guida per il docente
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GUIDA PER IL DOCENTE www.alatin.it © 2016 Maieutical Labs - Torino http://www.cloudschooling.it Hanno contribuito a questa guida Autori: Matteo Boero, Adriano Allora, Maria Teresa Fontana Redazione e correzione bozze: Denis Smaniotto, Zoe Martini Progetto grafico e impaginazione: Giovanni Gentile Coordinamento tecnico Alatin: Simone Basso Indice 1. PRESENTAZIONE 6 1.1 La tecnologia non è una bacchetta magica (ma è molto potente) 6 1.2 Progettare, sperimentare, riprogettare: da Cicero ad Alatin 8 2. METODOLOGIA 11 2.1 Forma e contenuto 11 2.2 Lingue classiche e lingue vive 12 2.3 Ludus in fabula 16 2.4 L'apprendimento “per padronanza” 18 3. GLI ESERCIZI (a cura di M. T. Fontana) 21 3.1 Il sillabo 21 3.2 I modelli 22 3.3 La doppia traduzione 24 3.4 La terza via 25 4. FUNZIONAMENTO IN BREVE 27 4.1 Registrazione e accesso 27 4.2 Gestione delle classi e assegnazione dei compiti 28 4.3 Andamento della classe 31 4.4 Assistenza e sistema di feedback 32 5. TEST D’INGRESSO 34 5.1 I risultati del test di ingresso 34 5.2 Approccio 34 5.3 Struttura del test 35 5.4 Valori presi in considerazione 35 5.5 Risultati lordi 36 5.6 Risultati netti 38 5.7 Domande 38 5.8 Conclusioni 40 6. IL SONDAGGIO 2015 41 6.1 Il primo sondaggio su alatin (1° Ottobre-25 novembre) 41 6.2 Risposta 6.3 Struttura del sondaggio 41 41 6.4 Le domande 42 6.5 Opinioni sul software 48 6.6 Alatin e la carta 50 6.7 Conclusioni 52 7. BEST PRACTICES (12 interviste a chi usa Alatin) 54 7.1 Il campione 54 7.2 Le interviste 54 8. IL SILLABO 69 1. Presentazione 1.1 La tecnologia non è una bacchetta magica (ma è molto potente) Nella primavera del 2013 l’OCSE (l’Organizzazione per la cooperazione e lo sviluppo economico che riunisce 34 Paesi) pubblicò una serie di rapporti sulla scuola italiana che ebbe notevole risalto sui media e fece discutere. Nel primo di questi rapporti, Education at a Glance 2013, si puntava il dito sul processo di austerity che aveva colpito la scuola italiana tra il 1994 e il 2010. Nel corso di quindici anni la spesa per studente era rimasta invariata, l’interesse degli studenti per l’istruzione universitaria era in netta diminuzione e l’Italia registrava (registra tutt’ora) il corpo docenti più anziano dei Paesi OCSE, uno dei peggio pagati d’Europa. Un’indagine parallela ci poneva all’ultimo posto nella classifica sull’acquisizione delle competenze di base tra gli adulti e penultimi in quelle di calcolo (OECD Skills Outlook 2013 - First Results from the Survey of Adult Skills). L’allora ministro Profumo, convinto assertore della necessità di una “rivoluzione digitale” nelle scuole, richiese all’OCSE di mettere sotto osservazione il Piano nazionale scuola digitale (PNSD), nato nel 2007/2008. Il verdetto dell’OCSE fu piuttosto impietoso: sull’incremento delle tecnologie e della diffusione di internet l’Italia aveva obiettivi realistici e molto ambiziosi a cui però non corrispondevano investimenti all’altezza: 30 milioni dal 2007 al 2010, che significavano poco meno di 5 euro a studente. Alle bacchettate dell’OCSE seguivano consigli più o meno concreti. Oltre a fornire le consuete indicazioni sulla ricerca di finanziamenti “integrativi”, gli esperti propendevano per sperimentazioni che riguardassero le scuole più che le classi, per cui ad esempio il rapporto suggeriva di abbandonare il progetto Classi2.0 in favore del più sistemico Scuole2.0; appoggiava la creazione e la diffusione tra i docenti di piattaforme di scambio di materiali ed esperienze; insisteva sul valore cruciale della formazione dei docenti, purché programmata secondo criteri di flessibilità che ne concilino l’attuazione con il lavoro in classe. Nel settembre del 2015, a distanza di due anni e pochi giorni dopo l’inizio dell’anno scolastico, l’OCSE ha pubblicato un nuovo rapporto, questa volta dedicato specificamente al legame tra ICT (Information and Communication Technology) e scuola: Students, Computers and Learning - Making the Connection. Trenta Paesi e 60.000 studenti coinvolti: lo studio più esteso pubblicato finora sull’argomento, tanto che la Banca Mondiale ne ha parlato come di una “pietra miliare”. Lo studio, precisa l’OCSE, è ba- sato su dati dell’indagine PISA 2012. Il quadro che ne emerge, tra luci e ombre, è di quelli che piacciono ai media: troppa tecnologia a scuola non solo non aiuta, ma peggiora l’apprendimento. La notizia è rimbalzata su tutti i quotidiani europei, specie nei Paesi i cui governi hanno speso ingenti somme in dotazione hardware (Gran Bretagna e Spagna), con la speranza di migliorare le performance dei propri studenti. Uno degli assunti centrali del rapporto, corredato di una ricca serie di grafici e curve, è che se in questi Paesi l’investimento tecnologico non ha portato significativi miglioramenti o ha addirittura peggiorato le cose, è perché probabilmente non si è messo al centro il rapporto tra studenti e docenti; non si è investito altrettanto nella formazione di questi ultimi, con il risultato di escluderli dal processo di cambiamento o peggio di aver complicato il loro lavoro in classe, moltiplicando inopinatamente i fattori di distrazione. Pochi giorni dopo la pubblicazione del rapporto, Anna Maria Testa su Internazionale ha colto forse meglio di tutti il senso implicito nelle osservazioni dell’OCSE: la tecnologia a scuola non è una bacchetta magica, ma se usata male può sortire comunque incantesimi indesiderati. Il che, sottolinea Testa, non fa che confermare quanto sia potente. Le contraddizioni dell’ultimo rapporto OCSE sono ben descritte anche da Franco Giovannini su La vita scolastica: “Cosa significa ‘troppa tecnologia in classe’? Secondo l’OCSE, la penetrazione della tecnologia in classe (riassunta nell’‘Indice dell’uso del computer’ su cui si basano i grafici) è misurata da questi parametri: chatting online a scuola; uso dell’email; navigazione su internet; navigazione, caricamento e scaricamento materiali dal sito della scuola; pubblicazione del proprio lavoro sul sito della scuola; effettuare simulazioni; utilizzo di software di addestramento per materie specifiche; fare i compiti utilizzando il computer; utilizzare i computer della scuola per lavori di gruppo o comunicazione con altri studenti. Quindi, ‘troppo’ significa ‘troppo chatting a scuola’ (quantomeno curioso, no?), troppe email, troppa navigazione su internet…? Insomma, se si scende anche solo di poco sotto la superficie, ci si accorge che il problema non è ‘il computer’ in sé. [...] Lo stesso studio OCSE lo dice chiaramente: la tecnologia talvolta può essere considerata un fattore di distrazione (anche solo per il tempo che fa perdere quando ‘non funziona’!), ma ‘un’altra interpretazione è che la pedagogia non è stata ancora capace di sfruttare al massimo le potenzialità offerte dalla tecnologia […]. La tecnologia può rafforzare un insegnamento di alto livello, ma un alto livello di tecnologia non può compensare un insegnamento di basso livello’”. A chiusura del rapporto il coordinatore responsabile, Andreas Schleicher, fa una precisazione importante: Last but not least, it is vital that teachers become active agents for change, not just in implementing technological innovations, but in designing them too. Non basta riversare tecnologia dentro le scuole, e non basta neppure formare gli insegnanti a farne un uso corretto, perché per essere agenti attivi del cambiamento è fondamentale che siano proprio i docenti a contribuire direttamente alla progettazione di tecnologie innovative. 1.2Progettare, sperimentare, riprogettare: da Cicero ad Alatin C’è però un aspetto interessante del rapporto OCSE del 2015 che riguarda specificamente il nostro Paese. Nel periodo indagato (2009-2012), l’andamento dei risultati dei nostri studenti è stato migliore di quello dei Paesi che hanno investito in modo massiccio in dotazione tecnologica. Insomma, l’Italia è andata meglio perché era più indietro. E tuttavia il ritardo può mascherare una semplice arretratezza. Se è vero che chi abusa della tecnologia a scuola ottiene risultati peggiori, chi la usa con moderazione, secondo lo stesso rapporto, va meglio di chi non la usa affatto. Da questo punto di vista la proverbiale pragmaticità degli anglosassoni mette in evidenza un modo peculiare di concepire nuove pratiche educative. Il senso ultimo del documento OCSE infatti è che si impara sbagliando, ma bisogna ripartire sempre dalle esigenze degli attori in campo: docenti e studenti. Nel 2010, quando abbiamo mosso i primi passi con Cicero, cercavamo un modo per far sì che gli studenti tornassero a tradurre a casa; in meno di cinque anni le traduzioni disponibili online avevano trasformato la pratica della traduzione in un esercizio di copia-incolla. D’altra parte sapevamo che cercare uno scontro diretto con Google sarebbe stato del tutto inutile. Siamo dunque partiti dalla constatazione che i ragazzi a casa disponevano già della traduzione, addirittura di più traduzioni, spesso non sorvegliate se non proprio errate, e siamo arrivati a chiederci a che cosa serve tradurre oggi, in un mondo in cui la cultura latina in toto è a portata di un click. Recentemente alcune scuole private di preparazione ai test di ingresso delle università hanno inserito il latino tra le materie fortemente consigliate, anche se “opzionali”. Non essendoci traccia di latino nei test di ingresso delle università, si può dedurne che l’interesse non è diretto certamente all’esegesi dei testi: è invece diretto alla logica. I docenti americani si sono resi conto che in un curricolo poco incline per tradizione alla riflessione linguistica l’insegnamento del latino poteva fare la differenza. E così è stato: chi ha inserito il latino tra le materie opzionali ha ottenuto risultati migliori ai test di ingresso delle università più prestigiose, tanto che le scuole specializzate in “teaching to the test” (preparazione all’esame) non hanno tardato a inserirlo nella propria offerta. Un solido dato di fatto che si potrebbe far presente a coloro che sui nostri giornali tuonano periodicamente contro l’anacronismo della materia. Recuperare dunque l’esercizio di traduzione anzitutto come esercizio di analisi logica, di analisi delle strutture linguistiche e retoriche del testo: la straordinaria capacità del latino classico di costruire le frasi con precisione geometrica, quasi fossero spazi fisici da abitare, o come si diceva un tempo di “allargare la mente”. Per fare questo abbiamo tentato di trasformare la traduzione in un percorso “maieutico” e abbiamo guidato lo studente affinché riuscisse a compierlo con le proprie forze. Prima ancora che come esercizio di traduzione, il nostro progetto Cicero (www. cloudschooling.it) è nato come tutor di analisi, come guida di metodo e infine come esercizio di problem solving. Insieme alla Fondazione Giovanni Agnelli, che da anni si occupa di scuola e all’Indire, l’agenzia per l’innovazione scolastica del MIUR, abbiamo riunito un gruppo di una decina di docenti e altrettante classi per definire insieme i termini di quest’approccio analitico, basandoci sulla vulgata dei libri di testo oltre che sull’esperienza personale dei docenti. Ne è nata una manciata di esercitazioni di buona qualità, anche se ancora acerbe, che ha costituito il primo materiale della sperimentazione attivata nel 2012. Con il tempo e l’intervento di un grande gruppo editoriale, quel primo pacchetto di versioni si è infoltito, andando a coprire via via gli altri anni del curricolo di studio. Con circa 150 mila studenti attivi l’anno, oggi Cicero vanta una delle comunità più nutrite di tutto il settore education, non solo in Italia ma in tutta Europa, con milioni di risposte tracciate. L’esperienza positiva di Cicero ci ha persuaso di essere sulla strada giusta. A distanza di pochi mesi dalla nascita del primo tutor e grazie alla vendita della licenza abbiamo realizzato un secondo tutor dedicato all’italiano, Eugenio, che a oggi ha rilasciato circa 2 milioni di lezioni fra analisi del testo, esercitazioni di grammatica e ortografia, prove Invalsi, letture antologiche di classici italiani e non. Convinti sostenitori di un approccio basato sull’analisi sistematica dei dati, abbiamo dedicato molte energie allo studio dell’etichettatura per competenze e conoscenze delle domande e delle risposte di ogni studente. Abbiamo giustapposto all’esperienza editoriale maturata nella redazione dei manuali scolastici un metodo diverso e più empirico, osservando e monitorando giornalmente il comportamento degli utenti. Crediamo infatti che questo sia un passaggio cruciale per il futuro delle pratiche didattiche. Dopo aver studiato oltre due milioni e mezzo di risposte date a Cicero, abbiamo individuato alcuni aspetti migliorabili del tutor che ci hanno spinto ad andare oltre il nostro primo lavoro. I dati, combinati con le richieste ricevute nei tre anni di assistenza quotidiana via chat e via email, ci hanno permesso di definire le basi di un nuovo software: Alatin. Lezioni pratiche* 160 unità 41 missioni 12 livelli La struttura a livelli del sillabo di Alatin: ogni unità può contenere fino a 7 lezioni, a loro volta comprensive di un numero variabile di domande che va da 9 a 18. 2. Metodologia 2.1Forma e contenuto Negli incontri con le scuole capita spesso di discutere della bontà di questa o quella scelta autoriale, del diverso ordine dei contenuti nei libri di testo, di metodo “natura” e metodo tradizionale. Mai, o quasi mai, si parla di didattica digitale. Se pare ormai scontato che ogni libro esca con il suo corredo multimediale, è d’altra parte evidente che pochi docenti ne fanno un uso frequente; i più in realtà non lo usano affatto. Il tempo a disposizione è poco e lo sforzo richiesto per “entrare” nelle piattaforme dei vari editori è in genere superiore ai benefici che ne derivano. Le guide multimediali associate ai testi si limitano a fornire un semplice elenco di contenuti aggiuntivi, ma nessun editore pare interessato a studiare i feedback degli utenti. Eppure, il vero motivo per cui il digitale si usa ancora poco sembra essere un altro. Qualsiasi agente editoriale ben informato sa che per proporre a un docente un prodotto digitale il supporto è fondamentale: CD o DVD, il software deve essere anzitutto qualcosa di tangibile. Sembra una banalità ma la forma, l’ergonomia di un software, non è meno cruciale per la fortuna dei contenuti a cui dà accesso. Se un software non viene “compreso”, le sue speranze di essere utilizzato si riducono drasticamente. Questo vale anche per i libri ovviamente (basterebbe osservare la fortuna di certi manuali di storia dell’arte per capire quanto sia fondamentale l’ergonomia di un testo); ma è proprio il rapporto oggi sempre più stretto, irriducibile, tra ergonomia e funzione, forma e contenuto, a delimitare gli spazi di questi due mondi suggerendone possibili integrazioni. Quando sentiamo parlare di libri digitali spesso abbiamo in realtà a che fare con delle copie anastatiche dei libri di carta, in una equivalenza che accomuna il libro digitale al libro digitalizzato. D’altra parte non è solo una questione di interattività: prova ne sia il fallimento di esperimenti pur interessanti di libro “liquido” che alcuni grandi editori hanno messo in campo. Il problema in realtà sta a monte, ossia nella progettazione del contenuto. Chiunque debba studiare un libro di testo si trova ancora oggi decisamente più a suo agio su un supporto cartaceo rispetto a uno schermo di nove pollici. Un manuale cartaceo di scolastica, con le sue dimensioni, la sua tipografia, la sua impaginazione, la sua ergonomia forse non è insostituibile ma certo è più funzionale allo studio dello schermo di un PC o di un tablet. Lo stesso ragionamento può essere applicato nell’ambito del multimediale. Se ci sono attività, come lo studio di un testo scolastico, che sono indiscutibilmente più agevoli sulla carta, ci sono attività laboratoriali che ha nettamente più senso svolgere in digitale. Non solo perché sono più comode: pensiamo ad esempio ai numerosi esercizi di lingua stipati in spazi ridotti che possono contenere a malapena metà della risposta. Ma soprattutto per una dote che la “carta” non possiede: il digitale “risponde”. Cioè “dialoga” con lo studente, lo corregge in tempo reale e soprattutto può tracciarlo minuziosamente e pazientemente, può studiarlo per darci la possibilità di ottimizzarne l’efficacia. Il digitale, nell’apprendimento, significa anzitutto capacità di raccogliere, processare e interpretare i dati, che sono il miglior punto di partenza per individuare i problemi e pensare a delle soluzioni concrete. Per fare questo, oltre a progettare, sperimentare e riprogettare gli esercizi, occorre entrare nell’ottica che i due mondi, quello del libro e quello dello smartphone, possono e debbono convivere, purché si riconosca a ciascuno la sua specificità. È quello che si chiama blended learning, apprendimento “misto”. 