“Mystic River” di Clint Eastwood

Transcript

“Mystic River” di Clint Eastwood
Oratorio - Centro
Giovanile - Don
Bosco
via B. M. Dal Monte,
12 40139
BOLOGNA
Comune di
Bologna
Quartiere Savena
C.G.S. “Vincenzo Cimatti”
Progetto CINEMAINSIEME
in collaborazione col circolo ARCI Benassi
“Clint Eastwood”
Omaggio ad un grande regista
Un ciclo di tre storie rappresentative del lavoro di questo personaggio anche dietro la
cinepresa:
1. martedì 14 febbraio 2012 “Potere assoluto”
2. martedì 21 febbraio 2012 “Mystic River”
3. martedì 28 febbraio 2012 “Gran Torino”
2
martedì 21 febbraio 2012 ore 20:45
verrà proiettato, in sala audiovisivi dell’oratorio, il film
“Mystic River”
di Clint Eastwood
SCHEDA
titolo Mystic River
distribuito da Warner Bros.
Sean Penn (Jimmy Markum) [dopp. da
Massimo Rossi], Tim Robbins (Dave
Boyle) [dopp. da Stefano De Sando],
Kevin Bacon (Sean Devine) [dopp. da
Luca Ward], Laurence Fishburne (Whitey
Powers) [dopp. da Massimo Corvo],
Marcia Gay Harden (Celeste Boyle)
interpreti
[dopp. da Roberta Greganti], Laura
Linney (Annabeth Markum), Kevin
Chapman (Val Savage), Adam Nelson
(Nick Savage) [dopp. da Enrico Pallini],
Tom Guiry (Brendan Harris), Emmy
Rossum (Katie Markum), Eli Wallach
(venditore di liquori).
fotografia Tom Stern
musiche Clint Eastwood
sceneggiatura Dennis Lehane; Brian Helgeland
regia Clint Eastwood
produzione
USA,
2003
genere Drammatico
durata 2h 17'
Tre amici d'infanzia si ritrovano insieme dopo 25 anni, in occasione di un
drammatico evento, la morte della figlia adolescente di uno di loro. Il
trama
dolore ed il comune senso di solidarietà li spinge a mettersi, insieme, sulle
tracce dell'assassino..
Concorsi e premi
Questo film ha partecipato a:
•
•
•
76 edizione Academy of Motion Picture Arts and Sciences Awards (premio Oscar) (2004)
concorrendo nell* categori* miglior film dell'anno, miglior regia (a Clint Eastwood),
migliore attrice non protagonista (a Marcia Gay Harden), migliore sceneggiatura non
originale (a Brian Helgeland) e vincendo nell* categori* migliore attore protagonista (a
Sean Penn), migliore attore non protagonista (a Tim Robbins);
48 edizione David di Donatello (2004) concorrendo nell* categori* miglior film straniero;
60 edizione Golden Globe Awards (2003) concorrendo nell* categori* miglior film
drammatico e vincendo nell* categori* migliore attore protagonista in un film
drammatico).
Recensioni.
ACEC.
Soggetto: Da bambini Jimmy, Dave e Sean giocavano insieme per le strade di un quartiere periferico di
Boston. Ma un giorno Dave è stato prelevato da alcuni adulti, ha subito una terribile violenza e quando è tornato
Pag. 2 di 4
per lui e per gli altri niente è stato più come prima. Sono passati 25 anni. Ora la figlia diciannovenne di Jimmy
viene trovata morta e intorno a questo nuovo, tragico episodio i tre sono costretti a ritrovarsi: Sean, oggi
poliziotto, è incaricato delle indagini; Dave è il principale sospettato, avendo incontrato la ragazza in un locale il
sabato sera a tarda ora. Mentre Sean cerca di ricostruire i fatti, Celeste, moglie di Dave, si convince della
colpevolezza del marito e, disperata, lo riferisce a Jimmy. Costui, uomo dai modi energici e malavitosi, mette alle
strette Dave, lo fa confessare e poi lo uccide con un coltello. Più tardi Sean capisce che si é trattato di un fatale
errore. Gli assassini sono altri due ragazzi. Jimmy resta in libertà ma il rimorso di aver sbagliato resta dentro
come un incubo.
Valutazione Pastorale: 'Una tragedia americana' potrebbe essere il sottotitolo di questa storia dai forti
risvolti drammaturgici e psicologici. Il tema della 'violenza' così frequente e quasi connaturato alla vita americana
attraversa il copione come un inquietante filo conduttore, accompagnando i tre protagonisti dall'infanzia all'età
matura lungo un percorso che diventa snodo esistenziale, spinta non rinviabile verso scelte morali, atteggiamenti
etici, cambiamenti difficili. Il 'non uccidere' aleggia sullo svolgersi dei fatti nel contrasto quasi primordiale ma
centrale tra la coscienza della legge impersonata da Sean e l'istinto del malavitoso impersonato da Jimmy. Dave,
in mezzo, è quello che ha subito la violenza da piccolo e ora si rassegna a subirne una da adulto. Il passato
trascolora nel presente, il perdono si arrende di fronte alle difficoltà del comunicare, la famiglia non basta a
coprire i vuoti del dolore profondo. Così la giustizia, intesa come legge regolatrice della società, quando ormai è
troppo tardi, e la cattiva coscienza ha prevalso sul desiderio di pietà. Diretto con tensione narrativa e con
immagini di commozione da Clint Eastwood, il film è un amaro apologo sull'America contemporanea, sulle ferite
della follia che la ragione non è capace di rimarginare. Dal punto di vista pastorale, il film è da valutare come
discutibile, certamente problematico e adatto per dibattiti.
