Belle auto e gare combattute nella serie riservata alle Formu

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Belle auto e gare combattute nella serie riservata alle Formu
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SPORT CHALLENGE FORMULE STORICHE
Saporevero
Belle auto e gare combattute nella serie riservata alle Formula Junior e Formula 3 con motore 1000 cc. E, soprattutto,
un paddock cavalleresco, in cui non manca chi presta una
monoposto a un pilota rimasto a piedi
DI EUGENIO MOSCA - FOTO MASSIMO CAMPI
A
ltro che effetti speciali. Lo schieramento di 30 monoposto alla prova d’apertura del Challenge Formule Storiche
(concomitante con il Fia Lurani Trophy) a Monza conferma la bontà delle scelte effettuate da Tommaso Gelmini
per la seconda edizione. L’accordo con Duncan Rabagliati, patron
della prestigiosa serie internazionale, sarà replicato il 28 e 29 maggio nella seconda prova, al Mugello. Una scelta con un occhio ai costi ma valida anche sotto l’aspetto tecnico-sportivo.
Nel paddock brianzolo si sono viste molte macchine belle, alcune
delle quali assai interessanti, come la Bond a trazione anteriore e
telaio monoscocca (nel 1960!), sulla quale torneremo in dettaglio
nel futuro prossimo: oltre ad andare forte, ha calamitato lo sguardo degli appassionati più attenti. Insomma, un bell’ambiente, dove
si respirava passione e voglia di divertirsi.
Taraschi in prestito
Lo spettacolo in pista non è mancato, con il tricolore che ha sventolato sul pennone più alto per l’intero fine settimana e in entrambe le
categorie. Pier Enrico Tonetti, al volante della fida Brabham BT6,
dopo aver tramortito gli avversari in qualifica, con una pole position che ha lasciato il “meno lontano” a quasi tre secondi, li ha definitivamente finiti dominando entrambe le gare con una superiorità imbarazzante. John Fyda (Lotus 22), giunto alle sue spalle così come in qualifica, in gara è transitato sotto la bandiera a scacchi
ben 17” dopo il nostro, che probabilmente in gara-2 ha risparmiato
la macchina rifilando allo scozzese soltanto 8”. A completare i podi
fotocopia, un Paolo Marzatico tornato brillante al volante della sua
Branca. Lo svizzero Philipp Burhofer (Lola MK5) e Manfredo Rossi di Montelera (Brabham BT6) si sono scambiati la quarta e quinta
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PRESTITO
Grintosa la prestazione di Pier
Enrico Tonetti, sorretto da una
Brabham BT6 in forma almeno
quanto il pilota, vincitore di
entrambe le gare. In basso, due
volte terzo Paolo Marzatico
su Branca. Nella pagina a
fianco, Patrizia Sbardolini (66)
a sandwich tra Haschke (88) e
Pizzicannella (91) sulla Taraschi
avuta in prestito da Salodini.
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SPORT Challenge Formule Storiche
BRABHAM
Sopra, a sinistra una scena consueta di intervento meccanico: notare l’organizzazione del team, con i meccanici tutti in tuta; a destra, Brabham e MotoLita, nomi mitici, fanno il paio con la targhetta del Rolex Monterey Historic a Laguna Seca. Sotto, a sinistra la Stanguellini Formula Junior (1958) di Paolo
Gecchelin; a destra la Brabham BT6 (1963) di Manfredo Rossi di Montelera che, abituato alla potenza delle F.1, ha un po’ faticato a trovare il ritmo.
GELMINI: “MOLTI STRANIERI”
Tommaso Gelmini si gode il successo della prova d’apertura del Challenge 2011 e parla con Peroni per estendere la loro collaborazione. E non rinuncia a togliersi qualche sassolino dalle scarpe, riferendosi ad alcuni piloti italiani.
La strategia impostata e l’abbinamento di alcune gare con il Fia Lurani Trophy ha pagato?
“La riduzione da sei a quattro gare era la cosa migliore per non interferire con l’europeo, e Duncan Rabagliati invece della sola gara del
Mugello si è convinto a portare il Fia Lurani anche a Monza. Il che si incastra perfettamente con il loro campionato, tanto che diversi
concorrenti stranieri si sono iscritti anche al Challenge. E questo mi fa molto piacere, perché significa che anche all’estero c’è interesse
a venire a correre in Italia. Perciò le prospettive sono buone.”
