Premessa "Viso crasso" è l`anagramma di Vasco Rossi. Per

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Premessa "Viso crasso" è l`anagramma di Vasco Rossi. Per
Premessa
"Viso crasso" è l'anagramma di Vasco Rossi. Per metonimia (in senso lato
o, se si preferisce, per sineddoche) viso è uomo, e poiché crasso significa
inconfutabilmente grossolano, volgare, ancora una volta la locuzione
latina nomen omen (nel nome il presagio, o il destino) si avvera, a danno
di un superbo mito dei nostri tempi. Non si tratta di una gratuita offesa,
ma di una calzante attribuzione, perché grossolanità, volgarità, sono
nell'aspetto, nei movimenti, nella filosofia di vita e nei messaggi del
"divino Blasco".
Vasco Rossi ha fondato il suo successo con la scaltra sapienza di chi dà
alla gente quello che la gente vuole, di chi, per bieco opportunismo, lega
l'asino dove pretende il padrone. Perciò Viso crasso non ha fatto altro che assecondare la facile insofferenza e la
naturale contestazione dell'adolescente che cerca un'identificazione e si ribella alle regole abbracciando
inconsapevolmente altre più diffuse regole, nel desiderio di affermare, magari anche in maniera distruttiva se
non gli riesce in modo costruttivo, la propria autonomia. Lo stile della giovinezza è troppo spesso quello di
morire di sabbia contrastando la sabbia; di avere l'impressione di contestare contestando quello che tutti
contestano e spirando di spavalda contestazione nel conformismo generale, che reclama una vita di abitudini e
di piacere "senza precetti"; di agitarsi appunto come il malcapitato nelle melme mobili, fatalmente
sprofondando. Sicché il Vangelo di Vasco Rossi, inevitabilmente, si torce su se stesso, cantando nuove
beatitudini che impallidiscono per banalità di fronte a quelle rivoluzionarie del "Discorso della Montagna",
mentre diventano letali per gli effetti che sortiscono, acqua bollente sulle ferite.
"Il sig. Rossi non fa altro che sguazzare nella sofferenza indotta proprio dalla cultura dominante, che sostenendo
la filosofia del godere a più non posso, dell'edonismo come fulcro dell'esistenza, strappa alla vita ogni suo senso
facendone una corsa folle verso la morte, dove ti devi sballare per non ascoltare la tristezza che "come la neve
cade in fondo al cuore" (e qui cito colui al quale Vasco non è degno di sciogliere i lacci 1).
È sentire questa sofferenza nelle urla del "rocker", questo cercare lo sballo come droga anche solo virtualepsicologica (a volte reale, purtroppo), che attira masse di giovani.
Lo ammette lui stesso quando dice che scrive quasi sempre in momenti di sofferenza.
Lui ha la capacità di entrare nella sofferenza dei ragazzi, di "dare i brividi" coinvolgendo senza però dare alcuna
risposta alla loro sofferenza.
Lui è parte attiva proprio del sistema a cui finge di ribellarsi.
Perché se i giovani trovassero il senso della propria vita, se gustassero il sapore della quotidianità vissuta (anche
col sacrificio) per raggiungere obiettivi nobili e belli, le vendite dei suoi dischi crollerebbero".
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C'è di più.
La didattica del "Vasco da Grama" 2, grande scopritore di mondi grami già scoperti, corrompe il corrotto fino alla
necrosi. Pensare (e minimizzare) che le sue siano solo canzoni (ma sono proprio tutte davvero canzoni?) forse è
pericoloso: in discoteca ho visto troppi ragazzi in pieno "sballo" chiedere i brani di Vasco Rossi e finire per primi
"gentilmente" estromessi dai buttafuori, qualcuno destinato magari a finire, più tardi, contro un platano, il
ritornello della magnificata "vita piena di guai"... Certi messaggi sono istigazioni letali, sono compiaciuti
incoraggiamenti a perdersi, a rinnegare i valori a favore di un disperato nichilismo.
