N. 41 - Coldiretti Macerata
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N. 41 - Coldiretti Macerata
. 24 Novembre COLDIRETTI MACERATA: NASCE A PIEVEBOVIGLIANA IL PRIMO AGRINIDO IN REGIONE Nasce a Pievebovigliana il primo agrinido della regione. A darne notizia è la Coldiretti Macerata dopo l’incontro di presentazione ai genitori del progetto realizzato dall’azienda agricola e agrituristica biologica Aurelio Maccari. Con il termine agrinido si intende una struttura di accoglienza realizzata in campagna per bambini da uno a tre anni di età. Si tratterà di una piccola classe (massimo sette ospiti), dove verranno garantite tutte le abituali cure quotidiane (pranzo, sonno, cambio) ma con più tempo all'aria aperta a contatto con la natura, in una sorta di “palestra verde” dove imparare a conoscere i ritmi della natura e i principi di una alimentazione sana. “Un progetto che testimonia il carattere innovativo e multifunzionale delle nostre imprese – spiegano Francesco Fucili, presidente di Coldiretti Macerata, e il direttore Assuero Zampini – grazie anche alla capacità di coniugare la sfida con il mercato, il rispetto dell'ambiente e la qualità della vita a contatto con la natura, che permette, come in questo caso, di rispondere a una precisa richiesta dei cittadini”. La struttura aprirà i battenti il 9 gennaio 2012, ma sono già partite le iscrizioni. Nell’agrinido Maccari “L’esperienza” i piccoli ospiti, seguiti da educatori affiancati dai titolari dell’azienda, potranno curare l’orto, piantare semi e osservarne la crescita, conoscere gli animali della fattoria, partecipare ai momenti della vita in campagna, dalla fioritura alla vendemmia, ecc. Il tutto seguendo i principi educativi del metodo Montessori. Grande attenzione, sottolinea Coldiretti Macerata, verrà data anche all’alimentazione, con un menu a base di prodotti freschi e di stagione coltivati in azienda ed elaborato in collaborazione con l’Asur 10 di Camerino. Ma la diffusione degli agrinido e degli agriasilo ha anche il pregio di superare il problema dell’assenza di servizi di questo tipo nelle zone interne e montane, che costringe genitori e bambini a percorrere ogni mattina lunghi tragitti per raggiungere la scuola più vicina. Nel caso dell’agrinido Maccari, ad essere interessata è tutta l’area della Comunità montana di Camerino. Il progetto è stato promosso nell’ambito del bando sull’agricoltura sociale promosso dalla Regione Marche. COLDIRETTI MACERATA: STOP A CONSUMO DI TERRITORIO, DOMANI 25/11 INCONTRO A CALDAROLA Occorre mettere un freno al consumo di suolo e alla cementificazione selvaggia se vogliamo evitare che sul nostro territorio si ripetano le scene drammatiche viste in questi giorni in altre zone del Paese. E’ l’appello che la Coldiretti Macerata lancerà domani, venerdì 25 novembre, al convegno su “La tutela del paesaggio rurale per lo sviluppo locale”, organizzato in collaborazione con la Comunità Montana dei Monti Azzurri a Caldarola, nel teatro comunale. All’iniziativa prenderà parte il direttore, Assuero Zampini. La cementificazione delle campagne ha portato in cinquant’anni alla scomparsa di un’area agricola grande quanto la stessa provincia di Macerata e, secondo Coldiretti, occorre ora invertire la marcia, poiché è proprio nel paesaggio rurale che si trovano le basi per un rilancio dell’economia locale. Il convegno inizierà alle ore 16 e vedrà la presenza anche di Mauro Agnoletti (Università di Firenze), Franco Grilli (Comitato contro l’elettrodotto di Belforte), Olimpia Gobbi (Osservatorio nazionale qualità paesaggio), Paolo Berdini (Wwf Marche), Mauro Tiberi (Osservatorio suoli Regione Marche). COLDIRETTI: ALLARME SICCITA’ NELLE MARCHE, ULTIMO TRIMESTRE IL PIU’ ARIDO DAL 1961 E’ allarme siccità nelle campagne marchigiane, con gli ultimi tre mesi classificati come i più aridi dal 1961. A denunciarlo è la Coldiretti Marche sulla base dei dati agrometeo Assam relativi al periodo agosto-ottobre. L’estate prolungata fino a tutto settembre con temperature fuori dalla media e la perdurante mancanza di pioggia, diminuita addirittura del 67% rispetto alla media regionale, stanno creando seri problemi alle colture in campo e alle semine. La fascia che va dalla provincia di Ancona, con le zone di Jesi, Senigallia e Fabriano, fino all’Ascolano è stata classificata come estremamente siccitosa, mentre l’area pesarese è qualificata “severamente siccitosa”. Per salvare le colture industriali (fagiolini, borlotti, ecc.) gli agricoltori sono costretti ad irrigare dalla semina alla raccolta, con un aggravio consistente dei costi di produzione. Stesso discorso, secondo l’analisi di Coldiretti Marche, per le colture porta seme (piante utilizzate per la produzione dei semi da piantare), storico comparto della provincia di Ancona. Senza dimenticare che i terreni resi duri dalla siccità allungano i tempi di preparazione per la semina e rendono più pesanti i costi del carburante, già aumentato del 46% rispetto allo scorso anno. Una situazione che va a sommarsi alle difficoltà già registrate sul vino, sull’olio e sui girasoli. La vendemmia 