MI LOW COST pag.9 Ecotopia Smogville

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MI LOW COST pag.9 Ecotopia Smogville
MI LOW COST
pag.9
Muzik & Zodiac
la Moratti in Cattolica: «un clandestino di norma
delinque» - anche il pidiellino...
La Grande Recessione è a doppia W non a V - il
dogmatismo monetarista ha precipitato l’europa in una “crisi sistemica”
One trillion euros to rescue the Holy Euro Empire, shaken at its foundations
Il Sacro Euro Impero difeso dal trilione - ma x
precari e disoccupati nn ci sono i soldi.. e i mercati salvati chiederanno tagli alla spesa!
Nella crisi manca un contropotere europeo: a
quando tutte/i a bruxelles xla grecia, xnoi?
2010: torna l’austerity? la crisi facciamola pagare a chi può pagare!
Conservatori al potere a Londra
l’attacco alla climatologia è caccia alle streghe
maccartista, dice appello su Science rifiutato da
NYT e WSJ
alberiamo milano - incredibile quante scuse si
leggano sui giornali per evitare di dare clorofilla
ai milanesi intossicati
MilanoX con la trans che si è difesa con pepper
spray da intolleranza in discoteca corvetto
Chi Ama Tex, Non Vota Lex
Milano, primo giorno al Pirellone per Bossi Junior e l’igienista di Berlusconi Senior
Ecotopia
Consumo Solidale
pag.4
Smogville
Grazie Scala
pag.3
DistroX
di MilanoX
Cielle Calcio Balilla
di precaria.org
29 settembre 2009
Il senato accademico della Statale sospende due studenti, rispettivamente
per uno e tre mesi, in seguito all’istruzione di un processo di dubbia istituzionalità (ed utilità), tutto interno all’ateneo. I fatti contestati si riferiscono alla
seconda edizione della TheCleva Cup, datata 11 giugno, dello stesso anno.
10 maggio 2010
La redazione milanese del quotidiano
La Repubblica suggerisce, per motivi di
parcondicio, la possibile sospensione ai
danni di un gruppo di studenti legati a
CL, rei di aver organizzato uno spot elettorale calcistico tra i corridoi dell’ateneo. Lo spot incriminato, pubblicato su
facebook e presto commentato da diverse cariche accademiche, è il cuore della
campagna elettorale di Comunione e Liberazione, in occasione delle elezioni per
il CNSU - il Consiglio Nazionale degli Studenti Universitari - del 12 e 13 maggio.
Macché dissidenti! Gridiamo anche noi
allo scandalo!
Gruppi di studenti, privi di autorizzazione, financo di un semplice preavviso,
palleggiano incuranti per i chiostri. Tra
dribbling elettorali e tornei di protesta la
febbre calcistica ha ormai contaminato
il centralissimo ateneo di Festa del Perdono. Tutta la città ne parla. Il senato accademico inserisce le possibili punizioni
all’ordine del giorno della seduta successiva e, dopo il velo per le donne, nei
corridoi già si vocifera di possibili divieti
alle sciarpe da stadio.
Chiacchiere.
Chiacchiere allestite ad arte da quella stessa stampa che non ha le palle di
prendere parola sulla vergogna autentica di CL: piangere miseria per 15euro di
fotocopie non pagate, quando un’inchiesta degli studenti del master in giornalismo ha dimostrato un furto di 25mila
euro in tre anni accademici, un furto a
firma CL.
Chiacchiere per non affrontare i problemi di un’università al collasso non solo
economico, di cui non si identificano mai
dei responsabili tra la dirigenza dell’ateneo (coincide con quella della CRUI - la
conferenza dei rettori?) che ci pare di ricordare non cambi da otto lunghi anni.
Chiacchiere per non spiegare l’inutilità
di un’elezione di cui nessuno studente
conosce il significato né la valenza.
Chiacchiere per nascondere l’attitudine
forcaiola della maggioranza di Sinistra
Universitaria che apre bocca solo per
invitare a punizioni esemplari nei confronti prima degli anarchici, poi dei suoi
propri rappresentanti infedeli alla linea,
oggi di CL. Che miseria.
Chiacchiere ad alto volume per fare più
rumore, e, nella confusione generata,
nascondere con forza la testa sotto la
sabbia del decoro universitario. Una
nuova entusiasmante occasione giornalistica, per parlare del nulla coi toni del
niente.
Chi prende a calci l’ateneo?
Dalla Grecia con Furore
a cura di Teo Todeschini
La ringhiera piena di striscioni, scritte su
ogni muro, ecco ci siamo: questo è il Politecnico, tanto descritto nei racconti dei
compagni, negli articoli dei giornali. Intorno
Exarkia quartiere eretico storico di Atene,
dove tutte le reti dissidenti si congregano. Sono davvero decine e decine i gruppi
di anarchici e autonomi presenti in questa
grande città, e i piu forti e strutturati fanno base nel quartiere. Sul muro del Poli si
possono leggere anche scritte in italiano
come ‘’i nostri sogni i vostri incubi’’, ‘’la
bellezza è nelle strade’’ e via così...
Sono da poche ore ad Atene e cammino per
le strade, mi rendo conto che è una città
che porta i segni della rivolta, una rivolta
che potrebbe ricominciare ad ogni momento. Non esiste una banca che non sia
sfregiata, negozi di lusso e vetrine di multinazionali portano tutti le cicatrici delle
proteste di questi giorni. Un anno e mezzo
fa, a seguito dell’omicidio di Alexis, un ragazzo di 15 anni ammazzato da un poliziotto per strada, scoppiò una rivolta popolare
che durò diverse settimane e investì tutta
la Grecia. Da allora, spiegano i ragazzi di
Exarkia, la situazione è peggiorata da tanti
punti di vista: la disoccupazione aumenta,
lo stato non dà welfare e la polizia reprime ogni forma di dissenso. La Grecia nasconde una situazione preinsurrezionale,
respirabile ad ogni angolo delle strade. La
prossima settimana i sindacati, i partiti di
estrema sinistra e il movimento extraparlamentare si ritroveranno nelle piazze per
riprendere lo sciopero generale.
-------------------------Zainetto sulle spalle Kway legato alla vita,
Ale va verso il corteo gigante. E’ volato qui
in low-cost come tanti da altre parti d’Europa. Durante tutta la notte Ale ha fatto
scontri con la polizia a Exarkia al termine
di una manifestazione. La piazza è già stracolma di gente, sono migliaia le persone che
raggiungono il concentramento per protestare conto il governo, contro i tagli e per
una vita migliore. Lungo il percorso il il coro
‘’ladri ladri’’ diretto contro il Parlamento è
sempre più forte, assordante. Sono dozzine gli spezzoni di precari, studenti, migranti, mamme con bambini. Il corteo si dirige
verso il centro, ecco che dai vari spezzoni
sono centinaia i ragazzi che si staccano
e con martelli iniziano a spaccare tutto
il marmo che trovano per strada. Il marmo viene raccolto dal corteo. Centinaia di
persone, per lo più giovanissimi, hanno le
tasche piene di pezzi marmo, il volto coperto, zainetto sulle spalle e tanta rabbia. In
pochi minuti si scatena l’inferno: il centro
viene completamente assaltato, i centri
del potere, presidiati dalla polizia, vengono
presi di mira con lanci di marmo e molotov.
Il corteo viene caricato da diversi lati con
lacrimogeni, e ripiega su una delle vie più
lussuose di Atene, dove ogni vetrina che
rappresenta multinazionali, guerra, capitalismo e lusso viene distrutta. Ale è li in
mezzo a centinaia di giovani, giovanissimi
che scatenano la propria rabbia, il proprio
odio assaltando e bersagliando la polizia.
In pochi minuti il corteo oceanico defluisce,
ma rimangono comunque migliaia di persone con il volto coperto che fronteggiano le cariche della polizia. Ad Ale la polizia
sembra davvero poca. Ale è abituato alla
Germania, l’Italia e la Francia, dove, a presidiare obbiettivi così importanti ci sono
sempre migliaia di caschi blu e blindati rinforzati. All’improvviso da una via laterale
arrivano delle moto, tante moto. Saranno
circa 30 con a cavallo due poliziotti ciascuna. Quello davanti guida, quello dietro ha
il manganello o lo spray urticante tra le
mani, Ale tra sé pensa: ‘’Non si infileranno
di certo nel corteo’’, e invece puntano dritto la folla, facendola scappare velocemente. Alcuni manifestanti con delle aste di
bandiera fronteggiano le moto e i poliziotti
vengono disarcionati, ma si rialzano subito e corrono per caricare il corteo.
Sono ormai ore che gli scontri vanno avanti, e Ale senza neanche accorgersi si rende conto che il corteo è finito ad Exarkia
e che gli scontri stanno continuando nel
quartiere. Lì Ale vede delle scene davvero
incredibili, un quartiere interamente solidale, dove il corpo estraneo è la polizia,
dove gli abitanti delle case aprono la porta
e lasciano cassette con pezzi di ferro da
lanciare e bottiglie d’acqua. Sono diversi i motorini lasciati sul marciapiede per
estrarre la benzina dal serbatoio e imbottigliare di nuovo, un’altra volta e un’altra
ancora. Ma adesso Ale è stanco di riot,
l’aria dei lacrimogeni è davvero soffocante
e quindi decide di andarsene, lontano dagli
sbirri, verso la vita. Riesce ad attraversare
il quartiere Exarkia, uscendo dalla parte
opposta al luogo degli scontri. Attraversando la piazza centrale, nota uno striscione nero che chiede la liberazione dei
compagni arrestati, e una marea di slogan
sui muri, e in tutti bar. Ale ritorna a casa
nel suo paese, ha preso contatti con un
sacco di compagni e compagne. E’ ansioso
di tornare ad Atene, dove l’aria di rivolta si
respira ovunque.
Centri Sociali: Leoncavallo,
Conchetta, Torchiera, Transiti, Cantiere
Università: Statale, Scipol,
Città Studi, Poli Bovisa
Ticinese & Navigli: Rattazzo,
Coquetel, Luca’s, Cuore, Capetown, Electric Shop, Piercing Studio, Free Art, Totem,
Libraccio, Supergulp, Trattoria Gloria, Peppuzzo, Brutto
Anatroccolo, LatoB, Le Scimmie, Pravda, Quetzal Tattoo,
Tattoo Shop, Arci BITTE, Tipota, WA, Surfer, Caffetteria
Lanzone, Gnomo, Bar Magenta, Boh?!, Beerbanti, Mexico
Garibaldi: Feltrinelli Stazione, Libreria Utopia, Libreria
Mondo Offeso
Brera: Accademia Belle Arti
Bovisa: Scighera, Sk8 Park
San Siro - Fiera: Ciclistica,
Sitting Bull, Pizzeria Bande
Nere, Betzabea, Alexandre
Isola: Frida, Circolo Sassetti,
Jahmekya, Kebab Borsieri,
Bar Archinto, NordEst Café
Lambrate: Birrificio, Colors
Tattoo
Dispacci dal Comune
di Stefo
EUROCRISI
da Arcireport
Dieta forzata per i fannulloni
Sorpresa con dieta per molti dipendenti comunali. Nelle ultime settimane hanno scoperto che
Ticket Restaurant e Comune hanno modificato
al ribasso le convenzioni con gli esercizi per il
buono mensa. Il prezzo del ticket 6,90 euro, fermo a quel livello all’era della lira, non basta più
a coprire il costo dei pasti in diversi ristoranti e
locali. Un pranzo classico primo secondo e frutta è diventato un miraggio in molte delle mense
convenzionate, le quali si sono inventate piatti
unici, tris in un unico piatto e altre decurtazioni dissimulate delle quantità di cibo che vanno
a sfamare i paria comunali, sempre più timorosi
di dover restare a stomaco vuoto dopo aver speso il ticket. Esempio limite in zona Gioia, lì dove
si concentrano tutti gli uffici dell’Edilizia: in vari
bar la convenzione è passata da due panini + bibita e un frutto a un panino + bibita o frutto.
