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Corriere del Trentino Venerdì 30 Settembre 2016
TN
Porte aperte a palazzo
Fondazione Cassa di Risparmio, alla scoperta di collezioni e interni
Cultura
 Tempo libero
Domani la Fondazione Cassa di Risparmio di
Trento e Rovereto per tutta la giornata dalle 9 alle
17 apre le porte delle proprie sedi a Trento (in via
Calepina 1) e a Rovereto (in Piazza Rosmini 5).
L’obiettivo è quello di dare la possibilità ai cittadini,
ai turisti ed appassionati di visitare questi palazzi:
un’azione che comunica trasparenza e attenzione
ai bisogni della collettività valorizzando al
contempo le preziose opere e collezioni custodite
al suo interno. Per l’occasione saranno organizzate
visite guidate gratuite per gruppi di 20/30 persone
alle 9.30, 10.45, 14.30 e 15.30 alla scoperta dei
preziosi interni immobiliari e delle collezioni
artistiche.
La storia Nel 1790 il tesino creò una delle società mercantili più note d’Olanda
Il commerciante ospitò le tele del famoso pittore a soli due anni dalla sua morte
L’inaugurazione
Se l’arte
sa ridere
Hopf
a Museion
Buffa, da Trento a van Gogh
di Massimiliano Boschi
Resterà aperta fino all’8
gennaio 2017 la mostra Schoonheid te koop. Kunsthandel
Frans Buffa & Zonen 1790–
1951 (Bellezza in vendita. I
mercanti d’arte Frans Buffa &
figli 1790– 1951) inaugurata
poche settimane fa al museo
Singer di Laren, cittadina di
undicimila abitanti che sorge
a una trentina di chilometri da
Amsterdam.
Un’esposizione che celebra
una delle società di mercanti
d’arte più celebri dell’intera
Olanda. Operativa fino al 1951
era stata fondata nel 1790 dal
venditore di stampe Francesco
Buffa nato a Pieve Tesino, in
Trentino.
La collocazione della mostra non è casuale, il museo
Singer, infatti, è ospitato nella
villa del pittore statunitense
William Henry Singer jr che
aveva acquistato gran parte
della sua collezione proprio da
«Frans Buffa & Zonen» società
con sede al numero 39 di Kalverstraat, oggi una delle vie
dello shopping più note dell’intera Amsterdam.
Tornando alle radici trentine, Francesco Buffa, successivamente noto come Frans,
proveniva da una famiglia di
agricoltori che, in inverno, si
dedicava alla vendita ambulanti di stampe. Su questa attività e sulla famiglia Buffa ha
compiuto una approfondita ricerca (pubblicata su Commercio delle stampe e diffusione
delle immagini nei secoli XVII
e XIX — edito da «VieDellaTerra» nel 2008) il curatore
della sala delle stampe del
Rijkmuseum di Amsterdam: J.
Freek Heijbroek.
Non è un caso che il testo di
Heijbroek inizi proprio con la
celebrazione del 25esimo anno di attività della «Frans Buffa & Zonen»: «In occasione di
migliori artisti; stampe finemente colorate per la scatola
ottica; carte geografiche, i migliori dipinti inglesi, corde da
violini di Napoli, e inoltre ogni
tipo di vetro e cornice, piccoli
e grandi, il tutto a prezzo modico».
A fine Ottocento, il campo
delle attività si allargò all’organizzazione di mostre di artisti
sconosciuti. Tra queste, nel
1892, quella di un certo Vincent van Gogh, deceduto due
anni prima. I dipinti «molto
vivaci» erano stati messi a disposizione dalla vedova del
fratello Theo.
Dopo vari passaggi di mano
l’attività della «Frans Buffa &
Zonen» cessò il 15 marzo del
1951, ma ancora oggi a oltre
due secoli dall’apertura e a 65
anni dalla chiusura, ne vengono ricordati i meriti.
