PREZZO DEL LATTE: L`ACCORDO QUADRO IN REGIONE È UNA
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PREZZO DEL LATTE: L`ACCORDO QUADRO IN REGIONE È UNA
n. 06/2011 Torino, 7 aprile 2011 Sommario • Prezzo del latte: l’accordo quadro in Regione è una vittoria di Coldiretti • Si è riunito a Bruxelles il Consiglio Regionale di Coldiretti Piemonte.. • .. E Il Consiglio dei Ministri dell’Agricoltura Europei ha approvato le conclusioni della presidenza su PAC 2013 • Coldiretti sulla Riforma della Pac per il riso • Coldiretti chiede modifiche al nuovo regolamento regionale sulla gestione forestale • Dalla Regione 3,5 milioni di euro per le reti antigrandine • Batteriosi kiwi, prorogato il termine per l'estirpo • Vicini alla conclusione i piani di risanamento obbligatori contro la tubercolosi bovina, la brucellosi bovina e la leucosi bovina enzootica • Scadenze ed adempimenti per le aziende che aderiscono al piano dei controlli della Nocciola Piemonte Igp PREZZO DEL LATTE: L’ACCORDO QUADRO IN REGIONE È UNA VITTORIA DI COLDIRETTI L’accordo quadro del prezzo del latte alla stalla, adottato dalla Regione Piemonte conferma la giusta progettualità economica di Coldiretti per il rilancio di tutto il comparto. Il prezzo indicizzato del latte è scaturito dal progetto “Polvere di latte”, fortemente voluto da Coldiretti. Una formula che riconosce il giusto ruolo a tutti gli attori della filiera: dall’allevatore, al trasformatore, all’utilizzatore finale e fortemente condivisa e voluta dall’Assessore regionale all’Agricoltura Claudio Sacchetto. “Il meccanismo di prezzo funziona, perché è stato testato da quasi un anno da oltre cento allevatori che, con la cooperativa Compral latte, aderente al sistema Unci-Coldiretti, commercializzano oltre tremila quintali di latte al giorno”, commenta Paolo Rovellotti, presidente di Coldiretti Piemonte. Un meccanismo così rivoluzionario nel sistema del mercato del latte, ancorato spesso a situazioni che appartenevano al passato, viene assunto ufficialmente dalla Regione Piemonte ed esteso a tutti gli attori economici del comparto lattiero-caseario, che credono nel prodotto regionale, tracciato e di sicura provenienza. Conclude Bruno Rivarossa, direttore di Coldiretti Piemonte: “Come organizzazione, evidenziamo che, con questa operazione, si compie un forte passo in avanti rispetto ad un passato di trattative o pseudo tali, nelle quali la parte agricola non ha mai visto riconosciuti fino in fondo i costi di produzione sostenuti. Siamo sicuri che altre industrie lattiero-casearie, che credono nei prodotti del territorio, sottoscriveranno in futuro tale accordo. La speranza è che, nella loro capacità imprenditoriale, molte industrie sappiano cogliere questa importante opportunità per il rilancio di tutto il comparto, dando così inizio a quella vera distintività, di cui al progetto Confederale della “Filiera Agricola Tutta Italiana”, e quella capacità di smarcarsi da forme sicuramente superate ed orientarsi verso una vera valorizzazione del territorio e dell’origine”. SI E’ RIUNITO A BRUXELLES IL CONSIGLIO REGIONALE DI COLDIRETTI PIEMONTE.. il Consiglio Regionale di Coldiretti Piemonte si è riunito a Bruxelles lo scorso 30 marzo, presso la sede della Coldiretti in Avenue de Tervueren. Dopo l’incontro con il reggente dell’Ufficio Coldiretti di Bruxelles, Maurizio Reale, in cui è stata affrontata la delicata tematica del futuro della PAC post 2013, la delegazione piemontese è stata ricevuta dall’unità di Sviluppo Rurale nell’ambito degli uffici italiani del Ministero dell’Agricoltura, per valutare gli ultimi sviluppi degli orientamenti della Commissione rispetto alla nuova PAC. Dicono Paolo Rovellotti, presidente, e Bruno Rivarossa, direttore di Coldiretti Piemonte: “I due giorni di lavoro a Bruxelles sono stati utili per portare direttamente a conoscenza la dirigenza piemontese sugli sviluppi del dibattito sulla nuova PAC. L’argomento interessa tutte le imprese agricole, che guardano alle nuove disposizioni con grande determinazione. In particolare, Coldiretti Piemonte insiste sulla necessità che la PAC