Linee guida per la redazione della prova finale

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Linee guida per la redazione della prova finale
Linee guida per la redazione della prova finale della Laurea triennale in Scienze della
comunicazione
I. Linee guida generali
L’elaborato finale va presentato, entro il termine perentorio di 30 giorni prima della seduta
di laurea corrispondente, in forma scritta in 8 copie (7 per la Commissione di laurea e 1 che
resta agli atti) alla Segreteria studenti, che avrà cura di trasmettere il documento alla
Segreteria didattica. Da questa l’elaborato viene trasmesso alla Commissione. Il testo dovrà
avere la forma di un articolo scientifico su di un tema concordato con il docente relatore.
L’articolo, di dimensioni comprese tra un minimo di 40.000 e un massimo di 60.000
caratteri (tutto incluso: spazi, note a piè di pagina/a fine documento, bibliografia finale),
dovrà essere il frutto di un lavoro originale, sia che si tratti di un lavoro teorico, sia che si
tratti di un lavoro risultante da varie forme di ricerca empirica o di raccolta e di analisi dei
dati. Ciò comporta che particolare attenzione dovrà essere posta all’adeguatezza del
sistema di menzione e citazione delle fonti utilizzate (materiali cartacei, materiali desunti
da siti web, materiali audio-visivi, altri tipi di materiali e di dati).
L’articolo potrà essere redatto in lingua italiana o in altra lingua (inglese, francese, tedesco,
spagnolo), previa approvazione del Consiglio di Corso di Laurea. L’articolo dovrà essere
redatto facendo particolare attenzione all’utilizzo di un registro linguistico adeguato alla
scrittura scientifica, e non dovrà far uso di un linguaggio discriminatorio.
La Commissione di Laurea, nella valutazione dell’articolo porrà particolare attenzione ai
seguenti criteri generali:
1) originalità e innovatività del lavoro rispetto allo stato dell’arte della disciplina scelta
dal candidato;
2) adeguatezza dell’articolazione del lavoro rispetto al tema scelto;
3) capacità argomentativa e livello di approfondimento del tema trattato;
4) capacità espositiva dal punto di vista linguistico e stilistico, con particolare
attenzione al corretto utilizzo del linguaggio scientifico e all’assenza di linguaggio
discriminatorio;
5) uso e menzione adeguati e corretti delle fonti utilizzate.
II. Formattazione dell’elaborato
1) Prima pagina, non numerata, contenente il frontespizio redatto secondo le norme già
seguite per le precedenti tesi di laurea;
2) Testo dell’articolo, le cui pagine dovranno essere correttamente numerate in
sequenza, così come le note, che potranno essere a piè di pagina o a fine documento;
bibliografia finale ordinata progressivamente in base al cognome dell’autore e
individuando criteri adeguati per inserire in tale ordine progressivo materiali non
riconducibili ad autori specificati;
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3) Il testo dovrà essere strutturato in paragrafi numerati sequenzialmente e titolati. I
titoli dei paragrafi dovranno essere formattati in neretto, mentre i titoli di eventuali
sottopragrafi, pure adeguatamente numerati, dovranno essere formattati in corsivo;
4) Pur non essendo obbligatorio, l’ultima pagina dell’intero elaborato, da porre
naturalmente dopo la bibliografia, potrà contenere un indice/sommario.
5) Margini della pagina: 3 cm. su tutti i lati
6) Paragrafo del testo: carattere Times New Roman a 12pt. Interlinea 1,5; rientro della
prima riga di ogni paragrafo/periodo (=tab); giustificare il paragrafo. Paragrafo delle
note: stesso carattere del testo a 10pt. Interlinea singola (=1), nessun rientro,
giustificare il paragrafo.
III. Redazione delle note e norme per le citazioni
Di seguito vengono riportati i criteri generali relativi alle citazioni e alla redazione delle
note bibliografiche o relative ad altro materiale. Poiché si sono ormai affermati due stili di
citazione, quello continentale e quello anglosassone, vengono forniti di seguito gli
standard relativi ai due stili, che sono entrambi permessi, purché seguiti coerentemente e
senza ambiguità o mescolanze nella redazione dell’elaborato.
N.B.: Citazioni in lingua originale: tutte le citazioni vanno tradotte, vale a dire che se non
esiste la traduzione italiana è necessario tradursi il materiale da soli, assumendosi la
responsabilità della correttezza della traduzione. Ciò fa parte delle abilità richieste a chi fa
un lavoro di ricerca. Quando l’autore ritenga necessario per la sua argomentazione riportare
anche il testo originale, potrà naturalmente farlo in una nota apposita.