«Con la prima personale in
un museo italiano di Judith
Hopf, Museion prosegue il suo
percorso su posizioni femminili forti, soprattutto riguardo
alla scultura». La direttrice Letizia Ragaglia ha presentato così Up l’esposizione di oltre trenta lavori dell’artista di Karlsruhe che verrà inaugurata
questa sera alle 19. Judith Hopf,
che ha recentemente esposto
alla «Neue Galerie» di Kassel e
allo «Studio Voltaire» di Londra, presenta a Museion, video,
collage, ma soprattutto sculture che evidenziano barriere, fisiche e tecnologiche, attraverso ribaltamenti e «ossimori».
Tra pecore in cemento e
mattoni utilizzati per costruire
palloni e trolley (alla faccia del
«viaggiare leggero»), l’artista
tedesca utilizza l’umorismo
proprio per mostrare il lato comico della realtà e, forse, anche
di una certa arte contemporanea.
Particolarmente suggestivi i
corvi di Raben, opera che l’artista ha realizzato utilizzando
scatole di medicinali rimodellate in porcellana. L’intento è
quello di ribaltare lo sguardo
del «birdwatching», sono gli
uccelli a osservare gli uomini e
non viceversa, ma, soprattutto,
evidenziano un differente punto di vista sull’arte. Perché i corvi sono posizionati ad «altezza
d’uomo», non ci guardano dall’alto e suggeriscono anche un
punto d’osservazione diverso
sui musei d’arte contemporanea. Un luogo dove nessuno
guarda dall’alto nessuno, un
luogo in cui non è l’artista a osservare il pubblico da un livello
superiore, ma nemmeno il
contrario. Forse, come suggerisce il titolo dell’esposizione
(Up), entrambi potrebbero
guardare in su, verso l’alto. Lo
suggerisce, poco lontano, anche una mano in mattoni. La
mostra resterà aperta fino all’8
gennaio.
M. B.
© RIPRODUZIONE RISERVATA
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La sede
La sede della
«Frans Buffa &
Zonen» nel
1940 circa al
numero 39 di
Kalverstraat,
oggi una delle
vie dello
shopping più
note dell’intera
Amsterdam
quel giubileo fu preparata una
stampa celebrativa nella quale
sono rappresentati con un loro ritratto i direttori succedutisi nel tempo alla guida dell’impresa sulla Kalverstraat. Si trattava del fondatore Frans Buffa,
che aveva operato tra il 1790 e
il 1815, dei suoi figli Sebastian
e Giovanni Buffa che insieme
ne avevano proseguito l’attività tra il 1815 e il 1836». Successivamente, l’attività passò nelle mani di due fabbricanti
francesi di orologi Pierre
Adrien e Theodor Beguin, poi
in quelle di tale Philippe Tessaro. Proprio al centro della
stampa celebrativa è raffigurato l’edificio in Kalverstraat 39
come si presentava nel 1905 in
cui si scorge, in basso, una piccola fotografia di Pieve Tesino:
«Il paese che — scrive Heijbroek — aveva dato i natali a
generazioni intere di venditori
Laren
Una
mostra sui
venditori
è aperta
fino all’8
gennaio
ambulanti e poi mercanti di
stampe e d’arte attivi in tutta
l’Europa tra cui le famiglie dei
Buffa, dei Caramelli, dei Tessaro, dei Fietta, degli Avanzo e
dei Daziaro. Nel XVIII secolo
dal Tesino provenivano i numerosissimi e organizzati venditori ambulanti che vendevano in ogni nazione le stampe
prodotte dai Remondini nella
vicina Bassano del Grappa».
Inaugurato a fine Settecento, il negozio dei Buffa si fece
notare piuttosto rapidamente
e, a pochi anni dall’apertura,
veniva descritto come «un incrocio tra una libreria parigina
e un negozio di stampe olandese».
