prima notizia in evidenza / editoriale

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Newslett er Internazionale
4 giugno 2013
Anno II/Numero 20
Don Gallo, il prete degli ultimi
Don Andrea Gallo was a "priest without Church". The Church never liked him, saying he was too much of a politician other than a priest.
But despite this, Don Gallo always sticked to his religious believes and his humans convictions, always on the side of t he poor and
the excluded. He died last week at the age of 84, leaving as inheritance a big lesson of humanity
Andrea Gallo nasce a Genova il 18 luglio 1928. Sin dall'adolescenza sviluppa una
dedizione a vivere a tempo pieno con "gli ultimi". Nel 1960 viene nominato
cappellano alla nave scuola della Garaventa, noto riformatorio per minori: in questo
ambiente cerca di inserire un nuovo metodo educativo, basato sull'inserimento di
libertà e fiducia in sostituzione di metodi esclusivamente restrittivo -punitivi. I
ragazzi si sono dimostrati da subito entusiasti di questo nuovo ambiente, in cui il
prete permetteva loro di andare al cinema, per esempio, discostandosi dal concetto
di "espiazione della pena" come unica ragione della chiusura nel riformatorio. Ma
nel '64 senza spiegazioni da parte dei superiori salesiani Don Gallo viene rimosso
dall'incarico: a seguito di tale episodio Don Gallo lascia la co ngregazione salesiana
chiedendo di entrare nella diocesi genovese. Viene mandato a Capraia e nominato
cappellano del carcere per poi venire destinato due mesi dopo in qualità di vice
parroco alla chiesa del Carmine. Ma presto Don Gallo e le sue prediche crearono
dissensi tra i fedeli e parte della curia tanto che lo stesso cardinale Siri disse che i
suoi contenuti "non erano religiosi ma politici, non cristiani ma comunisti". Aveva
trasformato la parrocchia in un punto di aggregazione per giovani e adulti, per i più
poveri e per gli emarginati che li trovarono un fondamentale punto di riferimento.
Ma proprio per la collocazione politica la parrocchia di Don Gallo diventa punto d'incontro per molti militanti di sinistra, cristiani e
non.
Il casus belli del provvedimento di espulsione si colloca all'interno di una predica domenicale, nel 1970. Nel quartiere venne scoperta
una fumeria di hashish, che creò molta indignazione nell'alta borghesia di quartiere. Don Gallo ricordò che molte alte droghe
rimanevano diffuse, come quella del linguaggio, grazie alla quale un ragazzo può risultare "inadatto agli studi" se figlio di povera
gente o un bombardamento di popolazioni intere può diventare "azione a difesa della libertà". Da qui partirono le accuse di
comunismo e la Curia lo espulse dal Carmine. Nonostante le proteste il prete scomodo viene cacciato senza ripensamenti. Ma
questo non ha significato per Don Gallo l'abbandono del suo impegno religioso: "La cosa più importante- diceva Don Gallo - che tutti
noi dobbiamo sempre fare nostra è che si continui ad agire perché i poveri contino, abbiano la parola: i poveri cioè la gente che non
conta mai, che si può bistrattare e non ascoltare mai". Poco tempo dopo venne accolto dal parroco di San Benedetto, Don Federico
Rebora e insieme a lui e un piccolo gruppo di persone, crea la Comunità di S. Benedetto al Porto. La comunità accoglie, tutt'oggi,
tossicodipendenti, alcolisti, malati psichici.. quelli che dalla società vengono considerati "gli ultimi".
Don Gallo, scomparso settimana scorsa all'età di 84 anni, rappresentava per molti "l'altra faccia della chiesa". Era un uomo sempre
dalla parte degli ultimi, che nonostante il rifiuto da parte della Chiesa non ha mai abbandonato i suoi ideali religiosi e so prattutto di
umanità. Per il suo impegno genuino a favore degli ultimi, dei poveri e degli emarginati sociali, è doveroso ricordarlo. Don Ga llo ci
lascia un'eredità di umanità che si può trovare in molti libri, molti pubblicati per finanziare la comunità di San Benedetto .
The
Selezione dei testi a cura di Fabio Ghelfi, Umberto Bettarini, Angelo Motola e
Laura Zunic a
Pubblicazione del Dipartimento Internazionale CGIL Lombardia
[email protected]
viale Marelli 497, Sesto San Giovanni – Milano
Il progetto I.C.A.R.U.S. ha ricev uto il sostegno
della Comunità E uropea – la responsabilità d ei
contenuti è esclusiv amente dei realizzatori e la
Comunità
Europea
n on
ha
a lcuna
responsabilità sulle inf ormazioni riportate.