Morandini 2010.
Scritto da Brian Helgeland dal romanzo “La morte non dimentica” del bostoniano Dennis Lehane. C. Eastwood
continua il suo discorso sul lato oscuro della società statunitense con quella che definisce una "tragedia
americana", ambientata a East Buckingham, quartiere operaio di Boston (Massachusetts). Venticinque anni dopo
la violenza sessuale inflitta da due efferati pedofili a un ragazzino, avviene un'altra, più sanguinosa violenza che,
in modo diverso, coinvolge due dei suoi coetanei di allora, scopre le conseguenze innescate dalla prima e si
conclude con un terzo e, in un certo senso, ancor più tragico evento. Sangue chiama sangue in un intreccio di
elisabettiana crudeltà con un finale in sospeso che rifiuta ogni catarsi, come indica, ai limiti dell'irrisione, la parata
conclusiva del Columbus Day. Il fiume del titolo che, lento, bagna Boston e si porta via, ricoprendole, le tragedie
di uomini fragili e indifesi anche quando si atteggiano a forti, "traspone su un altro piano, indicibile e ineffabile,
l'orrore a cui la vita quotidiana di personaggi comuni ha dato impeto e voce." (F. De Bernardinis). Film cupo in
tutti i sensi, anche nella fotografia di Tom Stern. I suoi temi – perdita dell'innocenza, supremazia maschile con
coazione alla violenza, impossibilità di liberarsi del passato – non comprendono il dominio del fato e della
necessità, come nella tragedia greca, ma l'indecidibilità della presenza di un dio. È, insomma, un film laico: più
che la disperazione, sottolinea un dolore che diventa strumento di conoscenza dell'umana fragilità. Pur con
l'apporto dell'amico Lennie Niehaus, Eastwood, esperto musicofilo e pianista, è l'autore delle musiche. Oscar per
S. Penn, attore protagonista, e T. Robbins, non protagonista. Non protagonista?
Mereghetti 2011.
Boston: i ragazzini Jimmy Markum (Jason Kelly) e Sean Devine ( Connor Paolo) assistono al rapimento
dell’amico Dave Boyle (Cameron Bowen) da parte di un pedofilo. Venticinque anni dopo, Sean (Kevin Bacon),
diventato poliziotto, indaga sull’omicidio di Katie (Emmy Rossum), la figlia di Jimmy (Sean Penn). E Dave (Tim
Robbins), che patisce ancora il lontano trauma, si troverà un’altra volta solo, abbandonato e sospettato del delitto
anche dalla moglie Celeste (Marcia Gay Harden).La struttura del giallo raccontata nel romanzo di Dennis Lehane
vede due amici schierati su fronti opposti (il padre che cerca vendetta e il poliziotto che cerca giustizia) nel
giudicare gli atti dell’altro componente del terzetto.
La sceneggiatura di Brian Helgeland e la regia di Eastwood scavano più a fondo della trama poliziesca,
cancellando ogni possibile nostalgia per un’età mitica (la giovinezza dei protagonisti) e obbligando lo spettatore a
fare i conti con un destino che sembra impegnato soprattutto a distruggere il mito del sogno americano e del
diritto di ognuno alla felicità: le distinzioni tra bene e male sono incerte, l’innocenza forse non è mai esistita, le
colpe non si lavano e il passato non si cancella, la legge sbaglia e lo Stato non esiste, mentre la violenza ha
perso ogni funzione catartica.
Un quadro cupo e pessimista, straziante nella sua implacabile consequenzialità, che diventa ancor più disperato
nelle scene finali, ambientate non a caso il giorno del Columbus Day, quando la moglie di Jimmy, Annabeth
(Linney) novella lady Macbeth, dimostra che la sopraffazione e la omertà sono diventate ormai le regole del
vivere comune.
Eastwood firma per la prima volta da solo la colonna sonora (che include due canzoni scritte dal figlio Kyle).
Wallach è il proprietario del negozio di liquori. Fotografia di Tom Stern. Sei nomination e due Oscar: a Penn
come protagonista e a Robbins come non protagonista.
Pag. 3 di 4
Fabio Ferzetti (“Il Messaggero”, 24 maggio 2003).
