Nasciath, la figlia di Alì

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Nasciath, la figlia di Alì
Nasciath, la figlia di Alì
Due occhi neri lo stavano a spiare, mentre lui con la zappa preparava i solchi di terra per l'irrigazione
dell'aranceto. Un gran bel ragazzo,di soli 24 anni, altissimo, con gli occhi verdi, era lì poco prima del tramonto a
compiere l'ultimo dovere di una faticosa giornata.
Una ragazzina era nascosta oltre il tamaricio e stava ad osservare quel giovane dal torace forte e bronzeo. Non
era la prima volta che ne restava incantata, rapita da quel viso che non era tipico della sua gente.
Questa volta un fruscio attiró l'attenzione di lui e pensando che fosse una lepre corse a vedere se questa andava a
nascondersi in qualche tana.
La vide, per la prima volta vide due occhi, brillavano come stelle e lo stavano fissando. Non era una lepre! Era
qualcosa di più, bella come una dea, selvaggia e timida come una gazzella. Chi sei ? -chiese lui- Sono Nasciath, la
figlia di Alì, un aiutante di tuo padre, abito in una delle zeribah al limite del vostro podere. Mi piace guardarti
mentre lavori. Lui le regalò un largo sorriso, mai nessuno gli aveva detto una cosa cosí bella. Restó colpito da
quella ragazzina coperta con poveri stracci ma, era bellissima.
Quel giorno nacque un grande amore, un amore bello, travolgente pieno di tenerezze e passione.
Nasciath ,a notte fonda, lasciava di nascosto l'abitazione dei genitori per incontrarsi con Gino. Passavano le notti
a far l'amore e a guardare le stelle.
A Tripoli era giá scoppiata la rivoluzione. Gino non partí con i suoi genitori per l'Italia. Restó a Tripoli, ogni
giorno andava al villaggio Bianchi dove Nasciath stava ad attenderlo.
Una sera, il padre della ragazza venne a cercare mio padre. Bussó a casa nostra, disse a mio papà che mio zio
Gino aveva messo incinta sua figlia e lui lo stava cercando per ammazzarlo.
IL padre di Nasciath non era solo, con lui c'erano diversi uomini e avevano tutti un aria molto minacciosa.
Mio padre, alla notizia, ne restò terrificato come tutti noi. Cosa potevamo fare? Dov'era lo zio? Cercavo
d'immaginare il suo stato d'animo, vedevo solo PAURA.
Papà riuscì a mettersi in contatto con lo zio che, spiegó tutto e, a differenza della mia immaginazione che era
riuscita a vedere solo Paura, era felice! Voleva sposarsi, voleva diventare il padre di quel bimbo!
Gino, cerca di ragionare...non puoi...ti ammazzeranno.
Non mi ammazzeranno perché io sposerò Nasciat a costo di diventare arabo e musulmano.
Gino infatti prese la nazionalitá libica, sposó Nascitah! Erano felicissimi, lo ero anche io. Avevo proprio una bella
zia!
Abitavano, provvisoriamente, presso i genitori di lei almeno sino a quando il piccolo sarebbe nato, dopodicchè si
sarebbero trasferiti a Tripoli e lì sarebbe iniziata la loro nuova vita.
Noi il 30 Agosto del 1970 lasciammo Tripoli, quella fu l'ultima volta che vidi lo zio Gino.
Venimmo a sapere in seguito, che Nasciath dopo aver partorito un maschietto, fu uccisa dai suoi genitori e cosí
anche il piccolo bebé.
Minacciarono di uccidere anche lo zio, il quale fu costretto a partire ma...la sua vita si fermò il giorno in cui il suo
amore e il suo bimbo gli furono strappati via.
Cercò di rifarsi una vita ma...non riuscì mai a venir fuori dal dolore che portava in sé, lasció tutti e si isoló, morí
dopo aver sofferto moltissimo. Lasció detto che desiderava essere sepolto accanto a sua moglie e al suo bimbo, ma
venne sepolto a Venezia ed era ancora molto giovane.
Molti uomini arabi hanno sposato donne italiane...perché quella donna araba non ebbe diritto alla sua vita e a
quella di suo figlio?
Santina Di Legami
Un giorno di scuola in V elementare!
