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interno lunoir.qxd:Layout 1 09/10/12 10:28 Pagina 6 u l’odore dell’estate L’inizio delle vacanze echeggia nella stazione e nella mia testa. Aspetto che mi vengano a prendere, lo zaino ai miei piedi. La hall degli arrivi arde sotto un sole impassibile. Intorno a me agosto splende su volti e corpi. La Francia ridente, abbronzata, a gambe nude e in maniche di camicia, si ritrova e si cerca. La Gare de Lyon gremita e madida di sudore, alcune ore di treno con la pelle intirizzita dall’aria condizionata, chilometri di campi di grano divorati guardando dal finestrino, una piccola stazione in pietra chiara stile primo Novecento, due binari, due pensiline crepitanti di luce e ci ritroviamo tutti liberati dalla vita che precede le vacanze, proiettati nell’ozio. Nell’atrio le braccia si tendono, le risate si congratulano, i nonni si inginocchiano, i bambini corrono o tentennano, le valigie passano di mano in mano e si riparte in gruppo, tra mille esclamazioni. interno lunoir.qxd:Layout 1 09/10/12 10:28 Pagina 8 8 caroline lunoir Siamo alla soglia delle vacanze. Come al solito sono disorientata, stanca e raggiante. Una macchina mi si ferma davanti e mi fa cenno. Spunta la zia Brigitte, mi porge la guancia, a∂erra lo zaino e parte. Ci scambiamo notizie ridendo, senza ascoltarci. Commentiamo presenze e assenze. La strada scorre, familiare. La spio con la di∑denza di chi non vuole che cambi. I miei genitori sono in montagna per un’escursione. Alexandre è stato trattenuto da una conferenza. Le mie sorelle e le mie cugine sono sparpagliate tra la spiaggia e l’altro capo del mondo, o davanti a uno schermo. Io sono corsa qui. La casa del mio bisnonno riunisce quattro generazioni e la settimana di Ferragosto fa il tutto esaurito. Erano diverse estati che non ci tornavo. Una curva a gomito e le ruote stridono sulla ghiaia che mormora il suo benvenuto. Le portiere si aprono e con un salto sono nel piazzale, quasi tutto in terra battuta. Strappo lo zaino di mano a Brigitte, che naturalmente oppone una vaga resistenza, ed entriamo nel parco. Vista dai viali alberati la casa è tutta un sorriso. Mi abbraccia con le sue tre ali di pietra calda. Una magnolia dalla forma strana protegge la vasca. I pesci, beneducati, accorrono non appena ti chini. Forse consapevoli di essere oggetto di consenso. Qualche sedia a sdraio. Tavoli e sedie di plastica. L’estate in pvc. L la galleria La grande porta a vetri dell’ingresso trasale e la stessa carta da parati chiara mi accompagna fino in cucina. Nessuno. La tela cerata dai motivi provenzali brilla appiccicosa. Una cocotte scoppietta. Dal fondo della casa irrompono alcune voci. Ritorno sui miei passi diretta al salone, fresco e buio. Sulla soglia mi accoglie un possente «ah!». Eccola, la mia galleria di antenati. Allegra e oziosa, felice di essere riunita. «Hai fatto buon viaggio?». «È stato gentile da parte tua andarla a prendere, Brigitte». «Hai ringraziato la zia?». «Un bicchiere di porto?». «Deve fare un caldo, a Parigi!». «Vieni a dare un bacio al tuo vecchio zio!». «Vuoi del ghiaccio?». «Tuo marito come sta?». interno lunoir.qxd:Layout 1 09/10/12 10:28 Pagina 10 10 caroline lunoir la mancanza di gusto 11 Quell’assedio di domande di rito ci ammansisce. I più interessati ricominceranno dopo che mi sarò seduta. Ho la pelle fresca dei nuovi arrivati. Bacio dapprima Madeleine, mia nonna, e il suo odore di crema, poi Paul, mio nonno, e la sua pelle picchiettata di efelidi. Sono tutti in piedi. Sfioro guance sotto un a∂ettuoso fuoco di esclamazioni. Scandisco i soprannomi delle quattro sorelle di mia nonna, ad uno ad uno, per il piacere regressivo di nominarle. Nella nostra tribù, a