Il Testo e la traduzione

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Il Testo e la traduzione
Testo proposto per VIII CERTAMEN VITRUVIANUM
Dal “De Architectura” libro VII, prefazione 8-10
8) Insequentibus annis a Macedonia Zoilus, qui adoptavit cognomen, ut Homeromastix vocitaretur,
Alexandriam venit suaque scripta contra Iliadem et Odyssean comparata regi recitavit. Ptolomaeus
vero, cum animadvertisset poetarum parentem philologiaeque omnis ducem absentem vexari et,
cuius ab cunctis genti bus scripta suspicerentur, ab eo vituperari, indignans nullum ei dedit
responsum. Zoilus autem, cum diutius in regno fuisset, inopia pressum sommisi ad regem postulans,
ut aliquid sibi tribueretur. 9) Rex vero respondesse dicitur Homerum, qui ante annos mille
decessisset, aevo perpetuo multa milia hominum pascere, item debere, qui meliore ingenio se
profiteretur, non modo unum sed etiam plures alere posse. Et ad summam mors eius ut parricidii
damnati varie memoratur. Alii enim scripserunt a Philadelpho esse in crucem fixum, nonnulli Chii
lapides esse coniectos, alii Zmirnae vivum in pyram coniectum. Quorum utrum ei acciderit, merenti
digna constitit poena; non enim aliter videtur promereri, qui citat eos, quorum responsum, quid
senserint scribentes, non potest coram indicari.
10) Ego, vero, Caesar, neque alienis indicibus mutatis interposito nomine meo id profero corpus
neque ullius cogitata vituperans institui ex eo me adprobare, sed omnibus scriptoribus infinitas ago
gratias, quod egregiis ingeniorum sollertiis ex aevo conlatis abundantes alius alio genere copias
praeparaverunt, unde nos uti fontibus haurientes aquam et ad propria proposita traducentes
facundiores et expeditiores habemus ad scribendum facultates talibusque confidentes auctoribus
audemus institutiones novas comparare.
Commento libero
TRADUZIONE
Qualche anno dopo dalla Macedonia si recò ad Alessandria quello Zoilo che assunse il soprannome di “Frusta di
Omero” e lesse al re gli scritti che aveva messo insieme contro l’Iliade e l’Odissea. Ma Tolomeo, accortosi che ad
essere attaccato, assente, era il padre dei poeti, guida di ogni letteratura, e che ad essere denigrato da quello era colui
alle cui opere tutto il mondo guardava con ammirazione, sdegnato non gli diede alcuna risposta. Zoilo poi si trattenne
piuttosto a lungo nel regno e pressato dal bisogno si umiliò presso il re, chiedendo che gli venisse concesso un qualche
sussidio.
Si racconta allora che il re gli rispondesse che Omero, il quale era morto mille anni prima, continuava
ininterrottamente a nutrire molte migliaia di persone; allo stesso modo, uno che si proclamava di ingegno superiore
doveva essere in grado di nutrire non una persona soltanto, ma parecchie altre. E in breve la sua morte, quella di un
uomo condannato per parricidio, è raccontata in varie versioni. Alcuni infatti hanno scritto che egli fu crocefisso dal
Filadelfo, alcuni che fu lapidato a Chio, altri che fu arso vivo a Smirne. Quale fra queste sia la morte che gli toccò, si
trattò della giusta punizione che meritava. Non merita infatti altro trattamento chi mette sotto accusa coloro che non
possono rispondere di presenza per spiegare il senso dei loro scritti.
Quanto a me, invece, Cesare, non è dopo aver cambiato titolo di opere altrui e avere inserito il mio nome che
pubblico questo trattato, e non è muovendo critiche alle idee di nessuno che ho contato di farmi apprezzare. Al
contrario, io rivolgo infiniti ringraziamenti a tutti gli scrittori, perché con il contributo delle loro straordinarie energie
intellettuali fin dall’antichità hanno accumulato chi in un campo chi in un altro abbondanti materiali. Attingendo a
questi, come acqua alle fonti, e adattandoli in rapporto alle nostre finalità specifiche, abbiamo possibilità di scrittura più
facile e spedita, ed è facendo affidamento su tali autorità che abbiamo l’ardire di mettere insieme un nuovo trattato
didascalico.
Dalla traduzione del De Architectura di Elisa Romano, edizione Einaudi