2.2Lingue classiche e lingue vive C’è un altro aspetto di cui bisogna tener conto quando si parla di ICT a scuola. Mentre gli editori si prodigano nella digitalizzazione del cartaceo, quest’ultimo sembra sempre risentire dell’influsso del digitale. Un paio d’anni fa, sulla scia della riforma Profumo, un grande editore provò a pubblicare una collana di libri “visuali” che facevano un uso delle immagini non solo esplicativo, descrittivo o esornativo, ma si potrebbe dire argomentativo e persino narrativo. Il riscontro forse non fu all’altezza delle aspettative, ma l’esperimento testimoniava la volontà di tentare nuove vie rispetto a un libro scolastico in evoluzione. L’influenza pervadente della cultura dell’immagine, della certificazione e dei dati, che non sono ovviamente puro appannaggio del digitale, si coglie però anche da alcune tendenze generali. Chiunque abbia pratica di insegnamento della disciplina avrà notato che una serie di trasformazioni ha investito negli ultimi vent’anni i manuali di latino. Da una didattica organizzata rispetto a un unico perno normativo, cioè il grosso manuale di grammatica associato a un esiguo laboratorio, siamo passati a un laboratorio che offre una gamma sempre più ricca di esercizi, con una vera profusione di schede applicative, una sorta di contro-grammatica. Tanto che i dati delle adozioni dei volumi di grammatica sono in costante calo rispetto agli stessi laboratori con cui dovrebbero fare il paio. Gran parte di questi esercizi “nuovi”, o quantomeno assenti Dizionario Tempo prova Ore di studio A2: vestibulum 1:30 200 B1: tanua 1:30 300 B2: palatium 1:30 400 Le competenze del latino. dai laboratori di vent’anni fa, è concepita secondo modelli standard: tabelle da riempire, frasi da completare o da associare, domande con risposte a scelta multipla da spuntare ecc. Insomma, compiti binari. Malgrado un’ascendenza rispetto alla prassi informatica appaia qui come ovvia, l’influenza diretta è però da escludere. In realtà il passaggio è stato mediato dalla necessità, per ogni materia d’indirizzo (e dunque anche per il latino), di rimanere al passo con la didattica delle competenze che da un lustro a questa parte si è imposta a livello normativo. Dovendo fornire uno strumento adatto a certificare le competenze, in assenza di indicazioni e griglie specifiche come quelle rese note nelle Indicazioni Nazionali del primo ciclo di istruzione, e in assenza di modelli di verifica concreti come i test Invalsi, gli editori dei manuali di latino hanno dovuto guardarsi intorno e prendere spunto da altre discipline. La cosa curiosa è che dovendo produrre esercizi di misurazione e verifica delle competenze i manuali non hanno guardato tanto alla didattica delle lingue vive, come pure è successo in alcune sperimentazioni in atto1, quanto piuttosto alla didattica più prossima a quella della classe di concorso: la didattica della madrelingua, l’italiano. Come competenza chiave, quella sulla madrelingua disponeva di linee guida conso1Il tentativo finora più articolato in tal senso pare essere quello intrapreso dall’Ufficio scolastico regionale della Lombardia http://www.istruzione.lombardia.gov.it/protlo_3905_26_marzo_2015/, che si è articolato sulla definizione di tre livelli che ricordano in tutto quelli del QCER delle lingue vive a livello europeo. lidate e soprattutto di modelli da cui prendere spunto, e trattandosi di modelli a loro volta riconducibili al mondo della valutazione OCSE-PISA (Programme for International Student Assessment), la “verifica delle competenze” sul latino proposta da molti libri di testo ha finito per assomigliare a quella dell’italiano, privilegiandone com’è ovvio l’aspetto di riflessione linguistica. Il dato è interessante perché conferma che da un lato l’insegnamento del latino, al cospetto della certificazione delle competenze, resta saldamente legato alla tradizione didattica della madrelingua (ciò che peraltro non basta a fugare il timore di vederlo ridotto a semplice storia della civiltà, una sorta di appendice dell’insegnamento di storia); dall’altro, però, dà la misura della distanza che lo separa dalle pratiche didattiche più diffuse nei Paesi anglosassoni e nel Nord Europa, per esempio in Germania2. Americani, inglesi e tedeschi insegnano il latino come una lingua viva. Non perché la ritengano veramente tale, ovviamente, ma perché spesso ne interpretano la finalità in modo diverso da noi. Per un tedesco, che impara a conoscere sin dalla tenera età i concetti di declinazione e di caso, studiare il latino serve in primo luogo a costruirsi delle basi per imparare meglio una lingua romanza (in primis lo spagnolo); solo in seconda battuta a riflettere meglio, in senso logico, sulla propria. Non è un caso se i detrattori della disciplina in Germania non le preferiscono, come da noi, la matematica o l’inglese, ma il francese, la lingua più prossima, anche geograficamente, al bacino romanzo. Applicare al latino le pratiche didattiche proprie delle lingue vive vuol dire anzitutto concentrare l’attenzione sul significato, organizzato per sfere semantiche, storiche, concettuali. Basta aprire l’indice di un manuale di latino tedesco per capire che il sillabo della disciplina non è scandito dalla lingua in senso sintattico e grammaticale, bensì lessicale: “Sulla via della curia”, “Vincere nel Circo Massimo”, “Annibale alle porte” sono i titoli che si leggono aprendo a caso un manuale per il primo biennio. La grammatica non è del tutto assente, ma non rappresenta, come invece accade da noi, il perno della programmazione. Neppure da noi in realtà mancano esempi di approcci alternativi a quello grammaticale: qualche anno fa Mondadori ha pubblicato un corso intitolato Video, lego, disco, che ha riscosso (e continua a riscuotere) un notevole successo sfruttando la lingua dei fumetti. Il caso probabilmente più noto tuttavia è il cosiddetto metodo “natura” ideato dal linguista danese Ørberg. Nel metodo Ørberg il latino, al pari di una lingua viva, è 2Specie in Germania la disciplina è molto studiata: essendo considerata una materia chiave nel biennio del Gymnasium e dunque un passaggio obbligato per chiunque miri ad accedere all’università. insegnato in “bagno linguistico”, cioè proponendo allo studente lezioni costruite ad hoc con testi e immagini in latino (donde il titolo Lingua latina per se illustrata), per consentirgli di impadronirsi anzitutto delle parole, e solo in un secondo tempo di farlo riflettere sui costrutti linguistici. Un metodo che negli ultimi anni ha visto crescere la sua notorietà anche grazie all’esplicita menzione che ne hanno fatto le Indicazioni Nazionali, pur rimanendo per ora circoscritto rispetto ai corsi tradizionali (nel 2015 occupava il 27° posto nella classifica dei testi adottati). In fondo, se l’obiettivo di ogni metodo è insegnare a leggere, comprendere e tradurre testi latini, le strade per arrivarci possono anche essere molto diverse, tutte comunque proficue. Un confronto tra i diversi approcci offre qualche spunto interessante se si analizzano meglio i risultati di medio periodo: gli studenti dei metodi cosiddetti “naturali” dopo un primo biennio riescono a tradurre agevolmente testi di medio-bassa complessità senza l’ausilio del vocabolario, trovandosi però in difficoltà su testi più complessi; al contrario, gli studenti dei metodi grammaticali tendono a sviluppare una vera e propria dipendenza dal vocabolario, che impedisce loro di muoversi con disinvoltura su testi di medio-bassa complessità, mentre la conoscenza più consolidata della grammatica consente loro di arrivare a comprendere, seppure non immediatamente, testi più complessi, anche di autori ritenuti “difficili”. Estremamente interessante, dal nostro punto di vista, è che mentre esiste una pratica consolidata nella guida alla traduzione (“trova il verbo”, “trova il soggetto”, “trova il complemento oggetto” ecc.), in realtà non ci è dato sapere che cosa accada davvero nella mente di uno studente quando si accinge a tradurre. Non sappiamo quale sia la scintilla che consente di intuire la struttura profonda della frase. Possiamo supporre che chi si è formato su un metodo “naturale” sia guidato anzitutto da un input lessicale del testo, mentre i nostri studenti abituati al metodo grammaticale siano portati a decifrarne prima di tutto la struttura logico-sintattica. In entrambi i casi, tuttavia, si tratta di un processo non lineare, ma sinergico, armonico, discontinuo, proiettivo, qualcosa che assomiglia al riconoscimento del volto umano a partire dai suoi lineamenti. Ecco perché se ne parla spesso in termini di problem solving; tradurre è un po’ come risolvere un problema di geometria: ci sono spesso più modi di arrivare alla soluzione, tutti giusti. Questo significa anche che nessuno dei due metodi (grammaticale e lessicale) può dirsi davvero impermeabile rispetto all’altro. In effetti non c’è testo in adozione che non abbia le sue buone liste di parole (militari, filosofiche, familiari ecc.), cui si aggiungono le schede di civiltà poste in genere a fine capitolo e anch’esse ricche di note lessicali. Il guaio è che, se si eccettua qualche caso, queste schede di lessico quasi mai interloquiscono con il resto degli esercizi del capitolo in un’ottica di acquisizione progressiva. Questo le rende spesso difficili da memorizzare e alla fine poco utili. Ne deriva inoltre che, se a livello cognitivo il processo di traduzione ha una struttura non lineare ma puntiforme, la relativa competenza di traduzione risulterà come capacità di selezionare e disporre gerarchicamente anzitutto i contorni degli elementi più familiari. Queste considerazioni ci hanno portato a ripensare l’approccio lineare di Cicero. Se è vero infatti che di fronte a una struttura gerarchica come quella del periodo ci sono più vie, allora obbligare lo studente a seguire una sola strada, segnata da una scelta autoriale, può rivelarsi limitante. Farsi guidare nella traduzione da un software online oggi non significa affidarsi alle sue scelte (le macchine non conoscono ancora bene la sintassi: se la conoscessero, saprebbero parlare), quanto piuttosto prestargli la mente e il punto di vista di un autore umano. E d’altra parte, dentro quel punto di vista non tutti gli studenti possono sentirsi a loro agio: è tipico il caso delle eccellenze, che intuiscono la struttura profonda di una frase prima che la fase di analisi sia conclusa e patiscono il resto dell’analisi che precede la traduzione come un’inutile perdita di tempo. Sin dalla prima progettazione di Alatin avevamo ben chiari questi due obiettivi: volevamo un software che consentisse un’acquisizione progressiva del lessico ed evitasse un approccio eccessivamente analitico. Dopo aver sviluppato un tutor che imitava un insegnante privato, abbiamo deciso di far fare alla macchina quello che sa fare meglio: sviluppare automatismi. 2.3Ludus in fabula Ci sono, evidentemente, automatismi buoni e meno buoni. La rete ci abitua a disporre di grosse moli di informazioni con pochi click, consente alla memoria di assopirsi. Al tempo stesso, pochi strumenti sono più efficaci di un software nell’allenare la memoria. La memoria in Alatin è al servizio del tempo; non quello scandito da un conto alla rovescia (non c’è timer in Alatin), ma il tempo che serve a completare la lezione. Meno sbagli, più in fretta raggiungi l’obiettivo. Il tipo di gamification che abbiamo applicato al software è piuttosto semplice: ogni lezione si compone di un numero variabile di domande, comprese tra 9 e 18, articolate in un certo numero di esercizi dal latino all’italiano e dall’italiano al latino. Per rispondere alle domande hai a disposizione quattro vite; se le perdi tutte devi ripetere la lezione, ma con nuovi esercizi. La memoria ti viene in soccorso per un semplice principio di economia del tempo: repetita iuvant, dicevano gli antichi. Se la curva di attenzione di Cicero mostrava un picco iniziale e un calo più o meno marcato in rapporto al numero complessivo delle domande della versione, in Alatin lo studente comincia spesso con una bassa soglia di interesse, ma a mano a mano che le domande scorrono e le vite diminuiscono il suo livello di attenzione si alza, perché perdere una vita di troppo una volta arrivato a tre quarti della lezione significherebbe dover ricominciare da capo. Per disegnare la struttura di Alatin abbiamo guardato soprattutto alle piattaforme online di lingue che si sono imposte dalla prima metà del decennio passato a oggi. Da Rosetta Stone a Busuu, da Babbel fino al più recente Duolingo (che vanta già una community di quasi cento milioni di utenti), si tratta di piattaforme che erogano corsi di lingua strutturati in maniera piuttosto diversa, ma con alcune caratteristiche in comune. Un’acquisizione progressiva del lessico, una sessione di lavoro breve e concentrata, una ripresa frequente, quasi martellante, degli argomenti di base, i “mattoni” della lingua. Il segreto, ripetono i linguisti che curano la didattica di queste app, è studiare un po’ tutti i giorni, darsi un ritmo costante, ripassare spesso. A queste caratteristiche di base Alatin associa un sillabo più vicino alla tradizione didattica del latino nei licei italiani, quindi pensato in una prospettiva essenzialmente grammaticale. Il sillabo è organizzato in 160 unità (obiettivi di apprendimento), scandite in 41 missioni, raggruppate a loro volta in 12 livelli. Ogni unità (es. “1ª declinazione”) contiene un numero variabile di lezioni pratiche (in genere da 2 a 5), in cui lo studente affronta esercizi di morfologia, morfosintassi e sintassi a difficoltà crescente, dall’analisi dei verbi alla traduzione di frasi. Alla fine di ogni missione c’è un’unità di 3 o più versioni di difficoltà crescente. Ogni lezione di traduzione è scandita da una continua dialettica fra le lingue: si traduce cioè non solo dal latino all’italiano ma in egual misura dall’italiano al latino. Questa alternanza, congiunta al fatto che i testi sono lessicalmente speculari, fa sì che gli studenti siano spinti a tradurre all’impronta dall’italiano al latino. Un “comportamento” indotto dalla continua ripresa degli stessi vocaboli in frasi molto simili, che noi stessi abbiamo registrato più volte sin dalla prima lezione nel corso degli incontri mattutini con le classi, talvolta sotto gli sguardi stupiti dei docenti. Ciascuna missione, come già accennato, è organizzata in modo da consentire un’acquisizione progressiva del lessico di base. Il vocabolario è in linea, dunque il lemma si trova direttamente cliccando sulle parole. Se la parola è focus, cioè se si tratta di una parte variabile del discorso oggetto della lezione (nomi, verbi, aggettivi, pronomi), è corredata dalla rispettiva tabella morfologica che ne riporta il quadro dei casi o della coniugazione. Le tabelle dialogano sempre e solo con l’argomento trattato: dunque negli esercizi sulla seconda declinazione sono presenti su tutti i termini della seconda declinazione, ma non più su quelli della prima, che si danno per assodati, e così via. Negli esercizi di traduzione il vocabolario in linea pone dei vincoli rispetto alle scelte lessicali: per tradurre occorre usare i significati proposti. Questo sistema consente di monitorare l’acquisizione di un lessico di base circoscritto a circa 2000 parole, prediligendo l’autonomia a un lessico più ricco e variegato: lo scopo non è liberarsi del vocabolario, ovviamente, ma dalla sua consultazione compulsiva. Al tempo stesso, permette al motore di Alatin di appoggiarsi per la correzione della traduzione ai dispositivi client (cioè ai PC, tablet o smartphone dello studente), consentendo lo svolgimento della lezione anche offline. Con un capillare sistema di feedback disponibile a partire dalla risposta errata o dalla richiesta di aiuto, chiunque può proporre traduzioni alternative ritenute corrette; queste, validate dalla redazione, vanno ad aggiungersi immediatamente al database di Alatin (attualmente ci pervengono circa 200 nuove traduzioni a settimana). 