Decisione finale della Commissione Militare sul Giudizio

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Decisione finale della Commissione Militare sul Giudizio
Decisione finale della Commissione Militare sul Giudizio Contumaciale a carico degl’imputati
latitanti
La Commissione Militare riunita nella Camera del Consiglio a porte chiuse ad oggetto di giudicare
gli accusati contumaci con gli stesi carichi precedentemente esposti.
Apertasi la discussione, letti e discussi gli atti tutti del processo scritto.
Visti gli atti del giudizio contumaciale rinvenuti uniformi alle regole del Real Decreto de’ 14 Luglio
1828.
Inteso il Commissario nelle sue orali conclusioni, colle quali ha chiesto dichiararsi costare che:
D. Vittorio Barone Ciampella abbia commesso
1. Misfatto di associazione settaria colla qualità di Capo, e Direttore della Setta – La Riforma
della Giovane Italia.
2. Reato di Lesa Maestà con attentato, e cospirazione onde rovesciare il Governo ed altro
sostituirne.
Che D. Gregorio Calore abbia commesso
1. Misfatto di associazione settaria
2. Reato di Lesa Maestà con attentato, e cospirazione onde rovesciare il Governo ed altro
sostituirne.
Che D. Carlo Bernascone, Luigi Mari, Luigi Prosperini (maggiore di anni 14, e minore di anni 18
nell’epoca del reato), Giuseppe Di Francesco, e Innocenzo Antinossi abbiano commesso
1. Misfatto di associazione settaria
2. Reato di complicità di Lesa Maestà con attentato e cospirazione per aver scientemente
assistito, e facilitato gli Autori nelle azioni, cooperazione tale che senza di essi il misfatto
sarebbe avvenuto.
Che Francesco Antinossi abbia commesso
1. Misfatto di associazione settaria
2. Reato di attacco e resistenza contro la forza pubblica militare con complicità nell’omicidio
volontario in persona di D. Onofrio Nobilione, e ferite in persona de’ Soldati Cacciatori,
per aver scientemente assistito, e facilitato gli Autori nelle azioni, cooperazione tale che
senza di essi il misfatto sarebbe avvenuto.
3. Reato di complicità di Lesa Maestà con attentato e cospirazione per aver scientemente
assistito, e facilitato gli Autori nelle azioni, cooperazione tale che senza di essi il misfatto
sarebbe avvenuto.
Che Emidio Marini alias Setteteste abbia commesso
1. Misfatto di associazione settaria
2. Reato di attacco e resistenza contro la forza pubblica militare con complicità nell’omicidio
volontario in persona di D. Onofrio Nobilione, e ferite in persona de’ Soldati Cacciatori,
per aver scientemente assistito, e facilitato gli Autori nelle azioni, cooperazione tale che
senza di essi il misfatto sarebbe avvenuto.
3. Reato di Lesa Maestà con attentato, e cospirazione onde rovesciare il Governo ed altro
sostituirne.
Che Errico Perelli abbia commesso
1. Misfatto di associazione settaria
2. Reato di attacco e resistenza contro la forza pubblica militare con complicità nell’omicidio
volontario in persona di D. Onofrio Nobilione, e ferite in persona de’ Soldati Cacciatori,
per aver scientemente assistito, e facilitato gli Autori nelle azioni, cooperazione tale che
senza di essi il misfatto sarebbe avvenuto.
3. Reato di Lesa Maestà con attentato, e cospirazione onde rovesciare il Governo ed altro
sostituirne.
4. Misfatto nell’omicidio premeditato accompagnato da Violenza pubblica in persona del
Comandante le Armi, e dell’Ordinanza di Gendarmeria Antonio Scannella per avergli
cagionato una ferita assistendo scientemente gli autori nelle azioni con cooperazione tale
che anche senza di essa l’omicidio del Comandante sarebbe avvento, e in quello
dell’Ordinanza, con cooperazione tale che senza di essa questo misfatto non sarebbe
avvenuto.
Che D. Angelo Maria Palumbo abbia commesso
1. Misfatto di associazione settaria
2. Reato di complicità di Lesa Maestà con attentato, e cospirazione onde rovesciare il
Governo ed altro sostituirne e aver scientemente assistito, e facilitato gli Autori nelle azioni,
con cooperazione tale che senza di essi il misfatto sarebbe avvenuto.
Che Camillo Moscone abbia commesso
1. Misfatto di associazione settaria colla qualità di Capo, e Direttore della Setta – La Riforma
della Giovane Italia.
2. Reato di Lesa Maestà con attentato, e cospirazione onde rovesciare il Governo ed altro
sostituirne, eccitando i sudditi ad armarsi contro l’Autorità Reale.
Che Francesco Magnante, Emidio Ferrauto, e Fiore Guetti abbiano commesso
1. Misfatto di associazione settaria
2. Reato di complicità di Lesa Maestà con attentato, e cospirazione onde rovesciare il
Governo ed altro sostituirne e aver scientemente assistito, e facilitato gli Autori nelle azioni,
con cooperazione tale che senza di essi il misfatto sarebbe avvenuto.