Tratto da un romanzo di Dennis Lehane, 'Mystic River' riporta Clint Eastwood al respiro classico e ai grandi temi
delle sue opere maggiori, in testa 'Gli spietati': le catene della colpa, il passato che non passa, la rete di errori e
sospetti che propaga ineluttabilmente il male. Nessuno è del tutto innocente, ognuno nasconde segreti e zone
d'ombra. Tutti, perfino il padre, hanno contribuito in qualche modo alla morte della ragazza. Come dice a un certo
punto il poliziotto Kevin Bacon, 'è come se quel maledetto giorno fossimo saliti tutti e tre su quell'auto'. Il passato
non si cancella, scorrerà altro sangue innocente o quasi. Fino al disperato e per certi versi sconcertante finale,
che vede le vittime, condannate dalle loro stesse debolezze, punite due volte. Mentre a chi magari si è fatto
giustizia da sé vengono riconosciute tutte le attenuanti. Non da un tribunale, ma dai protagonisti stessi e dalle
loro famiglie. Morale ambigua che scatenerà il dibattito su questo film trascinante e imperfetto, dominato dal cast
e dalla magnifica ambientazione più che da una regia netta e vigorosa ma a tratti come soggiogata dal carico di
violenza e di pietà all'opera in questa 'tragedia americana'.
Tullio Kezich (“Il Corriere della Sera”, 24 maggio 2003).
Film lungo e avvincente , che si colloca fra le migliori riuscite di Eastwood. Ambientazione perfetta, ritmo
implacabile, attori magnifici. Sean Penn, Tim Robbins e Kevin Bacon si confermano campioni della recitazione
naturalistica, il sergente Laurence Fishburne è un grande centro sostegno e le donne non sono da meno. C'è poi
la sorpresa di un cammeo non accreditato del grande Eli Wallach, in una testimonianza da antologia.
Gian Luigi Rondi (“Il Tempo”, 24 ottobre 2003).
America nera. Raccontata, con il suo abituale pessimismo d'autore, da Clint Eastwood tramite un thriller di
Dennis Lehane, 'La morte non dimentica'. Due momenti. (...) La soluzione non attenua il 'nero' da cui si era
partiti, anzi lo porta addirittura al diapason, con le tensioni del thriller che, intenzionalmente, sconfinano
nell'orrore. Eastwood, che si è scritto il testo, ha lavorato di fino attorno ai caratteri dei tre protagonisti,
dosandone con asciutto rigore tutti i processi psicologici. Senza mai note di troppo. Mentre la sua regia, con una
distanza di ghiaccio, tende quasi soltanto a esporre i fatti, pur scavando nelle loro origini e nelle loro evoluzioni.
Con uno stile che, visivamente e come cadenze narrative, si affida sempre ai moduli del cinema americano
classico quando affronta le tragedie di casa. Meriti eguali nei protagonisti, specialmente Tim Robbins, la vittima,
e Sean Penn, il vendicatore.
Maurizio Cabona (“Il Giornale”, 24 ottobre 2003).
Con interpreti del calibro di Sean Penn e Tim Robbins, dell'ala più anti-Bush, diretti dal già reaganiano Clint
Eastwood, 'Mystic River' incuriosisce per la stima professionale che sottintende questa 'coalizione'.
Esteticamente, se il film conquista dall'inizio, alla fine stupisce non per il modo - preciso, meticoloso e
tradizionale - in cui è girato, ma per la disperazione che lo percorre. Produttore, regista, compositore della
colonna sonora, un Eastwood davvero autore sceglie la coerenza, come avrebbe fatto Marcel Carné, regista
francese con cui in comune, finora, aveva solo la professione. (...) Chapeau per il coraggio e la bravura: 'Mystic
River' è infatti uno dei rari film da vedere.
Roberto Nepoti (“La Repubblica”, 24 ottobre 2003).
Malgrado la storia di delitto e castigo, 'Mystic River' non è un giallo, ma piuttosto un racconto morale. Ciascuno è
colpevole e contemporaneamente vittima, mentre la legge e la Chiesa sono troppo rigide per capire i motivi dei
comportamenti umani. Ultimo fra i registi classici, Eastwood tira le fila con sicurezza e guida lo spettatore
attraverso lo spazio dello schermo permettendogli di orientarsi nelle situazioni più complicate e d'identificarsi con
le motivazioni di una folla di personaggi. Però non resiste alla tentazione di sovrasignificare; così manca il
capolavoro per eccesso di zelo. In un film solo apparentemente declinato al maschile Marcia Gay Harden e
Laura Linney tratteggiano due intensi caratteri di donna: il che, per un regista considerato (a torto) misogino, non
è affatto male.
Arrivederci a martedì 28 febbraio 2012, per vedere
“Gran Torino” di Clint Eastwood
________________________________________________________________________________
C.G.S. “Vincenzo Cimatti” – presso Oratorio San Giovanni Bosco
via Bartolomeo M. dal Monte 14, 40139 Bologna tel.051467939
sito web: http://www.donbosco-bo.it
e-mail: [email protected]