Non basta l’euro se manca l’Europa.
Due anni fa la bolla immobiliare americana mise a nudo la patologia del modello di sviluppo fondato sul dominio degli
interessi finanziari a danno dell’economia produttiva e le conseguenze furono
pesanti: la contrazione dell’occupazione
e dei redditi, l’arretramento dei diritti e
delle protezioni sociali. Non sembra che
la lezione sia servita a molto se oggi sono
le stesse lobby della finanza mondiale ad
accanirsi sulla crisi europea. L’attacco
speculativo dei giorni scorsi non aveva
come bersaglio solo la Grecia, ma la tenuta dell’intera area euro, sul piano economico e istituzionale, con la complicità
di un’Unione Europea fragile, bloccata
dall’arroccamento degli stati nazionali a
difesa dei propri interessi particolari.
Scala in Sciopero
a cura di Mario Calla
Questa crisi è la conferma che il progetto di un’Europa fondata solo sui
mercati non regge. L’Unione si è dotata
di una moneta unica ma non degli altri
strumenti di politica economica e fiscale, saldamente in mano ai singoli stati.
Non c’è ancora un’Europa federale né
una politica europea comune, e questa
debolezza è il terreno più favorevole per
le forze di mercato che hanno interesse
a garantirsi totale libertà d’azione. Non
si può pensare all’Europa unita come entità istituzionale e lasciarla esposta alle
scorribande speculative che ne minacciano la tenuta sociale scaricando costi
altissimi sui più deboli.
Come dimostra la crisi del 2008, i mercati da soli non sono in grado di impedire
i disastri prodotti dalla loro instabilità.
Devono essere le istituzioni politiche ad
orientare le scelte in materia economica
e sociale. Ma, se le dinamiche innescate
dai processi di mondializzazione scavalcano ormai il livello degli stati nazionali,
questi restano l’unica vera istanza di
decisione politica. Per recuperare una
coerenza fra sistemi monetari e politiche di sviluppo non basta tamponare le
falle con misure d’emergenza, bisogna
accelerare la costruzione politica dell’Europa, con un processo che non può
essere calato dall’alto ma costruito nello spazio della mobilitazione in difesa del
lavoro e dei diritti.
L’Oro del Reno (Das Rheingold) vale a
Milano quanto l’euro sulle piazze finanziarie. Le quotazioni della prima sono in
caduta libera, a causa dell’agitazione dei
dipendenti della Scala contro il decreto
Bondi che impedisce al teatro operistico di regolarizzare i precari. I sindacati
hanno infatti indetto uno sciopero il 13
contro il decreto sulla riforma delle fondazioni lirico sinfoniche. Già il 3 maggio
il Simon Boccanegra di Verdi era saltato
per l’agitazione delle maestranze, che
non accettano i tagli salariali e occupazionali decretati dal governo. La CGIL
Scala aveva chiesto di confermare subito i contratti per la prossima stagione
agli oltre 100 stagionali, richiesta che
Lissner, il sovrintendente, e la Moratti
avevano sostanzialmente accolto, ma
che Bondi adesso rimette in questione.
Forte è il sospetto che il decreto sia una
mossa punitiva contro maestranze che
a più riprese si sono mostrati indocili e
che già Albertini non era riuscito a disciplinare (altri che non si erano lasciati
piegare ai suoi diktat erano stati i tranvieri ATM). L’ellisse del Botta era fresca
d’inaugurazione che già uno striscione
di protesta dei lavoratori della Scala la
adornava. Adesso gli striscioni sono
dentro il teatro, ogni sera.
La produttività dei lavoratori della Scala è sotto gli occhi di tutti, fuori da bugie e mistificazioni: 319 alzate di sipario
per 600.000 spettatori l’anno. E quindi le
maestranze della Scala, musicisti, coristi, tecnici, ballerini, macchinisti, centralinisti si sono ribellati alla protervia
di chi non accetta discussioni e vorrebe
governare con ukaze le relazioni coi dipendenti e amministrare d’autorità la
cultura.
La Scala in lotta è certa di avere la gente dalla sua parte, di avere l’appoggio
quantomeno di quella parte di Milano
che ancora considera la cultura un bene
pubblico di chi abita in città. I dipendenti scaligeri stanno dando filo da torcere
a Mr B peggio di Draquila presentato a
Cannes. Si preparano a una battaglia di
lunga lena. Questo il messaggio ripetuto
ad ogni iniziativa della campagna sindacale che va avanti imperterrita da inizio
maggio con consensi crescenti:
“IL TEATRO SCALA APRE ALLA CITTA’
La scure del governo si abbatte sulla
musica e sui diritti dei lavoratori delle fondazioni lirico-sinfoniche. In Italia,
non in Grecia, il governo decreta:
1) tagli al Fondo Unico dello Spettacolo
2) decurtazione del 50% dei contratti
aziendali
3) ulteriore precarizzazione del lavoro
4) il blocco del turnover
5) la privatizzazione dei teatri
Equazione Moratti: clandestini = delinquenti
‘I clandestini che non svolgono lavori regolari sono portati a diventare criminali’. Queste le
parole pronunciate dal Sindaco Letizia Moratti
durante un convegno sull’immigrazione all’Università Cattolica di Milano. Le frasi imbarazzanti,
accolte da un vivace brusio in sala, hanno lasciato di stucco i presenti tra cui diversi alti prelati
e l’ex segretario della CISL Savino Pezzotta. L’assioma Moratti, se applicato alla lettera, porterebbe le migliaia di lavoratori migranti costretti a lavorare in nero, gli stessi che lavorano nei
cantier di Milano, ad essere considerati criminali.
Ma anche tra i cittadini milanesi residenti, quanti
possono ancora dire di svolgere un lavoro ‘regolare’? Quanti devono arrangiarsi tra precarietà,
evasione fiscale, lavoretti in nero e partite iva di
comodo?
NO AL DECRETO BONDI!”
Se la prima dell’Oro del Reno non si farà,
l’opera di Wagner diretta da Daniel Barenboim è stata vista comunque gratis
dai milanesi per ben due volte, il 6 e l’11
maggio, quando i lavoratori della Scala
in agitazione con la coccarda gialla (che
segnala i “portatori sani di cultura” contro il virus berlusconiano della crassa
ignoranza) hanno distribuito centinaia
biglietti per assistere gratuitamente
alle prove. Anche il tenore Placido Domingo ha indossato la coccarda gialla
simbolo della protesta. Il tutto sta acquistando un gusto neorisorgimentale.
Si apre un periodo di risveglio morale e
sociale a opera di coloro che sono convinti che chi lavora abbia diritti e debba
continuamente battersi per farli valere.
Lunghe code di milanesi di tutte le età
alla biglietteria in Filodrammatici. Lo
stesso Barenboim ha espresso la sua
contrarietà al decreto Bondi affermando: “Un musicista non può suonare bene
con un contratto di un anno o cinque
anni... E’ un segnale molto negativo per
l’Italia, internazionalmente parlando,
un danno per la vita musicale di questo paese». Il maestro scaligero giudica
con favore l’idea delle prove aperte wagneriane: “La gente è curiosa di vedere
come si prepara uno spettacolo e per i
cantanti e i musicisti è positivo perché
di fronte al pubblico c’è un diverso tipo
di concentrazione”.
L’esito finale dell’agitazione dei teatri italiani non è scritto. A giudicare da
quanto sta succedendo a Milano, i potenti sono in difficoltà.
Vedovelle Vi Amiamo
Merita un plauso l’iniziativa del nuovo assessore
Paolo Massari, che ha dato l’appoggio del Comune a un’iniziativa partita da un gruppo di architetti e designer del Politecnico che hanno partecipato al recente Salone del Mobile. La loro idea
è semplice. Valorizzare il maggior patrimonio di
acqua pubblica a Milano: le nostre fontanelle. Sul
sito www.fontanelle.org potrete trovare la mappa con tutte (o quasi) le fontanelle di Milano, che
può essere aggiornata da chi si registra sul sito.
L’assessorato ha stampato su carta riciclata oltre 500 mappe da distribuire anche ai turisti in
visita. Costruite in ghisa a partire dal 1931 su un
progetto presentato all’allora podestà di Milano,
sono uno dei vanti della nostra città: acqua gratis per tutti a ogni ora! La più antica, in bronzo, la potete vedere di fronte a Palazzo Marino,
in piazza della Scala. La loro difesa, insieme alla
cura della loro funzionalità non spetta solo a MM
spa, l’azienda a capitale comunale che gestisce
le circa 500 fontanelle sparse sul territorio, ma a
ognuno di noi. MilanoX è orgogliosa di bere Acqua
Libera Milano!
Cantieri elettorali
Spuntano come funghi e sono l’esempio che a
Milano qualcosa si muove. Certo, tra meno di 11
mesi ci sono le elezioni del Sindaco… I cantieri
aperti in città sono sotto gli occhi di tutti, e tra
poco partirà la ristrutturazione dell’Arena. Tra
i tanti lavori in corso spicca la verniciatura del
sottopasso ferroviario della stazione centrale
sulla circonvallazione in viale Brianza, nero di
fuliggine dagli anni Cinquanta. Mentre alla Montagnetta di QT8 stanno realizzando un impianto
sportivo al posto di un antiquato e abbandonato
capannone di mattoni rossi, di fronte al Palavobis.
Graduatorie Nidi
Il 14 maggio finisce l’attesa delle migliaia di milanesi in lista per un posto negli asili nido (oggi si
chiamano nidi d’infanzia). In lizza per i posti che
verranno pubblicati sul sito del comune www.
comune.milano.it, più di 10mila bebè. Tra asili comunali, convenzionati e gestiti da cooperative,
l’offerta non dovrebbe mancare, ma dal Settore Educazione fanno sapere che sono circa 200 i
piccoli ancora fuori graduatoria, senza un posto
assegnato.
Biodiversità a rischio
di Das
A tutto GAS
A cura di Diana Santini
Con un occhio rivolto al pianeta e uno ai
campi coltivati dietro casa i Gruppi d’Acquisto Solidale sono l’esempio più eclatante di una consapevolezza, non solo
alimentare, sempre più diffusa. L’idea è
semplice e consiste nel mettersi in rete
per comprare beni e servizi, utilizzando
come criterio guida giustizia e solidarietà. I Gas, grandi o piccoli che siano,
sono gruppi di persone che si uniscono
per riflettere e modificare i propri stili
di consumo. L’obiettivo è praticare quotidianamente un’economia più sostenibile e più vicina alle esigenze dell’uomo
e dell’ambiente, formulando un’etica del
consumo critico che unisca le persone
invece di dividerle, che metta in comune
tempo e risorse invece di separarle, che
porti alla condivisione invece di rinchiudere ciascuno in un proprio mondo (di
consumi).
