Libretto della votazione

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Libretto della votazione
Libretto della votazione
Referendum Costituzionale
2016
L'ARGOMENTO IN BREVE
La domanda che figura sulla scheda è la seguente:
“Volete accettare le Disposizioni per il superamento del bicameralismo
paritario, la riduzione del numero dei parlamentari, il contenimento dei costi di
funzionamento delle istituzioni, la soppressione del CNEL e la revisione del
titolo V della parte II della Costituzione?”
“Il Consiglio dei Ministri ed il Parlamento raccomandano di accettare le modifiche
costituzionali”.
(Nota: questo testo è stato redatto ispirandosi ai "libretti delle votazioni" utilizzati in
Svizzera ed in diversi stati USA, come la California. Questi libretti vengono scritti
dalla cancelleria dell'organo legislativo interessato per la parte dei due primi capitoli,
"neutri", e con il contributo dei comitati a favore per il capitolo "Gli argomenti a
favore" e da parte dei comitati contro per il capitolo "Gli argomenti contro".
Mancando questo strumento di informazione pubblico, gratuito e pluralista, il
Comitato Promotore della associazione "Più Democrazia Italia" ha cercato di
sopperire redigendo l'insieme del libretto in tutti i suoi capitoli.)
Per il testo comparato delle modifiche si rimanda a: http://documenti.camera.it/Leg17/
Redatto e stampato in proprio dal Comitato Promotore della associazione
"Più Democrazia Italia"
www.piudemocraziaitalia.it
https://airesis.it/piu-democrazia-italia
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Telegram: @piudemocraziaitalia
Non disperdere nell’ambiente dopo l’utilizzo.
Libretto della votazione per il Referendum Costituzionale 2016
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IL PROBLEMA IN DETTAGLIO
Con il Referendum Costituzionale (relativo al DDL S. 1429-D-XVII Leg.) i Cittadini
saranno chiamati a votare in blocco alcune modifiche della Carta Costituzionale che,
oltre alle parti riguardanti le modalità di elezione del Presidente della Repubblica, le
nomine dei Giudici della Consulta, l’eliminazione del CNEL e le province,
comprenderanno anche importanti revisioni degli attuali equilibri tra poteri legislativo
ed esecutivo previsti dalla vigente Costituzione.
La modifica prevede in breve:
• la riduzione del numero dei senatori che saranno scelti tra i consiglieri regionali
e sindaci;
• il potere legislativo che viene assegnato in modo quasi esclusivo alla Camera;
• il potere dato al Governo di chiedere una data certa per la votazione di decreti
legge;
• il potere esclusivo dato alla Camera di decretare lo Stato di Guerra;
• l’introduzione di referendum propositivi e di indirizzo ma con l’innalzamento
delle firme necessarie per indire le leggi di iniziativa popolare a voto consiliare.
Queste modifiche suggeriscono una possibile soluzione al problema della "scarsa
efficacia del processo legislativo e decisionale" esclusivamente per quanto riguarda
certezza e velocità, ma si suppone a discapito della dialettica parlamentare che
dovrebbe avere come priorità l’individuazione del bene collettivo.
La Costituzione del '48 prevede un sistema parlamentare dove il voto dei singoli
cittadini per i loro rappresentanti abbia per tutti gli elettori il medesimo valore e peso.
Pertanto la Costituzione ipotizza un sistema decisionale simile a quello in base al
quale la Costituzione stessa venne discussa ed approvata: un metodo basato su un
Parlamento (che riproduce l' Assemblea Costituente) di rappresentanti eletti in modo
proporzionale dai cittadini e che delibera a maggioranza.
La Costituzione presume e prescrive che i singoli eletti rappresentino "la Nazione" e
quindi decidano liberamente in base alla loro percezione del bene collettivo.
Questo sistema decisionale ha effettivamente funzionato per la redazione della
nostra Costituzione.
