Pensare Democratico OK2

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Pensare Democratico OK2
PENSARE DEMOCRATICO
www.pdforli.it
Pensare Democratico n.1 Anno 2011 - Unione Territoriale Forlivese del Partito Democratico, via G. Matteotti 21/b, 47121 Forlì - Spedizione in A.P.
Aut.Tribunale di Forlì n.25/010 del 18/06/2010 - Direttore Responsabile: Roberta Brunazzi - Direttore Politico: Marco Di Maio - Stampa: Nuova Tipografia Forlimpopoli
Ripartire dalla
formazione
Italia, una Repubblica
fondata sul lavoro
Progetti concreti in Emilia
Romagna, legati ai territori
Una politica nuova per dare prospettive ai giovani
e possibilità alle aziende di valorizzarne le competenze
di Thomas Casadei *
di Marco Di Maio
L'Italia è una Repubblica fondata
sul Lavoro. Bisogna partire dal primo
articolo del testo fondamentale della
vita democratica del nostro Paese
quando si affronta il tema oggi più
cruciale in Italia, quello dell’occupazione. Se i padri costituenti
posero il lavoro come fondamento,
pilastro fondamentale della Repubblica, è perchè da esso discende
la qualità della vita democratica di
ogni comunità, anche in ambito
locale. Senza lavoro non c'è sviluppo, senza lavoro non c'è benessere sociale, senza lavoro non
ci sono fiducia e voglia di impegnarsi. La Festa del lavoro assume
quest’anno il significato di una ricorrenza che suona il campanello d’allarme la promozione di una politica
del lavoro che coniughi le esigenze di flessibilità con quelle di maggior
stabilità e sicurezza; è un’istanza che sale sempre più fragorosamente
dalla società ma che ancora le istituzioni non hanno affrontato.
Il mito del posto fisso, dell’impiego che dura per tutta la vita, non è più
sostenibile nell’epoca in cui viviamo. Lo stesso contratto a tempo indeterminato, pur a fronte di robuste garanzie dal punto di vista giuridico, non
rappresenta più una certezza di fronte ad un trend economico che ha
assunto dinamiche globali che hanno mostrato, con la crisi di questi anni,
quanto la precarietà sia divenuta un fattore comune a tutti i lavoratori,
autonomi e dipendenti, imprenditori e liberi professionisti.
Allora che fare? Quale prospettiva offrire ad una generazione come
quella dei ventenni e dei trentenni, che faticano a fare programmi di vita
che vadano oltre la settimana?
Bisogna intervenire drasticamente sul costo del lavoro, perchè troppo
ampia è la forbice tra lo stipendio in busta e il costo sostenuto dall’azienda:
questa è una delle principali cause del precariato.
C’è poi un esercito di ragazze e ragazzi straordinari, dotati di grandissime
competenze teoriche, che non riescono a trovare appagamento lavorativo.
Serve una politica del lavoro che si connetta con quella della scuola, della
formazione, della ricerca, per accompagnare alla crescita di competenze
anche la capacità delle nostre imprese di ‘assorbirle’ e metterle a valore.
Con la consapevolezza che le conoscenze umanistiche da sole non
bastano. La direzione in cui bisogna andare è quella di associare al
“sapere” il “saper fare”, alla teoria la pratica, al pensiero l’azione. Anche
nell’impegno politico. Buon Primo maggio!
Il significato della Festa nell’anno del 150esimo dell’Unità d’Italia
Un nuovo Primo Maggio
Anche i lavoratori ritrovino coesione, nel segno del Tricolore
di Gessica Allegni
Nell’anno del 150esimo dell’Unità
d’Italia, con festeggiamenti e celebrazioni che ci hanno fatto riscoprire
l’orgoglio per la nostra storia e le nostre
radici, occorre domandarsi se oggi un
Paese come il nostro, in cui persistono
differenze sociali ed economiche, disuguaglianze tra Nord e Sud, precarie
condizioni di lavoro e di vita che si
acuiscono se si è giovani o donne,
possa davvero considerarsi unito.
“L’Italia è una Repubblica democratica fondata sul Lavoro” cita l’Articolo
1 della Costituzione, a testimonianza
di una storia di conquiste, diritti, valori
su cui mettere le basi di una comunità
in cui il cittadino è al centro. Se è
questa la giusta interpretazione di ciò
che i Padri Costituenti hanno voluto
rappresentare con quelle parole, non
possiamo nasconderci che il tempo
che viviamo contravviene pienamente
a quella definizione.
