LA `UniveRsità DegLi AvvocAti` e L`inDiviDUAzione Di Un - Isgi-Cnr

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LA `UniveRsità DegLi AvvocAti` e L`inDiviDUAzione Di Un - Isgi-Cnr
La ‘Università degli Avvocati’
e l’individuazione di un sottosistema
giuridico latinoamericano
David F. Esborraz
Abstract: Con l’indipendenza dell’America Latina, si è posto il problema della formazione delle élites governanti dei nuovi Stati sorti dal disfacimento dell’Impero ispanico e di quello lusitano. Durante l’epoca coloniale, la formazione della classe dirigente si realizzava nelle università della penisola iberica, ma per le cariche di secondo livello la Corona spagnola aveva già
fondato essa stessa o autorizzato la fondazione delle cd. ‘università indiane’ a pochi decenni dalla scoperta dell’America (a differenza di quanto fece la Corona portoghese, la quale, durante tutto il periodo coloniale non fondò alcuna università nei suoi possedimenti ultramarini). Alla fine
dell’epoca coloniale il governo era esercitato congiuntamente dall’aristocrazia metropolitana e dai
creoli: la prima, legittimata direttamente per incarico reale; i secondi, in base al loro potere economico rappresentato dall’unità economica fondamentale della Colonia, cioè la hacienda/estancia/fazenda.
I primi decenni di vita indipendente dei nuovi Stati latinoamericani sono caratterizzati dalla lotta fra questi due ordini, cioè tra quello rappresentato dall’aristocrazia rurale (gli hacendados/
estancieros/fazendeiros creoli), identificata poi con il partito dei ‘conservatori’ e che si avvalse dei
caudillos per mantenere il potere politico, e quello della borghesia commerciale urbana, politicamente identificata con il partito ‘liberale’ e che per affermarsi sulla scena politica e legittimare il
proprio potere politico, si avvalse dell’aiuto degli avvocati. In questo contesto, l’università latinoamericana, che in un primo momento dopo l’indipendenza dell’America Latina era stata trascurata in quanto considerata un relitto dell’epoca coloniale, venne rivalutata con l’assegnazione
del compito di formare la classe dirigente latinoamericana, rappresentata dagli abogados/bacharéis
(formati principalmente sulla base del diritto romano e del Codice civile). Nacque così una nuova tipologia universitaria, che Hanns-Albert Steger, nella sua indagine sul ruolo delle università
nello sviluppo sociale della America Latina, ha chiamato la Universität der ‘Abogados’.
Tuttavia, la cd. ‘Università degli Avvocati’ si mise unilateralmente dalla parte della cultura liberale, rinunciando – in principio – a contribuire allo sviluppo complessivo del Paese (comprensivo anche della realtà rurale e di quella autoctona) e operando solo a beneficio della civiltà
urbana di matrice ‘stranierizzante’. Tutto ciò porterà, dal punto di vista culturale-sociologico, a
una progressiva ‘de-culturazione’ dell’America Latina, il che spalancherà le porte ai movimenti
rivoluzionari dell’inizio del XX secolo, che porranno fine a questo sistema di dominazione tradizionale (mettendo anche in discussione il sistema universitario e, con esso, la società stessa), tra
cui possono citarsi la Rivoluzione messicana del 1910 e, in modo particolare, il Movimento della Riforma Universitaria messo in moto nel 1918 a Córdoba (Argentina).
Ma poco prima del suo tramonto la cd. ‘Università degli Avvocati’ contribuirà alla formazione della ‘identità latinoamericana’ attraverso l’individuazione di un Sottosistema giuridico latinoamericano come sviluppo interno proprio del Sistema giuridico romanistico, cercando così
di superare l’‘eurocentrismo’ che caratterizzò nei primi tempi il lavoro di sistematizzazione e classificazione dei gruppi di legislazioni.
Roma e America. Diritto romano comune, n. 35 (2014), pp. 375-389
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Resumen: Con la independencia de la América Latina se planteó el problema de la formación de las élites gobernantes de los nuevos Estados surgidos con motivo del disolución de los Imperios hispánico y Lusitano. Durante la época colonial, la formación de la clase dirigente se llevaba a cabo en las universidades peninsulares, pero para los cargos de segundo nivel la Corona
española había ya fundado, ella misma o autorizado, la fundación de las denominadas ‘universidades indianas’ a pocas décadas del descubrimiento de América (a diferencia de lo que hiciera la
Corona portuguesa, la cual, durante todo el periodo colonial no fundó ninguna universidad en
sus posesiones de ultramar). Al final de la época colonial el gobierno era ejercido conjuntamente
por la aristocracia metropolitana y por los criollos; la primera, legitimada directamente por encargo real, los sengundos, en base a su poder económico representado por la unidad económica
fundamental de la Colonia, o sea la hacienda/estancia/fazenda.
Las primeras décadas de vida independiente de los nuevos Estados latinoamericanos se caracterizan por la lucha entre estos dos grupos, es decir entre los representantes de la aristocracia
rural (los hacendados/estancieros/fazendeiros criollos), identificada luego con el partido de los
‘conservadores’ y que se servió de los caudillos para mantener el poder político, y la de la burguesía comercial urbana, políticamente identificada con el ‘partido liberal’ y que para afirmarse en
la escena política y legitimar el propio poder político se sirvió de los abogados. En este contexto,
la universidad latinoamericana, que en un primer momento luego de la independencia de América Latina había sido descuidada por considerársela un resabio de la época colonial, fue revalorizada mediante la asignación de la tarea de formar la clase dirigente latinoamericana, representada por los abogados/bacharéis (formados principalmente con base en el derecho romano y en el
Código civil). Nació así una nueva tipología universitaria que Hanns-Albert Steger, en su investigación sobre el papel de las universidades en el desarrollo social de América Latina, ha llamado
la Universität der ‘Abogados’.
Sin embargo, la denominada ‘Universidad de Abogados’ se puso unilateralmente de parte
de la cultura liberal, renunciando –en principio– a contribuir al desarrollo general del país (comprensivo también de la realidad rural y de la autóctona) y actuando solo en beneficio de la cultura urbana marcadamente ‘extranjerizante’. Todo esto conducirá, desde el punto de vista culturalsociológico, a una progresiva ‘deculturación’ de la América Latina, lo que abrirá las puertas a los
movimientos revolucionarios de inicios del siglo XX que pondrán fin a este sistema de dominación tradicional (poniendo también en discusión el sistema universitario y, con ello, la misma sociedad), entre los cuales pueden citarse la Revolución mexicana de 1910 y, de manera particular,
el Movimiento de la Reforma Universitaria puesto en marcha en 1918 en Córdoba (Argentina).
Pero poco antes de su ocaso, la denominada ‘Universidad de Abogados’, contribuirá a la
formación de la ‘identidad latinoamericana’ mediante la individualización de un Subsistema jurídico latinoamericano como desarrollo interno propio del Sistema jurídico romanístico, tratando así de superar el ‘eurocentrismo’ que caractarizó en los primeros tiempos el trabajo de sistematización y clasificación de los grupos de legislaciones.
Parole chiave: Università latinoamericana; ‘Università degli Avvocati’; partito dei ‘conservatori’ e dei ‘liberali’; Movimento della Riforma Universitaria; Sottosistema giuridico latinoamericano.
Palabras clave: Universidad latinoamericana; ‘Universidad de Abogados’; partido de los
‘coservadores’ y de los ‘liberales’; Movimiento de la Reforma Universitaria; Subsistema jurídico
latinoamericano.