Che Gaetano Lazzaro abbia commesso
1. Misfatto di associazione settaria colla qualità di Capo, e Direttore della Setta – La Riforma
della Giovane Italia.
2. Reato di Lesa Maestà con attentato, e cospirazione onde rovesciare il Governo ed altro
sostituirne, eccitando i sudditi ad armarsi contro l’Autorità Reale.
Che Angelantonio Ferrari, Alessio Lazzaro, Carmine Di marco, Corangelico Ridolfi, Battista
Ridolfi, Domenico Di Paolo, Agostino De Rubeis, Eusanio Masci, e Camillo Di Girolamo
abbiano commesso
1. Misfatto di associazione settaria
2. Reato di complicità di Lesa Maestà con attentato, e cospirazione onde rovesciare il
Governo ed altro sostituirne e aver scientemente assistito, e facilitato gli Autori nelle azioni,
con cooperazione tale che senza di essi il misfatto sarebbe avvenuto.
Invocando quindi gli articoli di Legge la Commissione Militare chiede che
1. D. Vittorio Barone Ciampella
2. D. Gregorio Calore
3. Emidio Marini
4. Errico Perelli
5. Gaetano Lazzaro
6. Camillo Moscone
Siano condannati alla pena di Morte col 3° grado di pubblico esempio.
7. D. Carlo Bernascone
8. Luigi Mari
9. D. Angelo Maria Palumbo
10. Francesco Antinossi
Siano condannati alla pena dell’ergastolo
11. Giuseppe Di Francesco
12. Innocenzo Antinossi
13. Emidio Ferrauto
14. Fiore Guetti
15. Angelantonio Ferrari
16. Alessio Lazzaro
17. Carmine Di Marco
18. Corangelico Ridolfi
19. Battista Ridolfi
20. Domenico Di Paolo
21. Agostino De Rubeis
22. Eusanio Masci
23. Camillo Di Girolamo
Alla pena del massimo del 4° grado dei ferri nel Bagno (30 anni)
24. Luigi Prosperini
Alla pena di anni 15 di ferri nel presidio
La Commissione Militare
Per D. Vittorio Barone Ciampella
Considerando che questo accusato comunque sottoposto a vigilanza di polizia, pure si vide
rivestito della carica di Sindaco.
Considerando che nel giorno 6 Settembe 1841 ricevé una lettera in Antrodoco per mezzo dell’altro
accusato Francesco Antinossi, onde ritornare in questa Città per animare, ed essere presente alla
meditata rivoluzione, ed in effetti prima delle ore 18 del giorno 8 vi fece ritorno per mezzo di una
carrozza ivi spedita appositamente.
Considerando che dopo la uccisione del Comandante e sonate le ore 24 si vide unito al fazioso
ucciso Alessandro Canciulli, al condannato D. Luigi Falconi, ed altri girare per la Città e riunire
persone, che portò nel punto generale di riunione in casa di Romualdo Palesse per igrossare il
numero dei ribelli.
Considerando che giunto al portone di detta casa lo picchiò convenzionalmente, e che pervennero
nelle stanze di esso Palesse, nel vedere i faziosi armati gli eccitò alla rivoluzione, dando degli
ordini opportuni di cioè andarsi ad aprire le prigioni e di cavarvi i detenuti, prendersi il Castello e
di mostrarsi nell’impresa animosi.
Considerando che nel citato rincontro chiese armi a Romualdo Palesse per armare color, che ivi si
trovavano inermi, e che alla risposta di essere le medesime esaurite, egli il Ciampella promise che
l’indomani ne sarebbero stati forniti.
Considerando che le eccitazioni su espresse rivolse il suo discorso ai più animosi faziosi, lodandoli
per la buona tenuta, e disposizione delle persone ivi radunate, e che prima di partire dala casa
Palesse baciò taluni, ed a taluni altri strinse la mano, dichiarando che erano ormai tutti eguali.
Considerando che sbaragliati i faziosi mercé lo scontro della Forza Pubblica, e dissipato il turbine
rivoluzionario, l’accusato Ciampella rimase in questa Città per soli due giorni, ed attese
all’incombenza della sua carica, e colla speranza di potersi rannodare la fazione, e che finite le
sue speranze fuggì il di 11 Settembre rendendosi latitante.
Considerando perciò che dagli esposti rilievi chiaro risulta di esser egli il Capo della rivolta, e
perché vi occorse la bisogna della sua presenza in Città facendosi ritornare da Antrodoco per la
buona riuscita della meditata rivoluzione, e per le eccitazioni espresse in casa Palesse, e per tutti i
comandi ivi dati, per conseguenza riputarsi debba tento del misfatto di Lesa Maestà con attentato e
cospirazione onde rovesciare il Governo, ed altro sostituirne, eccitando i sudditi ad armarsi contro
l’Autorità Reale, e come Capo della Setta – La Riforma della Giovane Italia.
Per Gregorio Calore
Considerando che questo accusato trovasi sottoposto alla vigilanza di Polizia per imputazione
riportata nel 1833 di cospirazione contro il Governo.
Considerando che in epoca anteriore agli 8 Settembre scriveva egli ad un altro rivoltos suo parente
di Pozza inculcandogli di riunire gente al loro partito.
