Chirurgia di torace e addome Reticolo peritonite traumatica del bovino

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Chirurgia di torace e addome Reticolo peritonite traumatica del bovino
Chirurgia di torace e addome
Reticolo peritonite traumatica del bovino
Eziopatogenesi: sostenuta da un corpo estraneo di materiale vario (legno, ferro) che cade nel reticolo durante
l’alimentazione (quella del bovino è una masticazione grossolana e non seleziona l’alimento). Le contrazioni del
reticolo permettono l’infissione del corpo nella sua mucosa fino alla tonaca muscolare provocando una reticolite
circoscritta (reazione connettivale). In alternativa il corpo estraneo può arrivare a perforare l’organo e può:
1. raggiungere il peritoneo, perforarlo e permettere che il cavo addominale si riempia di materiale alimentare con
peritonite acuta letale;
2. penetrare lentamente attraverso la parete reticolare fino alla sottosierosa con essudazione del peritoneo di tipo
siero-fibrinosa e formazione di un’aderenza tra reticolo e diaframma che impedisce la fuoriuscita di alimento
(peritonite saccata circoscritta);
3. il corpo estraneo poi può arrivare durante la penetrazione fino al diaframma e progredire pungendo l’apice
cardiaco che si trova vicino, creando una reazione che giunge ad una pericardite essudativa con cronicizzazione
fino alla formazione di aderenze pleuro-pericardiche e causare gravi danni alla funzionalità cardiaca.
Sintomi: insorgenza improvvisa, l’animale non mangia e mostra sintomatologia dolorifica con gemiti dolori
colici negli spostamenti e atteggiamenti antalgici (cifosi). Si notano tachisfigmia, polso normale, ruminazione
sospesa.
Diagnosi: prova di Kalschmidt (si basa sul presupposto che le sedi di lesione siano innervate da tratti spinali che
innervano particolari zone cutanee perciò la risposta dolorifica in caso di stimolazione di tali aree sarebbe indice di
lesioni profonde; la zona cutanea corrispondente al reticolo si trova caudalmente al garrese e stimolando questa
zona tirando semplicemente un ciuffo di peli si avrà blocco momentaneo della inspirazione) e prova del garrese
(sollevamento di una plica cutanea che provoca inarcamento la colonna trainando il reticolo → dolore).
Trattamento: laparotomia e ruminotomia con asportazione del corpo estraneo per via regressa, altrimenti si
tenta di estrarlo dove è arrivato.
Paratopie
La dilatazione è presente in tutte le specie.
Bovino: il meteorismo dei prestomaci provoca la dilatazione dell’abomaso e predispone alla dislocazione. Ciò
avviene soprattutto nella BLAP (Bovina Latte Alta Produzione), dove si pratica un’alimentazione molto spinta che
crea squilibri acido-base con conseguente alterazione della mucosa, sofferenza nervosa vagale e dislocazione
dell’abomaso.
Gatto: è rara, anche perché ha meno processi fermentativi degli erbivori.
Cane: è frequente e correlata a tare neurodegenerative.
Dislocazione dell’abomaso nel bovino
L’abomaso si trova ventralmente (appoggiato all’ombelico), a destra del rumine. In caso di problemi metabolici
si dilata e sale lungo la parete addominale sinistra passando sotto al rumine. Alla fine si viene a trovare tra parete
sinistra e rumine. Ci può essere anche una dislocazione a destra fra parete e piccolo intestino. Il primo sintomo che
si osserva è la cessazione della ruminazione, con sofferenza dell’animale. All’auscultazione non sono più
percepibili rumori di cascata del rumine, ma rumore di goccia cadente dovuta alla dilatazione con contenuto di gas
e liquido.
Tecnica chirurgica: ingresso dalla parete destra, incisione dorsale perché ventralmente troviamo i visceri.
Perforazione con ago, trazione dell’epiploon (che lega alla grande curvatura dello stomaco) e pessi alla breccia
operatoria.
Anestesie locali: il nervo esce dal foro e si divide in un ramo ventrale, superficiale che innerva il peritoneo e
profondo che innerva l’intestino (dolorabilità viscerale), e in un ramo dorsale che va ai muscoli lombari (psoas). Si
possono fare:
1. anestesia paravertebrale prossimale → all’emergenza del nervo (difficile individuare il punto). C’è rischio di
incidere sia arteria che vena;
2. anestesia paravertebrale distale → all’estremità dei processi trasversi (punto di repere più facile). Il deposito è
sotto peritoneale per il ramo profondo (punto l’ago in profondità fino al sibilo del cavo addominale, poi salgo
finché il sibilo non cessa) e sottocutaneo per il ramo superficiale. Il nervo T13 esce tra T13 e L1 non è proprio
perpendicolare col canale, ma esce più caudalmente. Si prende tra margine caudale all’ultima costa e il margine
craniale del primo processo trasverso. L2 fa un angolo ancora più acuto, lo posso prendere alla terminazione
del processo trasverso posteriormente (ci sono meno fasci muscolari). T13, L1, L2 ci danno una buona
anestesia del fianco.