2.4L’apprendimento “per padronanza” Nell’ultimo decennio, complice la diffusione delle ICT, il concetto di “personalizzazione dell’apprendimento” ha iniziato a comparire anche nei documenti redatti dal Ministero e dalle sue agenzie (come Indire); si è imposto nelle guide per il docente dei manuali in adozione, non solo come ampliamento dell’offerta di materiali per BES e DSA e per la certificazione delle competenze, ma anche di quella digitale. Un numero di esercizi sempre maggiore viene presentato come occasione per allargare l’offerta del manuale e consentire assegnazioni mirate al singolo studente, sulla base delle sue capacità e dei suoi bisogni. In quest’ottica, la classe così come la conosciamo, cattedra e file di banchi, finisce per essere ridefinita (mentre scriviamo il MIUR stanzia oltre 7 milioni di euro per “ripensare gli ambienti di apprendimento”) e con essa la pratica della lezione frontale, come è già accaduto in molte scuole del Nord Europa. Secondo esperti e pedagoghi, da depositario di un sapere autorevole il docente dovrebbe trasformarsi in osservatore, consigliere, guida attraverso un sapere esteso e accessibile, ma talvolta difficile da decifrare. Insomma, un novello Virgilio in uno sconfinato limbo fatto di distrazioni. Ritornando ai dati dell’ultimo rapporto OCSE (vedi par. 1.1, pag. 5), viene da chiedersi se il calo degli apprendimenti osservato nei Paesi che hanno investito grandi somme in dotazioni hardware nelle scuole non abbia una sua ragion d’essere nell’idea stessa di un sapere a portata di un click. Il fatto di avere accesso, “a volontà”, a tutte le conoscenze di cui ho bisogno, consente di restare in una rassicurante condizione d’ignoranza, e l’ignoranza stessa diventa non solo una condizione socialmente accettata, ma persino “naturale”. Sulla base della nostra quotidiana esperienza di assistenza online, non è così peregrino asserire che “nativo digitale” è spesso sinonimo di “naturalmente ignorante”. La situazione attuale nella maggioranza della scuole italiane tuttavia è un po’ diversa. Per ora la lezione frontale non solo è la regola ma, in epoca di classi pollaio, sembra essere anche l’unica soluzione praticabile. Se correggere i compiti in classi di 25-30 studenti è già di per sé un’impresa, come si può pensare di correggere sistematicamente tutti i compiti a casa? Come si possono assegnare compiti personalizzati anche solo a 3 o 4 gruppi distinti, se poi in classe resta al massimo il tempo per una correzione a campione prima di passare all’argomento successivo? Il problema è sempre più sentito, in parte perché l’aumento del numero degli studenti per classe è l’unica vera costante delle riforme della scuola approvate in questi ultimi dieci anni; in parte perché a questo si è aggiunto un aumento esponenziale sia di studenti non madrelingua sia di quelli con bisogni educativi speciali (BES); in parte, infine, perché tra i molti indicatori del RAV, il Rapporto di autovalutazione che ogni istituto è tenuto a fare nell’ambito del Piano Nazionale di Valutazione (PNV), ci sono ormai molte variabili (i risultati delle prove standardizzate Invalsi, quelli delle prove strutturate in entrata e in uscita, i crediti ottenuti dai diplomati di quella scuola nel primo biennio universitario ecc.), che richiedono energie e dispendio di tempo e impattano più o meno direttamente sul destino della scuola e quindi sul lavoro degli insegnanti3. L’11 dicembre 2015 il MIUR ha predisposto una guida destinata ai dirigenti scolastici utile alla stesura del PTFO (Piano triennale di offerta formativa), che consente di rompere l’orario annuale della disciplina articolandola in “moduli” e di suddividere la classe in “gruppi di livello”. Una notizia che ha subito acceso la polemica tra i sostenitori e i detrattori del modello anglosassone, nel quale l’apprendimento è tarato sul ritmo del gruppo. Un approccio che rischia di creare delle top-class e delle bottom-class (ovviamente di composizione variabile a seconda della disciplina), ma che dà la misura di quanto il concetto stesso di apprendimento personalizzato sia entrato nelle corde del legislatore4. 3Basti dire che dopo la pubblicazione dell’indice Fga sul sito eduscopio.it della Fondazione Giovanni Agnelli (un indice che tiene conto di molti fattori territoriali e socio-economici, dei crediti universitari e più in generale della carriera universitaria degli studenti usciti da una determinata scuola), molte scuole si sono ritrovate a fronteggiare da un anno all’altro una decisa perdita di nuovi iscritti, che hanno preferito loro scuole “migliori”. Anche le famiglie insomma quando si tratta del futuro dei propri figli sembrano piuttosto sensibili ai dati. 4Purtroppo come al solito in modo un po’ raffazzonato e posticcio: se è vero che l’apprendimento in piccoli gruppi costituisce forse uno dei pochi comuni denominatori dei migliori sistemi educativi al mondo (come la Finlandia e il Regno Unito), i “gruppi di livello” sembrano essere meno efficaci dei gruppi eterogenei di piccole dimensioni. La letteratura sull’argomento suggerisce infatti che i piccoli gruppi in cui ci si aiuta reciprocamente a ridurre il dislivello tra gli appartenenti funzionino meglio di quelli omogenei; ma occorre ovviamente tener presenti anche dislivelli di partenza (vedi per una panoramica sull’argomento, J. Hattie e G. Yates, Visible Learning and the Science of How We Learn, Routledge, New York, 2014). Sia che si tratti di gruppi “di livello” piuttosto che di gruppi di studio eterogenei, resta però il fatto che è difficile parlare di apprendimento personalizzato senza introdurre il concetto di “padronanza”. Chiunque abbia esperienza di insegnamento sa che quello dei saperi minimi è un obiettivo ambizioso in un sistema in cui il docente è tenuto a seguire un programma predefinito a cui è assegnato un monte ore fisso. L’apprendimento per padronanza, o Mastery Learning, è sostanzialmente il principio secondo cui non si affronta un nuovo argomento prima che tutti gli studenti abbiano raggiunto una padronanza sufficiente nell’argomento precedente. Storicamente il fenomeno si è articolato a partire dagli anni Cinquanta-Sessanta con gli studi e le sperimentazioni di Benjamin Bloom (1913-1999), ma è rimasto circoscritto al mondo anglosassone fino agli inizi degli anni Duemila, quando anche grazie all’introduzione più capillare delle TIC nel mondo della scuola si è diffuso e fatto apprezzare nel resto d’Europa. Da un punto vista pratico, l’apprendimento per padronanza si basa sull’uso frequente di verifiche di tipo formativo, il cui obiettivo è mettere l’insegnante nella condizione di individuare le lacune e le difficoltà dello studente per poter adottare azioni compensative in modo tempestivo. Nel Mastery Learning il recupero non è relegato alla fine del quadrimestre, ma rappresenta parte integrante della programmazione. In pratica si alternano alle lezioni regolari frequenti momenti di recupero e consolidamento, ponderati sulla base degli argomenti che hanno effettivamente generato problemi (è qui che monitoraggio e personalizzazione fanno il paio con strumenti non tradizionali, come le TIC). Ispirandoci a queste pratiche, nello sviluppo di Alatin ci siamo posti il problema di rendere agevole la somministrazione di “verifiche formative” settimanali. I compiti di Alatin non sono uguali per tutti, ma sono pensati piuttosto come obiettivi: se si assegna l’unità sulle infinitive, tutti gli studenti sono tenuti a giungere al termine delle tre lezioni pratiche sull’argomento, ma il numero di esercizi che ciascuno eseguirà dipenderà dagli errori che commette. 3. Gli esercizi A cura di M.T. Fontana, autrice e coordinatrice dei contenuti di Alatin Quando mi è stato proposto di occuparmi dei contenuti di Alatin, il progetto appariva chiaro nelle sue caratteristiche principali e negli obiettivi finali, ma completamente da “creare” non solo nell’inserimento dei contenuti, anche nell’impostazione degli stessi. Le potenzialità del software, che si presenta duttile e multiforme, mi sono subito apparse in tutto il loro appeal innovativo e così mi sono lanciata con entusiasmo. 3.1Il sillabo Il primo passo necessario è stato impostare il sillabo, cioè l’elenco dei contenuti da trattare organizzati in un ordine coerente con gli obiettivi della materia e le finalità che volevamo conseguire. Tenuto conto del fatto che il software mira a un target esteso, in prima battuta il sillabo è stato redatto secondo un approccio generalista, cioè sulla base del confronto (della “collazione”, volendo usare il termine tecnico filologico) tra i principali manuali oggi in uso nella scuola italiana o, meglio, dei loro laboratori: abbiamo voluto in questo modo incontrare gli studenti su un terreno a loro già noto e inserirci nel solco già tracciato della tradizione didattica italiana. Tuttavia, l’evidenza dei fatti ha dimostrato quanto oggi nella didattica del latino si cerchi di accogliere qualche istanza di rinnovamento, anche attraverso la proposta di percorsi meno tradizionali. Così, è stato possibile verificare che i manuali procedono sostanzialmente allineati all’incirca fino alla trattazione di un argomento cruciale quale la terza declinazione; dopo, divergono sempre di più e capita di trovare largamente anticipati argomenti “tradizionalmente” affrontati più avanti, come i verbi anomali, i composti di sum, i deponenti o alcune subordinate. In quest’ottica è stato impossibile intraprendere una strada senza sacrificarne un’altra. Nell’operare una scelta autoriale, pur apprezzando sovente la ratio sottesa a molte trasposizioni, abbiamo comunque tenuto un approccio più aderente alla prassi comune, nella consapevolezza che uno studente che ha più conoscenze può trarre comunque giovamento dall’affrontare esercizi che ne richiedano di meno, mentre uno studente che non possiede conoscenze eventualmente richieste dal sillabo si trova nell’impossibilità di andare avanti. C’è però da fare una precisazione non da poco: mentre in un manuale stampato la redazione del sillabo è un aspetto fondamentale che, una volta deciso, rimane im- mutato, in Alatin invece è in continua elaborazione, in fluido movimento. Una volta tracciata l’ossatura di base, nulla ci vieta di incrementare le unità di apprendimento con nuovi micro-argomenti, di parcellizzare i contenuti già presenti, di realizzare anticipazioni o collegamenti tra le missioni per consentire, a chi ha già acquisito quelle competenze, di accedere a contenuti nuovi, di livello avanzato. Già adesso sono previsti dei salta-livello delle unità, sessioni intensive di esercizi che consentono agli studenti di affrontare insieme più unità per superarle in blocco. Man mano che il materiale sarà disponibile in piattaforma, inoltre, sarà sempre più facile per docenti e studenti elaborare percorsi diversificati e personalizzati, un traguardo impossibile per la didattica tradizionale reso possibile dall’innovazione tecnologica. 3.2I modelli Il secondo “grande” passo necessario è stato quello di procedere a una modellizzazione degli esercizi da proporre per ogni singolo obiettivo di apprendimento. Per ogni obiettivo è stato necessario elaborare una progressione strutturata per livelli di difficoltà. Si tratta di due aspetti strettamente connessi alle possibilità tecnologiche offerte dal software e spiego perché. Il software consente di proporre diverse tipologie di esercizi, essenzialmente strutturati e semi-strutturati. Non esiste un numero definito di tipologie: teoricamente esistono molte altre possibilità offerte dal software, che non abbiamo ancora individuato, altre invece potranno essere inserite in futuro grazie al lavoro continuo degli sviluppatori. Al momento, comunque, abbiamo ritenuto opportuno individuare alcune tipologie fondamentali e concentrarci solo su di esse. Le tipologie di domande (item) che ho individuato e usato nella modellizzazione degli esercizi sono: •domande di individuazione all’interno di un testo dato (consegna: Trova); •domande a scelta multipla tra opzioni date (consegne: Seleziona; Analizza); •domande di completamento tramite scrittura libera dello studente (consegne: Completa; Inserisci; Coniuga; Scrivi; Traduci); •domande di sequenza logica attraverso l’individuazione delle funzioni delle parole all’interno di una frase (consegna: Analizza) o la ricomposizione della traduzione (consegna: Traduci); •domande di traduzione guidata per nuclei sintattici (Traduci). Alcune di queste tipologie sono utilizzate dagli attuali manuali di latino in uso nella scuola italiana, verosimilmente mutuate dalla pratica didattica delle lingue vive; altre invece sono del tutto nuove, perché impossibili su carta; alcune tipologie, pur avendo dei corrispettivi su carta, grazie alla tecnologia digitale offrono possibilità differenti. Rispetto alla carta, inoltre, ciascuna tipologia presenta consegne il più possibile chiare, semplici, brevi e assertive, in modo da non dare adito a fraintendimenti e di andare dritti allo scopo che si intende perseguire. Ciascun obiettivo di apprendimento presenta un’alternanza di tutte queste tipologie di esercizi, che consente di infrangere la monotonia dell’esecuzione introducendo una varietà che mantiene alti i livelli di attenzione. Le tipologie, benché tutte presenti e mescolate fra di loro, non seguono assolutamente un ordine casuale. Come dicevo, ho proceduto a una modellizzazione puntuale e capillare di tutti gli esercizi per obiettivi di apprendimento, disponendoli secondo livelli di difficoltà crescente, dal livello base a quello avanzato. I livelli di difficoltà sono stati necessariamente individuati attraverso un criterio, se vogliamo, estrinseco, cioè il passaggio dall’analisi morfologica, all’analisi morfo-sintattica alla sintassi. Questo perché è l’unico criterio in qualche modo “ogget- Un esercizio di completamento. tivo” che mi è stato possibile individuare, laddove sappiamo che gli “stili” di apprendimento di ciascuno sono assolutamente soggettivi e diversi da persona a persona (per cui, per qualche studente il livello sintattico potrebbe risultare più semplice del livello morfologico, per esempio). Quindi, per fare un esempio pratico, l’obiettivo di apprendimento “1a declinazione” ha un primo livello basato su domande di morfologia, un secondo livello in cui le domande di morfologia operano in contesto frase (livello-morfosintattico) e un terzo livello in cui entra in gioco la competenza sintattica. Caposaldo di questa struttura operativa è la presenza costante della traduzione: ogni esercizio, anche quello più “grammaticale”, non è mai fine a se stesso, teso a consolidare cioè una conoscenza puramente teorica, ma è finalizzato alla traduzione, obiettivo fondamentale che lo studente, grazie al software, non perde mai di vista. Inoltre, la conoscenza teorica, laddove richiesta, risulta sempre fortemente parcellizzata. Gli esercizi, cioè, hanno una struttura estremamente snella, sono composti o da uno step di sola traduzione o, molto più spesso, da due step, uno di individuazione/analisi/ completamento ecc. e uno di traduzione; solo raramente da tre o più step. Ho inteso con ciò evitare un accumulo del carico cognitivo e lavorare ogni volta su un singolo aspetto; per cui, ad esempio, se lavoro sulla modellizzazione di una subordinata, alcuni esercizi verteranno solo sul verbo (su un singolo aspetto: o morfologia o consecutio ecc.), altri sulla congiunzione subordinante, altri su eventuali anticipatori e così via. Man mano che lo studente avanza di livello, all’interno del medesimo obiettivo di apprendimento, ritornano spesso le stesse tipologie di esercizi già proposte, ma “meno guidate” e con più distrattori (cioè false alternative inserite ad hoc negli esercizi). 3.3La doppia traduzione All’interno di questa complessa macro-struttura teorica un aspetto non da poco è rappresentato dalla scelta di insistere sull’analisi contrastiva, per cui le strutture morfosintattiche e lessicali della lingua latina vengono proposte attraverso un continuo confronto con l’italiano. Ciò si è tradotto nella scelta di proporre in eguale misura esercizi latino-italiano e italiano-latino. Si dirà che è una scelta perfettamente in linea con i manuali tradizionali, che da sempre affiancano agli esercizi in lingua latina i corrispondenti in italiano e probabilmente è così. È vero però che “rovesciare” le analisi latine di Alatin negli esercizi italiani è ben diverso e molto più complicato. I manuali si limitano a proporre frasi italiano-latino (che spesso nella pratica didattica il docente non ha il tempo né di proporre né di correggere), Alatin invece applica agli esercizi italiano-latino i medesimi criteri e le medesime difficoltà dei corrispettivi esercizi la- Una domanda di traduzione “a blocchi”. tino-italiano, richiedendo in definitiva la stessa competenza in entrata e in uscita. In questo modo, lo studente apprende le strutture fondamentali della lingua latina, rafforza la padronanza della lingua materna e, al tempo stesso, impiega le stesse energie per tradurre da una lingua all’altra e viceversa. 3.4La terza via Sotto questo punto di vista, Alatin realizza un suo personalissimo equilibrio tra le due spinte attualmente operanti nella didattica delle lingue classiche: il metodo tradizionale che segue un sistema grammaticale-traduttivo, cioè si basa sullo studio massiccio di morfologia e sintassi e sulla traduzione di frasi e di brani opportunamente scelti, e il cosiddetto metodo Ørberg, divulgato in Italia per iniziativa del professor Miraglia, che attinge significativamente alla didattica delle lingue vive e privilegia l’acquisizione del lessico. Ecco: se Alatin si basa su un solido, solidissimo impianto tradizionale grammaticale-traduttivo, d’altro canto innova la didattica del latino proponendo una sorta di terza via. Anche dal punto di vista lessicale, se è vero che Alatin non propone certo un percorso di civiltà, come il metodo natura, è vero però che la scelta di un vocabolario integrato lascia libero lo studente di concentrarsi solo sulla consegna dell’esercizio e favorisce l’acquisizione di un lessico base. Del resto, il capitolo “lessico” in Alatin è ancora solo all’inizio e sono previste future espansioni specifiche che consentano di esercitare quest’aspetto così fondamentale per lo studio delle lingue in genere. La scelta di proporre esercizi italiano-latino ha avuto anche un risvolto inatteso: mi ha messo di fronte non di rado alle differenze esistenti nella descrizione dei fenomeni grammaticali italiani e latini. Pensiamo a strutture come quella della perifrastica e del gerundivo o al genitivo di pertinenza o all’analisi di alcune subordinate. Differenze inconciliabili che mi hanno costretto a una riflessione continua sulle strutture dell’italiano, riflessione grazie alla quale ho potuto scegliere le analisi più corrette rispetto alle recenti acquisizioni in campo linguistico e altresì più funzionali alla didattica del latino. Insomma: nato come un software-game basato su contenuti tutto sommato molto tradizionali, Alatin ha significato – e significa – per me una palestra inesauribile di stimoli, spunti, riflessioni, studi sulla ricerca in ambito metodologico e linguistico, una sperimentazione continua nel campo della didattica della lingua latina e italiana, cui spero di aver dato – e di continuare a dare – il mio piccolo contributo. 