Il compagno di oggi e il figlio di ieri di Simonetta Lavorati

Transcript

Il compagno di oggi e il figlio di ieri di Simonetta Lavorati
http://www.lospecchio-counselling.it
10/07/2014
Il compagno di oggi e il figlio di ieri
di Simonetta Lavorati
E’ da molto tempo che rifletto su quest’argomento. E non solo io: anche molte donne lo fanno.
Il fatto è che il soggetto è così complesso e intriso di infinite coloriture, che alla fine sembra complicato
fallimento del
processo di “individuazione”, cioè della scoperta del nostro vero io, e il conseguente “transfert”
mantenere le fila di tutte queste elucubrazioni e arrivare al nocciolo del problema: il
o traslazione. La definizione di transfert data su Wikipedia mi sembra più che esaustiva per i nostri scopi:
“Il transfert (o traslazione) è un meccanismo mentale per il quale l'individuo tende a spostare schemi di
sentimenti, emozioni e pensieri da una relazione significante passata a una persona coinvolta in una
relazione interpersonale attuale. Il processo è largamente inconscio ovvero il soggetto non comprende
completamente da dove si originino tali sentimenti, emozioni e pensieri. Il transfert è fortemente
connesso alle relazioni oggettuali della nostra infanzia e le ricalca”.
Ma andiamo per gradi.
Alcuni mesi fa ho visto questo film carino dal titolo “Tutta colpa di Freud” in cui un padre single, di
professione psicoterapeuta, si trova spesso coinvolto nei vari “casini” in cui le sue figlie si vanno a cacciare.
Si tratta di 3 giovani donne in età da marito o quasi, che però non riescono a rimanere mai in una relazione
stabile, altalenando tra fasi di illusioni paradisiache e rovinose cadute nel mondo reale. Decide quindi di
tenere un mini corso per spiegare a grandi linee quali sono le tipologie di uomini “maritabili” esistenti in
circolazione. In sintesi, dice lui scrivendo su un grande foglio mobile di quelli usati per i corsi di formazione,
sulla piazza esistono:
1) I perenni insoddisfatti
2) I Peter Pan
3) I vorrei, ma non posso
4) I rovinati dalla mamma
Dopodiché aggiunge che il resto, cioè l’uomo perfetto, rappresenta solo il 5% del totale. E conclude con un
beffardo “
”!!!
Io aggiungo che, dal mio punto di vista, anche i casi 1), 2) e 3) sono in qualche modo riconducibili al 4).
Ma vediamo in che termini.
Ciascuna di noi ha trovato almeno una volta nella vita che, l’uomo che si è liberamente scelto è, a seconda
dei casi, un immaturo, un inetto, un eterno bambino, un narciso sempre in cerca della scena, un cocco di
mamma, un passivo pantofolaio senza iniziativa, un aggressivo ipercritico, un iperattivo incapace di
rilassarsi….e che comunque è o assente, o troppo presente nella maniera sbagliata e quindi non
rappresenta un interlocutore valido o un sostegno nella nostra vita di donne in perenne prima linea su tutti
i fronti.
Il punto è che l’umanità è sempre andata avanti passando da un opposto all’altro, ma raramente ha
raggiunto una
, ovvero il superamento del conflitto.
La prima forma di avanzamento nel risolvere i problemi è un cambiamento radicale rispetto alla situazione
incriminata. Come tale, è solo una tregua in quanto richiede a sua volta ulteriori aggiustamenti,
negoziazioni e compromessi. Se ciò non avviene, le tensioni aumentano come il vapore in una pentola a
pressione e prima o poi hanno bisogno di uscire allo scoperto con le varie guerre e rivoluzioni di ogni tipo,
anche sociali e di genere. Si rimane in uno status di contrapposizione del tipo immigrati contro locali, nord
contro sud, musulmani contro cattolici, ebrei contro palestinesi, ecc. ecc.