sia concessa prioritariamente agli agricoltori professionali, onde evitare rendite di posizione che, soprattutto in altri Paesi Europei, hanno sottratto in questi anni risorse preziose al mondo agricolo”. ..E IL CONSIGLIO DEI MINISTRI DELL’AGRICOLTURA EUROPEI HA APPROVATO LE CONCLUSIONI DELLA PRESIDENZA SU PAC 2013 Il Consiglio dei Ministri dell’agricoltura Europei ha approvato a maggioranza qualificata le conclusioni della presidenza (presidente di turno l'ungherese Sandor Fazekas) sulla comunicazione della Commissione sulla riforma della Politica Agricola Comune. L'Italia ha votato a favore delle conclusioni, mentre i voti contrari e le astensioni sono state sette (Danimarca, Regno Unito, Svezia, Estonia, Lituania, Lettonia e Malta). Le conclusioni riprendono e riflettono i principi indicati dalla Commissione nella comunicazione di fine 2010 e costituiranno, per la stessa Commissione, un ulteriore elemento per predisporre le proposte legislative, in programma già a giugno di quest’anno. In pratica, secondo il Consiglio, la futura PAC deve rimanere una politica comune forte e corredata di risorse finanziarie adeguate ai suoi obiettivi. Il sostegno diretto al reddito degli agricoltori dell’Ue contribuisce ad assicurare un tenore di vita equo alla popolazione agricola e deve quindi rimanere un elemento essenziale della Politica agricola comune verso il 2020, tenuto conto dei costi supplementari in cui incorrono i produttori per soddisfare le rigorose norme dell’Unione in materia di ambiente e di benessere degli animali. Per questo motivo ogni ulteriore passo verso l’ecologizzazione (greening) dovrebbe essere semplice ed efficace in termini di costi, evitando qualsiasi sovrapposizione tra i due pilastri. In merito alle misure di mercato il testo afferma, relativamente all’idea della Commissione di un pacchetto di strumenti per la gestione dei rischi, che questo dovrebbe avvenire su base volontaria, senza provocare distorsioni di concorrenza né interferire con le attività già esistenti in quest’area. Con il testo adottato la presidenza sottolinea l'importanza di cogliere l'opportunità offerta dalla riforma della PAC 2020 per migliorare il funzionamento della filiera alimentare e si compiace dell'intenzione della Commissione di incentivare lo sviluppo delle vendite dirette e della produzione per i mercati locali, nonché la competitività dei piccoli agricoltori. Inoltre il documento sottolinea che il sostegno alle zone caratterizzate da svantaggi naturali dovrebbe essere mantenuto nel secondo Pilastro, con l’invito alla Commissione a valutare l’eventuale valore aggiunto di un sostegno supplementare, erogato a titolo del primo Pilastro. Si richiede inoltre una solida politica di sviluppo rurale per migliorare ulteriormente la competitività, la modernizzazione e la sostenibilità del settore agroalimentare, sviluppando il vasto potenziale economico delle zone rurali in tutta Europa. COLDIRETTI SULLA RIFORMA DELLA PAC PER IL RISO Il gruppo di lavoro specializzato nel settore risicolo all’interno della Coldiretti di Vercelli e Biella, coordinato dal Presidente Paolo Dellarole, sta attivamente lavorando nella elaborazione delle proposte legislative sulla nuova PAC 2014-2020. Elemento qualificante della riforma, che sarà approvata alla fine del 2012, secondo Coldiretti dovrà essere la necessità di dare più peso specifico alle imprese agricole nei rapporti di filiera. Quindi trasparenza, filiera corta, informazione ai consumatori, qualità, più efficaci strumenti di mercato, assicurazione al reddito, difesa del budget, sussidiarietà e semplificazione, ed ancora centralità del lavoro e contrasto alla rendita fondiaria. Innanzitutto, occorre assicurare che la PAC mantenga un ammontare adeguato di risorse del bilancio comunitario con l’attuale distribuzione di risorse tra Stati membri per consentire di raggiungere i tre obiettivi condivisibili: difendere una produzione alimentare stabile, una gestione sostenibile delle risorse naturali e dell’azione climatica, e uno sviluppo territoriale equilibrato. Coldiretti sta portando avanti la