Una piccola rivoluzione, insomma. Si
spende meno, certo, e questo è già un
bell’incentivo, ma soprattutto si impara
a chiedersi cosa c’è dietro ogni bene di
consumo: se chi lo ha prodotto ha rispettato le risorse naturali e le persone che
le hanno trasformate, quanto del costo
finale serve a pagare il lavoro e quanto
invece la pubblicità e la distribuzione,
qual è l’impatto sull’ambiente in termini
di inquinamento, imballaggio, trasporto.
A guadagnare sono tutti: si stabilisce un
contatto diretto tra produttore e consumatore, si consente a chi acquista
di risparmiare, ma soprattutto si permette all’agricoltore di guadagnare di
più, sostenendo così piccoli proprietari,
agricoltori biologici e coltivatori di vecchie varietà, i cui prodotti di solito non
raggiungono i negozi.
I primi gruppi d’acquisto solidali nacquero in Italia nel 1994, in Emilia e in breve
tempo, se ne crearono in quasi tutte le
province italiane. La rete nazionale dei
gruppi d’acquisto si costituì nel 1997
(www.retegas.org) con lo scopo di collegare tra loro i diversi gruppi, scambiare
informazioni su prodotti e produttori,
diffondere la pratica. Oggi i gas censiti in
Lombardia sono più di 120, una settantina dei quali a Milano. Non è possibile qui
dare conto di tutto questo fermento. Ci
limitiamo a segnalarvene uno per zona e
vi rimandiamo a www.gasmilano.org per
un elenco completo.
zonauno GAS Navigli
Naturalità, rispetto dell’ambiente e del
cibo, passione per le cose semplici e i pochi fronzoli. Il Gas Navigli ha a cuore, come
si legge nella sua scheda di presentazione, i principi della solidarietà, dell’ecologia, dell’economia, del poco spreco, del
chilometro zero, del riuso dei contenitori.
Non hanno una sede fissa e si incontrano
in Darsena. Il Gas è aperto a nuovi soci.
info: [email protected]
zonadue GAS del sole
Nasce nell’Ottobre 2008 da un gruppo di famiglie legate al parco Trotter e alla scuola Casa del Sole. Si
riunisce circa una volta al mese, normalmente presso il Teatrino della scuola.
Fa regolarmente acquisti di verdura, formaggi, frutta, conserve, carne, uova,
vino, olio, detersivi, prodotti equosolidali,
pasta, riso, legumi, farine e cereali, appoggiandosi a una rete di più fornitori e
più referenti per ogni prodotto. info: [email protected]
zonatre GAS Lambrate
Sociale e biologico prima di tutto. Il Gas
Lambrate si rifornisce solo da produttori che rispettano il lavoro ed i lavoratori
e in termini di orari, retribuzioni, partecipazione dei lavoratori. Grande attenzione
anche ai prezzi, per premettere l’accesso
al gruppo anche a chi è escluso per motivi
economici dal circuito etico-biologico chic,
e alla produzione locale, per abbattere i
costi di trasporto, proteggere la biodiversità, stabilire relazioni con un territorio,
ovviamente nel più puro antileghismo.
info: [email protected]
zonaquattro MonluGAS
MonluGas è il gas del quartiere Forlanini
di Milano. Nato nel 2009, attualmente è
formato da 9 gruppi familiari ed è aperto
a nuove adesioni. Sul sito monlugas.blogspot.com è presente una dettagliata lista
di fornitori divisi per categorie: vino e farine da Valliunite, carne, verdura, latticini
e miele rigorosamente a chilometro zero,
oltre a una buona selezione di detersivi.
info: [email protected]
zonacinque GAS Bellezza
E’ nato nel 2006 e si riunisce una volta al
mese nei locali dell’Arci di via Bellezza 16.
Sul sito, aggiornatissimo, trovate le date
delle riunioni e potete seguire in tempo reale lo stato degli ordini settimanali
(frutta e verdura) e periodici (tutto il re-
sto), oltre a coordinarvi sul forum con gli
altri consumatori responsabili. E’ sempre
aperto a nuovi soci.
info: [email protected]
zonasei GAS Elicriso
Presso la casa occupata via Vigevano , il
giovedì e il sabato dalle 10 alle 19,30 è
aperto il mercatino del gruppo d’acquisto
solidale di prodotti biologici ed artigianali
dell’associazione Elicriso. Tra i fornitori ci
sono gli artigiani e agricoltori che aderiscono al CIR, e poi piccoli produttori che
ci garantiscono prodotti di qualità con un
alto tasso etico.
info: [email protected]
zonasette GAS Baggio
Il GAS Baggio nasce nel 2001. Conta su una
rete di fornitori di ortaggi, legumi, vino,
olio, frutta fresca e secca, aceto, succhi
di frutta, marmellate, composte, miele,
carne bovina e caprina, pollame, formaggi, birra, pasta, riso, farine, latte, yogurt,
uova, detersivi, olii essenziali, erbe aromatiche, creme. Organizza iniziative sul
territorio come mercatini, seminari e convegni e partecipa alle iniziative del quartiere, impegnandosi inoltre nella salvaguardia del Parco Agricolo Sud.
info: [email protected]
zonaotto GAS Sarpi
Nasce nel 2002 da un nucleo di famiglie
di amici, legate alle realtà sociali presenti
in zona Paolo Sarpi: Cooperativa sociale Il
Borgo, legatoria, Bottega del commercio
equo in via Canonica. Le riunioni sono sporadiche ma ben pubblicizzate, finalizzate
all’accoglienza dei nuovi aderenti e alla ricerca di fornitori. Tra i prodotti: verdura,
arance, mele, succo di mele, pasta, farine,
passata di pomodoro, conigli, polli, salumi,
uova, parmigiano, formaggi, vino, olio, detersivi.
info: [email protected]
zonanove GAS Affori
Nato nel gennaio del 2009 il Gas Affori è
uno dei più attivi della zona. Tutta la comunicazione relativa a appuntamenti e
riunioni viaggia in rete sul blog gas-affori.
blogspot.com, in cui si condividono anche
le informazioni relative ai produttori. La
mascotte è una bella capretta che si chiama Lana. Il paniere è variegato e spazia
dai succhi di frutta biologici al parmigiano. Sul blog c’è spazio anche per appuntamenti e segnalazioni per la comunità.
info: [email protected]
Entro il 2010, raccomandavano negli scorsi decenni
prestigiosi istituti di ricerca e organismi internazionali preposti alla la difesa dell’ambiente, il ritmo
di distruzione della biodiversità dovrebbe essere
sensibilmente ridotto. Come? Programmando interventi di salvaguardia, finanziandoli e ripensando alle priorità dello sviluppo nelle aree sensibili
del pianeta. Il concetto fu espresso per la prima
volta durante la Convenzione sulla Diversità Biologica nel 1993 e fu poi inserito tra gli Obiettivi di
Sviluppo del Millennio dalle Nazioni Unite del 2000.
La pubblicazione, la scorsa settimana, del più completo rapporto sulla biodiversità mondiale mai realizzato, rivela però che quegli obiettivi sono stati
completamente disattesi e che non solo il ritmo di
sparizione delle specie non è affatto diminuito, ma
che è anzi sfacciatamente aumentato.
I ricercatori della Convenzione sulla Diversità Biologica hanno sviluppato trentuno diversi schemi
di sorveglianza, in grado di monitorare la sparizione di specie, ecosistemi e varianti genetiche
tra mammiferi, pesci, uccelli e altre forme di vita.
Nessuno in passato aveva mai avuto l’ardire di
incrociare tutti questi dati, relativi alle migliaia
di habitat della Terra e ai milioni di specie che li
abitano, e di pubblicarli in un solo studio monumentale, che è insieme un grido di allarme e una
dichiarazione di fallimento. L’analisi, che evidenzia
come il mondo naturale sia sottoposto a un’azione
distruttiva sempre più incalzante, sarà pubblicato il mese prossimo nel Terzo Rapporto Mondiale
sulla Biodiversità. “La diversità biologica”, si legge
nel documento, “subisce una diminuzione costante fin dagli anni Settanta: dalle alghe ai mammiferi,
le specie in grado di convivere con i ritmi di sviluppo dell’uomo sono sempre di meno. Nonostante
questo, nello stesso lasso di tempo, la pressione
umana sull’ambiente naturale è cresciuta in modo
esponenziale, basti pensare a sovrasfuttamento
delle risorse ittiche o alla più o meno inconsapevole introduzione di specie non autoctone in territori
dagli ecosistemi già delicati”.
A parole le istituzioni si sono anche impegnate. Il
rapporto mette in luce gli sforzi fatti dai governi
per arrestare l’erosione della biodiversità, misure
di contenimento che, evidentemente, non si sono
rivelate troppo efficaci. “Il problema”, spiegano gli
studiosi, “è che i progetti di salvaguardia si sono
moltiplicati solo sulla carta e i governi non li hanno
poi finanziati, sviluppati e imposti alle comunità. Le
aree ufficialmente protette a livello globale sono
molte, ma spesso si tratta semplicemente zone
abbandonate a se stesse più che difese, di scarso
interesse per lo sviluppo più che significative dal
punto di vista della biodiversità”. Una percentuale
superiore all’ottanta percento dei governi ha promesso, per esempio, di combattere la diffusione di
specie aliene invasive, ma meno della metà di questi ha stanziato del denaro per farlo. Pensavano
forse sarebbe bastata la minaccia perchè gli intrusi si ritirassero nei loro luoghi d’origine?
Ci sono anche alcuni piccoli successi: il Bisonte
Europeo, per esempio, ha visto la sua popolazione crescere e il Cavaliere Nero neozelandese, un
uccello palustre, è stato salvato dall’estinzione. E’
la prova che quando si investono risorse i risultati
sono a portata di mano. Le forze che mettono a repentaglio la vita naturale sulla terra sono immense
ed esercitano una pressione incalcolabile ma secondo gli studiosi della Convenzione, basterebbero
quattro miliardi di dollari in più ogni anno per centrare l’obiettivo di arrestare la catena di estinzioni
irreversibili che minaccia, più di quanto si potrebbe pensare, la vita stessa dell’uomo sul pianeta.
Le 193 nazioni che fanno parte della Convenzione
sulla Diversità Biologica si incontreranno in ottobre a Nagoya, in Giappone, per stilare una nuova lista di obiettivi per la salvaguardia delle specie che
abitano il pianeta. Il 2010 non sarà insomma l’anno
in cui le estinzioni sono state arrestate e neppure quello in cui sono diminuite. Ma forse potrebbe
essere l’anno in cui i governi si decideranno finalmente a prendere in seria considerazione il problema e a stanziare risorse economiche per salvare
quel che resta della vita sulla Terra.