Cento gocce di Valium per dormire del tutto / non sentire più niente, cancellare la mente / e domani
mattina, domani mattina, / domani mattina ... non svegliarsi neanche! / Poffff! (Vasco Rossi, Valium, 1981);
E se qualcuno la vuole menare / con quella vecchia storia sull'educazione... / abbiamo già bruciato tutti i
libri ... Bruciamo lui! Bruciamo anche lui! / I bambini dell'asilo non fanno più casino / sono rimasti molto
pochi, dopo i fuochi! Dopo i fuochi! / Dopo i fuochi! Fuochi! Fuochi! / Fuochi! Fuochi! Fuochi! Fuochi! /
1
Lucio Battisti, Emozioni.
Ironicamente ricalcato sul nome dell'esploratore portoghese Vasco da Gama (più conosciuto, ma erroneamente, come
Vasco de Gama).
2
Fuoco! Yeh! (Vasco Rossi, Asilo "Republic", 1980)... Naturalmente sono reperibili mille altri volgari esempi
del genere nei testi osannati, e invece da censura, del genio di Zocca.
Di fronte a tanto sconcio per una volta valgono i sublimi versi del "galattico rocker" (o rocchettaro): ci vuol
qualcosa per tenersi a galla sopra questa merda / sopra questa merda (da Fegato, fegato spappolato).
Vasco Rossi, il cattivo profeta...
Mozart novello! Chi per Lui delira
pensa che quella vena mai potrebbe
suonare il rock sulla divina lira,
mentre crede che Vasco scriverebbe,
ma dopo, il Requiem, non prima che spira,
e gli alti versi ancora griderebbe:
“Respiri piano per non far rumore…
perché non torni in vita quando muore!” 3
Quale Shakespeare sublime o quale Dante
potrebbe mai trovare le parole
che nell’intimità più immacolante
sfiorino il desiderio come vuole?
Quale Socrate saggio ed educante
loderebbe una vita contro sole,
quella spericolata e senza freno
che a chi consiglia dà il carniere pieno? 4
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Come Mozart, meglio di Mozart! Chi delira per Vasco Rossi pensa certamente che l’estro di Wolfgang non riuscirebbe
mai a comporre musica rock ed a suonarla, nemmeno in forza della sua divina arte, mentre è convinto che il Modenese
(Zocca, paese natale di Vasco è in provincia di Modena) potrebbe scrivere la sublime musica del Requiem anche dopo
morto, riuscendo ancora a gridare il suo alto verso: “Respiri piano per non far rumore”, l’incipit di Albachiara che qui
viene ironicamente completato dal verso successivo, attribuendo però un diverso valore alla voce verbale respiri: non la
seconda persona singolare dell’indicativo presente, ma la terza persona di un congiuntivo presente, con valore esortativo
(lei, per favore, respiri piano, non faccia rumore, per evitare che Vasco ritorni in vita dopo la morte).
Albachiara: Respiri piano per non far rumore / ti addormenti di sera e ti risvegli col sole / sei chiara come un'alba, sei
fresca come l'aria. / Diventi rossa se qualcuno ti guarda / sei fantastica quando sei assorta / nei tuoi problemi, nei tuoi
pensieri. / Ti vesti svogliatamente, non metti mai niente / che possa attirare attenzione / un particolare, solo per farti
guardare. / E con la faccia pulita cammini per strada, / mangiando una mela, coi libri di scuola, ti piace studiare / non
te ne devi vergognare! / E qualche volta fai pensieri strani... / ...con una mano, una mano ti sfiori. / Tu sola dentro la
stanza / e tutto il mondo fuori!!!
Cavalca certo, il sedicente artista,
la sella che matura contestando,
come qualunque candido arrivista
sa perseguire e sa come mostrando
l’angolo giusto catturi la vista
disorientata che lo va cercando.
