentobambino.it - [email protected]
Direttore Responsabile:
Alessandro Rota
Sommario
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LA FONDAZIONE
MOVIMENTO BAMBINO
UN’ANTICIPAZIONE DEI
RISULTATI DELLA RICERCA
LA NECESSITÀ DELLA FAMIGLIA
IL DECALOGO DEI BAMBINI
LE PAURE DEI BAMBINI
E COME AFFRONTARLE
LA FILANTROPIA BAMBINA
IL BULLISMO BAMBINO
BAMBINI DIPENDENTI O
BAMBINI AUTONOMI?
PERCHÉ VIENE VOGLIA
DI AVERE UN FIGLIO PERFETTO
ALCUNE DOMANDE E LE RISPOSTE
CHE HANNO RICEVUTO
I BAMBINI E LA TELEVISIONE
IL PENSIERO BAMBINO
L’AMICIZIA OGGI
Editor:
Maria Rita Parsi
Angela Gangeri
Maria Beatrice Toro
Filippo Zagarella
Progetto Grafico:
Design to Sell Network
Roma
Stampa:
G. Canale & C. S.p.A
Borgaro Torinese (TO)
LA FONDAZIONE
MOVIMENTO BAMBINO
La Fondazione Movimento Bambino è un Ente riconosciuto dello Stato
Italiano: nasce il 3 Agosto 1992 come Associazione senza scopo di lucro,
per poi evolversi nella forma della Fondazione, riconosciuta a seguito delle
moltissime iniziative realizzate in favore dell’infanzia, della famiglia, delle
donne, del sociale e della comunità educante. La Fondazione vuole essere
strumento attivo per la diffusione della Cultura dell’Infanzia e
dell’Adolescenza, anche attraverso la formazione dei formatori, per la
protezione dell’Infanzia e dell’Adolescenza in condizioni di svantaggio,
per la prevenzione della devianza minorile e degli abusi sui minori nonché,
per la tutela e la valorizzazione della famiglia italiana e immigrata e del
ruolo della donna. Per vigilare, proteggere, garantire veramente i bambini,
per promuovere la loro tutela è importante conoscerli, non solo attraverso
i libri di psicologia, pedagogia o puericultura ma ascoltandoli ed
interrogandoli per sapere quali siano i loro bisogni, le loro speranze, le
loro paure, le loro aspettative, i loro i valori. Così, la Fondazione
Movimento Bambino organizza, spesso, dei momenti di studio e di ricerca
intorno ai bambini e con i bambini: li ascolta, li fa esprimere attraverso il
disegno, la poesia, la drammatizzazione; registra le loro parole, documenta
filmicamente le loro azioni e rappresentazioni, favorisce in loro la
conoscenza e l’uso creativo e responsabile degli strumenti virtuali, per
esprimersi e giocare.
Prof.ssa Maria Rita Parsi
Presidente Fondazione Movimento Bambino
Chi sono i bambini oggi? Chi sono i loro genitori? Dove abitano,
come vivono, cosa sperano, come possiamo esser loro vicini?
T E L E F ON O GE N ITO R I
Per affrontare insieme
i dubbi del percorso di crescita
Un affettuoso saluto a tutte le famiglie, per le quali abbiamo preparato
un piccolo “reportage” proveniente dal mondo dell’infanzia e
dell’adolescenza che indirizziamo a tutti gli adulti educatori e soprattutto
alle famiglie, perché sappiamo che proprio le famiglie sono il cuore, il
centro, il motore della società tutta.
A voi che riceverete questa rivista proporremo, pertanto, le parole dei
ragazzi che abbiamo incontrato, intervistato, ascoltato e che ci hanno
parlato con semplicità, immediatezza, apertura, generosità, spontaneità,
grazia dei loro familiari, dei loro amici, della loro vita, dei loro pensieri,
dei loro sogni.
Così la nostra dedica è rivolta a tutti i nonni e le nonne, alleati preziosi
e insostituibili nella crescita dei nipotini, alle madri e ai padri uniti e a
quelli che non sono più insieme: perché se a volte nei destini delle
famiglie trovano spazio il dolore e il conflitto, non può che prevalere,
infine, la rinuncia a qualcosa di proprio in vista del bene dei bambini
presente e futuro della nostra società.
Non c’è nessuno a cui i bambini non possano dare qualcosa:
un’ispirazione, un segno, una motivazione: poiché, se essi non sono
violati, umiliati, negati, in trasparenza fanno brillare, nelle loro parole,
con gioiosa continuità, amore, speranza, valori e ideali di cui gli adulti
hanno, oggi più che mai, immenso bisogno.
Per questo, da più di un anno, abbiamo attivato, per voi genitori, il
Numero Verde della Fondazione Movimento Bambino per prestare ascolto
ai problemi, alle necessità, ai dubbi, ai disagi delle famiglie di oggi, le
quali anzitutto necessitano di rispettosa attenzione, di sostegno, di stimolo
alla ricerca, e perfino di ispirazione creativa per poter compiere, con
amore e credibilità, il più importante dei compiti, il più coraggioso e
regale degli impegni: quello di guidare amorosamente e di accompagnare
la crescita di un bambino/a, tutelandone i diritti di persona. Pertanto,
prima ancora di proporre soluzioni e risposte, vogliamo comunicarvi tutto
il nostro entusiasmo, nutrito e ravvivato, come sempre, dalla generosità
dei bambini che sono intorno a noi e del bambino che abita dentro
ciascuno di noi.
Buona lettura a tutti!
L’Editore
Attivo dalle 9 alle 23
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www.movimentobambino.it
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UN’ANTICIPAZIONE DEI
RISULTATI DELLA RICERCA
I VALORI DEI BAMBINI
Sono stati intervistati, dagli operatori della Fondazione Movimento
Bambino, (387) bambini italiani dagli 8 – 14 anni, per indagare quali
siano i loro bisogni, desideri, timori, aspettative, speranze, valori.
Gli operatori della Fondazione hanno parlato con i bambini del loro
modo di vivere, delle loro abitudini, delle loro emozioni. Sono
emersi racconti, esperienze e vissuti così forti, così intensi, così
diretti eppure espressione dell’alternanza di luci ed ombre che
sempre si agitano nella mente e nel cuore di ciascun essere umano,
soprattutto se in formazione. I bambini si esprimono poiché sono
poeti e l’arte loro è agire la realtà, mescolando l’acqua del desiderio
con la terra della possibilità.
Grandi architetti dalle mani piccine, mai dimenticano il cuore e il futuro.
E i bambini, poi, sono bambini sempre: ovunque e comunque!
Le famiglie, al contrario, sono, in molti casi, problematiche e non
sempre somiglianti a quelle tradizionalmente intese.
