YANUKOVICH E LE RELAZIONI DELL`UCRAINA CON RUSSIA ED

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YANUKOVICH E LE RELAZIONI DELL`UCRAINA CON RUSSIA ED
FOCUS
Febbraio 2010
www.europressresearch.eu
di Tomas Valasek
YANUKOVICH E LE RELAZIONI DELL’UCRAINA CON RUSSIA ED EUROPA
NELLA QUESTIONE DEL GAS
I media spesso, e in modo erroneo, descrivono il neo-presidente
dell’Ucraina Viktor Yanukovich come “pro-russo”1. Secondo uno schema un po’
sommario, infatti, nella disputa geopolitica sull’Ucraina tra la Russia e l’Occidente
il nuovo leader dovrebbe favorire la prima. Quando gli viene chiesto, Yanukovich
liquida la questione come una sciocchezza: come la maggior parte degli ucraini, è
convinto che il paese dovrebbe badare ai propri specifici interessi e non a quelli
della Russia o dell’Occidente. Ma almeno su un tema importante – la strategia sul
gas – Yanukovich progetta di abbandonare le politiche predilette dall’Europa e di
mettere in atto misure che dovrebbero approfondire la dipendenza dell’Ucraina
dalla Russia.
Durante la campagna presidenziale Yanukovich ha detto che, se fosse
stato eletto, avrebbe “rinegoziato” l’accordo col quale la Russia vende gas
all’Ucraina; e avrebbe inoltre invitato la Russia ad acquistare una quota di
partecipazione nel sistema ucraino di transito del gas. I suoi propositi non solo
invertirebbero una tradizione politica ucraina di lungo corso (richiedendo, tra le
altre cose, una modifica legislativa), ma quasi certamente falliranno nel loro
obiettivo dichiarato: abbassare il prezzo al quale l’Ucraina compra il gas dalla
Russia e scoraggiare Mosca dal costruire gasdotti per l’Europa occidentale
aggirando l’Ucraina.
Ma perché il gas è così importante per Yanukovich? L’Ucraina è uno dei
paesi più assetati di gas dell’intero pianeta. Troppo poco ha fatto per ridurne i
consumi rispetto ai livelli dell’era sovietica: ovvero rinnovare l’edilizia, obsoleta
dal punto di vista energetico, e modernizzare le acciaierie e gli impianti di
fertilizzazione a consumo intensivo di gas. La conseguenza di ciò è che l’Ucraina
consuma 900 milioni di dollari di gas al mese in inverno, quando la domanda è
massima. In termini pro-capite significa un consumo triplo rispetto a quello della
vicina Polonia, un altro paese ex comunista di dimensioni analoghe.
1
Al momento della stesura di questo intervento i risultati elettorali non sono ancora
ufficiali, per via delle contestazioni sollevate dal candidato sconfitto Yulia Tymoshenko.
La Russia ha cessato di offrire all’Ucraina tassi preferenziali per il gas
all’inizio degli anni Duemila e da allora il suo costo è aumentato costantemente.
Tali spese crescenti hanno avuto un effetto disastroso nelle finanze del paese –
Naftogaz, che ha il monopolio della distribuzione del gas, deve essere
periodicamente salvato dal fallimento da parte del governo ucraino, il quale a sua
volta deve ricorrere ai prestiti del Fondo Monetario Internazionale per pagare
Naftogaz. Per mantenersi al caldo, insomma, il paese sta andando in rovina.
L’impressionante quantità di denaro coinvolta nel business del gas ha
inoltre corrotto la politica ucraina. All’inizio degli anni Novanta, infatti, alti
dirigenti del settore del gas e funzionari eletti del paese si sono accordati per
creare un cartello della distribuzione; una serie di prove indiziarie suggeriscono
che i distributori abbiano restituito una parte dei proventi sotto forma di
contributi elettorali illegali (l’allora primo ministro venne in seguito condannato
per frode negli Stati Uniti). L’istituzione di un monopolio statale, Naftogaz, nel
1998 ha prodotto solo limitati miglioramenti: all’inizio degli anni Duemila, infatti,
la società non aveva ancora reso pubblici i propri conti. Ancora oggi i grandi
operatori del settore finanziano i partiti e fanno pressioni sui governanti affinché
il commercio del gas non venga sottoposto ad un maggior controllo pubblico.
L’Ucraina ha sostanzialmente due modi per ridurre l’onere finanziario che,
in assenza di riforme strutturali, il settore del gas impone: diminuirne il consumo
o diminuirne il prezzo. Il primo ministro Yulia Tymoshenko scelse la prima strada.
Nel 2009 ha acconsentito di pagare alla Russia il prezzo corrente del gas, non
diverso da quello che Mosca esige dai paesi dell’Europa occidentale, aumentando
poi i prezzi del gas sul mercato interno. Ha
inoltre negoziato un pacchetto di
prestiti da istituzioni finanziarie internazionali per attenuare l’impatto sociale dei
prezzi più elevati. E ha fatto in modo che la Commissione Europea accettasse di
pagare per l’ammodernamento della rete del gas – questo avrebbe diminuito gli
sprechi, riducendo al contempo la corruzione (gran parte del gas dichiarato
“perso” a causa delle inefficienze del sistema viene infatti venduto sotto banco).
