La depurazione delle acque reflue urbane in Italia
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La depurazione delle acque reflue urbane in Italia
27 gennaio 2004 La depurazione delle acque reflue urbane in Italia Anno 1999 L’Istat presenta i primi risultati delle rilevazioni censuarie sugli impianti di depurazione delle acque reflue urbane e sulle reti fognarie. Queste due rilevazioni fanno parte del Sistema delle Indagini sulle Acque (SIA-1999), predisposto dall’Istat per fornire un quadro complessivo dell’uso delle acque urbane dal prelievo allo scarico. Gli impianti di depurazione delle acque reflue urbane presenti complessivamente in Italia sono 15.162. L’indagine ha rilevato informazioni su 12.468 impianti, pari all’83% del totale. La quota restante, per la quale non sono disponibili informazioni, corrisponde ad impianti che sono per lo più al servizio di piccoli insediamenti. I risultati dell’indagine si aggiungono a quelli de “La distribuzione dell’acqua potabile in Italia – Anno 1999”, statistica in breve diffusa il 10 luglio 2003. La depurazione delle acque reflue urbane Ufficio della Comunicazione Tel. + 39 064673.2243-2244 Centro di informazione statistica Tel. + 39 06 4673.3102 Informazioni e chiarimenti Progetto Metodologie e Statistiche Ambientali Via Ravà, 150 Roma – 00142 Roma Isabella Pierantoni Grazia Di Bella Stefano Tersigni Marilena Ciarallo Tel. +39 06 5952.4348 I comuni italiani che dispongono di una rete fognaria delle acque reflue urbane, a copertura di tutto o di una parte del territorio comunale, sono 7.988 pari al 99% del totale. I rimanenti 112 comuni, 59 dei quali sono in Puglia, sono invece sprovvisti di rete fognaria, anche se possono esservi presenti piccoli impianti di trattamento dei reflui gestiti autonomamente dagli utenti (Tavola 1). Il 48% dei comuni provvisti di rete fognaria depura completamente tutte le acque reflue convogliate nella fognatura pubblica, il 39% ne depura soltanto una parte, mentre il 13% scarica le acque reflue non trattate in un corpo idrico (corso d’acqua, lago, mare…). Puglia (94%), Valle D’Aosta (77%) e Sardegna (71%) sono le regioni in cui la maggioranza dei comuni convoglia tutti gli scarichi negli impianti di depurazione; Marche (23%), Toscana (24%) e Calabria (25%) sono invece agli ultimi posti. Nel Nord-ovest, nel Centro e nel Mezzogiorno ci sono molti comuni nei quali lo scarico fognario non subisce nessun trattamento di depurazione. Nel Nord-ovest ciò accade soprattutto in Lombardia (20% dei comuni con rete fognaria) e nel Piemonte (8%); nel Centro la percentuale più alta si registra nel Lazio (25%), mentre nel Mezzogiorno si rileva in Calabria (28%) e in Campania (19%). In tutti i comuni con più di 80.000 abitanti i reflui vengono trattati in modo completo o parziale (Tavola 2), ad eccezione di un comune oltre i 500.000 abitanti (quello di Milano). Gli impianti di depurazione Dei 12.468 impianti osservati, 12.065 sono quelli esistenti (di cui il 95% in esercizio) e 403 in corso di realizzazione (Tavola 3). Il maggior numero di impianti di depurazione in esercizio si trova nel Nordovest (4.329), mentre nel Meridione sono oltre il 10% quelli non in esercizio (234) e il 7% quelli in corso di realizzazione (152). Per quanto riguarda gli impianti esistenti, Nord-est e Nord-ovest ne hanno in esercizio rispettivamente il 99% e il 97%; le Isole e il Sud registrano invece i valori più bassi (rispettivamente 89% e 88%). A livello regionale il Trentino Alto-Adige ha tutti gli impianti esistenti in esercizio, ed è seguito da Valle D’Aosta, Emilia-Romagna (99%) e Piemonte (98%). Gli impianti di depurazione possono essere classificati in tre tipologie: primario, secondario e terziario. Gli impianti di tipo terziario, rispetto a quelli di tipo secondario e primario, hanno la maggiore capacità di abbattimento del carico inquinante (si veda a questo proposito il glossario). In Italia gli 11.509 impianti in esercizio sono per il 51% di trattamento primario (5.839), per il 42% di trattamento secondario (4.855) e per il 7% di trattamento terziario (815). Prospetto 1 – Impianti di depurazione delle acque reflue urbane in esercizio 1 e abitanti equivalenti serviti (AES ) effettivi, per tipologia di trattamento. Anno 1999 TIPOLOGIA DI TRATTAMENTO Primario Secondario Terziario Totale Impianti Numero 5.839 4.855 815 11.509 % 50,7 42,2 7,1 100,0 AES effettivi Numero 4.540.762 37.308.048 22.186.696 64.035.506 % 7,1 58,3 34,6 100,0 La capacità effettiva depurativa degli impianti, ossia il carico inquinante proveniente dalle acque reflue urbane e trattato dagli impianti di depurazione, è pari a circa 64 milioni di abitanti equivalenti serviti (AES effettivi). Il carico degli AES effettivi (Prospetto 1) per il 58% è depurato da impianti di tipo secondario, per il 35% da impianti di tipo terziario e solo per il 7% subisce un trattamento di tipo primario (in quanto questi impianti sono per la maggior parte di piccole dimensioni). Se si considera la capacità effettiva e quella potenziale degli impianti di depurazione (79 milioni di AES di progetto2), il Nord ha 22 milioni di AES effettivi, pari al 34% del totale in Italia, e 40 milioni di AES di progetto, corrispondente al 51% della capacità potenziale di depurazione esistente in Italia (Tavola 4). I maggiori carichi inquinanti in ingresso agli impianti di depurazione (AES effettivi), per quanto riguarda il trattamento primario, sono nel Nord-est; per il trattamento secondario nel Meridione; per il terziario nel Nord-ovest. La più alta capacità potenziale di depurazione dell’impianto (AES di progetto) si registra, per il trattamento primario, nel Nord-est; per quello secondario e terziario nel Nord-ovest (Tavola 4). Il numero di AES di progetto è di norma più elevato rispetto a quello degli AES effettivi; si rilevano tuttavia casi di sottodimensionamento degli impianti rispetto ai carichi inquinanti in ingresso in Puglia, per gli impianti primari e secondari, e in Calabria, per gli impianti terziari. Rispetto al totale degli AES effettivi e di progetto per ripartizione geografica e per regione, emerge che il Centro è la ripartizione nella quale l’incidenza del trattamento terziario è maggiore, mentre nelle Isole e nel Sud è prevalente il trattamento secondario; il trattamento primario è maggiormente presente nel Nord-ovest e nel Nord-est (Tavola 5). 1 Abitanti equivalenti serviti (AES): rappresentano l’unità di misura con cui viene convenzionalmente espresso il carico inquinante organico biodegradabile in arrivo all’impianto di depurazione, secondo l’equivalenza: 1 abitante equivalente = 60 grammi di BOD5. 2 La variabile AES di progetto rappresenta la capacità potenziale di depurazione dell’impianto dimensionata anche in base ai picchi di carico inquinante in ingresso al depuratore dovuti alla stagionalità del fenomeno. 2 I dati regionali per le stesse variabili mostrano percentuali più elevate di depurazione di tipo terziario nella provincia di Bolzano (81%), in Toscana (67%), in Umbria (62%) e in Basilicata (61%). Le altre regioni presentano quote prevalenti di trattamento secondario. Per il trattamento primario si segnalano la Liguria (33%), il Friuli Venezia Giulia (26%), la Valle d’Aosta (16%) e la Sicilia (15%). A livello nazionale 9.210 impianti sono di piccole dimensioni (fino a 2.000 AES) e, di questi, 5.699 hanno una tipologia di trattamento primario (Tavola 6). Per quanto riguarda la capacità media degli impianti di depurazione (AES effettivi per impianto), gli impianti terziari sono a servizio di un più alto numero di AES (Tavola 7). Il valore medio nazionale, infatti, è pari a 27.223 AES per impianto terziario, contro i 778 AES per impianto primario. A livello regionale, la Sicilia presenta il più alto numero di AES per impianto con depurazione primaria (11.182), la Puglia per quanto riguarda il trattamento secondario (26.030). In riferimento agli impianti terziari, i valori più elevati si registrano, oltre che in Valle D’Aosta (148.300), dove è presente un solo impianto, in Piemonte (74.893) ed in Campania (50.065). I gestori degli impianti di depurazione In Italia i gestori degli impianti di depurazione sono 4.245 (Tavola 8). Di questi solo l’8% gestisce esclusivamente il servizio di depurazione, mentre i rimanenti operano anche nelle altre fasi del ciclo d’uso delle acque urbane (acquedotti, reti di distribuzione dell’acqua potabile, reti fognarie). Gli impianti di depurazione in Italia (Tavola 9) sono gestiti in misura prevalente dai comuni (86%); valori superiori si registrano nel Sud (90%) e a livello regionale in Calabria (94%), Valle D’Aosta (94%) e Campania (92%). La percentuale più bassa di gestioni comunali si rileva invece nel Centro (81%) e, a livello regionale, in Toscana (64%), nella quale tra l’altro è presente il maggior numero di società per azioni (14%). Glossario Rete fognaria Si intende il sistema di condotte per la raccolta e il convogliamento delle acque reflue domestiche o il miscuglio di queste con acque reflue industriali, assimilabili alle acque reflue urbane, e/o acque meteoriche di dilavamento. Impianto di depurazione con trattamento primario Il trattamento primario permette la rimozione di buona parte dei solidi sospesi sedimentabili per decantazione meccanica nei bacini di sedimentazione, con o senza uso di sostanze chimiche (flocculanti). Le vasche settiche di tipo Imhoff sono incluse in questa tipologia. Impianto di depurazione con trattamento secondario Il trattamento secondario è un processo di ossidazione biologica della sostanza organica biodegradabile sospesa e disciolta nelle acque di scarico, utilizzando batteri aerobi. Il trattamento si distingue in processo a biomassa sospesa o a biomassa adesa. E’ necessaria la presenza di biodischi, letti percolatori e vasche di aerazione nelle unità che costituiscono la linea acque dell’impianto. Impianto di depurazione con trattamento terziario Il trattamento terziario consente di rimuovere efficacemente sostanze non eliminate completamente con i trattamenti precedenti, quali microrganismi, sali nutritivi, sostanze organiche (si possono attuare la nitrificazione-denitrificazione, le precipitazioni del fosforo, la clorazione e altri trattamenti chimico-fisici). Vasche Imhoff Vasche settiche che consentono la chiarificazione dei liquami domestici provenienti da insediamenti civili di ridotte dimensioni. Sono proporzionate e costruite in modo tale che il tempo di detenzione del liquame sversato sia di circa 4-6 ore; il fango sedimentato è sottoposto a sedimentazione anaerobica. 3