Considerando che in epoca anteriore agli 8 Settembe coltivava dei contatti con altri faziosi, e
spesso si conferiva in casa di Romualdo Palesse a cui esprimeva il vicino scoppio della rivolta.
Considerando che ucciso appena il Comandante le armi, egli fu sollecito portasi in casa Palesse ad
incoraggiare i rivoltosi quivi riuniti, ed alla richiesta se il Comandante era spirato, egli assicurò
per l’alternativa, avendolo veduto quando lo portavano sulla sedia nella di lui casa, che pendevagli
la testa sul petto; e che ad altra domanda dei rivoltosi tendente a conoscere lo stato della Città, egli
nell’incoraggiarli maggiormente fe rimarcare la desolazione della Città, e disse di non potersi
temere di cose alcuna, e che laddove sarebbesi uscito con una scopa, pure si sarebbe fatta la
Repubblica.
Considerando per conseguenza che gli esposti rilievi lo fanno tenere per un settario deciso, che
andava al di la nelle pretese risorse, già parlando di Repubblica, per un cospiratore con attentato
di Lesa Maestà onde cangiare il Governo.
Per D. Carlo Bernascone
Considerando che questo accusato sia un individuo sottoposto alla sorvegliana della Polizia per la
sua equivoca condotta, e che nel 1833 ebbe contro di lui spedito ordine di arresto per imputazione
di cospirazione contro il Governo.
Considerando che in contatto sempre con altri faziosi Aquilani e col condannato D. Angelo
Pellegrini, in conseguenza di tali confabulazioni, si recava in casa di Romualdo Palesse in epoca
precedente agli 8 Settembre e lo assicurava della felice riuscita della rivolta, sollecitandolo a stare
di buon animo.
Considerando che tanto era conscio delle macchinazioni rivoltose che al dire di un correo in
pubblica discussione, ed ora condannato, portò una tasca di piombo nella bottega del Palesse nel
tempo che che si confezionavano i cartucci, onde accorrere alla bisogna per far costruire le palle.
Considerando che anche egli nella sera degli 8 si mostrò nel punto di generale riunione in casa
Palesse, donde ne uscì dopo poco tempo.
Considerando che quantunque altra operazione criminosa non abbia fatta nel corso della dinotata
notte degli 8; pure sollecitamente si mise in fuga appena sciolta la fazione, e per tutte siffatte cose
si debba egli ritenere come uno ascritto alla Setta, e complice nella cospirazione con attentato di
Lesa Maestà con cooperazione tale, che anche senza di essa il misfatto sarebbe accaduto.
Per Luigi Marj
Considerando che questo accusato nel […] fu Carbonaro e che per imputazioni politiche in Luglio
1838 venne arrestato dalla polizia.
Considerando che fu uno di coloro che apprese in casa dell’armiere Palesse le regole della Setta
per propagarla.
Considerando che da quel tempo agì con calore per la riuscita della rivolta, addicendosi nella casa
di Palesse alla continua manifatturazione dei cartucci insieme con altri rivoltosi.
Considerando che nel giorno 8 si portò in casa Palesse e preparò i fucili, donde ne uscì non
facendovi più ritorno
Considerando che dopo gli avvenimenti degli 8 si diede in fuga.
Considerando che dagli esposti rilievi chiaro risulta di essere egli un Settario, e complice della
cospirazione con attentato di lesa maestà con cooperazione tale che anche senza di essa il misfatto
sarebbe avvenuto.
Per Luigi Prosperini
Considerando essere pienamente provato che questo accusato nelle prime ore della sera degli 8 fu
veduto armato di fucile, pistone, e stile fuori Porta Rivera, quivi rimase unito agli altri rivoltosi, e
con essi si portò nella notte a Mammarella e quindi nel seguente giorno in Collebrincioni per
oggetto di consumare la rivoluzione.
Considerando che egli prima di muovere dalla Porta Rivera, armò di pistola il correo condannato
Domenico Cocciolone siccome queti dichiarò in pubblica discussione.
Considerando che ritenuti tali fatti debbesi riputare il Prosperini come un settario complice nel
reato di cospirazione con attentato di lesa maestà con cooperazione tale che anche senza di essa il
misfatto sarebbe avvenuto.
Considerando che giusta la fede di battesimo rettificata il medesimo accusato si trova di essere nati
li 8 Febbraio 1824, onde è che risulta avere nel’epoca del reato l’età di anni 17 mesi 6 e giorni 12.
Considerando perciò che la pena può essere diminuita di 1 o 2 gradi, giusta il prescritto delle leggi
penali.
Per Giuseppe Di Francesco
Considerando che le prove che sorgono a carico di questo accusato che abbia cioè fatto parte della
fazione in casa Palesse risultano dalle pruove della specie.
Considerando perciò che debba ritenersi come un settario complice nel reato di cospirazione con
attentato di lesa maestà con cooperazione tale che anche senza di essa il misfatto sarebbe
avvenuto.