Così la disgraziata che intristisce
sospira… “Solo Vasco mi capisce!”. 5
E per Vasco lavora il buttafuori,
che quando balla e beve la protesta
ed è sordo il volume dei rumori,
sospinge i primi a perdere la testa
nell’albachiara densa di liquori
dove nient’altro né il denaro resta…
Lui nello stadio troverà domani
almeno centomila battimani! 6
Novello Cristo, non dalla montagna,
ma dal podio che gonfia l’apparenza
punendo la sostanza che si lagna,
predicherà l’ascesi e la sapienza:
però sarà beato chi guadagna
sfruttando l’illusione e la capienza.
Facile il magistero che asseconda,
che non contrasta il vento e segue l’onda. 7
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Nemmeno Shakespeare o Dante sarebbero in grado di trovare le parole di Vasco, che nell’intimità che fa più puri
(immacolante è ironicamente coniato dal verbo latino maculare, macchiare, profanare, con il significato di “incapace
di profanare, di rendere impuri” e dunque “capace di dare i vertici della purezza”) siano capaci di descrivere la casta
masturbazione, lo sfioramento che asseconda nel modo più adeguato il desiderio sessuale. Nemmeno la saggezza
pedagogica di Socrate sarebbe in grado poi di lodare, come fa Vasco, una vita contro sole, contro la luce, contro le
regole, abbagliata, come quella senza legge e senza freni suggerita dalla canzone Vita spericolata, che riempie di
selvaggina la cesta dell’autore (Vasco Rossi consiglia una vita scriteriata, ma con grande criterio segue norme precise
per riempire le proprie tasche a spese dei discepoli che conquista: egli ha dunque organizzato per sé una vita non
proprio spericolata, a quanto pare).
5
Come tanti altri che si credono artisti senza esserlo veramente (oggi poi la parola “artista” è davvero inflazionata!),
Vasco Rossi cavalca sicuro la sella dell’età giovanile, che per sua natura cresce attraverso la contestazione
(l’acquisizione della propria identità porta inevitabilmente allo scontro con i modelli educativi) e come ogni
arrampicatore che ad ogni costo miri a raggiungere il successo (candido arrivista è ossimoro sarcastico) sa perseguire il
proprio obiettivo mostrando le cose dal punto di vista più adatto a catturare l’attenzione di chi è disorientato e cerca
un appiglio alla propria insicurezza, una conferma alla propria protesta. Accade così che una sfortunata ragazza
depressa finisca per riconoscersi nelle astute propagande dell’allettatore Rossi e si convinca che soltanto lui è in grado
di capirla (questa considerazione trae spunto da personali esperienze vissute con i giovani).
6
Non è un caso, poi, che nei locali (almeno in quelli che io frequentavo all’inizio degli anni Novanta proponendo
musica dal vivo e karaoke) i buttafuori abbiano il loro daffare soprattutto con i fans di Vasco, che quando la loro
protesta si inebria di rumori (il volume sordo è il volume che assorda), di gesti ossessivamente ripetuti e di alcol (se
non di altro), sono i primi ad eccedere e ad essere spinti fuori come indesiderati, nella loro “albachiara”, nella loro
nebbia densa di bevande nocive, la quale resta vuota di facoltà razionali e naturalmente anche di denaro. Denaro che
non mancherà a Vasco Rossi, che nello stadio, magari il giorno dopo, riscuoterà decine di migliaia di consensi e di
banconote.
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Nuova figura messianica, predicherà come Cristo il suo programma e le sue beatitudini, ma non dall’altura a tre
chilometri da Cafarnao (La Sacra Bibbia, Editrice Adriano Salani, 1961, Mat, 5, 1-2 nota), ma dai palchi che con la
scenografia e con gli effetti di luci esaltano l’apparenza, che diventa preponderante, a scapito della sostanza assai
“Beato chi di tutto se ne frega,
beato chi non dorme e al Roxy beve,
chi dentro i fatti suoi soltanto annega,
chi ha tanti guai, per quanto nulla deve, 8
beato chi la voglia al mare slega,
toccando tutte, nere o bianco neve. 9
Beato chi va al massimo e capisce
davvero, se non frena, se finisce!” 10
Se nell’angusto spazio di una classe
un alienato mèntore, convinto,
alle stesse delizie stimolasse
chi si fida e fidandosi è sospinto,
sarebbe immune come le grancasse
che sfondano la pelle dell’istinto?
