Nel mondo si producono sempre maggiori quantità di acciaio I

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Nel mondo si producono
sempre maggiori quantità di acciaio
La produzione mondiale di acciaio è in
continuo aumento e nel 2005 secondo le
stime più attendibili potrebbe arrivare a
1,1 miliardi di tonnellate, un nuovo massimo storico.
I produttori di minerali di ferro si trovano nella condizione di dovere investire
per ampliare le loro capacità produttive e
soddisfare a sempre crescente domanda
da parte delle acciaierie, specialmente di
quelle cinesi. La prima impresa del settore, la brasiliana CVRD, investirà attraverso la sua controllata Caemi, 760 milioni
di dollari. La Rio Tito, che occupa il secondo posto nella graduatoria mondiale,
investirà a sua volta 1,35 miliardi di dollari. La BHP Billiton ha in corso di attuazione un progetto nell’Australia Occiden-
tale, affidato a una joint-venture nel cui
capitale deterrà l’85%, il restante essendo posseduto dalle nipponiche Itochu
(8%) e Mitsui (7%). L’investimento previsto è di 1,3 miliardi di dollari; entro la
fine del 2007 la produzione della BHP
Billiton in quell’area dovrebbe passare
da poco più di 20 milioni a 42 milioni di
tonnellate annue.
La Anglo American e la nipponica Mitsui
hanno costituito una joint venture nella
quale hanno rispettivamente il 70% e il
30% del capitale, che dovrà attuare il
progetto di Lake Lindsay in Australia, per
la messa in coltivazione di un giacimento di carbone da coke. L’investimento
previsto è di 516 milioni di dollari.
Il nickel è un metallo che trova prevalen-
te impiego da parte della siderurgia, come elemento di lega per la produzione di
acciai inossidabili. Secondo le valutazioni della BHP Billiton quest’anno il consumo cinese di nickel dovrebbe ammontare a 190.000 tonnellate, con un incremento del 30% rispetto alle 145.000
tonnellate del 2004; una quantità che,
secondo la società anglo-australiana,
potrebbe raddoppiare entro il 2010. Per
soddisfare la crescente richiesta la BHP
Billiton sta mettendo in coltivazione il
giacimento di Ravensthorpe, in Australia, che a partire dal 2007 dovrebbe fornire minerali dai quali verrebbero ottenute 50.000 tonnellate di nickel. La società sta anche ampliando la raffineria
di Yabulu, sempre in Australia.
Atti Notizie
La crescita della siderurgia influenza i settori fornitori
I prezzi dell’oro a livelli primato
Rincarano di conseguenza anche platinoidi e argento
Rubrica a cura di
M. Fumagalli
late nel 2004, che, nonostante il forte
aumento delle disponibilità, dovrebbe ripetersi nel 2005. Per la Newmont, primo
produttore mondiale, la fermezza delle
quotazioni è dovuta da un lato alla riduzione della produzione, scesa mediamente del 2% annuo tra il 2001 e il
2004, dall’altro alla domanda di gioielli,
che quest’anno cresce in modo vivace
soprattutto in India, Turchia e Cina. Per
i prossimi due anni si prevede un disavanzo in crescita.
È una situazione che, comprensibilmente, stimola i produttori a mettere in coltivazione nuovi giacimenti: in Russia la
Polyus, del gruppo Norilsk, ha acquistato
i diritti su tre giacimenti, di cui uno,
quello particolarmente ricco di Nezhdaninskoye, al 50% assieme alla Celtic Resources. La consistenza complessiva delle riserve della Polyus sale così a 28 milioni di once. La Newmont ha due progetti in Ghana; uno, denominato Ahafo,
comporta investimenti per 450 milioni di
dollari e fornirà 500.000 once all’anno,
il secondo, ad Aykem, 500 milioni e
450.000 once. La Canadese Placer Dome
investirà 1 miliardo di dollari a Pueblo
Viejo, nella repubblica Domenicana, dove estrarrebbe 800.000 once all’anno. La
Placer Dome ha invece rinunciato a partecipare al progetto della Cerro Casale,
una joint venture con Bema e Arizona
Star come soci di minoranza, dato che il
rapporto fra investimenti per 1,65 milioni di dollari e le estrazioni per 1 milione
di once si presenta troppo sfavorevole.
Anche in Siberia, regione tra le più promettenti, lo sviluppo dei giacimenti pare
segnare il passo.
Le quotazioni elevate potrebbero anche
indurre le banche centrali ad affrettare
la vendita della quota di 500 tonnellate
loro concessa per il secondo anno dal
Central Bank Gold Agreement, l’accordo
con il quale la BCE e quattordici banche
centrali europee si sono accordate per limitare le vendite di oro per non turbare
il mercato. L’accordo prevede che la limitazione a 500 tonnellate l’anno valga dal
27 settembre 2004 al 26 settembre
2009.