2011, secondo un’analisi di Coldiretti, ha visto un calo del 20 per cento della produzione, che dovrebbe pertanto attestarsi a quota 750mila quintali, proprio per effetto del caldo anomalo e dell’assenza di precipitazioni. Discorso analogo per l’olio, dove si parla di una diminuzione del 2030 per cento, per un “raccolto” probabilmente di poco al di sotto dei 30mila quintali. UE: COLDIRETTI, DA MARTEDI’ CAMBIA L’ ETICHETTA DEGLI ALIMENTI Sarà pubblicato sulla Gazzetta Ufficiale dell’Unione Europea martedi 22 novembre il regolamento comunitario sulle informazioni alimentari ai consumatori che introduce l’obbligo di indicare informazioni nutrizionali fondamentali e di impatto sulla salute, impone l’evidenziazione della presenza di allergeni, prevede il divieto di indicazioni forvianti e una dimensione minima delle etichette per renderle piu’ facilmente leggibili. Lo rende noto la Coldiretti nel sottolineare che con la nuova norma si sostituisce la vecchia direttiva del 1979 e si estende l’obbligo di indicare la provenienza in etichetta di tutte le carni fresche dal maiale al pollame, dall’ agnello alla capra, al pari di quanto è già stato fatto con quella bovina dopo l’emergenza mucca pazza. Il regolamento sottolinea la Coldiretti - prevede invece purtroppo un percorso a tappe per l’estensione dell’obbligo di indicare l’origine in etichetta per altre categorie di prodotto come le carni trasformate in salumi o altro (2 anni) e il latte e derivati (3 anni). Tra le altre novità introdotte la Coldiretti segnala: La dichiarazione nutrizionale obbligatoria : il contenuto energetico e le percentuali di grassi, grassi saturi, carboidrati, zuccheri, proteine e sale, dovranno essere indicate – sottolinea la Coldiretti - sull’imballaggio in una tabella comprensibile, insieme e nel medesimo campo visivo. Tutte le informazioni dovranno essere espresse per 100g o per 100ml e potranno, inoltre, essere espresse anche in porzioni. L’evidenziazione della presenza di allergeni : Il nuovo regolamento prevede modalità diverse di indicazione delle sostanze allergeniche - che saranno evidenziate nella lista degli ingredienti per consentire al consumatore di individuarle più facilmente nei prodotti alimentari. Le nuove regole stabiliscono inoltre – continua la Coldiretti - che le informazioni sugli allergeni dovranno essere fornite anche per i cibi non imballati, ad esempio quelli venduti nei ristoranti o nelle mense. Il divieto alle indicazioni fuorvianti sulle confezioni: i consumatori non devono essere fuorviati dalla presentazione degli imballaggi alimentari, riguardo all’aspetto, alla descrizione e alla presentazione grafica, che saranno resi più comprensibili. Riguardo all’imitazione dei cibi, è stato previsto che - riferisce la Coldiretti - gli alimenti simili ad altri, ma prodotti con ingredienti diversi, come i “simil-formaggi” prodotti con materie vegetali, dovranno essere facilmente identificabili. La carne ottenuta dalla combinazione di più parti di carni dovrà essere indicata come “carne ricomposta”, lo stesso varrà per il pesce, che sarà indicato come “pesce ricomposto”. Una dimensione minima per rendere leggibili le etichette: le diciture obbligatorie sulle etichette dovranno avere caratteri tipografici minimi non inferiori a 1,2 mm (prendendo come riferimento la “x” minuscola), oppure 0,9 mm se le confezioni presentano una superficie inferiore a 80 cm2. Se la superficie della confezione è inferiore a 10 cm2, l’etichetta potrà riportare solo le informazioni principali (denominazione di vendita, allergeni, peso netto, termine minimo di conservazione, etc.) disposte nella posizione più favorevole. La scadenza degli alimenti: la data di scadenza - sostiene la Coldiretti - dovrà essere presente anche sui prodotti confezionati singolarmente Il testo finale - sottolinea la Coldiretti - è frutto di un compromesso tra le tre istituzioni europee: Commissione europea, Consiglio e Parlamento europeo dopo un lungo braccio di ferro durato quattro anni. Il negoziato si è svolto sotto la spinta delle numerose emergenze alimentari che si sono verificate nell’Unione Europea, dai maiali alla diossina alla mozzarella blu fino al batterio killer che in realtà - conclude la Coldiretti - avrebbero dovuto spingere le Istituzioni comunitarie a scelte piu’ immediate soprattutto per quanto riguarda l’obbligo di indicare la provenienza in etichetta delle materie prime impiegate negli alimenti che per alcune categorie di prodotti è stato dilazionato nel tempo. ALIMENTARE: INDAGINE, MUFFE IN 4 BOTTIGLIE DI OLIO IN VENDITA SU 10 I consigli per acquisti senza cadere nelle trappole del mercato L’analisi organolettica su campioni di olio vergine ed extravergine di oliva acquistati nei supermercati ed esaminati, da parte del panel costituito dall’Agenzia delle dogane, ha evidenziato la presenza di muffe in oltre il 40 per cento delle bottiglie in vendita. E’ quanto è emerso dalla prima indagine sulla qualità degli oli di oliva in vendita in Italia effettata da Coldiretti, Symbola e Unaprol, in occasione della presentazione del progetto “GeniusOlei”, dalla