Infatti, nonostante le fortissime differenze politiche ed
ideologiche tra i costituenti, questi decidevano con il criterio della maggioranza, vale
a dire: ascoltando le opinioni differenti, proponendo modifiche fino a redigere un
testo che raccogliesse la maggioranza dei consensi.
La Costituzione fu approvata con 458 voti favorevoli e solo 62 contrari.
Questa forma di consensualità, garantisce meglio l’individuazione del bene collettivo
e probabilmente è stata possibile anche grazie al comune sentimento democratico
rafforzatosi durante la lotta antifascista contro un "premierato" dove il ruolo del
Parlamento era svuotato di significato.
Il criterio della ricerca della maggioranza dei consensi tra opinioni diverse e libere è
stato adottato per redigere la Costituzione e questa lo prescrive per l’attività
legislativa.
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Purtroppo da quasi subito questo sistema decisionale ha trovato contrasti ed
opposizioni oltre che difficoltà pratiche nell'essere adottato. Già nei primi anni '50 la
proposta di una "Legge truffa", e l'introduzione di un sia pur blando premio di
maggioranza, mirava ad eliminare la parità di peso del voto degli elettori.
Inoltre l'obbligo ai rappresentanti dei cittadini di agire in quanto rappresentanti della
Nazione e senza vincolo di mandato risulta oggettivamente reso difficile dal fatto che
questi, ovunque nelle democrazie solo rappresentative, hanno la tendenza a
diventare rappresentanti dei partiti che li hanno fatti eleggere, più che dei cittadini.
Una sorta di vincolo di mandato si rigenera per questa via.
Il potere legislativo si sposta dal Parlamento ai partiti, e la composizione delle
maggioranze sui temi specifici invece che frutto della libera concertazione tra
rappresentanti effettivamente indipendenti diventa una negoziazione simile ad un
mercanteggiamento tra i partiti stessi.
Ecco che "i partiti diventano macchine di potere".
Da questa situazione, negativa per l'individuazione del bene collettivo e l'efficacia del
processo decisionale, se ne può uscire in due modi distinti ed opposti illustrati
entrambi sia nella prassi storica in Italia e all'estero sia nella letteratura scientifica:
A)
Eliminare la concertazione ed assecondare la tendenza all'aumento della
influenza dei partiti nel processo decisionale. Questo mediante la creazione di una
maggioranza precostituita e fissa, non più costituentesi di volta in volta sui temi o le
leggi specifiche. Questa maggioranza si identifica in genere nel “Governo” che
deve diventare “più forte” e, da organo esecutivo, deve assorbire di fatto il potere
legislativo. Riforme di questo tipo sono state spesso teorizzate ed enunciate in
Italia, fino anche a concretizzarsi in effettive proposte di modifica costituzionale
come fu quella del 2006, rifiutata dal Referendum Costituzionale.
All’estero e nella storia, la fusione delle funzioni esecutive e legislative (o
quantomeno la priorità attribuita all’Esecutivo nella funzione legislativa) è la prassi
corrente di tutte le dittature, che infatti eliminano la “concertazione”.
Sebbene con correttivi è però presente anche in alcune democrazie.
Per esempio oggi in Francia, dopo la riforma di De Gaule, la “supremazia
legislativa” del Governo è legata soprattutto al potere di “calendarizzazione” delle
leggi.
Nel caso della Francia comunque il sistema elettorale è uninominale (non esiste, a
livello nazionale, alcun premio di maggioranza), pertanto il Parlamento conserva
comunque una certa rappresentatività ed indipendenza, ed inoltre i parlamentari
dispongono della “mozione di censura“ nei confronti dell’Esecutivo.
B)
Facilitare la concertazione attribuendo al Parlamento ed al Governo
competenze separate e specifiche, mediante l’elezione separata ed indipendente dei
due organi, ed eventualmente anche mediante il controllo della vita democratica dei
partiti da realizzarsi anche con strumenti legislativi (previsti per esempio in Italia
dalla Costituzione del ‘48, ma non attuati), assicurando la effettiva assenza di un
vincolo di mandato dei rappresentanti, incluso il divieto del vincolo di mandato
partitico.