Infatti, gli adulti sono spesso, tesi e stressati, con poco tempo da
dedicare alla vita privata e familiare, perché il loro lavoro incalza,
incalzano impegni, gli spostamenti, le mille attività quotidiane che
si accavallano sottraendo ai rapporti tra genitori e figli anche il
tempo necessario “ai riti che creano i legami”.
I bambini manifestano quale loro più grande desiderio, quello di
avere una famiglia unita, “mamma e papà insieme”: lo dice l’89%!
4
E vorrebbero passare un pò più di tempo in casa, magari anche
annoiandosi.
E’ lì, infatti, che nascono e si sviluppano gli affetti più cari, i quali
costituiscono il nutrimento emotivo, la base sicura da introiettare e
sulla quale ogni persona che viene al mondo dovrebbe fare
affidamento sin dal momento del suo concepimento e della sua
nascita.
Sono, infatti, questi legami affettivi “le radici della vita”.
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Una premessa psicologica e scientifica:
LA NECESSITÀ
DELLA FAMIGLIA
Ci sono specie i cui cuccioli nascono già molto sviluppati e autonomi,
mentre i bambini necessitano di quasi due decenni per portare a
compimento il loro sviluppo fisico, affettivo e cognitivo. Così, il
cucciolo umano appena nato, senza una famiglia, non può
sopravvivere né fisicamente né psicologicamente.
I piccoli vengono al mondo bisognosi di amore e cure: la famiglia è
la naturale risposta alle esigenze di attenzione di neonati che, se
lasciati a se stessi, sopravvivrebbero non più di qualche ora.
E, quando crescono, i bambini chiedono ancora attenzione, seppur
in modo diverso. Ovvero, hanno fame di punti di riferimento, di
modelli, di risposte, di soluzioni per affrontare le prove e le sfide della
vita alle quali debbono essere preparati e allenati attraverso
l’esempio, il supporto degli adulti e la possibilità di sperimentare,
senza correre grandi pericoli, grazie alla loro presenza.
E questi adulti di riferimento sono – così ci spiegano i bambini –
anzitutto i propri parenti: madri, padri, nonni, siano essi
biologici, adottivi o affidatari.
La famiglia italiana
È una famiglia che nasce da un’unione che noi italiani vorremmo
eterna e indissolubile, anche quando la famiglia è di fatto, anche
quando quella famiglia, dopo sofferta separazione si divide e/o
diventa una famiglia allargata.
Poiché la famiglia, oggi, si è trasformata. In particolare, il legame
della coppia coniugale nasce intorno al desiderio di costruire
insieme un luogo d’amore e di ricarica affettiva e, difficilmente, gli
uomini e le donne italiani creano ancora una famiglia per rispondere
ad una necessità sociale o raggiungere un conformistico status.
Matrimonio e valori
Il “principio” d’amore che lega mamma e papà coinvolge anche i
bambini, i quali, attraverso le loro risposte, ci spiegano come al
primo posto nel codice dei valori essi pongano sempre “gli affetti
piuttosto che gli oggetti”. Questo non vuol dire che i ragazzi non
abbiano i loro gusti e le loro esigenze in materia di giocattoli,
vestiario, cibo, ma che, per loro, la prima cosa a cui far riferimento
resta il legame di attaccamento a mamma e papà, per poi includere,
tra le “cose di valore”, nonni, fratelli, sorelle e amichetti.
Donne e mamme
Le donne non sono più inquadrate nel ruolo di “angelo del
focolare”, ma restano, seppure in modo diverso, il perno della vita
familiare, anche quando lavorano o esercitano funzioni o ruoli
maschili che le possono porre in “conflitto” con il vissuto e con
l’esercizio della loro maternità.
Esse restano, di fatto, il riferimento principale del nucleo familiare
e parentale anche quando le famiglie si separano e/o diventano
famiglie allargate, poiché i figli, di solito, risiedono presso
l’abitazione delle madri, pur se i padri, oggi, sono sempre più
coinvolti nell’educazione quotidiana dei figli, anche in virtù della
legge sull’affido condiviso.
In questa legge viene riconosciuto il diritto dei bambini ad essere
allevati da entrambi i genitori ovvero il diritto alla bigenitorialità.
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La famiglia ideale
Quando dicono famiglia, i bambini italiani hanno idee molto nette:
genitori uniti, nonni viventi, meno litigi. Tra le tante domande fatte,
tra le tante risposte ricevute, tra i tanti risultati, tale chiarezza ci ha
colpito.
Infatti tutti i bambini che i nostri operatori hanno incontrato, hanno
descritto la loro realtà familiare senza grandi difficoltà, ne hanno
parlato con dovizia di particolari, l’hanno rappresentata
graficamente e hanno anche poi indicato tutte le trasformazioni al
positivo che vorrebbero apportarvi.
Ancora, chiedendo ai bambini cosa avrebbero fatto per la loro
famiglia se avessero avuto una bacchetta magica, la loro mente si
è subito orientata verso l’affettività più che verso la materialità dei
beni e alle relazioni collaborative più che alle competizioni, alle
affermazioni, ai successi.
Infine, di fondamentale importanza resta il desiderio dei ragazzini
di avere i nonni viventi e il timore che essi possano star male o
morire. E, di conseguenza, l’impegno a voler, anche solo
magicamente, guarire tutti gli anziani da ogni male.
Genitori non necessariamente più belli o più ricchi, dunque, ma più
uniti e armonia in casa. E un consistente 19% di bambini che
vorrebbe fratelli e sorelle, quando ci si sarebbe potuti aspettare
piuttosto il contrario, magari per timore di vedere, con gelosia, i
propri spazi occupati. Certamente il bisogno di non essere soli, di
vivere in compagnia di altri bambini, di amare e di essere amati, è
alla base di questa esigenza.
30%
20%
21%
19%
22%
10%
10%
8%
9%
5%
1%
0%
avere più
fratelli e
sorelle
10
nonni
viventi
maggior
armonia
pochi
litigi
genitori
non
separati
benessere animale
economico domestico
buona
salute
permettersi
giochi
abiti
viaggi
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IL DECALOGO
DEI BAMBINI
Se volessimo inventare dieci regole ascoltando ciò che hanno detto
i bambini, potremmo elencare:
1
2
3
4
5
L’amore è il bene più prezioso
6
Voglio essere accettato così come sono
7
I litigi non devono coinvolgermi,
perché ho paura delle guerre dei grandi
8
Non voglio stare solo!
