IRAQ: una questione di cultura

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IRAQ: una questione di cultura
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MAR
MEDITERRANEO
SIRIA
GIORDANIA
•
Baghdad
IRAN
ARABIA SAUDITA
Fulvio Scaglione*
Baghdad
Il soldato Taylor, un ragazzo di
colore piccolo e muscoloso, o
forse solo piccolo ma coperto dalla mimetica e ricoperto
di attrezzature militari grandi e piccole (dal fucile al coltello multiuso alla borraccia),
si è persino tolto gli occhiali
da sole a specchio, stile rapper
del Bronx, per discutere con
Ahmed il bottegaio nella piazza Firdusi, dove una volta c’e-
Una discussione
tra un iracheno,
un bottegaio
ed un militare
americano,
basta a
confermare
quanto in realtà
dovrebbe essere
chiaro da
tempo,
e cioè, che
dentro il grande
problema iracheno,
c’è un problema
americano
(non meno
importante ma più
specifico) e che ha
un nocciolo
essenzialmente
culturale.
IRAQ:
una
questione
di
cultura...
* Fulvio Scaglione, laureato in
lingue, giornalista, è stato per
quattro anni corrispondente da
Mosca per il settimanale “Famiglia Cristiana”, di cui è attualmente vicedirettore.
ra lo statuone di Saddam Hussein, per un po’ c’è stato un
mozzicone con la scritta “Alla
donne, go home” (in inglese
maccheronico, “Tutto fatto,
andate a casa”) e da un po’ c’è
un’improbabile figura alata
dedicata “al popolo iracheno”.
La discussione, naturalmente,
verte sul diritto di passaggio:
che il bottegaio Ahmed, ritiene di avere, in questa zona di
Baghdad blindatissima per timore di attentati ai due grandi
alberghi, lo Ishtar Sheraton e il
Palestine, pieni di giornalisti e
di altri stranieri, e che il soldato Taylor invece ritiene lui non
abbia.
Hanno entrambi ottime ragioni ma quattro chiacchiere con
l’uno e con l’altro, anche improvvisate in una strada dove
l’imperativo è comunque “circolare!”, bastano a confermare
quanto in realtà dovrebbe essere chiaro da tempo: e cioè
che dentro il grande problema
iracheno c’è un problema
americano, non meno importante ma più specifico, e che
ha un nocciolo essenzialmente culturale. Il private Taylor,
Frederick di nome, ha 21 anni,
viene da Detroit e questa missione irachena l’ha portato per
la prima volta fuori degli Stati
Uniti. Il bottegaio Ahmed, Al
Quraissi di cognome, ha 52
anni, un negozietto di bigiotteria sulla centralissima Sadun
Street e ha vissuto, oltre che in
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Baghdad. Distribuzione di viveri
Iraq, anche in Siria e in Giordania. Parla arabo e curdo, un
po’ d’inglese e conosce qualche parola d’italiano. Però, oggi, nel cuore di Baghdad, Taylor ha il fucile e Ahmed no, e lì
finisce la discussione.
Tutto questo, ovviamente,
Un’altra
non serve a dire
Il soldato cerca di fasfumatura
che gli re il proprio dovere,
che il soldato
Taylor sia un or- americani, assai eseguire gli ordini, e
rido aguzzino e pericolosamente non sa quanto danper loro,
il bottegaio Ahno gli porta quel dinon
hanno
med uno stinco
fetto culturale d’oricolto è quella
di santo. Potrebgine.
che accoppia il
be essere proCircolando oggi per
nazionalismo
prio il contrario,
l’Iraq, e provando a
iracheno con i
chi lo sa. Ma Ahmisurare tutti i rischi
diversi orgogli
med conosce le
che corrono gli amedifferenze men- etnici e religiosi. ricani nel cercare di
tre Taylor, e non
gestire la situazione,
per colpa sua, non sa distin- ci s’imbatte a ogni angolo nelguere il suono della lingua la questione culturale. Per
curda da quello della lingua esempio: gli iracheni erano asaraba, riconoscere un curdo solutamente felici che qualcuda un arabo, un giordano da no (chiunque, per la verità) li
un iracheno e così via.
liberasse da Saddam Hussein.
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Sotto i resti della statua di Saddam Hussein. La scritta dice: "Tutto fatto, andate a casa"
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Ma questo qualre, mangiare che coAl Quraissi
cuno doveva far
sa gli pare e comha 52 anni,
loro il regalo e
prarsi auto-abiti-Tv
poi andarsene al un negozietto di proprio come noi, e
bigiotteria sulla
più presto.
che paiono fatte apcentralissima
Una posizione
posta per lo stile di
Sadun Street e ha vita americano o euegoista? Forse.
Ma gli iracheni, vissuto, oltre che ropeo, e si sente diquelli che poi in Iraq, anche in re: «Gli americani soSiria e in
Saddam Hussein
no degli invasori, si
Giordania.
