L`esempio di Maria 1

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L`esempio di Maria 1
Il “si” di Maria, una risposta all’amore di Dio
Raffaele Di Muro
Da questo numero proporremo al lettore una serie di articoli riguardanti un tema molto
caro a S. Massimiliano Kolbe: l’esempio di Maria per tutti i cristiani. Cercheremo di offrire
spunti di riflessione a partire dalle virtù della Vergine, secondo la prospettiva del martire
polacco.
Amare l’Immacolata vuol dire, secondo S. Massimiliano Kolbe, invocarla e vivere
secondo l’esempio che ha lasciato ai credenti. Infatti, il santo polacco ritiene che “la Chiesa
cattolica insegna che Cristo Gesù, pur essendo eterno ed infinito, nacque nel tempo e volle
scegliersi Maria quale Madre, si incarnò nel suo grembo e nacque da lei. Di conseguenza, la
Chiesa insegna che Maria è la Madre di Dio. Ecco il motivo della venerazione verso di lei.
Inoltre, Ella è uno specchio incomparabile di qualsiasi virtù, perciò la Chiesa la venera e La
ammira” (SK 1204). Per i credenti in Cristo è fondamentale, dunque, conoscere gli
insegnamenti della Madre di Dio, che si pone come modello sublime per quanti si mettono
alla sequela del Signore. La Vergine invita a corrispondere alla grazia che promana da Dio e
che è fonte di santificazione. Infatti, San Massimiliano rileva che: La santificazione dipende
dalla grazia divina. Poiché il messaggero divino La salutò con le parole: “Piena di grazia”,
con ciò stesso rivelò che la Santissima Vergine Maria era totalmente perfetta, santa.
Recitando il Magnificat, la Madre Divina preannunciò la venerazione di cui sarebbe stata
circondata in futuro” (SK 1204). Il santo polacco evidenzia che l’Immacolata è stata favorita
dall’Altissimo con doni grandissimi, tuttavia, ella si è impegnata al massimo perché la grazia
di Dio portasse frutto. San Massimiliano Kolbe ha avuto Maria come costante punto di
riferimento e, grazie al suo esempio, è riuscito a rispondere in modo mirabile alla chiamata
rivoltagli dal Signore. Le grandi opere da lui realizzate, quali, la Milizia dell’Immacolata, il
Cavaliere dell’Immacolata e le Città dell’Immacolata, rappresentano una risposta all’amore di
Dio, che si è manifestato per mezzo della Madonna, ed al quale il martire polacco ha risposto
con tutte le proprie energie. La preghiera era il “luogo” in cui Massimiliano comprendeva gli
aiuti che Dio gli donava e l’ambito nel quale si lasciava “avvolgere” e rafforzare dall’azione
dello Spirito Santo. Tutto l’apostolato del santo francescano è un adesione alla divina volontà
che nasce dall’ascolto della Parola e dei segni dell’amore e della misericordia di Dio. Con
Maria e come Maria, il padre Kolbe ha corrisposto nel migliore dei modi alla forza che la
grazia divina gli conferiva ed alle intuizioni provenienti dallo Spirito. Il santo ha avuto
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nell’Immacolata un modello meraviglioso nel donare tutto se stesso a Dio, in riposta al suo
immenso amore che giorno per giorno andava sperimentando. Si tratta di un insegnamento
molto importante anche per noi. Siamo anche noi “pieni di grazia”, nel senso che gli aiuti
dell’Altissimo sono abbondanti perché possiamo santificarci e vivere in accordo con le divine
disposizioni. Tuttavia, il nostro impegno e la nostra determinazione sono fondamentali perché
la sequela di Cristo possa essere sempre altamente significativa. Il culto alla Madonna non
deve, pertanto, limitarsi alla pur importante preghiera, ma deve consistere in un guardare a lei,
un rispondere con gioia e decisione alle grazie che lo Spirito Santo ci dona. Il fedele è
chiamato ad una conoscenza di lei sempre più perfetta che lo dispone ad apprendere e vivere
le sue virtù. Conoscere Maria vuol dire annunciare e testimoniare al mondo il suo amore. In
definitiva, l’insegnamento di San Massimiliano va in questa direzione: l’Immacolata ci mostra
che siamo colmi del dono della grazia di Dio che ci dispone ad essere santi e che siamo
chiamati al massimo impegno, sul suo esempio, perché si realizzi la nostra via di
santificazione.
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La sequela di Maria fino alla croce
Raffaele Di Muro
Dagli appunti per un libro di S. Massimiliano Kolbe leggiamo: “Scoccò pure l'ora del Suo
ingresso nel mondo. Ella nacque nel nascondimento, nel silenzio, in una povera casetta di un
villaggio della Palestina. Neppure i libri sacri parlano molto di Lei. In essi La vediamo
nell'annunciazione, allorché Ella divenne Madre di Dio. Seguiamo il Suo viaggio a Betlemme,
dove ammiriamo la nascita di Suo Figlio, Figlio di Dio e figlio dell'uomo, in una grotta
poverella. Quindi la fuga, piena di ansie, in Egitto. La dura vita in un paese straniero e infine il
ritorno in Palestina. Il premuroso ritrovamento del piccolo Gesù smarrito nel tempio. [….]
