Il trovatore Novembre 2013

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Il trovatore Novembre 2013
do del lavoro
Mensile di informazione sul mon
a cura del CSL Ogliastra
Il lavoro che arriva dal web.
C’è chi vede nella fibra ottica l’infrastruttura necessaria al rilancio dell’economia nazionale, chi
crede nella digitalizzazione della scuola per far crescere la qualità della formazione professionale:
in ogni caso, secondo uno studio di Page Personnel presentato agli Internet Days di Milano, il
web potrebbe essere il futuro dell’imprenditoria. Spogliandolo dal ruolo di media pubblicitario
di massa e di nicchia assieme, internet, con i social network, il web marketing e le applicazioni
per le tecnologie mobile, è oggi la principale risorsa attraverso cui sviluppare nuovi servizi per
l’impresa e creare occupazione. Lo studio affianca due punti di vista: mentre l’Osservatorio Italia
presenta un elenco delle figure più ricercate all’interno del mercato nazionale, quello estero permette di lanciare uno sguardo comparativo rispetto ai principali trend consolidati (e quelli emergenti) del mercato internazionale. In Italia continua ad essere il web developer la figura più richiesta. A riprova del fatto che gli acquisti online cominciano a diventare abitudine degli italiani,
segue l’e-commerce specialist. La richiesta di graphic designer passa dal +10 al +15%, mentre il
raddoppio percentuale in quella dei media consultant rispecchia la maggiore attenzione verso la
consulenza in ambito strategico. Le professioni emergenti possono essere invece divise in due
grandi famiglie, raggruppate attorno alle parole chiave del mercato: device mobili e personalizzazione della pubblicità. Nel primo gruppo ci sono i mobile developer, gli UI/UX designer e i mobile Adv specialist, tre figure fortemente specializzate nell’implementazione di interfacce per
smartphone e tablet. Mentre il mobile developer sviluppa e progetta il design delle applicazioni
per dispositivi mobili, l’UI/UX designer si occupa dell’usabilità e dell’accessibilità delle interfacce. Il mobile Adv specialist, invece, rappresenta una sorta di anello di congiunzione, in quanto
esperto di strumenti e di nuove soluzioni di marketing “in-app”. La personalizzazione e la gestione della pubblicità online chiamano in gioco il Real time bidding specialist e l’inventory
manager: il primo si dedica alla definizione dei target e alle tipologie di advertising, mentre il
secondo analizza gli spazi invenduti e gestisce la loro allocazione, calcolando il “break even
point”. Ma cosa rende un profilo professionale interessante e competitivo nel settore web? “La
capacità di lavorare in team, fondamentale nel settore, la business acumen, ovvero il saper capire
e interpretare la propria azienda, e poi l’inglese, non solo quello tecnico”.Il confronto con l’estero presenta alcune sorprese. Mentre nel Regno Unito sono il technical support/analyst e il multichannel/e-commerce specialist ad essere il profilo più richiesto e quello emergente, in Germania
rimane quotato l’open source software developer e guadagna quota lo smart tv/video on domand
specialist. In Spagna continua la crescita degli online project manager e dei growth hacker, mentre in Francia, proprio come in Italia, aumenta la richiesta di web developer. Molto ricercati in
Canada i C# developer, mentre in Australia è il cloud engineer ad emergere. Il colossale mercato
cinese richiede invece software & infrastructure engineer e offre grandi opportunità anche agli
emergenti big data/cloud engineer.La panoramica effettuata da Page Personnel si conclude poi
con un’analisi delle retribuzioni, che mette a confronto lo scenario del lavoro europeo con quello mondiale. Il reddito annuo lordo per un web designer italiano oscilla tra 18 e 33mila euro,
poco più dei 18-30mila della Spagna, ma decisamente meno dei 40-70mila della Germania. I web
developer guadagnano un massimo di 35mila euro in Italia, contro i 48mila dei colleghi canadesi, gli 80mila dei britannici e i ben 90mila dei più fortunati tedeschi. Il reddito annuo lordo per
un e-commerce specialist italiano difficilmente supera i 35mila euro: sono più dei 30mila del
Brasile, ma sono meno dei 40mila della Spagna e, soprattutto, di quanto potrebbe percepire se
lavorasse in Australia, Regno Unito o Germania, dove, rispettivamente, lo stipendio annuale è di
75, 80 e 90mila euro. La retribuzione del community manager invece è al massimo di 30mila
euro in Brasile, 34 in Italia, 40 in Francia. Anche qui il reddito più alto è quello dei professionisti che operano in Germania, con 90mila euro annui. Fonte: Mio job
Anno V Numero 8
06 Novembre 2013
Sommario
Il lavoro arriva dal
web.