4. Funzionamento in breve 4.1Registrazione e accesso Alatin è una piattaforma online che richiede una normale connessione internet; è possibile eseguire gli esercizi anche offline, è però necessaria una connessione nel momento in cui l’esercizio viene completato e si intende proseguire. Per iniziare a usare Alatin ti basterà collegarti alla pagina iniziale http://alatin.it/#/ e scegliere “Inizia”. Prima di tutto, dovrai procedere con una nuova iscrizione scegliendo di registrarti. Ti verrà chiesto di scegliere un nome utente, un indirizzo email e una password. Oppure potrai perfezionare l’iscrizione utilizzando il tuo account Facebook: in quest’ultimo caso sarà sufficiente cliccare sul tasto blu di Facebook. Questo ti permetterà di entrare in Alatin senza dover inserire “manualmente” i tuoi dati. Attenzione: se sei già iscritto a Cloudschooling potrai entrare in Alatin con le stesse credenziali (indirizzo di registrazione e password). Se non ricordi la password di accesso al tuo account Cloudschooling, o hai utilizzato l’iscrizione tramite Google, potrai impostare una nuova password utilizzando la funzione di recupero password di Cloudschooling. Al momento, non è necessaria una conferma dell’account, che risulterà attivo da subito. La schermata con la maschera del login. L’accesso ad Alatin avviene dalla pagina di login http://alatin.it/h/#/login, dove dovrai solo inserire l’indirizzo email di iscrizione e la password scelta. 4.2Gestione delle classi e assegnazione dei compiti La gestione e la creazione di una o più classi è possibile solo a seguito dell’attivazione di un profilo docente. Per essere accreditati come docenti è necessario scrivere al nostro indirizzo [email protected], dopo aver effettuato la registrazione. Una volta ricevuta la conferma di attivazione del profilo docente, esegui il login per accedere alla schermata principale (home di classe) di Alatin. In basso a destra noterai un’icona a forma di ovetto: all’interno di questo menu troverai, tra le altre, la voce Classi, che ti permetterà di vedere le classi già create. Cliccando sul pulsante “Classi” puoi monitorare nel dettaglio gli studenti di ogni classe. Puoi aggiungerne classi cliccando sul “+” in basso a destra. All’inizio l’elenco degli iscritti alle tue classi sarà vuoto: chiedi ai tuoi studenti di iscriversi e scrivi sulla lavagna o invia loro via email il codice classe, che leggi in alto sulla pagina. Una volta iscritti ad Alatin, dopo aver cliccato su “Classi”, i tuoi studenti possono inserire il codice ed ottenere un’immediata associazione alla classe. L'ovetto, il pulsante per accedere al menu generale, chiuso (a sinistra) e aperto (a destra). Particolare della vista Classe con il codice classe e il pulsante di accesso alla home per l'asseganzione delle unità. Dall’elenco delle classi, scegli quella con cui vuoi lavorare: avrai accesso all’elenco degli studenti iscritti. In questa pagina puoi monitorare i loro progressi facendo riferimento ai punti esperienza (XP) che indicano il punteggio assoluto degli studenti, cioè il punteggio calcolato sull’esperienza globale, considerando le prove assegnate da te ed eventuali esercizi svolti autonomamente. Inoltre potrai facilmente individuare, per ciascuno studente, le unità svolte, quelle in corso e quelle che gli sono state assegnate ma che lo studente non ha ancora cominciato. Cliccando su ogni studente puoi osservare invece il dettaglio dei suoi progressi rispetto ai contenuti. Se vuoi assegnare nuove unità alla tua classe, assicurati che nel menu in alto a sinistra della home sia selezionata la classe con cui intendi lavorare. Ogni classe ha la sua home, cioè il suo sillabo di argomenti. Puoi assegnare le unità scegliendole dall’elenco, in base alla difficoltà e al livello dei tuoi studenti. Vedrai le unità già assegnate contraddistinte da una campanella arancione. Per ogni assegna- Vista per singolo studente con il dettaglio delle unità assegnate " " e l'indicatore di progressione. L’home della classe. In alto a sinistra il menu di scelta rapida. zione stabilirai una data di “scadenza”, cioè la data entro cui gli studenti della tua classe dovranno aver terminato le unità che hai assegnato loro. La scadenza non compromette la possibilità di portare a termine le unità anche in seguito, ma è un dato che ti sarà utile per monitorare il progresso della classe e la puntualità nel lavoro dei tuoi studenti (vedi il paragrafo successivo). Riceverai un report settimanale, via email, che ti darà un resoconto globale sullo stato dei lavori rispetto alle unità che hai assegnato. Ciascuno studente verrà inoltre avvisato, sempre via email, quando gli verranno assegnate nuove unità e in prossimità della data di scadenza. Cliccando su ogni unità puoi vedere quanti livelli, cioè lezioni pratiche, contiene. Puoi provare ogni livello o assegnare l’unità cliccando sulla campanella. Infine cliccando sul pulsante “Andamento” puoi farti un’idea di come sta proseguendo il lavoro degli studenti su quell’unità, in tempo reale. Selezionando dalla home le singole unità il docente ha la possibiltà di assegnarle, provarne le lezioni o vedere l'andamento della classe. 4.3Andamento della classe Cliccando sul pulsante “Andamento” puoi controllare la situazione della classe e dei singoli studenti rispetto all’unità che hai assegnato loro. Nella pagina “Andamento” trovi anzitutto il pulsante “Errori frequenti”, che ti permette di eseguire i primi 10 esercizi sui quali i ragazzi hanno incontrato maggiori difficoltà. “Errori frequenti” è uno strumento ideale per orientare la correzione in classe con la LIM; ma in assenza di un proiettore o di quest’ultima, puoi consultarlo sul telefono o sul tablet in tempo reale, prima della lezione, per prendere spunto dagli esercizi nei quali i ragazzi hanno commesso più errori. Sotto il pulsante “Errori frequenti” puoi vedere il numero di lezioni completate da ciascuno studente. Il numero degli errori che ciascuno studente ha compiuto in quell’unità è un dato utile da mettere a confronto con il grado di avanzamento rispetto all’argomento: 1.aver completato tutte le lezioni con pochi errori è sinonimo di eccellenza; 2.averle completate con un numero medio-alto di errori indica che le difficoltà sono state superate non senza impegno e costanza di intenti; 3.un alto numero di errori e un basso numero di lezioni completate significano un problema concreto su cui intervenire a livello didattico; 4.un basso numero di errori e di lezioni completate indica che i ragazzi non si sono applicati e occorre intervenire esortandoli ad applicarsi, pena una bassa valutazione. Nella pagina dell'Andamento è possibile controllare il lavoro degli studenti rispetto a quell'unità: da iniziare, in corso o eseguita. Spesso ciascuna di queste situazioni è rappresentata, ma è la concentrazione di un gruppo su questa o quella situazione a suggerire il da farsi (vedi anche la sezione Best Practices, cap. 7 pag. 57). Accanto al numero degli errori, per ogni studente vedi anche il punteggio esperienza (XP) assoluto che lo studente ha accumulato fino a quel momento rispetto all’intero corso. Il punteggio esperienza è un dato crescente (come ogni misurazione di competenza): lo studente guadagna un certo numero di punti esperienza (variano in base alla difficoltà dell'argomento) ogni volta che risponde correttamente a una domanda in prima battuta; un numero di punti proporzionalmente più basso se risponde alla domanda al secondo tentativo oppure ogni volta che ripete l'esercizio. Tuttavia i punti XP guadagnati in ogni lezione vengono conteggiati allo studente solo se completa la lezione; non guadagna dunque nessun punto XP lo studente che perde tutte le vite prima di finire la lezione. A un primo livello di monitoraggio, il punteggio esperienza è un’utile unità di misura per valutare la costanza, la continuità e l’esperienza che ogni studente matura nel lavoro sulla lingua; entrando più nel dettaglio, può essere confrontato con il numero di errori commessi per valutare accelerazioni o, viceversa, decelerazioni rispetto alla propria velocità di apprendimento su argomenti puntuali. 4.4Assistenza e sistema di feedback In fase di login, nella home di ogni classe, su ogni feedback di errore e su ogni feedback di aiuto è presente un tasto per interagire con l’assistenza. L’Assistenza è una caratteristica fondamentale di Alatin e per questo è curata in ogni minimo dettaglio. I nostri assistenti (un addetto allo smistamento, un addetto ai problemi di contenuto e uno a quelli tecnici) aiuteranno te e i tuoi studenti a muovere i primi passi sulla piattaforma e saranno sempre pronti a rispondere a eventuali problemi emersi durante l’uso di Alatin o ad accogliere suggerimenti utili a migliorare lo sviluppo del software. Panoramica dei vari feedback alle risposte dell'utente. Il feedback di aiuto con il pulsante "Altre soluzioni". Tra questi, un’importanza particolare hanno le varianti corrette non ancora presenti nel database. Chiedendo l’aiuto, lo studente può confrontare la propria risposta con quelle, corrette, presenti in Alatin. Se in seguito al confronto reputa che la variante sia corretta, cliccando sul pulsante di assistenza in alto a sinistra “ ” può sottoporla alla redazione, che la valuta e, in caso di responso positivo, la aggiunge al database di Alatin (“Altre soluzioni”), restituendo i punti tolti (3 XP) e assegnandone altri 3 a titolo di ricompensa per la segnalazione. Il sistema, che registra circa 400 feedback settimanali, consente una crescita continua e progressiva dell’“intelligenza” di Alatin, che si profila in questo senso come sistema collaborativo. Infine, ogni volta che in Alatin pubblichiamo una novità, si tratti di nuovi contenuti o di nuove funzioni, ti informeremo attraverso la nostra newsletter. Non si tratta di pubblicità, ma di un servizio per tenere informata la community su tutte le novità e i miglioramenti che apportiamo alla piattaforma. 5. TEST D’INGRESSO 5.1I risultati del test di ingresso La sperimentazione di Alatin è iniziata il 1° ottobre 2015 e coinvolge oltre 360 classi distribuite su un territorio che va da Trento a Ragusa. Abbiamo distinto due gruppi: 1. tutte le classi fanno parte della sperimentazione estensiva, che prevede il monitoraggio delle attività degli utenti (assegnazioni, esecuzioni, obiettivi raggiunti, errori). Le informazioni ricavate sono trattate in forma aggregata per definire best practices e comportamenti ottimali che orientano lo sviluppo di Alatin. A tutti i docenti è stato inoltre richiesto di rispondere ad alcuni sondaggi somministrati nel corso dell’anno (vedi cap. 6 pag 43); 2. 63 classi prime partecipano alla sperimentazione intensiva che prevede ulteriori interazioni, un test d’ingresso e un test di uscita disciplinari (di italiano e latino), volti a quantificare il grado di efficacia di Alatin. Questo rapporto fornisce i risultati globali e non distinti per classe del test d’ingresso, a cui hanno partecipato anche 5 classi di controllo che non useranno Alatin nel corso dell’anno. 5.2Approccio Il test d’ingresso era composto da 50 domande sulla grammatica italiana. La somministrazione di un test che esulasse dalla disciplina ha incontrato diversi problemi: da quello relativo al sottrarre ore a una materia che le recenti riforme hanno già ampiamente impoverito a quello di costringere i docenti a lavorare in una prospettiva che non è la loro (un test di questo tipo non mira a valutare gli studenti, quindi non ha una utilità pratica immediata, e non è pensato per una specifica classe: per definire anche i casi estremi del campione sono state incluse domande insieme banali e di difficoltà alta5). 5Abbiamo ritrovato conferma di questa difficoltà in fase di estrazione delle domande per rango di correttezza delle risposte: la più facile è la numero 3, in cui si richiede una trasformazione di diatesi, la più difficile la 42, su un argomento che nelle grammatiche scolastiche non è trattato nei termini della domanda. 5.3Struttura del test Lo scopo del test di ingresso era definire un livello di partenza degli studenti del primo anno; non poteva perciò riguardare argomenti di latino. Abbiamo deciso quindi di fare un test sulla grammatica dell’italiano, che rappresenta il punto di accesso privilegiato per lo studio della lingua latina. Le 50 domande con risposta a scelta multipla (una o più risposte giuste e un massimo di tre distrattori per un totale di quattro opzioni) sono distinte in quattro gruppi: • GRUPPO A: morfosintassi del verbo (14 domande) • GRUPPO B: basi di analisi logica (10 domande) • GRUPPO C: analisi logica: i complementi indiretti (11 domande) • GRUPPO D: la struttura del periodo (5 domande) • GRUPPO E: proposizioni coordinate e subordinate (10 domande) Tre domande hanno sollevato alcune perplessità presso i docenti, abbiamo dunque deciso di fornire i risultati lordi e netti (cioè, senza contare le tre domande in oggetto). 5.4Valori presi in considerazione Per questo primo rapporto abbiamo preso in esame soltanto la media dei voti (in generale e distinta per categoria) e la deviazione standard dei 1.530 test (per un totale di 76.500 risposte date). Anche se il campo di variazione in oggetto è relativamente ridotto – non ci sono in altri termini studenti che prendendo un voto di 50 riescono ad alzare da soli la media dell’intera classe – la scelta della media è motivata sostanzialmente dal fatto che è uno strumento di valutazione storico nella pratica didattica ed è quindi capace di trasmettere chiaramente l’esito di un test6. La deviazione standard, o scarto tipo, è un indice di dispersione statistica: rivela quanto sono state uniformi le risposte, cioè con quanta sicurezza gli studenti hanno risposto alle domande del test. Minore è la deviazione standard e più le risposte degli studenti sono state omogenee e vicine alla media; detto in altri termini: la massima deviazione standard rappresenta il caso in cui metà degli studenti ha risposto a tutte le domande correttamente e metà ha risposto a tutte le domande sbagliando. 6L’annotazione è doverosa perché il rapporto tra deviazione standard e media, cioè il coefficiente di variazione, è superiore a 0,5; il che significa che, in una prospettiva puramente statistica, la media non è lo strumento ideale. 8 7 6 5 4 3 2 1 0 Totali Gruppo A Gruppo B Media Gruppo C Gruppo D Gruppo E Deviazione standard Media e deviazione standard. 5.5Risultati lordi La media generale è 6,73 (il miglior risultato è 8,7, il peggiore 4,7); nel primo istogramma, media e deviazione standard sono riportati allo stesso ordine di grandezza a scopo illustrativo, valga l’esempio del gruppo “E” in cui la deviazione standard è molto vicina al 5 e la media di poco superiore al 6: in questo caso circa il 30% degli studenti si colloca nell’intervallo tra la media e la deviazione standard, gli altri hanno risposto sensibilmente meglio o peggio della media (quindi, in generale, sono più confusi sulle proposizioni coordinate e subordinate). La distribuzione delle medie tende alla normalità statistica, come si vede dalla curva (distribuzione normale), con dei valori sopra la media alle estremità della campana disegnata in arancione. Questo dimostra che le risposte non sono state date casualmente. Funzione di ripartizione Distribuzione normale Numero di classi 15 10 5 0 0 2 3 4 5 6 Medie Distribuzione delle medie. Una rappresentazione che renda conto delle differenze tra i vari tipi di classe può risultare molto interessante. In azzurro sono segnati gli scientifici, in rosso i classici, in verde i linguistici e in giallo i licei di scienze umane. La maggior parte delle classi è costituita da prime, segnate sul grafico da tondini con un riempimento trasparente, le seconde e le quinte ginnasio sono rappresentate dai tondini vuoti mentre le 16 Media 15 10 5 0 0 2 3 4 Deviazione standard Tipologie delle classi. 5 due classi terze che hanno partecipato al test di ingresso sono rappresentate come tondini pieni7. 5.6Risultati netti I risultati al netto delle domande segnalate come problematiche non introducono significative differenze rispetto ai dati già mostrati: media generale 6,84 (contro 6,73, un decimo di punto), deviazione standard 4,2 (contro 4,3, un decimo). A livello di gruppo di domande, nei due gruppi interessati dalle domande escluse (gruppi A ed E) gli scostamenti misurano un massimo di due decimi. La distribuzione delle medie è più “normale” per alcuni valori ma nei dati aggregati non si manifesta una variazione significativa (le differenze sono invece sensibili al livello delle singole classi). 5.7Domande Dopo aver rilevato le medie, generali e per gruppo di domande, abbiamo isolato le tre domande cui è stata data più frequentemente una risposta corretta e le tre cui è stata data più frequentemente una risposta errata. Le tre domande più facili sono state: 3. Volgi al passivo: “La sarta avrà già cucito i costumi” (gruppo A: morfosintassi del verbo, 1485 risposte corrette su 1530 test) a. I costumi la sarta avrà già cucito. b. La sarta aveva già cucito i costumi. c. Le sarte avranno già cucito i costumi. d. I costumi saranno già stati cuciti dalla sarta. 