Analisi e riflessione sul testo “Metafisica dell
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Analisi e riflessione sul testo “Metafisica dell
Analisi e riflessione sul testo “Metafisica dell'amore sessuale” Nel testo “Metafisica dell’amore sessuale”, situato nel capitolo 42 del secondo volume dell’opera “Il mondo come volontà e rappresentazione” , il filosofo tedesco Arthur Schopenhauer ragiona su un tema di non facile trattazione e che è presentato con le più diversificate interpretazioni da parte dei filosofi che con esso si sono cimentati , ovvero l’amore . In particolar modo il punto focale di questa trattazione è: 1) l’importanza del ruolo della specie all’interno dell’esistenza umana; 2) il concetto di conservazione e miglioramento di essa stessa. Per quanto riguarda il primo punto , possiamo affermare che Schopenhauer sia dell’idea che “l’amore è l’unico elemento in grado di anteporre il bene della specie al naturale egoismo dell’individuo “ , in quanto “ il vertiginoso trasporto, che si impadronisce di un uomo […] è appunto il senso della specie ” (pag. 21): questa frase condensa un po’ tutto il pensiero del filosofo tedesco riguardo al sentimento amoroso , in quanto è un’ esplicita affermazione che l’eros è sì funzionale all’appagamento del desiderio umano , ma è ancor più funzionale e necessario alla specie , “nella quale è la radice del nostro essere” (pag. 24). Nell’ambito di questa riflessione, possiamo pensare che l’amore è altamente valorizzato poiché racchiude in sé un bene così grande che è fondamentale non solo all’ uomo in quanto essere vivente , ma anche alla naturale società che si forma dall’incontro di più uomini : il desiderio sessuale , che Schopenhauer definisce come “il desiderio che costituisce l’essenza stessa dell’uomo” (pag. 20), è visto in quest’ottica come il fine degli sforzi umani, l’obiettivo massimo a cui possa aspirare l’ uomo, in quanto con la morte l’individuo “esce di scena”, ma la specie continua ad esistere, attraverso la persona che l’uomo ha generato con l’atto amoroso. Strettamente collegata a quest’ultima riflessione è quella sulla conservazione e miglioramento della specie , dato per scontato che essa ha più pregnanza sull’essere umano della semplice volontà individuale ; quando il filosofo di Danzica afferma che “ciò che dunque guida l’uomo è […] un istinto diretto al miglioramento della specie” (pag. 21), vuole sottolineare il fatto che la perpetuazione della razza , assieme al suo miglioramento , rappresenta l’aspirazione dell’uomo ad essere , in un qualche modo , immortale: infatti è solo tramite i figli e la loro “ immagine fisica” che il ricordo dei genitori sarà conservato e di conseguenza la persona morta sarà indistruttibile nelle generazioni future. Tale prova rafforza il valore dell’eros e lo considera come un passaggio quasi obbligatorio se vogliamo che la nostra persona sia ricordata e dunque – indirettamente – viva, per molto e molto tempo dopo la morte fisica (cfr pag. 20, dove l’istinto sessuale è definito una pura “volontà di vivere ”). Questo aspetto di continuazione della specie, tuttavia, è inteso in modo piuttosto individualista perché riguarda solo la persona che genera i nuovi individui; in realtà, infatti, ciò che Schopenhauer vuole esprimere è il concetto che l’eros è necessario per far nascere e sopravvivere la specie e, dunque , l’uomo non può farne a meno se vuole che il mondo sia abitato : ecco perché la forza dell’amore arriva a livelli così alti, tanto da diventare quasi incontrollabile, come viene bene testimoniato nell’affermazione di pag. 23 “un desiderio che rende pronti a qualsiasi sacrificio […] e può condurre alla pazzia o al suicidio”. In quest’espressione si scorge la grande cultura che caratterizzava la figura del filosofo tedesco , profondo conoscitore della letteratura classica e rinascimentale , nonché affascinato dalle scienze e dalla psicologia : in particolar modo il termine “pazzia ” può essere ricollegato alla vicenda dell’Orlando Furioso nell’omonimo capolavoro dell’Ariosto , mentre il vocabolo “suicidio ” trova il suo corrispettivo nel gesto della Didone virgiliana , che arriva a togliersi la vita per il grande amore che la legava ad Enea. Anche attraverso questi riferimenti, dunque, il filosofo cerca di fornire una spiegazione in chiave metafisica di un sentimento così complesso come quello amoroso: il fine ultimo dell’eros è, appunto, la conservazione della specie, la quale dovrebbe essere, inoltre, sempre migliore, perché l’uomo tende ad innamorarsi della donna più bella fisicamente (“Da questa decisa inclinazione alla bellezza dipende la conservazione del tipo della specie ” pag. 21). Nel paragrafo finale, dedicato all’analisi della volontà di vivere, il filosofo dimostra di sapersi districare brillantemente in questo difficile argomento, utilizzando delle affermazioni ad effetto che avvalorano ancora una volta la tesi dell’eros come conservazione della specie: a pag. 26 la vita è considerata “la spiegazione e la parafrasi dell’atto della generazione, cioè della decisa affermazione della volontà di vivere”. Schopenhauer in questo frangente dimostra come la volontà di vivere sia connaturata all’essere umano e alla luce di quanto detto prima , il filo conduttore tra di essi risulta proprio l’amore. Non si poteva scegliere un modo migliore per terminare questa trattazione metafisica, se non quello di esprimere chiaramente che l’amore non è una cosa da nascondere, ma anzi deve essere valorizzato perché è “la più alta espressione della volontà di vivere ” (pag. 28). Tale paragrafo finale - che contiene la summa del pensiero di Schopenhauer - assieme a quelli precedenti, lascia molti spunti di riflessione: per esempio quando si ipotizza che “l’esistenza è un dono di una Bontà suprema guidata dalla Sapienza” (pag. 27), l’ispirazione religiosa è lampante ed emerge il concetto cristiano secondo cui la vita è un dono di Dio; invece la ripresa della concezione plutoniana dell’amore espressa nel Simposio è evidente a pag.22, quando si afferma che “ognuno ama ciò che a lui manca […] le due persone si devono neutralizzare a vicenda”; infine quando si tratta dell’ innamoramento , si dice che esso può assumere aspetti tragici o anche comici, ma che soprattutto “solleva l’innamorato tanto al di sopra […] talvolta una tinta comica” e, alla luce dei film osservati, questo è uno dei messaggi che vuole offrire Il viaggio della sposa di Rubini, dove Bartolo è l’uomo prosaico, ovvero semplice e con una mentalità contadina, che si eleva moralmente grazie all’aiuto della sua amata, anche se a volte tale processo suscita naturali momenti di ilarità. Dunque la riflessione schopenhaueriana sul tema dell’eros non risulta essere scontata o banale solo perché tale sentimento viene valorizzato nell’ottica della volontà di vivere, ma è molto ampia e racchiude numerosi ed interessanti spunti sul valore della specie nella vita umana, sulla forza dell’amore (“è un desiderio che raggiunge una veemenza come nessun altro in assoluto” pag. 23), sulla dimensione istintuale del sentimento amoroso , per cui l’istinto è diretto esclusivamente alla procreazione, sul naturale egoismo che guida l’uomo nelle sue azioni al di fuori dell’amore … ed il tutto è esposto con una grande chiarezza compositiva e forza persuasiva. “La vita di un uomo, con le sue pene, le sue miserie e i suoi dolori a non finire, è da considerarsi come la spiegazione e la parafrasi dell’atto della generazione, cioè della decisa affermazione della volontà di vivere.” Filippin, Fiorese, Fracasso