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Sommario: 1. Dalla università coloniale a quella indipendente. – 2. La cd. ‘Università degli
Avvocati’ e il ruolo da essa svolto nella formazione della classe dirigente latinoamericana del XIX
secolo. – 3. L’individuazione di un Sottosistema giuridico latinoamericano da parte della scienza
giuridica brasiliana tra la fine del XIX secolo e gli inizi del XX secolo. – A. Lo sviluppo degli studi universitari nel Brasile indipendente. – B. L’individuazione di un Sottosistema giuridico latinoamericano nelle opere dei giuristi brasiliani C. Beviláqua, C.L.M. de Oliveira e A. Saraiva da
Cunha Lobo. – 4. L’eredità della ‘Università degli Avvocati’.
1. Dalla università coloniale a quella indipendente
Con l’indipendenza dell’America Latina, raggiunta nella pars spagnola continentale dopo un lungo processo iniziato nel 1810 e concluso nel 1824 (mediante la sconfitta
dell’esercito realista nella battaglia di Ayacucho in Perù) e nella pars portoghese nel 1822 in
maniera meno traumatica (disobbedendo l’allora Principe reggente del Brasile Don Pedro
di Alcântara, Orleans e Bragança alla richiesta fattagli da suo padre il Re João VI del Portogallo di rientrare in Patria, e decidendo così di rimanere in America e fondare il proprio
Impero), si è posto il problema della formazione delle élites governanti dei nuovi Stati sorti
dal disfacimento dell’Impero ispanico e di quello lusitano.
Durante l’epoca coloniale, la classe dirigente posta al vertice dell’organizzazione politico-sociale del Nuovo Mondo veniva nominata direttamente nelle rispettive metropoli (la
cd. ‘aristocrazia metropolitana’) e la sua formazione si realizzava nelle accademie militari, nei
seminari e/o nelle università della penisola iberica (come, ad es., in quelle di Salamanca, Alcalá
de Henares o Valladolid in Spagna e quelle di Coimbra, Lisbona o Evora in Portogallo). Tuttavia, per la formazione delle cariche di secondo livello (tanto militari, quanto ecclesiastiche e
civili) riservate generalmente ai figli degli europei nati in America (i cd. creoli), la Corona spagnola aveva fondato essa stessa o autorizzato la fondazione delle cd. ‘università indiane’ già a
pochi decenni dalla scoperta dell’America e prima ancora che finisse la conquista, a differenza di quanto fece la Corona portoghese, la quale, durante tutto il periodo coloniale non fondò alcuna università nei suoi possedimenti ultramarini (modello quest’ultimo adottato anche
dalle altre due grandi potenze colonialiste europee, come l’Inghilterra e la Francia).
Le ragioni di questa peculiarità tutta spagnola si possono trovare – tra le tante – nella
concezione imperiale degli Asburgo, i quali, in opposizione al centralismo che cercheranno
di imporre poi i Borboni, concepivano il loro Impero come una confederazione di Regni
(integrata tanto da quelli già esistenti nella Penisola Iberica, come da quelli creati ex novo
in America), i quali avevano gli stessi diritti, tra cui quello di creare delle proprie università (studia generalia respectu regni) 1. Per quanto riguarda i regni del Nuovo Mondo, le università in essi create avevano il compito di educare sia i figli dei peninsulari, ivi trasferiti, sia
i membri della nobiltà nativa (la quale cercò in questo modo di acculturarsi), sia, infine, di
1
Cfr. H.-A. Steger, Die Universitäten in der gesellschaftlichen Entwicklung Lateinamerikas, vol. I
(Das lateinamerikanische Universitätswesen zwischen geschichtlicher Überlieferung und geplanter Zukunft),
Bielefeld, 1967 [= As universidades no desenvolvimento social de América Latina, trad. port., Rio de Janeiro,
1970, e Las universidades en el desarrollo social de la América Latina, trad. cast. di E. Garzón Valdés, México, 1974, 104], 94.
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formare la classe dirigente incaricata di portare avanti la cd. ‘conquista spirituale’ (la quale
doveva completare, prima, e sostituire, poi, quella ‘militare’ dei primi tempi).
Dal momento che le università (come anche la religione cattolica e il diritto) costituivano delle istituzioni importate dall’Europa, le università fondate nel Nuovo Mondo hanno
dovuto necessariamente assumere come modello quello risultante da una delle due università spagnole più importanti all’epoca della conquista. Da un lato, avevamo l’Università di
Salamanca, autorizzata dal Re-Imperatore, organizzata come una Università-Nazione, messa direttamente al servizio della monarchia e di conseguenza più aperta (essa, ad es., aveva
accettato gli insegnamenti di Copernico e avallato le idee di Colombo); in essa si studiava
tanto il diritto canonico quanto il diritto civile (analogamente a quanto avveniva, ad es., nelle Università di Lima, Messico, Santiago de la Paz, San Carlos del Guatemala, San Cristóbal
di Huamanga, Caracas, La Plata o Charcas). Dall’altro lato, avevamo il modello costituito dall’Università di Alcalá de Henares, autorizzata invece dal Papa, organizzata come una
Università-Convento o Collegio e, di conseguenza, più chiusa e principalmente incentrata sulla teologia (analogamente, ad es., alle Università di Santo Domingo, Bogotà, Quito,
Cuzco, Chuquisaca, Santiago del Cile o Córdoba del Tucumán) 2.
In questi due modelli la storiografia ha cercato di cogliere l’origine della odierna divisione delle università latinoamericane in ‘statali’ e ‘private’ (queste ultime costituite fondamentalmente da quelle cattoliche), sebbene la maggior parte delle università coloniali furono allo steso tempo reali e pontificie, cioè, autorizzate simultaneamente o successivamente
dagli allora due poteri ecumenici con facoltà di farlo (l’Imperatore e il Papa), secondo quanto disponevano già le Siete Partidas (2,31,1) di Alfonso X ‘Il Saggio’ (XIII secolo).
La prima università nel Nuovo Mondo è stata quella di Santo Domingo, fondata dai
dominicani nell’isola di Hispaniola (1538), e l’ultima dell’epoca coloniale quella di León di
Nicaragua (1812), autorizzata dalle Corti di Cadice. Tra una data e l’altra sono state fondate nell’America spagnola trentadue università: in quest’ottica, mi pare significativo segnalare
che, ad esempio, quando nel 1636 venne fondata la Harvard University nell’America anglosassone – oggi una delle più prestigiose università del mondo – esistevano già tredici ‘università indiane’. Le più importanti sono state quelle di Lima e di Città del Messico, fondate
quasi contemporaneamente nel 1551, le quali hanno avuto anche il carattere di università
maggiori, e sono state il punto di riferimento di tutte le altre e le precorritrici delle attuali
università statali dell’America Latina. Le università coloniali, come i loro modelli metropolitani, conferivano i gradi di bachiller, licenciado, doctor o maestro in tutte le discipline allora studiate (filosofia, teologia, medicina, diritto canonico e civile); e, sebbene la lingua accademica obbligatoria fosse il latino, erano previste anche delle cattedre di lingue indigene,
le quali hanno presto acquisito una certa importanza (soprattutto nell’Università di Lima,
quando, nel 1579, il Viceré Toledo dispose che non venisse ordinato nessun ecclesiastico
che non dominasse almeno una lingua indigena) 3.