Personal branding.
1
4
2
Più artigiano che
manager.
2
I mestieri creativi
del futuro.
3
30 mila euro per le
buone idee.
3
Tirocini al Consiglio
d’Europa.
4
Il libro del mese.
4
Il libro del mese.
4
Personal branding.
Le prime volte non finiscono mai: dalla ricerca della prima occupazione sino alla conquista di un nuovo cliente, il mercato non
richiede più solamente competenze, esperienze ed entusiasmo. Occorre farsi capire, fare colpo, avere una marcia in più. Quella
marcia in più che è paragonabile ai valori che le marche e i prodotti comunicano per conquistare un posto nelle abitudini dei
consumatori. Così, per non subire la competizione, diventa indispensabile cavalcarla e trovare il miglior modo possibile per promuoversi: bisogna trasformarsi nell’ufficio marketing di se stessi, così da persuadere i nostri interlocutori che la risposta alla loro
domanda di professionalità siamo proprio noi. “Mi vendo (bene) ma non sono in vendita” è il nuovo libro sulle strategie del
“personal branding” scritto da Lorenzo Cavalieri, ( che presentiamo nella sezione “Il libro del mese” ) consulente in coaching,
comunicazione e formazione manageriale per le aziende (Vallardi Editore, 12 euro). Centosettantadue pagine di consigli pratici
per guardarsi allo specchio e imparare a raccontarsi, per pensarsi come un sistema di competenze e capacità, che aspettano soltanto di essere valorizzate. Come per ogni campagna di comunicazione e di posizionamento sul mercato che si rispetti, secondo Cavalieri anche il “personal brander” deve definire, all’inizio del proprio percorso, una strategia. Un lavoro iniziale che non consiste solamente nel cercare di capire il proprio segmento occupazionale di riferimento ma, ancora una volta, se stessi. Un piccolo
viaggio verso la chiarezza nelle proprie ambizioni che Cavalieri esemplifica in diagrammi e cerchi intersecati solo per amore di
sintesi. Secondo l’esperto, infatti, l’attenta analisi e definizione della propria identità è il presupposto fondamentale per fornirsi
degli strumenti che ci permetteranno di farci riconoscere per quello che siamo o che vogliamo diventare. Provare a raccontarsi
nel tempo di accensione di un fiammifero, scegliere con cura le parole farlo, anche tenersi qualche asso nella manica da giocarsi
dopo il processo di selezione: sono tutti esercizi e azioni pensate dall’autore per sviluppare quell’abilità, quella marcia in più,
necessaria per farsi scegliere (e confermare nel tempo) dal datore di lavoro. Non bisogna infatti pensare al “personal branding”
esclusivamente nei termini di una strategia che facilita l’entrata nel mondo del lavoro per superare con successo colloqui e selezioni. Anche un professionista impegnato all’interno della pubblica amministrazione può consolidare la propria posizione, aumentare il capitale di fiducia che gli altri pongono in lui. Nato nei primi anni ’80 e tornato alla ribalta nei tardi anni ’90, il
“personal branding” è un concetto (o se si preferisce, una disciplina) che non si concentra solo sulle abilità del singolo, ma soprattutto sul suo modo di presentarle e confezionarle. Una tecnica per il posizionamento lavorativo efficace di sé, che incrocia
principi dello story-telling e del marketing classico, attraverso un procedimento di cosiddetto “self-packing”, letteralmente “autoconfezionamento”. Fonte: Mio Job
Più artigiano che manager.