K-L-I-F taggers
di Junior Avelli
K-L-I-F. Da qualche settimana avevo notato questa scritta arancione sul corredo urbano del mio quartiere e incuriosito
mi ero fermato a guardarla, non capendo cosa avesse in sé di atipico. Non era la
solita tag, il tratto era insicuro, il colore
diverso, quel arancio shockin’ da pennarello-indelebile spezzava completamente l’orizzonte d’attesa nei miei occhi,
abituato com’ero a scritte a caratteri cubitali o a lettere bombate, fatte di
servizio con lo spray. Questa no. Qualcosa non mi tornava. Prima di tutto i posti in cui era stata fatta non godevano
di una grande esposizione, svelando un
calcolo del rischio preciso e ben ponderato: un lampione, un cestino, come se
un muro fosse ancora troppo. Ma poteva
essere una scelta, un’intuizione, come
già lo erano stati per qualcun’altro i panettoni/pinguini. Del tutto casualmente
invece si è sciolto il mio dubbio l’altro
giorno, mentre stavo tornando a casa
con la borsa della spesa, la scena alla
quale ho assistito mi ha chiarito subito
tutto quanto anche se ci sarebbe stato
ancora spazio per le sorprese (ma non
potevo saperlo). Cinque ragazzini vestiti
come tanti, berretta, felpa con cappuccio, jeans lunghi e scarpe da basket si
guardavano attorno circospetti mentre
uno di loro operava chirurgico e con una
certa fretta la delicata azione. Uno-due.
Pochi tratti spicci e incerti. Sono cazzutissimi o completamente incoscienti,
sono le quattro del pomeriggio e siamo
nel cuore di Città Studi. Cesellata la firma, mi vedono. Mi hanno notato, sanno
che li fisso. Questi piccoli writers non
ci badano, fanno finta di niente: prima
regola di un buon street public artist è
negare sempre l’evidenza, essere così
convinti del proprio gesto da persuadere anche chi non è partecipe alla protesta, chi non immediatamente ti capisce;
e contemporaneamente essere vigile,
sempre, perché chi ti trovi davanti potrebbe essere la sbirraglia (il nemico) e
quelli si sa che a sensibilità estetica non
sono messi proprio bene (tranne quando
sono su una volante o fermi in presidio
e passa una bella ragazza, in quel caso
sono tutto uno sgomitare ed un sorriso da osteria nazional-popolare). Io con
molta tranquillità attraverso la strada
andandogli incontro come se questo
fosse il mio normale tragitto quotidiano.
Mi vedono e scattano. Prima accelerano
con nonchalance il passo, infondo non
hanno fatto niente di male, quindi cercano di darsi un’aria da drughi risoluti,
con la coscienza pulita. Camminando
piuttosto frettolosamente ma senza
correre, è una questione di dignità e poi
non possono attirare l’attenzione dell’altra gente, per ovvie ragioni. Raggiungo
il loro stesso marciapiede e aumento il
passo cercando di guadagnare terreno
e limitare il distacco, ma ho le borse con
me e non posso tagliare loro la strada in
quel punto. Provo a chiamarli. Peggioro
decisamente la situazioni, se la scheggiano come se fossi un decorino alla
frutta, con l’acquolina in bocca davanti
al dessert che l’aspetta. Alt un attimo.
Rifletto. Hanno appena girato l’angolo.
Cerco di anticiparli nella parallela, torno indietro, imbocco la perpendicolare e
ci siamo. Eccoli qui. Beccati. Ne acciuffo
uno prendendolo per il braccio con delicatezza. Mi rivolge uno sguardo incazzoso e perplesso. Gli spiego che sono uno
street reporter e che vorrei intervistarli,
il gruppo per intero si ferma e mi raggiunge - almeno non sono infami già così
piccoli. Non rilasciano dichiarazioni, mi
dicono. Ok, se la menano. Strappo loro
qualche laconica risposta, ma diffidano.
Se l’avesse visti un giornalista del Giornale al posto mio probabilmente avrebbero attaccato tutta una tiritera sul disagio giovanile che non oso immaginare
il giorno dopo, nell’inserto sfiga, oltre
a denunciarli dopo aver bucato loro le
ruote delle bici. Ed invece gli va di lusso.
Fortunatamente. Scopro che il più grande ha quindici anni mentre gli altri ne
hanno tra i tredici e quattordici. ‘Ma chi è
Klif?’ Mi spiegano che è il loro acronimo.
Per la serie piccoli collettivi crescono. Mi
strappano un sorriso. ‘ Piacere, sono Junior. Come vi chiamate ragazzi?’, cerco di
guadagnarmi la loro simpatia in qualche
modo. Sto quasi per tirare fuori le caramelle. Niente da fare, non intendono dirmi i loro nomi, manco fossero i Wu Ming
prima maniera o i Kraftwerk. Granitici.
Piombati. Li provoco pungendoli sul vivo,
visto l’andazzo ‘ Dite la verità, non è molto che dipingete per strada’. Il più alto si
atteggia, il dritto si schermisce fingendosi di possedere un’esperienza che non
ha, fa quello vissuto perché in cuor suo
lo sa bene che in strada non c’è spazio
per i pivelli. Il piccoletto che ormai ho
mollato, mi confessa che sono le prime
volte. Cazzo ‘ Ma in pieno giorno?’sbotto.
Un misto di meraviglia e rimprovero. Incredibile, la sera non possono uscire. Già
che ci sono, facciamo trentuno ‘Cosa vi
piace del writing? Perché lo fate?’. Ecco
la botta. ‘Chiaro, per il pericolo e poi per
raggiungere un’affermazione sociale ed
inserirsi in un contesto, avere il rispetto
degli altri, sapere di essere riconosciuti
all’interno del circuito’. Ci rimango abbastanza di merda. E’ ancora una volta il
più piccolo il mio referente. Sarà la mente? Se è così è diabolico. Sinceramente
non ricordo di aver avuto tutta questa
consapevolezza alla sua età e di sicuro
mi sognavo una simile capacità di definizione. Alla faccia della gioventù lobotomizzata davanti alla playstation (alla
quale giocano, ma forse preferiscono
X-box come me, non gliel’ho chiesto). O
piuttosto? Che mi abbia spiattellato una
frase già sentita altrove, in chissà quale cazzo di show televisivo per poppanti
o in qualche film di genere? Molto probabile. Però rammento che non c’è più
Bim Bum Bam in televisione (per fortuna) e che gli smilzi me li ci vedo a proprio
agio più davanti ad un film di Spike Lee
che al puppazzo One. Comunque sia mi
rimane un dubbio. Diverso da quello dal
quale tutta questa storia è partita, ma
altrettanto lancinante. Provvederò con
calma. Non oggi, né domani. Nella vita ci
vuole pazienza, come dicono i vecchi. Il
più alto si allontana insieme ad un altro,
vogliono prendersi una coca-cola, siamo
ormai in via Valvassori-Peroni. Chiamano anche il piccoletto rimasto indietro
a parlare con il sottoscritto. Mi abbandonano, salutandomi con molto poco
entusiasmo: chissà cazzo pensano, e
soprattutto quanti anni mi danno. In effetti sono solo una seccatura, fuori dal
loro mondo, un intruso nella ristretta
cerchia. Li accompagno con lo sguardo.
Porco mondo, non riesco a credere ai
miei occhi, i nostri teppistelli si dirigono
verso l’oratorio, dove forse andranno a
raccontarsela questa strana faccenda,
o a chiedersi cazzo volesse quello sfigato e da dove fosse sbucato. Ci sta. Avrei
detto lo stesso alla loro età. Merda.
Silver Rocket - Silver Rocket (ep)
(Autoproduzione)
A differenza di tante produzioni che hanno
ricalcato il mood più pop degli 80s, questo
primo ep dei ferraresi Siver rocket non
strizza gli occhi a nessuno, non sceglie
di ripercorrere in modo canonico e banale
quegli anni e va ad affondare le proprie
scelte musicali in strade meno battute,
forse le più interessanti di quel decennio.
Il tutto parte da una chitarra incredibile
nel rievocare un buon numero di ricordi: i
suoni spigolosi dei migliori Sonic Youth, le
dilatazioni raffinatissime di certi episodi
dei Cure, Violent Femmes, The Jesus and
Mary Chain e i My bloody Valentine. Tutto
questo non è sufficiente? Vi piacerebbe
ascoltare tutti questi nomi che nel 2010
suonano insieme? Ascolatate gli undici
minuti e più di “Walked away”, coraggiosa traccia di chiusura di quest’ep: uno
spettacolo.
Drink to me - Brazil
(Unhip Records)
Un piccolo capolavoro di commistione di
generi e di aria fresca. I tre torinesi hanno la capacità di fare musica colta, apparentemente complicata, e di riuscire a
sdrammatizzarla vestendola di melodie
orecchiabili. Prendono psichedelia, postpunk ed elettronica e frullano per poi versare ciò che ne esce in uno scintillante
pacchetto regalo con tanto di fiocco. E’
d’obbligo fare il paragone con gli Animal
Collective, ma con la lente d’ingrandimento si scovano anche gli Oneida, il kraut
rock, le distorsioni shoegaze e un’innata anima pop. E’ vera Energia. Positiva,
Esplosiva, Fulminante. Necessaria per
sfondare maggio e approdare finalmente all’estate. E quando sarà il momento
spazzeremo via tutto, anche i vestiti, e
balleremo tanto, con “B1” nelle orecchie.
Un disco splendido.
Mario & Bowser
di Marcorso
Per qualsiasi comune mortale la prima parola
che viene in mente quando si sente pronunciare
“Nintendo” è ovviamente “Mario”, d’altronde la
grande N deve molto del suo successo ai molteplici giochi con protagonista Mario e il suo universo di personaggi. Titoli da sempre contraddistinti
da una giocabilità stellare, e il baffuto idraulico si
può definire il capostipite e il primatista assoluto
nel genere platform.