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Una generazione NON+ disposta a tutto
The CGIL has launched a campaign against young insecurity. "Giovani NON+ disposti a tutto" try to channel the anger of a gene ration
deprived of rights.
Gi ovani NON+ dispos ti a tutto è una campagna lancia ta dai gi ovani della CGIL per
incanala re la rabbia di una genera zione pri va di di ri tti che è stanca di subi re sulla
propria pelle le conseguenze della preca rietà . Come si legge dal si to internet della
campagna , la real tà per i giovani in cerca di la voro “ha nomi mol to precisi : umiliazione,
sfruttamento, frus trazione, rabbia ”. L’obbietti vo degli organi zzatori è, perciò, quello di
pa rti re da questi sentimenti i ndi viduali per cos trui re forme di resistenza colletti va . La
preca rietà , infa tti , isola le persone e le rende più vulnerabili nei confronti dei di versi
da tori di la voro.
NON+ dispos ti a tutto prova a ra ppresenta re, a ttra verso una campa gna vi rale ed un
utilizzo i nnova ti vo delle nuove tecni che di comunica zione, quella genera zione
continuamente umiliata da annunci di la voro degra danti , spesso non retribui ti , in cui si
ri chiede giovanissima età e grande esperienza , anche per s volgere mansioni il più delle
vol te elementa ri . I giova ni della CGIL, perciò, in un contes to in cui si chiede alle nuove
genera zioni di essere dispos te a tutto, vogliono ri badi re con forza che da ora in a va nti
tutto ci ò non è più è possibile in quanto è giunto il momento di ribella rsi insieme.
Gli slogan della campa gna sono mol tepli ci. Grande enfasi è da ta alle i nizia ti ve contro gli sta ge truffa . Rispetto a questo punto la
campagna chiede che entro luglio le regioni si a tti vi no per da re attuazione ad una legge per la regolazione dei di ri tti mini mi per gli
s tagis ti, comprendenti previsioni rispetto al gius to compenso. Inol tre, sempre sul tema sono s ta ti riprodotti dei finti annunci di la voro,
che mettono in luce la degrada nte condi zione dei giovani in cerca di un’occupa zione. Annunci shock, ma non per ques to pri vi di
verosimiglianza, come i tanti che si possono vedere nelle ba cheche dentro le uni versi tà . Annunci come “pra tica legale offresi a
neolaureati pra ti ci con fotocopiatri ci e ca ffè ris tretto ”, oppure, “tea tro presti gioso cerca s tagis ti dalle idee impagabili”, solo per ci ta rne
al cuni . Tutti elementi che servono a mettere in luce la dramma ti ca real tà degli sta ge i n Italia, che nella pra ti ca quotidiana si
trasformano, troppo spesso, in s trumenti utili esclusi va mente ad abba ttere il cos to del la voro, senza alcun elemento di formazione per
il la vora tore.
La campa gna , inol tre, punta all’introduzione di nuovi di ri tti per le forme atipi che di contra tta zione. In pa rti colare l ’es tensione
dell ’indenni tà di disoccupazi one anche ai la vora tori preca ri , la ri forma dei centri per l ’impiego, che possa consenti re un effetti vo
incontro tra domanda ed offerta di la voro, in un’otti ca di applica zione anche i n Italia della Youth Gua rantee , il di ritto di pa rtecipa re alle
elezi oni dei rappresentanti dei la vora tori , da es tendersi anche ai collabora tori coordi nati e continuati vi .
Gi ovani NON+ disposti a tutto porta alla luce un mondo troppo spesso dimenti ca to , una genera zione che è na ta nell’era della
preca rietà e che non vede alternati ve ad un mondo senza di ritti . La ca mpa gna , perciò, punta a fa r us ci re allo s coperto la rab bia di
un’intera genera zione, nella consapevolezza che l ’a zione colletti va e la determina zione sono il punto di pa rtenza per un progetto di
cambiamento.
La moschea risponde alle ostilità con tè e biscotti
Demonstrators who had gathere d to protest a t Islamic centre accept invitation to take refreshments and open a dialogue.