Dilatazione - torsione gastrica del cane
Eziologia multifattoriale:
1. fattori meccanici → eccessivo movimento dopo i pasti;
2. fattori genetici → cani di grossa taglia (Alani e Molossoidi);
3. alimentazione con sostanze eccessivamente fermentescibili → porta a continue dilatazioni gastriche,
rilasciamento dei legamenti e quindi torsione. Inoltre molto spesso la milza si tira dietro lo stomaco;
4. turbe neurovegetative a livello di piloro → se dopo che il cibo è stato triturato non si apre e resta nella fase
stenotica di contrattura si creano disturbi di svuotamento gastrico e le fermentazioni avvengono nello stomaco;
ciò porta a dilatazione delle pareti, stress delle funzioni neurovegetative ed ulteriore peggioramento della
funzionalità pilorica;
5. eccesso di amido;
6. splenomegalia funzionale o anatomica.
Quando lo stomaco si dilata si torce a causa della sua conformazione, questo causa stiramento dei vasi e torsione
con aree di ischemia tissutale e dolore dovuto allo stiramento delle fibre nervose. È un intervento che necessita di
urgenza; se si instaurano fenomeni di ischemia e necrosi della parete gastrica non si può più fare nulla (trombi →
emboli → tossine → CID).
Sintomi: quando si instaura torsione i primi sono depressione, addome acuto, dolore, aumento di volume
dell’addome soprattutto sui fianchi dietro le coste (addome a botte) perché è impedita l’eruttazione; le mucose
pallide inizialmente per la stimolazione vagale che provoca bradicardia diventano congeste.
Diagnosi: alla percussione addominale c’è rumore timpanico. All’Rx si nota bolla gastrica dilatata e linee di
torsione.
Trattamento: si può intervenire decomprimendo subito il diaframma tramite una sonda gastrica che sgonfia lo
stomaco e favorisce il ritorno in posizione. L’animale può essere sedato con Domitor. Generalmente si usa la sonda
più grande che si ha a disposizione, se non passa si può fare la laparocentesi con ago lungo nel punto di maggior
risonanza timpanica. Si può ricorrere ad un trattamento conservativo con somministrazione di antitimpanici,
carbone attivo, ma nella maggior parte dei casi il trattamento è di tipo chirurgico con:
1. gastropessi → si attacca l’omento della grande curvatura alla linea alba (breccia operatoria) o all’ultima costa
per una lunghezza di 10 cm;
2. gastro-duodeno-stomia → lo stomaco scarica dal piloro e dalla stomia nel duodeno.
Se la torsione è lieve si seda l’animale, si solleva per gli arti anteriori e si introduce una sonda gastrica
torcendola a “S”; in questo modo esce il gas e lo stomaco si decomprime.
Se lo stomaco è pieno è necessario effettuare una gastrotomia per vuotarlo del contenuto attraverso una sonda
aspirante o manualmente. può esserci coinvolgimento della milza con splenomegalia (in questo caso bisogna fare
anche una splenectomia).
La prognosi è riservatissima e nel post-operatorio occorre un’abbondante fluido terapia per non compromettere i
reni. Se tutto va bene si cambia dieta: no a zuccheri, amidi, verdure, da evitare le fermentazioni esagerate (dieta
iperproteica). Sono probabili le recidive.
Ernie
Le ernie sono la dislocazione di visceri da una cavità naturale o preformata attraverso una porta naturale,
accidentale o teratologica. Sono formate da una porta, un contenuto e un sacco erniatico. Sono generalmente
congenite, ereditarie, ad eccezione di quelle traumatiche che conseguono ad incidenti. Vengono classificate in:
1. mono-cavitarie → ernia muscolare: il muscolo ernia attraverso la fascia muscolare;
2. intra-cavitarie → ernia Winsloviana nel cavallo: anse intestinali che si impegnano nella borsa omentale;
3. inter-cavitarie → ernia diaframmatica: tra due cavità toracica e addominale.
Possono essere riducibili o meno; le non riducibili sono le più gravi perché evolvono a strozzate. Alcune non
sono evidenti esternamente come le diaframmatiche; a volte la sintomatologia è subdola (il proprietario si accorge
di dispnea post-prandiale). Colpiscono in genere tutte le specie e la più frequente è l’ernia ombelicale nel suinetto
(ha eziologia genetica).
Diaframmatica
Ad eziologia traumatica, talvolta congenita subclinica (apro l’addome e collassano i polmoni: importante avere
tubo di Meyer e pallone ambu).
Sintomatologia: respiro discordante e dispnea. I visceri vengono risucchiati nel torace per pressione negativa,
l’ernia può essere mono o bi laterale (1 o 2 sacchi pleurici). Generalmente ernia prima il fegato, poi lo stomaco.
Diagnosi: posso fare camminare il cane sugli arti anteriori e compare cianosi. All’auscultazione del torace non
si sente il rumore, ma borborigmi. Alla percussione sentiamo ottusità oltre al chiaro polmonare. Per averne certezza
si può fare un Rx con somministrazione di pasto opaco per os e con proiezione dopo 30 min e 1 ora e il bolo è in
torace. È utile per distinguerla da altre patologie: versamento pleurico (soprattutto nel gatto: FIP, FIV, FELV).