Per Innocenzo Antinossi
Considerando che questo accusato per Settario della Riforma della Giovane Italia si addisse da
qualche anno prima degli 8 Settembre 1841 alla preparazione dei cartucci con altri settarii in
casa Palesse per la rivoluzione che si meditava.
Considerando che nelle prime ore del mattino del giorno 8 si conferì in casa Palesse, e con
alacrità preparò le armi che servir doveano per la rivolta che succeder dovea la notte.
Considerando che dopo tale azione fu veduto girare per la Città nell’oggetto di riunire persone per
menarle in casa Palesse per la rivoluzione.
Considerando che nelle prime ore della dinotata notte si conferì nuovamente in casa Palesse, ove
vi rimase fino a che la fazione non si sbaragliasse.
Considerando che nutrendo ancora speranza per la rivoluzione sventata, associato ad altri faziosi
si mostrò a Civita di Bagno nel giorno 10 Settembre, donde fuggì all’apparire della forza Urbana
di Solmona, che si recava in sussidio in questa Città, onde tutelare l’ordine pubblico.
Considerando che ritenuti questi fatti deve l’accusato considerarsi come un settario, complice nel
reato di cospirazione con attentato di lesa maestà con cooperazione tale che anche senza di essa il
misfatto sarebbe avvenuto.
Per Francesco Antinossi
Considerando che questo accusato a somiglianza del di lui Germano Innocenzo Antinossi anch’egli
si addisse da qualche anno prima degli 8 Settembre alla preparazione dei cartucci in casa Palesse
pel criminoso fine della rivoluzione.
Considerando che tanto prima egli della rivoluzione appuntata pel giorno 8 Sett. che venne spedito
nel giorno 6 detto mese in Antrodoco con lettera al Sindaco Barone Ciampella onde avvertirlo a far
ritorno in Città per la rivoluzione stabilita pel giorno 8 come in effetti eseguì.
Considerando che l’accusato si vide nelle ore pomeridiane delli 8 girare per la Città, ed intendo a
sollecitar persone che menava in casa Palesse per ingrossare il numero de’ rivoltosi.
Considerando dippiù che nella sera associato si vide al Sindaco,ed altri rivoltosi per l’oggetto
medesimo.
Considerando che acceduto nel punto generale di riunione in casa Palesse, ed in compagnia del
Sindaco, e di altri rivoltosi, ivi vi si rimase.
Considerando che qual settario animoso s’insignì di striscia bianca al braccio, e fu uno di coloro
che composero la fazione che si attaccò colla forza pubblica.
Considerando che dopo o scontro si portò a Porta Rivera raccontò a’ sediziosi colà riuniti i fatti
accaduti in Città, espresse essere stato ferito al braccio nel conflitto, e sollecitò la uscita di quella
fazione per portarla a congiungersi con l’altra in Mammarella.
Considerando che nel giorno 9 da Mammarella mandò in Collebrincioni, ove giunto si addisse alla
requisizione d’armi da quei naturali.
Considerando che nel giorno 10 nutrendo sempre speranza di rianimare la rivoluzione, fu veduto
con diversi rivoltosi nella Taverna di Pile, e di la fece passaggio in quella di Civita di Bagno ove
rimase fino all’apparire della forza Urbana di Solmona nella strada consolare di Aquila.
Considerando perciò che debba ritenersi come un settario e complice nel reato di cospirazione con
attentato di lesa maestà con cooperazione tale che anche senza di essa il misfatto sarebbe
avvenuto.
Per Emidio Marini
Considerando che questo accusato trovasi sottoposto alla vigilanza della Polizia per eccessi in
linea politia commessi nel 1832 e nel 1839 pei quali riportò punizione amministrativa per misura di
polizia.
Considerando che in epoca prossima anteriore agli 8 in vedendo un Gendarme espresse
rotolandosi un bastone fra le mani “Oggi è la festa vostra, domani sarà la festa nstra”, con ciò
volea intendere per la rivoluzione che dovea scoppiare.
Considerando che in prima sera del dì 8 fu veduto fra i faziosi di Porta Rivera; di la si condusse
poscia in casa Palesse ove armatosi si legò il segno bianco al braccio, fece parte della fazione che
si attaccò con la forza pubblica, e quind ritornò a Porta Rivera, si unì con quella massa, accedè a
Mammarella, e nel mattino seguente marciò per Collebrinioni ove fece delle escandescenze.
Considerando che ostinato per rianimare la rivoluzione il giorno 10 unito ad una fazione de’
rivoltosi si mostrò nella Taverna di Pile, e di la fece passaggio in quella di Civita di Bagno ove
rimase fino all’apparire della forza Urbana di Solmona nella strada consolare di Aquila, senza
però di volersi radere la lunga barba che avea, come praticarono gli altri rivoltosi.
Considerando perciò che debba ritenersi come un settario, e cospiratore con attentato di Lesa
Maestà, onde rovesciare il Governo ed altro sostituirne.
Per Errico Perelli
Considerando che questo accusato siasi mostrato come uno de’ più attivi settari,e cospiratore,
agendo con calore sul proposito di rivoluzione, talmente che nelle ore pomeridiane del giorno 8
passato con altri assassini nel vico Bellisario, fu uno di quei feroci che aggredirono il Comandante,
ed egli fu che investendo l’Ordinanza Antonio Scannella lo ferì a colpo di stile.