E’ soddisfatto anche della risposta degli italiani?
“Non allo stesso modo: in molti casi alle parole non sono seguiti i fatti. Molti presenti a Monza non faranno tutte le gare. Mi dispiace
perché i nostri sforzi non sono per un tornaconto personale, ma per permettere di correre in Italia, dove abbiamo piste che non hanno
nulla da invidiare a quelle straniere. Ovviamente sono d’accordo sul fatto che correre nel Fia Lurani possa essere più prestigioso, ma noi
offriamo una cosa diversa: correre con noi impegna soltanto il fine settimana, mentre per le gare europee serve una settimana intera.”
Farete una gara anche a Imola?
“Vorrei dare una mano a Peroni per far diventare quella manifestazione un qualcosa di alternativo alla Coppa Intereuropa. Come d’altronde è sempre stato con il Trofeo Ascari. Peraltro è una data che non crea problemi al Lurani, che si interrompe a luglio a Brands
Hatch e riprende a fine ottobre in Portogallo. D’altronde molti concorrenti stranieri preferiscono un format che lascia molta più libertà di
gestione, però ci tengo a precisare che non è un’iniziativa contro Monza, perché abbiamo un circuito che ha una storia di riguardo. Così
come in Germania convivono il Jim Clark Revival di Hockenheim e l’Oldtimer Gran Prix al Nurburgring, non vedo perché non potrebbe
essere lo stesso per noi. L’obbiettivo è quello di dare vita a una manifestazione in linea con i grandi eventi di autostoriche europei.”
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ANTERIORE
Ha destato grande curiosità la
presenza della Bond di Formula
Junior, monoposto artigianale
inglese con monoscocca (nel
1960) e trazione anteriore
(sopra, a destra). Andava forte.
Ne riparleremo presto.
posizione rispettivamente nelle due gare, con l’italiano non del tutto soddisfatto della posizione, mentre Bruno Ferrari (Branca) e la
sempre combattiva Patrizia Sbardolini hanno terminato gara-1 alle
loro spalle. Il veloce tracciato monzese si è confermato “killer” per i
tiratissimi motori delle F. Junior, mietendo le prime vittime fin dalle prove. Duncan Rabagliati e Simone Tacconi hanno dovuto salutare la compagnia, mentre Leo Bartoli e Bruno Ferrari riuscivano
a sistemare la monoposto: il primo eseguendo personalmente nottetempo un intervento a “cuore aperto” sulla sua Moroni, il secondo grazie alla valvola fornita da Antonio Bologna, meccanico di Sa-
lodini e Sbardolini. Proprio la velocissima bresciana, con problemi
al motore della sua Merlyn al termine della prima gara, ha potuto
prendere il via in gara-2 grazie alla disponibilità di Salodini che le ha
prestato una sua Taraschi. Gesti che raccontano quale aria si respira nel paddock del Challenge: un obbiettivo centrato in pieno.
Brivido
Tra le vetture a motore anteriore, Daniele Salodini e Tazio Taraschi, entrambi al volante di Taraschi, si sono spartiti le vittorie, con
Paolo Gecchelin (Stanguellini) che ha occupato in entrambe le gare la piazza d’onore. Da segnalare la velocissima Bond, di cui abbiamo accennato in precedenza, pilotata da Andrew Tart: dodicesima
assoluta e prima tra le auto a motore anteriore, pur se di classe superiore. Non è mancato il momento di brivido, quando nel finale di
gara-2 il belga Jan Biekens stampava la sua Stanguellini contro le
barriere della variante della Roggia e nel violento impatto era scagliato fuori dall’abitacolo finendo, fortunatamente senza gravi conseguenze, sul terreno della via di fuga.
TARASCHI
In questa foto la bella Brabham
BT16 (1965) di Angelo Delea.
A destra, sopra Tazio Taraschi
sulla monoposto di famiglia,
sempre veloce; sotto, problemi
alla variante della Roggia per la
Moroni (1959) di Leo Bartoli.