6. Analizza il modo di “tu avevi pensato” (gruppo A, 1457 risposte corrette) a. Indicativo. 7La correlazione negativa tra medie e deviazioni standard è tecnica e non significativa: data una certa media e avendo dati limitati, il range entro il quale può esprimersi la deviazione standard è limitato: non può essere troppo basso altrimenti scende anche la media, né può essere troppo alto altrimenti la media si alza. Proprio per tale proprietà abbiamo pensato di usarla per rendere più leggibili i dati distribuendo le medie su due assi invece che su uno soltanto. b.Congiuntivo. c. Imperativo. d.Condizionale. 48. Completa: “Se l’avessi voluto...” (gruppo E: proposizioni coordinate e subordinate, 1437 risposte corrette) a. “...l’avessi fatto” b.“...l’avevo fatto” c. “...lo faccio” d.“...l’avrei fatto” Le tre domande più difficili sono invece state: 42. Trova la proposizione oggettiva (gruppo E, 1072 risposte sbagliate, una delle domande epurate) a. Il pensiero che tu possa sbagliare non mi ha mai sfiorato. b.Sembra che tutto sia a posto. c. Questa domanda è la più difficile. d.Occorre che tu faccia attenzione. 19. Trova il complemento oggetto (gruppo B: basi di analisi logica, 1015 risposte sbagliate) a. Quell’oggetto mi è caduto sulla testa. b.Non mi confonderai con i complementi. c. Ieri non ho mangiato molto. d.Mi piace il gelato al limone. 11. Trova il riflessivo pronominale (gruppo A, 921 risposte sbagliate) a. Mi lavo le mani anche in altre occasioni. b.Si pettinò i capelli. c. “Si” è un pronome riflessivo. d.Pentiti, peccatore! Nel caso dei risultati netti, le domande con maggiori errori slittano di una posizione: la più difficile diventa quindi la 19, segue la 11 e in terza posizione troviamo la 41: 41. Trova la proposizione soggettiva (gruppo E, 852 risposte sbagliate) a. I giudizi soggettivi possono portarci a sbagliare. b. Credo che domani partirò per la Cina. c. Mi piace andare al mare. d. Preferirei una passeggiata in montagna. 5.8Conclusioni Un test di ingresso restituisce necessariamente un dato incompleto e provvisorio; nel caso specifico alcune informazioni sono inoltre così generali da sfiorare l’aneddotica. Fatte queste premesse, i risultati del test confermano che gli ambiti più problematici sono l’analisi del periodo (gruppi E: media 6,3 e deviazione standard 4,8; gruppo D: media 6,4 e deviazione standard 4,48) e, contro intuitivamente, non l’analisi logica con la sua panoplia di complementi quanto le basi dell’analisi logica: il soggetto, l’oggetto e i predicativi (gruppo B: media 6,52 e deviazione standard 4,5). Su questi due aspetti concentreremo l’attenzione nello sviluppo del corso di grammatica italiana che accompagnerà Alatin a partire dal prossimo anno scolastico 201617, di cui la prima missione di Alatin, che fa da cerniera con le scuole medie, è un anticipo. I due corsi saranno affiancati soprattutto nel tracciamento delle conoscenze e competenze degli studenti e nella produzione di esercizi dedicati al loro potenziamento. 8Il rango si inverte nel caso di valutazioni al netto delle domande problematiche, ma D ed E rimangono i gruppi con la media più bassa e la deviazione standard più alta. 6. Il sondaggio 2015 6.1Il primo sondaggio su Alatin (1° ottobre-25 novembre) Alla fine dello scorso novembre, a circa due mesi dall’uscita online, abbiamo realizzato un primo sondaggio su Alatin indirizzato ai docenti che hanno partecipato alla sperimentazione, per stimolare un feedback sulla loro esperienza e aiutarci a definire meglio l’iter di sviluppo della piattaforma, in continua evoluzione. 6.2Risposta Il sondaggio è stato inviato il 25/11/2015. È costituito da 12 domande strutturate non linearmente: a seconda delle risposte a certe domande, che fungevano da snodo, si veniva rimandati ad alcune domande piuttosto che ad altre. Abbiamo valutato che un questionario ramificato, pur ponendo maggiori difficoltà di analisi, sarebbe risultato meno oneroso per i docenti che partecipavano alla sperimentazione. Su 177 inviti totali, 21 destinatari non hanno aperto l’email9; 28 non hanno partecipato al sondaggio pur avendo aperto l’email; 128 hanno risposto (di cui 110 entro la prima settimana); 119 sono arrivati alla conclusione del test; in 9 hanno iniziato il test ma non lo hanno concluso10. 6.3Struttura del sondaggio Il sondaggio è diviso in 4 parti: • profilo degli utenti • opinioni sul software • Alatin e la carta • conclusioni 9 Due docenti hanno chiesto di accedere non da email ma da link web per problemi di posta elettronica. 10Di questi, 5 non hanno mai usato Alatin: probabilmente sono entrati nella sperimentazione a ridosso della somministrazione del sondaggio. 6.4Le domande Le prime domande servivano essenzialmente a profilare gli utenti nei termini di utilizzo di Alatin, abbiamo perciò chiesto: 1. Per quante settimane hai usato Alatin? 2. Quante volte a settimana hai usato Alatin? 3. Come valuti la tua esperienza con questo software? La domanda 3, sulla valutazione, permetteva tre diversi percorsi: chi avesse risposto “complessivamente positiva” sarebbe stato inoltrato alla domanda 7 (sezione: “Caratteristiche del software”); chi avesse risposto “né positiva né negativa” sarebbe stato inoltrato alla domanda 4 (avanti in questa sezione) e successivamente alla 7; chi avesse risposto “complessivamente negativa” sarebbe stato inoltrato alla domanda 5 (sezione: “Caratteristiche del software”). 4. In quale modo potremmo migliorare Alatin? 9. Come usi Alatin in classe? 10. Quanti tuoi studenti hanno incontrato difficoltà di accesso per mancanza di device o problemi di rete? Per quante settimane hai usato Alatin? Hanno risposto: 128 Hanno saltato la domanda: 1 Ancora nessuna Fino a due settimane Da due a quattro settimane Più di un mese La sperimentazione è iniziata ufficialmente il 1° ottobre e il sondaggio è stato compilato dall’87% dei docenti entro due mesi; di questi, appena il 20% aveva usato Alatin per più di un mese. Il dato si deve soprattutto al fatto che nel primo mese il numero dei docenti coinvolti attivamente (25) era piuttosto limitato. D’altro canto, quasi il 30% dei docenti non aveva ancora iniziato a usare Alatin, in parte perché mancavano i contenuti per le classi seconde. Alle 63 persone che hanno usato Alatin più di due settimane è stato chiesto quante volte alla settimana l’avessero usato; l’analisi di questa risposta richiede alcune note a margine: • la maggior parte dei docenti della sperimentazione sta usando Alatin in aggiunta al libro di testo; • l’approccio basato su obiettivi piuttosto che sull’assegnazione di compiti richiede un po’ di tempo per essere recepito pienamente; • non sappiamo quale uso ne facciano, principalmente, i docenti: se come esercizio in classe o come compito a casa. Alla domanda 3 sono arrivati tutti coloro che hanno utilizzato Alatin. Dei 7 docenti che hanno valutato l’esperienza complessivamente negativa: • 1 lo ha usato per più di un mese ma ha lamentato essenzialmente problemi di accesso; Quante volte a settimana hai usato ALATIN? Hanno risposto: 62 Hanno saltato la domanda: 67 Una volta Due volte Tre volte Quattro volte • i 2 che lo hanno usato per un periodo compreso tra 2 e 4 settimane hanno lamentato problemi di accesso e pochi contenuti (a fine ottobre avevamo completato solo le prime 8 missioni sulle 40 costituenti l’intero percorso); • i restanti hanno usato Alatin per meno di 2 settimane lamentando problemi di accesso, problemi di trascinamento connessi a una tipologia di domanda di analisi (poi modificata), la mancanza di una guida e una reportistica ancora insufficiente per il docente. Le risposte riguardanti la mancanza di una guida e di un valido strumento di controllo offerto al docente rispetto all’attività dei propri studenti sono correlati: il monitoraggio da parte del docente è fortemente associato a una logica per compiti; il desiderio di avere a disposizione una guida docente evidenzia invece la necessità di ottenere informazioni esaustive affinché Alatin possa essere usato al meglio. La presente guida vuole essere anche una risposta a questa necessità. Per quanto riguarda i generici malfunzionamenti, confrontando i risultati del sondaggio con quelli dell’assistenza, è emersa la tendenza a sopravvalutare la correttezza delle risposte degli studenti. Questo ci ha indotti a rivedere le modalità di feedback che Alatin fornisce agli studenti. Alle 23 persone che hanno risposto “né positiva né negativa” (12 hanno usato Alatin per meno di 2 settimane; 4 per un tempo compreso fra 2 e 4 settimane, 7 per più di un mese) abbiamo domandato come potessimo migliorare la loro esperienza (domanda 4). Ci hanno risposto in 18; di questi, 14 hanno espresso dei desiderata: • 5 docenti hanno chiesto più controllo sugli esercizi e sulla reportistica; • 2 hanno lamentato il problema del trascinamento nelle domande di analisi (risolto grazie a questi feedback); • 3 hanno chiesto che Alatin fosse meno rigido nella valutazione; • 2 hanno chiesto che gli studenti possano saltare certe unità/lezioni; • 1 ha scritto che era semplicemente troppo presto per esprimere un’opinione; • 1 che ci sono pochi contenuti utilizzabili (vedi sopra); • 4 hanno segnalato generici malfunzionamenti. Il desiderio di un maggior controllo sui contenuti e sui risultati degli studenti (tutti associati alla richiesta di una guida docente) si può collegare alla novità dell’approccio per obiettivi di Alatin, che prevede una somministrazione personalizzata degli esercizi. Gli studenti fanno esercizi diversi, seppure di difficoltà analoga, ma soprattutto in di- versa quantità, a seconda del loro rendimento. Questa variabile, distribuita sul numero complessivo di lezioni per unità e di studenti per classe, produce un gran numero di esercizi eseguiti e dunque mediamente un certo numero di errori. Per venire incontro alle esigenze del docente, abbiamo aggiunto la funzione “Errori frequenti” (vedi par. 4.3, pag. 30) grazie alla quale è possibile monitorare gli esercizi che hanno creato più problemi ai ragazzi, disponendo così di una correzione a campione (in linea con la pratica didattica sui compiti a casa), focalizzata però – questo è l’aspetto interessante di Alatin – sulle difficoltà oggettive degli studenti. Alla richiesta di minore rigidità in fase di valutazione abbiamo invece cercato di dare una risposta mostrando allo studente, domanda per domanda, gli elementi incriminati che hanno generato il feedback di errore, nonché un elenco di tutte le risposte possibili per quella domanda. Già dalle settimane successive queste modifiche hanno ridotto drasticamente le segnalazioni. In caso di risposte ritenute ingiustamente valutate come errate, lo studente è inoltre invitato a segnalarle alla redazione, che risponde puntualmente, feedback per feedback (circa 200 sono le nuove varianti di traduzione corrette aggiunte settimanalmente al database di Alatin grazie ai feedback degli utenti). L’ipotesi che il software non presentasse grossi ostacoli di accesso, visto anche il forte orientamento mobile della piattaforma e l’altissima percentuale di smartphone tra gli under 16 in Italia, è stata sostanzialmente confermata: • 2 docenti hanno segnalato problemi di accesso per circa la metà degli studenti; • 3 docenti hanno dichiarato che nessuno studente ha incontrato problemi; Come valuti la tua esperienza con questo software Hanno risposto: 90 Hanno saltato la domanda: 39 Complessivamente positiva Né positiva né negativa Complessivamente negativa • i restanti 10 (circa l’8% dell’intero campione) hanno risposto che meno della metà dei propri studenti rilevava problemi di accesso per mancanza di device o problemi di rete. L’ultima domanda di questa sezione, la 9 (“Come usi Alatin in classe?”), è stata posta ai 43 docenti che chiedevano una guida. Il 48% del campione, 21 docenti, ha risposto che non lo usa in classe e che per questo sente il bisogno di una guida. Interessanti le risposte dei restanti 23 docenti: • 9 lo fanno usare a casa per recupero e rinforzo, 2 lo usano anche in classe per affrontare dubbi e problemi generali; • 1 docente lo usa durante le interrogazioni come modalità occasionale di verifica; • 11 docenti lo usano in classe. Riportiamo alcune risposte che, rispetto alla media, aggiungono qualche informazione in più: ◦ “Inizialmente abbiamo lavorato insieme ripetendo le strutture richieste nell’analisi, successivamente ogni ragazzo si è cimentato nel percorso rielaborando le conoscenze di base attraverso un confronto con il compagno di banco”. ◦ “L’ho presentato alla classe nell’aula di informatica. I ragazzi lo usano a casa, io controllo i progressi. Abbiamo istituito un premio Alatin settimanale per Quanti tuoi studenti hanno incontrato difficoltà di accesso per mancanza di device o problemi di rete? Hanno risposto: 15 Hanno saltato la domanda: 114 Meno della metà Nessuno Circa la metà Più della metà Tutti i primi tre classificati. Vorrei usarlo dopo gli scrutini per il recupero individuale”. ◦ “Apro la pagina esercizi su verbi o sostantivi e faccio rispondere gli alunni. Quando sbagliano le risposte consulto con loro la grammatica per far capire perché hanno sbagliato”. ◦ “Divido la classe in due gruppi e li faccio sfidare. I ragazzi ne sono entusiasti. Ogni risposta sbagliata è un’occasione di confronto per il gruppo”. Come si vede, a fronte dell’introduzione della funzione “Errori frequenti”, i docenti più motivati si sono attrezzati per sfruttare il software anche in classe. I meccanismi di gamification proposti in questa prima fase sembrerebbero tuttavia non essere sufficienti. Anche per questo è stato messo in cantiere un sistema di badge e premi che certifichino il raggiungimento degli obiettivi di apprendimento e una funzione dedicata alle sfide in classe; con questi strumenti i docenti e gli studenti potranno usare il modello della competizione come canovaccio per una lezione di consolidamento, di ripasso o di recupero. Quali tipi di problemi hai incontrato? Hanno risposto: 41 Hanno saltato la domanda: 88 Altro (specificare) I miei studenti non sono riusciti ad accedere. Non ci sono ancora abbastanza contenuti Generici malfunzionamenti Alatin non ha incontrato l’interesse degli studenti Non sono riuscito/a ad accedere Reportistica inadeguata 6.5Opinioni sul software Abbiamo valutato la percezione del software attraverso due domande, che avevano lo scopo di definire limiti e potenzialità di Alatin e di capire come viene usato: 5. Quali tipi di problemi hai incontrato? 7. In che modo possiamo migliorare la tua esperienza con Alatin? La prima domanda si è rivelata indispensabile non solo come fonte di informazioni per sé, ma anche come strumento di interpretazione di altre risposte (come abbiamo già visto a proposito della soddisfazione dei docenti e della richiesta di maggior controllo): • 14 docenti hanno lamentato problemi di accesso (oggettivi problemi di login, poi risolti grazie a questi feedback); • 11 docenti, al 25/11/2015, non avevano ancora trovato contenuti adeguati alle loro classi11; • 8 utenti hanno segnalato generici malfunzionamenti e ci hanno permesso di indagare e di correggere alcuni problemi di comunicazione e bachi. Nel questionario di medio termine previsto per la primavera 2016 cercheremo di verificare se i nostri interventi sono stati sufficienti; • 3 docenti hanno segnalato scarso interesse da parte degli studenti, 2 non sono riusciti ad accedere e altri 2 hanno trovato la reportistica inadeguata. Su quest’ultimo aspetto siamo intervenuti prima, ritenendolo più urgente. Oltre al tasto di correzione in classe sono state aggiunte utili informazioni accanto al nome di ciascuno studente: le lezioni completate e il numero di errori relativi all’argomento. Infine, sono interessanti i 13 che hanno risposto “Altro”: • 7 docenti hanno segnalato problemi di utilizzo (da problemi con l’email ministeriale alla mancanza di strumentazione adeguata, come la LIM in classe, o ancora alla mancata ricezione delle email con le credenziali di accesso); • 5 docenti hanno dichiarato problemi di programmazione (dovuti alla differenza tra il sillabo di Alatin e quello del libro di testo e al fatto che insegnano in classi troppo avanzate per le esercitazioni disponibili); • 1 docente ha lamentato il fatto che gli studenti non ricevono email di notifica 11Il problema, in parte già rientrato, si risolverà definitivamente entro giugno, quando verranno completate e pubblicate le 40 missioni di cui è composto il corso. per le assegnazioni (feature che è stata rilasciata successivamente alla somministrazione del sondaggio). A fronte di questi problemi, i docenti ci hanno indicato come possiamo migliorare la loro esperienza con Alatin. 115 docenti hanno complessivamente espresso 176 preferenze. Le richieste più numerose riguardano esercizi di civiltà e traduzioni di versioni; l’aggiunta di contenuti generici – 41 richieste – è stata espressa soprattutto da quanti avrebbero voluto fin dall’inizio della sperimentazione il corso completo; 25 docenti hanno richiesto l’innalzamento del livello di difficoltà, mentre le 35 preferenze raggruppate come “altro” si estrinsecano essenzialmente in: • 11 utenti che hanno chiesto interventi sui contenuti (dall’ampliamento alla richiesta di correzioni, dalla richiesta di audio a una ristrutturazione dei contenuti in modo da adeguarsi ai testi in adozione); • 5 utenti che hanno richiesto più controllo da parte del docente, sulla reportistica o sui contenuti; • 5 docenti che hanno chiesto meno rigidità nella valutazione; • 5 docenti che hanno posto questioni di ergonomia; • 4 docenti che hanno risposto che è sufficiente risolvere i problemi tecnici; In che modo possiamo migliorare la tua esperienza con Alatin? Hanno risposto: 115 Hanno saltato la domanda: 14 Aggiungendo esercizi di lessico e civiltà Aggiungendo la traduzione di versioni Aggiungendo nuovi contenuti Altro (specificare) Alzando il livello di difficoltà • 3 utenti che hanno risposto che è troppo presto per fare proposte; • 2 utenti che hanno richiesto una guida docente. 