1
http://www.lospecchio-counselling.it
Vi dice niente il
femminismo
10/07/2014
e il movimento di liberazione della donna? Più che sacrosanto dopo
millenni di soprusi, ancora niente affatto debellati dalla faccia della terra... Ma il punto è che è ancora in
atto una subdola
Il secondo tipo di avanzamento, la
mai completamente risolta.
, ovvero il risultato di una negoziazione fra due posizioni
radicali, presuppone il riconoscimento delle diversità di ruolo e caratteristiche speculari che chiedono solo
di essere accettate, rispettate e conciliate in un’ottica di sviluppo reciproco. Si affrontano in modo dinamico
e creativo le varie situazioni di vita verso un obiettivo comune e con un’efficacia potenziata.
Quindi io sono donna e ho queste abilità, esigenze, modalità di pormi di fronte ai problemi. Tu sei un uomo
e hai le tue abilità, esigenze e modalità di porti di fronte ai problemi. Sono diverse perché entrambi
la madre ha
una funzione protettiva e di guida nella comprensione del mondo interiore di ciascuno
di noi. Il padre ha la funzione di regola, ovvero guida verso l’autonomia (soprattutto
rispetto alla madre) e l’adattamento sociale. Ciò attraverso l’insegnamento fondamentale
assolvono funzioni diverse e i figli hanno bisogno di entrambe. Riassumendole sono due:
dell’ASSUNZIONE DI RESPONSABILITA’ delle nostre azioni. Non attraverso la critica e il senso di colpa che
noi donne siamo bravissime a indurre nei nostri figli. Ma piuttosto attraverso l’insegnamento per cui la vita
è un percorso a slalom e i nostri errori non sono altro che le esperienze da cui apprendere nel cammino
verso il raggiungimento della FELICITA’.
Il punto è che in questa continua lotta mai risolta tra genitori, ovvero uomo contro donna e viceversa,
l’uomo sta ancora cercando di trovare un ruolo intermedio tra il marito/padre padrone e il
succube/”castrato” completamente soggiogato dalla moglie/madre super efficiente.
Spesso messo all’angolo sconfitto e senza voce in capitolo, ma a volte felicemente e comodamente ritirato
perché tanto fa tutto lei…
Da questi tipi di rapporti sono spesso nati figli di madri, con le caratteristiche già viste, il cui sviluppo non è
mai stato completato da una figura maschile degna di questo nome. Se gli antichi greci ritenevano che i figli
maschi dovessero stare con le madri fino all’età di 7 anni per poi passare completamente sotto la guida
paterna, il motivo c’era. Estremo per quell’epoca, ma funzionale alla sopravvivenza. Il coraggio non viene
insegnato dalle madri. Le madri proteggono fino allo sfinimento e fino alla vecchiaia del figlio, lo
rammolliscono e lo rendono incapace di superare i suoi limiti e di prendersi le sue responsabilità.
Non a caso Rudolf Steiner, famoso filosofo, pedagogista, esoterista, riformista e molto altro, vissuto a
cavallo tra l’800 e il ‘900, aveva cercato di riprendere e riadattare alcuni concetti provenienti dalla saggezza
antica.
Non è questo un moto di accusa nei confronti delle donne/mamme, ma semplicemente una constatazione
degli effetti di una
Dopo la scadenza, i cibi prima o poi si deteriorano.
Mi è piaciuto molto un articolo di Giulio Cesare Giacobbe pubblicato su “L’arte di Essere” dal titolo
“Maledetti bambini”. In un’escalation di violenza nei confronti delle donne alla quale assistiamo impotenti
giornalmente, l’analisi mette in evidenza come tali mostri non siano altro che “bambini” mai cresciuti.
Bambini che non accettano di perdere l’oggetto d’amore, che considerano la donna come il luogo naturale
di scarico delle loro misere frustrazioni di uomo “mancato”. O semplicemente bambini che odiano quella
donna perché incapaci di affrancarsi “psicologicamente” e sono arrabbiati per la mancanza di quella libertà
di “essere veramente se stessi” a cui non hanno mai avuto diritto. Una pulsione segreta, nascosta e
incomprensibile agisce implacabile dentro di lui verso un obiettivo a lui sconosciuto che non può
raggiungere da solo se non con
!!!