---ooOoo--Il rincaro dell’oro ha influito sulle quotazioni dei platinoidi, ossia il palladio, il
platino, il rodio. Il prezzo del palladio è
arrivato in ottobre a 202 dollari per oncia, un valore toccato solo due volte negli ultimi cinque mesi, quello del platino
è salito in settembre a 922 dollari per
oncia; il rodio ha visto in ottobre il proprio prezzo a 2.950 dollari per oncia, il
massimo degli ultimi 25 anni.
Nel mese di marzo è stato abolito in Russia il segreto di Stato relativo alla produzione, alle vendite, alle scorte di platinoidi; sono poi seguiti i decreti attuativi.
È ora noto che nel primo semestre del
2005 la Norilsk ha prodotto 1,48 milioni
di once di palladio e 0,36 milioni di once
di platino; per l’intero anno è prevista
una produzione di 3 milioni di once e 0,7
la metallurgia italiana
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Le quotazioni dell’oro sono tradizionalmente legate con una correlazione diretta a quelle del petrolio e con una inversa
all’andamento del dollaro. Per quanto riguarda il petrolio, i rincari di questa materia prima destano attese inflazionistiche, dalle quali gli investitori tendono a
cautelarsi comprando oro, che assume
così una posizione di bene rifugio. Rispetto al valore del dollaro il legame ha
carattere inverso, sempre a causa del
comportamento degli investitori, che
non sentendosi abbastanza tutelati da
un indebolimento della valuta americana
si rivolgono al metallo; il contrario avviene in caso di rafforzamento di questa.
Ultimamente pare che quest’ultimo legame non abbia funzionato: il 10 ottobre le
quotazioni dell’oro sono arrivate a
477,50 dollari per oncia, il massimo dal
gennaio del 1988, nonostante il rafforzamento della valuta americana, ma secondo alcune banche di affari sarebbe
prematuro parlare di una definitiva rottura della correlazione. Il crescente interesse per l’oro (e per i metalli preziosi)
non rispecchierebbe infatti una situazione di tensione sui mercati finanziari
mondiali quanto uno squilibrio fra domanda e offerta, che l’eccedenza degli
anni precedenti (2002 e 2003) si è trasformata in un disavanzo di 162 tonnel-
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milioni di once rispettivamente.
Molti osservatori pensano che anche la
sostenutezza delle quotazioni dell’argento sia dovuta soprattutto all’effetto
di traino esercitato da quelle dell’oro,
mentre in base ai fondamentali non mostrerebbero altrettanta fermezza, cosa
questa che li induce a temere che alla
lunga vi possa essere una consistente riduzione. La domanda potrebbe infatti risultare indebolita dal successo delle fotografie digitali che eliminano sia le tradizionali pellicole che la stampa su carta
fotografica, entrambe con impiego di argento; è un settore che impiega al presente un 25% dell’argento complessivamente prodotto. Diverse le prospettive
per l’impiego dell’argento nei settori
dell’elettricità e dell’elettronica, grazie
alle sue ottime doti di conduttore. Questi settori, ai quali va il 40% circa della
produzione, potrebbero incrementare la
domanda. Il settore della gioielleria, che
assorbe il 30% del totale, probabilmente
condizionerà la sua domanda al livello
dei prezzi che quando sono elevati incoraggiano anche il riciclo del metallo vecchio. Per quanto riguarda l’offerta si segnala che il primo produttore mondiale,
l’americana Cour d’Alene, ha iniziato la
realizzazione del progetto di San Bartolomé, in Bolivia, che ad opere ultimate,
nel 2006, dovrebbe produrre 8 milioni di
once d’argento, aumentando il gettito
complessivo dell’impresa del 40%.
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Aumentano domanda e offerta di alluminio
Le quotazioni dell’alluminio hanno sfiorato in ottobre il livello psicologico di
4.000 dollari per tonnellata, arrivando a un massimo storico di 3.985 dollari , poi
abbandonato per la normale reazione tecnica dovuta alle prese di beneficio. Al
presente la forza della domanda è attribuita soprattutto all’interessamento dei
fondi di investimento, mentre non si esclude che il rincaro del 7,6% dell’allumina
possa avere avuto conseguenze sulle quotazioni del metallo raffinato. Molti esperti concordano nel prevedere che nel medio termine possano intervenire anche elementi classificati tra i “fondamentali”, quali la prospettiva di un aumento dei consumi in Cina, che, secondo le autorità di quel paese, avrebbero come conseguenza
una riduzione delle esportazioni. Alle prospettive rialziste altre si contrappongono, di segno diverso. Dal lato della domanda la minor richiesta in molti paesi; da
quello dell’offerta i numerosi progetti di ampliamento di capacità, e quindi di
produzione.