Il lavoro è sempre meno, sempre
più “spezzato” e instabile, e più che
un momento di realizzazione di aspettative di vita diventa qualcosa di
indispensabile per sopravvivere, che
comporta rinunce a tutele, sogni e
aspirazioni. La divisione dell’Italia di
oggi è la divisione del mondo del lavoro. Di sindacati che faticano a trovare motivi di lotta comune, di scarso
dialogo tra mondo dell’impresa e società, tra istituzioni e partiti incapaci
di lavorare insieme ad un progetto
condiviso di sviluppo e crescita di un
Paese in declino.
segue a pag. 2
In epoca di crisi globale la via per uscire
da un contesto che rischia di bruciare tante
energie e competenze delle nuove generazioni è quella di investire nella società
della conoscenza e in strumenti concreti
che favoriscano un solido collegamento
tra mondo produttivo e sistema formativo
(nelle sue diverse articolazioni). L’impegno
della Regione Emilia-Romagna va in questa direzione, contrariamente a quello che
fanno le destre e la Lega al governo.
Il 29 marzo 2011 l’Assemblea Legislativa
ha approvato le “Linee di programmazione
e indirizzi per il sistema formativo e per il
lavoro 2011/2013” (deliberazione n. 38):
si tratta di un atto che mette a sistema una
serie di scelte operate negli scorsi mesi e
specificamente mirate a ridurre l'abbandono
scolastico, ad aumentare la percentuale
dei giovani laureati e ad accrescere le
competenze tecniche e professionali degli
studenti, elementi essenziali, questi, per
garantire la piena partecipazione dei giovani
alla costruzione di un sistema virtuoso
imperniato sull’economia della conoscenza
su scala regionale, a partire dai territori.
È dall’economia della conoscenza che
può oggi scaturire la qualità del lavoro
e una pluralità di percorsi capaci di collegare saperi, formazione e mondo produttivo e del lavoro.
Il provvedimento si pone diversi obiettivi:
- la realizzazione di una filiera formativa
con diversi livelli di offerta, unitaria e coordinata, tra istituti professionali e tecnici.
* Consigliere regionale Capogruppo PD
in Commissione “Lavoro, Scuola, Formazione
professionale, Università, Cultura,
Turismo, Sport”
segue a pag. 3
Energie rinnovabili, incontri nel territorio
Alla Fiera d i Forlì il 4 maggio si parla del futuro dell’agricoltura
Le energie rinnovabili rappresentano la strada maestra per avviare uno
sviluppo sostenibile, fondamentale per la conservazione dell’ambiente e per la
nascita di una nuova economia. A questo tema è dedicato il ciclo d’incontri
promosso dal PD e ospitato in diverse sedi del territorio: il primo appuntamento
è per mercoledì 4 maggio (ore 21) nella sala convegni della Fiera di Forlì,
in via Punta di Ferro, dedicato al terma “Agricoltura ed energia: il futuro è nelle
rinnovabili”. Presieduto da Marco di Maio, l’incontro vede in veste di relatori
Tiziano Alessandrini (consigliere regionale PD), Gianluca Bagnara (assessore
provinciale all’ Agricoltura) e Tiberio Rabboni (assessore regionale all’Agricoltura).
Del futuro delle energie rinnovabili si parla poi giovedì 5 Maggio a Forlimpopoli
(sempre alle 21, Sala Riunioni PD, via Artusi 4/a) e martedì 10 maggio a
Meldola (Arena Hesperia, viale Roma 3). Gli incontri proseguono il 19 maggio
a Castrocaro (sala del Municipio), il 26 maggio a Modigliana e il 31 maggio
a Predappio. Il 6 giugno, infine, spazio ai dibattiti sulle energie rinnovabili
nell’ambito della Festa Democratica di Forlì ospitata dalla Rocca di Ravaldino.
Pagina a cura del Gruppo Consiliare PD del Comune di Forlì
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segue da pag. 1
Un nuovo Primo Maggio
Ecco perché il Primo Maggio
nell’anno dei 150 anni dell’Italia
unita ha un sapore diverso dal
solito, ed ha un significato più
profondo che va colto e realizzato.
Come l’Italia, come i cittadini hanno fatto con orgoglio il 17 marzo
scorso, anche il lavoro e i lavoratori devono ritrovare l’unità nel
segno del Tricolore.
Non è un caso che il “Concertone” organizzato in piazza San
Giovanni a Roma da Cgil, Cisl e
Uil abbia quest’anno come tema
“La storia siamo noi - La Storia,
la Patria, il Lavoro”: c’è un’esigenza viscerale di ritrovare nelle battaglie storiche del mondo del lavoro la chiave per una nuova
stagione di unità. Il lavoro deve
passare dall’essere ciò che divide
a ciò che unisce l’Italia, il collante
territoriale e intergenerazionale
che ricompone la frammentazione del Paese. Se oggi può esserci
un nuovo risorgimento è proprio
da qui che si deve ripartire.
Il Primo Maggio sia un’occasione per ciascuno di noi per assumerci le nostre responsabilità
di cittadini che intendono esercitare fino in fondo i loro diritti, realizzare quell’identità nazionale
che può esistere solo se tutti in
Italia vivono una vita decorosa,
nel benessere e nella sicurezza.