Quel giorno la mia maestra, la Signora Maria Casella, ci diede un compito particolare da fare a casa. Ci disse di
comprare un quaderno grande del tipo registro A4, e di incollarci su tutti i prodotti della Libia. "Che bel
compito" pensai. Arrivata a casa, dopo aver pranzato mi misi in moto per eseguire ciò che avevo annotato sul
diario. Veloce come una saetta comprai il quaderno e mi misi all'opera. Giá immaginavo le mie compagne cosa
stavano facendo a casa. Stavano ritagliando e incollando ogni figurina che rappresentasse un prodotto della
Libia, "che semplicione" pensai . Io volevo fare qualcosa di particolare, qualcosa che superasse l'estro delle mie
compagne e che mi avrebbe dato lode. Decisi così di non incollare nessuna figurina ma...di mettere su quel
quaderno tutte cose vere. Aprii il frigo, presi una sardina e la sistemai in prima pagina, susseguirono le olive, la
ricotta, una fetta di pomodoro, uno spicchio di arancia , di limone, mandarino, una buccia di banana, un osso di
una costoletta di agnello, fiammiferi, tappi di birra Oea, di Kitty-Cola, di Gazzosa, un po' di tonno sott'olio, in
una bustina misi anche un pugnetto di sabbia, una bustina di The, chicchi di caffé(non so se venivano dalla Libia,
però li misi ugualmente) biscotti "Pavesini" (rido) etc etc ....in pochi minuti il mio quaderno aveva raggiunto le
dimensioni di un vocabolario Sansone, grossissimo,Madonna....com'ero orgogliosa di quel capolavoro!!!
Misi tutto in cartella e aspettai il momento in cui la maestra avrebbe chiesto il mio lavoro. Passarono alcuni
giorni.
Io facevo parte del coro della scuola Roma, quindi una volta alla settimana andavo all'ora di canto. Anche quel
giorno andai ma, al ritorno stava ad aspettarmi una brutta sorpresa.
La maestra mi chiamó e mi chiese se quella schifezza puzzolente che era il mio quaderno fosse mia....guardai e,
provai una forte stretta al cuore, il mio capolavoro era finito nel cestino della spazzatura. "Sì" risposi "è mio".
La maestra davanti a tutti mi diede 2 sculaccioni. Mamma mia che affrontooooooo!!!! La cosa mi ferì così tanto
che in pochi minuti mi salì la febbre, la bidella mi accompagnò a casa. Rimasi con la febbre alta per una bella
settimana, il dottore non capiva da cosa era provocata. Poi passó da sola, ma nel momento in cui mamma mi
disse che era tempo di ritornare a scuola, le dissi: "NO! A scuola non ci torno più". Allora mamma prese a
interrogarmi, volle sapere cosa fosse successo: le dissi solamente che la maestra mi aveva dato 2 sculaccioni
davanti a tutti. Mamma mi guardò (mi conosceva bene) e disse: adesso ti accompagno io e parlo con la maestra,
vediamo cosa mi racconta lei. La povera Signora Casella spiegó a mamma che, mentre ero nell'ora di canto si era
avvicinata al mio banco perché da lì proveniva uno strano odore e appena aprí la mia cartella fu invasa da uno
sciame di moscerini e nel quaderno c'erano anche dei vermi che brulicavano felici. Credeva volessi burlarmi di
lei, per questo mi batté. Mamma rideva con le lacrime, le disse: Signora cara, lei ha capito male la bambina.
Santina voleva fare una cosa fuori dal consueto e...c'è riuscita! Non come voleva lei ma...c'é riuscita! (Guardavo
mia mamma come fosse una Dea venuta a salvarmi. Quanto era bella in quel momento!!!)
Risero entrambe, e la maestra presami per mano e mi accompagnó rassicurante in classe.
Quell'esperienza m'insegnó ad apprezzare il lavoro delle persone semplici e a ridimensionare la mia esuberante
fantasia. Santina Di Legami
Gli arabetti dagli occhi verdi
Era domenica e stavamo uscendo dall'ultimo spettacolo proiettato al cinema Arena Giardino.
Era tardi, l'una di notte. La sera era bella, stellata, tranquilla come al solito. Con papá, mamma e le mie sorelle
stavamo facendo ritorno a casa a piedi. Abitavamo vicino al cimitero arabo vecchio; era un bel pezzetto di strada
ma.. dopo una bella domenica trascorsa tra amici, gelati, pizzette e cinema, valeva la pena fare quella bella
passeggiata notturna. Nella strada si sentivano solo i nostri passi, ogni tanto qualche auto... poi... silenzio.Non
incontrammo nessuno, Tripoli stava dormendo.
All'indomani mattina papá uscí per andare a lavoro e così anche mia sorella. Dopo non molto, entrambe fecero
ritorno a casa. C'è il coprifuoco dissero! Dei militari ci hanno puntato il fucile e ci hanno imposto di tornare
subito a casa, disse papà.