Nella vita bisogna avere dei compagni di viaggio,
possibilmente dei fratellini
Non mi fate sempre aspettare i vostri tempi…
mi annoio e mi sento trascurato
Amate gli animali e la natura
9
La pagella non è la cosa più importante
Ricordate il diritto di frequentare i nonni
10
Aiutatemi a trovare tempi e luoghi per giocare
Crediamo fermamente che queste parole vadano ascoltate, non certo
evitando la separazione di una coppia se i genitori non stanno più
bene insieme, al punto di far vivere, quotidianamente, la loro
conflittuale relazione quotidianamente ai bambini; o, pensando di
mettere al mondo fratellini e sorelline, per tenere compagnia al
proprio figlio unico se già non si sente di poter assolvere
all’impegno quotidiano che allevare anche un solo bambino
comporta. La risposta a queste richieste sta, invece, a nostro avviso,
nella consapevolezza e nella capacità degli adulti di assumersi la
responsabilità di rimanere “comunque” coppia genitoriale. Ovvero
coppia genitoriale “per sempre”, poiché genitori si resta anche dopo
il divorzio e “dai figli non ci si separa”!
Allorquando questo accade, i bambini pagano in modo traumatico
e drammatico l’irrisolta conflittualità che affligge le relazioni degli
adulti.
In ogni parte d’Italia
In ogni parte d’Italia, allievi, volontari, colleghi e collaboratori della
Fondazione Movimento Bambino, hanno, poi, coinvolto questi
piccoli con giochi e disegni, con questionari e interviste, per capire
veramente quali fossero, per loro, le cose più importanti, in cosa
credessero e quali fossero le loro preoccupazioni.
Ciò che è emerso è un quadro sorprendente: bambini spaventati da
litigi e conflitti, bambini con un’etica ben decisa, capaci di porre
gli affetti sempre al primo posto, con paure ed insicurezze da
affrontare, alla ricerca di adulti amorosi e disponili, in grado di dare
loro aiuto e protezione.
I bambini, infatti, hanno bisogno di vedere alleanza tra gli adulti
loro parenti, non riescono a contenere e a comprendere i loro
perpetui conflitti poiché tali contrapposizioni feriscono la loro
mente e il loro cuore.
14
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LE PAURE DEI BAMBINI
E COME AFFRONTARLE
5 soluzioni per 5 diffuse paure
Le paure più frequenti, di cui parlano, in questa ricerca, i bambini e gli
adolescenti intervistati, sono:
La paura che i genitori si separino
La paura della pagella
La paura di non essere amati come il fratello
La paura della guerra
La paura dell’inquinamento
A volte i bambini
sembrano sperduti come
Pollicino e i suoi fratelli
nel bosco della vita, di
fronte a realtà che ancora
non conoscono. Hanno
paura di ciò che, a loro,
appare incomprensibile,
incontrollabile e, perfino
doloroso.
Noi possiamo aiutarli!
La paura che i genitori si separino e venga distrutto il loro nido,
luogo di protezione e di amore, viene espressa con ansia da
separazione, con mille domande e preoccupazioni che sorgono ogni
volta che il bambino “fiuta” aria di litigio…
Cosa fare?
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E’, anzitutto, importante riconoscere la paura del bambino e rassicurarlo,
spiegandogli che i momenti di conflitto in una coppia non sono
necessariamente il preludio della rottura, ma un modo, a volte un po’
troppo brusco, di interagire. Se poi, la rottura è reale e i genitori si
separano i bambini devono essere informati, ascoltati e sostenuti,
tenendo conto della loro età e della loro sensibilità. La divisione dei
genitori può essere vissuta nei modi più diversi e di certo non è la stessa
cosa affrontare questa esperienza a due, sei, dieci anni di vita, perché
ogni età porta con sé problematiche e risorse diverse, con cui gli adulti
devono sapersi confrontare per comprendere le emozioni, i bisogni, le
paure che i bambini provano nei confronti dei “distacchi”.
La paura della pagella
Nessun bambino avrebbe paura di riportare una pagella a casa se
non venisse poi sgridato o castigato per i voti modesti o insufficienti
o se non si sentisse dire, come a volte avviene: “Potevi fare di più!”.
E’ il giudizio, il rimprovero, la svalutazione, la penalizzazione e,
perfino, l’indifferenza degli adulti rispetto ai risultati del suo
quotidiano lavoro scolastico, a ferire il bambino. I bambini non
dovrebbero ricevere voti da nessuno. Dovrebbero, invece, essere
educati a votare, ovvero a valutare, con l’aiuto degli insegnanti e del
gruppo dei pari, le competenze acquisite con il lavoro scolastico.
Soluzione: Un comportamento efficace da parte dei genitori è
quello di dare al proprio figlio un feedback reale sulla sua situazione
scolastica, sottolineando e valorizzando ciò che ha fatto di buono,
stimolandolo a correggere ciò che può essere migliorato e/o meglio
destreggiato e, infine, rassicurandolo con il sostegno,
l’incoraggiamento e l’approvazione, che comunque gli verranno dati.
Da parte degli insegnanti, invece, un comportamento efficace
sarebbe quello di lavorare, insieme agli allievi, per valutare, con
loro, il grado di competenza raggiunto.
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La paura di non essere amati come il fratello. A volte il fratello più
grande sembra irraggiungibile, in tutto quello che fa e vive, a volte la
gelosia è, invece, per il fratello più piccolo che sembra portare via
l’amore dei genitori che fino a quel momento non avevano occhi che per
il loro unico figlio….
I bambini possono apparire ambivalenti e contraddittori: quando sono
figli unici esprimono, spesso, il desiderio di avere la compagnia dei
fratelli, ma quando il fratellino nasce, all’attesa si sostituisce il timore
che questi occupi tutti gli spazi fisici e affettivi della famiglia.
Ancora: disegnare, scegliendo i “colori della gelosia”, scrivere, o
drammatizzare; inventare storie e racconti sul tema della gelosia,
prendendo spunto magari da grandi storie già scritte (vedi Otello, ecc.)
per parlarne e riflettere.
Tutto ciò può aiutare a elaborare, con maggiore o minore successo, il
desiderio “impossibile” di essere l’unico oggetto d’amore dei nostri
amati (da Manuale anti-ansia per genitori – Elena Mora intervista M.
R. Parsi – Ed Piemme Milano 2000).
Due preoccupazioni collegate…
La gelosia è un istintivo fuoco primordiale che infiamma il nostro cuore
e i nostri pensieri da sempre, sin dall’inizio, ovvero da quando
vogliamo l’assoluto possesso del nostro primo tesoro: la mamma.
Ma, ben presto, ci accorgiamo che lei non è sempre con noi e non è tutta
nostra; papà e fratelli divengono, allora, i nostri primi pericolosi e
potenti rivali in amore.
Che cosa aiuta veramente bambini e adulti a esorcizzare la gelosia?