E' il sogno impossibile per molti. Un desiderio, che di questi tempi, è ancora più impalpabile e remoto. Eppure, se gli italiani
potessero cambiare mestiere, più che professioni dallo stipendio assicurato o mestieri dal prestigio un po' ammaccato, sceglierebbero di tornare a fare l'artigiano. Meglio chi riesce a perseguire per sé, e per la sua comunità, la ricerca del buon lavoro fatto con
arte, intelligenza, sapienza manuale e conoscenza, di chi invece rischia di perdersi nei meandri delle organizzazioni aziendali. La
domanda è stata posta da Openjobmetis, Agenzia per il lavoro, ai visitatori del proprio sito. Gente alla ricerca di un impiego, ma
anche chi un posto ce l'ha e vuole cambiarlo. Di sicuro persone motivate e che al lavoro pensano per tutto il tempo che serve e
anche qualcosa di più. Un quarto delle persone coinvolte (il 23 per cento) hanno indicato proprio l'artigiano, quando gli è stata
rivolta la domanda: “Se non facessi il tuo lavoro attuale, quale di queste carriere vorresti intraprendere?”. A fare questa scelta
sono stati soprattutto quelli in possesso di un elevato titolo di studio. Sette su dieci di quelli che vorrebbero tornare a fare un
mestiere artigianale hanno un titolo di laurea o hanno conseguito un master. Un paradosso se si pensa che sono migliaia i posti
a rischio ricambio proprio nell'ambito delle professioni manuali. Da qui al 2021, svelano i risultati di una ricerca della Cgia di
Mestre, è messa a repentaglio la sopravvivenza di molte professioni manuali e le figure mancanti potrebbero essere 385 mila. Nei
prossimi dieci anni mancheranno più di 15 mila sarti, modellisti, cappellai, tappezzieri, materassai e ricamatori. Una cifra simile
(14,2 mila) è prevista anche per gli allevatori e gli operai specializzati degli allevamenti bovini, equini, ovini, caprini e avicoli.
Così come sarà quasi pari a 50 mila unità il deficit di figure di agricoltori e operai agricoli e di vivai. Gli esperti d'altronde concordano però sul fatto che le organizzazioni non riescono a motivare le persone a svolgere bene il proprio lavoro, che i processi di
acquisizione delle abilità non sempre rispettano i tempi di tirocinio necessario (quale che sia il mestiere, dall'operaio al giornalista) e che è sempre più difficile utilizzare criteri di misura della qualità del lavoro svolto. Dietro l'artigiano, nelle preferenze di chi
vorrebbe cambiare lavoro, c'è la carriera del politico. Un certo livello di potere è sempre tra le ambizioni di molti. Anche se l'immagine del professionista della politica è andata assumendo connotati sempre più negativi nel tempo, fino a arrivare all'immagine di chi non sa far nulla di concreto (all'opposto dell'artigiano). A scegliere un'opzione del genere, a ogni modo, sono per lo più
quasi esclusivamente gli uomini (il 90 per cento). Il giornalista è stato invece scelto dal 17 per cento degli intervistati. L'insegnante e il medico hanno raccolto ciascuno il 15 per cento. Dietro tutti, l'avvocato con l'11 per cento delle preferenze. ”.
Fonte: Miojob
Anno V Numero 8
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I mestieri creativi del futuro.