propria azione sindacale in modo che il sostegno vada esclusivamente agli agricoltori attivi (ovvero titolari di partita IVA agricola ed il cui reddito provenga prevalentemente da attività agricola) e che vengano remunerati i servizi collettivi che essi forniscono alla società, aumentandone l’efficacia e l’efficienza. Il desiderio del gruppo di lavoro è che, in considerazione delle peculiarità del settore risicolo, in seguito al disaccoppiamento totale degli aiuti (previsto dall’health-check della PAC) sia possibile prevedere un sostegno specifico ai produttori di riso, finalizzato a preservare l’integrità territoriale e ambientale, nella logica della biodiversità, e a mantenere efficiente il sistema irriguo. È importante che ci siano riferimenti alla filiera corta, ai canali di distribuzione alternativi alla GDO, alla vendita diretta, ai mercati locali e, soprattutto, alla necessità di dare più peso specifico alle imprese agricole nei rapporti di filiera. Sarà necessaria anche una politica che riformi profondamente ricerca e sperimentazione, in modo da evitare di disperdere risorse ed energie su più enti, ma che sia un solo Ente ad essere al servizio dell’agricoltura. Secondo Coldiretti sarà indispensabile stabilire un tetto massimo all’aiuto assegnabile ad una singola azienda, al fine di evitare la rendita fondiaria a tutto vantaggio del reddito delle imprese agricole. Infine, sarà necessario prevedere aiuti specifici per le aziende che coltivano riso da seme, nonché prevedere il finanziamento di misure di assicurazione agevolata a favore dei produttori, non solo contro calamità naturali, ma anche di assicurazione al reddito. In conclusione, i risicoltori vorrebbero, in futuro, poter ricavare la maggior parte del proprio reddito dal mercato, ma nelle condizioni attuali il settore non può rinunciare a forme di sostegno specifico, pena l’abbandono della coltura. Nelle prossime settimane, Coldiretti Vercelli e Biella creerà altri due gruppi di lavoro specifici per i settori zootecnico e cerealicolo. Nell’elaborazione di queste proposte, e nella loro auspicata traduzione pratica nei prossimi mesi, quando verranno presentate alla Commissione dell’Unione Europea, Coldiretti non ha dubbi che ciascuna esse rappresenterà un elemento fondamentale nel sostegno al proprio progetto di filiera agricola italiana firmata dagli agricoltori. COLDIRETTI CHIEDE MODIFICHE AL NUOVO REGOLAMENTO REGIONALE SULLA GESTIONE FORESTALE L’impatto del nuovo regolamento forestale regionale sul settore forestale non risponde alle reali esigenze dei boscaioli: sono moltissimi i problemi di applicazione ed interpretazione delle norme. “In primo luogo, la presentazione delle comunicazioni, che devono essere inoltrate alla Regione in forma cartacea ed informatica, non è stata agevole, in quanto gli unici sportelli forestali attivati in provincia sono situati a Ceva e Cuneo, e solo grazie all’impegno dei comandi di stazione del Corpo Forestale, i disagi sono stati parzialmente mitigati”, afferma Paolo Rovellotti presidente di Coldiretti Piemonte. Per fare un esempio pratico, con l’attuale regolamento, per intervenire su superfici maggiori di 2000 mq (superficie appena sufficiente per l’autoconsumo) occorre presentare una comunicazione semplice, ove devono essere riportati: a) dati anagrafici completi del proprietario o del soggetto gestore, compreso recapito telefonico e indirizzo di posta elettronica; b) dati anagrafici completi dell’operatore che esegue l’intervento, se diverso dal proprietario o dal soggetto gestore; c) dati catastali dell’area soggetta a intervento, con nome della località; d) caratteristiche del bosco (categoria forestale e governo con riferimento al glossario allegato al regolamento); e) indicazione del tipo di intervento (con riferimento alla casistica di cui al comma 1 dell’articolo 4 e con riferimento al glossario allegato al regolamento); f) indicazione della superficie da percorrere e stima dei quantitativi di legname che si intende prelevare; g) indicazione delle modalità di esbosco. A partire dal 1° settembre 2011 la comunicazione