Anzitutto, il poterne parlare, il poterla accettare sentendosi
compresi e affettivamente contenuti. Già questo permette di entrare
in contatto con la paura, l’ansia, il dubbio, l’angoscia di sentirsi
abbandonati, la rabbia che dà sostanza e alimenta la gelosia.
La paura della guerra. È la paura che tutto il loro mondo, percepito
come fragile, venga distrutto da qualcosa di più grande ancora,
qualcosa di incontrollabile e devastante.
La paura dell’inquinamento e del non rispetto dell’ambiente. La
natura rappresenta per i bambini un’estensione della figura materna.
La natura è il luogo della sperimentazione e della possibilità di crescere
protetti e amati, rappresenta la capacità di accogliere ed essere accolti
con amore e “naturalezza”.
Altro conforto può essere costituito dal fatto
di poter “socializzare” questo disagio,
verificando in gruppo, cioè con altri bambini
(e/o con altri adulti), che appartiene anche ad
altri; che è un’esperienza condivisa.
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19
Come affrontarle
Nel caso della paura della guerra o dell’inquinamento è necessario
rassicurare il bambino che il mondo che lo circonda, per quanto non sia
totalmente accogliente e sicuro, non verrà certamente distrutto dalla
guerra e dall’inquinamento perché ci sono risorse e persone che lottano
responsabilmente e quotidianamente ottenendo buoni risultati per
difendere la Terra e tutelare i bambini di tutto il mondo e il loro futuro.
E, poi, si cercherà anche di individuare, con il bambino, altri eventuali
motivi di stress che possono averlo portato a sentirsi immerso in un
ambiente così minaccioso. Si può sostenere il bambino nello stabilire
un contatto con la natura e il proprio ambiente sociale e mostrare e
spiegare, con sincerità, i lati positivi e negativi di quel che accade
intorno a lui.
Ricordando che…
Molto spesso i bambini manifestano paure: non sempre si tratta di
quelle che abbiamo già illustrato ma, in ogni caso, dobbiamo ricordarci
che, da bambini, è normale provare paura, anzi, addirittura necessario.
Le paure rappresentano, infatti, una tappa importante dello sviluppo
psicologico ed emotivo dei bambini, uno dei modi che il bambino ha
a disposizione per esprimere, anche a livello simbolico, le difficoltà
naturali che incontra quando deve separarsi da ciò che conosce già per
affrontare ciò che non conosce, per distaccarsi e fare nuove esperienze,
anche dolorose.
È questo un significato di tipo generale, per il quale ogni paura,
specialmente per i più piccoli, è, in fondo, riconducibile all’ansia della
novità e della separazione dalle figure di riferimento. Per i più grandi,
invece, dobbiamo riconoscere che le ansie sono collegate a stimoli
provenienti dall’ambiente esterno.
Così, la paura della pagella riguarderà per lo più bambini con genitori
molto esigenti o addirittura punitivi, mentre la paura che i genitori si
separino potrà derivare dalla percezione di una conflittualità familiare.
La cosa più importante, come sempre, è lasciare che i bambini
esprimano liberamente le loro emozioni, attraverso il racconto, la
scrittura, la drammatizzazione, la poesia, il disegno oppure mettendole
in scena con l’ausilio di carta, forbici, colla, colori, musica, così da
poter inventare filastrocche, racconti, spettacoli. Così, venute alla luce,
grazie all’aiuto di adulti amorosi e competenti, quelle emozioni, quelle
fantasie, quelle paure, e perfino, quei traumi, appariranno, più facili da
affrontare.
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LA FILANTROPIA
BAMBINA
Condivisione ed amore legano i bambini italiani ai coetanei che
vivono in condizioni di disagio, sia nel nostro Paese sia negli altri
Paesi del mondo, poiché la filantropia e il pensiero della pace sono
profondamente radicati nei loro piccoli cuori. I bambini ci hanno
parlato di pace, con semplicità, forza e fantasia.
Vorrebbero avere i “superpoteri” e i “fantagenitori”, non tanto per
fare esperienze strabilianti, quanto per sentirsi protetti , proteggere
e far stare bene tutti i bambini del mondo.
Ci hanno raccontato quanto sia importante per loro giocare senza
litigi, ci hanno parlato di magie alla Harry Potter e dell’importanza
di avere nonni in salute, mescolando, con arte, l’immaginazione più
generosa con la più saggia delle concretezze.
E, quando hanno voluto esser concreti davvero, hanno chiesto tanti
soldini per aiutare il terzo mondo e far cessare tutte le guerre.
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IL BULLISMO
BAMBINO
Anche i bambini, a volte, si comportano da piccoli prevaricatori:
rubare una merenda, una matita o un gioco; picchiare un bambino/a
più debole; umiliarli, schernirli davanti agli altri; minacciarli,
spaventarli, sono gesti che non vanno sottovalutati poiché, di solito,
maturano nella mente e nel cuore di ragazzi frustrati e a loro volta
aggrediti.
Il “piccolo bullo” è, infatti, sempre e comunque, un bambino in
gravi difficoltà fisiche e psichiche legate, certamente, anche
all’ambiente familiare e sociale nel quale sta crescendo.
Magari ha assistito a violenze domestiche, a gesti di disprezzo
rivolti verso un genitore e/o verso di lui, e/o verso i suoi fratelli.
Oppure è stato coinvolto in conflitti improntati a crudeltà mentale
all’interno della famiglia o nell’ambiente nel quale vive.
Così, ora, mette in scena a scuola, rendendo vittime altri bambini,
le stesse violenze che ha patito, le moltiplica, replicandole contro
altri bambini, per sfogare ed esprimere il suo dolore. E si identifica
non più con la vittima ma, bensì, con il potente aggressore.
Il “bambino bullo” è dunque cresciuto in un contesto educativo,
dove le azioni aggressive vengono considerate “gesti di coraggio”:
ecco perché gli operatori della Fondazione Movimento Bambino
coinvolgono sempre le famiglie quando si trovano davanti a un
bambino che morde, picchia, ruba, mente. Perché un “bambino
bullo” non è mai cattivo, è sempre confuso, ferito e certamente si
sente solo.
A cosa fare attenzione
Alcuni comportamenti possono essere la “spia” degli abusi patiti da
bambini, vittime di bullismo. Quei comportamenti segnalano, infatti, la
possibilità che un bambino o una bambina siano stati aggrediti e/o
minacciati e non abbiano potuto reagire o rivelare il loro segreto: un
inspiegabile, improvviso peggioramento nel rendimento scolastico, un
rifiuto netto di andare a scuola o di frequentare luoghi di divertimento
e di incontro con altri bambini prima abitualmente frequentati [centri
sportivi, giardini pubblici, parrocchie, doposcuola etc. ], perdita di
appetito, incubi notturni, tic, somatizzazioni, etc.