L'arresto, la passione e il cammino verso il Calvario. Maria riappare e accompagna Gesù al
luogo dell'esecuzione ed è accanto a Lui nel momento del trapasso e stringe al petto il Suo corpo
gelido, deposto dalla croce. (SK 1312) .
San Massimiliano Kolbe ripercorre le tappe della vita di Maria soprattutto in riferimento al
mistero di Cristo. Si nota, anzitutto, che egli pone l’accento sulla disponibilità costante della
Vergine a vivere secondo il progetto divino, accogliendo e custodendo Gesù prima e seguendolo
in tutta la sua missione poi. Il martire polacco evidenzia soprattutto la povertà dell’Immacolata
che è condivisione di quella del Figlio e che rappresenta soprattutto la capacità di essere uniti a
Lui nel momento della prova, del dolore e della fatica. L’Immacolata è sul Calvario a partecipare
alla sofferenza del Signore, ma vive con amore e pazienza altre situazioni di prova terribile.
Padre Kolbe fa riferimento alla fuga in Egitto che sconvolge non poco la vita della Madonna che,
tuttavia, non esita ad ascoltare la voce di Dio per custodire la vita del piccolo Gesù. Il martire
polacco riporta anche del ritrovamento del Signore nel tempio: anche questo episodio coinvolge
la Vergine che mostra ancora tutta la sua umiltà e la sua disponibilità ad accogliere quanto Gesù
vive. In definitiva, possiamo affermare che Maria ha iniziato a vivere il mistero della croce già
nel tempo dell’infanzia di Gesù. Ella, unitamente a San Giuseppe, si trova a dover proteggere il
Signore da Erode e per questo è necessaria una faticosa fuga in Egitto. Inoltre la Vergine non
comprende subito il mistero legato a Gesù e la sua missione, come si nota dall’episodio del
ritrovamento di Gesù al tempio. I dolori di Maria, dunque, non si trovano solo sulla croce, ma
anche durante l’infanzia del Redentore. E' costretta a fuggire per salvare suo figlio, a cercarlo
fino al tempio. In questa realtà di sofferenza, dovuta soprattutto alla difficoltà nel comprendere il
progetto di Dio emerge la fedeltà di Maria, che continua a pronunciare il suo “si”.
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Maria sul Golgota, arriva a sperimentare l’ultima croce della sua vita! Si giunge alla completezza
della croce! Solo se i battezzati vivono la loro vocazione in un’ottica di autentica sequela
possono giungere ben pronti a questo stadio della loro chiamata. Solo vivendo con amore le croci
lungo la propria esperienza spirituale è possibile pervenire consapevoli e sereni ai propri
momenti di prova. Maria ci insegna proprio questo: ha seguito Gesù in ogni sua vicenda, in ogni
sua contrarietà, ha sperimentato la sofferenza in unione a quelle del figlio fino a stare con lui sul
Calvario e sul Golgota. Il mistero della croce costituisce una dimensione fondamentale del nostro
vissuto interiore, che viene così reso sempre più puro e prezioso. E’ importante non dimenticarlo.
San Massimiliano guarda all’Immacolata come modello nella sequela pure nei tempi di croce e
grazie alla contemplazione di lei riesce a morire pregando nel bunker di Auschwitz ed a fare di
tutta la sua vita un dono d’amore anche mediante l’offerta delle prove che sperimenta lungo il
suo percorso spirituale.
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Maria, maestra di preghiera
Raffaele Di Muro
San Massimiliano Kolbe ammira l’esempio di Maria nella sua capacità di pregare: ella intercede a
favore degli sposi della nozze di Cana e nel momento della Pentecoste è in un atteggiamento orante,
al fianco degli apostoli.
La vediamo ormai a fianco del Figlio alle nozze di Cana di Galilea, dove sollecita e ottiene il primo
miracolo in favore dei due giovani sposi […]. In seguito La vediamo ancora nel momento in cui lo
Spirito Santo discende sugli apostoli, mentre rimane in mezzo ad essi come una buona Madre ed
educa quei futuri apostoli (SK 1312).
Secondo il martire polacco, la preghiera è colloquiare con Dio, conversare con Lui, Creatore
dell’universo. Si tratta di un vero e proprio dialogo nel quale l’Altissimo parla all’uomo e questi
risponde. La preghiera è parlare a Dio in modo diretto, abituale, perseverante. Per S. Massimiliano
l’orazione è il continuo fluire del dialogo tra l’uomo e Dio-Trinità, un incontro amoroso ed
incessante nel quale la creatura può adorare, onorare, benedire e glorificare il proprio Creatore ed è
disponibile ad ascoltarne la voce e la volontà. In ogni istante il fedele può aprire all’Altissimo il suo
animo ed esprimerGli amore e gratitudine e, nel contempo, ricevere l’aiuto necessario al proprio
cammino spirituale. In questo conversare, Dio rivela all’uomo la sua volontà, il suo progetto
d’amore che richiede una generosa accoglienza. La preghiera è, dunque, la base per un cammino di
contemplazione, di santificazione e del servizio apostolico per il Regno: essa è indice di una
consacrazione generosa a Dio mediante l’Immacolata. In modo particolare pregare e contemplare
con la Vergine Maria consentono al fedele una conoscenza di Lei sempre più perfetta e lo pongono
nelle condizioni di apprendere e vivere le sue virtù. Conoscere l’Immacolata vuol dire annunciare e
testimoniare al mondo il Suo amore premuroso e materno che la rende Regina di tutti gli uomini.
