il Sass lino - Cattedrale di Aosta

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il Sass lino - Cattedrale di Aosta
©
grafica by  Mel
il Sass
lino
n. 11
15 marzo
2014
Informazioni settimanali per i cristiani residenti e di passaggio nella
parrocchia di SANTO STEFANO in Aosta. Si pubblica il sabato.
Ufficio parrocchiale: Via Martinet, 16 - 11100 Aosta - tel. 0165 40 112
Dal lunedì al venerdì h 9:30 - 11:30.
4 Celebrazioni Eucaristiche della Settimana
Il simbolo
indica le feste di precetto.
Gesù fu trasfigurato davanti a loro: il
suo volto brillò come il sole...
(Mt 17,2)
DOM 16 ● SECONDA DOMENICA DI QUARESIMA
(vigilia) h 17:30 def. Anselmina e Nigero Diémoz | def. Maria Maugino Santagiuliana
h 9:00 per la comunità parrocchiale
LITURGIA DELLA PAROLA
Gen 12,1-4a 2 Tim 1,8b-10
Mt 17,1-9
lun 17
mar 18
mer 19
gio 20
ven 21
h 18:30 def. Francesco Spalti | def. Vincenzo Macrì e def. fam. Pronesti
h 18:30 def. Christiane Seganfreddo (messa di 30a)
————
h 18:30 def. Carlo e Triestina Donegà
h 18:30 def. Giuseppe, Giuseppina, Agostino | def. Maria Maugino Santagiuliana (messa di 30a) | def. Angelo e Giuseppina Lazzarotto | def.
fam. De Micheli, Villa, Vola; Bruno Vacchina
sab 22 ————
DOM 23 ● TERZA DOMENICA DI QUARESIMA
(vigilia) h 17:30 def. Giuseppe Torrero | def. Germana, Maria, Matteo | def. Prosperina e Alessandro | def. Adelmo e Quinto
h 9:00 per la comunità parrocchiale
LITURGIA DELLA PAROLA
Es 17,3-7 Rom 5,1-2.5-8
Gv 4,5-42
U Agenda Settimanale della Comunità
(Parrocchiale, Zonale, Diocesana)
lun 17
■ Oratorio San Filippo , h 10:00 / Riunione dei presbiteri e diaconi della Zona
Pastorale n. 3
mar 18 ■ Chiesa parrocchiale, h 18:00 / Nei martedì di Quaresima, per valorizzare questo tempo liturgico, celebrazione comunitaria dei Vespri. Lo spazio di tempo successivo (una dozzina di minuti circa) si trascorre nella preghiera silenziosa personale. Alle h 18:30 inizia regolarmente l’eucaristia. Ovviamente si può partecipare anche alla sola preghiera dei Vespri.
■ Chiesa parrocchiale, h 20:30 / L’Ufficio pastorale per la Famiglia e la Terza Età ha organizzato una Veglia di Preghiera, presieduta dal vescovo, per i papà.
mer 19 ■ Chiesa Santa Croce, h 17:30 - 18:30 / Adorazione Eucaristica.
■ Chiesa di Sant’Orso, h 18:30 / Eucaristia presieduta dal vescovo (2a stazione
quaresimale). Per il calendario completo, v. locandina in chiesa.
gio 20
■ Salone parrocchiale, h 8:30 - 9:30 / Preghiera per le vocazioni.
■ Cappella del Seminario, h 15:00 - 18:00 / Adorazione Eucaristica per le vocazioni (ogni terzo giovedì del mese)
ven 21 ■ Oratorio, h 17:00 / Incontro per i genitori dei bambini che si preparano alla Prima Comunione.
■ Salone parrocchiale, h 15:30, gruppo “Anziani sì... ma sempre giovani” / Proiezione del filmato «Viaggio in Scandinavia: obiettivo Capo Nord», a cura dei coniugi Debernardi-Magnin. Incontro aperto a tutti.
sab 22 ■ Parrocchia dell’Immacolata, h 20:30 / Incontro di Ernesto Olivero. Per il programma di tutto il pomeriggio, v. locandina in chiesa.
v L’Orazione della Liturgia
(È l‘orazione pronunciata all’inizio dell’eucaristia
domenicale o festiva. Facendo spesso riferimento alle
tre letture, lungo la settimana può servire a ricordare la
Parola di Dio ascoltata).
O Dio, che chiamasti alla fede i nostri padri e hai dato a noi la grazia di camminare
alla luce del Vangelo, aprici all’ascolto del
tuo Figlio, perché accettando nella nostra
vita il mistero della croce, possiamo entrare nella gloria del tuo regno.