A. Stile continentale:
1) Le citazioni riportate nel testo, da qualsiasi tipo di fonte/materiale esse provengano, devono
essere poste fra virgolette a sergente («…»). Qualsiasi frase, periodo, espressione ripresa da
un lavoro altrui deve essere citata in questo modo, fornendo contemporaneamente, nella
nota relativa, la fonte dalla quale la frase, il periodo o l’espressione sono stati tratti. Ciò
evita che possa sorgere qualsiasi dubbio di plagio, il quale si configura come un reato
penalee dunque comporta l’inammissibilità dell’elaborato finale e il suo rigetto. I termini
da mettere in evidenza possono essere indicati con il corsivo, oppure ponendoli fra doppi apici
(“…”), che nei più usati word processor possono essere impostati come “intelligenti”, ossia
come virgolette doppie aperte e chiuse. Per evitare confusioni, è meglio non adoperare gli apici
semplici (‘…’), a meno che il loro uso non sostituisca uniformemente quello degli apici doppi,
o non sia chiaramente giustificato dall'autore. Il neretto e il sottolineato dovrebbero essere
accuratamente evitati, visto che il primo appesantisce la lettura del testo, mentre il secondo
viene validamente sostituito dal corsivo. Questa regola naturalmente non si applica a casi
speciali, nei quali entrambi gli accorgimenti trovino una valida giustificazione.
2) Le citazioni lunghe, ossia quelle superiori alle 3 righe di testo, che potrebbero confondere il
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lettore, dovranno essere inserite nel corpo del testo senza alcuna virgoletta, ma come paragrafi
a sé stanti, il cui carattere di citazione venga chiaramente identificato da un tipo di carattere più
piccolo e dal rientro rispetto al corpo principale del testo. Esempio:
Così scrive Benedict Anderson nel suo Comunità immaginate::
Con lo spirito di un antropologo, propongo quindi la seguente definizione di una nazione: si
tratta di una comunità politica immaginata, e immaginata come intrinsecamente insieme
limitata e sovrana. E’ immaginata in quanto gli abitanti della più piccola nazione non
conosceranno mai la maggior parte dei loro compatrioti[...].
In questo passo, Anderson [...]
3) Nel caso in cui si tralasci una parte di testo all’interno della citazione, ciò deve essere indicato
nel seguente modo: [...]. Fra parentesi quadre si possono riportare anche i termini in lingua
originale, indicati a loro volta dal corsivo. Esempio: «La visione del mondo [Weltanschauung]
di Simmel...».
4) Nello stile continentale, le citazioni bibliografiche vengono riportate in note che possono essere
“a piè di pagina” o “a fine documento”, operazioni possibili nei più comuni word processor
(Word per Windows e per Mac, Open Office, ecc.). Le note vanno numerate in sequenza con
cifre arabe. Non è necessario riportare i nomi di persona (autori o personaggi citati) in
maiuscoletto. Di seguito si forniscono alcuni esempi di citazione da materiali/fonti diversi e
alcuni modelli per la redazione della bibliografia finale:
a) citazione da volumi
Prima citazione: B.. Anderson, Comunità immaginate.Origini e diffusione dei nazionalismi,
Manifestolibri, Roma 1996, p. 34.
Nel caso di citazione da traduzione: M. Weber, Wirtschaft und Gesellschaft, Mohr, Tübingen
1921, p. 13 (trad. it. di P. Rossi, Economia e società, 2 voll., Edizioni di Comunità, Milano
1982, vol. I, p. 40).
Successive citazioni: B. Anderson, op. cit., p.56.
Nel caso di citazione da traduzione: M. Weber, op. cit., p. 13 (trad. it., p. 40).
Nel caso di più opere di uno stesso autore, si indica una parte comprensibile del titolo: B.
Anderson, Comunità immaginate, cit., p. 56.
Nel caso di volumi collettanei: F. Monceri (a cura di), Immagini dell’altro. Identità e diversità
a confronto, Edizioni Lavoro, Roma 2006, p. 45.
Nel caso di più di due coautori: H. Williams-D. Sullivan-G. Matthews, Francis Fukuyama and
the end of history, University of Wales Press, Cardiff 1997; oppure H. Williams et al., Francis
Fukuyama and the end of history, University of Wales Press, Cardiff 1997. Nel caso che gli
autori siano più di tre, si applica la seconda soluzione. La stessa regola si applica nel caso di più
di due luoghi di edizione.
b) citazione di saggio da volume
Prima citazione: F. Ferrucci, La disabilità: differenza e alterità fra natura e cultura, in F.
Monceri (a cura di), Immagini dell’altro. Identità e diversità a confronto, Edizioni Lavoro
Roma 2006, pp. 51-97, p. 80.