6.6Alatin e la carta Il terzo punto su cui abbiamo concentrato la nostra attenzione è il ruolo che Alatin potrebbe assumere nella pratica didattica quotidiana al fianco di prodotti editoriali tradizionali: 8. Di quale complemento cartaceo avrebbe bisogno Alatin? 11. Quale proposta editoriale cartacea, abbinata ad Alatin, ti spingerebbe a valutarlo per l’adozione? La domanda 8 serviva in prima istanza per capire se fosse necessario un complemento cartaceo. Anche in questo caso si trattava di una domanda a risposta multipla: • l’opzione “una guida docente” è stata selezionata da 43 persone, e non ci saremmo potuti aspettare un numero minore di risposte. Alatin è uno strumento nuovo e diverso, che consente però strategie e tecniche di insegnamento complementari a quelle proposte nelle scuole fino a ora: questo volumetto è la prima risposta alla richiesta di una guida; • l’opzione “nessuno” è stata selezionata da 34 docenti; • più o meno lo stesso numero di docenti (26 e 25 rispettivamente) hanno chiesto un laboratorio e un versionario (nel corso dell’anno dovremmo riuscire ad aggiungere uno strumento per l’esecuzione delle versioni in Alatin); • una versione cartacea degli esercizi è stata richiesta da 18 docenti; tra questi si conta la metà dei docenti che hanno dichiarato problemi di connessione da parte degli studenti: un solo docente ha riscontrato problemi di accesso in circa metà classe; 5 di questi appartengono invece al gruppo composto da 10 docenti che risultavano avere meno di metà classe con problemi di accesso. Questo ci permette di considerare la richiesta di una versione cartacea dovuta in parte a reali problemi di connettività, in parte al bisogno di riferirsi a un modello didattico più tradizionale; • 16 docenti hanno richiesto una grammatica di riferimento, parallela a quella in linea; • infine, dei 7 docenti che hanno richiesto qualcosa di diverso, riportiamo: una richiesta di vocabolario completo integrato; una versione cartacea degli esercizi per Di quale complemento cartaceo avrebbe bisogno Alatin? Hanno risposto: 115 Hanno saltato la domanda: 14 Una guida docente Nessuno Un laboratorio Un versionario Una versione cartacea degli esercizi Una grammatica di consultazione Qualcosa di diverso ancora il docente (il tema del controllo); una guida studente; un testo d’autore ampio in cui ritrovare gli esercizi. Abbiamo provato a fare ancora un passo ulteriore, chiedendo che cosa fosse ritenuto indispensabile per una eventuale adozione e immaginando due soluzioni complete: “Schede applicative di laboratorio, grammatica di consultazione ed eventuale eserciziario cartaceo su richiesta”, oppure “Schede operative di laboratorio ed eventuale eserciziario cartaceo su richiesta”, e come ulteriore opzione “Grammatica di consultazione ed eventuale eserciziario cartaceo su richiesta”. La prima soluzione, la più ricca, è stata votata da 44 docenti su 112; la seconda da 39; l’ultima solo da 18 docenti. Sommando le prime due, emerge che 83 docenti su 112 valuterebbero l’adozione di Alatin a patto di disporre di un laboratorio cartaceo, un dato che va messo a confronto con quello della domanda 8 (Di quale complemento cartaceo avrebbe bisogno Alatin?). In sintesi, ne emerge sempre la natura complementare di Alatin, ma con la possibilità di ridimensionare, rispetto allo status quo, i rapporti di forza tra cartaceo e digitale. Con un laboratorio cartaceo snello ed essenziale, Alatin potrebbe rivelarsi – non ultimo sotto il profilo economico – un’ottima alternativa agli attuali libri di testo. 6.7Conclusioni Dal sondaggio sui primi due mesi di vita di Alatin traspare l’immagine di un prodotto con molte potenzialità e alcuni aspetti da migliorare o da definire più strettamente nell’ottica di un uso integrato con il libro di testo; un software che riscontra una certa aspettativa sia in termini di contenuti sia di funzioni dedicate al monitoraggio dei compiti. Su quest’ultimo punto la nostra previsione era già piuttosto delineata, per cui ci siamo concentrati sullo sviluppo della nuova reportistica e abbiamo intensificato la produzione degli esercizi per riuscire a chiudere il corso entro l’anno scolastico in corso. La maggior parte dei problemi tecnici ed ergonomici è invece stata risolta grazie all’assistenza in tempo reale, disponibile su ogni pagina di Alatin a partire dal pulsante a ovetto o dal feedback di errore o di aiuto (“ ”) nell’interfaccia di esecuzione degli esercizi. Conteggiando i ticket che riguardano i problemi tecnici e di contenuto, nei primi quattro mesi abbiamo ricevuto, processato e risolto oltre 2500 richieste di assistenza. Rimane invece ancora in via di definizione un piano di interventi, strutturali e non, che ci consentano di declinare Alatin come risorsa complementare al cartaceo. Su questo punto il sondaggio è stato di fondamentale importanza: l’assistenza quotidiana, che ci permette di intervenire con microinterventi, suggerimenti e contromisure, non ci consente invece di avere correttamente una visione d’insieme. Un altro punto importante che emerge dal sondaggio (pur considerando il differente numero di ore a disposizione nelle diverse tipologie di scuola) è quello riguardante Quale proposta editoriale cartacea, abbinata ad Alatin, ti spingerebbe a valutarlo per l’adozione? Hanno risposto: 112 Hanno saltato la domanda: 17 Schede applicative di laboratorio, grammatica di consultazione* Schede applicative di laboratorio* Grammatica di consultazione* Altro *Eventuale eserciziario cartaceo su richiesta l’utilizzo del software. Alatin si usa mediamente una, al massimo due volte la settimana: che è come dire che si sostituisce parzialmente o integralmente ai compiti a casa (il che sarà tanto più vero quando verranno pubblicate le prime versioni guidate, in primavera). E questo è un dato suffragato anche dai dati di accesso che stiamo monitorando, che parlano di circa 30 classi attive giornaliere (210 settimanali), ovvero la maggioranza delle prime e parte delle seconde iscritte alla piattaforma (le altre si trovano mediamente più avanti col programma rispetto alle missioni di Alatin pubblicate finora). Se poi andiamo a sommare le prime due risposte per indice di frequenza della domanda 8 “Di quale complemento cartaceo avrebbe bisogno Alatin” scopriamo che per quasi il 70% dei docenti Alatin non ha bisogno d’altro, se non di una guida docente. A patto però (domanda 7, “In che modo possiamo migliorare la tua esperienza con Alatin”) che la piattaforma venga completata con lezioni di civiltà e versioni (richiesti da oltre l’80% dei docenti). Ed è proprio questo l’ambito su cui stiamo concentrando al momento le nostre risorse, per arrivare a offrire una piattaforma completa e matura sotto tutti i punti di vista. 7. BEST PRACTICES 12 interviste a chi usa Alatin 7.1Il campione Dal primo sondaggio su Alatin è emersa chiaramente la necessità di poter avere a disposizione una guida all’uso che non fosse solo tecnica ma anche dedicata all’aspetto didattico della piattaforma. Da parte nostra, non avendo ancora una ricetta buona per tutti e potendo quindi solo indicare le direzioni suggerite dalla sperimentazione, abbiamo pensato di far parlare direttamente i docenti che dai dati in nostro possesso risultavano più attivi, ovvero coloro che risultano avere un buon rapporto tra unità assegnate e unità completate dai propri studenti12. Abbiamo intervistato una trentina di docenti e con il loro placet ne abbiamo scelti alcuni (12 in tutto), selezionandoli tra quelli che ci sembravano più rappresentativi dei diversi tipi di applicazione della piattaforma. I più hanno iniziato a lavorarci dallo scorso ottobre, alcuni solo da dicembre. In certi casi l’uso è stato periodico; in altri più puntuale, in ottica di ripasso o di recupero. L’aspetto che più merita di essere messo in evidenza, a nostro parere, è che in tutti i casi di uso attivo di Alatin, a integrazione e sostegno dell’attività didattica tradizionale, il lavoro dei ragazzi è stato valorizzato con una valutazione. Senza una qualche forma di giudizio, suggerisce la maggioranza dei docenti intervistati, per la gran parte dei ragazzi, anche tra i più bravi, l’interesse diminuisce e la sperimentazione, specie al biennio, perde di senso e di valore. 7.2Le interviste A ciascun docente sono state poste le stesse 4 domande: 1) Quando e come ha iniziato a usare Alatin? Più o meno quante volte alla settimana? Come si trova? 2) Come hanno percepito Alatin gli studenti? Ha incontrato delle resistenze? Ci sono dei “tipi” di studenti per i quali è più utile? Quanto è effettivo il problema dell’accesso? 3) Quali aspetti di Alatin apprezza di più? Trova che la struttura di Alatin impostata per obiettivi invece che per compiti funzioni? La reportistica le permette di risparmiare tempo o di fare più cose rispetto a quello che farebbe senza Alatin? 12A fronte di un numero di assegnazioni minimo di 15 unità, una per settimana trascorsa dall’inizio della sperimentazione. 4)Ha qualche trucco da consigliare agli altri docenti che lo usano o lo useranno? Che cosa consiglierebbe a un docente che intenda adottarlo? Delle 12 interviste riportate qui di seguito, 8 sono avvenute al telefono, 3 via email, una infine, l’ultima per ordine di pubblicazione, è avvenuta de visu, in presenza, oltre che della docente, di due rappresentanti degli studenti della classe iscritta alla sperimentazione. 1. Alessia Biasotto (Milano - Liceo scientifico A. Einstein) 1. Quando e come ha iniziato a usare Alatin? Ho iniziato a usare Alatin ai primi di novembre 2015, utilizzandolo in media ogni 10 giorni e trovandomi abbastanza bene. La versione beta della piattaforma richiede certo qualche ritocco ancora, ma nella sostanza direi che funziona. 2. Come gli studenti hanno percepito Alatin? Gli studenti si sono accostati ad Alatin con naturalezza e curiosità; le resistenze sono emerse da parte di coloro che non hanno a casa la possibilità o il permesso di connettersi alla rete (pochi). Certo gli allievi si sono presto resi conto che anche una piattaforma interattiva e veloce richiede nondimeno studio, applicazione e… riflessione. Gli studenti competitivi gareggiano volentieri, i poco motivati in certi casi si sono sentiti spronati dai risultati degli altri. 3. Quali aspetti di Alatin apprezza di più? L’impostazione di Alatin per obiettivi consente di frequente di tirare le somme su un argomento dopo che gli studenti si sono allenati con compiti tradizionali. La reportistica permette di monitorare la classe con una serie di click, affrontando in classe ex post eventuali dubbi su un argomento o sull’esecuzione di un esercizio. 4. Ha qualche trucco da consigliare agli altri docenti che lo usano o lo useranno? Consiglio di monitorare sempre il lavoro dei ragazzi, sia nel laboratorio scolastico sia in remoto, perché Alatin non diventi una terra di nessuno ma un luogo condiviso di tutta la comunità amica del latino. Meglio prevedere poi tempi di esecuzione delle varie unità “morbidi”, soprattutto se si assegnano in parallelo i tradizionali esercizi sui manuali cartacei. 2. Barbara Caracciolo (Sassari - Liceo scientifico G. Marconi) 1. Quando e come ha iniziato a usare Alatin? Ne sono venuta a conoscenza attraverso la pubblicità. Avevo provato anche Cicero, ma lo trovavo un po’ farraginoso, un po’ troppo difficile da utilizzare intendo, almeno per i miei gusti. Questa invece mi è sembrata subito molto agevole e di piacevole impostazione grafica. Ho cominciato a usarla io e poi l’ho proposta alla mia seconda, che è una classe piccola, sono in quindici, ma erano molto indietro. Hanno risposto bene, anche perché sono tutti dotati di smartphone. Rispetto al libro, trovo agevole seguire i contenuti su Alatin anche perché hanno praticamente la stessa scansione dei contenuti. Ho iniziato a usarlo più o meno dai primi di dicembre e l’ho fatto anche durante le vacanze di Natale, anche più di una volta alla settimana, dipende un po’ dagli argomenti. Quando finisco un argomento, assegno un’unità, in linea con la programmazione. 2. Come gli studenti hanno percepito Alatin? Ci sono degli studenti che sono motivati e hanno totalizzato in breve un punteggio molto alto, usando anche gli obiettivi giornalieri. Molti hanno deciso di diventare proprio “ninja” [ride, ndr]. Altri non riescono sempre a completare tutte le lezioni subito, ma con un po’ di costanza ci arrivano, magari facendo qualche errore in più. Altri che sono meno motivati, di fronte agli errori tendono a gettare la spugna. Ne ho cinque molto veloci, altri cinque o sei che faticano un po’ di più ma arrivano alla fine; tre o quattro che sono rimasti più indietro. C’è da dire che io lo uso anche come valutazione intermedia. Do loro un voto sul registro: mi serve per arrotondare la media. Per la maggioranza funziona bene, chi invece rimane in coda è perché si applica poco o perché ha avuto problemi di connessione: va detto però che in questi casi talvolta i “problemi tecnici” sono semplici scuse. 3. Quali aspetti di Alatin apprezza di più? In genere tendo a provare il livello più alto, per farmi un’idea della difficoltà dell’unità; non provo mai tutti gli esercizi. Trovo però utile che i ragazzi lavorino in maniera differenziata sulla quantità: non tutti hanno bisogno dello stesso carico di esercizi. Come dicevo prima, c’è chi ci mette un po’ di più ma arriva al risultato; per questi studenti è molto utile sbagliare per correggere il tiro. La reportistica mi sembra bene articolata. È evidente che i ragazzi hanno più difficoltà nella gestione delle frasi; questo in parte è dovuto anche all’ordine delle parole, ci sono delle soluzioni che non vengono accettate pur essendo corrette. Ma ho visto che l’assistenza raccoglie e risponde alle segnalazioni e nel caso arricchisce l’archivio delle soluzioni. 4. Ha qualche trucco da consigliare agli altri docenti che lo usano o lo useranno? Trovo che l’aspetto ludico sia una motivazione molto forte. Oggi non è sempre agevole far passare la motivazione culturale e formativa dello studio del latino. Ma al di là di questo mi sembra un “gioco” serio e ben strutturato, e questo è fondamentale: gli esercizi non sono mai scontati e occorre sempre rifletterci su. Io lo uso proprio per valutare l’impegno e l’assiduità del lavoro a casa, anche in momenti come le vacanze in cui spesso i ragazzi si “addormentano” e non fanno nulla se non la sera prima. Invece avendo la possibilità di monitorarli è molto più semplice verificare l’assiduità dell’impegno. In questo senso ha una ricaduta soprattutto sulla valutazione formativa piuttosto che sommativa. Molti di quelli che si riducevano sempre a lavorare all’ultimo momento, magari scopiazzando dai compagni la versione, le frasi ecc., con Alatin sono stati costretti a impegnarsi di più e con più assiduità. 3. Anna Boatti (Milano - Liceo scientifico Virgilio) 1. Quando e come ha iniziato a usare Alatin? Ho iniziato a usare Alatin da ottobre 2015, con una classe prima scientifico. Assegno mediamente i compiti su Alatin una volta a settimana oppure ogni dieci giorni. A seconda degli argomenti, possono essere lezioni singole o più lezioni (ad esempio, adesso, terminata la terza declinazione, ho assegnato tutte e tre le lezioni sui tre modelli). 2. Come gli studenti hanno percepito Alatin? Gli studenti hanno accolto abbastanza favorevolmente l’iniziativa. Inaspettatamente però, pur essendo i “nativi digitali” (anno 2001), hanno incontrato difficoltà nella semplice gestione “tecnica” dell’iscrizione (problemi nel registrare l’account, difficoltà a capire cosa fosse l’account, dimenticanza della password, che veniva chiesta alla docente...); ritengo che sia un esercizio utile sia per i lazzaroni (“costretti” loro malgrado a lavorare) sia per i diligenti che possono trovare conferma del loro studio (e una certa soddisfazione)13. 3. Quali aspetti di Alatin apprezza di più? Sono apprezzabili più aspetti a partire dall’idea in sé. Dal punto di vista della docente (almeno per come gestisco io l’iniziativa) sarebbe molto utile avere il prospetto dell’esecuzione delle lezioni per tutta la classe (ma con divisione per studenti: insomma, apro la lezione e immediatamente vedo chi ha svolto e chi no, chi solo in parte ecc.); al momento bisogna entrare ragazzo per ragazzo per avere questo riscontro ed è abbastanza lungo. 13 La funzione è stata implementata qualche settimana dopo l'intervista (vedi par. 4.3, pag. 30). 4. Ha qualche trucco da consigliare agli altri docenti che lo usano o lo useranno? Da subito ho “istituzionalizzato” Alatin, anzitutto con controllo sistematico di quanto fatto (lunghetto ma fondamentale) e premiando di settimana in settimana i primi tre classificati con dei “+” (o altre amenità); la mancata esecuzione viene invece sanzionata o con dei “-” o, in caso di recidiva, con dei “2”. 