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In questo caso le maggioranze si creeranno di volta in volta sui temi specifici ed in
contesti diversi (sistema effettivamente bicamerale) ed il processo decisionale sarà
semplificato dal fatto che la proposta di legge arrivata al voto “se passa passa, se
non passa non passa”, senza mercanteggiamenti tra i partiti.
Esempi di questo tipo sono gli USA e la Svizzera, dove gli esecutivi federali sono
eletti (sebbene molto diversamente nei due paesi) separatamente dagli organi
legislativi e non dispongono di funzioni legislative prioritariamente rispetto ai
Parlamenti.
Inoltre in Svizzera (ed anche in numerosi stati USA) sono presenti strumenti di
democrazia diretta che eliminano il monopolio del potere legislativo forzando ed
abituando il sistema legislativo al dialogo.
GLI ARGOMENTI A FAVORE DELLA PROPOSTA
DI MODIFICA DELLA COSTITUZIONE.
La riforma sancisce la fine dell'inutile, in Italia, bicameralismo perfetto.
Il bicameralismo perfetto esiste quasi esclusivamente negli stati federali, dove il
senato ha il compito di compensare le differenze di popolazione fra i vari stati,
differenza che porterebbe ad approvare solo leggi a favore degli stati più popolosi.
Una sola Camera, quella dei deputati, darà la fiducia al Governo e, salvo alcune
materie, svolgerà la funzione legislativa esclusiva.
Il Senato avrà competenze solo su leggi costituzionali, leggi sugli Enti locali e trattati
internazionali.
L’Iter legislativo risulterà semplificato. L’iter di approvazione di una legge avrà tempi
certi e ridotti. Esisteranno meno decreti legge e sarà data la priorità ai disegni di
legge del Governo considerati essenziali per attuare il programma.
Il nuovo Senato sarà composto da 100 senatori (contro i 315 attuali), di cui 95 eletti
e 5 nominati dal Presidente della repubblica.
Tra i 95 senatori, 74 di questi saranno votati da parte dei consiglieri regionali e
provinciali tra i consiglieri stessi, mentre 21 saranno votati, sempre dai consiglieri
regionali e provinciali, trai i sindaci.
I 100 senatori non avranno indennità ma solo rimborsi.
Inoltre i senatori faranno già parte del mondo politico (essendo scelti tra i consiglieri
regionali provinciali ed i sindaci), pertanto i circa 300 senatori attuali verrebbero
sostituiti da altri che sono già “politici”, e pertanto non aumenterà il numero dei
politici nel paese ed anzi diminuirà.
Si crea un nuovo rapporto tra Stato e Regioni, soprattutto per quanto riguarda le
rispettive competenze legislative.
L’autonomia delle Regioni sarà ridotta, verrà eliminata infatti la “legislazione
concorrente”.
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Pertanto le regioni perderebbero potere legislativo sui temi come i seguenti: rapporti
internazionali e con l'Unione Europea, tutela e sicurezza del lavoro, ricerca
scientifica e tecnologica e sostegno all'innovazione per i settori produttivi, tutela della
salute; protezione civile; governo del territorio; porti e aeroporti civili; grandi reti di
trasporto e di navigazione; ordinamento della comunicazione; produzione, trasporto
e distribuzione nazionale dell'energia; previdenza complementare e integrativa;
armonizzazione dei bilanci pubblici e coordinamento della finanza pubblica e del
sistema tributario; attività culturali; casse di risparmio, casse rurali, aziende di
credito a carattere regionale; enti di credito fondiario e agrario a carattere regionale.
Questi ed altri temi saranno di competenza riservata alla legislazione centrale dello
Stato. Inoltre l’autonomia delle Regioni verrà legata alla correttezza dei bilanci: sarà
maggiore per quelle con i conti a posto mentre in caso di accertato grave dissesto
finanziario, Regioni ed enti locali potranno essere commissariati dallo Stato centrale.