Cancelliamo il 30% di disoccupazione giovanile, le esorbitanti
percentuali di disoccupazione nel
Mezzogiorno, le disparità nell’accesso a formazione e lavoro tra
donne e uomini, italiani e stranieri,
figli di dottori e figli di operai.
Oggi, Primo Maggio, rimbocchiamoci le maniche per un’Italia
unita davvero e sventoliamo con
orgoglio il tricolore del lavoro, dei
diritti, della solidarietà.
Senza lavoro: una generazione in bilico
Contratto Unico di Inserimento Formativo, la proposta del PD per combattere il precariato e aiutare i giovani
di Roberto Gori
Mentre l’attuale governo è sempre
più preoccupato a salvare il premier
dai suoi problemi giudiziari, nell’agenda
delle cose da fare scivola sempre più
in basso una questione spinosa come
il precariato delle giovani generazioni
e la crescente disoccupazione giovanile. Gli ultimi dati Istat parlano di un
29,4% di ragazzi fra i 15 e i 24 anni
che non studiano né lavorano. Una
percentuale in crescita rispetto all’anno
scorso, abbondantemente sopra la
media europea (fra i più importanti
paesi del continente solo la Spagna fa
peggio dell’Italia). In Germania la disoccupazione sta pian piano scendendo. In Italia invece, nonostante i tanti
proclami del “governo del fare”, di
miglioramenti non se ne vedono. Molti
ragazzi, laureati anche col massimo
dei voti, faticano anni per trovare un’occupazione. E quasi sempre con contratti precari e sottopagati. Oggi circa
il 90% dei nuovi contratti stipulati sono
precari, un numero che sarebbe stato
impensabile fino a 20 - 30 anni fa.
Sicuramente i tempi sono cambiati,
il mondo del lavoro non è più rigido
come una volta e la flessibilità in sé
non è neppure un male; il problema
è che la flessibilità sta degenerando
sempre più nel precariato, che colpisce non solo giovani neo-laureati ma
anche persone di 35-40 anni che
faticano a pianificarsi un futuro stabile,
a crearsi una famiglia. Una generazione in bilico che deve districarsi tra
contratti a progetto, a termine, di inserimento, part-time, apprendistati,
tirocini formativi, ecc…
Incontri sul Welfare che cambia. Tavola rotonda il 7 maggio
Nella foto:
I relatori dell’incontro
dedicato al tema della casa,
tenuto a Forlì lo scorso
14 marzo. A sinistra
Giancarlo Muzzarelli,
assessore regionale alle
Attività Produttive, Edilizia,
Piano Energetico, Sviluppo
Sostenibile; al centro
il consigliere regionale
Tiziano Alessandrini
e a destra Mario Mazzotti,
consigliere regionale Pd.
“Il welfare che cambia”: è il titolo del ciclo di incontri
organizzato dall’Unione territoriale del Pd forlivese in
collaborazione con il dipartimento Welfare Pd EmiliaRomagna e il gruppo assembleare Pd Emilia-Romagna.
Aperto il 16 febbraio, il ciclo si chiude sabato 7 maggio
(ore 10) con una tavola rotonda su “Federalismo, servizi
sociali e ruolo delle istituzioni locali”, al circolo Arci del
Ronco (viale Roma 344, Forlì). Interverranno il sindaco
di Forlì Roberto Balzani, Alessandro Martelli (docente
di Politiche sociali dell'Università di Bologna - sede di
Forlì), Teresa Marzocchi (assessore regionale alle
Politiche Sociali), Roberto Piva (consigliere regionale)
Dall’attuale maggioranza si sono
sentite solo dichiarazioni insensate,
spesso ai limiti del ridicolo e del falso.
Più concretamente il Partito Democratico ha proposto il C.U.I.F., contratto
unico di inserimento formativo, come
mezzo per combattere il precariato.
Possono stipularlo tutte le imprese,
ma una sola volta con lo stesso lavoratore, e vannotrasformati in contratti
e Guglielmo Russo (vice-presidente della Provincia di
Forlì-Cesena). Introduce Marco Di Maio, segretario
territoriale Pd Forlì, conclude il consigliere regionale
Marco Monari, presidente del gruppo Pd all’Assemblea
legislativa regionale. Negli incontri precedenti il ciclo
ha toccato temi come la sanità e le politiche della casa,
nuove sfide educative, questioni generazionali, inclusione
sociale, lavoro e lotta al precariato.
Tutti gli incontri hanno visto in veste di relatori
consiglieri e assessori regionali, amministratori locali,
dirigenti regionali del Pd, oltre a rappresentanti del
mondo associativo, sindacale ed economico.
a tempo indeterminato almeno il 50%
dei C.U.I.F. avviati. Questo contratto è
strutturato in due momenti: il primo “di
abilitazione”, a tempo determinato di
3 anni; il secondo di “consolidamento
professionale”, con assunzione a tempo indeterminato. Durante tutto il
C.U.I.F. l’azienda formerà il lavoratore
in affiancamento sul lavoro e con corsi
di formazione qualificati. Le aziende
che faranno la formazione avranno
sgravi contributivi, che aumenteranno
con l’assunzione a tempo indeterminato. Il Pd propone anche l’estensione
degli ammortizzatori sociali a tutti i tipi
di contratto, cosa già fatta dalla Regione
Emilia-Romagna qualche anno fa, prorogandoli per l’intero 2011. Perché a
differenza di quanto dichiara il governo,
dalla crisi ancora non siamo usciti.