Bisogna fare anche attenzione ai disegni dei bambini, ai loro racconti,
alle cose che ci rivelano, che possono comunicare, magari, solo piccoli
frammenti di quel che è avvenuto e che li ha traumatizzati.
Cosa fare
Un bambino con una salda autostima e un caldo ambiente familiare
non avrà difficoltà a chiederci aiuto: creiamo, perciò, attorno a ogni
bambino i presupposti giusti perché provi fiducia verso se stesso e verso
di noi. Se ci parla, potremo intervenire coinvolgendo le famiglie dei
piccoli bulli, parlando di ciò che succede, trovando soluzioni concrete
e individuando modi per aiutare i bambini a comunicare tra loro senza
violenza. Se, invece, resta tutto inespresso, non sarà facile per i bambini
uscire da soli da questo problema.
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BAMBINI DIPENDENTI O
BAMBINI AUTONOMI?
I bambini ci hanno raccontato che hanno bisogno delle persone a cui
vogliono bene: ne sono consapevoli e lo dicono senza paura.
Si mostrano senza timore, non si nascondono, non nascondono le
loro emozioni e i loro pensieri di fronte a nessuna delle nostre
domande e anzi sono lieti di donarci i loro disegni, i loro racconti,
le loro frasi, le loro piccole opere.
Pensiamo che dentro questa spontanea, generosa capacità, dentro
questa sapiente competenza a voler bene, ad amare, che è propria
dei bambini; dietro la loro facilità a svelare i sentimenti che si
muovono o che si agitano dentro di loro, ci sia il bisogno di amore,
il richiamo, la sottolineatura della propria fragilità di bambini, della
propria dipendenza, delle quali gli adulti debbono prendere atto per
dare sempre risposta alla necessità dei piccoli di avere, solidi e
altrettanto generosi, punti di riferimento affettivi ed educativi.
Vero è che i bambini sono al centro della vita familiare che ne
stimola, ne promuove e, nella stragrande maggioranza dei casi ne
valorizza innanzitutto la ricerca di autonomia, fin dai loro primi
anni di vita.
Ma le risposte dei bambini sottolineano, con urgente chiarezza, che
tale autonomia deve essere gradualmente conquistata step-by-step.
I bambini non debbono essere spinti alle necessità, dalle
aspettative e dai tempi degli adulti a diventare precocemente
“grandi”. I tempi dello sviluppo, le loro fasi di crescita fisiche,
affettive, psicologiche debbono essere conosciute, riconosciute,
considerate, rispettate, valorizzate.
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I bambini intervistati tra gli 8 e i 10 anni, chiedono, anzi, alla realtà
del mondo, magiche cose impossibili per l’ottenimento delle quali
si illudono e piangono.
La loro immaginazione cerca di controllare la realtà che li circonda
e di contrastarne aspetti che, invece, crescendo, essi dovranno
accettare attraverso perdite, ridimensionamenti, lutti, rinunce,
adattamenti, trasformazioni.
Le emozioni bambine, però, non sono espressioni solamente di
fragilità, bensì manifestazioni del bisogno di sperimentare, di
conoscere, di inventare, di giocare, di creare che costituisce la vera
forza dell’essere e del rimanere bambini.
I medesimi sentimenti, valori, bisogni, espressioni, fantasie,
creatività, capacità di inventare, di imbizzarrirsi, di sfrenarsi, di
indignarsi, di sfidare, in poche parole, di “giocare a creare” sono
energie talvolta sepolte ma incandescenti che troppe volte gli adulti
hanno imparato a far tacere dentro di loro.
Per fortuna, si tratta, del “silenzio imperfetto” del bambino interiore
che è in attesa dentro ciascuno di noi, pronto, a riemergere, ad
esprimersi, a creare.
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PERCHÉ VIENE VOGLIA
DI AVERE
UN FIGLIO PERFETTO
Le aspettative dei genitori
Le ricerche condotte in Italia sui rapporti tra genitori e figli
evidenziano quanto ogni bambino rispecchi, nel suo
comportamento e nelle sue scelte, il modello familiare a cui
appartiene. L’osservatorio della Fondazione Movimento Bambino
ha posto un’attenzione particolare ai nuovi modelli relazionali
emergenti, culturalmente e socialmente orientati, che pongono il
bambino al centro della vita familiare, protagonista delle dinamiche
relazionali e, quindi, più esposto, sia in senso positivo ma anche
negativo, alle pressioni affettive e ai bisogni emotivi, spesso
compensatori, dei genitori.
Non si rendono conto, invece, che, nell’identificarsi pienamente
con i figli, nel rivedere acriticamente riflesse in loro le proprie
necessità infantili, perdono completamente di vista i reali bisogni
dei figli e l’unicità della loro identità (da “La fatica di essere
speciali” di Angela Gangeri).
L'adesione al modello testimonia la capacità adattiva e di
apprendimento del bambino ma rappresenta anche la generosa
risposta affettiva alla richiesta genitoriale: "Ti ameremo a patto che
tu sia come vogliamo noi".
La cultura che accompagna la famiglia bambino-centrica vede il
piccolo “soggetto e oggetto” di puntuali attenzioni e meticolose
cure. Ciò che spinge i genitori ad adottare un programma educativo
indirizzato alla sicura "riuscita" sociale è spesso il bisogno di
realizzare le proprie aspirazioni anche attraverso i figli.
Alcuni adulti, poi, delegano soprattutto ai propri bambini il compito
di trasformare in realtà i sogni e le aspettative della propria infanzia
o giovinezza, che possono essere stati ostacolati dai loro genitori
poco attenti o autoritari. Questi genitori credono fermamente di
aiutare i propri bambini nella realizzazione di se stessi, perché
consentono loro “di fare tutto ciò che essi non hanno potuto fare”.
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Cosa si aspettano i bambini dai genitori
La premessa dell’intero protocollo/decalogo delle dieci cose che i
genitori e adulti consapevoli dovrebbero oggi conoscere per
adempiere al comandamento “Onora il Figlio e la Figlia” è la
comprensione che quello che possiamo dare ai Figli consiste
soltanto in due cose:
RADICI e ALI, come dice un antico proverbio canadese del
Québec.
Radici per trarre l’energia necessaria a vivere e a crescere, per poter
essere stabili, forti, integrati nell’ambiente familiare e sociale che li
circonda.
Ali per essere autonomi, liberi, per volare in alto, attirati dalla luce
del sole, nel cielo della piana autonomia e della realizzazione
personale, dell’incontro con gli altri, del confronto, della spiritualità
e del futuro che doneranno a loro stessi e al mondo. Poiché il loro
futuro è il futuro del mondo.