In modo particolare nel primo brano che padre Kolbe prende in considerazione, è possibile
ammirare l’affidamento di Maria: ella pone davanti agli occhi del Figlio la difficoltà degli sposi di
Cana e poi si affida alla sua decisione. Qui è possibile contemplare anche la cura che la Madre di
Dio nutre verso i fratelli in difficoltà che è pronta a soccorrere con la sua intercessione. Nel secondo
passo del Vangelo, San Massimiliano ammira la presenza dell’Immacolata nella prima Chiesa, in
preghiera accanto ai discepoli. Il santo francescano evidenzia il fatto che ella si pone come guida
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della prima Chiesa: educa gli apostoli e li edifica con il suo personale esempio di comunione con
Dio. Ella è per loro una vera e propria maestra di vita spirituale, come lo è per noi.
Ammirando l’esempio dell’Immacolata, secondo l’interpretazione del martire polacco, anche noi
siamo invitati a vivere in costante comunione con Cristo, mediante la preghiera ed a fare di questa
unione il cuore del nostro itinerario spirituale, che diverrà più fruttuoso nella misura in cui
coltiviamo il nostro stare con Dio in orazione, in ogni circostanza del nostro cammino.
San Massimiliano Kolbe ci fa comprendere che ancora oggi, Maria è maestra di preghiera proprio
come è stata per gli apostoli. Il suo esempio, proveniente dalla lettura del Vangelo, dovrebbe essere
per noi un costante punto di riferimento.
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Con Maria, docili all’azione dello Spirito Santo
Raffaele Di Muro
San Massimiliano Kolbe guarda all’Immacolata come a colei che perfettamente si è lasciata
“plasmare” dall’azione dello Spirito Santo. E’ vero, la Vergine è stata favorita da straordinari doni
di Dio, tuttavia ella ha aderito in pieno alle mozioni provenienti dal Paraclito. Il martire polacco
apprezza questa capacità della Madre di Dio e ne parla, proponendola come punto di riferimento
per chi aspira alla realizzazione di un cammino di santificazione.
Ecco le significative espressioni del “nostro” santo:” Colei che non deviò mai in nessuna cosa
dalla volontà divina. Ella è congiunta in modo ineffabile con lo Spirito Santo, per il fatto che è
Sua Sposa, ma lo è in un senso incomparabilmente più perfetto di quello che tale termine può
esprimere nelle creature. Di quale genere è questa unione? Essa è innanzi tutto interiore, è
l'unione del Suo essere con l'essere dello Spirito Santo. Lo Spirito Santo dimora in Lei, vive in
Lei, e ciò dal primo istante della Sua esistenza, sempre e per l'eternità”(SK 1318).
In questo brano San Massimiliano parla di Maria quale sposa dello Spirito Santo, a significare la
sua profonda unione con il Paraclito. Ciò non accade solo per la concezione del Signore per
opera dello stesso Spirito, ma anche perché la Vergine Maria ha cercato in tutto e per tutto di
aderire alla divina volontà. Infatti, il martire polacco precisa che in alcun caso la Madonna ha
deviato dalla volontà di Dio ed ha saputo custodire sempre la sua unione con il Consolatore, una
comunione interiore che le ha permesso di aderire perfettamente alle divine disposizioni.
Per Kolbe, Maria è sposa dello Spirito Santo in quanto è unita perfettamente a Lui. Fin dal primo
istante, secondo Kolbe, lo Spirito Santo si impossessò di Maria in modo pieno, assoluto, prese
dimora stabile nella sua anima. Biblicamente la sposa è colei che forma una carne sola con lo
sposo (cfr. Gen 22,24). Maria è, dunque, sposa dello Spirito Santo perché è unita a Lui in modo
ineffabile. Lo Spirito dimora in Lei stabilmente, per l’eternità.
Maria si congiunge con tutta la sua capacità di amare allo Spirito Santo: si ha, in questo modo la
congiunzione dell’amore umano con quello divino. L’unione tra Maria e lo Spirito Santo è, inoltre,
così feconda da generare il Capo (Gesù Cristo) ed il corpo mistico di Cristo (la Chiesa). L’unione di
Maria con lo Spirito Santo è così forte che Questi comunica la vita soprannaturale attraverso Lei,
per mezzo di Lei. In questo senso, Maria è madre della divina grazia.
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Massimiliano Kolbe ci invita a contemplare l’Immacolata e, come lei, lasciarci spiritualmente
formare e rafforzare dall’azione santificante dello Spirito. Con il suo “si”, la Vergine ci invita ad
assecondare in ogni circostanza la benefica presenza del Consolatore.