Repubblica democratica fondata sul lavoro
L’Italia di oggi e i diritti di ieri
Buon primo maggio, nonno
“L’Italia è una Repubblica democratica, fondata sul lavoro”. “La Repubblica riconosce a tutti i cittadini il diritto
al lavoro e promuove le condizioni che rendano effettivo questo diritto”. Questi sono i primi due articoli della
nostra Costituzione. Questi concetti oggi sono estremamente lontani dalla realtà. Il lavoro è un diritto, attorno
al quale ne gravitano tanti altri. È la base che consente di investire sul presente e sul futuro; di costruire
certezze e, allo stesso tempo, di inseguire anche sogni; di studiare con un obiettivo preciso e potenzialmente
realizzabile, di costituire una famiglia, una casa, una prospettiva di stabilità. Tuttavia questa non è la realtà di
oggi. Il mondo è cambiato, l’offerta e la domanda sono cambiate ed è inevitabilmente necessario adeguarsi
ad esse, ma non dobbiamo permettere che si perdano per strada pezzi fondamentali come i nostri diritti. Tutti
dobbiamo farci carico di questa situazione perché il problema del lavoro riguarda tutti. Riguarda i giovani, le
donne e tutti coloro che hanno perso il lavoro e non hanno una concreta possibilità di rimettersi in gioco.
Riguarda i dipendenti, così come i lavoratori autonomi, i liberi professionisti, gli imprenditori, che non possono
crescere in un paese non in grado di competere. Il Paese sta lanciando segnali forti di disagio da troppo tempo
ed è inaccettabile che questo Governo non ascolti queste voci, perché il rischio a cui si va incontro è la
rassegnazione. E un Paese rassegnato smette di lottare e di crescere. Le proposte per sanare queste difficoltà
ci sono, occorre metterle in campo. Il Comune di Forlì si è speso in diverse direzioni e vorrei concludere proprio
citando un piccolo ma significativo esempio: l’assessorato alle Politiche giovanili lo scorso anno ha dato vita
ad un progetto che ha permesso di offrire un supporto concreto in termini di formazione, consulenze e sostegno
economico alla realizzazione delle idee imprenditoriali di giovani laureati, partendo da analisi di mercato e
fattibilità. In questo modo a 11 laureati della provincia di Forlì-Cesena si è data un’occasione concreta, che li
ha portati a realizzare il proprio progetto (costituendosi in cooperativa, snc o in ditta individuale).
Veronica Zanetti
Nuovo Capogruppo PD Consiglio Comunale di Forlì
Il primo maggio per me, bambino, era un giorno strano. Mio padre mi portava
a trovare il nonno, Lodovico, da cui ho preso il nome, al cimitero di Forlimpopoli.
Era un rito che si ripeteva ogni anno, perché suo padre gli aveva detto di
andare al cimitero a salutarlo non il 2 novembre ma il primo maggio. Poi lui
ci andava pure il giorno dei morti, forse anche sentendosi in colpa. Mio padre
si fermava dal fiorista e comprava 12 garofani rossi e uno bianco, che era il
mio. Poi li piantavamo in terra, 12 macchie rosse e una bianca. Già, mio
nonno, che non ho conosciuto, morto a 58 anni, schiantato dal lavoro, condito
dai pestaggi dei fascisti. Di lui mi restano solo poche fotografie, quella della
tomba - un volto secco, quasi scolpito in un legno duro - e una in bianco e
nero, sorridente, in camicia bianca con un rasaerba, scattata negli Stati Uniti,
in una fattoria a White Plain dove era emigrato, un po’ per l’endemica mancanza
di lavoro in Italia, un po’ per non stare in uno stato fascista, lui che aveva fatto
da socialista una guerra di controvoglia. Cosa abbia pensato questo contadino
romagnolo che sapeva leggere e scrivere durante il suo viaggio della speranza
non posso immaginarlo. Ma ne ho ritrovato i percorsi, grazie a internet.
Sul sito di Ellis Island, infatti, apprendo che Ludovico Zanetti (nome sbagliato,
ci va la o non la u), è arrivato nel nuovo mondo il 9 settembre, proveniente
da Meldola, Italia del Sud (noi romagnoli eravamo meridionali...), partito dal
porto di Genova, sul transatlantico Conte Rosso all’età di 26 anni (anche se
in realtà ne aveva 23). Ho perfino visto il registro di sbarco, e ho scoperto che
era nipote di Luigi Ragonesi e che per quello andò a White Plain; so che era
in buona salute, non era poligamo, anarchico, e non aveva segni particolari.
