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CAPRARO OSVALDO NESSUN ALTRO MONDO Mer, 01/10/2014 - 13:40 — andrea brancolini Prendiamo un killer più o meno in pensione, la sua affezionatissima cagna, un vecchio francese che dà loro ospitalità in cambio di forza-lavoro, un forse ultimo lavoretto nella città natale, in Puglia, e là l'incontro con una giovane vicina di casa che tende a ficcarsi nei guai e tanti nodi che vengono al pettine e abbiamo Nessun altro mondo, romanzo di Osvaldo Capraro (autore già pubblicato da e/o, tra gli altri) edito da Stilo Editrice. Su un impianto che si potrebbe definire “classico” per il genere, il killer che torna al paese natio per farla finita con tutto e tutti, Capraro innesta alcuni elementi – la cagna, la ragazza – che deviano la trama e che rendono il percorso più interessante, cui si unisce una scrittura non indulgente e che non cerca di inseguire il lettore ma colpirlo, non prende la via più facile e scontata, quella che in certi crocevia ci si aspetterebbe, ma una più erta, spigolosa. Certo, se guardiamo solo al punto A di partenza e B di arrivo si può dire che non vi sia, nel finale, troppo di inaspettato, ma leggendo ci si accorge di come la trama non conti così tanto a fronte del percorso umano che il killer Michele Pellegrino intraprende, anche a dispetto della sua volontà, e quanto siamo tutti più schiavi delle circostanze che non motori primi, più reagenti alle situazioni in cui ci troviamo che agenti e, per farla breve: più marionette che burattinai. Questo non significa che non ci siano spazi per l'azione personale, ma spesso sono più limitati di quanto si pensi, ed è su tale campo che l'autore gioca, sullo scarto tra ciò che si pensa di riuscire a fare, quello che si programma, e ciò che effettivamente si riesce a concludere: Michele ha ben in mente gli obiettivi del suo ritorno a casa e ha fatto molti conti per portarli a termine, ma molti non sono tutti, e così ogni volta che fa un passo c'è qualcosa che non torna, che lo blocca, lo devia, lo distrae, che sia il traffico, un informatore, una ragazza, la malattia della sua cagna. Sono proprio l'affetto per la cagna malata e l'inatteso incontro con Erika, giovane vicina di appartamento, a diventare i cardini su cui ruota l'intera vicenda, quelli che finiscono col guidare le azioni del protagonista. Senza di loro il romanzo sarebbe stato una storia di vendetta per un torto subito, con loro diviene una ricerca di qualcosa che si è perduto, con il tempo, con le scelte fatte, un tentativo di recupero di sé. Capraro è bravo nel lasciare che tutto si svolga in modo “naturale”, senza premere sul pedale del “facile”, e per questo il romanzo non cede mai, tiene sempre sul filo chi legge, illude che possa accadere qualcosa che poi non accade, o avviene in modo diverso da come si era immaginata. Il lettore si trova nella stessa situazione del protagonista, non solo per l'uso della prima persona narrante, ma per la capacità dell'autore di dilatare o far precipitare gli avvenimenti con tempistiche che rendono anche lo sfogliare le pagine azione non meccanica ma consapevole. È un libro, Nessun altro mondo, che usa il genere senza esserne schiavo, tanto che alla fine si potrebbe dire che in realtà sia una storia d'amore tra un uomo e la sua cagna, in cui tutto il resto rappresenta un accidente, una casualità, qualcosa che capita ma che non si è scelto davvero. Mi ha ricordato certi film di killer, personaggi solitari che trovano in qualche relazione (umana, animale, vegetale...) ciò che manca veramente a loro, che finiscono con l'affezionarsi e...ma meglio fare qualche esempio, e dire che i primi film venutimi in mente sono Léon, Ghost Dog, The man from nowhere (un film sudcoreano visto per caso in tv), tutti quanti storie di assassini che deviano, hanno deviato dal loro percorso e che si ritrovano a fare i conti con le proprie emozioni, e seguendole a fare delle scelte. Ma nel romanzo c'è anche un altro protagonista, a ben vedere, ed è il paesaggio pugliese, la città, che nelle parole di Michele assume un'atmosfera brulla da western, che nonostante la modernità di macchine e pistole, sport e centri commerciali, non viene scalfita, seppure lasci una sensazione di stanchezza per quello che avviene, e d'altronde vediamo tutto questo attraverso le descrizioni del killer, persona stanca, stanca degli uomini e di sé. Michele Pellegrino riflette in ciò che vede quello che sente e lo passa al lettore, che osserva con gli occhi a fessura come fosse contro sole. In definitiva, cos'è Nessun altro mondo? Un noir, una storia d'amore, un Ufo? Forse è solo un libro che racconta la storia di un uomo, la sua vita, i suoi sentimenti, le sue azioni, le sue scelte. “È questa la mia eternità, gli episodi che non muoiono. Non ne conosco un'altra.” (p. 115) Edizione esaminata e brevi note Osvaldo Capraro vive e insegna a Monopoli (BA). Dopo Il pianeta delle isole rapite (la meridiana), ha pubblicato il noir Né padri né figli (e/o), con cui ha vinto nel 2006 il premio ‘Città di Bari’.Ha partecipato alle antologie Qualcosa da dire. Voci da una Puglia migliore (Kora),Ogni maledetta domenica (minimum fax) e Meridione d’inchiostro (Stilo Editrice).Suoi articoli e racconti sono apparsi sulle riviste «Lo Straniero» e «Nuovi Argomenti».