PDF - Discepole del Vangelo

Transcript

PDF - Discepole del Vangelo
Ascolto e condivisione della Parola di Dio
Dedicazione della Basilica Lateranense
Ez 47,1-2.8-9.12; Sal 45; Gv 2,13-22
Dal Vangelo secondo Giovanni
2,13-22
Si avvicinava la Pasqua dei Giudei e Gesù salì a Gerusalemme.
Trovò nel tempio gente che vendeva buoi, pecore e colombe e, là seduti, i cambiamonete.
Allora fece una frusta di cordicelle e scacciò tutti fuori del tempio, con le pecore e i buoi; gettò a terra il
denaro dei cambiamonete e ne rovesciò i banchi, e ai venditori di colombe disse: «Portate via di qui
queste cose e non fate della casa del Padre mio un mercato!». I suoi discepoli si ricordarono che sta
scritto: «Lo zelo per la tua casa mi divorerà». Allora i Giudei presero la parola e gli dissero: «Quale segno
ci mostri per fare queste cose?». Rispose loro Gesù: «Distruggete questo tempio e in tre giorni lo farò
risorgere». Gli dissero allora i Giudei: «Questo tempio è stato costruito in quarantasei anni e tu in tre
giorni lo farai risorgere?». Ma egli parlava del tempio del suo corpo. Quando poi fu risuscitato dai morti,
i suoi discepoli si ricordarono che aveva detto questo, e credettero alla Scrittura e alla parola detta da
Gesù.
Meditando la Parola ascoltata
Oggi la Chiesa celebra la festa della Dedicazione della basilica lateranense. Che origine ha questa festa?
Il palazzo del Laterano, proprietà della famiglia imperiale, diventò nel secolo IV abitazione ufficiale del
Papa. La basilica adiacente, dedicata al divin Salvatore, fu la prima cattedrale del mondo. Dedicata poi
anche ai due santi Giovanni, Battista ed Evangelista, per molto tempo fu considerata la Chiesa-madre di
Roma. Le Chiese di tutto il mondo, unendosi oggi alla Chiesa di Roma, le riconoscono la « presidenza
della carità». Il brano del vangelo di oggi si colloca dentro l’ambiente del tempio, della sua purificazione
e vedremo cosa si intende con questa precisazione.
Tra i personaggi individuiamo: Gesù, i cambiavalute, i discepoli, i Giudei. Il contesto è quello della
Pasqua, la pasqua “dei Giudei”. Questa sottolineatura sorprende un po’, perché guardando all’Antico
Testamento si parla della Pasqua del Signore, come liberazione dalla schiavitù. Questo elemento dice chi
è messo al centro di questa grande festa, cioè i Giudei e non tanto il Signore che ha operato la salvezza
verso di loro. Per ‘giudei’ in questo Vangelo non si intende il popolo, ma si intendono i capi del popolo,
quindi i sommi sacerdoti, tutti coloro che detenevano un potere verso il popolo. A questa festa si
recavano a Gerusalemme ogni anno circa diecimila persone e si sacrificavano nel tempio circa 18-20.000
agnelli; la festa diventava quindi in grosso affare in termini economici.
Anche Gesù va nel tempio; non incontra gente che prega, ma vede una grande confusione, trova gente
che vende buoi, pecore, colombe e i cambiamonete, proprio come un mercato. Perché allora è
importante capire come è da intendere il tempio? Simbolicamente il tempio è come l’ombelico del
mondo, il centro attorno a cui ruota tutto, anche il rapporto Dio/uomo. Attorno a questo centro si
concentrano i valori portanti dell’esistenza delle persone, di una città. E chi non ha un centro attorno a
cui orientarsi non vive, ma sopravvive. Se questo centro segue la legge del mercato, allora anche la
nostra vita è regolata da questa legge, dall’interesse, dal tornaconto, dal possesso.
Gesù inizia proprio dal tempio a mettere in atto la purificazione, perché è stato spostato il centro, che è
Dio, verso un altro, che è quello del tornaconto.