So che trascorse un periodo di “quarantena” ad Ellis Island, un centro di
permanenza ante litteram dove verificavano se si era compatibili con lo status
di Lodovico Zanetti
segue a pag. 3
Pagina a cura del Gruppo Consiliare PD della Provincia di Forlì-Cesena
3
segue da pag. 1
Ricostruire il ruolo
del lavoro nella società
Ripartire dalla formazione
Sindacati uniti contro la precarietà spacciata per flessibilità. Il commento
dei segretari di Cgil, Cisl e Uil, Enzo Santolini, Antonio Amoroso e Luigi Foschi
Un primo maggio amaro dal punto
di vista delle organizzazioni sindacali
e dei lavoratori. Di fronte ad una situazione occupazionale che non fa passi
avanti, nonostante i timidi segnali di
ripresa dalla crisi, è la classe lavoratrice
quella che continua a soffrire.
I dati che i segretari di Cgil, Cisl e
Uil locali, Enzo Santolini, Antonio Amoroso e Luigi Foschi analizzano sono
preoccupanti: oltre il 90% delle assunzioni, sul territorio forlivese, è in forma
precaria. Ma il messaggio del primo
maggio non può essere sgretolato.
Bisogna far sentire la propria voce.
«Deve essere un’occasione per dire
che in questo paese bisogna cambiare
le cose, con nuovi valori e nuovi diritti.
E questo significa fare punto e a capo
con questo governo - sottolinea Santolini - serve una ricostruzione del ruolo
di importanza che il lavoro ha in questa
società». Dunque un segnale importante, che va dato in una giornata di
festa, anche quando lo spirito stesso
della festa sembra venire meno per
chi è disoccupato, per chi non arriva
alla fine del mese.
«Speriamo che sia comunque una
festa del lavoro - incalza Foschi - è
necessario recuperarne la dignità. Il
primo maggio è nato per riscattare la
classe lavoratrice». Ma la situazione
non è «certamente allegra - ribadisce
Amoroso - affrontiamo questa festa
con preoccupazione. Quella minima
ripresa economica che, soltanto in
alcuni settori, sembra esserci, non si
sta ripercuotendo sull’occupazione.
Nel nostro territorio oltre il 90% delle
assunzioni è a tempo determinato,
considerando anche i settori agricolo
e turistico, che fisiologicamente utilizzano contratti di precariato».
Il primo maggio ha origine come
momento di lotta internazionale di tutti
i lavoratori. Dal congresso dell’Associazione internazionale dei lavoratori, la
Prima Internazionale, riunito a Ginevra
nel settembre 1866, scaturì una proposta concreta: otto ore come limite
legale dell’attività lavorativa. L’entrata
in vigore della legge era stata fissata
per il 1° maggio 1867, giorno in cui
venne organizzata a Chicago una grande manifestazione, con diecimila lavoratori. La festa del primo maggio nasce, in Europa, il 20 luglio 1889, a
Parigi. A lanciare l’idea è il congresso
della Seconda Internazionale.
«Nel 1800 non c’era la mutua, non
c’erano le pensioni, erano tantissimi i
morti sul lavoro. Lo spirito è stato quello
di ottenere diritti - aggiunge Foschi - e
negli anni ci sono state conquiste».
«A partire dal 1988 è stato dato il
via libera ai contratti di precariato ricorda Amoroso - ed il governo, puntando sulla flessibilità del lavoro, ha
creato una situazione in cui tutto è
diventato precariato. Non è questo che
alimenta la competitività delle aziende».
Che significato ha il primo maggio
per i sindacati? «Quello di sottolineare
il valore del lavoro, come sancisce la
Costituzione, con la consapevolezza
che proprio il lavoro è un elemento
costitutivo del paese», afferma Santolini
segretario della Cgil, che il 6 maggio
ha indetto uno sciopero generale, anche su questo tema. «In questa situazione - conclude - serve una ricostituzione del ruolo fondamentale che il
lavoro ha in questa società».
Il federalismo per un’Italia unita:
Vasco Errani a Forlimpopoli
In una sala del consiglio comunale di Forlimpopoli gremita,
lo scorso 11 aprile il presidente della Regione Emilia-Romagna
Vasco Errani è intervenuto parlando di immigrazione, lavoro
e federalismo fiscale. All’incontro “Federalismo. Regioni e
Comuni sull'orlo di una crisi di nervi? Le proposte del Pd: un
federalismo vero per l’Italia unita” hanno partecipato anche
il segretario del PD forlivese Marco Di Maio, Gianluca Monti,
Emanuela Briccolani e Claudio Samorì.