Con San Massimiliano preghiamo perché lo Spirito Santo agisca in noi in modo pieno, perché il
nostro cuore possa essere trasformato ed essere incline ad una continua conversione, imitando il
meraviglioso esempio dell’Immacolata al quale il nostro santo ha saputo attingere in modo mirabile.
Ammirando Maria e con il sostegno dello Spirito Santo, il santo francescano è riuscito a compiere
opere straordinarie ed a fare della sua vita un dono stupendo per Dio e per i fratelli, fino all’apoteosi
di Auschwitz.
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Amare con Maria
Raffaele Di Muro
Secondo San Massimiliano la presenza materna dell’Immacolata ci aiuta ad amare con
maggiore forza e maggiore convinzione in virtù dell’esempio straordinario che ci ha donato
soprattutto unendosi al mistero d’amore del figlio a favore di tutta l’umanità. Assi significative
sono le espressioni che seguono: “Essere sempre più dell'Immacolata, approfondire
l'appartenenza a Lei, e di conseguenza sciogliere sempre di più le ali dell'amore, soprattutto
verso il Ss. Cuore di Gesù e le manifestazioni del Suo amore. Il grembo dell'Immacolata, il
presepio, l'infanzia tra le braccia e sotto lo sguardo dell'Immacolata, la vita nascosta nella
casetta di Nazareth, l'attività apostolica, la pazienza nella persecuzione, la povertà e così via, e
la morte in croce e la risurrezione e l'eucaristia”(SK 1284).
E’ possibile sciogliere le ali del nostro amore ed essere credibili testimoni di Cristo
attraverso l’amore che, sull’esempio e con l’intercessione dell’Immacolata, riusciamo a donare nel
luogo e nel tempo in cui viviamo. La Vergine è entrata in profondità nella logica d’amore insegnata
da Gesù. Ella ha condiviso con Lui tutto il suo cammino terreno e si è resa partecipe attivamente del
cammino del Signore che ha portato alla redenzione dell’uomo. Gesù si è abbassato e si è umiliato
fino al Calvario per il bene dell’umanità. Maria è stata sempre con Lui, unita profondamente alla
sua kenosi. Come Francesco d’Assisi, anche padre Kolbe è legatissimo alla Vergine povera che ama
condividendo la povertà del Figlio. Il grembo della Madonna è il primo luogo dove Gesù
sperimenta il dono di sé per gli uomini. Con Lui sperimenta la povertà del presepe e dei tempi
dell’infanzia. L’Immacolata vive con Gesù nelle fasi del nascondimento che precede la sua
manifestazione pubblica. Ella, già nei periodo in cui il Signore è piccolo, impara a comprendere che
amare vuol dire donarsi soffrendo. Massimiliano è colpito da questo amore profondo e siamo certi
che avrà guardato a Maria in ogni situazione di prova della sua vita e nel momento dell’offerta al
posto di un padre di famiglia in quel di Auschwitz.
La Madonna è con Gesù durante la missione pubblica, lo segue nelle persecuzioni ed è
presente sul Calvario. Ella è testimone delle sofferenze del Cristo per amore dell’umanità e le
condivide in pieno unendosi a questo straordinario mistero d’amore. San Massimiliano è ammirato
dall’esempio dell’Immacolata e con lei desidera unirsi a questo meraviglioso mistero di kenosi. E’
lei la sua maestra nell’amare con lo stile che Gesù ha insegnato, è lei che insegna anche a noi oggi
ad amare donando la vita per i fratelli.
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Infatti, Massimiliano così si esprime:” La croci sono necessarie ovunque, perché anche
l’Immacolata è passata su questa terra passando attraverso le croci, anzi lo stesso Gesù non ha
scelto una via diversa” (SK 609). L’amore è nutrito dal donarsi continuo. Ciò consente al fedele di
perseguire il perfezionamento del proprio cammino di conversione e santificazione e di conformarsi
a Cristo che offre la vita per la salvezza dell’uomo. In questi momenti il Signore continua a donare
grazie al credente che ha l’opportunità di crescere nel cammino di comunione con Lui e nella
pratica delle virtù che sono sempre più purificate ed autentiche. Seguendo l’esempio della Vergine
questo miracolo d’amore diventa possibile.
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Grandi cose compie Dio in noi
Raffaele Di Muro
Dio ha compiuto cose grandi nella vita della Vergine e può compierne pure nella nostra.
E’ l’insegnamento di padre Kolbe che così si esprime in alcuni appunti per la realizzazione di
un libro:“Viene nel mondo l'Immacolata, la creatura senza la benché minima macchia di
peccato, capolavoro uscito dalle mani divine, la piena di grazia. Dio uno e trino volge lo
sguardo alla bassezza (cioè all'umiltà, il fondamento di tutte le virtù presenti in Lei) della Sua
serva e “colui che è onnipotente” opera in Lei “grandi cose” (cf. Lc 1, 49). Dio Padre Le
affida come figlio il proprio Figlio, Dio Figlio scende nel grembo di Lei, mentre lo Spirito
Santo plasma il corpo di Cristo nel ventre della Vergine purissima. “E il Verbo si fece carne”
(Gv 1, 14). L'Immacolata diviene Madre di Dio. Cristo, Uomo-Dio, è il frutto dell'amore di
Dio uno e trino e di Maria Immacolata” (SK 1295).