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Trattamento chirurgico: la prognosi è tanto più riservata quanto più l’ernia è vecchia perché aumenta il rischio
di shock e si possono essere instaurare trombosi. Si tirano gli organi con delicatezza, si chiude l’ernia e si ventila il
polmone in ispirazione forzata prima di dare l’ultimo punto, di modo da chiudere l’addome che il torace è in
massima espansione. Il riassorbimento di aria può dare rischio di emboli. Il cavallo sopporta fino a 0,5 litri di aria
ev. La percentuale di mortalità intraoperatoria è alta (20-30 %), soprattutto nelle ernie inveterate. Nel gatto c’è
rischio di schock neurovegetativo, quindi usare atropina (stabilizza il vago) e adrenalina (per il collasso). Oggi c’è
chi lo fa in laparoscopia. A volte l’Rx, l’eco e altri esami collaterali non ci permettono di capire qual è il quadro e
quindi quale approccio usare, in questo caso la laparoscopia risulta molto utile.
Ernie inguino-scrotali
Nell’embriogenesi i visceri sono esterni al peritoneo, poi scendono in cavità addominale e quindi si
peritonizzano. Il testicolo si peritonizza e quindi si forma la tonaca vaginale propria (interna) e intorno peritoneo
parietale (vaginale comune). Esterno a tutto c’è la fascia addominale, sottocute e cute (scroto). Il testicolo fuoriesce
dall’anello inguinale ed assume un diverso posizionamento a seconda delle specie (indietro come nel gatto, in basso
come nel cane).
L’anello inguinale è una struttura formata da:
1. anello vaginale;
2. anello inguinale interno: è delimitato dal tendine prepubico (muscolo retto dell’addome), margine posteriore
del muscolo obliquo interno e legamento sacro-ischiatico;
3. anello inguinale esterno: è un’apertura dell’aponeurosi del muscolo obliquo esterno.
Il funicolo scendendo in questo percorso assume un andamento ad “S”. Quando l’anello inguinale esterno è più
basso si sposta verso l’esterno e il funicolo non è più sigmoide ma rettilineo e questo facilita il passaggio di altre
strutture e quindi dà ernie. Quindi entra in gioco il fattore ereditarietà che porta a lassità. L’ernia inguinale può
essere:
1. vera → quando il viscere entra all’interno della vaginale comune (tra peritoneo viscerale e parietale), cioè passa
attraverso tutti e 3 gli anelli; è frequente in cavallo e gatto;
2. falsa → quando si trova fuori dalla vaginale comune nel sottocute, cioè il viscere finisce dentro il sacco
scrotale, ma non attraversa l’anello vaginale; è frequente nell’uomo.
Il sacco erniario varia a seconda della porte erniaria.
Si distinguono alla palpazione: la vera è riducibile mentre la falsa scorre meno perché c’è la componente
vascolare. Nel cavallo si strozza più facilmente.
Più frequente nel suino che nelle altre specie. Generalmente è molto tollerata, tranne nel cavallo dove si strozza
facilmente. È rara nel cane, rarissima nel gatto.
Diagnosi differenziale: edema, orchite, torsione del testicolo. È importante capire se è una forma acuta.
Sintomatologia: la porta erniaria è piccola ed i visceri che vi si impegnano sono molti, quindi si avrà una
sintomatologia colica. Generalmente non c’è febbre, a meno che non subentri una peritonite.
Trattamento: è sempre chirurgico. È un’ernia che va ridotta subito perché il viscere (spesso è un’ansa del
piccolo intestino) entro breve va in necrosi. Di solito si fa l’orchiectomia, cioè la castrazione previa riduzione
dell’ernia; a volte se il soggetto è un buon riproduttore, vanno ridotti gli anelli inguinali, facendo attenzione anon
stringerli troppo per non ischemizzare le strutture del deferente.
Ernia inguinale nella femmina
È riducibile nel 90% dei casi; diventa irriducibile se il contenuto è particolare (non è sempre un’ansa
intestinale). Attraverso l’anello inguinale esce la pudenda esterna che va alla mammella (nel maschio avevamo
arterie che vanno al prepuzio). In tutte le femmine nell’anello inguinale troviamo il legamento rotondo dell’utero
(equivalente al gubernaculum testis nel maschio). Se il legamento aumenta di volume (per il grasso che vi è
attorno) può portare all’ernia e trascinare il corno uterino; se la cagna è gravida l’ernia può strozzarsi. Il sacco
erniario è il peritoneo, su di esso si attacca il legamento rotondo dell’utero.
Diagnosi: nella regione inguinale si trova una massa molle irriducibile laterale alla mammella; può essere sia
monolaterale che bilaterale (soprattutto).
Diagnosi differenziale: tumore mammario, ma questo è sulla mammella e non laterale, non è irriducibile e di
altra consistenza.
Trattamento: si riducono i visceri e si chiude l’anello erniario, ovvero l’anello inguinale. Di solito si verifica in
età avanzata (8 anni) anche se sono congenite appaiono tardi perché la lassità legamentosa si verifica tardi.
Ernia perianale
È posta attorno all’ano e di solito si trova nel maschio anziano (8-10 anni). È dovuta a sfondamento del
diaframma pelvico, dovuto ad un fattore ereditario, più frequente nei piccoli animali. È diversa dalla perineale, la
quale si trova nel perineo (nel maschio si trova tra ano e base del pene, nella femmina tra ano e base della vulva).
Il diaframma pelvico è dato da:
1. Mm sacro ischiatici: coccigei che vanno da sacro a ischio;
2. M retrattore dell’ano;
3. M sfintere anale interno.
L’ernia passa tra gli spazi che si formano tra questi fasci. Si crea una tumefazione posteriore che sposta il retto
di lato, può essere bilaterale.