2
Si veda, A.M. Rodríguez Cruz, La Historia de las Universidades Hispanoamericanas: Período Hispano, Bogotá, 1973 e Ead., Salmantica docet. La proyección de la Universidad de Salamanca en Hispanoamérica, II voll., Salamanca, 1977.
3
Cfr. H.-A. Steger, Die Universitäten in der gesellschaftlichen Entwicklung Lateinamerikas cit., 203
ss. [= Las Universidades en el desarrollo social de la América Latina cit., 223 ss.].
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Tuttavia, negli oltre trecento anni in cui durò la dominazione spagnola (dalla fine del
XV secolo all’inizio del XIX), il sistema universitario latinoamericano attraversò differenti fasi e adottò diverse tipologie: a) le già riferite Universitates ‘imperiali’ e ‘pontificie’ (che
rispondevano all’idea dell’antico studium universale medioevale) 4; b) l’hospitium pretridentinum, come quello inaugurato da Vasco de Quiroga a Michoacán in Messico, che era allo
stesso tempo chiesa, ospedale, scuola e avamposto 5; c) le ‘Università-Riduzioni’ post-tridentine fondate dai gesuiti come punto di partenza per la ‘conquista spirituale’ del Nuovo Mondo e la conseguente costruzione dell’‘Impero secondario’ (rappresentato in America Latina dal cd. ‘Stato gesuitico del Paraguay’, il che motivò poi l’espulsione della Compagnia dai possedimenti ispano-lusitani) 6; d) il modello universitario determinato dall’Illuminismo ordinato dallo Stato ai tempi di Carlo III (1759-1788) mediante il quale si cercò
– nel momento della catastrofe dell’Impero spagnolo – di formare i creoli per un esercizio
auto-responsabile del potere 7, ad es. creando dei corsi di giurisprudenza in quelle università
che all’origine si occupavano solo dello studio della teologia, come successe – tra altre – in
quella università che era stata fondata dai gesuiti a Córdoba del Tucumán nel 1621 e nella
quale viene creata la cattedra di Instituta nel 1791 8.
Infatti, alla fine dell’epoca coloniale il governo era esercitato congiuntamente dall’aristocrazia metropolitana e dai creoli: la prima, legittimata direttamente per incarico reale; i
secondi, in base al loro potere economico rappresentato dall’unità economica fondamentale
della Colonia, cioè la hacienda/estancia/fazenda (ma anche, e soprattutto nelle regioni tropicali e/o caraibiche, la plantación/plantação). Quando, nel 1808, Napoleone invase la Penisola iberica e obbligò Carlo IV e suo figlio (Ferdinando VII) ad abdicare a favore di suo fratello Giuseppe Bonaparte, i creoli ispanoamericani approfittarono dell’occasione per avviare
il processo di indipendenza dalla madre patria (quelli lusitani, invece, accolsero i reali portoghesi che si erano trasferiti in Brasile). Questa indipendenza, però, veniva intesa, almeno
in un primo momento, non come una resistenza contro gli europei – come aveva proposto
l’Inca Túpac Amaru nella ribellione scatenata nella regione andina tra il 1780 e il 1782 9 –
4
H.-A. Steger, Die Universitäten in der gesellschaftlichen Entwicklung Lateinamerikas cit., 95 ss. [=
Las Universidades en el desarrollo social de la América Latina cit., 108 ss.] e Id., Perspectivas para la planeación de la enseñanza superior en Latinoamérica, en Latinoamérica. Anuario de estudios latinoamericanos, 4,
México, 1971, 26 s.
5
H.-A. Steger, Die Universitäten in der gesellschaftlichen Entwicklung Lateinamerikas cit., 147 s. [=
Las Universidades en el desarrollo social de la América Latina cit., 164 s.] e Id., Perspectivas para la planeación
de la enseñanza superior en Latinoamérica cit., 27.
6
H.-A. Steger, Die Universitäten in der gesellschaftlichen Entwicklung Lateinamerikas cit., 145 ss. [=
Las Universidades en el desarrollo social de la América Latina cit., 159 ss.] e Id., Perspectivas para la planeación
de la enseñanza superior en Latinoamérica cit., 28 s.
7
H.-A. Steger, Die Universitäten in der gesellschaftlichen Entwicklung Lateinamerikas cit., 201 ss. [=
Las Universidades en el desarrollo social de la América Latina cit., 220 ss.] e Id., Perspectivas para la planeación
de la enseñanza superior en Latinoamérica cit., 30.
8
Su quest’ultimo particolare, rinviamo al nostro La individualización del Subsistema jurídico lationamericano como desarrollo interno propio del Sistema jurídico romanista. (II) La contribución de la Ciencia jurídica argentina en la primera mitad del siglo XX, in questa rivista, 24/2007, 47 ss.
9
Sul punto si veda S. Serulnikov, Revolución en los Andes. La era de Túpac Amaru, Buenos Aires,
2010.
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ma come un’opposizione contro l’Illuminismo liberale e l’‘infrancesimento’ intellettuale.
I creoli cercavano di neutralizzare così, in difesa dei loro interessi economici, l’aristocrazia
metropolitana ‘francesizzata’ e di appropriarsi del potere politico sotto il pretesto di agire a
favore dell’impossibilitato Ferdinando VII (la cd. ‘maschera di Ferdinando VII’), ma con lo
scopo di opporsi agli intenti modernizzanti dell’Illuminismo borbonico e di salvaguardare
i loro interessi economici 10.
Da questo punto di vista, il movimento per l’indipendenza dell’America Latina è in
origine una dimostrazione di fedeltà dei creoli all’Ancien Régime (una sorta di ‘emancipazione restauratrice’), più che una vera Rivoluzione, i cui obiettivi erano limitati solo alla sostituzione dei peninsulari nelle cariche politiche, senza pretendere di modificare le strutture
socioeconomiche coloniali (che continuarono ad appoggiarsi sul latifondo), poiché – a differenza di quanto accadeva in Europa e nell’America del Nord – non si era ancora sviluppata nelle Colonie iberoamericane una vera borghesia manifatturiera indipendente, ma solo
una piccola borghesia commerciale dipendente dalla produzione dei proprietari terrieri 11.
I primi decenni di vita indipendente dei nuovi Stati latinoamericani sono caratterizzati dalla lotta fra questi due ordini, cioè tra quello rappresentato dall’aristocrazia rurale
(gli hacendados/estancieros/fazendeiros creoli), identificata poi con il partito dei ‘conservatori’
(che cercava di conservare le cose così come erano) e che si avvalse dei caudillos per mantenere il potere politico, e quello della borghesia commerciale urbana, politicamente identificata con il partito ‘liberale’ (che cercava di liberarsi dell’antico regime) e che per affermarsi
sulla scena politica e legittimare il proprio potere politico, si avvalse dell’aiuto degli avvocati. Alla fine della contesa, i primi conserveranno ancora per un certo numero di anni il loro
potere economico, ma perderanno man mano quello politico, il quale finirà per passare nelle mani della élite degli avvocati, trasferendosi così dall’ambito rurale a quello delle città 12.
In questo contesto, l’università latinoamericana, che in un primo momento era stata
trascurata in quanto considerata un relitto dell’epoca coloniale, venne rivalutata con l’assegnazione del compito di formare la classe dirigente dei nuovi Stati latinoamericani indipendenti, rappresentata dagli abogados/bacharéis. Nacque così un’altra tipologia universitaria
che lo Steger, nella sua indagine sul ruolo delle università nello sviluppo sociale della America Latina, ha chiamato la Universität der ‘Abogados’ (‘Università degli Avvocati’) 13.