Il fine è quello di sostenere la valorizzazione della cultura tecnica e scientifica integrando i sistemi di istruzione,
formazione e lavoro;
- la ricerca di sinergie tra diverse
fonti di finanziamento: strutturali,
ministeriali, regionali, interprofessionali;
- l’affermarsi di una nuova concezione dei dottorati di ricerca, incentivando forme “cooperative” tra università e impresa e la diffusione di
strumenti di transizione dall’università all’impresa attraverso la sperimentazione dell’alto apprendistato;
- azioni che mirino allo sviluppo di
un sistema inclusivo, rispettoso delle
logiche di pari opportunità, interculturalità e - aspetto decisivo nell’economia
globale - internazionalizzazione.
- valutazione dell’offerta formativa
attraverso un’analisi dei dati, qualitativi
e quantitativi, sulle dinamiche del mercato del lavoro regionale, e un costante monitoraggio con approfondimenti
sulle specifiche filiere formative, per
una valutazione di azioni e politiche.
In questi ultimi dieci anni il sistema
della formazione professionale, a partire dalla scala nazionale, ha sofferto
di un quadro normativo frammentario,
provvisorio e spesso contraddittorio,
che ha messo a dura prova la capacità
d’innovazione e di risposta ai nuovi
bisogni della società.
La Regione Emilia-Romagna pone
basi importanti e strumenti concreti
per il futuro dei giovani e per una
sempre più stretta interrelazione tra
mondo dei saperi e mondo dei lavori
e delle professioni. Tali strumenti sono
sostenuti - e questo è quel che fa la
differenza - da ingenti investimenti.
“Il futuro è adesso”, i giovani non
possono farselo rubare, e in questo
le istituzioni giocano un ruolo decisivo:
devono farsi sentire vicine, avere coraggio, definire priorità e strumenti.
Nella nostra regione, nel nostro territorio, ci stiamo provando, ogni giorno,
con tenacia e azioni concrete.
segue da pag. 2
Questo garofano è per te
Emigrante in America, con la fede nel sole dell’avvenire
di immigrante. E so quello che pensavano di noi italiani, da una relazione
dell’Ispettorato per l’Immigrazione del Congresso americano sugli immigrati
italiani negli Stati Uniti, Ottobre 1912: “generalmente sono di piccola statura
e di pelle scura. Non amano l’acqua, molti di loro puzzano perché tengono
lo stesso vestito per molte settimane. Si costruiscono baracche di legno e
alluminio nelle periferie delle città dove vivono, vicini gli uni agli altri. Quando
riescono ad avvicinarsi al centro affittano a caro prezzo appartamenti fatiscenti.
Si presentano di solito in due e cercano una stanza con uso di cucina. Dopo
pochi giorni diventano quattro, sei, dieci. Tra loro parlano lingue a noi
incomprensibili, probabilmente antichi dialetti. Molti bambini vengono mandati
a chiedere l’elemosina. Fanno molti figli che faticano a mantenere e sono
assai uniti tra loro. Dicono che siano dediti al furto e, se ostacolati, violenti.
Vi invito a controllare i documenti di provenienza e a rimpatriare i più...”.
E posso solo immaginare quello che subì, in un paese lontano migliaia di
miglia dalle sue radici. Ma se la cavò bene. Irrequieto, di quella irrequietezza
che caratterizza la mia razza, percorse in lungo e in largo l'oceano, tornando
tre volte in Italia. L’ultima volta per sempre. Si sposò e comprò una casa da
contadino a San Colombano, venduta poi per pagare gli interventi che
precedettero la sua morte (non c’era la mutua, allora...). Di lui ci sono rimaste
poco cose. I ricordi e il il rimpianto di mio padre per averlo perso troppo presto,
le sue tessere del PCI, qualche lettera, un orologio rotto, l’ultima sigaretta...
Ma soprattutto le sue idee, il voler credere che un giorno quel benedetto sole
dell’avvenire sarebbe arrivato, e per i lavoratori sarebbe stato un giorno
migliore, un primo maggio per sempre. Buon primo maggio, nonno, e scusami
se negli ultimi anni non ti ho portato quel garofano.
La creazione di un’unica azienda romagnola
per far fronte ai tagli al trasporto pubblico
Il 1° aprile nella nostra Provincia si è avuta una riorganizzazione delle linee del trasporto pubblico locale e
del sistema tariffario, a seguito dei tagli che il governo Berlusconi-Bossi-Tremonti ha operato anche in questo
settore. Crediamo che l’agenzia ATR, su indirizzo dei Comuni e della Provincia, abbia fatto il possibile per
contenere i disagi derivati dalla necessità di ridurre i servizi resi, operando sulle tratte con meno passeggeri
e sulle percorrenze svolte nei giorni festivi. Sul piano tariffario gli aumenti si sono concentrati essenzialmente
sui biglietti singoli, lasciando quasi inalterati i livelli degli abbonamenti, in modo da non penalizzare studenti
e lavoratori. Non nascondiamo, però, che anche il più lieve dei tagli può significare un peggioramento del
servizio, specie per quelle realtà più periferiche e montane già poco servite. La verità è che nel campo del
trasporto pubblico locale ci sarebbe bisogno non certo di tagli ma di un forte incremento delle risorse se
vogliamo offrire un servizio che possa essere realmente concorrenziale con il mezzo privato, in modo da
favorire lo spostamento di passeggeri dalle auto ai bus e ridurre così inquinamento e congestione del traffico.