Si dirà che l’artista non ha legge,
dovunque porti e come uccida il gregge. 11
Anzi, sarà insignita la dottrina
che converte milioni di seguaci:
indosserà l’alloro e la vetrina
che renderà i terreni più feraci.
Perché sudare carte per la china
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carente (punendo la sostanza che si lagna, si lamenta della sua pochezza); egli propugnerà l’elevazione dello spirito
(ascesi) e la saggia conoscenza (sapienza), ma il vero “beato” sarà lui, che sfruttando le fedi illusorie che desta nei
seguaci e la capienza dei luoghi che lo ospitano, si arricchirà grassamente. Del resto è facile l’insegnamento
(magistero) di chi non contrasta le nocive tendenze, ma piuttosto le asseconda.
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Vita spericolata: Voglio una vita maleducata / di quelle vite fatte fatte così / voglio una vita che se ne frega / che se
ne frega di tutto sì / voglio una vita che non è mai tardi / di quelle che non dormi mai / voglio una vita di quelle che
non si sa mai. / E poi ci troveremo come le stars / a bere del whisky al Roxy Bar / o forse non ci incontreremo mai /
ognuno a rincorrere i suoi guai (che ha tanti guai, per quanto nulla deve: si paga senza avere colpe… ma questa è
un’amara nostra constatazione, che forse arricchisce troppo il “pensiero” di Vasco) / ognuno col suo viaggio ognuno
diverso / e ognuno in fondo perso dentro i fatti suoi. / Voglio una vita spericolata / voglio una vita come quelle dei film
/ voglio una vita esagerata / voglio una vita come Steve Mc Queen / …
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Voglio andare al mare. Voglio andare al mare / questa estate voglio proprio andare al mare / devo riposare / questa
estate devo anche riposare / voglio anche vedere / le donne bianche diventare nere (nude le tette nude) / le voglio
toccare / questa estate voglio proprio esagerare (le tocco tutte quante) / Voglio andare al mare / perché mi han detto
che là sì che ci si diverte! / Mi voglio sfogare / questa estate voglio fare indigestione... / di donne e di sole! / di donne
da sole!
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Vado al massimo: Vado al massimo, vado al massimo, vado al massimo, / vado a gonfie vele, a gonfie vele, a gonfie
vele / voglio proprio vedere, e voglio proprio vedere / e voglio proprio vedere, come va a finire! / Ah ia ia ia ia ia ia, ah
ia ia ia ia ia ia / Voglio vedere come va a finire, andando al massimo, senza frenare / voglio vedere se davvero poi si va
a finir male! / Meglio rischiare che diventare come quel tale, / quel tale che scrive sul giornale. / Ah ia ia ia ia ia ia, ah
ia ia ia ia ia ia / Vado al massimo, vado al Messico, vado in Messico, / voglio andare a vedere, voglio proprio vedere, /
se è come dice il droghiere: laggiù van tutti a gonfie vele. / E quest'estate invece di andare al mare / vado nel Messico
io, altro che al mare / voglio vedere se là davvero si può volare, senza rischiare / di, di incontrare sempre, sempre,
sempre, sempre quel tale eh / quel tale che scrive sul giornale! / Vado al massimo, vado in Messico, / vado al
massimo, yess, yess / vado al massimo in Messico.