Digital Mishmash
di Vic Marchi
DRM: La controversa storia di Apple con
il Digital Rights Management (DRM), sta
conoscendo un nuovo, increscioso, capitolo: l’iPad. Facciamo un passaggio
indietro. L’iPod, il famoso mp3 player della Apple, ebbe successo perchè dietro
l’iPod c’era iTunes Stores, la piattaforma
e-commerce Apple per la distribuzione
della musica elettronica. iTunes rendeva
disponibile ogni tipo di musica a prezzi accessibili, l’utente aveva vita facile
a trovare ciò che voleva e l’industria ci
guadagnava la sua parte. Unico problema, il protocollo Fair Play, il DRM in versione Apple, implementato per prevenire
trasferibilità e riproducibilità dei files
scaricati. Con l’iPad è la stessa storia
che abbiamo già visto con l’iPod, solo che
ora le limitazioni non so applicano solo
ai contenuti, ma si applicano con l’App
Store, la piattaforma e-commerce per
la distribuzione degli applicativi iPad, a
tutte le applicazioni del vostro dispositivo. Citiamo dalla campagna della Free
Software Foundation. “DRM darà Apple
e ai loro partner aziendali la possibilità
di disattivare le funzionalità, bloccare i
prodotti concorrenti (in particolare software libero), censurare notizie, e anche
eliminare libri, video o notizie dai computer degli utenti senza preavviso - utilizzando la connessione di rete “always
on” della piattaforma. ( .. ) Creando un
computer in cui ogni applicazione è sotto totale controllo centralizzato, Apple
sta mettendo in pericolo la libertà per
aumentare i propri profitti. ( .. ) L’utilizzo nell’iPAD senza precedenti di DRM per
controllare tutte le funzionalità di un
computer di uso generale è un pericoloso passo indietro per l’informatica e per
la distribuzione dei media. Chiediamo
che Apple rimuova tutti i DRM dai suoi
dispositivi.”(www.defectivebydesign.
org/ipad)
TWITTER VOODOO: Un blog turco ha riportato che twittando “accept” più lo user
name di un utente di Twitter, si poteva
aggiungere quell’utente alla lista dei
propri followers. Il bug è stato scoperto
grazie a un blogger turco che, in segno
di rispetto per la banda heavy metal tedesca Accept, avrebbe digitato “accept
pwnz” nel campo testo del tweet. Quando @borakrc, questo il nome dell’uten-
te, ha scoperto che in quel modo aveva
aggiunto l’utente @pwnz alla lista dei
propri followers, ha riportato l’errore
sul blog dando vita a emulatori di ogni
sorta. La cosa è esplosa nella blogosfera
di lingua inglese solo quando la notizia
è stata ripresa da bloggers americani, i
quali l’hanno provocatoriamente testata contro profili di capitani di industria
quali quelli di Mark Zuckerberg, fondatore di Facebook, ed Evan Williams, CEO
di Twitter. Intanto tempo prezioso andava perso e quando infine il portavoce di Twitter ha dovuto ammettere che
“sfortunamente” il problema era reale,
la notizia si era già diffusa e numerosi profili erano stati cooptati. I target
preferiti sono stati celebrities e personalità di rilievo, profili utili ad acquisire
nuovi followers e credito sociale in rete.
E questo, diciamolo pure, non senza un
malcelato senso di rivalsa contro quelle
stesse celebrità di cui, il più delle volte,
siamo vittime.
SPETTRO RADIO: Il passaggio al digitale
libera frequenze dello spettro radio che
potrebbero essere utilizzate per diffondere accesso Internet a banda larga. La
Federal Communications Commission
con il supporto della Csa Bianca e la Commissione europea si stanno muovendo
in questo senso. L’imbarazzo regna in
Berlusconia, dove il governo, a fronte di
una copertura digitale che raggiunge il
51% del territorio, non ha ancora un piano per la redistribuzione delle frequenze liberate. Stay tuned, che su questo si
gioca molta della nostra libertà futura.
Citiamo dal documento della commissione. “La Commissione europea ha adottato una decisione con cui definisce norme
tecniche ( .. ) che gli Stati membri devono rispettare per l’assegnazione delle
frequenze radio nella banda a 800 MHz.
Le norme contribuiscono alla diffusione
dei servizi internet senza fili ad alta velocità ed evitano interferenze dannose.
In diversi Stati membri le frequenze a
800 MHz vengono progressivamente liberate e vanno a costituire il cosiddetto
‘dividendo digitale’ ( .. ). Gli Stati membri
che decidono di cambiare l’attribuzione
di frequenza esistente ( .. ) devono applicare immediatamente le norme tecniche
armonizzate definite dalla decisione per
mettere queste frequenze a disposizione delle applicazioni a banda larga senza fili. La decisione odierna non richiede
espressamente che gli Stati membri
mettano la banda a 790-862 MHz a disposizione per i servizi di comunicazione
elettronica, ma la Commissione sta valutando se avanzare tale proposta nel
prossimo programma strategico in materia di spettro radio, che terrà conto di
una recente consultazione in materia e
del vertice sullo spettro organizzato dalla Commissione e dal Parlamento Europeo il 22 e 23 marzo scorsi.”
HERDICT: Herdict, conflazione che significa “verdetto della mandria”, ha poco più
di un anno di vita e gode di buona salute.
Il sito è una iniziativa del Berkman Center for Internet & Society di Harvard che
utilizza il potere distribuito della Internet Community per monitorare l’accesso a siti web e relativi servizi su scala
globale. Questa tecnica si chiama crowdsourcing e comporta la partecipazione
attiva della comunità nella segnalazione e nel monitoraggio delle interruzioni
all’accesso di siti e servizi. Partecipare
è facile. Basta recarsi sulla home page
del sito dove è disponibile una mappa dei
siti inaccessibili e testare l’accessibilità
degli stessi con la speciale applicazione
ivi messa a dispozione. In questo modo
si crea una mappa globale delle interruzioni di servizio e si pongono le condizioni per tracciarne lo sviluppo nel tempo.
I numeri, così come i risultati di questa
analisi organizzati per aree geopolitche,
sono diffusi e commentati sul sito. Scoprirete per esempio, che certi siti egiziani non sono visibili in Arabia Saudita
mentre lo sono qui da noi ecc. Herdict
è disponibile anche come un plugin del
browser. Con un semplice click di un
bottone i siti possono essere segnalati
senza ritornare sulla home page del sito
www.herdict.org. Herdict è uno strumento che dobbiamo adottare e che può
crescere solo attraverso la nostra forza.
Insieme alla Government Request Map di
Google, mappa che traccia le richieste di
rimozione di contenuti provenienti dai
governi, abbiamo due strumenti di notevole efficacia per mappare le interferenze governative con la libertà di espressione su Internet. Facciamone uso.
Invece forse pochi sanno che Nintendo dal 2003
ha iniziato a sfornare sulle proprie console portatili dei titoli di ambientazione “Mariesca” ma
con un gameplay mutuato dai giochi di ruolo. Il
primo a uscire fu “Mario & Luigi: Superstar Saga”
per GameBoy Advance, seguito da “Mario & Luigi: Fratelli nel tempo” su Nintendo DS, per arrivare infine a “Mario & Luigi: Viaggio al centro di
Bowser” sempre su NDS. Lo sviluppatore interno
Alphadream è riuscito a coniugare alla perfezione tutte le dinamiche di un vero e proprio gioco
di ruolo: crescita e potenziamento dei parametri
del personaggio, combattimenti a turni, vaste
esplorazioni e trama originale ai comandi tipici
dei platform di Mario, ovvero: precisione nei salti
e prontezza di riflessi.
L’ultimo titolo uscito a fine 2009 rappresenta inoltre una rivoluzione nel cosmo di Mario, in quanto
per la prima volta Bowser diventa protagonista
del gioco assieme ai fratelli idraulici e non più antagonista. L’incipit del gioco narra che il regno dei
funghi è invaso da una malattia, la Gravitombolite, che fa gonfiare i Toad come palloni. Bowser,
sconfitto da Mario, nel bosco trova un tizio (che
si rivelerà essere Lord Sogghigno, il vero villain di
questo titolo) che gli vende un fungo magico.
Durante un’assemblea del Regno dei funghi Bowser mangia il fungo e risucchia Mario, Luigi, Peach e altri personaggi, che finiscono dentro il suo
corpo. Così Lord Sogghigno conquista il castello di
Bowser e quello di Peach. Bowser, aiutante ignaro di Mario e Luigi, deve sconfiggere Sogghigno e
riprendersi il castello. Da qui parte quest’avventura dove il giocatore si trova a comandare Bowser nello schermo superiore del NDS e a guidare
Mario e Luigi dentro al corpo di Bowser in quello
inferiore. Spesso Bowser avrà bisogno del sostegno dei due idraulici che dovranno stimolare e
curare l’organismo di Bowser per farlo procedere
nel suo intento di sconfiggere Lord Sogghigno.
La parte all’interno del corpo di Bowser sembra
una versione Nintendo di “Viaggio allucinante”,
la creatività la fa da padroni sia nella struttura
dei quadri che nelle soluzioni del gioco. Un pregio
particolare va alla qualità della trama e dei dialoghi, spesso sogghignerete agli scambi di battute
e all’ironia pulsante che predomina la sceneggiatura. Il gioco dura come minimo una ventina
di ore e nessuna parte di esso risulta boriosa o
ripetitiva, la trama vi incollerà al doppio schermo
e non vedrete l’ora di vedere Sogghigno sconfitto
da Mario, Luigi e Bowser.
Il titolo è consigliatissimo a tutti gli amanti di
Mario, anche se diffidenti verso i giochi di ruolo,
infatti la trama e la giocabilità vi trasporteranno
dentro il gioco senza freni. “Mario & Luigi: Viaggio
al centro di Bowser” è un gioco davvero completo, assolutamente un “must have” per il doppioschermo portatile di Nintendo.
Al Jarida è nelle strade!
Nidi Negletti
di Patrizia Modiano
Per i nidi milanesi accreditati l’anno che
sta finendo è iniziato male e continuato peggio. Il Comune, all’indomani di un
bando allestito in tutta fretta lo scorso
luglio, decretò i nuovi gestori dei nidi comunali: Consorzio Sis e Eureka si aggiudicarono gli appalti per quello che venne
presentato come il primo anno di sperimentazione del servizio. A metà agosto
Sis e Eureka fecero il loro ingresso nelle
strutture comunali, giusto il tempo di
dare aria agli ambienti e il 3 di settembre
si aprirono i battenti. Vuoto o poco più
quel che attendeva i piccoli ospiti oltre ai
sorrisi tesi di educatrici sulle cui spalle
gravava il peso di strutture prive di tutto. I genitori hanno fatto la voce grossa, ma la signora Moioli si è trincerata
in un silenzio che suonava un po’ come
un insulto alle famiglie in affanno per
fare fronte all’emergenza. “Pochi casi
isolati”, è il commento che venne fatto
a posteriori. Isolati, sì. A distanza di un
mese dall’avvio del servizio in tredici
strutture, a cui fanno capo 714 bambini sui 1530 accolti nei nidi accreditati, si
segnalavano malfunzionamenti e disagi.
E’ un modello quantomeno discutibile
quello presentato alle famiglie, che di
fatto alle famiglie non dà ascolto. Nessuna valutazione dell’operato dei gestori in
8 mesi dall’avvio del servizio. La commissione preposta al controllo è stata allestita in tutta fretta alla metà di aprile,
alla vigilia di una commissione educazione, tenutasi il 4 maggio scorso, in cui la
riconferma degli attuali gestori è presentata come un dato di fatto. E così il prossimo anno si passerà dalla sperimentazione alla norma. Poco conta che quanto
auto-certificato dai gestori nel bando di
accreditamento non sia stato verificato
o che i controlli siano stati saltuari e per
lo più dell’ultima ora. Ad oggi del resto,
nonostante le ripetute richieste, i verbali che hanno definito l’accreditamento
non sono stati resi noti e la trasparenza
si limita ai punteggi complessivi, per altro poco più che sufficienti: 67/100 Consorzio Sis e 60/100 Eureka.
Il Comune continua ad affermare che i
bambini dei nidi accreditati ricevono gli
stessi servizi di quelli dei nidi comunali
a gestione diretta, ma nella realtà i loro
diritti non sono gli stessi, nonostante le
rette dovute a fine mese siano le stesse (fino a 465 euro). Il Modello Milano fa
sfoggio di un rapporto numerico educatori/bambini di 1 a 6 ma il rapporto reale
è quello fissato per legge dalla regione
Lombardia, di 1 a 8. C’è poi la questione
dei consigli di scuola, nei quali i nidi accreditati non rientrano formalmente e
quindi i genitori non hanno voce in capitolo nelle attività della scuola né diritto a interloquire con l’assessore. E non
è mancato neppure l’ennesimo colpo di
scena: 14 (o 16) micronidi chiuderanno.
