I problemi dell`Unione Europea nell`affrontare la
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I problemi dell`Unione Europea nell`affrontare la
Schede online Le difficoltà dell’Unione Europea I problemi dell’Unione Europea nell’affrontare la crisi economica L a re ce nt e cr isi economic a ha mostrato come l’ integrazio ne fra i d i v e rsi S t ati dell’ U nione E uropea sia ancora parz ia le : m o lt o d ev e e sse re ancora fatto per c reare un’ E uropa dav v ero unita . Il simbolo dell’euro di fronte alla sede della Banca Centrale Europea a Francoforte. Le differenze che permangono all’interno dell’UE L’Unione Europea così come la conosciamo oggi è il frutto dell’accelerazione del processo di integrazione, soprattutto economica, tra gli Stati membri avvenuto negli ultimi vent’anni. A partire dagli anni Novanta del Novecento, infatti, sono state abolite le barriere doganali tra i diversi Paesi. È stata consentita la libera circolazione delle persone e sono state eliminate le frontiere. Nella maggior parte degli Stati dell’Unione Europea circola l’euro, la moneta che ha sostituito le valute nazionali e che è quasi il simbolo del cammino di unificazione dell’Europa. Allo stesso tempo, però, è mancato un cammino di integrazione politica tra gli Stati dell’Unione Europea e anche a livello economico e sociale persistono grosse differenze tra le diverse aree dell’Europa. Questa mancata unificazione politica e queste diversità sono emerse in maniera netta con la crisi economica e finanziaria iniziata nel 2008. Ancora di più i limiti dell’integrazione euro- pea sono divenuti evidenti con l’esplosione dei problemi di debito pubblico in alcuni Stati – Spagna, Irlanda, Portogallo, Italia e, soprattutto, Grecia – a partire dal 2010. Di fronte a queste difficoltà i governi dei diversi Stati hanno faticato a concordare politiche comuni e la Banca Centrale Europea ha dovuto fare i conti con i limiti imposti alla sua azione dagli accordi comunitari. Per queste ragioni l’Unione Europea si è dimostrata spesso lenta, indecisa nelle azioni da intraprendere per fronteggiare la crisi. Allo stesso tempo è diventata sempre più evidente la disparità tra i diversi Stati membri dell’Unione ed è apparso chiaro come spesso tra loro vi siano interessi contrastanti. Un’Europa a più velocità? Nonostante la crisi, infatti, la Germania e tutti i Paesi che ruotano attorno al suo asse economico – gli Stati scandinavi, i Paesi Bassi, l’Austria e alcune delle realtà più avanzate dell’Europa dell’Est – hanno conosciuto una discreta crescita economica, che ha avuto un rallentamento solo nel 2012. A favorire il buon andamento dell’economia tedesca, in particolare, sono state le esportazioni verso l’estero di tecnologie avanzate. Più difficile è la situazione economica della Francia, altra nazione fondamentale nel processo di costruzione dell’Europa unita. L’economia francese vanta un buon andamento dei consumi interni, ma è gravata da un debito pubblico in costante aumento. Più difficile è la situazione in quella che viene considerata la periferia d’Europa: Spagna, Irlanda, Portogallo, Italia e Grecia. Si tratta di Paesi che hanno sofferto più di altri della crisi economica e finanziaria di Le difficoltà dell’Unione Europea questi ultimi anni. Prima l’Irlanda e poi il Portogallo hanno dovuto, per esempio, ricorrere ad aiuti economici di salvataggio messi a disposizione della BCE e dal Fondo Monetario Internazionale (FMI). Sono Paesi con sistemi bancari fragili e molto dipendenti dalla Banca Centrale Europea. Spagna e Italia hanno registrato un forte aumento del debito pubblico nel corso del 2011 e del 2012. In questi due Paesi la situazione è stata affrontata principalmente con una politica di contenimento dei costi e di aumento della tassazione. A rendere più difficile la situazione spagnola e italiana è stata anche la crescita economica molto ridotta, a cui si aggiunge il conseguente aumento della disoccupazione. In particolare, nel nostro Paese, il sistema industriale appare tecnologicamente antiquato e non regge più la concorrenza dei nuovi Paesi emergenti come la Cina, l’India, ma anche delle economie dell’Est europeo. Il caso Grecia Un caso a parte, per la sua drammaticità a livello sociale ed economico, è rappresentato dalla Grecia. Dal 2009 lo Stato ellenico ha visto il suo debito pubblico crescere a dismi- sura e passare dal 113% del PIL nel 2008 al 167% del 2011. Si sono allora diffusi i timori che la Grecia non potesse più far fronte al suo debito e che lo Stato greco rischiasse la bancarotta. Per evitare questa eventualità sono stati concessi centinaia di miliardi di euro da parte della BCE e del FMI. Soprattutto l’Unione Europea ha imposto alla Grecia politiche di austerità per contenere la spesa pubblica ed evitare l’abbandono dell’euro, che rischierebbe di generare un pericoloso effetto a catena nel resto dell’area euro, destabilizzando tutta l’UE. In Grecia, così, migliaia di dipendenti pubblici sono stati licenziati, incrementando le fila già numerose dei disoccupati, le pensioni sono state ridotte, l’assistenza sanitaria ha subito grossi tagli, la pressione fiscale è aumentata spesso in maniera intollerabile per la popolazione di uno Stato tra i più poveri dell’Europa. Oggi la Grecia è una Paese che vive un dramma sociale, con una forte disoccupazione (nel 2011 era del 17,7%), molte famiglie che faticano ad arrivare alla fine del mese e forti tensioni all’interno della società, che spesso sfociano in manifestazioni e scontri di piazza. Una manifestazione di protesta in Grecia.