10
Cfr. H.-A. Steger, Emancipación y aculturación como instrumento de dominación de la región
latinoamericana y del Caribe, en Latinoamérica. Anuario de estudios latinoamericanos, 8, México, 1975, 99 ss.
11
Cfr. H.-A. Steger, Die Bedeutung des römischen Rechtes für die lateinamerikanische Universität im
19. und 20. Jahrhundert, in Index, 4, Napoli, 1973, 23 ss. (= trad. cast.: La significación del Derecho romano para la Universidad latinoamericana en los siglos XIX y XX, in P. Catalano, H.-A. Steger, G. Lobrano,
América Latina y Derecho romano, Bogotá, 1985, ripubblicato poi in D.F. Esborraz [coord.], Sistema jurídico latinoamericano y unificación del derecho, México, 2006, 131 ss.).
12
Questo processo è stato descritto nella letteratura latinoamericana dall’argentino D.F. Sarmiento, Civilización y barbarie. Vida de Juan Facundo Quiroga. Aspecto físico, costumbres y ámbitos de la República Argentina (Santiago de Chile, 1845) e meglio ancora dal brasiliano G. Freyre nella sua sequenza CasaGrande & Senzala (Rio de Janeiro, 1933) e Sobrados e Mucambos. Decadencia do patríarcado rural no Brasil (Rio de Janeiro, 1936).
13
H.-A. Steger, Die Universitäten in der gesellschaftlichen Entwicklung Lateinamerikas cit., 238 ss. [=
Las Universidades en el desarrollo social de la América Latina cit., 262 ss.] e Id., “Universidad de Abogados” y
Universidad futura, in Index, 4, Napoli, 1973, 59 ss.
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Come abbiamo appena accennato, l’importante missione assegnata all’università
nell’America Latina indipendente è stata quella di creare un sistema di formazione dei funzionari dello Stato (cioè, la nuova classe dirigente), con una spiccata preminenza degli studi giuridici e con l’introduzione delle correnti di pensiero allora in voga (l’utilitarismo, il
positivismo comteano, il krausismo), che avranno un forte impatto nella struttura politicosociale dei nuovi Stati. (L’introduzione delle scienze applicate o di carattere tecnico nell’università è stata, invece, un processo molto lento, raggiunto solo nel corso del XX secolo) 14.
Per queste ragioni, non è un caso che lo Stato in America Latina abbia conservato
oltre l’inizio del XX secolo quasi il monopolio della formazione universitaria in tutti i Paesi
(tranne limitate eccezioni, come – ad es. – quelle della Colombia, del Perù e del Cile, dove
era stata già autorizzata la creazione delle università cattoliche nel XIX secolo); mentre, per
quanto riguarda la scuola elementare e secondaria, la Chiesa e gli ordini religiosi hanno avuto da sempre la libertà di creare istituti privati di educazione 15.
Questa nuova tipologia universitaria (strutturata fondamentalmente attorno alla
Facoltà di Giurisprudenza e messa al servizio principalmente delle professioni forensi) sostituì il chierico quale figura centrale dell’università coloniale con l’avvocato (o meglio, l’Abogado nell’ambito ispanico e il Bacharel em Direito in quello portoghese), formato principalmente sulla base del diritto romano e del Codice civile (i quali, dal punto di vista delle priorità intellettuali, prendono il posto che prima occupava la teologia).
In tal modo, il compito dell’avvocato sarà così quello di organizzare i nascenti Stati latinoamericani (prendendo il monopolio dell’azione politica all’interno dei gruppi statali, di modo che solo mediante l’inclusione nella élite degli ‘avvocati’ si converte il singolo
in rappresentante della comunità politica in America Latina), ma allo stesso tempo quello
di garantire la nuova unità del Subcontinente latinoamericano, contribuendo così allo sviluppo di una ‘latinoamericanicità’ fondata sulla stessa tradizione giuridica (romano-iberoamericana), al di là dei diversi Stati politicamente individuali che si sono formati dopo l’indipendenza (i quali si differenziavano tra di loro solo dal punto di vista amministrativo, ma
non da quello sociale, al punto tale che soltanto più tardi si comincerà a parlare di ‘argentinità’, ‘brasilianità’, ‘peruvianità’, ecc.) 16.
È per questo ultimo motivo che lo Steger arriva ad affermare che l’avvocato latinoamericano assume, alla metà dell’Ottocento, una funzione strutturalmente simile a quella svolta
quasi contemporaneamente nell’area mitteleuropea dal Herr Professor dell’università riformata nel 1810 da Wilhelm von Humboldt (1767-1835), con la fondazione della Universität zu Berlin, il quale veniva formato però in base alla filosofia dell’idealismo tedesco: cioè,
Cfr. C. Tünnermann Bernheim, Historia de la Universidad en América Latina: De la época colonial a la Reforma de Córdoba, San José de Costa Rica, 1991, 64 ss.
15
Cfr. G. Ossenbach, Las relaciones entre el Estado y la educación en América Latina durante los siglos XIX y XX, in Revista Docencia, 40, Santiago de Chile, 2010, 25.
16
H.-A. Steger, Die Bedeutung des römischen Rechtes für die lateinamerikanische Universität im 19.
und 20. Jahrhundert cit., 26 ss. e B. Bravo Lira, Cultura de abogados en Hispanoamérica, antes y después de
la codificación, in questa rivista 12/2001, 40 ss. (<www.romaeamerica.it>).
14
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quella di assicurare dal punto di vista culturale la sintesi dell’antico Impero ecumenico che
era stato distrutto dalla Rivoluzione francese 17.
L’esempio paradigmatico e meglio riuscito di questa nuova tipologia universitaria latinoamericana è rappresentato dall’Universidad de Chile fondata nel 1842 dal venezuelano
Andrés Bello (1781-1865) 18, autore anche – non a caso – di una Gramática de la lengua
castellana destinada al uso de los americanos (Santiago del Cile, 1847), del primo manuale latinoamericano di diritto romano (Instituciones de Derecho romano, Santiago del Cile,
1842) e del Código civil cileno (in vigore dal 1857, con il quale si raggiunse la ‘maturità del
movimento per la codificazione’ in America Latina) e che – allo stesso modo della sua università – servì da modello per la Codificazione civile latinoamericana del XIX secolo 19. Tutte queste opere hanno contribuito alla costruzione della suddetta ‘latinoamericanicità’ (concepita però, dallo stesso Bello, come un’alternativa all’interno della ‘ispanicità’) 20.
Tuttavia, la ‘Università degli Avvocati’ si mise unilateralmente dalla parte della cultura liberale, rinunciando – in principio – a contribuire allo sviluppo complessivo del Paese (comprensivo anche della realtà rurale e di quella autoctona) e operando solo a beneficio
della civiltà urbana di matrice ‘stranierizzante’ 21. Lo Steger chiama quest’ultimo fenomeno
‘erodianizzazione’, perché, così come Erode viveva geograficamente in Palestina, ma culturalmente a Roma, la classe dirigente latinoamericana della seconda metà del XIX secolo
viveva geograficamente in America Latina, ma culturalmente ed economicamente in Europa o negli Stati Uniti d’America 22.