Non solo. Il governo ha invece ridotto le risorse sulla gestione corrente (ed il recente accordo sul federalismo
regionale ha solo attutito ma non sanato l’entità dei tagli) e sono anche stati azzerati i fondi per il rinnovo dei
mezzi, costringendo quindi le aziende a far viaggiare autobus ogni anno più vecchi e, ovviamente, meno
efficienti. Come al solito dalle loro comode poltrone romane Bossi e compagnia creano i problemi e a livello
locale Comuni e Province si arrabattano per cercare di contenere i danni. Che bel federalismo!!! In questo
quadro, assume sempre più valore strategico la decisione degli enti locali romagnoli di procedere all’unificazione
delle attuali tre aziende di trasporto locali in modo da avere un unico soggetto, denominato START Romagna,
che abbia migliori capacità gestionali, possa realizzare economie di scala, favorisca un’integrazione dei servizi
fra le tre province. La differenza del buon governo del centro sinistra ancora una volta si può vedere coi fatti.
Luciano Minghini
Capogruppo PD del Consiglio Provinciale Forlì-Cesena
4
Angelo Satanassi, un uomo libero
Il ricordo commosso dell’uomo e del politico, animato da una forte volontà riformista
di Sauro Sedioli
Angelo Satanassi nacque a Santa
Sofia nel 1925. I suoi familiari, sostenitori degli ideali della democrazia e
del socialismo, avevano visto nel 1923
distrutta dagli squadristi la loro rivendita
di libri e di giornali, in cui era facile
trovare libri “sovversivi” e l’Avanti!.
Naturale fu quindi per lui, a 18 anni,
partecipare alla lotta di liberazione
nazionale nell’Ottava Brigata Garibaldi,
poi alla fase della fondazione della
nostra Repubblica e della ricostruzione
del Paese, distrutto dalla guerra e
dalla barbarica occupazione tedesca.
Diplomato all’Istituto Tecnico Agrario
di Cesena, volle sempre mantenere
la sua formazione tecnica arricchendola con studi sempre nuovi nel campo della ricerca scientifica e della
sperimentazione (quanti articoli, quante riunioni sulle tematiche, le più varie,
del mondo agricolo, sulle biotecnologie, sulle energie da fonti alternative,
e quante volte partecipò a movimenti
di lotta dei contadini e degli operai
davanti ai cancelli delle fabbriche:
dall’Eridania alla Mangelli).
L’Amministrazione comunale e i
cittadini hanno voluto salutarlo nella
Casa del nostro Comune, che era
stata per quasi vent’anni anche la sua
casa, prima in veste di consigliere e
poi, per quasi dieci anni, da sindaco.
Anni in cui, anche attraverso aspri
ma costruttivi confronti fra le forze
politiche di maggioranza e di minoranza, si posero le basi dello sviluppo
della nostra città. I piani regolatori, le
zone artigianali, industriali e commerciali, per l’edilizia popolare, gli asili
nido e le scuole materne, i centri
sociali e sportivi furono realizzati o
germinarono allora.
È chiaro che non furono solo un
partito, una maggioranza ad operare,
ma un insieme di forze politiche, sociali, economiche e culturali. Il grande
merito di Angelo Satanassi fu quello
di coinvolgere tutte le energie della
città, di chiamare a misurarsi sui problemi e sulle opere da realizzarsi i
Comuni, le Province, le Camere di
Commercio, le Banche. Anticipò con
la diga di Ridracoli i grandi temi
dell’area vasta romagnola.
Fu un riformista convinto, costruttore di quel riformismo forte, caratteristica fondamentale delle regioni rosse. Un riformismo vero che unisce
vari ceti, forze sociali e partiti democratici. In questo si riconobbe nelle
intuizioni e negli stimoli di Giorgio
Amendola e di Giorgio Napolitano.
Non fu mai un “settario”, chiuso nelle
formule ideologiche; fu sempre attento
alla costruzione di positivi rapporti fra
le forze politiche. Fino agli ultimi giorni
della sua vita volle organizzare, da
Presidente della Fondazione Garzanti,
dibattiti, incontri, presentazioni di studi
e di libri, su temi sempre attuali e
spesso innovativi.