Il martire polacco ammira la virtù dell’umiltà che è evidente nell’esempio lasciatoci
dalla Madonna. Dalla presa di coscienza di essere piccoli davanti a Dio e pienamente
“dipendenti” dal suo amore misericordioso e provvidente si sviluppa la possibilità di lasciarsi
da Lui guidare e plasmare verso mete straordinarie. Maria comprende che l’umiltà è la virtù
che “apre” il cuore di Dio. Egli innalza gli umili perché essi hanno in Lui la loro unica
ricchezza. Quando Egli è la nostra unica ricchezza, quando viviamo davvero di Lui, la nostra
vita diventa un prodigio, diventa emanazione di Lui, del Suo amore, della Sua grazia, della
Sua presenza tra gli uomini. Più siamo umili, più è grande la manifestazione dell’amore
misericordioso di Dio nella nostra vita. Umiltà è vivere di Dio e permetterGli la massima
disponibilità del nostro cuore. Questa virtù ci consente di aprire il cuore sempre alla grazia di
Dio, a non aspettarci consensi dal “mondo” e ad attendere da Lui solo ogni bene!
Il martire francescano, inoltre, ammira nella Vergine la capacità di ringraziare. Man
mano che diciamo “grazie” al Signore, rendiamo il cuore pronto a riempirsi di ogni grazia
perché anche noi possiamo compiere, come Maria, cose grandi in Dio. Maria ringrazia Dio
per i doni meravigliosi che ha ricevuto! Ella è la piena di grazia, è piena della presenza e della
forza divina. La Madonna ringrazia l’Altissimo per quanto le ha donato. Anche noi religiosi
non dobbiamo dimenticare che abbiamo ricevuto una vocazione bellissima: servire e amare
Dio in modo esclusivo e con la forza della grazia che viene da Lui. E’ vero, talvolta siamo
chiamati a vivere sofferenze intense o incomprensibili. Ricordiamo però che anche noi
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abbiamo il conforto della divina grazia che ci aiuta ad essere fedeli, perseveranti. Anche nei
consacrati il Signore compie prodigi, compie grandi cose per le quali sciogliere un inno di
ringraziamento e di lode. Il peso della croce, che pure siamo chiamati a sperimentare, non
deve schiacciarci e farci dimenticare la bellezza e l’altezza della nostra vocazione. Siamo
chiamati a stare con Gesù ed a seguirLo in tutto il suo mistero, in tutto quello che ha vissuto
ed ha detto, a vivere come Egli è vissuto, ad amare come Egli ha amato.
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L’umiltà e la pace del cuore
Raffaele Di Muro
San Massimiliano Kolbe da giovane frate in formazione, in una sua meditazione così scrive:
“Questa è somma sapienza: incamminarsi verso il regno dei cieli attraverso il disprezzo del
mondo” (Imitazione di Cristo, libro I, cap. 1, 3, 6). L'umiltà dell'Immacolata è stato il motivo
della Maternità divina: “Quia ancillam humilem...(cf. Lc 1, 48). Dio si umilia, mentre tu, rifiuto
immondo, ti insuperbisci! Il disprezzo e il dolore sono compagni inseparabili della povertà. La
superbia trasforma le virtù in peccati, mentre l'umiltà trasforma i peccati in virtù. Soltanto una
persona umile è tranquilla” (SK 966).
La Madre di Dio è considerata da San Massimiliano maestra nella virtù dell’umiltà. Questa virtù
consente di ottenere la pace del cuore e di vincere la superbia. L’umiltà si accompagna bene alla
povertà, al disprezzo e al dolore e permette di “legarsi” a Dio in tutto cogliendo in pieno i doni
della Sua grazia e del Suo amore.
In un altro brano padre Kolbe ha modo di scrivere:”Sarà una cosa buona studiare la mariologia,
ma ricordiamoci che noi conosciamo l’Immacolata più nell’umile preghiera e nell’amorosa
esperienza quotidiana che in dotte definizioni e argomentazioni, benché non ci sia lecito
trascurarle” (SK 1165).
Ammirare l’Immacolata nell’umiltà del vivere quotidiano ci aiuta a comprendere il segreto della
sua santità e della sua sequela e ci permette di gioire del gaudio interiore che solo l’amore del
Signore è in grado di donarci. Il martire polacco invita a non basarsi solo sui doni che Dio ha
concesso alla Vergine, oppure su speculazioni teologiche che pure hanno il loro valore. E’
fondamentale, invece, contemplarne il vissuto quotidiano “carico” di povertà, semplicità e di
apertura all’azione dello Spirito Santo.