J Scuola di Preghiera
CONTEMPLAZIONE E INTERCESSIONE
II fatto che siamo presenti in una situazione la cambia profondamente perché
Dio si rende allora presente con noi, mediante la nostra fede. Ovunque siamo, a
casa con la nostra famiglia, con gli amici
quando sta per scoppiare una lite, al lavoro
o semplicemente in metropolitana, per la
strada, in treno, possiamo raccoglierci e
dire: “Signore, io credo in te, vieni in mezzo a noi”.
E grazie a questo atto di fede, in una preghiera contemplativa che non ha bisogno di
vedere, possiamo intercedere presso Dio
che ha promesso di essere presente quando noi lo invochiamo. A volte ci mancano le
parole, altre volte non sappiamo come
comportarci in modo sensato, ma possiamo sempre chiedere a Dio di venire e di
rendersi presente. E ci accorgeremo che
DOM 23 ■ Priorato di St-Pierre, dalle h 10:00 / Giornata di spiritualità per fidanzati e sposi
guidata dal Vescovo. Prevista animazione per bambini e ragazzi. Possono partecipare anche persone singole. Per informazioni e prenotazioni (entro venerdì sera): Roberta e Stefano Trèves 0166 51 81 68; Ufficio per la pastorale della Famiglia e la terza Età 346 62 41 276.
p Un minuto per Pensare...
Gesù Cristo è un Dio a cui ci si avvicina
senza orgoglio e sotto il quale ci si abbassa senza disperazione.
Blaise Pascal
Pochi secondi per un sorriso
Domanda esistenziale: Quelli che appendono il cartello «Chi tocca i fili muore»
muoiono tutti?
☞ I segni della Liturgia
Semplici appunti per “interpretare” la liturgia (e non rimpiangere il passato).
2. L’ADEGUAMENTO DEGLI ALTARI
Nella prima “puntata” di questa nuova rubrica (il Sassolino n. 7 del 15-2-2014) ho
comunicato quanto la Chiesa ha deciso, a
seguito della riforma liturgica scaturita dal
concilio del Vaticano II, per quanto riguarda
l’altare: esso deve tornare ad essere il
“baricentro” delle nostre chiese.
L’impegno è stato grande, perché si trattava di andare contro una prassi che ormai
durava da secoli, e cioè la parcellizzazione
delle celebrazioni (non esisteva più la concelebrazione) e il moltiplicarsi degli altari,
che spesso veniva eretti per la devozione
personale degli offerenti nei confronti di
qualche santo. Per fare un esempio riguardante la nostra chiesa, l’altare di San Sebastiano, in fondo alla navata destra, era
sede della Confraternita omonima e probabilmente fu costruito con le offerte dei
membri della confraternita stessa, che così
potevano avere il “loro” altare privato, al
quale far celebrare le “proprie” messe devozionali.
Oltre alla perdita di centralità, lo spostamento dell’altare verso la parete di fondo
della chiesa per farne il supporto di macchine sceniche sempre più solenni (come
avvenne soprattutto durante il barocco), fece perdere all’altare anche la sua stessa
funzione, la più banale, eppure la più importante: l’altare è una tavola imbandita
sulla quale si pone del cibo, il Cibo Eucaristico. Per questo motivo si arrivò a trasformare in tavole… le balaustre. Le persone
che hanno, come me, almeno una sessantina d’anni, ricordano certamente che, per
ricevere il pane eucaristico, ci si inginocchiava lungo le balaustre, che delimitavano
l’area presbiterale, le quali erano ricoperte
da bianche tovaglie, proprio come se fossero delle tavole, ma senza averne, ovviamente, la forma!
L’azione riformatrice della Chiesa, lungi
dall’essere una novità, è stata dunque un
ritorno alle origini. E apparsa come inaccettabile novità soltanto per chi non conosce,
e non vuole conoscere, la storia della liturgia.
Le norme attuali prescrivono dunque che il
presbiterio, e quindi anche l’altare, non sia
separato in alcun modo dal luogo dove si
colloca l’assemblea, anche se, per motivi di
semplice visibilità, può essere un poco più
rialzato rispetto all’area circostante, oppure
evidenziato da sobri elementi ornamentali.
È chiaro che attuare queste indicazioni partendo da zero, cioè costruendo una nuova
chiesa, è certamente più facile. Il risultato
estetico finale può essere più o meno felice, a seconda della capacità dell’architetto
di mettere insieme funzionalità, valore simbolico e bellezza; ma, in tutti i casi, almeno
l’altare è unico e posto in qualche modo al
centro. Un risultato, secondo me, molto felice è stato ottenuto nella chiesa del Santo
Volto di Torino, che abbiamo avuto modo
di visitare in occasione della gita parrocchiale del 13 giugno 2012.