Anche per noi oggi può essere così: il riferimento può essere l’investimento in Borsa, il lavoro come
carriera… Però noi come credenti abbiamo scelto Dio! Se Dio, che è il centro, si fa servo, ama, si
sacrifica, perdona, cerca i poveri e gli emarginati, vive la solidarietà, allora anche noi che l’abbiamo
scelto come nostro centro sapremo servire, perdonare, amare, sacrificarci, farci vicini ai più lontani,
essere solidali …
Riusciamo ad individuare qual è il nostro centro?
1
Il vangelo prosegue con un colpo di scena: Gesù fa una frusta di cordicelle, rovescia tavoli e manda via i
cambiavalute, facendo scappare gli animali, dai più grossi ai più piccoli. La frusta indicava “flagello”.
L’azione di Gesù però non è violenta, ma simbolica: vuole dire che se il tempio è ridotto a mercato,
allora avverrà un flagello veramente. In realtà con questo gesto Gesù annuncia la sua morte violenta che
avverrà per mano di questi capi del popolo.
Questa immagine identificava il messia che era raffigurato con una frusta in mano con la quale avrebbe
dovuto fustigare i peccatori. L’evangelista Giovanni ci fa vedere che Gesù con questa frusta non si mette
a cacciare i peccatori, quelli che sono esclusi dal tempio, quelli che non ci possono entrare, ma quelli
piuttosto che hanno il diritto di entrarvi secondo la Legge, che si ritengono giusti. Proprio a queste
persone “rispettabili” Gesù vuol far capire che sono nel peccato. E per questo dice che è necessaria la
purificazione del tempio.
Dunque vengono mandati fuori gli animali, di cui le pecore per prime; esse rappresentano il popolo del
quale Gesù è il pastore; è quindi un gesto di liberazione da una situazione di oppressione. Poi se la
prende con i venditori di colombe: perché? Perché i poveri come animale da sacrificare potevano
permettersi solo le colombe; inoltre la colomba è simbolo di Israele. Gesù non può approvare chi si fa
venditore dei poveri.
Egli non tollera che l’amore di Dio sia venduto; pensiamo a quando facciamo sacrifici, opere buone,
facciamo dire una Messa, facciamo un'offerta, accendiamo una candela... per ottenere il favore di Dio;
ciò significa trattare Dio come una prostituta. L’amore, quando viene venduto e quando viene comprato,
si chiama prostituzione. Dio invece è amore, Dio è da lodare, da accogliere gratuitamente. Non è un Dio
che toglie agli uomini, ma un Dio che dà. Non un Dio che chiede sacrifici, ma che è lui che si sacrifica.
Con Gesù non c’è più da offrire a Dio, ma da ricevere, è un Dio che si offre agli uomini.
Qual è la nostra idea di Dio? Del culto? Dell’uomo?
A ogni credente, ieri come oggi, Gesù ripete il suo monito: non fare mercato della fede. Se facciamo così,
se crediamo di coinvolgere Dio in questo gioco mercantile, siamo solo dei cambiamonete, e Gesù
rovescia il nostro tavolo: Dio non si compra ed è di tutti.
Con questo gesto comportamento al tempio Gesù preannuncia il vangelo della risurrezione: ci mostra un
Dio che recupera ciò che noi scartiamo dell’uomo perché riteniamo fragile, le relazioni, la solidarietà, la
diversità, le sue bruttezze, ciò che si nasconde. Gesù in questa logica d’amore paga questo “prezzo” e dà
nuovo valore a ciò che sembra non averne; viene a recuperare la pietra di scarto e la rende pietra
d’angolo, importantissima per la costruzione del vero tempio. Questo tempio che Gesù ci restituisce è la
casa del Padre, dove tutti vivono da fratelli in festa, come in un banchetto di nozze.
Dove dimora la nostra vita? Casa di Dio è la vita, tempio fragile, bellissimo e infinito. E se una vita vale
poco, niente comunque vale quanto una vita. Perché Lui sulla nostra pietra ha posato la sua luce.
2