Il Consiglio Nazionale dell’Economia e del Lavoro e le Province vengono
definitivamente cancellati dalla carta costituzionale.
Sono introdotte delle novità sui referendum e le leggi di iniziativa popolare.
Infatti viene modificato il quorum per i referendum abrogativi: il quorum resta la
maggioranza degli aventi diritto se la proposta di abrogazione è presentata da
500.000 firme, mentre scende alla maggioranza dei votanti alle ultime elezioni della
Camera dei Deputati se la proposta è presentata da 800.000 firme.
Viene introdotta anche la possibilità di indire referendum popolari propositivi e
d'indirizzo e altre forme di consultazioni popolari oggi non previsti
costituzionalmente; la legge ne indicherà poi i metodi concreti di attuazione.
Per quanto riguarda le Leggi di iniziativa popolare, regolamenti parlamentari
dovranno garantire forme e tempi certi sia della discussione che della deliberazione
sulle proposte di legge di iniziativa popolare, che dovranno essere presentate da
150.000 elettori, mentre attualmente il numero delle firme richieste è di solo 50.000.
Viene introdotto il “vincolo di trasparenza" nella Costituzione. Infatti viene inserito
nell’articolo 97 l’obbligo di assicurare il buon andamento, l’imparzialità e la
trasparenza dell’amministrazione.
Per l’elezione del Presidente della Repubblica, nel parlamento in seduta comune,
ma senza i delegati regionali, viene modificato il quorum:
• dei due/terzi nei primi tre scrutini;
• dei tre/quinti dal quarto al sesto scrutinio;
• dei tre/quinti dei votanti, quindi senza quorum, dal settimo scrutinio in poi.
Riguardo alla Corte Costituzionale, viene introdotto il giudizio preventivo di
costituzionalità per le leggi elettorali e viene modificata la modalità di nomina dei
giudici costituzionali: dei cinque di nomina da parte della Parlamento oggi in seduta
congiunta, in futuro ne saranno eletti tre dalla Camera e due dal Senato.
Verranno eliminati i rimborsi pubblici ai gruppi politici regionali e verrà stabilito un
tetto agli stipendi di Presidenti e Consiglieri regionali, che dovranno essere pari o
inferiori a quello dei sindaci dei Comuni capoluogo di Regione.
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GLI ARGOMENTI CONTRO LA PROPOSTA DI
MODIFICA DELLA COSTITUZIONE.
Questa proposta di modifica della Costituzione (affiancata e rinforzata da una legge
elettorale) concentra il potere nelle mani di un “premier” di fatto “capo partito” e con
questo elimina le prerogative non solo del Senato ma anche della Camera.
Grazie al potere assegnato al Governo di imporre i tempi del dibattito parlamentare,
(senza nemmeno il limite dei requisiti della “necessità di urgenza” chiesti per i
decreti legge), con l’introduzione della “tagliola” (o ghigliottina) in Costituzione, il
“dibattito parlamentare” cesserà di esistere, il Governo diventerà l’effettivo organo
legislativo ed i “Parlamentari” saranno indotti a votare come “il capo comanda” e,
presumibilmente, non leggeranno nemmeno le leggi in votazione.
Quella che era una degenerazione del sistema parlamentare e rappresentativo
(definita nel gergo parlamentare come “Costituzione di fatto”), diventa la regola.
Dato che il vincitore delle elezioni successive sarà facilitato nel cancellare le
decisioni del suo predecessore, dall'instabilità dei governi (risolvibile in molti altri
modi, nel rispetto del sistema democratico e rappresentativo) si passerà ad una
instabilità delle leggi.