4. Teresa Palumbo (Foggia - Liceo scientifico A. Volta) 1. Quando e come ha iniziato a usare Alatin? Ho iniziato subito, nella metà di ottobre, e ho sempre proceduto parallelamente al libro di testo, con cui Alatin mi pare in perfetta sintonia. Oltre agli esercizi dal testo, insomma, io assegno anche le unità relative su Alatin, sia per potenziare sia per recuperare, in questo momento a tutta la classe, senza cioè fare assegnazioni mirate. 2. Come gli studenti hanno percepito Alatin? Io mi sono imposta subito affinché si esercitassero e devo dire che i risultati ci sono perché la classe risponde. Ora che abbiamo fatto le pagelle durante gli scrutini, mi sono regolata sul voto anche in base al loro impegno su Alatin e quindi i 3 o 4 che non si sono impegnati non hanno goduto dell’arrotondamento del voto. Se non contasse niente, perderebbero di motivazione. Devo dire però che solo uno non ha lavorato per nulla, perché per problemi economici non ha disponibilità della connessione internet a casa. In generale, serve sia per potenziare i migliori che per colmare le lacune nei più deboli. 3. Quali aspetti di Alatin apprezza di più? Trovo funzionale la struttura per obiettivi, ragion per cui in genere non faccio assegnazioni mirate. Peraltro mi sembra in linea con quello che ci chiede il ministero. Ogni tanto c’è qualche problema tecnico, che però in genere io rimando all’assistenza. La reportistica l’ho scoperta solo recentemente, anche perché prima era troppo povera, e dovevo andare a guardarmi cosa aveva fatto ogni singolo studente. L’andamento su ogni unità è più chiaro. Anche se potendo mi piacerebbe poter vedere anche gli errori dei singoli. Vero è che ci sono quelli più commessi [“Errori frequenti”, ndr]. Per un utilizzo ottimale della piattaforma appare a mio parere necessaria la presenza di una LIM in classe, perché permette di verificare da vicino il tipo di approccio che hanno gli alunni, il loro reale interesse e le loro competenze digitali (oltre alle loro conoscenze). 4. Ha qualche trucco da consigliare agli altri docenti che lo usano o lo useranno? Di tenere sotto controllo il lavoro. Io non assegno mai tanto, una o due unità al massimo per volta, ma quello che assegno lo controllo sempre. Guardo spesso anche la sera prima rispetto al giorno di consegna, e i ragazzi lo sanno. Il controllo e lo stimolo attraverso la valutazione sono fondamentali. Un piccolo registro interno in cui tenere traccia delle valutazioni in questo senso non sarebbe male. 5. Gabriella Dall’Acqua (Torino - Liceo classico M. D’Azeglio) 1. Quando e come ha iniziato a usare Alatin? Ho iniziato a usare Alatin in modo continuativo a partire dall’11 novembre 2015. Ogni settimana assegno degli esercizi e una volta ogni due mesi valuto il lavoro fatto con un voto reale che viene assegnato sul registro. Mi trovo molto bene e noto negli allievi una maggiore velocità nell’individuare gli elementi studiati nelle varie unità. Nell’ultimo compito di traduzione dal latino eseguito in classe il 2 febbraio ho avuto solo quattro insufficienze su 25 allievi. Risultato molto positivo. 2. Come gli studenti hanno percepito Alatin? Gli studenti hanno accettato in modo molto positivo questo tipo di lavoro fin dall’inizio. Ho notato però che, dopo un primo momento di euforia, tendevano in seguito a non eseguire il lavoro e quindi è risultato di fondamentale importanza valutare il compito eseguito. È utile per quegli studenti che sono poco propensi a studiare la grammatica in modo tradizionale mentre in Alatin la studiano divertendosi: per loro è anche importante il punteggio ottenuto e i suoni collegati che indicano se l’esercizio è giusto o sbagliato. Ho poi un allievo con dislessia che riesce a rispondere in maniera corretta su Alatin (è stato anche interrogato da me usando gli esercizi di Alatin) mentre non riesce a dare risposte adeguate quando viene interrogato oralmente nella maniera tradizionale. 3. Quali aspetti di Alatin apprezza di più? Mi sembra che la struttura sia molto utile nel far lavorare la memoria. Sicuramente gli allievi lavorano di più rispetto a una didattica tradizionale anche perché non viene usato il tempo per correggere gli esercizi e quindi in classe si può dedicare del tempo al lavoro di costruzione e traduzione delle versioni. 4. Ha qualche trucco da consigliare agli altri docenti che lo usano o lo useranno? Di non sottovalutare il lavoro con Alatin ma ritenerlo parte integrante della didattica, e quindi valutare in qualche modo i compiti eseguiti sulla piattaforma. 6. Maria Rosa Zizzi (Sondrio - Liceo classico G. Piazzi-C. Lena Perpenti) 1. Quando e come ha iniziato a usare Alatin? Ho iniziato a lavorare con la mia prima più o meno dagli inizi di ottobre. Non assegno i compiti con una frequenza fissa, ma seguo in parallelo il libro di testo. In genere non assegno comunque meno di 3 missioni [cioè gruppi di unità, ndr] ogni mese. 2. Come gli studenti hanno percepito Alatin? Direi mediamente bene, anche se non manca il gruppo che batte la fiacca. Controllo spesso i risultati e nel caso sia necessario li pungolo. Non saprei dire ancora al momento se sia più efficace con determinati “tipi” di studenti; posso dire che per ora la situazione in Alatin rispecchia piuttosto da vicino quella generale della classe sulla materia. È anche troppo presto per tirare delle somme, ma nel complesso mi sembra una pratica più che positiva. 3. Quali aspetti di Alatin apprezza di più? Mi pare che i compiti individualizzati siano l’aspetto più interessante di Alatin, ma come dicevo prima questo non esclude la necessità di un controllo da parte del docente. Un conto è lasciare ai ragazzi la libertà di svolgere i compiti secondo i propri tempi, altra è pensare, specie al biennio, che possano gestire il lavoro a casa in autovalutazione, senza cioè un momento di controllo successivo. Sono convinta che questo aspetto sia ancora fondamentale. Tanto più con strumenti online che consentono un monitoraggio costante e quindi una correzione molto mirata. Della reportistica ho apprezzato in questo senso la possibilità di visionare gli errori più frequenti della classe e anche il numero di errori commessi da ciascuno. Mi piacerebbe però poter andare più nel dettaglio e avere uno specimen degli errori individuali. 7. Maria Rosaria Fiorelli (Perugia - Liceo scientifico G. Galilei) 1. Quando e come ha iniziato a usare Alatin? Ho inserito Alatin nel corso dell’anno scolastico, intorno a novembre, quindi gli ho dovuto ricavare uno spazio che non avevo previsto a inizio anno. Rispetto alla domanda, devo dire che non ho una periodicità fissa di utilizzo. In classe lo uso in più occasioni: o dopo aver spiegato un argomento, aprendolo alla LIM e facendo gli esercizi insieme ai ragazzi, oppure come strumento per l’interrogazione; risulta sempre un ottimo spunto per attivare e sostenere il confronto e il dibattito. Lo facevo e lo faccio anche su altre piattaforme, ma trovo interessante il fatto che su Alatin gli esercizi cambino di volta in volta e che, quindi, in classe non siano necessariamente gli stessi che i ragazzi hanno incontrato o incontreranno nello svolgimento in autonomia. Uso anche il report relativo agli esercizi che i ragazzi sbagliano più frequentemente [“Errori frequenti” ndr], per rilevare se ci sono errori ricorrenti, o per consolidare argomenti complessi. In ogni situazione è risultato uno strumento prezioso per il potenziamento. C’è, tuttavia, a mio avviso, una criticità: non sempre il sillabo di Alatin coincide con quello del libro di testo, per cui, non posso assegnare a volte alcune lezioni in Alatin perché usano già argomenti che i miei ragazzi non hanno ancora studiato. 2. Come gli studenti hanno percepito Alatin? All’inizio credo di aver dato per scontata l’abilità dei ragazzi nel gestire la piattaforma. A dispetto di quello che si dice sui nativi digitali, alcuni avevano bisogno di essere seguiti più da vicino nel muovere i primi passi. Quello che manca nella piattaforma, infatti, a mio avviso, è una fase di istruzioni preliminari: una pagina al riguardo per i ragazzi sarebbe utile. Gli studenti hanno accolto, comunque, Alatin senza resistenze, anche perché rientra in una più ampia serie di strumenti digitali a cui li stiamo abituando (registro elettronico, quaderno elettronico, LIM, piattaforme). I ragazzi che hanno un metodo già consolidato, o quantomeno costanza nello studio, lo hanno considerato subito utile; più difficoltà hanno trovato i ragazzi che hanno accusato il calo di voti rispetto alle scuole medie (che, spesso, in prima superiore è fisiologico) e, quindi, si sono scoraggiati quando hanno scoperto che perdono le vite o devono ricominciare un esercizio. Raccogliendo i loro feedback, il problema più ricorrente emerso, è stata una certa rigidità del sistema nell’accogliere le risposte: molte corrette non vengono considerate tali perché ancora mancanti. Da quanto intuisco in questi casi è bene invitarli a mandare un feedback alla redazione, che risponde in tempi brevi e “premia” coloro che contribuiscono ad allargare le varianti di soluzione, in modo comunitario. Resta il piacere di un’interfaccia molto accattivante e funzionale e un approccio scientifico: i livelli sono effettivamente crescenti in termini di difficoltà. All’inizio temevo che riducesse il lavoro grammaticale a un lavoro molto frammentario, centrato su singoli contenuti, invece ho notato che poi si allarga all’analisi e alla traduzione, e questo permette di ripercorrere lo stesso argomento da punti di vista diversi e con competenze diverse: mi sembra un vantaggio, soprattutto perché attuato in un numero di lezioni e, dunque, di livelli, contenuto e compatibile con il carico di lavoro didattico. 3. Quali aspetti di Alatin apprezza di più? La reportistica è apprezzabile, ma essendo io abituata a quella di Cloudschooling, che permette una riflessione su ogni esercizio di ogni studente, preferirei un approccio più analitico. Tuttavia, quella attuale consente di acquisire un’idea immediata del lavoro di ogni studente (anche se non sono mancati genitori che hanno voluto sottolineare che i bassi punteggi erano dovuti più all’alto numero di errori che non al poco lavoro). Ho, inoltre, apprezzato, che il quadro risultante dalle lezioni completate, dagli errori e dal punteggio, rispecchia l’andamento e lo stile di lavoro dei singoli ragazzi. Inoltre alcune famiglie hanno notato che gli argomenti approfonditi dai figli con Alatin sono stati quelli meglio consolidati. Per tutti questi motivi, attualmente è entrato nel nostro lavoro curricolare, pertanto non si tratta di un optional! Non mi dispiacerebbe avere a disposizione delle verifiche da far fare in classe e valutare. 4. Ha qualche trucco da consigliare agli altri docenti che lo usano o lo useranno? Sicuramente sarebbe importante conoscere bene tutte le funzioni e le modalità dei report prima di iniziare. La presenza di un docente pilota sarebbe molto utile, ma, in alternativa, forse sarebbe bene fare dei tutorial dedicati ai diversi aspetti della piattaforma, delle videolezioni di qualche minuto sulle pagine e sulle funzioni fondamentali, sia per i ragazzi che per i docenti. Un aspetto interessante è la dimensione di Alatin molto vicina ad una community più che ad una piattaforma editoriale tradizionale: noi siamo abituati a essere semplici fruitori, mentre caratteristica notevole è la presenza di newsletter e di report frequenti e la possibilità per noi e per i ragazzi di parlare direttamente con la redazione. 8. Rosamaria Repaci (Busto Arsizio - Liceo classico D. Crespi) 1. Quando e come ha iniziato a usare Alatin? Ho iniziato a usare Alatin a ottobre. Lo uso quando ne ho bisogno, nel senso che quando vedo che una regola non è immediata e hanno bisogno di esercizi in più, assegno un’unità e loro ci lavorano a casa. Avrei voluto usarlo per i recuperi ma avendo una seconda i contenuti non erano ancora tutti disponibili. Non saprei dire quante volte la settimana e se tutte le settimane: mi regolo molto in base alle loro esigenze, anche perché vedo che apprezzano questa possibilità; soprattutto perché disponendo della correzione immediata dà loro un’idea del livello raggiunto. In questo direi che il vantaggio rispetto ad aspettare la correzione in classe è evidente. 2. Come gli studenti hanno percepito Alatin? Loro l’hanno presa bene. Mi è capitato più volte di rispondere ai colleghi che mi chiedevano “perché lo fai?”. Una volta che i ragazzi iniziano, il fatto di dover raggiungere il livello e di perdere il lavoro svolto se escono li obbliga a concentrarsi e rimanere “sul pezzo”, come non avviene di fatto nei compiti. 3. Quali aspetti di Alatin apprezza di più? Trovo che il sistema per obiettivi sia efficace. I ragazzi comprendono anche più facilmente che cosa devono fare, mentre se non ci fossero obiettivi chiari e segnalati sfuggirebbe loro il senso di quello che devono fare. Trovo che al biennio avere degli obiettivi singoli e ben definiti sia molto importante per favorire la maturazione del metodo di studio. La reportistica l’ho usata relativamente poco, ma mi conforta il fatto che mi dia uno spaccato immediato del lavoro svolto: il confronto tra l’osservazione della classe e il report sull’andamento delle unità è utilissimo secondo me. Quello che vorrei è stringere più le maglie sugli studenti che vanno peggio. 4. Ha qualche trucco da consigliare agli altri docenti che lo usano o lo useranno? Penso sia uno strumento utile come integrazione. Come proposta a voi, forse suggerirei qualche variante di lessico in più. Io per far capire quanto fosse utile l’ho fatto usare più volte in classe. È lì che ho visto che non smettevano. In genere quando l’orologio sta per suonare hanno già la testa altrove, invece in quelle occasioni erano presi dalle domande. La logica del gioco in classe funziona bene. 9. Maria Angela Gallo (Milano - Liceo scientifico G. Marconi) 1. Quando e come ha iniziato a usare Alatin? Ho iniziato a usare Alatin intorno alla metà di ottobre. Attualmente non lo posso sfruttare in classe, dunque lo uso soprattutto per affiancare i compiti a casa. I ragazzi lo usano perché sanno che ne tengo conto per fare la valutazione complessiva. Assegno i compiti a mano a mano che affronto gli argomenti sul libro, e controllo periodicamente quello che hanno fatto. Se vedo che non lavorano li riprendo in classe o sull'email di classe. È c’è una corrispondenza evidente tra la situazione della classe e quella dentro Alatin. Quelli più bravi ovviamente non sono tali perché usano Alatin; ma l’uso della piattaforma a titolo di consolidamento è utile anche e soprattutto per la fascia inferiore. Ci sono pure coloro che non lo usano proprio: c’è sempre chi non lavora. 2. Come gli studenti hanno percepito Alatin? Ho due prime scientifico, una prima linguistico e una seconda scientifico. Le classi che lo usano di più sono le due prime parallele dello scientifico. La reazione in linea di massima è stata positiva, purtroppo ho ancora qualcuno anche tra coloro che si applicano che nel passaggio alle versioni in classe ha difficoltà. 3. Quali aspetti di Alatin apprezza di più? La struttura per obiettivi e non per compiti mi sembra molto positiva. Quando assegno in genere non do una data troppo stretta, e raccomando loro di non fare tutto all’ultimo. Quanto alla reportistica, mi piacerebbe avere la possibilità di vedere i singoli errori che lo studente ha fatto. 4. Ha qualche trucco da consigliare agli altri docenti che lo usano o lo useranno? Ci sono cose che sembrano ovvie ma poi in definitiva non lo sono. La prima è verificare che gli studenti si iscrivano velocemente; molti fingono di avere delle difficoltà, ma in realtà non hanno semplicemente voglia di lavorare. La seconda cosa, collegata alla prima, è far capire loro che si dà un valore a questo lavoro, perché nel momento in cui loro pensano che sia un qualcosa che io faccio tanto per provare, a quel punto anche i più bravi lasciano perdere. Insomma, devono percepire in modo chiaro e netto che l’attività domestica è parte integrante della didattica che si fa a scuola e quindi c’è una valutazione, qualcosa che loro devono vedere sul registro. 10. Monica Marcuzzo (Castiglione Dei Pepoli - Liceo scientifico Caduti Della Direttissima) 1. Quando e come ha iniziato a usare Alatin? Ho iniziato a usarlo a ottobre, dopo qualche difficoltà iniziale da parte dei ragazzi. Ho una seconda, quindi inizialmente ho pescato argomenti per il recupero. In una prima fase ne ho fatto un uso intensivo, per colmare alcune lacune dei ragazzi; quindi sono passata a un uso più puntuale sugli argomenti fatti in classe. Diciamo che nel complesso l’ho usato sempre in ottica di sostegno all’attività didattica. 2. Come gli studenti hanno percepito Alatin? I ragazzi sono diffidenti rispetto a qualsiasi cosa, la mia classe in particolare. Qualsiasi cosa io proponga vedono tutto come un ulteriore lavoro. All’inizio ho avuto parecchia resistenza. Ora ho dei ragazzi molto reattivi e altri che continuano a opporre una certa resistenza, accampando vari tipi di scuse. Resta il fatto che alcuni studenti che erano in difficoltà hanno riconosciuto che il lavoro è utile, arrivando persino a fare unità che non avevo assegnato loro. Quindi i comportamenti sono diversificati. 