Considerando che dopo si grave misfatto sollecitamente si portò in casa Palesse per attendere alla
rivoluzione.
Considerando che fece parte della pattuglia sediziosa che si attaccò colla forza pubblica, e dopo di
tal scontro si recò armato a Porta Rivera, ed unito alla massa fece la marcia fino allo scioglimento
della fazione in Collebrincioni.
Considerando che per gli espressi fatti debba ritenersi come un settario e cospiratore del misfatto
di Lesa Maestà.
Per D. Angelo Maria Palumbo
Considerando che questo accusato fu un graduato della proscritta Setta de’ Carbonari nella quale
sostenne le funzioni di secondo assistente di essa Setta.
Considerando che talmente sciente della rivoluzione fissata nel giorno 8 in questa Città, che in
quel giorno istesso mosse dalla Patria, e venne in Aquila ad unirsi agli altri faziosi.
Considerando che nelle prime ore di quella suddetta sera unitosi al Sindaco Ciampella, al
Condannato Luigi Falconi, ed ad altri faziosi girava per queste strade, riunì delle persone che
menò in casa Palesse.
Considerando che Palumbo alle ore 9 della indicata notte degli 8 fece ritorno in casa Palesse,
apprese la titubanza e lo scoraggimento di quei rivoluzionari, che volevano sciogliersi, egli gli
eccitò a star in coraggio, promettendo vicini sussidi de’ rivoltosi forastieri per consumar la
rivoluzione.
Considerando perciò che debba ritenersi come un settario e complice nel reato di cospirazione con
attentato di lesa maestà con cooperazione tale che anche senza di essa il misfatto sarebbe
avvenuto.
Per Camillo Moscone
Considerando che questo accusato in epoca molto anteriore agli 8 Sett. si vedeva in contatto coi
faziosi Aquilani, con quei de’ Paesi vicini alla sua Patria e con quella della di lui patria.
Considerando che dalla dinotata epoca seduceva persone che ascriveva al suo partito, ed al dir del
correo condannato Luigi Moscone gli appalesava delle circostanze che riguardava la ribellione
meditata.
Considerando che tanta era la fiducia che riscuoteva dai rivoltosi Aquilani, e tanta era la di lui
conoscenza di quel che doveva in Aquila accadere nella notte degli che ebbe un faccio letto di
cartucci da servire per armare i di lui seguaci.
Considerando che nel giorno suindicato 8 Sett. ritenne presso di se il Giovinetto Berardino
Valentini con pretesto di portarlo a caccia al posto della lepre nella sera.
Considerando che alle ore prime di quella sera in una casa parecchi rivoltosi e paesani e
forastieri, i quali dopo aver distribuiti dei cartucci li ragguagliò degli estremi della rivoluzione che
dovea farsi in Aquila nella notte, nel fine di togliersi i pesi fiscali ed abbassarsi il prezzo del sale.
Considerando che così istruito i suoi seguaci, movendo per Monticchio, ove altra fazione rinvenne,
diede ordine di procedersi al disarmo di parecchie Guardie Urbane di colà non esclusovi il Capo
di esse.
Considerando che dopo tal disarmo ordinò e dispose la marcia di rivoltosi minacciando di
fucilazione chiunque avesse voluto disertare.
Considerando che arrivato alle vicinanze di Mammarella, e trovata la fazione Aquilana si
riconobbe colla stessa, mercé la parola di ordine, “San Massimo e Buon Governo”.
Considerando che dopo aver quivi apresa la uccisione del Comandante dispose le fazioni sulla
strada consolare.
Considerando che fu il Moscone che sorprese il corriere della pubblica Autorità, gli tolse i pieghi
ufficiali che dopo tutti li spedì al Comandante rivoltoso D. Angelo Pellegrini, onde sollecitasse la di
lui gita colà servendosi del latitante Camillo Di Girolamo.
Considerando che questo accusato espresse alla fazione, dopo la lettura dei plichi ufficiali che se
in Napoli era stato il Re catturato avrebbero vinto, in contrario avrebbero perduto.
Considerando che apparso il giorno 9 Sett. risolvé il Moscone di marciarsi per Collebrincioni.
Considerando che quivi dispose la sua gente in ordine miltare, somministrò i viveri alla medesima
pagando di sua tasca un pezzo di Carlini 12 d’argento.
Considerando che in Collebrincioni ordinò parecchie perquisizioni di quelle casa onde rinvenire
delle armi.
Considerando che appresa la notizia di essere uscita dall’Aquila a Gendarmeria, e che questa
aveva presa la Montagna di S. Giuliano, stimò di andarla ad attaccarla.
Considerando perciò che ritenuti i sopra citati rilievi, debba il Moscone considerarsi come Capo
della Setta – La Riforma della Giovane Italia - e cospiratore con attentato di lesa Maestà, onde
rovesciare il Governo, ed altro sostituirne.
Per Francesco Magnante
Considerando che questo accusato nella sera degli 8 si unì alla massa comandata da Camillo
Moscone, come risulta dalla prova testimoniale.