Anche i sostenitori della riforma ammettono il fatto che questa sia tecnicamente mal
strutturata, e che contenga diversi difetti tecnici, come il potere eccessivo nel
definire organi di controllo quali la nomina del Presidente della Repubblica, la Corte
Costituzionale e la maggioranza qualificata per la modifica della Costituzione stessa.
La riforma non elimina il Senato ma ne elimina la eleggibilità da parte dei cittadini.
Il Senato rimane, ma come organo dalle prerogative mal definite.
Essendo stato privato di gran parte del suo potere legislativo, pur mantenendo le
prerogative della immunità parlamentare, i futuri senatori dovrebbero essere
"nominati secondo le indicazioni dei cittadini".
Non è chiaro come i cittadini "indicheranno" escludendo le elezioni.
Un senato che si vuole svuotato di poteri e formato da “non eletti”, non è affatto una
“semplificazione” ma aumenterà la confusione.
Questo ente confuso dove i senatori sono “part time” e cambiano con scadenze
diverse è chiamato comunque a pronunciarsi su leggi costituzionali e diverse altre
leggi aumentando la confusione e non certo ad eliminare il “via vai del processo
legislativo”.
La riforma cancella molte attuali competenze legislative regionali ed introduce la
“clausola di supremazia statale” ed il compito di dettare le “disposizioni generali e
comuni” grazie ai quali, con legge ordinaria, le regioni saranno trasformate di fatto in
organi esecutivi e qualsiasi modifica agli ordinamenti locali sarà decisa a camere
comuni con i 95 rappresentanti degli enti locali a titolo di pura presenza.
Ed allora, in un tale contesto, a che scopo tenere in vita il Senato?
La proposta di riforma prevede un significativo restringimento degli strumenti di
democrazia diretta oggi esistenti. Il numero di firme per le leggi di iniziativa popolare
viene triplicato (da 50 a 150 mila …).
Inoltre un Parlamento egemonizzato da un solo partito super-maggioritario dirà
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sistematicamente NO a qualsiasi proposta presentata dai cittadini.
Nei referendum abrogativi esisterà la possibilità di ridurre la soglia del quorum
(sebbene questo non sia eliminato), ma solo con una raccolta di firme di 800 mila
cittadini (l'ECI europea, European Citizens Intitiative, esige un milione di firme per
una popolazione quasi dieci volte superiore di 500 milioni di europei, ma nel caso
dell'ECI sono accettate anche le firme raccolte via rete).
I cittadini sono chiamati ad esprimersi se accettare o meno le modifiche alla
costituzione, ma queste è opportuno siano valutate anche e soprattutto nel quadro di
quello che sarebbe il loro contesto il quale è definito anche dalla legge elettorale,
ultra maggioritaria, che affianca queste modifiche.
Pertanto, quando nella modifica costituzionale si legge: “la Camera decide a
maggioranza”, occorre tenere conto che il 54% dei parlamentari di questa Camera
sarebbe costituito esclusivamente da ligi funzionari del partito-maggioritario,
vincente (magari un partito con un seguito relativamente limitato nel paese).
Pertanto varrebbero le seguenti regole:
• Fiducia al governo (Art 94): “il Governo deve avere la fiducia della Camera dei
deputati”, significherebbe: “la fiducia del partito maggioritario”.
• Modifiche alla Costituzione: il partito maggioritario se coadiuvato da un modesto
11% tra senatori e parlamentari di altri partiti modificherà la Costituzione senza
passare alla ratifica popolare del Referendum costituzionale.
• Elezione del presidente della Repubblica (Art 83) - “Dal quarto scrutinio è
sufficiente la maggioranza dei tre quinti ...”, vale a dire: “dal quarto scrutinio, il
partito maggioritario più il 5% …”.
L'argomento è forse poco probabile (e si spera che lo rimanga) ma va menzionato
per la sua eclatante chiarezza:
• Delibera dello stato di guerra (Art 78): “La Camera dei deputati delibera a
maggioranza lo stato di guerra”, vale a dire: “il partito maggioritario delibera, da
solo, lo stato di guerra” e quindi di fatto ed in concreto lo stato di guerra verrebbe
deciso dal solo Presidente del Consiglio.