Eziopatogenesi: è concomitante con una patologia prostatica. L’iperplasia prostatica senile comprime l’ampolla
rettale con conseguente tenesmo, il cane a forza di spingere crea un diverticolo mono o bilaterale, fino alla
cubitatura del retto, dilatazione abnorme e ulteriore difficoltà a defecare poiché più spinge più aumenta la
cubitatura e quindi l’uscita delle feci è impedita. Spingendo si aprono i muscoli coccigei che pian piano si lacerano,
creando quindi l’ernia. Deve sussistere anche la lassità del diaframma pelvico.
Sintomi: difficoltà a defecare.
Diagnosi: sollevando la coda si vede un’ectasia para-anale.
Trattamento chirurgico: prima dell’intervento vero e proprio si procede a chiudere l’ano con una sutura a
borsa di tabacco per non imbrattare il campo operatorio. È un’ernia senza sacca perché il peritoneo si lacera e
quindi i visceri si trovano a diretto contatto con cute e sottocute. Per ridurre l’ernia occorre chiudere la porta
erniaria e castrare l’animale per prevenire recidive (la prostata si riduce). Si effettua un taglio parallelamente e di
fianco all’ano ponendo attenzione ai visceri erniati che si trovano subito nel sottocute. Inoltre c’è anche molto
liquido perché c’è stasi e trasudazione. I punti vengono messi uno alla volta e si stringono insieme alla fine tra due
strutture robuste: muscoli coccigei e sfintere anale interno. Eventualmente si può usare il legamento sacro
ischiatico, che è un cordone fibroso molto teso. Bisogna però fare attenzione alle strutture sul pavimento
dell’ischio: nervo ischiatico, arteria e vena emorroidale (se si lede il cordone vascolo nervoso si avrà incontinenza e
ano beante).
Il contenuto nel 90% dei casi è grasso periprostatico e siero da stasi. A volte si può complicare perché oltre a
erniare il grasso periprostatico può erniare la vescica (ernia inveterata) con difficoltà nella minzione e se si strozza
l’intervento è urgente per evitare la necrosi ischemica. La vescica erniata si trova in ernie vecchie perché deve
rompersi il legamento vescicale perché si possa ribaltare indietro. Per vedere se è erniata anche la vescica si
effettua una paracentesi (si pianta un ago e si vede se esce urina).
Ombelicale
Avviene all’interno dell’anello ombelicale. L’ernia è composta da peritoneo, fascia trasversa e cute. Il contenuto
erniario può essere grasso dell’epiploon (onfaloepiplooncele), più frequenti, o visceri. Il sacco erniario interno è
dato da peritoneo e fascia, quello esterno dalle cute. Quest’ernia non ha significato patologico in cane e gatto,
mentre nel puledro spesso entra un’ansa intestinale che può dare dolore colico. Nel vitello se l’anello è largo può
contenere l’abomaso (ernia strozzata).
È frequente in suini, vitelli e puledri, generalmente nei primi mesi di vita.
Sintomi: solitamente non dà problemi, ma nel caso in cui vi si impegni un organo si verificano problemi di
ritorno venoso e edema, quindi l’organo non può più rientrare in cavità addominale (perde diritto a domicilio →
ernia irriducibile) e si strozza. Si ha perciò un processo attivo che aumenta ulteriormente l’edema, la costrizione e
la stasi vascolare che porta ad ischemia e necrosi. I sintomi sono quindi dolore estremamente severo (sintomo
colico), la zona è calda alla palpazione, ma non c’è febbre.
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Diagnosi e terapia: è facile da identificare in quanto rotondeggiante, morbida, facilmente riducibile. Spesso
non causa problemi ma si opera comunque anche in cane e gatto, per evitare traumi sulla zona aggettante e
conseguenti infezioni ascendenti.
Trattamento chirurgico: riduzione dell’ernia e chiusura dell’anello ombelicale mediante sutura. Se ci sono
alterazioni irreversibili dell’organo impegnato nell’ernia si effettua un’amputazione ed anastomosi.
Se l’intervento viene fatto in campo si conserva il sacco erniario interno in modo da non aprire una
comunicazione tra cavità addominale ed esterno.
Onfaliti
Il cordone ombelicale è composto da arterie, vene ombelicali e uraco.
La guaina amniotica che riveste il cordone ombelicale lo sopravanza in seguito allo strappo che avviene alla
nascita anche grazie alla regressione dei vasi che ne segue. Questo fa sì che 24 ore dopo la nascita la guaina
collabisca e mantenga i vasi separati dall’ambiente esterno, questi andranno incontro ad emostasi spontanea per
collabimento dell’intima dell’arteria. Dopo la lacerazione del cordone si ha un’emorragia che fa sì che si crei un
coagulo attorno ai vasi, ma anche nella tasca che accoglie la parte esterna del cordone ombelicale. Dopo ciò si avrà
una retrazione cicatriziale che coinvolgerà la tasca stessa.
Interessano il tratto extraombelicale; le infezioni del tratto intraombelicale infatti prendono diversi nomi:
1. onfalo-flebiti;
2. onfalo-arteriti;
3. onfalo-vascoliti;
4. flogosi uracale.
Si trovano soprattutto nel bovino, ma si possono verificare anche in cane, gatto e puledro.