quale si evidenzia peraltro che il 16 per cento delle bottiglie contiene olio derivante da olive alterate e l’8 per cento addirittura rancido. Piu’ della metà delle bottiglie di olio esaminate dovrebbe dunque - sostengono Coldiretti, Symbola e Unaprol - essere declassato e non potrebbe quindi essere venduto come extravergine. Dall’analisi sono stati esclusi quelli a denominazione di origine (Dop) e quelli ottenuti al 100 per 100 da olive italiane, ma compresi oli di grande diffusione. Le dimensioni del fenomeno scoperto da Coldiretti, Symbola e Unaprol richiedono un immediato intervento delle autorità predisposte ai controlli soprattutto in vista del Natale durante il quale l’extravergine è un dono particolarmente apprezzato. Una situazione che Coldiretti, Symbola e Unaprol intendono contrastare con il progetto GeniusOlei. che ha l’obiettivo di promuovere nel mercato una profonda conoscenza dell’olio, delle sue caratteristiche qualificanti, insieme ad un’azione di promozione delle eccellenze del settore. Va peraltro segnalato che secondo una indagine della Coldiretti in quattro bottiglie di olio extravergine su cinque in vendita in Italia, che contengono miscele di diversa origine, è praticamente illeggibile la provenienza delle olive impiegate, nonostante sia obbligatorio indicarla per legge in etichetta dal primo luglio 2009, in base al Regolamento comunitario n.182 del 6 marzo 2009. Sulle bottiglie di extravergine ottenute da olive straniere in vendita nei supermercati è quasi impossibile, nella stragrande maggioranza dei casi, leggere le scritte “miscele di oli di oliva comunitari”, “miscele di oli di oliva non comunitari” o “miscele di oli di oliva comunitari e non comunitari” obbligatorie per legge nelle etichette dell’olio di oliva. La scritta è riportata in caratteri molto piccoli, posti dietro la bottiglia e, in molti casi, in una posizione sull’etichetta che la rende difficilmente visibile. Inoltre spesso bottiglie con extravergine ottenuto da olive straniere sono vendute con marchi italiani e riportano con grande evidenza immagini, frasi o nomi che richiamano all’italianità fortemente ingannevoli. I consumatori dovrebbero fare la spesa con la lente di ingrandimento per poter scegliere consapevolmente. Di fronte ad una situazione che è causa di danni per i consumatori e per i produttori italiani Coldiretti, Symbola e Unaprol chiedono al neoministro delle Politiche Agricole Mario Catania di accelerare l’iter del decreto sulle dimensioni dei caratteri e sul posizionamento delle diciture, firmato quasi quattro mesi fa e non ancora pubblicato. Per non cadere nella trappola del mercato il consiglio di Coldiretti, Symbola e Unaprol è quello di guardare con diffidenza ai prezzi eccessivamente bassi che non coprono neanche il costo delle olive, come dimostrano i numerosi e preoccupanti casi di sequestri di olio deodorato a basso prezzo effettuati dalle autorità di controllo. Considerando che una confezione da un litro di un buon olio extra vergine di oliva, prodotto al 100% con olive italiane, non potrebbe costare, mediamente al consumo, sullo scaffale di un supermercato, meno di 6 euro. Si parte dagli attuali 3,53 euro il chilo per un buon olio extra vergine già lavorato e disponibile per la vendita in un frantoio in Puglia anche se in Calabria si sale a 3,64 euro al chilo, in Sicilia 4,67 euro al chilo e al centro nord 5,80 euro al chilo. Al prezzo di base, vanno aggiunti i costi di confezionamento per bottiglia, etichetta ed etichettatura, tappo, imballaggio, trasporto, quantificabili in 0,74 euro. Seguono, poi, altre 0,76 euro per i costi di commercializzazione. Sono quelli che comprendono le spese di marketing: annunci, messaggi pubblicitari, grafica e di distribuzione alla rete vendite. Concorre, infine, a determinare il prezzo finale della singola confezione il ricarico del punto vendita, quantificato, quest'ultimo, in 0,62 euro a bottiglia. Si raggiunge, cosi, considerando come punto di partenza la cifra di 5,62 euro quale costo unitario di un chilo di olio extra vergine di oliva cui va aggiunta l'Iva del quattro per cento. Si ottiene, quindi, un prezzo finale che arriva a sfiorare i 6,00 euro. Questi rappresentano solo i costi fissi, senza margini di profitto o di extra profitto, che un'azienda deve sostenere per presentare sul mercato il proprio prodotto. In Italia si producono in media 500mila tonnellate di olio di oliva che per il 60 per cento è venduto come extravergine per un totale di circa 300mila tonnellate. Di queste quasi un terzo per un totale di 100mila tonnellate sono destinate all’autoconsumo e alle vendite dirette che hanno avuto un nuovo impulso grazie al progetto della Coldiretti per una filiera agricola italiana che ha portato alla nascita di punti vendita, botteghe e mercati degli agricoltori di campagna amica, che con la certificazione da enti terzi garantiscono la qualità e l’origine nazionale degli oli in vendita. L’Italia è il principale importatore mondiale di olio di oliva per un totale di 470 mila tonnellate all’anno che vengono spesso miscelate alla produzione