Tutto è molto più complicato quando si devono adeguare alle nuove norme edifici antichi. Nel passato ci sono già state più e più
volte “rivoluzioni” architettoniche di questo
tipo, solo che non ci poneva problemi a distruggere affreschi, smantellare statue,
reimpostare gli spazi interni di una chiesa.
Quanti cambiamenti sono avvenuti in chiese plurisecolari come la Cattedrale o
Sant’Orso! Ma anche la nostra piccola
Santo Stefano deve averne viste di belle in
occasione della grande opera di
“ammodernamento” iniziatasi a partire dal
1728, operando di una struttura quattrocentesca. I muri e i pilastri non sono cambiati, ma chissà come si presentava la
chiesa: quali affreschi sono forse stati sacrificati? quali antichi altari sono stati
smantellati? Insomma, vuoi perché non
c’erano le Sovrintendenze, vuoi per la sensibilità così diversa dalla nostra, sta di fatto
che, nel tempo, abbiamo perso un numero
incalcolabile di opere artistiche.
Ora certamente il nostro comportamento è
più attento a conservare e custodire i segni
del passato. Anzi, le nostre ricerche archeologiche, soprattutto negli ultimi decenni, ci
hanno condotto a riscoprire capolavori nascosti, magari dimenticati da secoli, anche
se seriamente danneggiati. Si pensi, per
muterà spesso l’atmosfera, avranno fine le
liti, verrà la pace.
Questo non è un modo meno importante
di intercedere, quantunque sia meno spettacolare di un grande sacrificio. In esso
vediamo ancora una volta come contemplazione e azione siano inseparabili, e come l’azione cristiana sia impossibile senza
la contemplazione. Vediamo pure come la
contemplazione non sia allora una visione
di Dio e basta, ma una visione profonda di
ogni realtà che ci mette in condizione di
coglierne il significato eterno. La contemplazione non è la visione di Dio e
nient’altro, ma del mondo in lui.
(Anthony Bloom, La preghiera giorno dopo
giorno, Ed. Qiqajon, 1995, p. 101)
(46. continua)
fare un solo esempio, agli affreschi che ricoprivano le pareti della Cattedrale e che
furono distrutti in occasione della costruzione delle volte, che la nuova “moda” gotica
imponeva; sono affreschi di cui conosciamo solo una piccola parte, e cioè i frammenti che si sono salvati nello spazio tra le
volte stesse e il tetto, e che ora custodiamo
come una preziosa reliquia.
Però, proprio a causa della nostra sensibilità archeologica che non ci permette più di
eliminare il passato, il risultato della ristrutturazione della nostre chiese per adeguarle
all’ultima riforma liturgica è sempre deludente: l’altare contemporaneo deve confrontarsi con l’esistenza di un altare antico
conservato alla sue spalle e con altri eventuali altari secondari, tutti artisticamente e
storicamente intoccabili. Tornando alla nostra chiesa, ci vuole proprio un grande sforzo visivo e cerebrale per “vedere” l’altare,
su cui celebriamo l’eucaristia, come il centro di tutta la chiesa e dell’assemblea che
vi si riunisce: l’imponenza dell’altare che gli
sta dietro è veramente troppo… imponente! Proprio il contrario di quanto scrissero i
nostri vescovi alcuni anni fa: «Si ricordi che
pur proporzionato all’area presbiterale in
cui è situato, l’altare assicura la funzione di
focalità dello spazio liturgico solo se è di
dimensioni contenute» (Commissione episcopale per la liturgia, La progettazione di
nuove chiese, n. 8, nota pastorale CEI, 18
febbraio 1993). Per lo stesso motivo,
l’altare non dev’essere appesantito da raffigurazioni vistose o da simbolismi troppo
ricercati. Deve rimanere una mensa che
diventa simbolo permanente, anche quando la chiesa è vuota, per la sua collocazione e per la sobrietà e il buon gusto con cui
lo si decora. Anche perché, non dimentichiamolo, il simbolismo liturgico deve sempre portare ad altro, all’Altro. Nel caso
dell’altare, esso deve rimandare al vero altare costituito da Cristo e dalla sua Chiesa,
come proclama il testo del prefazio della
dedicazione: «Attorno a questo altare ci
nutriamo del corpo e sangue del tuo Figlio
per formare la tua Chiesa una e santa. Alle
sorgenti di Cristo, pietra spirituale, attingiamo il dono del tuo Spirito per essere anche
noi altare santo e offerta viva a te gradita».