Eziopatogenesi: le infezioni derivano generalmente da patogeni ambientali e sono perciò legate alle condizioni
di allevamento. I maggiori responsabili sono solitamente i piogeni. Inizialmente si ha la penetrazione attraverso l a
guaina amniotica, successivamente si localizza l’infezione nel tratto extra addominale per poi portarsi fino alla
porzione intraombelicale. I coaguli ematici che si raccolgono nella tasca intraombelicale favoriscono la crescita
batterica creando un ambiente idoneo allo sviluppo degli stessi. Si può formare una cavità ascessuale che può
rimanere confinata al tratto extra addominale o interessare i vasi trasportando l’infezione ad organi quali il fegato
per via venosa.
Sintomatologia: tumefazione calda e dolente nella regione ombelicale nella forma essudativa, grosso cordone
dolente e fibroso nella forma produttiva.
L’onfaloarterite e nell’onfaloflebite, così come nella flogosi uracale, la sintomatologia si rende rapidamente
evidente con sintomatologia generalizzata, anoressia, febbre e ottundimento del sensorio.
Diagnosi: più semplice per quella a carattere essudativo.
Trattamento: chirurgico con evacuazione del pus e applicazione di drenaggio nella forma essudativa; nella
produttiva si incide e si scolla il manicotto patologico dal contesto fino a poterlo asportare. Ciò che viene
scontinuato deve poi essere risuturato; dopo l’intervento è bene sottoporre il soggetto a terapia antibiotica.
Empiema delle vene ombelicali
Eziopatogenesi: dopo lo strappo del cordone ombelicale i coaguli o i trombi intravasali possono dare origine ad
infezioni alla componente vascolare e formare empiemi.
Sintomatologia: il vitello è più piccolo del normale, non mangia, pelo ruvido, febbre, aspetto sofferente,
risentimento epato-renale, vomito e addome acuto.
Diagnosi: gocciolamento di pus dall’ombelico.
Trattamento: chirurgico. Se l’empiema ha interessato oltre i 2/3 della vena ombelicale l’infezioni è arrivata al
fegato, causando un’epatite icorosa. La prognosi è infausta.
Uraco pervio
L’uraco pervio e l’infezione dei residui ombelicali si possono verificare simultaneamente o indipendentemente.
Quando il soggetto nasce l’ombelico si strappa e i vasi si chiudono. Anche l’uraco si chiude e rimane solo il
legamento della vescica che va dall’ombelico alla vescica ed è il residuo dell’uraco. Dalla nascita, il moncone
ombelicale appena lacerato può fungere da porta di ingresso di un’infezione ascendente proveniente dall’ambiente
e si possono avere due forme:
1. congenita → l’uraco non riesce a chiudersi alla nascita;
2. acquisita → la pervietà insorge secondariamente ad un’infezione ombelicale (onfalo-flebite).
Sintomatologia: I segni clinici variano da un’eccessiva umidità del moncone ombelicale, ad uno stillicidio o ad
un flusso di materiale.
Eziopatogenesi: ho sgocciolamento di un liquido bianco-giallastro (urina) che esce dall’ombelico. Si parla
allora di uraco patens o uraco aperto, pervio.
Diagnosi: Esame clinico ed emogramma. Per assicurarsi che le dimensioni della porzione addominale
dell’ombelico restino statiche e non vadano incontro ad un ingrossamento è necessario l’esame ecografico dei
residui ombelicali; di conseguenza, è importante effettuare la ripresa di una serie di indagini ecografiche.
Trattamento: Si fa una piccola laparotomia per eliminare l’uraco. C’è il rischio infatti di un’infezione retrograda
alla vescica. Si verifica spesso nel puledro. Antibiotici secondo necessità.
Estrofie ed inversioni
Le suture negli organi cavi (intestino, stomaco, ecc) si effettuano su due piani:
1. primo piano → su mucosa e sottomucosa. È una sutura inquinata;
2. secondo piano → unione della siero-muscolare.
Sono suture introflettenti per non esporre la mucosa (sporca) in cavità peritoneale con conseguente peritonite e
morte. Possono essere continue o a punti staccati.
Invaginamento intestinale
L’intestino è vascolarizzato dai vasi mesenterici, l’innervazione è a carico dei plessi di Meissner e Auerbach.
Eziopatogenesi: può essere dovuto a varie cause (tossici, parassiti, endomicosi) che causano alterazioni nervose
con concomitanza di tratti ipocinetici e ipercinetici. Si può arrivare ad avere occlusione con vomito e stipsi, alla
palpazione si percepisce un cordone ispessito. Nel punto di invaginamento si strozzano i vasi: questo porta
ischemia e necrosi.
Trattamento: se si diagnostica subito si deve intervenire con laparotomia, svolgimento e si risolve solo con
un’enterite. Se invece persiste per più tempo si creano fenomeni adesivi tra le due sierose con necrosi della mucosa,
ciò richiede risoluzione con enterectomia (prevede l’asportazione del tratto interessato e la chiusura dei vasi
mesenterici). Questa può essere svolta con anastomosi termino-terminale, latero-terminale (iso o anti peristaltica),
termino-laterale. L’anastomosi più sicura per prevenire l’invaginamento è l’antiperistaltica. Nei carnivori l’esito è
benigno, negli erbivori la prognosi è riservata, infatti nel piccolo intestino dei carnivori passa alimento liquido,
mentre negli erbivori passa alimento solido che può fermarsi e dare occlusione al passaggio nei punti in cui è stata
fatta l’anastomosi. La localizzazione più frequente è in prossimità della valvola ileo-ciecale, se c’è necrosi e
putrefazione c’è peritonite e quindi la prognosi è infausta.