2
http://www.lospecchio-counselling.it
10/07/2014
Siamo quindi finalmente in grado di mettere a posto i pezzi del puzzle e ricostruire il tutto.
Se il padre non aiuta il figlio a liberarsi dal giogo materno, la scelta di una partner in età adulta sarà
necessariamente il risultato di un
cioè una traslazione della figura materna, riproducendo su di
lei il tipo di relazione vissuta con la madre. Gli è piaciuto essere accudito, difeso, protetto, apprezzato
sempre come un Dio nonostante i suoi evidenti limiti? Ecco che lui vorrà solamente questo dalla sua
partner. Lo esigerà come un bambino capriccioso e si arrabbierà se le sue aspettative verranno deluse.
Ovviamente il tipo di donna sarà scelta, a livello inconscio, in funzione di queste caratteristiche. Ma se
invece il giogo materno lo ha reso in qualche modo “arrabbiato”, la sua dipendenza nei confronti della
partner avrà i toni dell’aggressività e del conflitto perenne, fino ad arrivare, potenzialmente, allo stesso
epilogo drammatico dei casi estremi.
Il punto è che ancora oggi noi mamme del ventunesimo secolo, stiamo perpetuando, se non inasprendo,
questa terrificante stasi evolutiva dell’umanità, soprattutto nella società italiana.
Le donne, una volta madri, non sono più tali fino alla fine della vita. Te la menano con quella cavolata per
cui “non si smette mai di essere mamme”. Da brivido!!! Le amiche sono raramente amiche, ma altre
mamme come te desiderose di condividere lo status di mamma fino a età indecenti. Non ci sono più
percorsi evolutivi personali, ma solo riflessi di identità femminile restituiti da quello che siamo riuscite a
tirare fuori dai nostri figli in quanto madri. Loro sono il diversivo dal guardare dentro noi stesse, convinte
che i figli abbiano bisogno di questa nostra invadente presenza. Nella versione moderna, tutti i passaggi
scolastici più significativi dei nostri figli vengono condivisi in diretta su gruppi facebook e whatsapp con un
coinvolgimento da stadio, in lotta perenne contro il maestro o il professore che si azzardi a toccare
l’intoccabile. Le conversazioni hanno sempre per oggetto ciò che fanno i figli, producendo chiacchiere inutili
di una noia mortale. La vita familiare è orientata dalle aspettative inconsce sui nostri figli e via dicendo.
E i padri? A lavoro, ridotti alla funzione di cash dispenser.
Non mi meraviglia affatto la notizia secondo cui i figli delle coppie omosessuali sono più felici. Lì non c’è
conflitto di genere, ma sintesi degli opposti.
Ma la domanda finale è: in questo scambio perenne che è la vita, che uomini stiamo consegnando alle
nostre figlie? Vi siete mai chieste perché nuore e suocere raramente vanno d’accordo? E’ difficile lasciare lo
scettro del
e ogni generazione di donne da mezzo secolo a questa parte sta reclamando il suo.
A quando un passo
indietro? A quando una sintesi tra il femminile e quanto di buono, bello e utile c’è
nell’Uomo con la U maiuscola? Quando noi donne impareremo a trovare un nostro spazio di espressione
nel mondo al di fuori dei ruoli familiari? Senza smanie di potere e
esplosione del potenziale auto-realizzativo che è in ciascuno di noi.
Questo è il punto. Noi mamme abbiamo
, ma solamente come
e
saranno necessarie ancora diverse generazioni prima che si possa riequilibrare…
E’ urgente una psicologia alla portata di tutti e una formazione su come funziona l’essere umano.
Non possiamo forzare la natura, perché si ribella e prima o poi dovremo assumerci la responsabilità delle
conseguenze.
E il complesso di Elettra? Ovvero, la ricerca del nostro primo amore (il padre) nel nostro partner? Quella è
un’altra storia, speculare alla prima, di cui parlare in sede separata…
3