nazionale e alimentano i consumi nazionali di 700mila tonnellate e le esportazioni di circa 250mila tonnellate all’anno. La produzione nazionale si concentra in Puglia (35 per cento), Calabria (33 per cento), Sicilia (8 per cento), Campania (6 per cento), Abruzzo (4 per cento), Lazio (4 per cento), Toscana (3 per cento) e Umbria (2 per cento). Sono 40 gli oli italiani a denominazione di origine riconosciuti dall’Unione Europea. “E’ scandaloso che in un Paese come l’Italia che ha conquistato primati mondiali nella qualità dell’extravergine i cittadini siamo costretti a consumare con l’inganno prodotti scadenti che potrebbero anche mettere a rischio la salute”, ha affermato il presidente della Coldiretti Sergio Marini nel sottolineare che “vale la pena di impegnarsi nell’intensificazione dei controlli anche sulle grandi marche nell’interesse dei consumatori e di quello dei tanti olivicoltori colpiti duramente dalla contraffazione, ma anche perché si tratta di un settore strategico per l’economia, il Made in Italy, il turismo e l’ambiente, a protezione del rischio di dissesto idrogeologico. “L’alta qualità dell’olio extra vergine di oliva italiano è ferma ai box. Una sorta di Formula 1 al contrario dove sullo scaffale competono oli chimicamente perfetti; che però al profilo sensoriale risultano difettati, in alcuni casi ex vergini spacciati per extra vergini per lo più taroccati dal punto di vista dell’origine del prodotto”, denuncia Massimo Gargano presidente di Unaprol – Consorzio olivicolo italiano a Roma durante la presentazione di “GeniusOlei”, il progetto di Coldiretti, fondazione Symbola e Unaprol, finalizzato a stimolare la domanda di qualità dell’olio extra vergine italiano e il consumo consapevole tra vecchi e nuovi consumatori. “GeniusOlei rappresenta un nuovo inizio – ha poi aggiunto Gargano - per sconfiggere l’imbrolio che è presente sullo scaffale italiano e che oggi senza una adeguata campagna di informazione dei consumatori rischia di far prevalere i più furbi prestigiatori e non i migliori oli I.O.O.% di alta qualità italiana”. “Per l’olio - sottolinea Ermete Realacci, Presidente di Symbola – è importante seguire la stessa strada che da anni è stata intrapresa con successo nel settore vinicolo. Puntare sulla qualità più che sulla quantità, sul legame con i territori e sulle eccellenze che questi custodiscono. E’ questa la via per essere più forti in Italia e nel mondo e per combattere anche la concorrenza sleale e le sofisticazioni che insidiano l’olio italiano. Il progetto che oggi vogliamo lanciare è quello di una campagna di promozione, conoscenza e tutela della qualità nella filiera produttiva dell’olio. Una strategia fondamentale, soprattutto nella crisi che stiamo attraversando, per difendere e far crescere uno dei prodotti più famosi del Made in Italy”. MEDITERRANEO A RISCHIO: ARRIVANO I PESCI PALLA Uno studio condotto dall'Università svedese di Gothenburg ha rilevato che negli ultimi decenni più di 900 specie aliene invasive (specie alloctone) si sono insediate nel Mediterraneo modificando, di conseguenza, gli equilibri ecologici marini e la catena trofica. In assenza di studi e valutazioni specifiche sulle conseguenze sull'ambiente marino mediterraneo e sulla biodiversità mediterranea di questi mutati equilibri, ancora non si conoscono bene i rischi che ne derivano sulle risorse naturali marine e marino-costiere, ma anche sullo sviluppo socio economico delle popolazioni costiere che da quelle risorse dipendono. A partire dall'apertura del canale di Suez nel 1869, infatti, è stato creato un corridoio attraverso cui molte specie sub tropicali del mar Rosso hanno avuto accesso nel Mediterraneo, ma le condizioni climatiche ed ambientali non erano tali da favorirne il loro insediamento. Negli ultimi decenni la situazione è mutata, sia a causa dei cambiamenti del clima, sia a causa dell'impatto delle attività antropiche sugli ambienti costieri. Ad esempio, una delle specie invasive che sta più profondamente cambiando gli equilibri del Mediterraneo è il pesce palla argentato (lagocephalus sceleratus), assieme al barracuda e al pesce flauto. Il pesce palla, in particolare, non ha avversari che ne limitino la sua diffusione. Non è oggetto, infatti, di predazione in quanto la sua carne e la sua pelle contengono la tetradotossina, un veleno più potente del cianuro, che causa la paralisi dei muscoli e l'arresto respiratorio del suo eventuale predatore. Per via di questa potente neurotossina, il pesce palla non è neanche idoneo all'alimentazione umana, anzi è vietato pescarlo e commerciarlo. Pertanto, il pesce palla, come specie, rischia di diventare una specie dominante nel Mediterraneo, con effetti ecologici, ambientali e socio economici del tutto imprevedibili. Monitorare questa ed altre specie aliene invasive, valutare le conseguenze della loro proliferazione nel Mediterraneo è ormai una priorità per la salute del mare, ma anche per quella umana. PRONTI GLI INDIRIZZI DI GESTIONE FORESTALE PER I SITI DELLA RETE NATURA 2000 Il Tavolo di Coordinamento Forestale, istituito nell’ambito della Rete