andrà compilata sempre, in quanto decade la franchigia dei 2000 mq introdotta nell’autunno scorso. “I problemi non sono solo amministrativi – aggiunge Bruno Rivarossa direttore di Coldiretti Piemonte –. Anche l’interpretazione tecnica di talune norme non è chiara e non sono mancati numerosi verbali e sanzioni per interventi compiuti in difformità, ma in assoluta buona fede, rispetto alle nuove norme”. Nel momento attuale, gli operatori forestali a tutti i livelli sono verosimilmente disorientati e si rischia veramente la paralisi dei lavori. Secondo Coldiretti, l’esatto opposto dei fini perseguiti dalla legge forestale 4/2009. “Coldiretti si è attivata per favorire una revisione delle norme che consentano un decollo meno impattante delle nuove disposizioni – continua Rivarossa – . Non si può pretendere di passare di colpo da un tipo di gestione ad un’altra. In questo genere di applicazioni la gradualità è d’obbligo”. Per offrire una prospettiva concreta a chi ancora fa o vorrebbe fare attività forestale e che ancora opera nei boschi ed il territorio lo conosce e lo gestisce, Coldiretti opererà in tutti i modi per ottenere un’iniziativa regolamentare che effettivamente vada incontro alle esigenze dei boscaioli. Di qui, le proposte per la modifica dell’attuale disposizione regionale che a giorni sarà presentata all’Assessore regionale all’Agricoltura Claudio Sacchetto in accordo con la centrale cooperativa UNCI-Coldiretti che annovera tra i suoi iscritti realtà cooperative molto significative dal punto di vista economico e di gestione del patrimonio boschivo. DALLA REGIONE ANTIGRANDINE 3,5 MILIONI DI EURO PER LE RETI La Giunta regionale ha deliberato il programma quadro straordinario per la realizzazione di reti antigrandine: nell’ambito delle nuove sfide del Psr, all’installazione delle reti saranno destinati 3,5 milioni di euro, rientranti nella disponibilità della misura 121 – Ammodernamento aziende agricole. L’apertura del bando è urgente: le reti devono essere installate prima del sopraggiungere della stagione estiva e, in base alle disposizioni della misura 121, le aziende agricole non possono procedere alla loro realizzazione prima della presentazione della domanda di contributo. Prendendo esempio dal modello francese, l’assessorato regionale all’Agricoltura ha predisposto un sistema di istruttorie rapido e semplice per accelerare l’esecuzione degli interventi e l’erogazione dei pagamenti. Le aziende agricole dovranno presentare la domanda di contributo, per via telematica, utilizzando i modelli già predisposti per la misura 121. Successivamente, entro 5 giorni, il documento andrà stampato e presentato alla Provincia competente. BATTERIOSI KIWI, PROROGATO IL TERMINE PER L'ESTIRPO Considerato il maltempo che ha caratterizzato le ultime settimane, la Regione Piemonte, ha prorogato il termine per l’estirpo delle piante infette al 15 aprile. Di conseguenza, la presentazione delle domande del relativo contributo, è procrastinata al 20 aprile. Si evidenzia che con la D.D. 265 del 31/03/2011 (relativa alle prime disposizioni applicative a seguito dell’entrata in vigore del D.M. 7 febbraio 2011 “Misure di emergenza per la prevenzione, il controllo o l’eradicazione della batteriosi dell’actinidia causato da Pseudomonas syringae pv. Actinidiae”), sono stati sospesi fino al 31/12/2011, in tutto il territorio della regione Piemonte, i nuovi impianti di actinidia e la messa a dimora di singole piante anche da parte di soggetti non impegnati professionalmente in agricoltura. Impollinazione Entomofila: Con lo scopo di sfavorire la diffusione del batterio PSA, nel periodo della fioritura del kiwi, sarà vietato il ricorso all’impollinazione entomofila (api e bombi). Considerata la non contemporaneità di fioritura delle altre specie frutticole, il divieto si riferisce alla sola coltura del kiwi. Considerata poi, la scarsa propensione delle api a bottinare i fiori del kiwi, è ragionevole pensare che le api stanziali, allevate e detenute nell’area di contenimento, non debbano essere spostate. VICINI ALLA OBBLIGATORI CONCLUSIONE I