Prolasso del retto
Malattia acquisita frequente, si trova nel maiale, cane, gatto e grossi animali.
Cause: enteriti protratte (funzionali protratte, soprattutto nel cucciolo per tenesmo continuo). È importante
ridurlo il prima possibile, come tutti i prolassi, perché va incontro a edemi e necrosi ischemica e inoltre aumenta di
volume così che alla lunga non è più possibile ridurlo.
Prolasso di utero e vagina
Nella cagna e nella bovina, generalmente post-partum per produzione di estrogeni che rendono i tessuti
ipotonici. Si tratta di estroversione, se è recente si riduce nella cagna è più facile, nella bovina è più complesso
perché l’utero nel post-partum è più pesante. Si fa un’epidurale per ridurre il tono addominale e vaginale (anestesia
a piccolo territorio).
Persistenza del dotto di botallo
Il dotto di Botallo è un vaso che connette Aorta e Polmonare durante la vita fetale e che dovrebbe chiudersi in
seguito alla nascita; i polmoni, non funzionanti fino a questo momento cominciano a respirare e le resistenze del
piccolo circolo aumentano vertiginosamente e il dotto si chiude. Nel caso in cui questo non avvenga rimane
totalmente o parzialmente pervio con formazione di vortici del flusso arterioso. In sistole il sangue pompato in
aorta tende ad andare verso la polmonare creando enormi vortici con alterazioni pressorie del circolo polmonare ed
insufficienza respiratoria. Gradualmente il dotto tende ad aumentare il suo diametro soprattutto a livello della base
aortica, la cui parete tende ad assottigliarsi con rischio di lacerarsi.
Diagnosi: si sente un soffio rilevante in fase sistolica prendendo in braccio il cucciolo.
Trattamento: è esclusivamente chirurgico ed ha lo scopo di restituire un’identità vascolare ad Aorta e Tronco
Polmonare eliminando la connessione. Il soggetto deve essere intubato ed assistito nella respirazione (basta un
pallone Ambu).Si effettua una toracotomia Sx (IV-V spazio intercostale) e sotto le coste trovo il polmone; tramite
garze e teli bagnati con soluzione fisiologica a 37° C (per non disidratarlo) sposto il polmone caudalmente; si
sospende l’aereazione e quindi il polmone collassa lasciandoci lo spazio per operare. La pleura mediastinica è
percorsa da due cordoni bianchastri che sono il nervo vago ed il frenico (attenzione a non tagliarli). A questo punto
ci troviamo davanti il mediastino: identifico Aorta Tronco Polmonare e lego il Dotto con due fili. A questo punto
viene ripompato il polmone e prima di mettere l’ultimo punto si espande al massimo con un’inspirazione forzata
per evitare che rimanga aria nel torace.
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Megaesofago
L’esofago ha una parete muscolare ed una mucosa cospicua, spessa e elastica. Attraverso la peristalsi il cibo
viene spinto nello stomaco.
Eziopatogenesi: il megaesofago può essere idiopatico o secondario. Può essere dovuto alla mancanza della
tonaca muscolare. Il soggetto fa molta fatica a deglutire(l’esofago è orizzontale), quindi il cibo ristagna e fermenta
in loco dilatando la parete. La patologia progressivamente si aggrava.
Sintomi: se è congenito si manifesta con rigurgito del cucciolo non appena comincia la fase di svezzamento;
scialorrea.
Trattamento: miotomia del cardias con paralisi definitiva del cardias in modo che l’alimento scenda nello
stomaco. A causa dei reflussi non è semplice questa operazione.
Persistenza dell’arco aortico destro
Nel caso in cui il megaesofago sia congenito può derivare dalla persistenza dell’arco aortico destro (PRAA), il
vaso passa attorno all’esofago e ne riduce notevolmente il lume mimando una sub-occlusione. L’esofago in questo
caso assume aspetto a bisaccia, con dilatazione anteriore al cuore. È frequente nel pastore tedesco per eredofamigliarità.
Sintomi: il cucciolo in genere è il più denutrito della cucciolata ma mostra notevole appetito e voracità.
Diagnosi: procedendo con un sondino si percepisce una restrizione notevole del lume esofageo in prossimità del
cuore. All’auscultazione della doccia giugulare si sente rumore di sciacquio.
Trattamento chirurgico: in questo caso prevede legatura dell’arco aortico alle sue estremità e sua asportazione.
Nei casi più inveterati il megaesofago può non regredire. Importante la somministrazione di cibo che deve essere
fatta con alimento fluido a piccole dosi e testa estesa sul collo.
Patologie dei grossi vasi
Trombosi delle arterie iliache del cavallo
Eziopatogenesi: generalmente associata ad infestazione da Strongilus vulgaris. Le larve giungono allo strato
sottoendoteliale arterioso causando una reazione vascolare con arterite verminosa e degenerazione dell’endotelio
che porta alla formazione di trombi fino alle vera e propria occlusione del lume vasale. La trombosi può interessare
l’ultimo tratto dell’aorta o alcune o tutte le iliache.