Il tutto è stato presentato in pieno stile “pensato per le famiglie”. Si diversificherà l’offerta: 3 grossi nidi compenseranno i posti in meno e ci saranno delle
riconversioni in sezioni primavera, spacciate per nidi. Si cancellerà con un colpo
di spugna la sbandierata capillarità sul
territorio, provvedendo così a riassestare le casse delle provate cooperative.
La cronistoria dell’intera vicenda è disponibile su http://nidoonline.myblog.it/
Transofobia a Corvetto
di QueerX
“Tu hai il pene e qui non puoi entrare!”.
A sentirsi apostrofare così, nella toilette
riservata alle donne della discoteca Karma di via Fabio Massimo a Milano, è stata
domenica notte una transessuale trentunenne, José D.S.. Un cliente ventenne
ha accompagnato la fidanzata nel bagno
femminile del locale e, quando all’interno ha trovato la transessuale, ha preso
a insultarla. “Anche se hai le tette non
puoi pisciare qui”, le ha detto in preda
a quella che ha definito, in seguito, una
crisi di gelosia. Dall’insulto all’ingiuria
alle mani, la trans aggredita è riuscita
alla fine a difendersi solo grazie a una
bomboletta di spray urticante che aveva in borsa. Il giovane è andato a farsi
medicare al Policlinico e non ha riportato
conseguenze. E’ andata diversamente
a José che, trovata senza permesso di
soggiorno, è stata portata in questura e
fatta oggetto di un decreto di espulsione. L’episodio ricorda fin troppo il litigio,
nei bagni della Camera dei deputati, tra
Vladimir Luxuria e Elisabetta Gardini. L’ex
portavoce di Forza Italia, scandalizzata
dal trovare la parlamentare trans nei
bagni femminili di Montecitorio, aveva
fatto una scenata e chiamato a raccolta
le telecamere per documentare l’odiosa
invasione della casta ritirata femminile
da parte di un corpo ambiguo, a lei incomprensibile. La notizia dell’aggressione di venerdì è rimbalzata sui blog della
comunità lgbtq, riportata con rassegnata abitudine, come un’idiozia quotidiana
con cui si può imparare a convivere. Nel
clima di caccia alle streghe che si respira in città i e le trans sono il simbolo di
una soggettività ostinata e mai ingabbiabile, che fa paura ai moralisti casuali
o interessati. E ad opporsi non sarà certo la Moratti: in fondo l’idiozia cronica
dell’apprendista omofobo ha permesso
di individuare un pericoloso delinquente.
Pardon, clandestino.
Guerra al Barbecue
di El Gordo
“Un contingente della Polizia Locale, unitamente ad agenti della Polizia di Stato,
effettuerà nel weekend controlli mirati
al parco Strozzi per prevenire assembramenti, vandalismi e comportamenti
molesti”. Assembramenti, vandalismi e
comportamenti molesti: grigliate, per la
precisione. Feste a cadenza settimanale
in cui la comunità latina di Milano, peruviani ed ecuadoriani soprattutto, si ritrova per mangiare, bere e chiacchierare insieme. Sono le allegre Parillas, dove
ci si rilassa un po’ dopo una settimana di
70 ore fra una birra, una partita a domino e una grigliata. La questione era stata sollevata in toni apocalittici un paio di
settimane fa dal Corriere: “Con il fumo
che si alza dalle griglie, la musica diffusa da altoparlanti caricati nel bagagliaio
e litri di birra distribuiti da furgoncini attrezzati, il parco Strozzi si è trasformato in un gigantesco parco divertimenti.
Ogni mattina, dopo i bagordi, il campo da
basket e quel che resta del prato sono
uno scempio di tappi di bottiglia, cartacce, vetri rotti”. La Lega, forse su istigazione dei solerti cittadini della zona
(ormai è una gara a chi digrigna i denti
di più), aveva indetto un presidio contro
il degrado del parco Strozzi. Con i vigili
a presidiare l’area, il bbq latino è stato
rimandato e i leghisti si sono trovati a
fare un inutile picnic a base di taleggio
nei giardini immacolati e riordinati foglietta per foglietta. Insomma, DeCorato
ha rovinato la festa sia alla comunità latina, che agli alleati, ma non troppo, del
Carroccio, cui è stata sottratta l’esca.
Ma al di là della competizione pre-elettorale all’interno della maggioranza, la verità è che nei parchi di Milano non si può
fare niente: cucinare, bere, ascoltare la
musica. Prima è stato il turno dei botellon, adesso tocca ai barbecue. Vorrà dire
che passeremo l’estate ciascuno chiuso
nel proprio frigorifero.
La costellazione delle freepress milanesi si arricchisce di un nuovo prezioso esperimento. E’
Al Jarida, il primo giornale gratuito italo-arabo di
Milano. E’ nato dalla volontà di un gruppo di mediatori linguistici milanesi, di origine sia araba
che italiana, e dal mese scorso ha deciso, dopo
un anno di rodaggio, di inaugurare una nuova
versione “magazine”. Uscirà mensilmente e sarà
distribuito nelle zone calde dell’immigrazione
milanese: via Padova, Maciachini, Bovisa, via Imbonati, S. Siro. Fermamente intenzionati a lavorare concretamente nel difficile percorso verso
una pacifica convivenza e un mutuo rispetto tra
le culture della città, i redattori intendono impegnarsi a dar voce a una comunità troppo spesso
osservata con sospetto dagli altri milanesi. La
particolarità della rivista consiste nel completo
bilinguismo: la fruibilità è doppia, un ponte per la
variegata comunità araba verso la realtà italiana, ma anche viceversa. Marco Sergi è il direttore di Al Jarida.
Cos’è al Jarida?
Al Jarida è un ponte. Un ponte tra due comunità, quella degli italiani e degli arabofoni a Milano,
che spesso si guardano con reciproco sospetto,
che hanno paura l’una dell’altra. Noi cerchiamo
con i nostri modesti mezzi di abbattere queste
barriere perché pensiamo che sulla conoscenza
dell’altro si basi il rispetto reciproco.
A chi si rivolge al Jarida?
Al Jarida si rivolge a tutti quei milanesi di origine
araba o italiana, desiderosi di conoscersi e di conoscere un altro paese, un’altra cultura. A tutti
coloro che credono alla multiculturalità come
forza e come arricchimento, che non si lasciano incantare facilmente dalla politica, sempre
desiderosa di trovare un nemico che allontani lo
sguardo dai veri problemi.
Milano dal punto di vista della convivenza?
Milano sta attraversando un momento buio per
quanto riguarda la convivenza. Le conseguenze
sono sotto gli occhi di tutti. Se andate a fare una
passeggiata in via Padova, e magari ci eravate
stati qualche mese fa, stenterete a riconoscerla: si respira un’aria cupa di sospetto, alimentata dalla militarizzazione e dalle ordinanze municipali che hanno reso un deserto la strada più
animata di Milano.
Credi che Milano abbia bisogno di un giornale
così?
Sì, e non solo Milano. La xenofobia ormai sta diventando un tratto culturale di una buona fetta
della popolazione italiana, basti guardare ai fatti
eclatanti e meno a cui abbiamo assistito in questa prima metà di 2010. Penso a Rosarno, alla
questione rom e, anche se non sotto riflettori
adeguati, alla sistematica negazione del diritto
di professare la propria religione. Comunque non
dobbiamo dimenticare che i problemi delle famiglie e dei singoli sono molto spesso indipendenti
dalle religioni: voglio dire che un chilo di pasta
costa uguale per me e per un cittadino immigrato e che se non abbiamo abbastanza soldi per
pagarla non mangiamo entrambi. Siamo tutti
nella stessa barca, insomma, coinquilini nella
metropoli.
Double Noughts
di Pablito el drito
Dal punto di vista della musica elettronica (e non
solo), l’Italia è provincia dell’impero. E chi leggerà
questo bel libro, pubblicato da Agenzia X, non potrà
che essere d’accordo con me.
Sono decenni che dj e i produttori nostrani, ma anche semplici appassionati, migrano a nord verso le
capitali europee del suono, Londra e Berlino. Proprio la capitale inglese è la meta del viaggio di Lorenzo Fe, classe 1988, giovane e talentuoso autore
di “Londra Zero Zero”.
Stato di Coma Fortuito
di Antiniska Pozzi
Policlinico di Milano, 13 gennaio 2008
Non posso rimandare ancora. Quanti giorni
saranno? Eppure non ho il coraggio...
Domani apro gli occhi. Mi piacerebbe che
fosse domenica, sì, vorrei che accadesse
di domenica. E’ più indulgente, la domenica, ha la sua parte di coscienza. Quella che
manca a me. Poi sembra tutto più lento. C’è
più tempo per metabolizzare gli eventi.
E se invece domani fosse lunedì? Questo
sì che sarebbe brutto. Cambiare la vita di
tutte queste persone un qualsiasi banale
lunedì sarebbe proprio una cattiveria. Sì,
però non importa. Mi fa male la schiena, mi
fa male il culo, non ne posso più di stare
qui sdraiato a sentir piangere e sussurrare. Come sono premurose le madri in certe
occasioni! Ti raccontano per filo e per segno la storia della tua nascita, della tua
infanzia, tutto, con tutti i particolari, anche quelli più vergognosi. Ieri mi sono sorbito nuovamente il racconto del soldatino
di piombo. Dicono che fosse la mia favola
preferita.
Mi chiamo Andrea e tra un mese compio 31
anni. Sembrano tanti, ma non sono pochi.
Ecco, l’ho fatto ancora. Dico un sacco di
stronzate. Mi autodiverto. E’ che in realtà
mi annoio da morire: ho avuto un’infanzia davvero felice, genitori attenti ma non
troppo, corretti ma non troppo, disponibili ma non troppo. Un capolavoro di aurea
mediocritas, tanto che al contrario degli
altri ragazzini sognavo un padre alcolizzato o un fratello in galera. Giusto per avere
il senso dello squilibrio. E invece no, tutto
liscio come un encefalogramma piatto. Mi
si passi la metafora abusata, è da quasi
due settimane che sto sdraiato in un letto
d’ospedale.
Incrocio tra viale Sondrio e via Melchiorre
Gioia, dieci giorni prima.
Sono in ritardo, porca puttana, stavolta
m’inculano sul serio. Dai, dai, ma quand’è
che viene verde questo cazzo di semaforo? Guarda che traffico, ma quante auto
ci sono in questa città del cazzo? Calmati,
Andrea, sei troppo nervoso, ma perché sei
così nervoso? Ma che cazzo... perché il semaforo è ancora arancione?
Policlinico di Milano, 13 gennaio 2008
Così ho fatto per attraversare e inspiegabilmente mi sono bloccato in mezzo alla
strada ipnotizzato dall’occhio arancione
del semaforo, palla da basket infilata in
canestro, fetta d’arancio su cocktail non
identificato, luna piena nel pozzo dell’apo-
calisse, occhio di pantera incazzata, tappo
di Fanta che non è buona ma... e su quest’ultima poeticissima immagine figlia del
marketing mi deposito violentemente sull’asfalto unto di Milano e perdo il controllo del mio corpo. E della mia mente. Forse
prima della mia mente e poi del mio corpo.