Oltre 75 miliardi di euro di fatturato, il 5,4% del Pil nazionale. Quasi un milione e mezzo di lavoratori, cioè il 5,7% di tutti
gli occupati, percentuale che dal 2007, anno dell’inizio della crisi internazionale, è addirittura aumentata, segno di un mercato vitale, capace di creare e assorbire occupazione. I numeri non sono quelli del settore meccanico, edile o manifatturiero, ma
di quello che, forse, meno si immaginerebbe: l’industria creativa, un esercito di agenzie di comunicazione e di pubblicità, di
designer, fashion stylist, “artigiani digitali” e videomaker, che da soli generano ben il 9,3% dell’export italiano. Dall’analisi
realizzata dallo Ied, l’Istituto europeo di desing, elaborando i dati di Unioncamere ed Eurostat, emerge chiaro come non è
affatto un luogo comune quello per cui l’Italia sia il paese della creatività per eccellenza. L’industria creativa nazionale è, infatti, una realtà concreta con circa 178mila imprese, seconda in Europa solo alla Germania, che si attesta sulla soglia delle 187mila. Non solo: tra le 25 regioni europee per numero di occupati nel settore, ce ne sono ben cinque italiane: la Lombardia al
terzo posto, il Lazio al sesto, il Veneto al ventesimo, il Piemonte e l’Emilia-Romagna rispettivamente al ventitreesimo e al ventiquattresimo posto. È proprio la combinazione tra nuovi media e antichi saperi il filo conduttore dei sei mestieri creativi più
richiesti, secondo lo Ied, negli ultimi cinque anni. La fa da padrone il design nelle sue possibili declinazioni: c’è il graphic
designer, che deve sempre essere più “crossmediale”, e l’interior designer, che progetta spazi abitativi privati così come stazioni. Ricercati anche i fashion designer, che oggi devono conoscere l’intera filiera della moda (dalla scelta di tessuti e materiali
alla produzione e messa in vendita di abbigliamento e accessori), e il product designer, la cui creatività è al servizio del sistema
industriale. Chiudono il sestetto l’art director e il copywriter, la coppia creativa delle agenzie di pubblicità. All’interno del
sistema del design, della moda e della comunicazione stanno anche emergendo nuove professioni. Altre si stando evolvendo,
spinte dalla evoluzioni tecnologiche e del mercato. Nei prossimi cinque anni, continua l’analisi dello Ied, saranno particolarmente ricercati i digital media manager, gli interaction designer e i transmedia producer – figure tutte caratterizzate dalla conoscenza di linguaggi e prodotti multimediali –, ma ci sarà spazio anche per gli hospitality manager e i manager dell’arte e del
territorio, chiamati a dare nuovo valore al patrimonio artistico e culturale italiano ideando nuovi modi di usufruirne. Ma per
innovare occorre sapere come fare, quali sono i nuovi trend e quelli a venire, quali le tecnologie e come utilizzarle. Serve, insomma, più formazione. Fonte:Mio Job
30 mila euro per le buone idee.
La sfida è quella di riuscire a trovare delle soluzioni innovative per combattere la piaga della disoccupazione che coinvolge 27
milioni di europei e alleviare gli impatti negativi sulle società coinvolte. A lanciarla è la Commissione europea con la seconda
edizione dell'European Social Innovation Competition. L'obiettivo è quello di fare crescere la consapevolezza del potenziale
dell'innovazione sociale per rafforzare lo sviluppo, l'imprenditorialità e fornire soluzioni per le sfide che ci vengono proposto
da questi tempi. Obiettivo così è anche quello di creare nuove relazioni e opportunità di lavoro. Il titolo della competizione di
quest'anno è “The Job Challenge” e fornirà aiuti alle migliori soluzioni innovativi per aiutare le persone a trovare lavoro o
creare nuovi tipi di impiego. I tre progetti vincitori saranno premiati con un supporto finanziario pari a 30 mila euro. Si può
partecipare sia individualmente, sia come organizzazione o gruppo. Le proposte devono essere innovative e originali. I criteri
di valutazione saranno quelli del grado di innovazione, dell'impatto potenziale e della sua sostenibilità Le candidature devono
essere fatte pervenire presso il sito dell'European Social Innovation Competition entro le 12 dell'11 dicembre 2013. Tra gennaio e febbraio 2014 le candidature verranno valutate e le migliori 30 entreranno di diritto nella seconda fase. Ai primi di
marzo, i semifinalisti stanno invitati per una sessione di mentoring che durerà diversi giorni e duranti i quali riceveranno supporto da professionisti internazionali del business, della comunicazione, della finanza, imprenditori sociali e organizzazioni
del settore pubblico. I costi di viaggio e alloggio, in linea di massima per due persone a candidatura, saranno a spese della
Commissione. Sulla base delle esperienze condivise durante i giorni di mentoring, ai semifinalisti verrà chiesto di rilavorare
alla loro idea e presentare un piano più dettagliato entro la fine di marzo 2014. A ogni modo l'esatta deadline sarà comunicata più avanti. A aprile 2014 la Commissione selezionerà i migliori dieci progetti. I finalisti saranno invitati alla cerimonia di
premiazione e circa a metà maggio 2014, durante la cerimonia di premiazione, saranno annunciati i 3 vincitori dei premi.
