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FLP Affari Esteri
Coordinamento Nazionale
00135. ROMA – P.le della Farnesina 1
sito internet www.farnesino.eu
tel. 06/36915433/3017/3021
Segreteria Nazionale
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Flp Affari Esteri
Farnesina il “Palazzone degli Affari…e basta!”
Impera, con la sua appariscente mole quadratica, il grande Palazzone bianco, dove le infaticabili ed insaziabili
termiti continuano a rosicchiare tutti i giorni un pezzettino di speranza e di prospettiva di sviluppo del nostro
Paese. Un bel Paese – era una volta – ridotto oggi a guscio d’uovo vuoto che porta con sé il fardello delle
mancate riforme che non vanno realizzate perché porterebbero troppa trasparenza e minerebbero
“l’immunità” di chi ha dello Stato un senso distorto.
È così noto l’andazzo italiano soprattutto là dove il mondo occulto di “Cooperopoli” è spesso addirittura
esentato dall’applicazione di tante leggi e leggine approvate dal nostro parlamento. Ma il “Palazzone regno di
“Cooperopoli” - già regno dei camerati - lì dove supera i limiti è quando s’istruisce e si fa approvare “normine
e codicilli” su misura: un frasetta; una virgoletta; due punti e chissà cos’altro (magari un emendamento
nascosto tra le pieghe di leggine apparentemente innocue)!
In quest’ottica, da qualche anno nel calderone del, cosiddetto, “Decreto missioni internazionali” si nasconde
il mare magnum dei figli, dei nipoti, dei parenti, degli adepti e degli amici che senza neanche un concorso
hanno potuto varcare a testa alta la porta d’ingresso all’Agenzia Italiana per la Cooperazione allo sviluppo e
se nessuno farà nulla vi resteranno ancora per tanto tempo felici e contenti: a carico di Pantalone.
È il caso dello IAM di Bari che ha distaccato ben “tre moschettieri” direttamente a via Contarini: soltanto che i
fondi erano stati stanziati per aiutare le comunità delle coste libiche a fronteggiare la povertà e magari anche
gli imbarchi clandestini: che siano i turchi, nuovi cooperanti italiani, ad occuparsi di quelle fastidiose
incombenze.
Segue a ruota il personale scelto dal “Capo task force Afghanistan, Pakistan e Myanmar” che dopo aver
coordinato la selezione dell’ignaro timoniere della nascente Agenzia, il signor A. G. si è trasferito nel Paese
della mogliettina (come si sa, l’amministrazione è sempre particolarmente sensibile al motto italiano che vale
però soltanto per alcuni e che andrebbe stampato in bella evidenza sulla carta intestata del MAECI: “tengo
famiglia”!). Così la prole potrà amorevolmente crescere in un sano ambiente bilingue! Attenzione però lui - e
ovviamente i suoi colleghi di pari rango - hanno lasciato dietro di sé amiconi ben pagati che solo lo scorso
anno sono costati ai contribuenti italiani ben € 606.819 con un’invidiabile media di 40.454 euro ciascuno (cosa
ne penseranno i dipendenti di ruolo, i poveri pensionati ed i veri neofiti del lavoro reduci dalla riforma del jobs
act). Ma attenzione, si parte dai 1.400€ per qualche ora di “consulenza amministrativa” per arrivare ad oltre
103.460 di euro, per meno di un anno di lavoro articolato in poche ore al giorno, altrimenti i poveretti si
stancano troppo e bisogna pur avere un occhio di riguardo per la loro preziosa salute! Ovviamente il tutto al
netto delle spese e degli oneri fiscali, posti a carico del datore di lavoro (noi contribuenti) e delle ingenti
indennità di missione che incidono e raddoppiano il “capitale già generosamente distribuito”.
Abbiamo inoltre notizie certe che un consulente esterno, pagato da anni sul “decreto missioni”, presterebbe
servizio presso l’Agenzia ma in realtà non ha mai abbandonato la sedia in DGCS. Dette commistioni, per ovvie
ragioni di trasparenza, sarebbero dovute cessare dall’entrata in vigore di una nuova istituzione dello stato
in grado di garantire una più efficiente gestione del denaro pubblico. Ma è altresì ovvio che gli strumenti di
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-----------------------------------------------------------------------------------------------------------------------ricatto a disposizione della DGCS, basta leggersi la Legge 125/2014 in merito al controllo dell’Agenzia e
dell’operato del suo Direttore, inducono l’Agenzia a sottostare a qualsiasi richiesta proveniente dal MAECI.
Tutti i serventi dell’Agenzia sono allineati e coperti, e seppur non ancora pagati sanno di non poter dir di no al
governo di “Cooperopoli”, ma questo forse i timonieri dell’Agenzia non riusciranno mai a saperlo. Quella ex
direzione, tristemente nota anche in alcuni tribunali della Repubblica e anche oltre confine, ha creato
dipendenti tutto fare, ligi al rito della pantofola in disprezzo delle competenze, della trasparenza e Legalità,
molto cari al premier. Quei signori trovano oggi comoda sistemazione nelle migliori stanze di via Contarini con
vista sul vialone-discarica, svolgono i lavori più strani e non presentano alcun segno di stress potendo arrivare
al lavoro quando e se vogliono: altro che le briciole del FUA, ragazzi!
E’ ora che l’Agenzia si stacchi finalmente dal malefico cordone ombelicale che la lega ancora a doppio filo al
Palazzone, se si vuole ricondurre la Cooperazione italiana sui giusti binari.
Sì alla Cooperazione - no alla corruzione!
Roma,11 aprile 2016
UFFICIO STAMPA
debito pubblico oggi: 2.309.033.088.321 di euro - Numero disoccupati 3.247.393- precari: 3.481.150
Senza la riduzione degli sprechi della PA e dei privilegi delle caste non ne usciamo
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