Perdo il controllo, perdo coscienza.
Quando ero in coma io non ho visto un cazzo. Non ho visto luci in fondo al tunnel, non
ho sentito voci. Ho solo avuto un gran culo:
mi sono svegliato, e non c’era nessuno in
stanza, né l’infermiera né parenti e amici.
Ho aperto gli occhi, mi sono guardato intorno e ho dedotto che avevo avuto un incidente. Poi ho sentito la voce di un’infermiera che diceva: “No, nella 314 c’è il ragazzo
in coma”. Forse sono io, ho pensato. Magari
sono in coma. Nel dubbio ho chiuso gli occhi e ho aspettato. “Ciao amore, come stai
oggi? Come andiamo?”. Che domande del
cazzo, mamma, sono in coma.
Le madri, in fondo, sono le uniche che non
hanno paura della morte. Né della propria,
né di quella dei loro figli, né di quella dei
loro uomini. Invece, il mio amico Stefano
non lo ammetterà mai ma se la sta facendo
sotto, e si vergogna da morire. E’ passato
a trovarmi una volta sola da quando sto in
coma. È in imbarazzo. Ma io lo capisco, in
certe situazioni non sai cosa dire. Avrebbe
potuto dirmi qualsiasi stronzata, mi sarebbe bastato per ricordarmi che qualcosa di
buono c’è in questi 31 anni buttati nel cesso. E invece no. Lo so che il mio amico Stefano mi vuole bene. Solo che mi sono rotto
il cazzo di essere circondato da persone
senza palle. Forse dovevo coscienza per
ritrovarla davvero. Forse quel semaforo
arancione voleva dire “aspetta un attimo,
si può fare di meglio”.
Policlinico di Milano, 9 gennaio 2008
Che male. Letto, bianco, bip-bip. Che male
alla spalla destra. Silenzio, notte, luci basse. E le gambe? Si muovono. Letto, cuscino.
Faccio per aprire bocca e chiamare qualcuno, poi mi blocco e mi viene in mente quel
semaforo arancione. Mi ricordo, mi ha investito un’auto, credo. Una nuova Fiesta
blu. Sento una voce che dice “no, nella 314
c’è il ragazzo in coma”. Sono in coma. Sono
vivo, cazzo. Dev’essere stato un bell’incidente, però, non vedo l’ora di raccontarlo.
Ma no, non è vero. Non ho affatto voglia di
raccontarlo. Mi fa male la testa. E la spalla
destra. Mi tocco la faccia, non ho punti. Alzo
il lenzuolo e guardo giù. Ho una fasciatura
al ginocchio destro.
E la spalla destra ingessata. Che faccio?
Chiudo gli occhi e aspetto.
Policlinico di Milano, 12 gennaio 2008
“Mamma, guarda come sono belli!”, esclamò il bambino saltellando dalla gioia. Il coperchio della scatola di legno, aperto con
impazienza, nascondeva una ventina di
soldatini di piombo allineati come in una
parata. Oddio no. Mamma ti prego. Mi chiamo Andrea e tra un mese compio 31 anni.
Sembrano tanti, ma non sono pochi. Soprattutto se il bilancio è una madre che ti
racconta la favola del soldatino di piombo
per riportarti alla vita. Con tutto il rispetto
per Andersen è una storia davvero deprimente. Il soldatino, che già è storpio, muore e non corona il suo sogno d’amore con la
ballerina. Non è il massimo per uno che è in
coma, e poi quand’ero bambino mi metteva
un’ansia, questa favola. Ma perché mia madre pensa che mi piaccia?
Ho avuto un’infanzia davvero felice, io, genitori attenti ma non troppo, corretti ma
non troppo, disponibili ma non troppo. Ho
degli amici simpatici con cui esco la sera
a bere una birra. Ho una ragazza graziosa
come una ballerina - non dolce come quella
del soldatino ma, in fondo, mi è sempre stata fedele. Ho un lavoro, non quello che vorrei, ma ho un lavoro. E allora? Allora tutto
bene, se fosse la vita di qualcun altro, ma è
la mia e non è quella che vorrei.
Policlinico di Milano, 9 gennaio 2008
Stamattina è venuto il dottore e ha parlato con mia madre. Dice che fisicamente
sono in fase di recupero, ma non sa se e
quando mi risveglierò dal coma. Mia madre
ha pianto, di nuovo, e poi sono usciti dalla
stanza. Più tardi è venuta un’infermiera a
cambiarmi e a controllare che fosse tutto
a posto. Non mi piace tanto pisciare dentro
un tubo, e questo è un altro dei motivi per
cui dovrei decidere che fare. Ma in fondo mi
sono svegliato solo stanotte, è prematuro.
In questo stato di coma fortuito, in questa
atmosfera arancione che m’impone la cautela.
Policlinico di Milano, 13 gennaio 2008
Non posso rimandare ancora. Domani apro
gli occhi. Domenica o lunedì non importa, io
domani mi sveglio, spalanco gli occhi, e al
primo ciao stupito e commosso che mi sento dire, risponderò con aria interdetta: “E
tu chi sei?”. Mi dispiace, mamma. Ma questa è un’occasione pazzesca.
Non parliamo della Londra dei turisti fighetti, dei
finti punk in Camden Town, delle foto pacchiane
ai fanti di guardia a Buckingham Palace. Questa è
la Londra che ci piace, delle strade e dei quartieri
proletari del sud e dell’est. La città dei moli e dei
capannoni abbandonati, scenari dei rave
illegali degli anni Novanta. La metropoli meticcia
che si barcamena tra precariato diffuso, squat,
skipping e piccola delinquenza. L’area urbana che
da decenni è fucina di suoni innovativi che da lì si
dipartono raggiungendo i quattro angoli del globo.
“Londra Zero Zero” è il racconto di un viaggio ribelle
nei luoghi oscuri della città. Ma è anche un’immersione totale nelle contro/sottoculture londinesi. Ed
è pure un saggio di storia sociale che parla di immigrazione, lavoro, autorganizzazione, radicalismo
politico e attivismo sociale.
La narrazione è spesso in prima persona: è la voce
curiosa di Lorenzo che ci racconta quel che si muove dentro alla storia, tra appartamenti troppo piccoli, cari e sovraffollati e club, case occupate, centri sociali.
Ma la sua voce non è isolata. Nel suo randagismo
l’autore incontra molti abitanti dell’East London:
dagli attivisti dei centri sociali a Bill Fishman, autorevole storico, dai sindacalisti del Swp agli ecoattivisti vegani, dai migranti in attesa di asilo politico ai colleghi nelle catene dei minimarket o dei
fastfood.
Le testimonianze dirette, senza filtro, ci calano in
maniera convincente in uno dei laboratori urbani
(l’East London, dove convivono centinaia di razze e
culture) più importanti del globo.
Nella seconda parte del libro si parla soprattutto di
musica. Di quel fenomeno musicale nato nell’East
London cui è stato appioppato il nome di grime (che
significa sporco ma suona come crime, crimine).
Un mix di rap, jungle e ragga prodotto in studi artigianalissimi da toasters e dj (adolescenti o poco
più) che è diventato popolare prima grazie alle radio
pirata e poi grazie a internet. E del fenomeno dubstep, genere che ha i suoi progenitori nella jungle,
nella garage e in certa techno oscura. Un suono
urbano, industriale e paranoico che ha spodestato
il drum’n’bass nei club e che ora (a differenza del
grime che è un fenomeno locale) sta attecchendo
anche nel circuito dell’Europa continentale.
Tra gli intervistati voglio ricordare Simon Reynolds
(probabilmente il più importante critico musicale
britannico), Dr.Das (ex Asian Dub Foundation), Akala (Mc hip hop e grime), Broken Note (un collettivo
che mischia hardtekno e dubstep).
Nella terza parte del libro si parla di come questo
tipo di suono nato nel Grande est di Londra stia cominciando a contaminare il nostro paese.
Guai a chi non la colga. L’occasione è unica
nella vita: sabato 15 al Teatro Leonardo. Per
un ascolto ravvicinato del terzo tipo.
Venerdì 14 alla Fondazione Pomodoro si recupera il live atteso e saltato causa Eyjafjallajokull, recuperiamo quanto scritto allora:
“vanno in scena a braccetto Alva Noto e Blixa
Bargeld, un concentrato del meglio della sperimentazione teutonica degli ultimi, uhm, 30
anni!”. Se però desiderata i suoni sporchi, la
Dauntaun del Leoncavallo è dedicata ai risorti
Red Worms’ Farm.
BURUMBALLA
antologia di fumetti genealogici
a c. di Lorenzo Sartori e Salvo D’Agostino
Tunué, 2009 - pp148, euro 12,50
Burumballa è una parola sarda di origine
valenciana che significa “truciolo, fogliame che vola in cielo” qualcosa che nonostante la sua consistenza minima materiale e culturale è in grado di sollevarsi
dalla gravità della vita di tutti i giorni. Ed
è anche il nome del periodico semestrale
nato da una bella idea di quella stramba coppia di amabili scoppiati di Lorenzo
Sartori e Salvo D’agostino, insegnanti
alla Scuola d’arte del Castello Sforzesco
di Milano.
Brothers&Sisters, oggi vi segnalo questa piccola antologia di emergenti, tutti
artisti di primo pelo che non hanno ancora pubblicato storie proprie, immacolati e lindi, lontani dalle forzature del
mercato propongono storie libere con la
supervisione dei due direttori artistici/
ideatori.
Burumballa è un progetto nuovo e fresco
e ci piace per questo. Dopo una puntata
pilota andato a ruba, stampato per pochi
eletti, è uscito il primo numero dal titolo
“Sangue del mio sangue” concept sulle
storie di famiglia, un percorso à rebours
sulla memoria del tempo, un altro modo
per raccontare con diversi stili e voci e
disegni e parole le fantasie di sette autori promettenti, sette nomi nuovi al
posto dei soliti vecchi maledetti satrapi.
Questi spaccano e ve lo garantisco. Con
la cattiveria e il taglio avanguardistico
che si discosta dal solito fumetto.
Burumballa è un cantiere aperto, un
laboratorio formale e di sostanza che
invita tutti i possibili trucioli ad unirsi
alla teppaglia. Nessun tuffo nel vuoto,
si ruota sospesi nell’aria come quando
si fa una capriola, come quando si plana
per non toccare a terra.
info:
http://burumballablog.blogspot.com
- 2 confezioni di gnocchi di riso (si trovano in quasi tutti i gli splendidi negozi
di prodotti orientali che costellano la
nostra città)
- 800 g di pomodorini
- Un bel mazzetto di basilico (50 g)
- 10 g di pinoli
- 50 g di pecorino grattugiabile (ma
il parmigiano può essere altrettanto
efficace)
2 o 3 spicchi d’aglio
Maggiorana e origano
- Olio extra vergine d’oliva, sale+pepe qb
- Uno zic di salsa di soia (tipo shoyu)
Quando è uscito nella sale “Mars Attacks!”
ero giovane e disilluso, avevo 16 anni ed ero
convinto che gli alieni non esistessero, o
quantomeno non in mezzo a noi. C’è voluto
del tempo per scoprire che mi sbagliavo di
grosso. Gli alieni sono sulla terra da decenni,
quanto meno dai primi anni ‘70, e somigliano parecchio alle creature di Tim Burton, così
come ai simpsoniani Kang e Kodos, ma a differenza di questi la musica non è il loro problema, anzi. Se i marziani invasori venivano
uccisi da Tom Jones sparato a tutto volume, i
terrestri sono sfidati da 40 anni dalla musica
di questi marziani.