11
Se in un’aula un folle insegnante (mèntore, precettore, maestro, guida), convinto di quello che dice, istigasse verso
gli stessi allettamenti la scolaresca che ha piena fiducia in lui e che in base a questa fiducia viene spinta ad agire,
sfuggirebbe alla giustizia come i colpi di grancassa di questo “moderno predicatore”, che aggrediscono l’istinto e lo
sfondano? Mi si risponderà che un “artista” non è tenuto al rispetto delle regole (non ha legge), dovunque trascini e in
qualunque modo uccida le sue pecore.
e dimostrare d’essere capaci?
Il dottorato ormai non è questione
di studio, ma soltanto di… canzone. 12
Chi conquista le masse è già docente,
tanto che ci si chiede “alla memoria”
se sarà dato il titolo indecente
al dittatore che segnò la storia:
non fu del Modenese più avvolgente
quando annunciò la disgraziata gloria?
Dunque insegni chi segna nei destini,
magari rivoltando gl’intestini. 13
“Beato chi la prende quando è sola
e riprende la radio che ha rubata
solamente tagliandole la gola… 14
o chi ha sgozzato la bestia sbagliata
per banale supplenza di parola
che tra figlio e coniglio era sbadata. 15
Beato chi di Valium può morire:
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Di più. La dottrina che egli predica ed alla quale converte milioni di seguaci dovrà essere decorata: indosserà la corona
d’alloro, che le darà più lustro, più risalto (l’alloro e la vetrina, la vetrina dell’alloro) rendendo ancora più fertili (feraci) i
terreni della semina (Vasco Rossi è stato insignito della Laurea ad honorem in Scienze della comunicazione con Laudatio del
professore Marco Santagata, ordinario di Letteratura italiana a Pisa, dall’Università IULM, Libera Università di Lingue e
Comunicazione di Milano). Perché sudare sui libri, lungo la faticosa china dell’apprendimento scolastico, dimostrando di
avere doti tecniche, o scientifiche, o umanistiche (e dimostrare d’essere capaci?). Ormai la laurea non si consegue più
attraverso un regolare corso di studi, ma con le canzoni (questione…di… canzone ha doppio senso: la laurea è diventata una
questione di canzone… ovvero è una canzonatura!). Ma già… qualcuno ha detto che Vasco Rossi è il “trovatore” di fine
millennio! Che cosa “trova” Rossi? Alunni per l’Università milanese? Forse perciò l’annuncio della Laurea viene dato il 20
aprile 2005, sei giorni prima dell’apertura delle preiscrizioni all’anno accademico 2005-2006! (La Repubblica, 20/04/05, pag.
2, foglio 1); ma c’è anche il fatto che qualche giorno dopo Vasco Rossi ricambia il favore a Santagata, intervenendo alla
presentazione del fresco romanzo del professore “L’amore in sé” e “trovando” questa volta chissà quanti compratori per lui!
E per se stesso, dato che nel medesimo periodo pubblica per la Mondatori, e presenta, il “libro” Le mie canzoni. Come
sempre: tutta questione di affari, altro che lauree, poesia e letteratura! Dimenticavo… Vasco e Santagata sono compaesani
ed amici di lunga data: solo un’insignificante notazione...
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Chi riesce a conquistare le masse, come Vasco, oppure come Valentino Rossi, è già docente, è professore, tanto che
ci si chiede se sarà attribuito il titolo indecente, una laurea assegnata con simili modalità, “alla memoria”, al dittatore
che segnò la storia, ad Hitler, che lasciò il suo incancellabile marchio nella storia: egli fu sicuramente più straordinario
di Vasco, più del Modenese riuscì ad avvolgere nella nebbia le menti, a conquistare le moltitudini, quando trascinò con
sé nella follia milioni di seguaci, annunciando la disgraziata gloria, il glorioso destino della razza ariana. Che sia pure
considerato maestro chi incide nei destini degli uomini, magari provocando il vomito (magari rivoltando gli intestini)!