Rurale Nazionale, ha elaborato gli "Indirizzi di Gestione Forestale per i siti della rete natura 2000" (www.ambienteterritorio.coldiretti.it/tematiche/Ogm/Documents/forestazione%20Nat2000.pdf). Tenuto conto degli obiettivi stabiliti nell’ambito del Programma Quadro per il settore Forestale, il documento fornisce alle amministrazioni competenti sul territorio un contributo di indirizzo e orientamento alla promozione della gestione forestale attiva all’interno dei siti della Rete Natura 2000. La richiesta di un atto di indirizzo è venuta direttamente dalla Regioni in quanto, nonostante la legislazione comunitaria relativa a Natura 2000 preveda che la gestione di tali aree avvenga conciliando le attività economiche con le esigenze di conservazione degli habitat, le aree forestali di proprietà sia privata che pubblica versano in uno stato di generale abbandono e sono oggetto di scarso interesse nella loro gestione all’interno dei siti per ragioni di natura socioeconomica locale, per carenza di informazione, per difficoltà applicative degli strumenti posti in atto dalla direttiva Habitat. Uno degli strumenti che crea maggiore difficoltà è l’obbligo di Valutazione d’Incidenza che costituisce un fattore disincentivante per la gestione delle aree boscate poste nei siti della Rete Natura 2000. Per i maggiori costi e tempi di istruttoria necessari allo studio interdisciplinare del’area e all’approvazione dell’intervento, tale obbligo rappresenta una delle cause principali di abbandono di quelle pratiche silvo-colturali consolidate in loco che hanno contribuito a creare la fisionomia proprio di quei siti. In proposito, il documento prevede che la Valutazione d’incidenza per gli interventi selvicolturali può ritenersi acquisita quando questi risultino finalizzati alla conservazione dei siti Natura 2000 e, comunque, quando siano stati valutati negli strumenti di gestione previsti in atti di competenza regionale, come le Misure di conservazione o il Piano di gestione del sito, o in altri strumenti di pianificazione o di programmazione forestale indicati dal d.lgs. 227/2001, quali il Piano di Gestione Forestale o uno strumento equivalente, se integrati con le misure di conservazione ritenute necessarie per i siti della Rete Natura 2000. Per quanto riguarda invece ogni tipo di intervento non classificato o non ben definito come sopra indicato, è necessaria la Valutazione di incidenza. Questa impostazione crea dei problemi visto che finora, in Italia, non è stato approvato alcun Piano di Gestione per nessuno dei siti della Rete Natura 2000. Ne consegue che, a questo punto, qualsiasi intervento selvicolturale da effettuarsi in un’area di questo tipo dovrà essere sottoposto a Valutazione d’Incidenza. In effetti questa è l’ulteriore conseguenza negativa derivante dal fatto che nessuna Amministrazione si sta ponendo seriamente il problema della mancata adozione dei Piani di Gestione che impedisce anche il percepimento da parte delle imprese agricole residenti nelle zone Sic e Zps delle indennità ad esse spettanti per il solo fatto di insistere in aree sottoposte ad un regime vincolistico. Nell’ambito dei Piani di Sviluppo Rurale Regionali, infatti, finora non è stato speso un solo euro delle risorse finanziarie assegnate per le aree della rete Natura 2000. Infine, il documento non appare chiaro rispetto alla questione dei tagli colturali riguardanti gli impianti di arboricoltura da legno in quanto ci si limita a dichiarare che “occorre mantenere e valorizzare i tagli ad uso civico nel caso in cui tali attività tradizionali legate allo storico rapporto uomo/bosco instauratosi nel corso dei secoli abbiano favorito gli ecosistemi dal salvaguardare”. In sostanza, il documento lascia irrisolti alcuni dubbi relativi all’esercizio della selvicoltura e delle attività forestali in un’ottica produttiva che dovranno essere oggetto di chiarimento con le Amministrazioni che hanno provveduto all’elaborazione di tali indirizzi. IL PARLAMENTO EUROPEO APPROVA UNA RISOLUZIONE PER TUTELARE LE API Il Parlamento di Strasburgo ha votato una risoluzione per chiedere il rafforzamento tramite specifiche misure da parte dell'Unione europea per tutelare le api. La scomparsa di questi insetti, fondamentali per l'impollinazione, determinerebbe un impatto fortemente negativo sul settore agricolo e sulla produzione alimentare. E' stimato, infatti, che gli impollinatori contribuiscono almeno nella misura di 22 miliardi di Euro ogni anno all'agricoltura europea, con l' 84% delle colture che necessitano degli insetti impollinatori e più dell' 80% dei fiori ne ha bisogno per riprodursi. I parlamentari europei chiedono, quindi, un aumento degli investimenti nella ricerca di nuovi farmaci per combattere l'acaro varroa, responsabile fino al 10% della perdita di api ogni anno. Le altre cause sono riconducibili allo scorretto impiego, in alcuni casi, di antibiotici ed agrofarmaci, nonché agli effetti delle coltivazioni Ogm ed ai cambiamenti climatici. Per questo la risoluzione chiede anche che venga aumentato il coordinamento tra gli Stati membri in merito ai controlli