3. Quali aspetti di Alatin apprezza di più? Apprezzo l’aiuto che dà ai ragazzi nel migliorare la gestione del lavoro e dei tempi. Chi si riduceva all’ultimo momento ha capito presto che i compiti qui non si possono fare a caso e che per raggiungere un obiettivo occorre lavorare un po’ alla volta e con costanza. L’aspetto che io utilizzo di più è senza dubbio il rinforzo all’attività tradizionale; purtroppo avendo una seconda non sempre riesco a trovare già tutti i contenuti disponibili e dunque a seguire in parallelo gli argomenti fatti in classe. Apprezzo la possibilità di poter monitorare argomento per argomento gli errori più ricorrenti, anche perché in questo modo posso vedere dove sono caduti e proporre degli esercizi mirati. Non sarebbe male, in questo senso, avere a disposizione altri esercizi, anche perché i ragazzi ne sbagliano e quindi ne “bruciano” tanti, a volte neppure per colpa loro. Qui secondo me c’è anche la criticità maggiore di Alatin: la gamma di risposte accettate dal sistema come corrette, in alcune tipologie di esercizi, è ancora ridotta, andrebbe ampliata in base alle specificità della lingua italiana. 4. Ha qualche trucco da consigliare agli altri docenti che lo usano o lo useranno? Un’utilità innegabile è l’aiuto che fornisce nella memorizzazione del lessico. Molti con la riduzione delle ore fanno fatica a lavorare su questo aspetto. Il lavoro concentrato per lezioni e sul dialogo continuo tra le due lingue a partire dalle stesse parole lo trovo molto efficace. Vista l’esperienza con la seconda consiglierei a ogni modo di accompagnarlo sin dall’inizio al programma: non farlo troppo “a spizzichi”. La mia collega che ci lavora con la prima mi dice che lei lo trova estremamente vantaggioso e il riscontro con i ragazzi è molto positivo. 11. Patrizia Bossi (Ancona - Liceo classico C. Rinaldini) 1. Quando e come ha iniziato a usare Alatin? Ho iniziato con i compiti delle vacanze di Natale. Al posto di dare esercizi sul libro ho assegnato tutte le unità sugli argomenti che avevamo fatto fino a quel punto. Alcuni hanno lamentato problemi tecnici, ma devo dire che se guardo alla classifica su Alatin rispecchia da vicino quella della classe, e guarda caso i problemi “tecnici” capitano spesso a chi poi di fatto anche in classe lavora poco [ride, ndr]. 2. Come gli studenti hanno percepito Alatin? Qualcuno l’ha presa in modo persino un po’ compulsivo. C’è chi mi ha detto che continuava a giocare anche durante il pranzo di famiglia, un po’ stile Candy Crush. Altri soffrono un po’ la ripetitività. A loro ho spiegato che è voluta: il fatto che ti chieda di tradurre prima dal latino e poi dall’italiano serve proprio a memorizzare le parole e le strutture, a sviluppare automatismi buoni insomma, il caro vecchio repetita iuvant. Ad ogni modo mi sembrano sempre di più quelli che si divertono, per quanto ci si possa divertire a fare i compiti! 3. Quali aspetti di Alatin apprezza di più? Il sistema per obiettivi è utile ma è anche una cartina di tornasole per valutare la voglia e l’impegno: se va a impattare su chi ne ha poco è probabile che questo lasci perdere del tutto; d’altra parte il fatto che chi è più sciolto raggiunge più in fretta l’obiettivo è un’ottima cosa. Nel complesso il principio per cui si dosa il lavoro in base alla necessità è innegabilmente buono. 4. Ha qualche trucco da consigliare agli altri docenti che lo usano o lo useranno? Nelle due classi che ho sono andata a vedere quanti punti aveva fatto ciascuno e mi sono stilata una lista: ho preso il punteggio di due ragazzi molto bravi e l’ho posto idealmente come punteggio massimo su base 10. Gli altri punteggi me li sono ricavati in maniera grossomodo proporzionale. A questo punto ho fatto una scelta diciamo così premiante. A chi aveva voti medio-alti (8, 9, 10) ho considerato il lavoro fatto e ho tenuto conto del voto nella media; per gli altri no. Insomma, così come non so dire se chi non ha lavorato abbia avuto impedimenti di sorta, trovo giusto premiare comunque chi ha lavorato sodo. Un altro consiglio che mi sento di dare è di guardare la grammatica di Alatin per confrontarla con la propria, in modo da non creare scompensi. Infine credo sia bene non esagerare con il numero delle unità: meglio assegnare in maniera più graduale, un po’ alla volta, perché di fatto per i ragazzi raggiungere un obiettivo è comunque un lavoro che richiede del tempo (in media credo non meno di un’ora, un’ora e mezza per unità). 12. Carla Ciolfi, Ermanno Giuliano (Torino - Liceo classico M. D’azeglio) (studente), Devis Hila (studente) 1. Quando e come ha iniziato a usare Alatin? Ho iniziato più o meno intorno alla metà di ottobre. Lo uso mediamente una volta la settimana; controllando periodicamente le assegnazioni. 2. Come gli studenti hanno percepito Alatin? (Ermanno) Io personalmente mi sto trovando molto bene. Mi piace perché imparare la lingua latina in questo modo lo trovo divertente. L’unico problema è che alcuni errori li commetto per semplice distrazione, refusi stupidi ecc. Mi sembra ancora un po’ rigido. Anche l’ordine di parole dovrebbe essere più libero. (Prof. Ciolfi) Come insegnante devo dire che i risultati si vedono. Nel compito di grammatica, recentemente svolto, gli studenti che si sono esercitati con il sistema Alatin hanno conseguito buoni risultati, mentre nella prova di versione non sempre c’è stata questa costante corrispondenza tra impegno e traduzione corretta, dal momento che, per affrontare bene una versione, spesso entrano in gioco competenze più complesse, non solo le conoscenze grammaticali. Alcuni alunni, pur molto bravi, non si avvalgono in modo sistematico di Alatin, ma non ho ritenuto opportuno obbligarli, mentre invece tutti sono stati tenuti a svolgere gli altri compiti a casa, assegnati secondo il sistema tradizionale. Consiglierei pertanto vivamente l’uso di questa metodologia ai ragazzi un po’ in difficoltà, quelli che hanno bisogno di un esercizio maggiore, costante e sistematico, di un vero e proprio allenamento, reso più accattivante dalle nuove tecnologie. Se però questi alunni sono davvero molto deboli nella materia faccio notare che gli stessi tendono un po’ a scoraggiarsi perché non riescono mai a svolgere una unità completamente senza perdere le “vite” messe a disposizione dal gioco e debbono sempre ricominciare da capo. 3. Quali aspetti di Alatin apprezza di più? Quali critiche si potrebbero rivolgere ad Alatin e quali cambiamenti apportereste? (Prof. Ciolfi) Non riesco a vedere che tipo di errori hanno fatto: questo potrebbe essere utile. Anche capire meglio la relazione tra il numero degli errori, le lezioni completate e la valutazione sarebbe importante. (Ermanno) Secondo me non sarebbe male avere la possibilità di sfidare degli amici, magari avendo degli esercizi pensati apposta per quello. (Devis) Forse il sistema delle vite si potrebbe ripensare, almeno per le risposte scorrette che poi in realtà non sono scorrette. (Ermanno) A me piacerebbe poi poter vedere la situazione dei miei compagni, i loro punti la loro classifica ecc. 4. Ha qualche trucco da consigliare agli altri docenti che lo usano o lo useranno? (Ermanno) Se si riesce a capire la mentalità che sta dietro il gioco può essere anche molto divertente. E poi lo trovo molto utile in fase di ripasso, per prepararsi a un’interrogazione o un test. In ogni caso consiglio di mandare molti feedback in caso di risposta dubbia. La redazione risponde sempre! [ride, ndr] (Devis) Consiglio di prestare attenzione prima di rispondere e di controllare quello che hai scritto prima di confermare, per evitare errori ortografici. Insomma, occhio agli errori di distrazione. (Prof. Ciolfi) Posso dire che usarlo ha senso se si lega in qualche modo a una valutazione: io do mezzo punto in più o in meno in base al tipo di lavoro che hanno fatto. I risultati alla fine si vedono: nell’ultimo compito di grammatica chi lo usa assiduamente ha preso almeno 7. IL SILLABO Livello Missione Unità 1 M1 Ripasso analisi logica Complementi in italiano Funzioni dei casi latini M2 Indicativo presente e infinito attivo e passivo 1ª coniugazione Indicativo presente e infinito attivo e passivo 2ª coniugazione Indicativo imperfetto attivo e passivo 1ª coniugazione Indicativo imperfetto attivo e passivo 2ª coniugazione 1ª declinazione 1ª declinazione particolarità Apposizione M3 Indicativo presente e imperfetto, infinito di sum Dativo di possesso Complemento di stato in luogo Complemento d’agente e di causa efficiente Complemento di mezzo Congiunzioni coordinanti copulative e avversative 2 M4 Indicativo presente e infinito attivo e passivo 3ª coniugazione Indicativo presente e infinito attivo e passivo 4ª coniugazione Indicativo imperfetto attivo e passivo 3ª coniugazione Indicativo imperfetto attivo e passivo 4ª coniugazione Indicativo presente e imperfetto coniugazione mista Complemento di vantaggio e di svantaggio M5 2ª declinazione sost. e agg. con nominativo in us 2ª declinazione sost. e agg. con nominativo in er/ir 2ª declinazione sost. e agg. con nominativo in um 2ª declinazione particolarità Predicativo del soggetto e dell’oggetto Complemento di mezzo, di modo, compagnia e unione Complemento di causa M6 Aggettivi della 1ª classe Aggettivi pronominali Aggettivi della 1ª classe: funzioni sintattiche Complementi di luogo e loro particolarità Complemento di denominazione Formazione degli avverbi M7 Congiunzioni coordinanti disgiuntive, dichiarative e conclusive Preposizioni con accusativo e ablativo Imperativo presente e futuro delle 4 coniugazioni, coniug. mista e sum Indicativo futuro semplice attivo e passivo 1ª e 2ª coniugazione e sum Indicativo futuro semplice attivo e passivo 3ª e 4ª coniugazione e coniug. mista 3 M8 3ª declinazione: sostantivi del primo gruppo 3ª declinazione: particolarità Complemento di tempo 3ª declinazione: sostantivi del secondo gruppo Complemento di qualità 3ª declinazione: sostantivi del terzo gruppo M9 Aggettivi della 2ª classe Aggettivi sostantivati, indeclinabili e avverbi (in -iter e -ter) Riepilogo complementi luogo e tempo Funzione attributiva e predicativa agg. tempo e luogo Complemento di fine M10 Indicativo perfetto attivo verbi regolari, coniug. mista e sum Indicativo perfetto passivo verbi regolari e coniug. mista Passivo impersonale Complemento di limitazione, di materia, di argomento Doppio dativo 4 M11 Indicativo piuccheperfetto attivo e passivo verbi regolari, coniug. mista e sum Indicativo futuro anteriore attivo e passivo verbi regolari, coniug. mista e sum Legge dell’anteriorità Proposizioni temporali Proposizioni causali M12 Pronomi personali 1ª e 2ª Pronome personale di 3ª persona Aggettivo possessivo di 3ª persona Pronomi e aggettivi dimostrativi Avverbi di luogo derivati dai pronomi determinativi e dimostrativi M13 Participio presente Participio perfetto Cado, caedo, cedo e composti Ago e facio M14 4ª declinazione 4ª declinazione particolarità Genitivo di pertinenza Pronomi e aggettivi determinativi Ablativo assoluto Peto e quaero 5 M15 Participio futuro Perifrastica attiva 5ª declinazione Particolarità della flessione: usi di res e altri sost. composti + sost. e agg. indecl. e difettivi M16 Proposizione relativa Prolessi e antecedente pronominale Complemento di abbondanza e di privazione Infinito perfetto e futuro attivo e passivo (verbi regolari, coniug. mista e sum) Proposizione infinitiva M17 Congiuntivo presente attivo e passivo verbi regolari, coniug. mista e sum Congiuntivo esortativo Congiuntivo imperfetto attivo e passivo verbi regolari, coniug. mista e sum Proposizione finale Proposizione completiva volitiva Iubeo e impero (al momento non inserito) 6 M18 Riepilogo proposizione finale e completiva volitiva Congiuntivo perfetto attivo e passivo verbi regolari, coniug. mista e sum Proposizione consecutiva Proposizione completiva di fatto Il verbo do e i suoi composti M19 Riepilogo proposizione consecutiva e completiva di fatto Congiuntivo piuccheperfetto attivo e passivo verbi regolari, coniug. mista e sum Proposizione narrativa (cum narrativo) Proposizione concessiva M20 Usi di ut Usi di cum Riepilogo subordinate (infinitive, completive, temporali, causali, finali, narrative, relative proprie) Verbo possum e altri composti di sum M21 Relativi indefiniti Nesso relativo Proposizione relativa impropria Riepilogo proposizioni relative (proprie, improprie, prolessi, nesso ecc.) 7 M22 Comparativi e superlativi Comparativi e superlativi: particolarità M23 Coniugazione di fero, eo e loro composti M24 Pronomi e aggettivi interrogativi Avverbi e particelle interrogativi Proposizione interrogativa diretta M25 Proposizione interrogativa indiretta I verbi volo, nolo e malo 8 M26 Verbi deponenti Participio dei verbi deponenti Verbi semideponenti M27 Verbo fio e composti di facio Numerali Complemento di estensione, di distanza e di età Pronomi indefiniti 9 M28 I verbi edo, memini, odi, novi, coepi M29 Gerundio M30 Gerundivo e perifrastica passiva Supino in -um e in -u M31 Gerundivo attributivo e predicativo Proposizioni completive introdotte da quod introdotte da quin e quominus Proposizioni completive rette dai verba timendi 10 M32 Periodo ipotetico indipendente M33 Nominativo: costruzione di videor Verbi copulativi e doppio nominativo Nominativo: altri verbi con costruzione personale M34 Accusativo: verbi assolutamente e relativamente impersonali Verbi che reggono l’accusativo e il doppio accusativo Genitivo: interest e refert Genitivo: verbi estimativi e giudiziari Genitivo soggettivo e oggettivo Genitivo partitivo M35 Verbi che reggono il dativo Passivo dei verbi che reggono il dativo Dativo: verbi con doppia costruzione Funzioni dell’ablativo Costruzione di dignus e opus est 11 M36 Modo indicativo Stile epistolare Proposizioni indipendenti Infinito indipendente (storico ed esclamativo) Falso condizionale M37 Imperativo e cogiuntivo esortativo Congiuntivo concessivo Congiuntivo desiderativo Congiuntivo dubitativo e potenziale Congiuntivo irreale e suppositivo Congiuntivo obliquo, eventuale, caratterizzante, per attrazione modale 12 M38 Proposizioni subordinate al congiuntivo (consecutio temporum) Proposizioni condizionali con valore restrittivo Proposizioni concessive soggettive Proposizioni comparative reali e ipotetiche Proposizioni avversative M39 Periodo ipotetico dipendente con apodosi all’infinito Periodo ipotetico dipendente con apodosi al congiuntivo M40 Oratio obliqua Proposizioni complementari dirette Subordinate circostanziali e attributive M41 Riepilogo delle proposizioni subordinate © 2016 Maieutical Labs Finito di stampare ad aprile 2016 presso Adottare Alatin Riferimenti normativi Nell’art.1 del Decreto Carrozza sui “Libri digitali” (27/09/2013) si dispone che il docente possa adottare libri in versione digitale o mista. Nella versione mista (cartacea + digitale) consigliata, si precisa riguardo ai contenuti digitali integrativi: I contenuti di apprendimento integrativi sono risorse di natura eterogenea e differenziata, selezionate di volta in volta dal docente o individuate collaborativamente in base alle attività svolte, alle strategie didattiche adottate, alle specificità, necessità e opportunità dei singoli percorsi e contesti di apprendimento. Corrispondono di norma a risorse di apprendimento molecolari, altamente personalizzabili. Hanno dunque funzione integrativa o complementare o di approfondimento e personalizzazione dei percorsi. È importante osservare che il campo dei contenuti digitali integrativi non comprende solo contenuti editoriali forniti a complemento del libro di testo (anche se tali contenuti costituiscono una risorsa importante), ma anche contenuti acquisiti indipendentemente o reperibili in rete o prodotti attraverso il lavoro individuale o collaborativo dei docenti, eventualmente anche attraverso il coinvolgimento dei discenti. Testi consigliati (art. 6, comma 2, legge n. 128/2013) I testi consigliati possono essere indicati dal collegio dei docenti solo nel caso in cui rivestano carattere monografico o di approfondimento delle discipline di riferimento. I libri di testo non rientrano tra i testi consigliati. Rientra, invece, tra i testi consigliati l’eventuale adozione di singoli contenuti digitali integrativi ovvero la loro adozione in forma disgiunta dal libro di testo. Nel caso Alatin venga adottato in aggiunta al libro di testo si può indicare in delibera come “testo consigliato”. Classi sperimentanti (2015-2016) Le classi che hanno aderito alla sperimentazione nell’A.S. 2015-2016 avranno accesso gratuito alla piattaforma durante tutto il biennio 2016-2018, a titolo di riconoscimento per il prezioso lavoro fatto da docenti e studenti per testare Alatin e migliorarne tutti gli aspetti ergonomici e didattici. Nuove classi Le nuove classi iscritte a partire dall’A.S. 2016-2017 potranno disporre di Alatin in abbonamento per singolo studente, con sconti per adozioni trasversali a livello di istituto. Per informazioni su prezzi e modalità di pagamento vai su www.alatin. it, o chiama il numero 011.19705073. “ Il latino non si studia per imparare a parlare in latino, ma per imparare a studiare „ – Antonio Gramsci I numeri di Alatin 6 mesi di sperimentazione 350 classi partecipanti 4 milioni di risposte oltre 60.000 lezioni svolte www.alatin.it © 2016 Maieutical Labs - Torino - www.cloudschooling.it