14
Ti taglio la gola, 1985: Riconoscenza, ma che scemenza è stato parlarti di me! / Tu che sei solita, solita sì! Ti piace,
divertiti sì! / Riconoscenza, ma che scemenza è stato parlarti di me! / Tu che sei solita, solita sì! solita fare così! / Solita
solita solita, solita solita sì! / Solita solita solita, solita a fare così! / Ah, prendimi l'anima ma ridammi la radio! / Da
quando mi hai preso la radio non sono più quello. / Non dormo più, non mangio più, sono uno straccio. / Dai, ridai,
ridai, ridai, ridammi la mia radio! / Dai, ridai, ridai, ridai, ridammi la mia radio! / Ah, prendimi l'anima ma ridammi la
radio! / Ah, appena ti prendo da sola, ti taglio la gola ... ti taglio la gola / Ah, appena ti prendo da sola, ti taglio la gola
/ Ma che clemenza, la delinquenza, la vuole trattata così. / Lei era solita solita sì, e avrebbe fatto sempre così! / Solita
solita solita, solita solita sì! / Solita solita solita, solita a fare così! / Ah, prendimi l'anima ma ridammi la radio! / Ah,
appena ti prendo da sola, ti taglio la gola.
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Ieri ho sgozzato mio figlio, 1981: La primavera bussa alle porte / entra dalle finestre / si infila sotto le gonne... delle
donne. / La primavera mette scompiglio / ieri ho sgozzato mio figlio! / È stato uno sbaglio / credevo fosse un coniglio!
/ La primavera ormai è dappertutto / si struscia come un gatto / contro i piedi del letto / e sono già agitato, sono
agitato / sono già agitato tutto! / La primavera è solo un dispetto / un richiamo perfetto! / Un ottimo abbaglio / e poi
è già l'inverno... l'inverno...
cento gocce e la smette di soffrire!” 16
Il tempo si misura dentro i miti,
e questo tempo che decanta niente
alza campioni pallidi e smarriti
di un aspetto che vale perché mente,
come banchetti guasti, ma guarniti.
Si fa come purtroppo è già la gente,
perché sarebbe scomodo allevare
e frutta meglio prendere che dare. 17
Già sapeva il Romano come il pane
e l’orrore del circo fosse adatto
a soddisfare con un osso il cane
mentre colmava l’infinito piatto.
Ride il potere alle pretese nane
e soltanto chi ostacola è coatto:
perciò il danno che fuma è trascurato,
chi fomenta, e diverte, è tollerato. 18
“Beato chi dà fuoco alla lettura
e non si fa incantare da chi espone
la storia riprovevole ed oscura
sui banchi eterni dell’educazione:
beato chi combatte la iattura,
bruciando chi non fa rivoluzione,
se dopo il fuoco, docili i bambini
non fanno, per incanto, più casini! 19
E beato, se Alfredo ti distoglie,
quell’africano che si fa la troia,
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Valium, 1981: Dieci gocce di Valium per dormire meglio / dieci gocce di Valium per dormire sul serio / dieci gocce di
Valium ... per dormire. / Venti gocce di valium per non restare sveglio / tutta la notte a contare le gatte / quelle con
una macchia nera sul muso / nelle soffitte vicino al mare ... voglio dormire. / Cento gocce di Valium per dormire del
tutto / non sentire più niente, cancellare la mente / e domani mattina, domani mattina, / domani mattina ... non
svegliarsi neanche! / Poffff!
17
Il tempo si misura dentro i miti (cfr. v. 55 del Proemio), e questa nostra epoca che decanta il nulla, è in grado di
glorificare eroi pallidi e smarriti (ironicamente nel senso proprio, somatico, realisticamente in quello metaforico,
spirituale), campioni il cui valore si fonda sull’inganno (di un aspetto che vale perché mente), come tavole imbandite in
modo smagliante, ma che servono cibi guasti. E purtroppo non si procede lungo un itinerario educativo, ma ci si adatta
all’ignoranza della massa (si fa come purtroppo è già la gente): sarebbe troppo impegnativo e poco proficuo per le
tasche allevare, formare, coltivare, e frutta certamente molto di più prendere, qualunque sia il mezzo, che dare (visto
che un intervento educativo proprio questo implicherebbe, dare).