Tra questi progetti meritano di essere segnalati quello della russa RusAl, terzo produttore mondiale, che intende costruire, con un investimento di 3 miliardi di dollari, una fonderia da 600.000 tonnellate annue a Irkutsk; ha inoltre costituito una
joint venture in Kazakistan con l’impresa statale locale che costruirà uno stabilimento per la produzione di allumina da 1,5 milioni di tonnellate annue e una annessa fonderia di alluminio da 0,5 milioni di tonnellate.
Non mancano le iniziative nei paesi ricchi di energia a basso costo. A Trinidad e Tobago, un paese ricco di gas naturale, la statunitense Alcoa intende costruire una
fonderia, con un investimento di 1 miliardo di dollari; in Dubai la produzione di alluminio della Dubal salirà presto a oltre 750.000 tonnellate annue; in Iran la Iranian Aluminium porterà la sua capacità a 250.000 tonnellate annue.
Anche per quanto riguarda la fase a monte della produzione, non mancano le iniziative per mantenere una adeguata disponibilità di bauxite e di allumina. In Guinea Alcoa e Alcan stanno studiando la fattibilità di un impianto per la produzione
di allumina da 1,5 milioni di tonnellate. In Brasile la Alumar, controllata dalla statunitense Alcoa e dalla BHP, intende mettere a coltivazione un giacimento di
bauxite. La CVRD e la cinese Chalco progettano la costruzione in comune di un impianto per la produzione di allumina da 1,8 milioni di tonnellate.
Rame, piombo, zinco
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Molto elevati anche i prezzi dei metalli industriali
Il 6 ottobre il prezzo del rame ha raggiunto un nuovo massimo storico, dopo
quello del 1996. A fare salire i prezzi sono stati la domanda da parte della Cina,
gli uragani che hanno a più riprese devastato i paesi che si affacciano sul Golfo
del Messico, i timori di inflazione, la ridotta produzione nello Zambia a causa
della carenza di energia elettrica, la agitazione che blocca la fonderia canadese
di Kidd Creek che avrebbe dovuto produrre 130.000 tonnellate di rame e
135.000 tonnellate di zinco, le agitazioni sindacali alla Asarco, gli acquisti dei
fondi di investimento. Per il prossimo
anno la LS Nikko prevede che l’aumento
della produzione mondiale dovrebbe più
che pareggiare la crescita dei consumi.
Vi è chi teme un brusco cambiamento di
tendenza dato che i prezzi elevati rendono cauti gli utilizzatori che riducono le
loro scorte e, in alcuni casi, pensano di
ricorrere a surrogati; la Codelco, primo
produttore mondiale, ritiene che gli attuali livelli siano insostenibili anche a
causa del loro stesso livello che, scoraggiando la domanda porrebbe le premesse
per una discesa.
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la metallurgia italiana
A fine settembre il prezzo del piombo è
arrivato a 968 dollari per tonnellata e i
fondi di investimento acquistano stimando che le quotazioni possano arrivare a 970-980 dollari. Per quanto riguarda
i fondamentali viene segnalata la domanda al consumo negli Stati Uniti, che
rimane molto forte, mentre dal lato dell’offerta incidono le riduzioni produttive
dovute alla chiusura della raffineria di
Glover della Doe Run, che aveva una capacità di 115.000 tonnellate annue, e gli
scioperi tuttora in corso nella raffineria
canadese della Teck Cominco, a Trail, che
ha una capacità di 90.000 tonnellate annue. Il risultato di questo squilibrio tra
domanda e offerta è che nei primi sei
mesi del 2005 vi è stato un disavanzo
mondiale di 78.000 tonnellate. In ottobre si è registrato un certo disinteresse
per il piombo da parte dei fondi di investimento, disinteresse che ha determinato una stabilità del mercato. Alcuni osservatori ritengono che siano possibili
vendite a carattere speculativo, che potrebbero portare qualche flessione nelle
prossime settimane.
Le quotazioni dello zinco confermano la
loro tendenza a seguire quelle del rame:
a metà ottobre hanno superato la soglia
psicologica dei 1.500 dollari per tonnellata; le previsioni sono per una ulteriore
sostenutezza dovuta alla chiusura di alcuni impianti tra i quali PortoVesme e gli
stabilimenti della Española del Zinc e
della Sudamin. Un ulteriore spinta in
questo senso può venire dalla agitazione
sindacale che blocca la fonderia canadese di Kidd Creek, che nel 2005 avrebbe
dovuto produrre 135.000 tonnellate di
metallo raffinato.
AIM on-line
L’indirizzo Internet dell'AIM è:
www.aimnet.it
Gli indirizzi di posta elettronica sono: [email protected] per
la segreteria, [email protected] per la redazione della rivista "la metallurgia italiana".