Sintomatologia: normale a riposo, al trotto si hanno alterazioni funzionali:
1. se sono colpiti solo i vasi di un lato: in corsa l’arto si flette ed estende sempre meno, viene trascinato e lo
zoccolo rade il terreno, cala la propulsione, calano la temperatura cutanea e il polso periferico;
2. se è bilaterale dopo poco dall’inizio del trotto l’animale barcolla fino a cadere (similmente ad una paraplegia).
Il polso e il respiro sono accelerati, le mucose sono cianotiche, la parte è fredda e il polso periferico è
diminuito. Dopo poco tutto torna alla normalità.
All’esplorazione rettale si ha deformazione del tratto terminale dell’aorta e delle iliache, il polso è meno
percepibile.
Trattamento: nessuno. Palliativi sono riposo e uso di anticoagulanti. Blocco ripetuto del simpatico lombare.
Aneurisma dell’aorta
È una forma eccezionale, è stato riscontrato in un vitello localizzato alla biforcazione dell’aorta con il tronco
brachicefalico comune, responsabile di stenosi esofagea, con conseguente meteorismo ricorrente. La diagnosi
clinica in un grosso animale è impossibile. Nei piccoli animali può essere d’aiuto la diagnostica per immagini.
Litiasi
È legata non tanto all’alimentazione quanto a problemi genetici. Si possono riscontrare da sedimenti sabbiosi a
vere e proprie pietre (“mal della pietra”). Il calcolo prende la forma a seconda del contenuto e del tipo di sali
presenti. A volte il calcolo si forma e permane nelle vie urinarie per tutta la vita dell’animale senza dare segni
clinici, i problemi insorgono quando creano occlusioni o sub-occlusioni. Nel cavallo il calcolo a carico dell’uretere
causa dolore colico. Nel cane e nel gatto la diagnosi la si può fare con un’urografia discendente iniettando per via
endovenosa il contrasto iodato. L’uretra è diversamente conformata nelle varie specie: nel cane e nel cavallo la
direzione è simile mentre nel bovino compie una “S” come nel verro e nel gatto invece è più o meno rettilinea
portandosi caudalmente. Bisogna inoltre ricordare che nel cane è presente l’osso penieno che può creare ostacoli al
deflusso eventuale di piccole concrezioni.
Nel cavallo i calcoli sono soprattutto nel primo tratto dell’uretra che passa sopra al pube. La diagnosi di
calcolosi si fa tramite cateterismo valutando la presenza di ostacoli al passaggio del catetere stesso.
Nel bovino i calcoli si fermano nel primo tratto o nella prima ansa della curva sigmoide, generalmente sono
calcoli voluminosi che non riescono ad andare oltre ed essere eliminati con la minzione.
Nel gatto sono facilmente presenti calcoli di struvite, ovvero sabbia che si forma in vescica e scende in uretra.
L’uretra pelvica ha un diametro di 3 mm, ma quella peniena ha diametro minore, di 1 mm, quindi a questo punto la
renella si concentra e dà ostruzione. Si può intervenire ponendo con pazienza un catetere in vescica respingendo
indietro la renella e lasciando il catetere per qualche giorno. Se recidiva si può intervenire con uretrotomia
perineale. Si amputa il pene fino alla ghiandola bulbo-uretrale e si attacca il perineo con l’uretra pelvica che ha
diametro maggiore. Generalmente a questo punto si castra anche l’animale e si fa stomia craniale allo scroto. La
stomia deve essere molto ampia perché in genere tende a stenosare.
Nel cane le occlusioni si hanno per calcoli di diametro >2 mm che dalla vescica cadono in uretra. A seconda del
diametro del calcolo questo potrà incastrarsi prima dell’osso penieno o all’interno della doccia dello stesso. Con il
catetere si sente un rumore lapideo. Se vi sono problemi prostatici i calcoli si possono formare anche nella prostata.
Nel cane l’uretra è più lunga e i calcoli uretrali sono più frequenti in cani di piccola taglia. II trattamento prevede
un approccio conservativo tramite cateterismo (come nel gatto) respingendo il calcolo tramite una siringa con
fisiologica. Il metodo chirurgico prevede uretrotomia bassa (pene) o alta (perineo). Di solito si preferisce quella
bassa per la stratigrafia che consente di arrivare più facilmente in uretra (cute e mm retrattori del pene), mentre in
quella alta si trovano i corpi cavernosi del pene che creano maggior sanguinamento. Nel 90% dei casi evitiamo
l’uretrotomia ma facciamo cistotomia; infatti si preferisce mantenere integra l’uretra, perché si stenosa facilmente.
Si respinge il calcolo in vescica e lo si toglie da lì. Se si fa uretrotomia non si sutura ma si lascia che guarisca per
terza intenzione, così si riduce la stenosi.
Sintomi: l’animale assume spesso la posizione di preparazione alla minzione, si ha tenesmo, pollacchiuria,
anuria. Si può mettere in diagnosi differenziale con la cistite.
Trattamento: alimentazione che acidifica le urine. Cateterizzazione che conferma la diagnosi, alla palpazione
dell’addome si apprezza la vescica distesa, dura e ripiena. La mancata minzione porta a reflusso di urina fino ai reni
che causa insufficienza renale e sindrome uremica quindi se c’è occlusione uretrale si deve intervenire subito.