Tutto ciò porterà, dal punto di vista culturale-sociologico, a una progressiva ‘acculturazione’ dell’America Latina, il che spalancherà le porte ai movimenti rivoluzionari dell’inizio del XX secolo che porranno fine a questo sistema di dominazione tradizionale (mettendo anche in discussione il sistema universitario e, con esso, la società stessa), tra cui possono citarsi la Rivoluzione messicana del 1910 e, in modo particolare, il Movimento della
Riforma Universitaria messo in moto nel 1918 a Córdoba (Argentina) 23 e subito esteso non
Cfr. H.-A. Steger, “Universidad de Abogados” y Universidad futura cit., 77 s. e Id., Legitimación y
poder. La formación de sociedades nacionales en América Latina, in Index, 14, Napoli, 1986, 65 s.
18
Cfr. S. Serrano, Universidad y Nación. Chile en el siglo XIX, Santiago del Cile, 1994, 62 ss.
19
Si veda su quest’ultimo particolare A. Guzmán Brito, La codificación civil en Iberoamérica. Siglos
XIX y XX, Santiago de Chile, 2000, 349 ss. e S. Schipani, Codici civili nel sistema latinoamericano, in Digesto delle Discipline Privatistiche. Sezione Civile, V° Aggiornamento, Torino, 2010, 294 ss.
20
Si veda in questo senso H.-A. Steger, Derecho romano y modelo universitario de Andrés Bello, in
AA.VV., Andrés Bello y el Derecho latinoamericano. Congreso internacional (Roma, 10/12 de diciembre de
1981), Caracas, 1987, 179 s.
21
Cfr. H.-A. Steger, “Universidad de Abogados” y Universidad futura cit., 70.
22
Die Bedeutung des römischen Rechtes für die lateinamerikanische Universität im 19. und 20. Jahrhundert cit., 29 s., citando a sostegno A.J. Toybee, A Study of History, vol. VIII, London 1934, 580 ss., il
quale ha coniato questa espressione, e R. Vekemans, Análisis psico-social de la situación pre-revolucionaria de
América Latina, in Mensaje, nº 115 (Visión cristiana de la Revolución en América Latina), Santiago del Cile,
1963, 67 ss., il quale ha esteso questa espressione alla classe alta urbana dell’America Latina.
23
Alla formazione del Movimento riformista di Córdoba aveva contribuito, tra gli altri, il progressivo protagonismo acquisito in quegli anni dai gruppi degli immigranti nella conformazione e conduzione
della società argentina (in modo particolare gli italiani, molti dei quali simpatizzavano con il movimento
anarchico-socialista e – soprattutto – con l’idea della ‘Università Popolare’ di Luigi Fabbris); così come l’ascesa al potere nel 1916 del ‘Partito radicale’, che rappresentava una sintesi tra le masse creole autoctone e
17
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solo alle altre università argentine, ma anche a quelle dell’intero Subcontinente latinoamericano 24. Infatti, il periodo di espansione della ‘Università degli Avvocati’ (e, di conseguenza,
del ruolo preminente della élite da essa formata nella conduzione della res publica latinoamericana) si concluderà nel 1910 con la fondazione della Universidad de México (l’ultima di
questa tipologia) per opera di Justo Sierra (1848-1912), in coincidenza con la commemorazione del primo centenario dell’inizio della lotta per l’indipendenza dell’America Latina.
I postulati fondamentali della Riforma universitaria messa in moto in Argentina nel
1918 furono: a) l’autonomia politica, amministrativa e finanziaria dell’università, la quale
doveva essere così separata dallo Stato; b) l’elezione delle autorità universitarie in assemblee
e con la partecipazione non solo dei rappresentanti dei professori, ma anche di quelli degli
studenti e dei laureati (il cd. ‘co-governo’); c) la selezione del corpo docente attraverso concorsi pubblici; d) la periodicità degli incarichi ai docenti, solo rinnovabili attraverso un’attenta valutazione della competenza dei professori stessi; e) la libera docenza; f) la possibilità di implementare cd. ‘cattedre parallele’ accanto a quelle dei titolari delle cattedre, riconoscendo agli studenti il diritto di optare tra le une e le altre; g) la libera partecipazione alle
lezioni da parte degli studenti; h) la gratuità degli studi universitari; i) l’assistenza sociale
agli studenti; k) la cd. ‘estensione universitaria’, cioè la proiezione della cultura universitaria a tutta la società e la preoccupazione per i problemi di essa; l) l’unità latinoamericana, la
difesa della democrazia e la lotta contro le dittature e contro l’imperialismo (soprattutto nei
confronti di quello di matrice nord-americana) 25.
Ma poco prima del suo tramonto la cd. ‘Università degli Avvocati’ contribuirà ancora
alla formazione della ‘identità latinoamericana’, attraverso l’individuazione di un Sottosistema
giuridico latinoamericano come sviluppo interno proprio del Sistema giuridico romanistico 26.
i figli degli immigrati, i quali, in quanto integranti una classe media in espansione, erano riusciti a rompere
il monopolio esercitato fino ad allora dall’oligarchia terriera e commerciale argentina nella gestione della res
publica. Cfr., tra gli altri, in generale V. Tau Anzoátegui - E. Martiré, Manual de historia de las instituciones argentinas, Buenos Aires, 19815, 764 e, in particolare, P. Buchbinder, Historia de las Universidades
argentinas, Buenos Aires, 20102, 92 ss.
24
Infatti, il ‘Manifesto’ con il quale cominciò a rendersi effettiva la Riforma Universitaria il
21/06/1918 – indirizzato appunto da ‘La gioventù argentina di Córdoba agli uomini liberi del Sudamerica’ – non tardò a propagarsi alle Università di Buenos Aires (1918), Santa Fe (1919), La Plata (1920) e
Tucumán (1921); così come anche a quelle del Perù e dell’Uruguay (1919), del Cile (1920), del Messico
(1921), della Colombia (1922), di Cuba (1923), del Paraguay (1927), della Bolivia, del Brasile e del Venezuela (1928), del Costa Rica (1932), di Porto Rico, Panamà e El Salvador (1933), dell’Ecuador (1937) e del
Guatemala (1945). Sul punto si veda, tra gli altri, G. del Mazo, La reforma universitaria. Documentos relativos a la propagación del movimiento en América Latina (1918-1927), VI, Buenos Aires, 1927, passim e Id.,
Síntesis explicativa del movimiento argentino y americano de la reforma universitaria, La Plata, 1957, 11 ss.
25
La realizzazione degli ultimi due postulati elencati condusse – rispettivamente – alla creazione in
Perù della ‘Università popolare González Prada’, una sorta di centro di confraternita tra operai, studenti e
intellettuali; così come alla fondazione nello stesso Paese di un vero e proprio partito politico, la ‘Alleanza
Popolare Rivoluzionaria Americana’ (APRA), il quale oltre l’unità del Subcontinente latinoamericano, la
difesa della democrazia e l’antimperialismo, proponeva l’inclusione dei settori indigeni delle regioni andine nei programmi di azione politica immediata. V. in generale, tra altri, H.-A. Steger, El movimiento estudiantil revolucionario latinoamericano entre las dos guerras mundiales, in Deslinde, 17, México, 1972, 3 ss.