ed alle soluzioni operative più idonee per migliorare lo stato di salute delle api. ARRIVANO LE PIANTE ANTI ALLUVIONE CHE SOPRAVVIVONO ANCHE SOTT’ACQUA Arrivano le piante anti alluvione. Sono stati pubblicati sulla rivista Nature dai ricercatori della Scuola Superiore Sant'Anna di Pisa, insieme ai colleghi tedeschi del Max Planck Institute e agli olandesi dell'università di Utrecht, i risultati di una ricerca secondo la quale le piante possono sviluppare una proteina che permette loro di respirare sott'acqua. Le piante sono dotate di un 'sensore' molecolare per l'ossigeno: si tratta di una proteina che le aiuta a sopravvivere anche quando sono sommerse dall'acqua e hanno 'fame d'aria'. La scoperta apre di fatto la strada a nuove colture resistenti alle alluvioni. La proteina in questione, nota con il nome di Rap2.12, si trova nelle cellule vegetali e viene costantemente distrutta in presenza di ossigeno, quando cioè la pianta si trova nelle normali condizioni di crescita. Quando invece la disponibilità di ossigeno diminuisce (per esempio quando la pianta è sommersa dall'acqua), Rap2.12 diventa stabile, si accumula nel nucleo della cellula e attiva una risposta di adattamento da parte della pianta, che riesce così a tollerare la mancanza di ossigeno causata dall’immersione nell’acqua. Le proteine sono costituite da catene di aminoacidi e gli aminoacidi presenti nella parte iniziale della proteina sono molto importanti per determinarne la stabilità. Il gruppo di cerca del Sant’Anna ha scoperto che nella proteina Rap2.12 si trova un amminoacido, e cioè la cisteina, particolarmente destabilizzante, in quanto soggetto a ossidazione da parte dell'ossigeno atmosferico. Se la pianta viene però sommersa la conseguente bassa disponibilità di ossigeno protegge la cisteina dall'ossidazione. La Rap2.12 diviene quindi stabile in assenza di ossigeno e svolge un ruolo determinante nell'attivare geni che conferiscono alla pianta la capacità di sopravvivere a lungo anche sott’acqua. Questo studio potrebbe avere importanti implicazioni per l'agricoltura, perché si potrebbero selezionare nuove colture resistenti alle alluvioni, fenomeno sempre più diffuso a causa dei cambiamenti climatici, in particolare alla tropicalizzazione del clima dovuta al riscaldamento globale. L’importante scoperta evidenzia come i cambiamenti climatici si possano contrastare anche in laboratorio e, se la riduzione delle emissioni resta comunque un obiettivo prioritario, la scienza offre oggi un nuovo metodo per aiutare le piante a sopravvivere alle alluvioni, 'trattenendo' l'ossigeno in condizioni estreme. Il tragico evento dell’alluvione in Liguria è uno dei tanti episodi che evidenziano la crescente frequenza di eventi di piovosità estrema, per cui ampie zone di terreno coltivato finiscono per essere sommerse. In questi casi, il terreno limita o annulla la disponibilità di ossigeno per le piante e ciò ne determina la morte. Le perdite di produzione agricola sono enormi, mettendo a repentaglio l’economia delle nazioni e, spesso, addirittura la sopravvivenza delle popolazioni residenti a causa della carestia. CORTE COSTITUZIONALE, LE VINACCE ESAUSTE RESTANO SOTTOPRODOTTI Con l’ordinanza n.276/2011 del 21 ottobre 2011, la Corte costituzionale ha dichiarato inammissibile la questione proposta dal giudice per le indagini preliminari del Tribunale di Asti circa la legittimità della norma che dispone che le vinacce esauste e i loro componenti sono da considerare sottoprodotti soggetti alla disciplina delle biomasse combustibili (articolo 2-bis del decreto legge 3 novembre 2008, n.171). In particolare, nel corso di un procedimento penale per violazione della normativa in materia di rifiuti - contestata per aver bruciato residui derivanti dall’attività di distillazione, costituiti da vinacce esauste senza autorizzazione – il Gip ha sollevato la questione di legittimità costituzionale della norma citata, addotta dalla difesa dell’imputato a sostegno delle proprie tesi difensive, evidenziando come la stessa sembri creare una presunzione assoluta di esclusione delle vinacce dal campo di applicazione della normativa in materia di rifiuti, non consentita dalla disciplina comunitaria. La Corte costituzionale ha dichiarato inammissibile la questione rappresentando l’impossibilità di pronunciarsi adeguatamente, in considerazione del mutato quadro normativo di riferimento, in epoca successiva alla richiesta. Infatti, l’articolo 184 bis, introdotto nel codice ambientale (decreto legislativo 152/06) a dicembre 2010, disciplina, sulla base della direttiva comunitaria, la nozione di sottoprodotto. La Corte ha quindi evidenziato che tale previsione è destinata sicuramente ad incidere sull’interpretazione della disposizione censurata e che, pertanto, nel dedurne l’illegittimità, il giudice a quo aveva l’onere di tenere conto del mutato quadro normativo, sia ai fini dell’individuazione corretta del parametro interposto, sia ai fini della valutazione dell’incidenza delle sopravvenienze sulla norma oggetto di esame. Resta quindi confermata la possibilità di qualificare