eccezione della casta benevola delle prozie, con i loro mariti e la loro gerarchia a sé stante, ognuna qui ridiventa figlia di, identificata per classe d’età, zia, nipote o cugina. I nomi propri importano davvero soltanto a parità di livello. Da piccola mi capitava di ripassarli in macchina, prima di arrivare. E recitarli, ramo per ramo, era come ridiscendere dall’albero. Le quattro prozie e i loro mariti costituiscono la mia più grande collezione di vecchi. Dacché ne ho memoria, li ho sempre accuratamente evitati. Insomma, per quanto si possa sfuggire a dei coinquilini dotati di un’inestinguibile autorità morale. Di∑do delle loro domande incalzanti e dei loro giudizi a∂rettati. Il mio riserbo non li disturba. Qui, ciascuno è oggetto di analisi. In particolare le adolescenti, trasparenti come sono. Io sono cresciuta sotto gli occhi di tutti. E solo ora comincio a vederli invecchiare. Guardiamo il nostro sfiorire. Questa grande famiglia è dominata dalle donne. In numero come in volume sonoro. I figli maschi sono spesso considerati imprevedibili. Il marito, mansueto, incarna di buon grado l’autorità gestionale. È portafoglio, genitore di idee politiche e fantoccio che approva l’amministrazione del focolare. La moglie è donna, madre, padrona di casa, custode dei legami familiari, orecchio attento, gioia delle mura domestiche e fantoccio per quanto riguarda gli a∂ari esterni. Stasera siamo una quindicina. Stringo tra le mani il bicchiere di porto e mi rimpinzo di pistacchi. Lucie, la zia anoressica, sottopone a processo ogni singola manciata che prendo. È l’unica che abbia osato tradire il naso di famiglia e scambiarlo con quello di Catherine Deneuve. «L’estate scorsa sei andata in Cambogia, dico bene? Racconta! Ci sei stata a Angkor?». Solange, una delle quattro sorelle di mia nonna, pretende sempre il resoconto dei nostri viaggi per commuoversi con i suoi stessi ricordi. È fuori tema. O avida di nuovi argomenti. Cinque minuti di sorrisi e cenni d’assenso mi hanno confermato che quest’estate, nelle conversazioni, la piscina regnerà sovrana. I lavori sono interno lunoir.qxd:Layout 1 09/10/12 10:28 Pagina 12 12 caroline lunoir la mancanza di gusto 13 stati ultimati appena in tempo, all’inizio delle vacanze. L’inaugurazione risale al 14 luglio, un simbolo all’altezza della rivoluzione che la piscina rappresenta all’interno della proprietà indivisa. «Lo sai che tuo nonno Paul ha riesumato il suo costume degli anni Settanta? Sono passati trent’anni e gli sta ancora benissimo! Un vero playboy!». «Lo conosci: ci ha stordito per due settimane con i suoi ragionamenti scientifici. Finché giovedì scorso si è deciso a entrare in acqua, ma un centimetro alla volta. E a quel punto ha scoperto che a nuotare non si disimpara. Dico bene, Paul?». Mio nonno sorride ai cognati be∂ardi. Mia nonna conferma radiosa l’aneddoto e mi dà dei colpetti sul braccio: «Cara, ti ricordi di andare a salutare António e Rosana, vero?». Sì, le vacanze sono proprio cominciate. Qui, appena ti siedi, c’è sempre qualcuno da andare a salutare. «Lascia in pace tua nipote, Madeleine. E poi, sai benissimo che se c’è una che va a trovare i custodi è lei». L’allusione della prozia Solange produce il suo e∂etto. La famiglia dei custodi mi ha sempre a∂ascinata. Soprattutto António. Frastornata di romanticismo, per anni mi sono nutrita del loro mondo inaccessibile eppure così familiare. Astrid, un’altra zia, si lancia in un minuzioso racconto delle prodezze acquatiche dei suoi tre figli. Ride imitandone le voci e le frasi sconnesse. Sua suocera, intenerita, si serve un altro porto. Ho voglia di vedere il parco, prima di cena. Poso il bicchiere sul tavolo. Il nonno mi osserva. «Copriti, la sera fa fresco!».