26
Sul punto rinviamo, in generale, al nostro La individualización del Subsistema jurídico lationamericano como desarrollo interno propio del Sistema jurídico romanista. [I] La labor de la Ciencia jurídica brasile-
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David F. Esborraz
3. L’individuazione di un Sottosistema giuridico latinoamericano da parte della scienza
giuridica brasiliana tra la fine del XIX secolo e gli inizi del XX secolo
A. Lo sviluppo degli studi universitari nel Brasile indipendente
Come abbiamo già accennato, durante l’epoca coloniale il Portogallo non aveva fondato nessuna università nel territorio brasiliano (la sua colonia più ricca e importante),
dovendo di conseguenza i sudditi che volevano intraprendere gli studi universitari frequentare alcune delle università della Metropoli (tra cui, la più antica e rinomata, era quella di
Coimbra, fondata nel 1290). Per questo motivo, subito dopo l’indipendenza politica del
Brasile, si propose la creazione di una Universidade do Brasil, seguendo il modello della
Université Impérial della Francia napoleonica incentrata fondamentalmente sulla educazione professionale (come era la ‘Università degli Avvocati’), con lo scopo di formare i professionisti dei quali il nuovo Paese aveva bisogno per svolgere la sua vita indipendente. Si pretendeva così di completare l’emancipazione politica e di raggiungere anche quella culturale
dalla madrepatria, dove la élite brasiliana continuava ancora a recarsi per la sua formazione
universitaria, persino dopo l’indipendenza del Brasile 27.
La suddetta università non venne mai fondata, ma il ‘modello napoleonico’ di educazione superiore fu impiantato comunque nella sua versione più estrema, cioè attraverso la
creazione di poche Facoltà o Scuole professionali autosufficienti e senza quasi nessun vincolo tra di loro, le quali hanno comunque monopolizzato durante tutto il XIX secolo la formazione universitaria brasiliana: due Facoltà di Giurisprudenza a Olinda (poi trasferita a Recife) e a San Pablo, due Facoltà di Medicina a Bahia e a Rio de Janeiro, e una Scuola Politecnica pure in questa ultima città. Solo nel XX secolo verranno create in Brasile le prime università vere e proprie (mediante l’accorpamento delle rispettive Facoltà e/o Scuole professionali già esistenti), come quelle di Rio de Janeiro, nel 1920, di Minas Gerais, nel 1927, di
San Pablo (la prestigiosa USP), nel 1934, ecc. 28.
Questo modello universitario si inseriva perfettamente all’interno della tipologia della
cd. ‘Università degli Avvocati’ – della quale ci siamo occupati nel § 2 – essendo le Faculdades de Direito le prime ad essere fondate nel 1827 mediante la istituzione di due corsi di laurea in ‘Scienze giuridiche e sociali’ – uno al Nord del Paese e un altro al Sud – con lo scopo
dichiarato di formare i quadri dirigenti brasiliani (funzionari amministrativi e diplomatici dello Stato, magistrati, ecc.), sulla base dello studio del proprio ordinamento (sebbene lo
stesso, per quanto riguardava il diritto privato, continuasse ad essere quello portoghese). Nel
1879 ciascuno dei suddetti corsi fu sdoppiato in un corso di ‘Scienze giuridiche’ (indirizzato
alla preparazione dei magistrati e degli avvocati) e in un altro di ‘Scienze sociali’ (indirizzato alla formazione del personale amministrativo e diplomatico dello Stato); successivamente, poi, nel 1885, in questo ultimo corso si introdusse l’insegnamento delle nozioni di Legiña entre fines del siglo XIX y principios del siglo XX, in questa rivista, 21/2006, Modena, 5 ss. (<www.romaeamerica.it>).
27
Cfr. H.-A. Steger, Die Universitäten in der gesellschaftlichen Entwicklung Lateinamerikas cit., 218
ss. [= Las Universidades en el desarrollo social de la América Latina cit., 248 ss.].
28
Cfr. D. Ribeiro, A Universidade necessária, Rio de Janeiro, 19783, 90 s.
La ‘Università degli Avvocati’
385
slação comparada sobre o direito privado (il quale è stato però istituito solo nel 1892, dopo
l’instaurazione della Repubblica). Ai riferiti due corsi era stato aggiunto, nel 1891, un terzo
corso, di ‘Notariato’, destinato alla formazione dei notai; ma nel 1895 tutti e tre i corsi furono raggruppati nuovamente in uno solo, conservandosi l’insegnamento del diritto comparato come materia obbligatoria per tutte le suddette categorie professionali (funzionari amministrativi, diplomatici, magistrati, avvocati e notai) 29.
L’interesse per lo studio del diritto comparato in Brasile, già durante l’epoca imperiale,
era motivato dalle numerose imperfezioni e lacune che presentava l’ordinamento giusprivatista brasiliano. Quest’ultimo, ancora alla fine del XIX secolo, era in sostanza quello coloniale, ereditato dalla madrepatria e che sarà sostituito da uno proprio solo nel 1917, con l’entrata in vigore del suo primo Codice civile. Infatti, alla base del diritto privato luso-brasiliano si trovavano le Ordenações Philippinas del 1603 – le quali, a loro volta, erano una sorta di aggiornamento delle precedenti Ordenações Affosinas del 1447 e di quelle Manuelinas
del 1514 – caratterizzate dalla mancanza di sistematica e dalla incompletezza, motivo per il
quale per la loro interpretazione e integrazione si doveva fare ricorso, in un primo momento, al diritto romano (comprensivo pure della Glossa di Accursio e delle opinioni di Bartolo) e, dopo la riforma promossa dal Marchese di Pombal attraverso la cd. Lei da Bôa Razão
del 1769 (ispirata all’Usus modernus pandectarum ed al giusnaturalismo), alle Leis das Nações
Christãs, illuminadas, e polidas (il che permise poi di rinviare all’ALR prussiano, al Code civil
francese, all’ABGB austriaco, ecc., i quali erano considerati l’espressione della recta ratio).
Questo è il vero fondamento del prematuro sviluppo in Portogallo e in Brasile della comparazione giuridica (tanto diacronica quanto sincronica) 30.
Con l’introduzione delle cattedre di Legislação comparada sobre o direito privado nei
piani di studi, inizia in Brasile una stagione feconda che condurrà – in concomitanza con
quanto stava succedendo nel Vecchio Continente – alla definizione scientifica di questa
nuova disciplina grazie alla pubblicazione – nel 1893 – dell’opera pionieristica di Clóvis
Beviláqua (1859-1940), primo professore della materia a Recife, intitolata Resumo das licções
de legislação comparada sobre o direito privado (ristampa accresciuta: Bahia 1897) e all’edizione – nel 1903 – dell’opera che consolidò il diritto comparato in America Latina: il Curso de
legislação comparada. Parte geral: as fontes di Cândido Luis María de Oliveira (1845-1918),
professore della materia nella Faculdade Livre de Direito di Rio de Janeiro (che nel frattempo si era aggiunta alle due già funzionanti a Recife e a San Paolo). La suddetta cattedra sarà
soppressa nel 1911 e l’insegnamento del diritto comparato ritornerà ad essere inserito nei
Corsi di dottorato in Giurisprudenza nel 1931, anno in cui viene pubblicato il terzo volume del Curso de Direito romano di Abelardo Saraiva da Cunha Lobo (1869-1933), professore della Faculdade de Direito nell’Universidade do Rio de Janeiro, dedicato all’Influência universal do Direito romano, nel quale appunto è concepita l’idea di un Sottosistema giuridico
Sul punto si veda, tra gli altri, A. Wander Bastos, O Estado e a formação dos corrículos jurídicos no
Brasil, in AA.VV., Os cursos jurídicos e as elites políticas brasileiras, Brasilia, 1978, 15 ss. e Id., O ensino jurídico no Brasil, Rio de Janeiro, 20002, 81 ss.
30
Cfr., in questo senso, H. Valladão, L’étude et l’enseignement du droit comparé au Brésil: XIXe et XXe
siècles, en AA.VV., Livre du centenaire de la Société de Législation Comparée: évolution internationale et problèmes actuels du droit comparé, 2, París, 1971, 311.