Tante sono le cose che possiamo
ricordare di lui; ne voglio ricordare
però solo due, che meglio di altre,
colgono la sua personalità e il suo
agire politico: la prima è relativa
all’impegno che egli pose instancabilmente nella realizzazione dei quartieri,
perché riteneva che i cittadini dovessero essere partecipi della vita del
comune, potessero discutere
dell’attività dell’amministrazione e concorrere, in modo incisivo, alle scelte
sulla vita della città e non solo durante
la tornata elettorale. La seconda è
relativa al suo essere uomo libero
intellettualmente e politicamente che
manifestava non soltanto nel suo agire
politico, da amministratore, da parlamentare o da Presidente dell’ANPI,
ma nell’impegno continuo dello studio,
dellinterrogarsi costantemente sui fenomeni sociali e culturali che via via
nel mondo si manifestavano e sulle
sfide e sui nuovi problemi che luomo
deve affrontare: da quelli che pone la
globalizzazione a quelli dell’integrazione europea, da quelli della difesa
e tutela dellambiente a quelli
dell’integrazione culturale e sociale.
È così che amiamo ricordarlo, grati
per tutto ciò che ha insegnato a tanti
di noi, fino agli ultimi suoi giorni da
militante e da dirigente del PD, un
partito che voleva profondamente
democratico, fortemente innovatore
e riformatore, capace di amalgamare
in sé le le grandi novità del mondo
moderno con le migliori tradizioni ed
esperienze culturali e politiche dei
partiti e dei movimenti di sinistra,
laici, cattolici e liberali.
Ciao Satanassi
Elezioni comunali a Bertinoro
Nevio Zaccarelli, sindaco uscente, è il candidato del PD, co n la lista “Insieme per Bertinoro”
Bertinoro è alla vigilia di un importante appuntamento elettorale. Il 15 e 16 maggio prossimi
si vota infatti per il rinnovo dell’amministrazione
comunale. Il Pd di Bertinoro sostiene la ricandidatura di Nevio Zaccarelli che ha governato in
questi 5 anni con trasparenza e concretezza.
“Insieme per Bertinoro”, i candidati
Ad accompagnare il Partito Democratico in
questo nuovo viaggio sotto il simbolo della lista
“Insieme per Bertinoro”, ci sono Sinistra Ecologia
e Libertà, Italia dei Valori, Verdi e Socialisti Italiani.
Ad accompagnare Nevio Zaccarelli in questo nuovo viaggio elettorale
bertinorese sono donne e uomini che si candidano a ricoprire il ruolo
di consigliere comunale, con tanto entusiasmo e voglia di contribuire
all’amministrazione del territorio.
Nevio Zaccarelli unisce questo gruppo e le
sue qualità personali fanno si che sia appoggiato
da una larga fetta di società civile. Si è impegnato
e continuerà ad impegnarsi per un comune unito
in cui le 13 frazioni che lo compongono si sentano
parte di un unico territorio. Il programma del
prossimo mandato punterà su: scuola, servizi
sociali, sviluppo sostenibile, ambiente, lavoro,
giovani, trasparenza, cura del verde e della
viabilità, famiglia e sicurezza.
Trentasei anni è l’età media: vent’anni il più giovane, cinquanta il più
maturo. Impegnati nella vita dei partiti alcuni, appartenenti
all’associazionismo e alla società civile altri. La loro è una presenza
radicata sul territorio e rappresentativa di tutte le frazioni. Si mettono
al servizio della comunità pronti a dare nuova energia, idee e capacità
di ascolto al secondo mandato del sindaco Zaccarelli.
Tra le principali novità è in programma la razionalizzazione dei plessi scolastici, la creazione di
un consorzio del recupero dei rifiuti, l’istallazione
di circuiti di video sorveglianza, la copertura wifi dei luoghi pubblici, il rafforzamento dell’ufficio
turistico aperto anche la domenica per valorizzate
al meglio turismo e cultura. Il viaggio di Zaccarelli
e la sua squadra per una Bertinoro unita, per una
pubblica amministrazione trasparente e vicina al
cittadino prosegue, con ancora più energia e
Nella foto: Il candidato sindaco Nevio Zaccarelli.
volontà di fare sempre meglio.
Candidati alle prossime elezioni amministrative per il Comune di
Bertinoro sono Gabriele Fratto e Federica Pieraccini di 22 e 26 anni,
entrambi studenti universitari, residente a Capocolle il primo e alla
Panighina la seconda.
Per Bertinoro capoluogo i nomi in campo sono tre, e sono quelli di
Claudia La Penna (43 anni, geometra), Samanta Paolucci (43 anni,
commessa) e Mauro Sirri (50 anni, produttore di vino).
Provengono da Santa Maria Nuova invece Filippo Scogli (40 anni,
restauratore), Angelo Benini (45 anni, autotrasportatore), Mattia
Zanfanti (25 anni, elettricista).
Da Fratta Terme provengono invece Filippo Bucci (24 anni, impegnato
nel ambito delle cooperative sociali) e Tommaso Sarti (20 anni,
bagnino), mentre Arturo Zaccarini arriva invece da Polenta, 43 anni,
lavora nell’ambito dello spettacolo.