La
sua
era
fondamentalmente
una
terapia
d’urto:
ha
offerto
sacrifici
nell’immediato – i prezzi più alti del gas – in cambio della riduzione dei consumi
di energia – e dunque bollette più basse – nel lungo periodo.
Tymoshenko, candidato sconfitto alle elezioni presidenziali di quest’anno,
non ha mai messo in pratica quanto promesso, evitando di aumentare il prezzo
del gas a ridosso delle elezioni. Inoltre negli anni Novanta amministrava una
compagnia che operava nel settore del gas ed è pertanto molto interna al
sistema, con tutte le sue implicazioni. Ma al tempo stesso ha indicato come
riformare le dispendiose abitudini dell’Ucraina in campo energetico e come
ridurre la dipendenza del paese dalle buone disposizioni russe. Molti degli Stati
ex comunisti dell’Europa centrale hanno già sperimentato il tipo di riforme
prospettate dalla Tymoshenko; alcuni lo hanno fatto più di dieci anni fa.
Yanukovich propone l’esatto opposto. Pensa (giustamente) che l’Ucraina
non possa permettersi bollette più elevate e, invece di abbassare i consumi,
vuole che la Russia diminuisca il prezzo del gas – questo è ciò che intende
quando parla di “rinegoziare” il contratto di acquisto. Non è chiaro cosa lo induca
a credere che funzionerà. È vero che Mosca è abituata ad offrire tassi vantaggiosi
ai suoi vicini; in cambio questi paesi fanno pagare meno ai russi per il trasporto
del loro gas verso l’Europa occidentale. Ma la Russia ha interrotto questa politica
anni fa e molti dei suoi vicini, compresa la Bielorussia che con la Russia è
apparentemente alleata in una sorta di federazione, pagano o pagheranno presto
i prezzi mondiali. Nel caso improbabile che la Russia accettasse di rifornire di gas
l’Ucraina a prezzi ridotti, Mosca cercherebbe di ottenere in cambio concessioni
politiche – come ad esempio la garanzia che l’Ucraina non ospiterà mai
esercitazioni o basi militari di paesi occidentali. Il che può stare bene a
Yanukovich nel breve periodo – è scettico circa l’ingresso dell’Ucraina nella NATO
–, ma è probabile che anch’egli preferisca evitare di dare a Mosca gli strumenti
per limitare in futuro le scelte di politica estera del suo paese.
Il presidente eletto ha anche invitato la Russia ad acquistare una parte del
sistema ucraino di transito del gas. Facendo ciò spera di scoraggiare Mosca dalla
costruzione di nuovi gasdotti che eliminano dal transito l’Ucraina, i progetti
Nordstream e Southstream, perché la priverebbero dei ricchi introiti che ricava
dalle tasse di transito. Ma anche in questo caso le proposte di Yanukovich non
fanno una grande differenza. Probabilmente, infatti, il gasdotto Southstream non
vedrà mai la luce in ogni caso; la domanda di gas in Europa è diminuita negli
ultimi anni, così come è diminuita la fornitura da parte della Russia, che ha
difficoltà a sviluppare nuove fonti. Al contrario i piani per la realizzazione del
gasdotto Nordstream sono ormai troppo avanti per essere bloccati, il che significa
che le condotte per il trasporto del gas russo attraverso l’Ucraina avranno presto
un nuovo concorrente. Quando Nordstream, nel 2011-2012, comincerà a
trasportare una parte del gas che attualmente passa per l’Ucraina, crolleranno le
sue entrate derivanti dal transito, così come diminuirà l’importanza dell’Ucraina
per le esportazioni del gas russo. Questo, a sua volta, renderà ancora meno
probabile che Mosca accetti di vendere gas all’Ucraina a prezzi scontati.
È anche possibile che il presidente eletto riconsideri i suoi piani in merito al
gas; la storia recente dell’Ucraina è piena di promesse elettorali non mantenute.
Yanukovich potrebbe anche essere ostacolato dal Parlamento nazionale, che nel
1995 ha approvato una legge che vieta la vendita di infrastrutture energetiche
agli stranieri. Se va avanti in ogni caso (potrebbe infatti cercare di eliminare
questa legge), otterrebbe solamente di prolungare la pericolosa dipendenza del
paese dal gas a buon mercato. Per ironia della sorte, l’Ucraina produce molto gas
al suo interno e, secondo gli esperti, con adeguate riforme potrebbe diventare
completamente autosufficiente. Da anni proprio questo sta dicendo all’Ucraina
l’Unione Europea, che ha anche offerto aiuti economici per le riforme necessarie.
In definitiva, gli interessi ucraini sarebbero meglio garantiti se Yanukovich
cercasse di contrastare gli sperperi di gas nelle abitudini del paese, piuttosto che
ottenere un prezzo più basso dalla Russia.
Tomas Valasek (direttore della politica estera e di difesa del “Centre for
European Reform” di Londra)