Umiltà e docilità fanno parte del medesimo meccanismo di santificazione. La prima virtù rende
capaci di riconoscere i propri difetti e fragilità e più inclini alla fiducia in Dio, a partire dall’esser
consci della propria piccolezza al Suo cospetto. A volte anche una caduta può far crescere la
capacità di essere umili e ricettivi rispetto alla grazia divina. Certamente l’apporto della grazia
divina nella vita spirituale è decisivo. In ogni situazione della sua vicenda vocazionale e della
sua attività apostolica, S. Massimiliano ha modo di sperimentare la forza che viene da Dio nel
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suo processo di crescita interiore e si rende conto di come questa giochi un ruolo davvero troppo
importante per la conversione personale. Umiltà e docilità nascono da questa consapevolezza e
dalla necessità di un sincero e totale affidamento nelle mani di Dio, sempre per la speciale
mediazione della Vergine. L’insegnamento del martire polacco ci spinge a guardare all’umiltà di
Maria ed a tendere alla santificazione che è alimentata dalla pace interiore che l’Altissimo dona a
chi si rivolge a Lui in tutta semplicità e docilità. San Massimiliano ha sperimentato in pieno
questa dinamica interiore e la insegna a noi, oggi.
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Amare: è questione di disponibilità
Raffaele Di Muro
Amare è questione di disponibilità. Lo sa bene San Massimiliano che, a partire dall’esempio di
Maria, ha modo di scrivere: “Dio disse: “Fiat” (Gen 1, 3, 6) e la creazione fu. Una creatura,
Maria, disse: “Fiat mihi” (Lc 1, 38) e Dio si rese presente in Lei. Anche le creature ripetono:
“Fiat”. Accordano la loro volontà con la volontà dell'Immacolata. Azione e reazione d'amore”
(SK 1282).
Il “fiat”genera la vita. Padre Kolbe rileva giustamente che da un “fiat”ha avuto origine tutta la
creazione: è stato Dio a pronunciarlo. All’amore del Creatore va aggiunto quello della Madre di Dio
che con la sua disponibilità ha cooperato in modo mirabile all’opera della salvezza. A questi “si” si
aggiunge quello degli uomini, chiamati a vivere in accordo con la volontà dell’Immacolata e,
dunque, di Dio. Si tratta di meccanismo di azione e reazione d’amore. L’uomo, ammirando il “fiat”
di Dio e quello della Madonna, sperimentando il loro amore ed i loro doni, assicura tutta la sua
disponibilità a vivere nel progetto dell’Altissimo che è foriero di felicità e di vita eterna. In modo
particolare, il santo polacco contempla l’esempio e la disponibilità dell’Immacolata. La Vergine
comprende che Dio ha posto lo sguardo su di lei e che ha un progetto di vita per lei e per l’umanità
intera. Ella si affida, si abbandona e crede incondizionatamente alla divina grazia. Maria ci invita ad
avere questo spirito di affidamento, la capacità di porsi fiduciosamente nelle “mani di Dio”.
L’adesione alla divina volontà non è un fatto di un momento, ma va rinnovata di giorno in giorno.
Per San Massimiliano Kolbe non bastava solo imitare la fiducia e l’abbandono di Maria, ma per
compiere in modo sempre più pieno la volontà di Dio egli amava affidarsi all’Immacolata mediante
la consacrazione: ponendosi nelle sue mani egli aveva la certezza di una sequela di Cristo sempre
pronta ed autentica.
Per pronunciare il nostro “si”, imitando la Vergine Maria, è fondamentale superare i nostri
egoismi, i nostri interessi, i nostri progetti, lanciarsi verso la gratuità. Ciò non vuol dire rinnegarsi
come persone, ma valorizzare le preziosità del proprio cuore. E’ un cammino esodale: usciamo
dall’Egitto delle nostre chiusure e delle nostre piccole mete, per raggiungere la terra promessa di
un amore gratuito sempre più modellato su quello di Cristo: l’unione sempre più profonda con Lui
rappresenta il vertice del nostro itinerario spirituale.
Il primo campo di lavoro missionario è, secondo il pensiero e la testimonianza di S. Massimiliano, il
proprio cuore. Agire con l’obiettivo di santificarsi, eliminando gli attaccamenti che portano lontano
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l’uomo da un percorso di conversione con tanta buona volontà, sacrificio e sforzo, è un obiettivo di
rilevante importanza per il credente.
Si tratta di evangelizzare se stessi, di lavorare con costanza sulle caratteristiche della propria
persona per far prevalere nelle proprie azioni e nel cuore, un amore cristallino verso il Signore ed i
fratelli. E’ questo l’impegno per vincere i grandi nemici quali l’egoismo, l’orgoglio e la superbia
che intorbidiscono le intenzioni e le motivazioni del fedele. I Cristiani sono chiamati ad affrontare
questa lotta difficile e delicata che, tuttavia è espressione del proprio amore verso l’Altissimo e del
desiderio di un sempre maggiore progresso spirituale. La disponibilità del cuore, ci permette di
vincere la brama di autoaffermazione e ci apre all’amore, ci rende pronti al nostro quotidiano “fiat”.
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Abbracciare uno stile penitenziale con Maria
Raffaele Di Muro
Secondo San Massimiliano, Maria va amata ed ammirata anche per il compimento di un percorso
penitenziale:“Quando saremo diventati Lei, anche tutta la nostra vita religiosa e le sue fonti
saranno di Lei e Lei stessa. L’obbedienza soprannaturale in quanto è la Sua volontà; la castità,
la Sua verginità; la povertà, il Suo distacco dai beni della terra (SK 486)”.