18
Già i Romani sapevano bene come riempire impunemente il loro infinito piatto, la loro insaziabile fame, di beni e di
potere, assicurando cibo e divertimento al popolo (come il pane / e l’orrore del circo fosse adatto / a soddisfare con un
osso il cane). Quando le pretese dei sudditi sono irrilevanti (nane), il potere se la ride, intervenendo e reprimendo solo
quando le rivendicazioni sono eccessive e moleste (e soltanto chi ostacola è coatto, viene costretto, viene represso,
esclusivamente chi è di ostacolo ai piani dei potenti): questo è il motivo per il quale viene trascurato il danno che
provoca il fumo, o viene tollerato chi predica una trasgressione (fomenta) apparentemente innocua, divertendo però il
popolo.
19
Riprendono le beatitudini di Vasco. Asilo “Republic”: E se qualcuno la vuole menare / con quella vecchia storia
sull'educazione... / abbiamo già bruciato tutti i libri ... Bruciamo lui! Bruciamo anche lui! / I bambini dell'asilo non
fanno più casino / sono rimasti molto pochi, dopo i fuochi! Dopo i fuochi! / Dopo i fuochi! Fuochi! Fuochi! / Fuochi!
Fuochi! Fuochi! Fuochi! / Fuoco! Yeh!
che le occasioni tutte quante coglie
senza una scusa… ci vorrebbe il boia!
Se non volevi prenderla per moglie
almeno le svuotavi quella foia.
Beato chi ha la macchina che conta,
che le vogliose tutte quante monta”. 20
Farfugliando così di verso in verso
- se questo dal Latino solo “volta”…
di spalle all’arte un vertere perverso a caso cambia riga la rivolta
banale, che ricalca l’introverso
o l’estroverso senso della svolta,
quando la pubertà che scopre i peli,
li toglie dalla lingua, senza veli; 21
quando la giovinezza si propone
con quella foga di chi scopre il mondo,
e contesta qualunque soluzione
di chi già lo scoprì e fu già fecondo…
tanto che rinnovando la questione
ritorna al giro sempre più rotondo.
E chi questo lo sa, che l’ha vissuto,
sa di che penne un pollo sia pennuto. 22
Così le strappa, senza alcun riguardo,
lasciando un’arrossata pelle d’oca
ed il grato sorriso nello sguardo
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Colpa di Alfredo: Ho perso un'altra occasione buona stasera / È andata a casa con il negro, la troia! / Mi son distratto
un attimo ...colpa d'Alfredo / che con i suoi discorsi seri e inopportuni / mi fa sciupare tutte le occasioni / io prima o
poi lo uccido! ...Lo uccido! / E lei invece non ha perso tempo / ha preso subito la palla al balzo / l'ho vista uscire mano
nella mano / con quell’africano che non parla neanche bene l'italiano / ma si vede che si fa capire bene, quando
vuole... / Tutte le sere ne accompagna a casa una diversa / chissà che cosa le racconta, per me è la macchina che ci ha
che conta! Eh / E quella stronza non s'è neanche preoccupata / di dirmi almeno qualche cosa, che so, una scusa... /
Eeeeh! Si era già dimenticata di quello che mi aveva detto prima... / Mi puoi portare a casa questa sera? Abito fuori
Modena, Modena Park! / Ti porterei anche in America! Ho comperato la macchina apposta! / ...e mi ero già montato
la testa ...avevo fatto tutti i miei progetti... / non la portavo mica a casa, beh, se la sposavo non lo so ma cosa conta! /
Sono convinto che se non ci fosse stato lui mi avrebbe detto sì! / Sono convinto che se non ci fosse stato lui mi
avrebbe detto sì!!!