Considerando perciò che debba ritenersi come un settario e complice nel reato di cospirazione con
attentato di lesa maestà con cooperazione tale che anche senza di essa il misfatto sarebbe
avvenuto.
Per Emidio Ferrauto
Considerando che questo accusato si mostrò in epoca precedente agli 8 in contatto con gli altri
faziosi suoi paesani.
Considerando che fu sollecito nella sera suindicata degli 8 armarsi di fucile, e conferitosi in casa
di Camillo Moscone, facendo parte della massa comandata dal medesimo.
Considerando che pertinace nel fine di conseguire la preparata rivoluzione, fece l’intera marcia
per Monticchio, Mammarella, e Collebrincioni donde si sbandò quando svanirono le speranze.
Considerando perciò che debba ritenersi come un settario e complice nel reato di cospirazione con
attentato di lesa maestà con cooperazione tale che anche senza di essa il misfatto sarebbe
avvenuto.
Per Fiore Guetti
Considerando che questo accsato unito alla fazione del suo paese armato di fucile partì per Onna e
Monticchio ove prestò assistenza, e cooperazione al disarmo delle Guardie Urbane, che venne
eseguiti nei due dinotati Villaggi.
Considerando che da Monticchio marciò per Mammarella e Collebrincioni, da dove sbandò
quando le speranze di consumarsi la rivoluzione svanirono.
Considerando perciò che debba ritenersi come un settario e complice nel reato di cospirazione con
attentato di lesa maestà con cooperazione tale che anche senza di essa il misfatto sarebbe
avvenuto.
Per Gaetano Lazzaro
Considerando che questo accusato era uno dei più attivi rivoluzionari, e ciò pei contatti, e
conferenze che in epoca precedente agli 8 coltivava coi faziosi fratelli Moscone.
Considerando che ivi espresse al testimone Sabatino Di Clemente che si doveva nella notte andare
in Aquila per spianarla, e che alle enunciate operazioni vi concorrevano i faziosi di Fossa,
Monticchio, Bazzano, Onna, S. Gregorio e Bagno.
Considerando che espresse nella circostanza che il punto di riunione era la casa di Camillo
Moscone, in dove alle ore due della notte si ritrovavano i rivoltosi, e doveva intervenire pure il
Condannato D. Angelo Pellegrini.
Considerando che il Lazzaro trascendendo in altre escandescenze, e ciò per aver premurato
l’Urbano Daniele D’Amato a togliere dal cappello la noccarda (rossa) del Re, espresse ancora che
laddove Sua Maestà andasse alla parata sarebbe stato ucciso.
Considerando ancora che il Lazzaro nel medesimo giorno espresse al testimone Vincenzo Ricciuti
in Casentino le di lui rimostranze, per aver veduti in quel Comune un Gendarme che si trovava in
coazione perché non lo disarmavano.
Considerando che proseguendo i suoi discorsi col Ricciuti nella rivoluzione meditata, gli manifestò
che essa aveva per oggetto di togliersi tutti gl’impiegati, ed i conventi per non pagarsi più la
fondiaria.
Considerando che ritornato in Patria si addisse tosto a riunire i suoi seguaci, e li condusse in
Monticchio.
Considerando che quivi giunto, ed incontratosi coll’altro Capo rivoltoso Camillo Moscone si baciò
col medesimo e di concerto ordinò il disarmo di quelle Guardie Urbane, come venne eseguito.
Considerando che marciò per Mammarella, e Collebrincioni da dove non ne partì se non quando
perdute le speranze di consumarsi la rivoluzione.
Considerando finalmente che ritenuti i fatti di sopra espressi come altro Capo della Setta – La
Riforma della Giovane Italia – cospiratore con attentato di Lesa Maestà per rovesciare il Governo,
ed altro sostituirne.
Per Angelantonio Ferrari
Considerando che quest’accusato era il più fido compagno dell’altro accusato assente Gaetano
Lazzaro per i suoi inveterati contatti che coltivava col medesimo.
Considerando che nel giorno 8 associato al Lazzaro fu presente alle sollecitudini che costui fece a
vari naturali di Casentino onde menarli al suo partito per la rivoluzione che scoppiar doveva nella
notte medesima.
Considerando che tanto era intelligente della cospirazione, che alle manifestazioni di Gaetano
Lazzaro al testimone Ricciuti, cioè che la rivoluzione aveva per iscopo di togliersi tutti
gl’impiegati, ed i conventi per non pagarsi più la fondiaria, al timor che concepì il Ricciuti, il
Ferrari l’animava dicendogli “non aver paura perché la cosa è generale”.
Considerando che fu anche presente a tutti i criminosi discorsi tenuti in Casentino dall’accusato
Gaetano Lazzaro.
Considerando che ritornato in Patria fu uno dei primi che armato di fucile si presentò al punto ove
la fazione di Fossa si riuniva.
Considerando che acceduto in Monticchio colla Massa rivoluzionaria assisté scientemente, e
volontariamente al disarmo degli Urbani quivi avvenuto.
Considerando che unita all’intesa della massa rivoltosa proseguì a marciare per Mammarella, e
Colebrincioni sempre colla speranza di potersi effettuare la rivoluzione.