Parla
lo hanno subito
vede benissimo che
davvero e per arabo e curdo, un di noi non gli imporpo’ d’inglese e
quasi 25 anni, rita nulla. Come spieconosce
qualche
cordano bene
gare, altrimenti, percome le potenze parola d’italiano. ché in tanti mesi
occidentali (Gran
hanno fatto così poBretagna, Usa, Francia…) ar- co? Dopo la guerra del Golfo,
marono e finanziarono (attra- nel 1991, Saddam in un mese
verso Kuwait e Arabia Saudi- rimise a posto tutto, dall’eletta) il dittatore quando lo spau- tricità all’acqua, ai rifornimenracchio era Khomeini.
ti di carburante. Adesso quanE quasi altrettanto bene ricor- do fa buio corriamo a chiudano l’occupazione inglese derci in casa come topi, tanta
(1918-1932) e tutto quel pe- è la paura ad andare per stratrolio che veniva avviato verso da. La realtà è che vogliono teoccidente (e qui di nuovo nerci apposta in questa situaGran Bretagna, Usa e Francia) zione per prendersi ciò per cui
senza che loro potessero go- sono venuti: il petrolio».
derne i ricavati.
Parla così Nawan,
Ahmed conosce
Perché avrebbero
36 anni, laureata in
le differenze
dovuto essere enBiologia, attualmentre
Taylor,
tusiasti di avere
mente alle prese
e non per colpa
qualche
altro
con il dottorato di
sua, non sa
esercito straniero
ricerca che svolge
distinguere il
in casa?
studiando la notte e
suono
della
lingua
Così uno parla
lavorando di giorno
curda da quello
con gente tran(con un contratto a
quilla, media bor- della lingua araba, termine) per manriconoscere un
ghesia irachena,
tenersi appunto agli
curdo
da
un
arabo,
persone che non
studi. Provo a chieun giordano
sognano altro che
derle: pensi ci sia
da un iracheno
pregare chi gli paqualche possibilità
e così via.
di un ritorno di Saddam? «No,
assolutamente. E la prima ragione è che noi iracheni lo
odiamo, è l’uomo che ha distrutto tutte le nostre speranze. Guarda me. Lavoro da dodici anni e non ho futuro, non
ho una casa o una macchina,
una prospettiva professionale
seria e affidabile. Milioni di altri iracheni sono nella mia
stessa situazione, come potrebbe Saddam credere di tornare in questo Paese?». Entusiasmarsi perché un dittatore
se ne va non vuol dire rallegrarsi per l’arrivo di un esercito, insomma. Taylor e gli altri
ragazzi americani che rischiano ogni giorno la vita in Iraq
faticano a capirlo, soprattutto
perché nessuno gliel’aveva
detto.
Un’altra sfumatura che gli
americani, assai pericolosamente per loro, non hanno
colto è quella che accoppia il
nazionalismo iracheno con i
diversi orgogli etnici e religiosi. Se uno chiede a un iracheno se si sente tale, la risposta è
sicuramente sì, sia questi uno
sciita, un sunnita, un cristiano
caldeo, un curdo. Ma tutti costoro restano invariabilmente
sciiti, sunniti, cristiani caldei e
curdi. Saddam conteneva la
contraddizione con una miscela dittatoriale e violenta,
elevando la minoranza sunnita, opprimendo la maggioranza sciita, trattando con i curdi
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o “liberandosene” confinandoli militarmente nel Kurdistan, dando una certa libertà
(si fa per dire) d’azione alle
minoranze non pericolose
(erano caldei, per esempio, 4
ministri del suo ultimo Governo, tra i quali anche il vice premier Tarek Aziz).
Gli americani propongono la
democrazia. Ma se un giorno
si andrà alla conta dei voti, gli
sciiti, che sono il 60-65% della
popolazione, avranno la maggioranza garantita e nessuno
degli altri (curdi, sunniti, caldei, armeni, turkmeni) è disposto ad accettare una posizione a priori subordinata.
D’altra parte gli Usa e i loro
più stretti alleati
curdo ai confini con
Gli iracheni
non possono
la Turchia, laddove
ricordano bene
permettersi un come le potenze corrono i principali
Iraq federale aloleodotti iracheni?
occidentali
la maniera in cui (Gran Bretagna, Come si esce da un
lo fu sotto l’impasticcio in cui il senUsa, Francia…)
pero ottomano,
timento nazionale e
armarono e
con tre grandi
quello di gruppo sofinanziarono
province organo parimenti forti, la
(attraverso
nizzate intorno a Kuwait e Arabia democrazia non pare
Mosul (i curdi),
scelta possibile e la
Saudita) il
Baghdad (i sun- dittatore quando dittatura è ovviamenniti) e Bassora lo spauracchio era te scelta impossibile?
(gli sciiti).
L’avventura militare
Khomeini.
Uno “Stato” sciiamericana in Iraq era
ta ai confini con l’Iran post- un’impresa sbagliata, lo si
khomeinista e con il Kuwait, sapeva. Che fosse tale anche
dove l’opposizione sciita sta per mancanza di buone lettugià facendo venire il mal di te- re, ecco forse una piccola sor!
sta agli sceicchi? Uno “Stato” presa.
Bassora. Bambini giocano nella fontana che prima della guerra ospitava una grande statua di Saddam Hussein
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