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Con questi farfugliamenti messi in versi - se per verso intendiamo alla latina il “voltarsi”, di questo, ma… di spalle
all’arte, in un vertere perverso, in un vizioso e maligno “rivolgersi”, andare a capo come capita, pur di propagandare (o
semplicemente sfruttare) la rivolta banale, il tipo di ribellione che, come si diceva, è insito nell’età che va maturando,
e quindi scontato, che si presenta con peculiari modalità di introversione, di chiusura al mondo, o di estroversione, di
aperto conflitto, nel passaggio dall’immaturità alla maturità (che ricalca l’introverso / o l’estroverso senso della svolta);
cosa che se è vera per qualunque forma di deficienza intellettuale, culturale, psicologica, in qualunque periodo della
vita, tanto più ha fondamento nell’età puberale, quella che è alla ricerca della propria identità, dal momento che
precede e che segue la scoperta dei caratteri genitali e della propria sessualità, scopre i peli, perdendo però quelli della
lingua (li toglie dalla lingua, senza veli, dichiarando senza peli sulla lingua il proprio disagio e la propria insurrezione).
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È il momento in cui la giovinezza è straripante, scopre il mondo, lo contesta, avversa qualunque soluzione sia stata
sperimentata dall’umanità precedente, che a sua volta si era comportata in ugual modo (di chi già lo scoprì e fu già
fecondo), pensa di dovere e di potere cambiare tutto; senza accorgersi che nell’impressione di rinnovare le cose,
finisce per ricadere nel cerchio che ripercorre sempre se stesso (ritorna al giro sempre più rotondo). Chi tutte queste
cose le sa, perché le ha già vissute, come Vasco Rossi, appunto, se vuole, sa bene come spennare i polli (sa di che
penne un pollo sia pennuto, conosce bene le penne dei suoi polli).
per cui la qualità, meno che poca
e disonesta, supera l’azzardo,
giustifica se stessa e come gioca.
Nemmeno qualche tavola rotonda
discuterà della docenza immonda! 23
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Amato Maria Bernabei, da L'infinito Piatto, Poema polemico-satirico inedito
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Senza scrupoli, lo speculatore strappa le penne ai suoi polli, una dopo l’altra, e lascia loro soltanto un’arrossata pelle
d’oca… e naturalmente i polli gliene sono grati, al punto da non accorgersi della qualità scadente e opportunistica,
quando non immorale, di quello che viene loro propinato, permettendole di vincere il rischio (per cui la qualità, meno che
poca / e disonesta, supera l’azzardo), si autogiustifica e giustifica il suo sporco gioco. Non ci sarà nemmeno qualche
tavola rotonda che solleverà il problema della docenza immonda, dello sconcio insegnamento, che potrà continuare
impunito (e che anzi verrà lodato! Come nella prolusione del Magnifico Rettore dell’Università IULM di Milano, Giovanni
Puglisi, durante la cerimonia di conferimento della Laurea Honoris Causa al “Blasco”: «Abbiamo fin qui riempito il nostro
Albo d’oro dei laureati honoris causa con personaggi come Andrea Camilleri e Alberto Sordi, Inge Feltrinelli e Fedele
Confalonieri, Mario Monicelli e Edgar Morin e tanti altri così. Oggi aggiungiamo a questo parterre des rois Vasco Rossi,
onorati di farlo e sicuri delle nostre azioni educative»). Noi facciamo insieme un’ultima riflessione… 120000 biglietti per
un concerto, a “soli” trenta Euro a biglietto, fanno tre milioni e seicentomila Euro, più di sei miliardi delle vecchie lire, in
una sola volta! Altro che vita spericolata…! E succede pure che i biglietti venduti siano molti di più. Quale povero
stipendiato guadagnerà mai tanto in tutta la sua vita? A mille Euro al mese sono necessari trecento anni di lavoro!!! Ma
Vasco Rossi obietterà che non abbiamo tenuto conto della tredicesima…