come sottoprodotti le vinacce esauste, ai sensi della normativa generale e della previsione specifica indicata, ricorrendone i presupposti. TRACCIABILITA’ BIOMASSE DA FILIERA: CIRCOLARE MIPAAF Attraverso la circolare n. 0022083 del 7 novembre 2011, il Ministero delle Politiche Agricole Alimentari e Forestali rende noti gli adempimenti per l'anno 2011, relativamente al sistema di tracciabilità delle biomasse da filiera (di cui all'articolo 2, comma 1, lettere b) e c) del DM 2 marzo 2010) per la produzione di energia elettrica, ai fini del riconoscimento del coefficiente moltiplicativo dei certificati verdi pari a 1,8. Link al testo integrale del documento e agli allegati AGRICOLTURA BIOLOGICA: NOVITA’ SU ERBE, SEMENTI ED ETICHETTE Il Ministero delle Politiche Agricole ha diffuso alcune note di chiarimento sull’applicazione di aspetti della legislazione in materia di agricoltura biologica. Con riferimento ai criteri stabiliti dal DM n. 309 del 13/01/2011, che disciplina le “contaminazioni accidentali e tecnicamente inevitabili di prodotti fitosanitari in agricoltura biologica”, nel caso di “infusioni di erbe essiccate” il Ministero ha risposto ad un organismo di controllo che chiedeva se con tale termine debbano intendersi le erbe essiccate tal quali utilizzate per le infusioni, oppure le bevande ottenute a seguito di infusione delle erbe essiccate stesse in acqua o altro mezzo liquido. Condividendo un parere del Ministero della Salute, il Mipaaf ha risposto che con il termine infusioni di erbe essiccate devono intendersi le erbe essiccate tal quali utilizzate per le infusioni, per le quali, pertanto, non deve essere tenuto in alcun conto il fattore di concentrazione. In sostanza le “infusioni di erbe essiccate” sono considerate al pari degli altri prodotti di origine vegetale e animale inseriti nell’elenco di cui all’All. I del Reg. (CE) n. 396/2005, che stabilisce i limiti massimi di residui di prodotti fitosanitari per i prodotti agricoli convenzionali, per i quali deve essere presa come riferimento la soglia numerica dello 0,01 mg/kg per le sostanze attive non ammesse in agricoltura biologica per la lotta fitopatologica, come previsto dal DM 309 del 13 gennaio 2011. Per quanto concerne poi l’impiego di sementi e di materiali di moltiplicazione vegetativa convenzionali in regime di deroga, per la corretta applicazione dell’eventuale ritorno in conversione il Ministero ha stabilito che è essenziale che l’organismo di controllo accerti l’utilizzo o il non utilizzo di sostanze non ammesse in trattamenti effettuati sulle sementi e sul materiale di moltiplicazione convenzionale utilizzato, analogamente a quanto previsto nell’allegato 5, punto 3, del DM n.18354 del 27 novembre 2009. In caso di utilizzo disomogeneo di sementi o materiale di moltiplicazione trattati con sostanze non ammesse in agricoltura biologica su un medesimo appezzamento, con impossibilità di creare due sub-appezzamenti distinti uno biologico e uno in conversione, il ritorno in conversione si applicherà all’intero appezzamento. Sono stati forniti, ancora, alcuni chiarimenti in merito all’applicazione della legislazione in materia di etichettatura di prodotti biologici. A tale proposito si fa presente che l’art. 8.1 del DM 18354 del 27/11/2009 “Indicazioni obbligatorie – art. 24 Reg. (CE) n. 834/2007”, al punto 1.3 prevede che “…..sui prodotti preconfezionati da agricoltura biologica deve essere riportato il nome o la ragione sociale dell’operatore che ha effettuato la produzione o la preparazione più recente , ivi inclusa l’etichettatura, nonché il codice identificativo attribuito dall’organismo di controllo….”. Pertanto, nel caso in cui un distributore apponga il proprio marchio su un prodotto biologico preconfezionato, è considerato a tutti gli effetti un “preparatore” in quanto modifica l’etichettatura del prodotto biologico. Di conseguenza, così come già indicato nella nota MIPAAF n. 17281 dell’11/11/2009, è tenuto a riportare in etichetta il proprio nome o ragione sociale, il codice del proprio organismo di controllo ed il codice identificativo attribuitogli da quest’ultimo. Per quanto concerne, infine, la proposta di regolamento sul vino biologico, attualmente in discussione a Bruxelles, é stata inviata alla Commissione Ue una nota congiunta dei Ministeri dell’agricoltura italiano e spagnolo per chiederne la modifica. Per quanto riguarda l’uso dell’anidride solforosa, l’Italia e la Spagna chiedono di legare il quantitativo utilizzabile alla categoria di appartenenza del vino (determinate in base al contenuto di zucchero) piuttosto che in funzione delle diverse zone vitivinicole individuate dall’OCM vino. La proposta italiana e spagnola, ampiamente condivisa dalle rappresentanze dei produttori biologici europei, garantirebbe, anche per il vino, una uguale applicazione delle norme in tutto il territorio dell’Unione, senza nessuna disparità di trattamento tra produttori di aree geografiche differenti. Nella proposta congiunta italo spagnola, inoltre viene richiesto di eliminare le limitazioni previste per l’uso delle resine a scambio