Successive citazioni: F. Ferrucci, art. cit., p. 89.
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Per il resto si applicano le regole descritte al punto a)
Nel caso di altro saggio dallo stesso volume, successivamente citato: G. Maddalena, Come ti
chiami di nome?, in F. Monceri (a cura di), Immagini dell’altro, cit., pp. 143-174, p. 163.
c) citazione di saggio da rivista
Prima citazione: G. Bonazzi, Il lavoro: consuntivi, miti e nostalgie, in “Rassegna Italiana di
Sociologia”, XXXIX (1998), n. 2, pp. 287-294, p. 289.
Per le successive citazioni valgono le regole descritte al punto a) e al punto b)
Nel caso di altro saggio dallo stesso numero, la citazione va ripetuta per intero, per evitare
confusioni: L. Weiss, Globalizzazione, in “Rassegna Italiana di Sociologia”, XXXIX (1998), n.
2, pp. 273-285, p. 281.
d) abbreviazioni
p. = pagina; pp. = pagine; ivi, p. = quando si ha una citazione dalla stessa opera citata nella nota
precedente, ma con pagina diversa; ibidem = quando la citazione corrisponde anche nel numero
di pagina; infra = per rimandare a pagine successive del proprio lavoro; supra= per rimandare a
pagine precedenti del proprio lavoro; ss. = seguenti; cfr. = confronta; vol. = volume; voll. =
volumi, t. = tomo.
e) bibliografia finale
Nella bibliografia finale devono essere riportati tutti i volumi citati nelle note bibliografiche, in
ordine alfabetico per cognome dell’autore. Ciò vale anche per gli articoli e per le fonti da
Internet. Di seguito alcuni esempi di entrata bibliografica. La bibliografia deve contenere tutte
le opere citate nelle note (dirette e/o bibliografiche), compresi i contributi da riviste e da
Internet. Ciò significa che nella bibliografia non devono essere inserite fonti che non sono
state citate nel testo, dando così l’impressione di aver usato più materiale di quanto in
effetti non se ne sia utilizzato per “costruire” il proprio lavoro. Saper costruire una
bibliografia senza ricorrere a vari tipi di “espedienti” e usarla efficacemente per la
propria argomentazione è una delle abilità richieste per la scrittura scientifica.
Di seguito alcuni esempi di entrate bibliografiche per diversi materiali/fonti (fare attenzione
alle diverse formattazioni in tondo, corsivo, etc.):
Manzoni, A. I promessi sposi, Garzanti, Milano 1980.
Weber, M. Wirtschaft und Gesellschaft, Mohr, Tübingen, 1922; trad. it. a cura di P. Rossi,
Economia e società, 5 voll., Edizioni di Comunità, Milano, 1999.
Monceri, F. ,Theoretical Remarks on the Notion of “Diaspora”, in “Pan-Japan” , vol. 6
(2008)n. 1&2, pp. 28-39.
Pallino, P. Perché pensare virtuale, disponibile all’URL: http://www.pincopalla.boh! (letto
ilgg/mm/aaaa [indicare l’ultimo accesso effettivo]).
**Nel caso di citazioni da fonti internet non si possono naturalmente inserire numeri di pagina;
s’indicherà dunque sempre il titolo del contributo (o il titolo abbreviato ragionevolmente se troppo
lungo), seguito da cit., o nel caso di due citazioni successive si ricorrerà a ibidem, visto che si tratta
esattamente della stessa pagina. E’ sempre meglio indicare quando si è letto il contributo, perché le
pagine web possono essere rimosse o non funzionare dopo un certo tempo e il lettore potrebbe non
trovarle più allo stesso indirizzo indicato al tempo della lettura. Non è mai troppo, quando si tratta di
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aiutare il lettore a controllare la fonte delle nostre informazioni.
B. Stile anglosassone:
Le indicazioni a carattere generale sulla forma delle citazioni e sugli accorgimenti tipografici valgono
anche per lo stile anglosassone di citazione. Le differenze riguardano soprattutto l'apparato delle note e
la bibliografia.