Lo sbattimento per la preparazione è veramente minimo. L’unica cosa è che è un
pitto che va un po’ pianificato perché gli
gnocchi di riso non devono essere cotti
bensì lasciati in ammollo per un tempo
variabile fra le 16 e le 24 ore a seconda
della stagione (più fa caldo meno bisogna ammollare).
Gli alieni stanno in California, ça va sans dire,
e si chiamano Residents. Suonano da decenni
il loro pop-rock-kraut-noise sghembo e psichedelico nascosti da maschere a forma di
bulbo oculare, tanto che sulla loro identità
sono nate leggende di ogni tipo. Lester Bangs racconta che il loro primo demo fu spedito
in 2 copie omaggio: una a Frank Zappa, l’altra
a Richard Nixon. Esordirono con un disco che
detournava i Beatles, il seguente fu subito
censurato perché per rappresentare il terzo
Reich’n’Roll fu scelta una “Swastikas parade”, per arrivare fino al “Commercial Album”
che raccoglieva 40 pezzi da un minuto l’uno...
Pazzi, fricchettoni, depravati o schizzati?
Nulla di tutto ciò. Alieni semplicemente, ma
decisi a regalare la loro scienza all’umanità.
Per il pesto occorre prendere il basilico, uno spicchio d’aglio, una generosa
manciata di pinoli ed il pecorino e pestare tutto in un mortaio di pietra aggiungendo olio a filo finché il risultato non è
omogeneo. Nel caso ci manchi il mortaio
e abbiamo invece un mixer, ricordiamo di
non tritare troppo a lungo per non scaldare eccessivamente il basilico che si
rovina.
A questo punto ci dotiamo di una capiente padella in cui, dopo aver fatto un
soffrittino con l’aglio, facciamo saltare
i pomodorini. Quando iniziano ad spappolarsi un po’ aggiungiamo maggiorana,
origano, salsa di soia e regoliamo sale
e pepe.
Facciamo tostare i pinoli avanzati in un
pentolino antiaderente.
Uniamo i pinoli ai pomodori, poi aggiungiamo anche gli gnocchi e facciamo andare a fuoco vivace per pochi minuti.
A questo punto basta aggiungere il pesto, eventualmente un filo d’olio crudo,
mescolare per bene ed il gioco è fatto.
Le alternative ai Residents per sabato sono
il classico concentrato multi-band a Hundebiss, gli Uochi Toki al Castello di Solza (BG) o il
punk d’annata dei Rappresaglia all’Amigdala
Theatre di Trezzo sull’Adda. Domenica al Magnolia orecchie sanguinanti con il doom industrial dei brianzoli Scum from the Sun, mentre lunedì 17 il mitico Bobby McFerrin dirigerà
l’orchestra alla Scala. Occhio ancora a Trezzo
sull’Adda, stavolta alla Centrale Idroelettrica
Taccani, dove martedì 18 Eraldo Bernocchi
guiderà un live di piano, elettronica, chitarre
e luce.
Chiusura di settimana, giovedì 20, con il beneamato ritorno della rassegna TRoK! Il palco della Cascina Torchiera sarà occupato da
Zun Zun Egui, quartetto rivelatorio di provenienza UK/Giappone/Mauritius dedito a uno
splendido afro-funk-punk. Come si dice sempre: spaccano.
ARIETE - Vigorosi ed energici perdete la pazienza appena qualcuno non regge il passo. Datevi una calmata e adeguatevi al gruppo di lavoro. Dopo faticosi momenti di attriti e scintille
gli affetti vanno riprendendo quota.
BILANCIA - Basta spaccare il capello in quattro sulle cose che non vi piacciono. Le critiche
severe tenetele per un’altra occasione. Fate come se le distonie intorno non esistessero. Le
persone vicine ve ne saranno immensamente grate.
TORO - Per natura non amate scomporvi. Sempre che non vi si tiri fuori dai gangheri. Tensioni in accumulo più che altro per la pigrizia di non volerle affrontare. Le vostre motivazioni
però sono concrete. Parlatene.
SCORPIONE - Visione nitida della situazione. Non vi si frega spacciando lucciole per lanterne.
Se intendete muovere qualche appunto, fatelo, ma, mi raccomando, senza esagerare con la
solita graffiante ironia. Meno scontri verbali. Più diplomazia.
GEMELLI - Un colpo al cerchio uno alla botte. A quanto pare è questa ultimamente la vostra
filosofia. Refrattari alle polemiche sterili, abbozzate. Non è poi così male per il vostro sistema nervoso. Equilibrati e moderatamente tranquilli col partner.
SAGITTARIO - Fiduciosi nelle vostre potenzialità, potreste intrecciare accordi lavorativi e
rapporti sociali in linea coi vostri obiettivi. Con la vostra genuinità riuscirete in imprese e
progetti gratificanti anche sul lungo periodo. Buona semina a tutti.
CANCRO - Rimpiangete ozio e dolce far niente quando invece dovreste sbattervi a più non
posso. Favori lavorativi stimolanti per il grande salto. Amore in stand-by, con annessa cazziata dovuta in primis alla vostra scarsa partecipazione.
CAPRICORNO - Se non succede qualcosa che movimenta la vita c’è il rischio che vi annoiate.
Lavoro o affetti che siano avete bisogno di darvi obiettivi sempre maggiori. Paturnie varie
dovute a una routine che comincia a starvi stretta.
LEONE - Esemplari, riuscite a fronteggiare tutte le situazioni gestendole in piena autonomia
e discrezionalità. Nessun conflitto di ruolo a turbare il vostro cielo. Magnanimi e indulgenti
lasciate che tutti abbiano il proprio posto al sole.
ACQUARIO - Avete voglia di dire a tutti quel che pensate di loro. Ipocrisie mal digerite potrebbero urtarvi più del solito. Cercate di capire se ne vale la pena o meno. Risparmiate energia
e abbiate cura di voi. Nient’altro.
VERGINE - Le sicurezze cercate cominciano a materializzarsi. Il lavoro va bene, ergo: è ora di
rilassarsi. Magari col partner, proponendo qualcosa di non scontato e bizzarro. Potere alla
fantasia!
PESCI - Qualche bizza dovuta alla voglia di rivoluzionare lo stato delle cose. Malumori non decodificabili v’immalinconiscono. Perciò, datevi da fare in qualcosa di creativo che accalappi
la vostra fantasia. Buone chance di riuscita in vista.
Alba
Venere
14
Sabbath
15
Domingo
16
Lune
17
Marte
18
Mercole
19
Giove
20
Mercato
@Curiel
Mercato
@Isernia
Mercatino
@Bovisa
Colazione
Antisfratto
@Malfattori
Mercato
@Bonola
Mercato
@De-Capitani
Mercato
@Osoppo
Stanley Kubrick
@Palazzo
Ragione
Museo Scienza
@S.AmbrogioM2
Pranzo
@Kapuziner
Platz
Pizza
@Coke
10:00
11:00
Piante & Fiori
@ParcoTrotter
Sport Day
@UniStatale
Protesta
In Musica
@PzaMercanti
Santa Messa
@Sacrestia
Seiv The Farm
@Torchiera
Assemblea
Soci
@ARCI-Scighera
13:00
Pranzo
@Brutto
Anatroccolo
Pranzo
@Xier
Pranzo
@ARCI-Bellezza
Pranzo
@NordEst
Pranzo
@Albero
Fiorito
14:00
Europeanisation
@ScPolitiche
Veggie Pride
@MissoriM3
Branz
@Frida
Guitar Time
@PzaMercanti
Break in Jazz
@PzaMercanti
15:00
Chi Contro
Natura?
@UniStatale
Lab Canto
Salentino
@ARCI-Scighera
16:00
Ruota Libera
@ViaCeloria2
Santo & Stecco
@FieraSinigallia
Opera Gagia
@SalaCivica
Nerviano
PD in Bici
@Darsena
Sagra
della Spora
@Bloom
18:00
Ape
@Triennale
Ape
@ChineseBox
Carrellino d’Oro
@ViaPaoloSarpi
19:00
Polpetta
@Rattazzo
Mix Art Project
@Cantiere
Do The
Locomotions
@LaLocomotiva
Ape
@Bhangra
Grafica
per Immagini
@GalleriaAIAP
@Informagiovani
20:00
Dinner + Frest!
@Leoncavallo
Giocoleria
@ARCI-Blob
Che Bio ce la
mandi buona
@TeatroCoop
Premio
Letterario
@Barrio’s
21:00
Inshallah
Beijing
@ARCi-Scighera
The Residents
TeatroLeonardo
Malarisata
@Ligera
22:00
Alva Noto
+ Blixa Bargeld
@FondazPomodoro
Hundebiss
Nights
@SecretPlace
23:00
HC Project
@COX18
Networked
Agency
@ScPolitiche
12:00
Passeggiata
Bucolica
@Rozzangeles
Non Uno di Meno
@UniBicocca
Ciclofficina
La Stecca
@ViaDeCastillia
Colours Tattoo
@VialeCorsica
Deborah Ligorio
@Francesca
Minini
Vernissage
@CasaBogani
L’uomo
Fiammifero
@CinemaMexico
Don Durito
@Cantiere
Cruising
@Flexo
Della Natura
@SpazioFarini
Cinema
Brasiliano
@Gnomo
Biokip’s
@AssabOne
Max Casacci
Lab Scrittura
Collettiva
@LabZero
Ape
@Kawa
Jazz Ensemble
@Frida
Grey Ghost
@R’n’R
ViaBruschetti
Bobby Mc Ferrin
@TeatroLaSCala
Ettore Giuradei
@ARCI-Casa139
Free Session
@R’n’R
ViaBruschetti
Zun Zun
Egui
@Torchiera
Sleep Concert
@ARCI-Magnolia
Train
@Salumeria
della Musica
Eraldo Bernocchi
@Centrale
Taccani
The Skatalites
@Bloom
Critical Mass
@PzaMercanti
B-Day
@ARCI-Bitte
Tranz Lasagne
@Zoom
Transatlantic
@Alcatraz
Tuesday
@Surfer’s Den
Caffè Letterario
@Leoncavallo
The Niro
@ARCI-Magnolia
00:00
Étienne de Crécy
@Tunnel
Andy C
feat Mc GQ
@Leoncavallo
Match à Paris
@Plastic
MidNite
@Wasabi
Le Città
Invisibili
@FreeArtCafè
Mercoleweed
@Molotov
Addicted To Bass
@Surfer’s Den
Notte
Villalobos
@Magazzini
Ma la notte no
@SuperStudio+
En Travesti
@NautilusClub
Festa del Piede
@NautilusClub
Rock It Hard
@Rocket
Naked Party
@X-Club
Razzputin
@AtomicBar
17:00
Tour
@Supergulp!