LE RADICI
• La radice della vita è l’amore
• L’amore non si compra e non si vende: si riceve gratuitamente
• La vita di una famiglia si radica nella generazione dei nonni.
• I genitori devono impegnarsi per stare bene, per essere basi sicure.
• La base sicura si costruisce anche curando i rapporti.
LE ALI
• Per poter volare un bambino deve essere rispettato nella sua
specificità.
• Per poter volare il bambino deve giocare.
• Il secondo nido dei bambini è la scuola.
• I bambini non devono essere posti di fronte a preoccupazioni
economiche che non possono comprendere.
• Per poter volare, i bambini devono ricevere un’educazione alla
spiritualità.
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ALCUNE DOMANDE
E LE RISPOSTE
CHE HANNO RICEVUTO
La lampada di Aladino
“Se, come per magia, dovessi ritrovarti nella caverna dove Aladino
trovò la lampada magica e tu stesso avessi la possibilità di
sfregarla, al cospetto del Genio quali tre desideri esprimeresti?”
I bambini hanno risposto appellandosi alla fantasia: hanno chiesto
al Genio di dare loro i “superpoteri” e “due fantagenitori per
risolvere i problemi del mondo”. Qualcuno vorrebbe essere già
grande e qualcuno vorrebbe essere un medico magico che cura
“senza far male” tutte la malattie del mondo!
Se guardiamo, invece, i desideri realizzabili, la prima categoria ad
essere rappresentata è la filantropia. Oggetti e giochi sono
desiderati, ma vengono dopo la voglia di fare del bene e di portare
la pace. Seguono, poi, desideri concretissimi, concernenti la
famiglia, una casa più grande. E, poi, i bambini magicamente
vorrebbero riportare in vita le persona defunte o, nel concreto,
“guarire la nonna e la mamma”. E ci sono anche molti riferimenti
religiosi e testimonianze della profonda esigenza di spiritualità dei
bambini.
Al genio della lampada, per se stessi i bambini, chiedono cose anche
divertenti: di saper parlare con tutti gli animali, di poter esplorare
ogni luogo del mondo anche il più inaccessibile, di volare come gli
uccelli, di viaggiare e, “soltanto” il 2% di “fare ciò che si vuole e
non studiare”. In percentuale pochi bambini esprimono desideri
materiali ed economici. Evidentemente per i bambini non sono il
denaro e gli oggetti i veri valori con cui misurare la vita. Non sono
i soldi o le cose ad accendere i loro pensieri e sogni: il denaro, ad
esempio, lo distribuirebbero volentieri ai genitori o ad altri bambini,
che sentono come ingiustamente meno fortunati.
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Colpisce, dunque, il bisogno di utilizzare il denaro soprattutto per
dare benessere ai propri cari o anche a persone che sono bisognose
d’aiuto. Come dire che i soldi li devono gestire i grandi per
prendersi cura delle necessità della famiglia e, di conseguenza, dei
bambini. Pochi sono, infatti, quelli che chiedono di poter comprare,
accumulare, esser ricchi. Se vincessero tanti soldi alla lotteria, ecco
allora cosa ci vorrebbero fare:
Comprare una casa più grande,
più bella di quella in cui vivo
25%
Comprare delle belle macchine, moto
5%
Riempire la casa di giocattoli costosi
7%
Comprare gli ultimi ritrovati della tecnologia
9%
Dare una grossa cifra in beneficenza
magari ai bambini poveri
36%
Comprare abiti di marca
5%
Fare regali alle persone amate
5%
Viaggiare
2%
Fare ciò che si vuole e non studiare
2%
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Il bambino e la diversità
Le ali della spiritualità
“Se nella tua classe, arrivasse un nuovo compagno dal colore della
pelle diverso del tuo o proveniente da un'altra nazione, lo vorresti
come tuo amico?”
E’ evidente l’attenzione che i bambini danno alla spiritualità: in
questa, come in altre occasioni, i bambini hanno manifestato la loro
propensione a dare risposte che sfiorano il sacro con naturalezza.
Dove il bambino non arriva con la logica, spesso ricerca una
risposta che trascenda la realtà, ovvero un risposta mitica, al confine
tra spiritualità e magia.
Il 93 % dei bambini dice di si. E avrebbe da domandargli tantissime
cose, tra le quali spiccano le seguenti tre, che raccolgono quasi il
sessanta per cento del totale delle risposte.
Le tue preghiere sono uguali alle mie?
18%
Quali sono i giochi che preferisci?
19%
Com'erano i tuoi precedenti compagni di scuola? 18%
Attenzione ai giochi, anzitutto, vale a dire a ciò che si può fare e non
fare insieme. Attenzione a com’erano i precedenti compagni dei
loro amici stranieri e molta curiosità, dunque, per chi è diverso, per
i luoghi dai quali proviene, per le persone che ha frequentato, per
le esperienze che ha fatto.
Per superare le angosce più profonde, come l’angoscia di morte, la
perdita dei propri cari, la fine dei legami e degli affetti, i bambini
hanno bisogno di risposte che tutta l’esperienza e la giustizia degli
uomini non sono in grado di dare loro. Per questo, ed anche per
assolvere al bisogno di bontà e di trasformazione in bene, per
ostacolare il male che essi, pure, vedono fare intorno a loro, i
bambini, proprio come i primitivi, con la stessa forza, con la stessa
speranza, con la stessa apertura e determinazione ricercano il
Divino.
E agiscono rituali con i quali invocare la forza e la potenza del Bene
contro ogni paura, minaccia, dolore.
I bambini, peraltro, sono una cassa di risonanza delle diffidenze,
delle preoccupazioni, delle chiusure degli adulti e, però, sono
curiosi e desiderano esplorare, soprattutto attraverso il gioco e i riti
in comune, la realtà degli altri e del mondo che li circonda.
Tra i giochi, l’amore per la tecnologia si fa sentire quasi in ogni
risposta sia delle bambine che dei bambini, tra i quali non vi è
significativa differenza nell’utilizzo di giochi tecnologici.
Comunque, le bambine, sono orientate più verso le relazioni amicali
piuttosto che verso l’attività ludica in solitudine, come quella
favorita dalle nuove tecnologie virtuali.
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35
La scuola
Sono mutate nel tempo le paure legate ai voti scolastici e al loro
valore.
Avere un bel voto è pur sempre una piacevole carezza, un
riconoscimento dovuto e ambito mentre il bambino muove i suoi
giornalieri passi nella conquista del sapere; ma soltanto alcuni
bambini sentono come pressante il bisogno di eccellere “a tutti i
costi”, per soddisfare anzitutto le aspettative di genitori.