Considerando che si separò dall’attruppamento rivoluzionario quando esso perdé la speranza di
poter riuscire nei suoi criminosi fini.
Considerando perciò che debba ritenersi come un settario e complice nel reato di cospirazione con
attentato di lesa maestà con cooperazione tale che anche senza di essa il misfatto sarebbe
avvenuto.
Per Alessio Lazzaro, Carmine Di Marco, Corangelico Ridolfi, Battista Ridolfi, Domenico Di
Paolo
Considerando che questi accusati tanto erano intelligenti della rivoluzione, che alle prime ore
della sera si videro in Patria armati di fucile, ritirandosi nel luogo ove la fazione si riunì.
Considerando che marciati per Monticchio quivi operarono con scienza al disarmo delle Guardie
Urbane, che ebbe luogo.
Considerando che dopo siffatto eccesso si recarono in Mammarella, e quindi il giorno 9 in
Collebrincioni donde non ne partirono se non quando svanirono le loro speranze per poter
conseguire il meditato fine della rivolta.
Considerando perciò che debbano riputarsi come un settari e complici nel reato di cospirazione
con attentato di lesa maestà con cooperazione tale che anche senza di essi il misfatto sarebbe
avvenuto.
Per Agostino De Rubeis, ed Eusanio Masci
Considerando che questi accusati in epoca recedente agli 8 Sett. si videro in contatto col
condannato fazioso D. Angelo Pellegrini.
Considerando che la mattina dei alla punta del giorno si associarono al Pellegrini, lo seguirono in
tutte le di lui mosse, ed armati di fucile si recarono al Colle di mezza Via per ivi attendere delle
disposizioni onde cooperare alla rivoluzione.
Considerando che pertinaci nei loro criminosi desideri pure rimasero nel suindicato luogo per
tutta quella giornata, ritirandosi poscia quando ricreduti che il loro intento non potevasi
proseguire.
Considerando perciò che debbano riputarsi come un settari e complici nel reato di cospirazione
con attentato di lesa maestà con cooperazione tale che anche senza di essi il misfatto sarebbe
avvenuto.
Per Camillo Di Girolamo
Considerando che questo accusato in epoca precedente agli 8 Sett. trovandosi al servizio di D.
Gabriele De Santis, si faceva rimarcare pei contatti che coltivava col latitante Camillo Moscone.
Considerando che anche in epoca precedente agli 8 spesso equivocamente discorreva di
corrispondenza che aveva col condannato D. Angelo Pellegrini, e col latitante D. Carlo
Bernascone.
Considerando che egli la notte degli 8 fece parte della massa rivoluzionaria in Mammarella.
Considerando che egli venne in quella notte adibito come corriere dal Capo Camillo Moscone, e
spedito al condannato D. Angelo Pellegrini coi pieghi d’ufficio che si tolsero all’espresso
dell’Intendente.
Considerando che sciolto l’attruppamento si mise n latitanza col condannato Rafaele Moscone e
col di costui fratello assente Camillo, seguendoli fino a Civitella Casanova in Provincia di Teramo,
da dove poscia scomparve.
Considerando perciò che debba ritenersi come un settario e complice nel reato di cospirazione con
attentato di lesa maestà con cooperazione tale che anche senza di essa il misfatto sarebbe
avvenuto.
Considerando in generale per tutti i suddetti 25 accusati che le pruove dalle quali sono
particolarmente investiti risultano sommamente avvalorate dalla latitanza pertinace in cui si
mantengono, facendo in fatti meraviglia che han sedotto altri, e hanno acceduto alle ulteriori
seduzioni, dopo tanti casi Giudicati, e dopo tanta Sovrana Clemenza seguitando ad essere ribelli
alla Legge non presentandosi ai replicati ordini emanati in virtù del Giudizio contumaciale.
Per queste Considerazioni
La Commissione Militare alla unanimità dichiara:
Costare che
D. Vittorio Barone Ciampella abbia commesso
1. Misfatto di associazione settaria colla qualità di Capo e Direttore della Setta sotto il titolo
“La Riforma della Giovane Italia”.
2. Reato di Lesa Maestà con attentato e cospirazione, onde rovesciare il Governo, ed altro
sostituirne, armando i sudditi contro l’Autorità Reale.
Alla unanimità dichiara:
Costare che
D. Gregorio Calore abbia commesso
1. Misfatto di associazione settaria
2. Reato di Lesa Maestà con attentato e cospirazione, onde rovesciare il Governo, ed altro
sostituirne.
Alla unanimità dichiara:
Costare che
D. Carlo Bernascone,Giuseppe Di Francesco, Innocenzo Antinossi, Luigi Mari, Luigi Prosperini
abbiano commesso.
1. Misfatto di associazione settaria
2. Reato di complicità di Lesa Maestà con attentato e cospirazione per aver assistito e
facilitato gli autori nelle azioni con cooperazione tale che anche senza di essa il misfatto
sarebbe avvenuto.