29
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David F. Esborraz
latinoamericano come sviluppo interno proprio del Sistema giuridico romanistico attraverso la affermazione dell’esistenza di un ‘Diritto iberoamericano’.
B. L’individuazione di un Sottosistema giuridico latinoamericano nelle opere dei giuristi brasiliani C. Beviláqua, C.L.M. de Oliveira e A. Saraiva da Cunha Lobo
Tanto il Beviláqua, quanto il de Oliveira e il Saraiva da Cunha Lobo non solo si sono
occupati nelle loro opere di dare risposta ai grandi interrogativi posti dalla allora nascente
disciplina giuridica (come, ad es., quale era il suo oggetto e il suo scopo, o quale la sua metodologia), ma hanno anche contribuito all’individuazione di un Sottosistema giuridico latinoamericano nel quadro dei grandi Sistemi giuridici contemporanei, cercando di superare
l’‘eurocentrismo’ che caratterizzò nei primi tempi il lavoro di sistematizzazione e classificazione dei gruppi di legislazioni.
Così, per quanto riguarda Beviláqua (il quale riceverà anche, nel 1899, il compito di
redigere il progetto di quello che sarà poi il primo Codice civile del Brasile), va a lui il merito di aver individuato per la prima volta un grupo das legislações dos povos latino-americanos;
avendo identificato inoltre quali note distintive dello stesso il suo carattere marcatamente democratico e l’importanza che in esso veniva data all’idea di libertà. Infatti, seguendo
il comparatista francese Emile Glasson, egli comincia la sua classificazione delle legislazioni distinguendo tre gruppi secondo la maggiore o minore presenza in esse del diritto romano: quelle in cui predomina l’elemento nazionale e nelle quali l’influenza del diritto romano (così come quella del diritto canonico) è quasi inesistente (Inghilterra, Paesi scandinavi,
Stati Uniti d’America); quelle in cui predomina l’elemento romano, avendolo assimilato in
maniera più o meno radicale (Spagna, Portogallo, Italia, Romania); e quelle in cui l’elemento germanico e quello romano (influenzati entrambi dal canonico) hanno finito per controbilanciarsi, fondendosi tra di loro (Francia, Belgio, Germania, Svizzera) 31.
Ai suddetti gruppi di legislazioni Beviláqua aggiunge un quarto gruppo, quello appunto ‘delle legislazioni dei popoli latinoamericani’ (non presente nella classificazione più ‘eurocentrica’ proposta dal Glasson), le quali non potevano essere incluse logicamente negli altri
gruppi perché, sebbene esse provenissero da fonti europee imparentate tra loro (cioè il diritto portoghese e quello spagnolo, fortemente influenzati – come abbiamo già detto – dal
diritto romano), avevano modificato questo elemento comune in considerazione delle loro
condizioni particolari e dell’assimilazione di elementi appartenenti ad altre categorie di legislazioni (principalmente quella francese) 32.
Queste idee sono state riprese poi dal de Oliveira, per cercare di dimostrare l’importanza
dell’insegnamento del diritto comparato in Brasile, il cui ordinamento giusprivatista prevedeva per l’integrazione delle lacune il rinvio espresso al Direito romano, così come era utilizzato dalle Nações Modernas. Però, questa particolarità del diritto privato brasiliano – che,
come abbiamo già accennato, era stata ereditata dalla tradizione lusitana – imponeva agli
operatori del diritto (giudici, funzionari pubblici, giuristi, ecc.) la necessità di determinare
quali fossero queste nazioni, dal momento che erano potenzialmente numerose (ad es.: le
31
32
Resumo das licções de legislação comparada sobre o direito privado, Bahia, 18972, 72 ss.
Resumo das licções de legislação comparada sobre o direito privado cit., 73 s. e 101 ss.
La ‘Università degli Avvocati’
387
Repubbliche ispanoamericane, la Francia, l’Italia, la Spagna, il Portogallo, l’Inghilterra, gli
Stati Uniti d’America, la Germania, ecc.); da qui l’interesse di classificare le legislazioni straniere in gruppi – secondo la loro affinità – con lo scopo di individuare quelle più compatibili con il diritto brasiliano 33.
Così, riprendendo pure il de Oliveira, la classificazione del Glasson – però nella versione quadripartita proposta dal Beviláqua comprensiva pure del grupo das legislações das
Repúblicas de America latina – propone di effettuare una ‘interpretazione sistematica’, arrivando di conseguenza alla conclusione che erano proprio le legislazioni dei povos latino-americanos quelle più compatibili con il diritto del Brasile (e che quindi dovevano essere privilegiate nei confronti di quelle degli altri gruppi per colmare le sue lacune e/o omissioni) 34.
Infine, precisava de Oliveira che la caratteristica delle legislazioni latinoamericane era quella
di collegare l’elemento romano con quello autoctono e che la loro nota distintiva era quella
di sancire la piena uguaglianza tra cittadini e stranieri nell’acquisizione e nel godimento dei
diritti civili (a causa della combinazione dei principi del ius sanguinis e del ius soli per l’acquisizione della cittadinanza) 35.
Troviamo lo stesso approccio comparatistico (cioè, quello che pone l’accento sul diritto romano come elemento comune) nelle elaborazioni del Saraiva da Cunha Lobo, il quale
proponeva di raggruppare le legislazioni comparate in due gruppi: uno composto da quelle legislazioni che sono state influenzate dal diritto romano in modo diretto o immediato, e
un altro integrato da quelle che hanno sperimentato la suddetta influenza in modo indiretto
o mediato. Da questo punto di vista, egli affermava che i diritti dei popoli latinoamericani
appartenevano al primo gruppo, insieme alla Spagna e al Portogallo, formando con questi
Paesi una sorta di ‘assimilatori del diritto romano in grande scala’ (dato che le loro legislazioni riconoscono alla base del diritto privato le concezioni giuridiche dei romani), sebbene
considerasse anche l’inserzione in esse di elementi germanici, canonici e, perfino, autoctoni,
il che lo portava a concludere – seguendo i suggerimenti del Beviláqua, riproposti poi dal
de Oliveira – che si doveva attribuire al Direito Ibero-Americano un posto proprio all’interno del quadro dei grandi sistemi giuridici contemporanei 36.
4. L’eredità della ‘Università degli Avvocati’
Nonostante le critiche – a volte giuste – che sono state rivolte alla cd. ‘Università degli
Avvocati’, essa continua ad essere uno dei modelli universitari più genuini dell’America
Latina, il cui merito è stato proprio quello di aver contribuito alla definizione dell’identità
latinoamericana attraverso la formazione di tutta una classe dirigente (rappresentata soprattutto dalla élite degli abogados/bacharéis), la quale, in base all’educazione romanistica ricevuta nel suddetto modello di università, seppe cementare l’unità dell’America Latina al di
là delle divisioni statuali.
Curso de legislação comparada. Parte geral: as fontes, Rio de Janeiro, 1903, 1-9.
Curso de legislação comparada. Parte geral: as fontes cit., 187.
35
Curso de legislação comparada. Parte geral: as fontes cit., 557.
36
Curso de direito romano, 3 (Influência universal do direito romano), Rio de Janeiro, 1931, 171 ss.