E’ ovvio che questo discorso non è solo una proposta per i religiosi, ma riguarda tutti i credenti
in Cristo. La pratica della verginità, dell’obbedienza e della povertà è preziosa per realizzare una
piena spoliazione di se stessi e per rendersi pronti all’accoglienza di Dio e della sua azione
benefica. In generale, l’uomo che vuole unirsi a Dio è chiamato ad un cammino di povertà, cioè
a separarsi dai beni esteriori, sia del corpo che dell’anima. Dalla povertà il credente passa alla
libertà che ne costituisce la logica conseguenza. Povertà e privazione soprattutto sono
fondamentali per far spazio solo a Dio ed alla sua azione. La penitenza diventa mezzo di crescita
umana e cristiana. Il discepolo di Cristo è chiamato a praticarla per realizzare un cammino di
autentica liberazione. Essa non è mero masochismo bensì un modo per giungere ad una vera
umanizzazione dato che l’uomo viene, per suo mezzo, orientato a Dio, al bene e preservato dalle
conseguenze di tendenze non buone. E’ un percorso mediante il quale si vuole partecipare al
mistero pasquale di Gesù, raggiungere un cammino autenticamente cristiano e l’unione con Dio.
Il fedele è spogliato della voglia di autoaffermazione, del suo desiderio di realizzare a tutti i costi
la propria volontà e di valorizzare la sua identità. In questo modo egli lascia spazio, in modo
esclusivo, all’azione di Dio che progressivamente lo unisce e lo trasforma in Lui. Si tratta del
primo passo di un percorso che conduce l’anima ad unirsi misticamente a Dio. Se guarda in
basso, vede le zone attraversate, ne ricorda le tortuosità e gli ostacoli, le insidie e i pericoli. Le
esperienze mistiche, di conseguenza, costituiscono il tratto finale dell’ascesi del cristiano, il
coronamento di un generoso cammino realizzato dal fedele al quale viene concessa una grazia
particolare dal Signore. Questo cammino di mortificazione e di lotta si rivela fondamentale per
realizzare una piena conformazione a Cristo e per uniformare la volontà dell’uomo a quella di
Dio. La persona viene fortificata e viene resa capace di realizzare la potente unione con il
Creatore. Il vissuto mistico è dono gratuito di Dio all’uomo, tuttavia, si giunge ad esso
ordinariamente mediante un cammino di preghiera e di penitenza che può essere considerato
propedeutico rispetto a questo genere di esperienza. Si tratta di un allenamento alla familiarità
con il Creatore e ad uno stile di vita penitenziale: si verifica un progressivo fissarsi in Dio che
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parte dalla meditazione dei divini misteri, passa per l’abbandono delle cose terrene e si conclude
con il raggiungimento della quiete e della pace che la presenza dell’Altissimo dona. Secondo
padre Kolbe diventare lei vuol dire ammirare e seguire il luminoso esempio dell’Immacolata per
far risplendere in noi quel percorso fatto di umiltà, di adesione alla volontà divina e di kenosi che
ella ha mirabilmente compiuto.
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Trasformati in Maria
Raffaele Di Muro
Significativa è questa espressione di San Massimiliano:“Ella sola deve istruire ciascuno di noi
in ogni istante, deve condurci, trasformarci in Se stessa, di modo che non siamo più noi a vivere,
ma Ella in noi, così come Gesù vive in Lei e il Padre nel Figlio. Permettiamo a Lei di operare in
noi e per mezzo nostro qualunque cosa desidera ed Ella compirà sicuramente miracoli di
grazia” (SK 556).
Il santo martire polacco ci fa comprendere cosa voglia dire trasformarsi in Maria. Il suo
esempio straordinario ci pone nella condizione di poter accogliere il Signore come ha fatto lei.
La Madonna ha custodito Gesù nel suo grembo, gli ha dato la vita e lo ha protetto nella sua
infanzia. Nello stesso modo, anche noi siamo chiamati ad “ospitare” il Signore nel nostro cuore
quando si manifesta nell’Eucarestia, nella Parola e negli eventi della nostra esistenza. San
Massimiliano aggiunge:” Nel grembo di Maria l'anima deve rinascere secondo la forma di Gesù
Cristo. Ella deve nutrire l'anima con il latte della sua grazia, curarla amorosamente ed educarla
così come nutrì, curò ed educò Gesù. Sulle Sue ginocchia l'anima deve imparare a conoscere e
ad amare Gesù. Dal Suo Cuore deve attingere l'amore verso di Lui, anzi amarLo con il cuore di
Lei e diventare simile a Lui per mezzo dell'amore”(SK 1295).