Subito dopo la cerimonia la Commissione avvierà il trasferimento del denaro dopo che verranno svolte le procedure formali.
Tra giugno e luglio i vincitori con gli altri finalisti verranno di nuovo invitati per un'ulteriore sessione di mentoring per maturare e sviluppare ancora le loro proposte. Anche in questo caso le spese di viaggi e alloggio sono coperte dalla Commissione.
Fonte: Miojob
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Tirocini al Consiglio d’Europa.
Ricerche, preparazione di documenti, studi per incontri di esperti, Raccolta di informazioni e messa a punto di documenti. Saranno queste le attività principali degli stagisti al Consiglio d'Europa. I selezionati avranno l'opportunità di frequentare anche le attività del Consiglio, sedere al Parlamento europeo e partecipare ai diversi meeting che si terranno durante la permanenza a Strasburgo.
Per inviare la propria candidatura è necessario avere un'ottima conoscenza di una delle due lingue ufficiali del Consiglio d'Europa
(inglese e francese). La buona conoscenza di un'altra lingua viene considerata requisito preferenziale. Il periodo di tirocinio è destinato a laureati o laureandi che abbiano già completato i primi tre anni. I tirocini normalmente non sono retribuiti. Stage retribuiti
sono invece previsti, in numero molto ridotto, solo per candidati da quei paesi nuovi membri dell'Unione europea. La gran parte
dei percorsi si svolgeranno presso le sedi di Strasburgo. Ad ogni modo un certo numero di stagisti potrà essere assegnato agli uffici
di Bruxelles, Budapest e Lisbona. Sono due le sessioni di tirocini presso l'istituto e durano tre-quattro mesi. La prima sessione,
quella per cui si può ancora candidare, prenderà il via il 17 marzo 2014 e finirà il 31 luglio 2014. In media vengono accettati circa
80 tirocinanti per ogni sessione. Le domande vanno inviate entro le 24 del 29 novembre 2013. Le candidature devono essere presentate esclusivamente usando il sistema online dove è necessaria la registrazione. Il tempo per riempire il formulario è di circa 20
minuti. Nel 2012 il numero di candidature arrivate al Consiglio d’Europa erano state 2.288. In considerazione del sempre elevato
numero di candidature, l'istituzione invita sempre a cercare di inviare la propria al più presto possibile. I criteri per la selezione
sono quelli del livello di qualificazione, la durata e la rilevanza delle esperienze professionali e le competenze linguistiche. Fonte:
MioJob
Le nostre sedi:
Lanusei
Via Marconi, 91
Tel. 0782.42203
0782.480110
Orari di apertura al pubblico:
lunedì-venerdì 8.30 – 12.00
martedì e giovedì 15.30-17.00
Tortolì
Via Mons. Virgilio, 74/A
Tel. 0782.623225
Orari di apertura al pubblico:
lunedì-venerdì 8.30 – 12.00
lunedì 15.30-18.00
Jerzu
( sportello informativo )
Corso Umberto, 364
Tel. 0782.70108
Orari di apertura al pubblico:
lunedì-venerdì 8.30 – 12.00
Seui
( sportello informativo)
Via Roma, 399 ( ex Palazzo
Municipale )
Orari di apertura al pubblico:
martedì 9.00– 12.00
Il Libro del mese
Mi vendo bene ma non sono in vendita.
Di Cavalieri Lorenzo
Ed. Vallardi
Nel mondo del lavoro di ieri ognuno aveva il
suo "posto al sole" stabile e rassicurante. Oggi
non basta conoscere il proprio mestiere per
farsi scegliere, bisogna saperlo raccontare, costruendo un'efficace "strategia di marketing
personale". Lorenzo Cavalieri ci insegna a trasformare passioni e competenze in una narra-