Spesso poi è associata a cistite quindi si accompagna ad ematuria.
I calcoli a uretere e bacinetto sono più difficili da trattare: con endoscopia, US si riesce a rompere il calcolo da
tre direzioni ortogonali (animale immerso in acqua), ma è doloroso. La chirurgia dà rischio di stenosi successiva a
retrazione cicatriziale.
I calcoli nel bacinetto spesso sono subclinici perché permettono comunque il passaggio di urina.
Diagnosi: urografia discendente e US.
Trattamento: se si apre il bacinetto risulta difficile poi fare la sintesi così si rischia uro peritoneo: è meglio
incidere il parenchima renale a “panino”, suturando poi a punti staccati. Nel post-operatorio si deve far bere molta
acqua quindi si somministrano cibi molto salati.
Enteroliti
Calcoli formatisi nel tratto gastro-intestinale, frequenti nei grossi animali.
Calcoli biliari
Frequenti nei piccoli animali. Possono dare occlusione del coledoco con ittero e dolori colici, la diagnosi si fa
tramite ecografia.
Calcoli salivari
Nel cavallo nel Dotto di Stenone. Diagnosi manuale, si rileva ectasia del dotto e della parotide. Su animali sedati
il calcolo può essere fatto fuoriuscire tramite cateterismo del dotto.
Fimosi
Stenosi acquisita o congenita del foro prepuziale che impedisce lo sfoderamento del pene. Può colpire tutte le
specie.
Sintomi: anormale e limitata fuoriuscita di urina dal foro prepuziale, accompagnata nell’equino da mancato
sfoderamento durante la minzione. Il ristagno di urina può causare balano postiti e ulcere.
Trattamento: ampliamento dell’apertura, in anestesia locale si incide la parete prepuziale inferiore per alcuni
cm.
Parafimosi
Restringimento dall’ostio prepuziale quando il glande è fuoriuscito, impedisce il reinfoderamento.
Eziopatogenesi: nei grossi animali legato a balanite e postite, nel cane traumatismi durante il coito. Il glande
subisce disfunzioni vascolari da edema a necrosi e gangrena.
Sintomi: mancato rientro del glande che appare edematoso e congesto, talvolta con soluzioni di continuo.
5?
Prognosi: dipende dall’entità del danno al glande.
Terapia: ridurre le dimensioni del glande ed impedire l’ulteriore fuoriuscita.
Nella forma iniziale: riduzione manuale previa lubrificazione con olio di vaselina. In alternativa continuazione
dell’ostio prepuziale finché non si riesce a ridurre. Si immettono pomate di antibiotico sull’apertura onde evitare
recidive. Se la necrosi o la gangrena sono gravi si procede con l’amputazione del pene.
Atresia anale
È una malformazione congenita frequente in suino, cane e bovino. Non sempre viene identificata alla nascita
perché l’ano sembra normalmente conformato, ma in realtà è imperforato. La diagnosi viene fatta all’esplorazione,
rettale.
Trattamento chirurgico: è semplice, si tratta di tagliare l’ano, estrarre il fondo cieco del retto ed
esteriorizzarlo. Se associata ad atresia del retto l’intervento viene fatto in laparotomia.
Cisti prostatiche
Si rinvengono nel cane maschio anziano. Sono molto voluminose e con contenuto liquido.
Trattamento chirurgico: si apre la cisti in due punti, si drena e si infila dentro l’epiploon che riempie la cavità
e fa una coalescenza. Altrimenti si può attaccare la cisti alla cute: marsupializzazione della prostata.
Patologie delle ghiandole anali
Intorno all’ano sono presenti delle ghiandole che in base alla funzione vengono divise in: circumanali e paranali.
Ghiandole circumanali
Sono ghiandole epatoidi che mantengono lubrificato il canale anale ed hanno funzione ormonale; sono circa
300. Nell’animale anziano, in particolare nel maschio, possono dare adenomi e adenocarcinomi con necrosi
centrale e scarsamente metastatizzanti.
Trattamento: questi tumori vengono semplicemente asportati chirurgicamente, ma si possono avere recidive.
Ghiandole paranali
Si trovano a ore 5 e 7 rispetto allo sfintere anale (nel furetto si trovano a ore 3 e 9). Servono per identificare i
simili, per marcare il territorio, e sono maleodoranti. In alcune specie, come nella puzzola, sono un’arma di offesa.
Riversono il loro secreto nelle sacche anali. Molto spesso vanno incontro a patologie infiammatorie e aumentano la
produzione del loro secreto, quindi occorre svuotarle e iniettare dell’antibiotico. Inoltre possono ascessualizzare e
secernere pus con secreto ghiandolare. Se ci sono adenomi occorre asportare sia la sacca che la ghiandola.
Le ghiandole circumanali sono una disgrazia per il Pastore Tedesco a causa della formazione di ulcere
circumanali che non guariscono (fistole non curabili). È una patologia fortemente invalidante in quanto queste
ghiandole sono immerse nelle fibre dello sfintere esterno e vanno a ledere le fibre provocando stenosi anale
(rendono la regione una specie di “termitaio”).
Trattamento: chirurgico. Quando si opera si possono ledere i nervi emorroidali e viene via parte dello sfintere
anale interno e tutto l’esterno. Il post-operatorio è molto complesso da gestire a causa dell’incontinenza
dell’animale.