Sono undici le moschee in tutto il Regno Unito ad essere state o ggetto di manifestazioni e
attacchi in seguito ai tragici fatti di Londra di settimana scorsa,dove due uomini inglesi di
origine nigeriana hanno brutalmente decapitato un soldato britannico di 25 anni in mezzo alla
strada, inneggiando slogan islamici. Da allora gli attacchi verbali, le minacce ed alcuni tentativi
di violenza, si sono moltiplicati nei confronti dei musulmani residenti in Gran Bretagna. Il clima
di tensione di questi giorni non si è ancora fermato, ma una storia su tutte è emersa, una storia
di coraggio che molto ha da insegnare tra coloro che cercano la risoluzione dei conflitti, a
dimostrazione che un solo piccolo gesto può fare la differenza.
Siamo York, nella contea del North Yorkshire. Domenica 26 maggio 2 013, un gruppo ristretto di
sostenitori dell'English Defence League - EDL, un movimento politico di estrema destra nato
nel 2009 in opposizione al fondamentalismo islamico e alla diffusione dell'Islam in Inghilterra,
si sono dati appuntamento per una manifestazione davanti alla moschea e centro islamico di
Bull Lane. Dopo aver appreso la notizia della mobilitazione, circa un centinaio di membri della
comunità islamica hanno aperto le porte del luogo di culto invitando i contestatori ad entrare
per condividere con loro del cibo e poter dialogare in totale calma e rispetto. Inizialmente
ricevuti da urla e bandiere di San Giorgio sventolanti, i fedeli hanno accolto i manifestanti al
Selezione dei testi a cura di Fabio Ghelfi, Umberto Bettarini, Angelo Motola e
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loro ingresso nel centro islamico con tè, biscotti e un pallone da calcio. L'invito ha immediatamente abbassato il livello di tensione
che si era creato appena fuori dai cancelli.
"Tè, biscotti e calcio, s ono una grande e tipica combinazione quando si tratta di disarmare azi oni ostili ed estremiste", ha
commentato l'arcivescovo di York, il Dt. John Sentamu, dopo aver giudicato "fantastica" la risposta dei membri della moschea, i
quali hanno dimostrato un grande coraggio morale. Anche Padre Tim Jones, della parrocchia vicina alla moschea di Bull Lane si è
detto "orgoglioso" per q uanto accaduto domenica, pronunciando parole di stima e rispetto nei confronti dei fedeli della comunità
islamica: "Ho sempre saputo che erano persone intelligenti e compassionevoli. Penso che il mondo debba imparare da quello che è
successo in questa piccola moschea".
Mohammed el-Gomati, docente presso l'Università di York ha dichiarato: "C'è la possibilità di avere un dialogo anche con l'EDL.
Dobbiamo cominciare da qui. Chissà, forse anche l'EDL ci inviterà a un loro evento e la comunità musulmana sarà lieta di acce ttare
l'invito?"
Ismail Miah, presidente della moschea di York, ha aggiunto: "Sotto la bandiera dell'Islam esistono tante diverse correnti politiche:
democratica, l'estrema destra, la sinistra, il centro. Non è possibile accusare un'intera comunità per quello che due persone hanno
commesso. Quello che è accaduto a Londra non ha nulla a che vedere con l'Islam. E' stato fatto per ragioni personali ".
Anche il consigliere comunale, Neil Barmes, era presente all'incontro: "Non credo che dimenticherò mai questo giorno in cui la
moschea di York ha affrontato la rabbia e l'odio con la pace e il calore".
Una situazione potenzialmente instabile e pericolosa si è trasformata in un momento di avvicinamento, di dialogo e condivisione
pacifica, grazie all'impegno e alla volontà di persone generose che hanno messo al primo posto la comprensione invece che lo
scontro e la possibile violenza.
Avere la forza di parlare e trovare punti di condivisione, in questo caso il desiderio di non accettare in nessuna delle sue molteplici
sfaccettature e ideologie l'estremismo e la violenza, è quello che allo stato attuale delle cose, colpevolmente, ci manca. Di alogare è
all'apparenza il gesto più semplice e allo stesso tempo il più difficile da compiere, troppo spesso per nostra responsabilità. Viviamo
in una società in cui, complice il delicato momento di crisi economica e soprattutto sociale che stiamo vivendo, lo scontro s ociale
tra membri di una stessa comunità, e troppo spesso contro coloro che vengono percepiti come estranei, ha raggiunto livelli
d'intolleranza e rappresentazioni distorte della realtà pericolose, portando in molti casi, complici alcuni episodi politici, a fenomeni
devianti quali le ingiustificate derive xenofobe e più in generale ai razzismi.
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