ionico, di consentire la tecnica della desolforazione per la produzione dei mosti concentrati e concentrati rettificati, nonché l’inserimento, tra i prodotti ammissibili per la produzione di vino biologico del lisozima e del sorbato di potassio. La proposta di regolamento della Commissione sulla vinificazione biologica, anche a seguito delle richieste italiane e spagnole, non è ancora stata messa in votazione ed è tuttora all’esame degli uffici della Commissione. AGROFARMACI: L’AGGIORNAMENTO SULLE REVOCHE DELLE SOSTANZE ORA E’ ON LINE La riforma della legislazione comunitaria in materia di agrofarmaci ed i processi di revisione delle sostanze attive conseguenti all'applicazione della dir. 91/414/CEE hanno determinato una sorta di rivoluzione rispetto ai formulati presenti sul mercato. Molti prodotti sono stati, infatti, revocati e non é sempre agevole per agricoltori ed operatori del settore avere un'esatta cognizione rispetto alla permanenza o meno di un certo prodotto fitosanitario sul mercato. Le autorità nazionali vista la complessità della legislazione vigente non riescono a fornire informazioni aggiornate in tempo reale agli operatori del settore anche perché spesso i decreti ministeriali di revoca degli agrofaramci escono con ritardo, soprattutto quando si tratta di sostanza attive iscritte agli allegati II o III della dir. 91/414/CEE. Tali ritardi hanno come conseguenza il fatto che spesso sul mercato si continuano a trovare per un certo periodo prodotti revocati oltre il termine del periodo di smaltimento stabilito per decreto. Ciò espone l'agricoltore che é l'utlizzatore finale, al rischio di sanzioni ai sensi dell'art. 23 del dl.gs. 194/95. E' importante, quindi, garantire un'informazione tempestiva e puntuale sulla materia. Per questa ragione Agrofarma, la maggiore organnizzazione di rappresentanza delle case produttrici di fitofarmaci ha deciso di realizzare un portale su Internet http://www.revoche-agrofarma.it/ che fornisce gratuitamente agli operatori del settore agricolo che si registrano sul sito, le informazioni sui tempi di revoca e di smaltimento delle scorte dei fitofarmaci soggetti alla legizione europea relativa alle inclusioni o non. Il portale consiste in un database di quasi 4 mila prodotti revocati prodotti da 35 multinazionali aderenti ad Agrofarma. Il sistema di ricerca consente di reperire informazioni su: nome dell'agrofarmaco; numero di registrazione; casa produttrice; sostanza attiva contenuta. Il sito consente di effettuare ricerche dirette sul nome del prodotto o per numero di registrazione. Martedì 29 Novembre 2011 alle 10,00 Roma - Via XXIV Maggio 43 - Centro Congressi Rospigliosi - SUMMIT NAZIONALE SULLA RIFORMA DELLA POLITICA AGRICOLA EUROPEA Il summit nazionale sulla riforma della Politica agricola comune si svolge martedì 29 novembre 2011 alle ore 10,00 a Roma in via XXIV Maggio 43 per iniziativa della Coldiretti. All’incontro partecipano tutti i protagonisti del negoziato europeo che sono il Commissario europeo per l'agricoltura e lo sviluppo rurale Dacian Cioloş, il Ministro delle politiche agricole alimentari e forestali Mario Catania, il Presidente della commissione agricoltura del Parlamento europeo Paolo De Castro e il relatore del Parlamento europeo sul regolamento orizzontale (finanziamento, gestione e monitoraggio della PAC) Giovanni La Via. Le conclusioni sono del Presidente di Coldiretti Sergio Marini. Si tratta dell’appuntamento nazionale che vede coinvolte tutte le parti negoziali di una riforma che mette in gioco per l’Italia quasi 6 miliardi di fondi comunitari all’anno per i prossimi sette anni, ma dalla quale dipende soprattutto il futuro di quasi un milione di imprese agricole e oltre 12 milioni di ettari di terreno coltivato dal quale nascono produzioni da primato che danno prestigio e competitività al Made in Italy nel mondo. Sarà presentato uno studio sui primati dell’agricoltura italiana in Europa e sugli effetti della ipotesi di riforma sul Made in Italy, insieme alle proposte della filiera italiana per migliorarla. IL PUNTO COLDIRETTI Il giornale on line per le imprese del sistema agroalimentare Per essere costantemente aggiornati su economia e settori produttivi, fisco, ambiente, lavoro, credito, energia, previdenza, formazione, qualità, innovazione e ricerca, scadenze, prezzi e previsioni meteo. Scaricalo da www.ilpuntocoldiretti.it SCADENZE VENERDI’ 25 NOVEMBRE 2011 - Scade il termine per presentare in via telematica gli elenchi riepilogativi INTRASTAT delle cessioni e acquisti intracomunitari da parte dei soggetti con obbligo mensile; MERCOLEDI’ 30 NOVEMBRE 2011 - Scade il termine, per la trasmissione telematica delle comunicazioni degli elenchi clienti e fornitori per le operazioni effettuate con i paesi black list nel mese di ottobre ( soggetti mensili); - Scade il termine per l’invio telematico del mod. UNI-EMENS relativo alla retribuzioni del mese di ottobre; - Scade il termine per il versamento della 2° o unica rata di acconto IRPEF, IRAP e della cedolare secca relativo all’anno 2011. altre news su: http://www.macerata.coldiretti.it/