Questa concentrazione del potere faciliterà le lobby ed i potentati i quali potranno
con maggiore facilità concentrare i loro sforzi e le loro offerte di servizi, realizzando,
ad esempio, il dettame della finanziaria americana JP Morgan la quale suggerisce di
eliminare le “costituzioni antifasciste” che prevedono: "esecutivi troppo deboli"
("weak executives"), sono "troppo federaliste" ("weak central states relative to
regions"), sono "basate sul consenso" ("consensus building systems").
La JP Morgan predica tutto questo dall'alto del suo patteggiamento di 13 miliardi di
dollari per frodi finanziarie.
Occorre dire NO a questa proposta di modifica della Costituzione, come primo
passo per una modifica di quest’ultima che vada nella direzione opposta:
• democratica e per il rafforzamento del potere dei cittadini, non quello dei partiti;
• che non faciliti il lavoro di lobby e potentati;
• che sia redatta da una Assemblea costituente, mediante votazione con sistema
proporzionale, non invece da un Governo che forza la volontà di un Parlamento
eletto in modo dichiarato incostituzionale.
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Osservazioni e proposte del Comitato Promotore
“Più Democrazia Italia”.
Considerando che tale proposta di modifica della Costituzione è stata approvata da
un Parlamento di "nominati" dai partiti, delegittimato da una sentenza della Corte
Costituzionale che, a causa della legge elettorale con cui è stato eletto, lo ha
giudicato non rappresentativo della volontà popolare.
Il Comitato propone di votare NO e suggerisce di realizzare modifiche così pesanti,
attraverso una costituente elettiva, affiancata da una consultazione popolare sui
contenuti proposti, mediante strumenti di democrazia partecipativa.
Anche per presentarci, qui di seguito elenchiamo altre nostre proposte per
aumentare la democrazia rappresentativa e diretta:
1. Il Comitato propone che, in occasione di ogni voto referendario, venga redatto
un testo pubblico, gratuito e pluralista (come quello esemplificato nei capitoli
precedenti).
Occorre che tale compito sia assicurato obbligatoriamente e sempre da parte
di un organismo pubblico specifico, non di parte, come per esempio la Corte
Costituzionale.
2. L’abolizione del quorum, come é già nel caso dei referendum costituzionali.
3. Le modifiche costituzionali e le leggi costituzionali vanno approvate con una
maggioranza qualificata dei tre quarti, in prima e seconda lettura, per poi
confermarle con un referendum costituzionale obbligatorio a doppia
maggioranza, dei voti e delle regioni.
Sono, per loro natura, Leggi costituzionali: la legge elettorale e le leggi ed i
regolamenti parlamentari che trattano di referendum, iniziative popolari e
direttamente i legislatori; per questo devono diventare tali in Costituzione.
4. Le leggi di iniziativa popolare devono avere un percorso certo nei tempi ed
analogo alle iniziative parlamentari ordinarie.
Se non trattate entro un certo lasso di tempo, queste proposte di legge devono
passare al voto popolare.
5. Introduzione delle leggi di iniziativa popolare con voto popolare, con possibilità
di controproposta da parte dell'organo legislativo.
6. Constatiamo che in molti paesi democratici (tra i quali gli USA e la Svizzera) i
governi sono stabili mentre gli organi legislativi (bicamerali) restano
rappresentativi non avendo alcun premio di maggioranza.
Per questo proponiamo di ispirarci ai sistemi democratici dei paesi citati, che
sono basati sull'elezione separata e con modalità differenti (diretta, o indiretta)
del Presidente del Consiglio e/o dell'intero organo esecutivo.
7. Si propone, infine, di rendere la struttura dello stato compiutamente
federale, omogenea e trasparente; semplificando e fissando competenze e
responsabilità, per un efficiente controllo popolare.
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