In una pubblicità dello stesso periodo, invece, Frans Buffa
descriveva così la sua attività:
“Offriamo in vendita ogni tipo
di stampe d’arte inglesi, francesi, italiane e tedesche dei
«Guerre, basta lacrime, bisogna agire»
Don Ciotti a Dobbiaco per i Colloqui: «Indignarsi è inutile. Serve impegno quotidiano
di Giancarlo Riccio
Si aprono oggi i Colloqui di
Dobbiaco 2016, con il coordinamento di HansJoerg Viertler e il
tema è, anche quest’anno, inquietante quanto attuale: «Volere e dovere sulla strada dell’era
solare».
Quali sono i fondamenti morali dell’impegno? Tra i relatori
Christian Felber, scrittore e storico austriaco, membro fondatore
di Attac e «Creatore sostenibile»
ed Elke Mack, professoressa di
Scienza sociale cristiana ed etica
sociale, studiosa cattolica tra le
più importanti in Germania.
Domenica, molto atteso, l’intervento di don Luigi Ciotti, fondatore di associazioni di volontariato protagoniste dello scenario
europeo di solidarietà.
Don Ciotti, il suo intervento
si intitola «Basta commuoversi, bisogna muoversi». Perché?
«Di fronte alle conseguenze
spesso tragiche dei problemi sociali e ambientali oscilliamo tra
commozione e indignazione.
Sentimenti legittimi e nobili, ma
che non producono cambiamento. Per questo occorre impegno,
che vuol dire responsabilità non
formalmente assunta o retoricamente annunciata, ma tradotta
nei fatti, nelle scelte, nei com-
portamenti. Se manca questa responsabilità – a volte faticosa e
poco gratificante nel suo richiedere tenacia, costanza, pazienza
– la commozione e l’indignazione rischiano di ridursi a reazioni
sterili e passeggere, che invece di
alimentare la speranza accentuano l’impotenza e la rassegnazione».
L’etica ha a che fare con
l’ecologia?
«Non solo ci ha a che fare, ma
ne è il fondamento. Quando parliamo di ecologia, parliamo di
una visione del mondo che rimanda a una pratica di vita. Ecologia significa impegnarsi per il
bene comune, comportarsi verso
Deciso Don Ciotti sarà a Dobbiaco
gli altri con comprensione e generosità, nella consapevolezza
che quello che fai a loro è come
se lo facessi a te stesso, visto che
la relazione è la realtà profonda
della vita. Faremo un grande pas-
so culturale, quando saremo più
consapevoli che l’“io” non è una
realtà autonoma ma costituita
dagli altri,».
L’ambiente alpino è fatto di
confini naturali ma anche di
frontiere: un tema che si lega al
suo intervento a Dobbiaco?
«Si lega certamente. Come dicevo, questione sociale e ambientale sono connesse: «il grido
dei poveri è il grido della Terra»
dice il Papa. Occorre prendere
coscienza che le migrazioni di
massa, col loro carico di sofferenza ma anche di opportunità –
aspetto che in pochi purtroppo
riconoscono – sono frutto di una
doppia logica di sfruttamento:
dell’ambiente e delle persone. Le
persone fuggono dalle guerre e
dalla povertà, ma questi mali sono a loro volta frutto di un sistema economico che il Papa ha definito “ingiusto alla radice”, che
alimenta il desiderio di potere e
di profitto, provocando guerre e
desertificando il pianeta. Militarizzare le frontiere e costruire
nuovi muri — come sta purtroppo accadendo – è allora, al di là
delle considerazioni etiche, un
rimedio contingente e a conti
fatti insensato. Fenomeni di questa portata non si fermano con le
barriere, siano esse materiali o
giuridiche, ma agendo sulle cause, cioè sulle disuguaglianze. Occorre però una politica lungimirante, sganciata dal dominio dei
monopoli economici e finanziari, e capace da un lato di realizzare misure efficaci di accoglienza
e inclusione, dall’altro di costruire nel mondo più uguaglianza e
giustizia sociale».
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