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LISTE ANTISEMITA, L'IDIOZIA E' VIRALE di Luca Annunziata
Il punto è che una lista dei sottoscrittori di un appello contro l'emarginazione delle università israeliane è stata
sottratta al suo contesto e trasformata nell'elenco riservato di una società segreta che detiene il potere
accademico. Una setta di baroni che, perché no?, sono pure la causa del mancato arrivo del Papa all'apertura
dell'anno accademico della Sapienza di Roma.
Roma - È tutto vero: perché l'ho visto su Internet. Una frase che in molti hanno pronunciato o hanno
sentito declamare, e che mai come in questo caso riassume perfettamente quanto accaduto nelle scorse
ore.
Succede che su uno sconosciuto e disabitato blog venga rinvenuta dai media mainstream una lista di
fantomatici "professori universitari ebrei", una terribile lobby onnipresente che secondo quelle pagine
condizionerebbe lo sviluppo psicofisico dei giovani virgulti italiani: in poche ore con il tam tam mediatico
l'altrimenti ignorata idiozia assurge a caso nazionale.
Tralasciando i contenuti del succitato blog, peraltro oscurati dalla piattaforma che li ospitava, a due giorni
dalla comparsa in rete della notizia ancora fermentano spiegazioni sulla possibile origine di quei 163 nomi.
Che poi quella lista abbia invece una origine nota, come da molti ravvisato grazie ad una semplice ricerca
su Google, poco importa.
Il punto è che una lista dei sottoscrittori di un appello contro l'emarginazione delle università israeliane è
stata sottratta al suo contesto e trasformata nell'elenco riservato di una società segreta che detiene il
potere accademico. Una setta di baroni che, perché no?, sono pure la causa del mancato arrivo del Papa
all'apertura dell'anno accademico della Sapienza di Roma.
A poco serve bloccare un blog. La rete moltiplica e diffonde, trasformando ancora il significato: la lista
finisce nei siti di nicchia, quelli che tentano di spiegare la realtà ricorrendo alle teorie della cospirazione, e
acquisisce ancora altre possibili declinazioni.
Ricapitolando. Una lista di attivisti contro l'antisemitismo diventa lo strumento in mano agli antisemiti per
marchiare accademici e professionisti. Che poi vanno in TV e sui giornali a raccontare del timore che la
diffusione di quell'elenco possa metterli in pericolo: se non fosse che i loro nomi erano sul più venduto
quotidiano nazionale, tutti assieme, non più di un paio di anni fa. La stessa lista, poi, è presente pure sul
sito dell'Unione delle Comunità Ebraiche Italiane.
Forse è inutile indignarsi, forse sarebbe meglio ricordare che non tutto quello che finisce su una pagina
web è oro colato: e che, pertanto, quando di sciocchezza si tratta andrebbe ignorata. Proprio come
accade nella vita reale.
Luca Annunziata
PS: La lista era fatta di 163 nomi, non 162. Solo che il primo era Allam Khaled Fouad, rispettabile
professore di origine algerina dell'università di Trieste. Musulmano. Si vede che quel nome lì, piazzato là,
non faceva comodo alle farneticazioni complottistiche.
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