Sono, spesso, quei bambini che i genitori vorrebbero “perfetti”. Gli
altri, invece, reclamano a gran voce una scuola dove si possa restare
il pomeriggio a fare sport e attività artistiche e, nella quale ci sia,
anche, una bella mensa per mangiare insieme. Infatti, la quarta
risposta data dai bambini, pensando a come dovrebbe essere la
scuola, recita: “avere anche una mensa dove si mangia bene”.
Questo sembra essere un dato molto forte: per i bambini,
evidentemente, stare a tavola è un rito collettivo che ha un grande
valore.
Una nuova scuola dovrebbe essere...
Con molte attività sportive ed artistiche
34%
Con insegnanti che non siano molto severi
16%
Con tanti spazi verdi
5%
Con tanti giochi, altalene, scivoli, e così via
5%
Dove gli alunni possono scegliere materie
di proprio interesse
6%
Con pochi alunni per classe
1%
Con poche ore di lezione e molto tempo
per la ricreazione
2%
Con molte stanze per riposare contenenti
televisione e poltrone
4%
Dove ci sia la possibilità di imparare giocando
13%
Con una mensa dove si mangi bene
12%
Varie
2%
Innegabile una propensione “montessoriana” dei bambini che
prediligono, ovviamente, una pedagogia che parli la loro lingua,
utilizzando il codice del gioco più che quello del voto.
Bisognerebbe, rispettare, invero, dunque, la loro volontà di
“imparare giocando”! Bisognerebbe favorire, in ogni modo, una
“scuola ludica” a misura di bambini!
36
37
Mangiare insieme
Infine, parliamo di bellezza
Ai bambini piace molto condividere il momento del pasto, sono
lieti di guardare ciò che c’è nel piatto dell’amichetto e di
intrattenersi in gruppo scambiando parole, cibo, scherzi.
Quando il bambino descrive il proprio eroe preferito o inventa un
personaggio che gli piace, mette, ai primi posti, tra le sue qualità,
quasi sicuramente, insieme alla forza e ai super poteri, la bellezza.
La Fondazione Movimento Bambino vuole allora lanciare un
appello: che i bambini non mangino mai in solitudine!
La bellezza è percepita come qualcosa di estremamente importante,
significativo.
Ed è importante, l’educazione alimentare, soprattutto a scuola,
come cura di se stessi, come valorizzazione della propria persona,
come diritto al benessere e al crescere bene. E’ necessario, infatti,
operare anche nel senso di una prevenzione psicologica dei disturbi
alimentari e dell’obesità!
Un bene irrinunciabile che fa da garanzia al buono.
I bambini di oggi, poi, sono anche pressati dal problema di poter
ingrassare, soprattutto le bambine, poiché viviamo in una società
che annette all’aspetto estetico un’infinità di valenze e affida alla
bellezza il compito di garantire la bontà e le risorse della vita.
40%
35%
30%
20%
18%
20%
10%
5%
5%
5%
2%
3%
1%
3%
0%
bello/a
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super
poteri
molti
amici
ricco umorismo ammirato famoso mangiare artista
tutto
abiti
firmati
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Quando il bambino
non si piace
Così capita, a volte, che il bambino non si piaccia, non accetti il
proprio aspetto e il proprio modo di essere poiché si sente “diverso”
dai modelli estetici che la società intorno a lui propone o perché gli
sguardi che si posano su di lui non contengono l’amore,
l’approvazione, l’accettazione piena ed incondizionata che aiutano
a crescere.
Come dire: “la bellezza è, anche e soprattutto, negli occhi di chi ti
guarda e ti trova bello comunque e sempre perché ti ama”.
Così, alla base della loro accettazione di se stessi, possono esserci
problemi familiari oppure il rifiuto da parte del gruppo dei pari o di
un insegnante o di chiunque costituisca, per il bambino, un punto di
riferimento. Riconoscere il problema non è sempre facile: nei casi
migliori, il bambino ne parla apertamente ma, il più delle volte, il
disagio è rilevabile proprio nei comportamenti che il bambino mette
in atto, tra i quali: atteggiamenti di chiusura, di aggressività, di
distruttività a casa e a scuola; disturbi dell’alimentazione e del
sonno, il rifiuto della scuola e della compagnia degli amichetti.
Spesso i bambini si sentono insoddisfatti di sé stessi perché, in
realtà, sperimentano la fatica di cambiare, di crescere e si
percepiscono come inadeguati.
Se il bambino sperimenta la frustrazione di non piacersi è
necessario aiutarlo a riconoscere le sue qualità positive, così che
egli sia pienamente consapevole delle sue possibilità, del risultato
che i suoi sforzi possono avere e, anche, delle tante competenze che
si acquisiscono, proprio, attraverso le prove, gli errori, gli
insuccessi.
Tale sostegno consentirà al bambino di sentirsi compreso, accettato
e valorizzato in quegli aspetti della sua personalità che più possono
contribuire allo sviluppo armonico della sua crescita.
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Ma perché la bellezza è così
importante?
Differenze nord sud
“Non la forza ma la bellezza, quella vera, salverà il mondo”, così
scrive un grande letterato russo dell’800, Fiedor Dostoevskij.
La geografia non sembra incidere più di tanto sui desideri e sui
valori dei bambini italiani poiché, in fondo, come si è detto: un
bambino è un bambino, ovunque e comunque!
Ed è vero: la bellezza interiore che è, poi, amore esteriore e guida
ad armonizzare visivamente, acusticamente, esteticamente le
relazione con gli altri, con noi stessi con l’ambiente intorno a noi,
è più forte di ogni cura.
Molti tra i bambini intervistati nel nord Italia vorrebbero avere in
casa un animale con cui giocare, rivelando un’esigenza di contatto
con il mondo della natura e degli animali, significativo se si pensa
alle grandi città nelle quali quei bambini intervistati, vivono.
Sono attratti dalle nuove tecnologie e, in generale, appaiono
portatori di desideri e fantasie irrealizzabili, mostrando grande
creatività più che tendenza a illudersi: la fantasticheria, nel
bambino, è indice dello sviluppo interiore nonché del desiderio e
della spinta al cambiamento e alla crescita.
I bambini meridionali intervistati appaiono, invece, più realistici e
concreti, più attenti alle realizzazioni possibili nel loro futuro, più
determinati, curiosi, istintivi. E desiderano impegnarsi per costruire
una vita che soddisfi pienamente i loro sogni, le loro aspettative
e i loro bisogni.
La bellezza è terapeutica: sostiene, aiuta, armonizza l’espressione
di quel che un bambino (e ogni persona) ha dentro e l’aiuta a
veicolare i propri sentimenti fuori di sé, per il rapporto con gli altri.