Alla unanimità dichiara:
Costare che
Francesco Antinossi abbia commesso
1. Misfatto di associazione settaria
2. Reato di attacco e resistenza contro la forza pubblica militare in servizio con complicità
nell’omicidio volontario in persona di D. Onofrio Nobilione, e ferite in persona de’ Soldati
Cacciatori, per aver scientemente facilitato ed assistito gli autori nelle azioni con
cooperazione tale che anche senza di essa il misfatto sarebbe avvenuto.
3. Complicità di Lesa Maestà con attentato e cospirazione per aver assistito e facilitato gli
autori nelle azioni con cooperazione tale che anche senza di essa il misfatto sarebbe
avvenuto.
Alla unanimità dichiara:
Costare che
Emidio Marini alias Setteteste abbia commesso
1. Misfatto di associazione settaria
2. Reato di attacco e resistenza contro la forza pubblica militare in servizio con complicità
nell’omicidio volontario in persona di D. Onofrio Nobilione, e ferite in persona de’ Soldati
Cacciatori, per aver scientemente facilitato ed assistito gli autori nelle azioni con
cooperazione tale che anche senza di essa il misfatto sarebbe avvenuto.
3. Reato di Lesa Maestà con attentato e cospirazione per rovesciare il Governo ed altro
sostituirne.
Alla unanimità dichiara:
Costare che
Errico Perelli abbia commesso
1. Misfatto di associazione settaria
2. Reato di attacco e resistenza contro la forza pubblica militare in servizio con complicità
nell’omicidio volontario in persona di D. Onofrio Nobilione, e ferite in persona de’ Soldati
Cacciatori, per aver scientemente facilitato ed assistito gli autori nelle azioni con
cooperazione tale che anche senza di essa il misfatto sarebbe avvenuto.
3. Reato di Lesa Maestà con attentato e cospirazione per rovesciare il Governo ed altro
sostituirne.
4. Misfatto di complicità nell’omicidio premeditato accompagnato da violenza pubblica in
persona del Comandante la provincia e dell’ordinanza di Gendarmeria Antonio Scannella
per avergli cagionato una ferita assistendo scientemente gli autori nelle azioni con
cooperazione tale che anche senza di essa l’omicidio del Comandante sarebbe avvenuto, ed
in quello dell’ordinanza con cooperazione tale che senza di essa questo misfatto non
sarebbe avvenuto.
Alla unanimità dichiara:
Costare che
D. Angelo Maria Palumbo abbia commesso
1. Misfatto di associazione settaria
2. Reato di complicità di Lesa Maestà e cospirazione contro il Governo, assistendo
scientemente gli autori nelle azioni con cooperazione tale che anche senza di essa il
misfatto sarebbe avvenuto.
Alla unanimità dichiara:
Costare che
Camillo Moscone e Gaetano Lazzaro abbiano commesso
1. Misfatto di associazione settaria colla qualità di Capo e Direttore della Setta sotto il titolo
“La Riforma della Giovane Italia”.
2. Reato di Lesa Maestà con attentato e cospirazione, onde rovesciare il Governo, ed altro
sostituirne, armando i sudditi contro l’Autorità Reale.
Alla unanimità dichiara:
Costare che
Francesco Magnante. Emidio Ferrauto, Fiore Guetti, Angelantonio Ferrari, Alessio Lazzaro,
Carmine Di Marco, Corangelico Ridolfi, Battista Ridolfi, Domenico Di Paolo, Agostino De
Rubeis, Eusanio Masci, Camillo Di Girolamo abbiano commesso
1. Misfatto di associazione settaria
2. Reato di complicità di Lesa Maestà e cospirazione contro il Governo, assistendo
scientemente gli autori nelle azioni con cooperazione tale che anche senza di essa il
misfatto sarebbe avvenuto.
Esauritosi così le quistioni di fatto, il Presidente è passato ad emettere quella di dritto così
concepita.
A qual pena debbono essere condannati gli accusati tutti di sopra nominati pei reati di cui sono
stati dichiarati colpevoli?
La Commissione Militare in base a quanto disposto dalle leggi penali.
Ha condannato e condanna
1. Barone D. Vittorio Ciampella
2. D. Gregorio Calore
3. Errico Perelli
4. Emidio Marini
5. Camillo Moscone
6. Gaetano Lazzaro
Tutti alla pena di Morte con la fucilazione, e col 3° grado di pubblico esempio
1. D. Angelo Maria Palumbo
2. Luigi Mari
3. D. Carlo Bernasconi
4. Francesco Antinossi
Tutti alla pena dell’Ergastolo
1. Innocenzo ntinossi
2. Emidio Ferrauto
3. Fiore Guetti
4. Angelantonio Ferrari
5. Alessio Lazzaro
6. Carmine Di Marco di Fossa
7. Corangelico Ridolfi
8. Battista Ridolfi
9. Domenico Di Paolo
10. Camillo Di Girolamo
Tutti alla pena di anni 30 di ferri nel Bagno
1. Eusanio Masci
2. Agostino De Rubeis
3. Giuseppe Di Francesco
4. Francesco Magnante
Tutti alla pena di anni 25 di ferri nel Bagno
1. Luigi Prosperini
Alla pena di anni 13 di ferri nel Presidio