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Nello stile anglosassone, le note bibliografiche vanno ridotte al minimo, e sono tutte note
esplicative, mentre i riferimenti relativi alle citazioni vengono inseriti direttamente nel testo. Lo
stile anglosassone rende certamente più leggero il lavoro, ma se l’autore prevede un ampio
numero di note bibliografiche scegliendo questo metodo rischia di rendere il testo di difficile
lettura. Nel caso dello stile anglosassone, la bibliografia finale non può essere assolutamente
evitata, visto che nel corso del lavoro le note si limitano a riportare il nome e l'anno di edizione
dell’opera senza dare ulteriori indicazioni. Di seguito, dunque, gli esempi delle citazioni nel
testo e nelle eventuali note esplicative, e le regole per la stesura della bibliografia.
a) citazioni nel testo e nelle note
Nelle note “anglosassoni” non si distingue fra volumi, saggi in volume e saggi in riviste, ma
tutti vengono indicati soltanto dal cognome dell'autore, seguito dall'anno e dall’eventuale
pagina di riferimento. La forma è dunque unica, sia che si tratti di contributi monografici, di
saggi in opere collettanee, di contributi in riviste, o di altri materiali, quali siti web:
Caso di sola indicazione del contributo: Rossi (1996); Rossi e Verdi (1952); Rossi et al. (1999);
Rossi (1995, a cura di); Rossi e Verdi (1996, a cura di); Rossi et al. (1999, a cura di).
Caso d’indicazione di contributo e di citazione da traduzione: Weber (1921; trad. it. 1968).
Caso d’indicazione di contributo e di citazione diretta da pagina: Rossi (1996: 14); Weber
(1921: 145); Weber (1921; trad. it. 1968: 145).
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Indicazione a fine citazione (nel testo principale o nelle note esplicative): «... (Rossi, 1996:
14)».
Indicazione discorsiva (nel testo principale o nelle note esplicative): «Come afferma Rossi
(1996: 14)...
Nel caso di opere dello stesso autore recanti la stessa data di pubblicazione, a tale data si
aggiungerà una lettera dell'alfabeto per distinguere chiaramente i diversi lavori: Rossi (1993a:
14); Rossi (1993b: 35).
b) bibliografia finale
La bibliografia va posta alla fine dell’elaborato e ordinata alfabeticamente per cognome. Nel
caso di più opere dello stesso autore, esse saranno ordinate cronologicamente aggiungendo, nel
caso di opere edite nello stesso anno, una lettera minuscola progressiva dopo la data (=1990a,
1990b, 1990 n): Rossi 1992; Rossi 1993a; Rossi 1993b; Rossi 1999. L’ ordine alfabetico per
cognome dell’autore vale anche per gli articoli e per le fonti Internet. Di seguito alcuni esempi
di entrata bibliografica. La bibliografia deve contenere tutte le opere citate nelle note (dirette
e/o bibliografiche), compresi i contributi da riviste e da Internet. Ciò significa che nella
bibliografia non devono essere inserite fonti che non sono state citate nel testo, dando così
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l’impressione di aver usato più materiale di quanto in effetti non se ne sia utilizzato per
“costruire” il proprio lavoro. Saper costruire una bibliografia senza ricorrere a vari tipi
di “espedienti” e usarla efficacemente per la propria argomentazione è una delle abilità
richieste per la scrittura scientifica.
Di seguito si indicano alcuni modelli di entrate bibliografiche per diversi materiali/fonti (fare
attenzione alle formattazioni in tondo, corsivo, etc.):
Modelli:
Weber, M. (1921), Wirtschaft und Gesellschaft, Mohr, Tübingen; trad. it di P. Rossi (1968),
Economia e società, Edizioni di Comunità, Milano, 2 voll.
Rossi, M. (1996a), Titolo, II ed., editore, luogo
Rossi, M. (1996b), Titolo, editore, luogo.
Verdi, A. (1992), Titolo, in Rossi, M. (1992, a cura di), pp. x-y.
Rossi, M. (1992, a cura di), Titolo, editore, luogo.
Verdi, A. e Rossi, B. (1993, a cura di), Titolo, editore, luogo.
Verdi, A. et al. (1999), Titolo, editore, luogo.
Verdi, A. (1996), Titolo articolo, in “nome rivista”, volume romano, n. arabo, pp. x-y.
Pallino, P. (2015),Perché pensare virtuale, disponibile all’URL: http://www.pincopalla.boh!
(letto ilgg/mm/aaaa [indicare l’ultimo accesso effettivo]).
**Nel caso di citazioni da fonti internet non si possono naturalmente inserire numeri di pagina;
s’indicherà dunque sempre il titolo del contributo (o il titolo abbreviato ragionevolmente se troppo
lungo), seguito da cit., o nel caso di due citazioni successive si ricorrerà a ibidem, visto che si tratta
esattamente della stessa pagina. E’ sempre meglio indicare quando si è letto il contributo, perché le
pagine web possono essere rimosse o non funzionare dopo un certo tempo e il lettore potrebbe non
trovarle più allo stesso indirizzo indicato al tempo della lettura. Non è mai troppo, quando si tratta di
aiutare il lettore a controllare la fonte delle nostre informazioni.
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