Gesù si rende presente nel nostro cammino e noi, con lo stesso stile dell’Immacolata, siamo
chiamati ad accoglierlo e ad amarlo. Maria è con Gesù! Ella segue il figlio durante tutta la sua
vicenda terrena, è madre e discepola di Gesù che è da lei accolto nel grembo, assistito durante la sua
vicenda terrena e seguito pure sul Golgota. La Vergine ci insegna a stare con Gesù, a vivere in
costante comunione con Lui. Essere consacrati vuol dire appartenere al Signore, donare e riservare a
Lui i nostri pensieri, le nostre opere, tutta la nostra vita. E’ solo orientando decisamente ed
esclusivamente la vita a Lui che possiamo vivere con Lui una comunione profonda e costante che
costituisce l’habitat ideale per la nostra preghiera. L’unione d’amore con Gesù come centro della
nostra missione ci aiuta a crescere continuamente sulla via della preghiera: Maria insegna che
sostando a lungo in compagnia di Gesù, la nostra preghiera è orientata sempre più alla volontà di
Dio ed è sostegno invincibile per la nostra fedeltà e perseveranza. Il Rosario è una preghiera
particolarmente preziosa affinché possiamo essere trasformati in Maria.
Esso consente di
alimentare la propria dimensione contemplativa perché “apre” alla meditazione sulla realtà della
salvezza dell’uomo, sul mistero di Cristo, sulla mediazione materna dell’Immacolata, sulla sua
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disponibilità a cooperare al progetto della salvezza, al ruolo della Chiesa, chiamata ad evangelizzare
ed a trasmettere con la propria testimonianza quanto questa orazione contiene. S. Massimiliano è
solito raccogliersi molto spesso per pregare il Rosario e ciò generalmente avviene nei tempi di
pausa dal lavoro oppure durante i suoi viaggi in treno o in nave. Invocando ed ammirando
l’Immacolata, impariamo ad accogliere il Signore ed a vivere in comunione profonda con Lui.
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Il vertice dell’amore
Raffaele Di Muro
L’amore povero e crocifisso è secondo la scuola francescana e nel pensiero di San Massimiliano
il vertice dell’amore. Così si esprime il martire polacco: “Ricordiamoci che l’amore vive, si
nutre di sacrifici. Ringraziamo l’Immacolata per la pace interiore, per le estasi d’amore,
tuttavia non dimentichiamo che tutto questo, benché bello e buono, non è affatto l’essenza
dell’amore e l’amore, anzi l’amore perfetto, può esistere anche senza tutto questo. Il vertice
dell’amore è lo stato in cui è venuto a trovarsi Gesù sulla croce…Senza sacrificio non c’è
amore” (SK 503).
Maria ha sperimentato cosa vuol dire partecipare alla kenosi del Figlio ed essere perfetta
nell’amore. Infatti è dalla prova e dalla croce che la propria capacità di amare, secondo il pensiero
di S. Massimiliano, si amplia e si perfeziona sempre più.
Questa disponibilità all’ascesi e all’accoglienza del mistero della croce nella propria
esistenza si rivela fondamentale nell’evento del martirio: il santo offre la vita per un padre di
famiglia in Auschwitz e ciò può essere considerato come il vertice di una costante ed amorosa
accettazione della personale sofferenza che è soprattutto espressione di amore e donazione a Cristo
per la mediazione dell’Immacolata. Secondo padre Kolbe, l’amore è nutrito dalla croce. La pazienza
consente al fedele di perseguire il perfezionamento del proprio cammino di conversione e
santificazione e di conformarsi a Cristo che offre la vita per la salvezza dell’uomo. In questi
momenti il Signore continua a donare grazie al credente che ha l’opportunità di crescere nel
cammino di comunione con Lui e nella pratica delle virtù che sono sempre più purificate ed
autentiche. Tutta la vita di S. Massimiliano è segnata dal mistero della croce. La tensione al martirio
è una costante che avvolge la sua esistenza, che “abbraccia” i due conflitti mondiali. L’infanzia e la
gioventù del P. Kolbe sono caratterizzati dalla morte di fratellini e dalla povertà della famiglia che è
costretta ai sacrifici più grandi per la sopravvivenza. Il piccolo Raimondo assiste al grande dolore
dei suoi cari al quale si associa, pur con la consolazione dell’Immacolata, che lo visita
proponendogli le corone della purezza e del martirio, che egli accetta con disponibilità ed
entusiasmo. Anche la vita conventuale si dimostra colma di momenti di dolore e di prova: frate
Massimiliano, sin dal periodo della formazione, si rivela un autentico pioniere di vita e missione
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francescani. La Milizia, il Cavaliere e le Città dell’Immacolata sono l’espressione non solo del suo
naturale estro, ma anche dell’estrema docilità alle mozioni provenienti dallo Spirito Santo alle quali
egli cerca di dare sempre seguito. Tutto ciò non sempre è stato accolto da superiori e confratelli che
sovente gli generano sofferenza in virtù della loro chiusura alle novità soprannaturali. Tuttavia, egli
procede sereno, sicuro e perseverante, certo che è la croce a purificare e benedire ogni attività che
promana dall’Altissimo. Da chi Massimiliano impara a raggiungere il vertice dell’amore? Senza
dubbio dall’Immacolata che ispira tutto il suo agire ed tutto il suo amare fino al dono generoso di sé
che raggiunge il culmine ad Auschwitz.
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