La bellezza è negli occhi della madre che allatta il suo bambino.
E’ il primo sguardo dell’innamoramento madre-figlio: lo sguardo
della vita che alimenta sé stesso con la “bellezza” di un messaggio
d’amore che dà identità.
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I BAMBINI
E LA TELEVISIONE
In un’epoca caratterizzata dal virtuale, nella quale i giochi sono
diventati videogiochi e gli sms hanno preso il posto dei bigliettini
passati di nascosto sotto al banco, i bambini, tra tutti i media,
sembrano prediligere ancora la “vecchia, cara” televisione.
Affascinati dai personaggi dei cartoni e delle fiction, passano molte
ore al giorno davanti allo schermo, spesso in solitudine.
La televisione è la loro compagnia. Ciò li rende indubbiamente
“fruitori passivi”, ovvero “fumatori passivi” di immagini, contenuti,
idee, parole che difficilmente possono elaborare, contestualizzare,
digerire. E’ ormai dimostrato, poi, che, per far sviluppare la parte
più creativa delle loro menti, che risiede nell’emisfero destro del
cervello, occorre il confronto e lo scambio con gli altri. Non basta
che siano “altri virtuali”: devono essere persone vere, non
personaggi o videogames, ma bambini in carne e ossa: non cartoni
animati.
Se, dunque, i programmi televisivi emozionano i nostri bambini e
fanno loro passare qualche momento di distrazione, resta
fondamentale occuparsi del fatto che la tv non diventi una babysitter cui affidarli.
Anche se riusciamo, infatti, a far vedere loro programmi ben
concepiti, privi di violenza e carichi di valori positivi, nulla può
sostituire il gioco con i coetanei, poiché questo è il vero canale
espressivo di ogni bambino ed è un suo preciso diritto, sancito nella
Dichiarazione sui Diritti del Fanciullo dell’ONU.
40%
33%
30%
21%
20%
14%
12%
10%
6%
6%
4%
2%
2%
0%
TV
studio
uscite
gioco
in casa
gioco
fuori
casa
sport
video- computer giornalini
per ragazzi
giochi
1%
libri
Fonte: DOXA Junior 2005- Rilevazione invernale (ricerca eseguita per: De Agostini Editore; Disney Publishing
Worldwide; Fila - Fabbrica Italiana Lapis Ed Affini; Gruner und Jahr/Mondatori; MPG/Ferrero; MTV/Nickelodeon;
Telecom Italia; The Walt Disney Television Italia; Vodafone)
Il gioco è comunicazione attiva e non passiva, veicolo di fantasie e
desideri, possibilità di mettere in scena, elaborare e scaricare i
conflitti e di crescere. Ed è, soprattutto, stimolo a sviluppare il
cosiddetto “pensiero laterale”, ovvero la capacità che ogni bambino
ha, e che spesso si perde crescendo, di guardare le cose da ogni
angolatura, senza pregiudizi, con uno sguardo fresco e libero,
sempre pronti a trovare nuove soluzioni per la vita di tutti i giorni.
44
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IL PENSIERO BAMBINO
Il “PENSIERO BAMBINO” avverte l’esigenza di confermare e
rinforzare tutto ciò che ha valore per l’umanità intera: la libertà, la
giustizia, la solidarietà e il rispetto della vita, la possibilità per tutti
di crescere, di essere curati, studiare e lavorare; l’uguaglianza di
tutti gli esseri umani nella società del mondo senza discriminazione
di razza, sesso e religione; il sostegno e la priorità da riconoscere
alla famiglia, a una scuola accogliente e a luoghi spirituali , culturali
e sociali, rispettosi delle istanze multietniche.
Poiché è un pensiero olistico, creativo, innovativo, concreto che
contiene ed esprime esigenze, speranze, aspettative di positività
e di crescita.
Solo il “Pensiero Bambino”, vorremmo concludere, ha mostrato
ancora una volta quanto i bambini e gli adulti che li rispettano e che
coltivano il proprio bambino interiore, siano capaci di “dare anima
all’anima”, superando e attraversando ogni ideologia, ogni
divisione, ogni confine, ogni frantumazione di razza, ceto e
appartenenza sociale, ogni legame di fede, religione, clan.
I bambini sono bambini:
ovunque e comunque!
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L’ AMICIZIA OGGI
L’amicizia è, per i ragazzi tra gli 8 e i 14 anni, un sentimento
potente che dà loro energia, sicurezza, speranza. Per i più
grandicelli, poi, è il valore più importante, qualcosa di
essenziale, di indispensabile, perché in questa età mutano i
rapporti con la famiglia e matura il bisogno di separazione, di
differenziazione, di autonomia dalle figure parentali.
I ragazzi cercano negli amici un “doppio” per sentirsi più forti,
uno specchio che rifletta e consolidi l’immagine di sé, capace
di confortare e sostenere l’adolescente nella ricerca della
propria autostima e identità.
Per i più piccoli, l’amico è compagnia, è scambio, è fedeltà. E’
questa, infatti, l’età in cui scopriamo il bisogno di avere
l’amico del cuore,unico, esclusivo, speciale che, nei casi più
fortunati, ci accompagnerà nella e per la vita.
Con l’amico sperimentiamo sentimenti di intimità, di
appartenenza, di fiducia reciproca.
Ѐ un’esperienza indispensabile nello sviluppo infantile,
perché la conferma di affetto che restituisce l’amico, il suo
sceglierci quali confidenti, contenitori di piccoli e grandi
segreti, mitici compagni di gioco, ci fa sentire speciali e
importanti, alimentando la fiducia in noi stessi e favorendo in
noi la consapevolezza che si possano stabilire, anche al di
fuori dei rapporti familiari, legami affettivi profondi, caldi e sicuri.
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Oggi è cambiata molto la modalità con cui bambini e ragazzi
si scambiano intimità e confidenze con spontanea
immediatezza.
Grazie alle nuove tecnologie e all’abile uso di messaggini e
codici virtuali, che anche i più piccoli sanno fare, l’amico del
cuore lo puoi portare con te, “sempre in tasca!”. Il cellulare è
divenuto l’oggetto transizionale per eccellenza della seconda
infanzia e dell’adolescenza, e se l’orsacchiotto, nella culla,
ricorda la mamma, la sua morbidezza e il suo calore, questo
piccolo strumento ricorda, amplifica e dà voce agli amici, al
bisogno di confronto, di conforto, di sostegno, di contatto dei
nostri ragazzi.
Attenzione, però, l’uso eccessivo e ossessivo del cellulare può
segnalare senso di insicurezza e angoscia di solitudine,
mascherate in termini di gioco e di goliardico bisogno di
comunicare.