CONTRO TUBERCOLOSI LA PIANI DI RISANAMENTO BOVINA, LA BRUCELLOSI BOVINA E LA LEUCOSI BOVINA ENZOOTICA I piani di risanamento obbligatori contro la tubercolosi bovina, la brucellosi bovina e la leucosi bovina enzootica sono ormai vicini alla conclusione: la brucellosi e la leucosi non sono più presenti in Piemonte da alcuni anni ed anche la tubercolosi, malattia molto diffusa negli anni passati, è limitata ad un numero molto piccolo di casi. Nel 2010 in tutta la Regione solo 9 aziende sono state colpite dalla malattia. Il numero è di per sé molto piccolo e dimostra la buona situazione degli allevamenti bovini piemontesi. Tuttavia, per le aziende contagiate, la presenza della malattia comporta, oltre agli immediati problemi pratici di gestione, un grave ed imprevisto danno economico. Infatti, in caso di abbattimento dei capi infetti da tubercolosi, brucellosi e leucosi l’ASL corrisponde un’indennità di abbattimento, stabilita dal Ministero della Salute, che copre solo una piccola parte del valore del capo e che, di media, non superi i 400 euro. Non è invece più disponibile il premio di sostituzione che veniva messo a disposizione dall’Assessorato all’Agricoltura, in quanto oggi le norme che regolamentano le politiche di sostegno per gli allevatori, non ne consentono più l’erogazione. La perdita economica, quando la malattia si diffonde in allevamento può diventare imponente. Anche se i sistemi di allevamento e l’attenzione degli allevatori per le buone pratiche attenuano i rischi di reinfezione, occorre tenere presente che questi non possono essere annullati completamente; infatti i pochi casi rimasti di tubercolosi possono ancora rappresentare una fonte di contagio per gli allevamenti indenni. Inoltre, anche per le malattie ormai assenti in Regione, come brucellosi e leucosi, l’intensa attività di commercio, nazionale ed estero, può aprire vie all’ingresso delle malattie. Attualmente può essere un buon strumento di difesa, dal punto di vista economico, la stipula di un’assicurazione, che copra la differenza fra il valore, da sani, dei capi abbattuti e l’importo del valore delle carni e dell’indennità di abbattimento. Sono presenti sul mercato polizze agevolate che coprono il valore dei capi abbattuti (per la parte non coperta dall’indennità statale) e/o il mancato reddito a seguito di focolai infettivi. Ricordiamo che polizze di questo tipo sono offerte dal CO.SM.AN., nell’ambito del programma di contributo regionale, oppure dalla rete territoriale dei CONDIFESA e da altri soggetti nell’ambito del Piano Assicurativo Nazionale. Entrambe sono assistite dall’aiuto pubblico (fino al 50% del costo del premio assicurativo). SCADENZE ED ADEMPIMENTI PER LE AZIENDE CHE ADERISCONO AL PIANO DEI CONTROLLI DELLA NOCCIOLA PIEMONTE IGP Per quanto riguarda le nuove iscrizioni al sistema di controllo o richiesta di integrazione appezzamenti nell'albo della nocciola piemonte IGP, le aziende che non sono mai state iscritte all'albo noccioleti o che intendono aggiungere nuovi appezzamenti, devono inviare ad INOQ entro il 31 maggio 2011, l’ elenco dei Noccioleti nuovi o da integrare, con il dettaglio (per ogni appezzamento) dei dati catastali, comune di appartenenza, superficie, numero piante e data di impianto; le aziende già iscritte per la produzione 2010 devono trasmettere ad INOQ entro il 30 giugno 2011, i dati produttivi, riportando le quantità di Nocciola Piemonte IGP raccolta (controllata e ritenuta idonea) e venduta (certificata); per quanto riguarda, la conferma iscrizione per il 2011 (mantenimento nel sistema di controllo) sempre entro il 30 giugno 2011, le aziende dovranno esprimere la propria intenzione in merito all'utilizzo della denominazione per la campagna entrante. Chi invece non intende avvalersi della denominazione per il 2011, daterà e firmerà l’opzione: "Nel caso l'azienda preveda di non utilizzare l'IGP per l'anno in corso". Può trattarsi anche di rinuncia temporanea, per uno o più anni; il registro noccioleti viene mantenuto, ma non è possibile vendere il prodotto come Nocciola Piemonte IGP per il periodo di rinuncia.