33
34
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Infatti, sulla base di questi contributi, negli anni Settanta del secolo scorso, si cercò ancora di superare l’‘eurocentrismo’ che continuava a caratterizzare l’analisi dei diversi
sistemi giuridici comparati (e, particolarmente, l’individuazione di un Sottosistema giuridico latinoamericano come sviluppo interno proprio del Sistema giuridico romanistico), grazie al lavoro congiunto di giuristi europei e latinoamericani nell’ambito dell’Associazione
di Studi Sociali Latino-Americani (ASSLA) e nel quadro del ‘Gruppo per la diffusione del
Diritto romano’ del Consiglio Nazionale delle Ricerche (CNR), attraverso una serie di iniziative (svolte tanto in Europa quanto in America Latina) indirizzate a individuare, secondo
una prospettiva più ‘latinoamericanocentrica’ (e, addirittura, più ‘pluralista’), gli ‘elementi
di unità e di resistenza’ del suddetto Sottosistema 37, la cui base socio-culturale è stata individuata nel blocco ‘romano-ibero-precolombiano’, mediante la distinzione tra le nozioni di
‘ordinamenti’ (statali) e ‘sistema’ (che li comprende e li supera) e di ‘aree giuridiche’ e ‘aree
socio-culturali’ (le quali giustificano la configurazione dei sottosistemi) 38, categorie queste
ultime ispirate all’elaborazione dello Steger 39.
Come è stato anche evidenziato nell’ambito delle summenzionate iniziative, gli ordinamenti appartenenti al Sottosistema giuridico latinoamericano sono stati plasmati sulla
base del diritto romano (prima, attraverso il ‘diritto comune americano’ sviluppato durante
il periodo della dominazione spagnola e, poi, attraverso la transfusión dello stesso nelle codificazioni che i nuovi Stati latinoamericani si diedero a partire dalla loro indipendenza) 40, ma
anche sul mestizaje della citata tradizione romanistica con le istituzioni indigene precolombiane (generalmente trascurate dalle codificazioni del XIX secolo, ma riconsiderate principalmente attraverso le costituzioni promulgate nel corso del XX secolo e la legislazione emanata di conseguenza) 41. In questo modo, il Sistema giuridico romanistico si è strutturato
37
A queste iniziative si sono aggiunte poi quelle portate avanti dal Centro di Studi Giuridici Latinoamericani dell’Università degli Studi di Roma ‘Tor Vergata’/CNR, soprattutto nell’ambito dei Corsi di
Perfezionamento, Master e Dottorato di ricerca in ‘Sistema giuridico romanistico, unificazione del diritto
e diritto dell’integrazione’ dell’Università di Roma ‘Tor Vergata’ e pure attraverso le ‘Collane di studi latinoamericani’ e la Rivista Roma e America (<www.romaeamerica.it>), mettendo così in moto una fitta rete di
Università, di specialisti, di maestri e di dottori di ricerca formati con questa particolare ‘attitudine mentale’, la maggior parte dei quali, una volta tornati nei loro Paesi di origine, continuano ad essere in contatto
tra loro, anche partecipando a progetti comuni, come ad es. quello sviluppato dal ‘Gruppo per l’armonizzazione del diritto privato latinoamericano” (creato nel 2008), il quale si è proposto di elaborare un ‘Codice
modello delle obbligazioni per l’America Latina’.
38
Cfr., in generale, P. Catalano, Diritto e persone, Torino, 1990, 96 ss. e 161; Id., Sistema y ordenamientos: el ejemplo de América Latina, in AA.VV., Mundus Novus. America. Sistema giuridico latinoamericano, a cura di S. Schipani (= in questa rivista, 18/2004), Roma, 2005, 22 ss. e 31; S. Schipani, La codificazione del diritto romano comune, Torino, rist. accr. 1999, 180 ss. e Id., Riconoscimento del Sistema giuridico
latinoamericano e sue implicazioni, in AA.VV., Mundus Novus. America. Sistema giuridico latinoamericano
cit. (= in questa rivista, 19-20/2005), 722 ss.
39
Cfr. H.-A. Steger, Discussioni. Atti del primo incontro di studi latinoamericani su “Diritto romano e Università dell’America Latina” (Sassari, 14-15 gennaio 1972), in Index, 4, 1973, Napoli, 104 s. e Id.,
Weltzivilisation und Regionalkulturen. Perspektiven vergleichender Kultursoziologie im Zeitalter weltweiter Industrialisierung, in Wirtschaftskräfte und Wirtschafswege, Bamberg, 1978, 649 ss.
40
Sul punto si veda A. Díaz Bialet, La transfusion du droit romain, in Revue Internationale des Droits de l’Antiquité, 17, Bruxelles, 1971, 471 ss. [= trad. cast.: La transfusión del Derecho romano en América
Latina, in D.F. Esborraz (coord.), Sistema jurídico latinoamericano y unificación del derecho cit., 75 ss.].
41
Cfr. S. Schipani, I codici latino-americani della “transfusión” del diritto romano e dell’indipendenza. Verso codici della “mezcla” e “codici tipo”, in AA.VV., Dalmacio Vélez Sarsfield e il diritto latinoamericano,
La ‘Università degli Avvocati’
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sulla base di recezioni differenziate tra loro – che lo hanno arricchito – dando vita a differenti ‘Sottosistemi’ – come è ad es. quello ‘latinoamericano’ – il quale raggruppa concetti,
principi, regole, istituzioni e norme che sono racchiusi nei Codici di Giustiniano (Institutiones, Digesta e Codex) e nei Codici a quelli posteriori (dalle Siete Partidas fino ad arrivare
ai Codici moderni), considerati, tutti, come un punto di convergenza tra la scienza giuridica e l’attività del legislatore.
Tutto ciò ha condotto alla formazione di un mos latinoamericanus iura docendi ac
legendi 42 delle medesime fonti romano-iberiche, il quale si esprime nel riconoscimento dei
diritti civili anche agli stranieri; nella protezione della persona-uomo concreto (non solo in
quanto soggetto di diritto); nel riconoscimento, accanto al principio della colpa, di altre fattispecie tipiche di responsabilità extracontrattuale oggettiva e di strumenti processuali per
renderlo effettivo (come ad esempio le cd. azioni popolari); nella applicazione del favor debitoris, inteso principalmente come favor verso la parte più debole del rapporto giuridico; nel
lavoro attivo svolto dal principio suis legibus uti, non a favore dello sviluppo degli Stati territoriali nazionali ma a favore delle ‘comunità di contadini’, dei ‘popoli indigeni’, ecc.
Secondo questa prospettiva, una delle caratteristiche essenziali del Sottosistema giuridico latinoamericano sarebbe quella di costituire una ‘frontiera socio-giuridica’, con lo
scopo di offrire resistenza alla penetrazione dell’esperienza giuridica anglo-americana nella
Regione; tenuto conto dello spirito marcatamente ‘anti-individualistico’ del primo, nel quale l’‘unità sociale’ è la famiglia e non l’individuo (il che troverebbe la sua giustificazione nella
tradizione romano-canonica alla quale si ispira), a differenza di quanto accade nella seconda,
caratterizzata invece dal suo ‘ultra-individualismo’ 43.
a cura di S. Schipani, Padova, 1991, 645 ss. e Id., Il diritto romano nel Nuovo Mondo, in AA.VV., Il Diritto dei Nuovi Mondi, a cura di G. Visintini, Padova, 1994, 55 ss.
42
Così A. Guzmán Brito, Mos latinoamericanus iura legendi, in questa rivista, 1/1996, 15 ss.
(<www.romaeamerica.it>).
43
Si veda, ancora, P. Catalano, Diritto e persone cit., 110 ss.