Che é successo?...Sará morto il Re?...è scoppiata un altra guerra?...ci guardavamo senza riuscire a darci una
risposta. Allora ci attaccammo alla radio per sentire il notiziario. In Libia c'è stata "La rivoluzione bianca"!
Colpo di stato! Nel volto dei miei genitori vidi balenare della preoccupazione! All'angolo della strada c'era
piantonato un militare che teneva d'occhio le abitazioni degli italiani di quella frazione di strada, a dire il
vero ...quando il coprifuoco cessò, mi accorsi che c'era un militare per ogni angolo dove abitavano degli italiani.
Da quel giorno in poi, dei ragazzini arabi che abitavano quasi di fronte a noi, presero a sputarci. Cercai di capire
perché non si erano mai uniti a giocare insieme a noi e perché ora stavano lì a sputarci. Dapprima non capivo il
perché di quell'atteggiamento , ma poi...pian piano me ne feci una ragione. Per la prima volta mi accorsi che quei
fanciullini, che erano arabi, avevano gli occhi verdi ed erano biondi. Che strano, non ci avevo mai fatto caso, mi
sembrava di vederli per la prima volta anche se avevamo la stessa etá ed eravamo nati e cresciuti nella stessa
Sciara. SÍ erano biondi e avevano gli occhi verdi......tutt'un tratto capii tutto! Ero amareggiata, dispiaciuta, ma
ero innocente...non avevo colpa di ció che nella loro famiglia poteva essere accaduto di tremendo nel passato.
Non lo avrebbero mai capito! Non provavo stizza... solo dispiacere. Quel giorno fu come se tanti veli che
offuscavano la mia mente fossero caduti per sempre..... la mia vita di bimba finiva lì con "La Rivoluzione
Bianca" e gli arabetti dagli occhi verdi.
Nei giorni di coprifuoco che si susseguirono,le famiglie arabe del nostro vicinato, si prodigarono a catena a non
farci mancare nulla. Furono tutti estremamente buoni con noi.
Una notte ci spaventammo, un poliziotto arabo ci bussó alla porta, papá si affacció alla finestra (sicuramente
anche lui impaurito) e chiese cosa stesse succedendo, il poliziotto rispose che era scoppiato il colera e che erano
arrivati i vaccini dall'Italia e che dovevamo andare a farli subito. In piena notte, in pigiama mi ritrovai in fila a
migliaia di altri italiani. Anche se la cosa potrebbe sembrare drammatica io la trovai divertente, guardavo la
gente e mi scappava da ridere. Chi era in vestaglia, chi in pigiama chi con le scarpe slacciate, chi in pantofole,
spettinati , assonnati, spaventati.. in ogni viso un espressione diversa. Iniziai a guardare tutti i nasi delle persone
in fila, e presi a ridere....si si...mi prese la ridarella, c'erano nasi di tutte le misure e forme....insomma quella notte
guardai tutti e tutto anche le infermiere che con lo stesso ago ci iniettavano il vaccino, quella notte pensai di
trovarmi dentro una scena Dantesca ma in mio formato...ahahhah
Non dimenticheró MAI il giorno in cui partimmo: le nostre amiche arabe vennero tutte a casa a
salutarci,piangevano graffiandosi il viso come era usuale fare durante un funerale. Le mie amiche Berdiha,
Gadiscia e Fatima le ricordo ancora con le guance graffiate a sangue e gli occhi gonfi di lacrime. Anche se sono
passati 36 anni, Tripoli é rimasta la Regina dei miei sogni notturni come anche Bedriha e le altre sono rimaste
scalfite nella mia memoria
Sogno spessissimo di essere a Tripoli e di percorrerne ancora le sue Sciare e Zanghette, sogno casa mia ma... vedo
in questa altra gente. Sogno anche di essere dietro la porta di casa e di bussare, ma nessuno mi apre e allora resto
li a piangere.. pregando che qualcuno mi faccia entrare.
Ogni ricordo é ancora molto acceso e vivido ma non nutro il desiderio di tornare nella mia terra natia. Nulla sará
piú come prima, tutto é cambiato...perché riaprire le ferite?
Ovvio che se potessi ritornare 15enne e mi dicessero...puoi ritornare a Tripoli...sarei la prima e tuffarmi a mare e
arrivarci anche a nuoto. Ma questo miracolo non puó avvenire...quindi preferisco mantenere accesi i ricordi che
sono rimasti incontaminati insieme ai bimbi dagli occhi verdi. Santina Di Legami