Verdun - Doceo
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Verdun - Doceo
POLITICA,ISTITUZIONIeDIRITTO Verdun Un posto di soccorso a Verdun Nella fotografia si percepisce il dramma dei soldati francesi feriti durante gli scontri. Al freddo e nel fango, i posti di primo soccorso non possedevano mezzi sufficienti per curare i feriti. Alcuni grandi eventi militari, specie se legati alla resistenza contro un aggressore esterno, sono destinati a fissarsi nella memoria collettiva, rendendo i luoghi in cui si sono svolti dei simboli dell’identità nazionale. È il caso, per la Francia, della battaglia di Verdun, dove nel 1916 francesi e tedeschi si affrontarono in uno dei più lunghi e cruenti combattimenti della prima guerra mondiale. I tedeschi lanciarono un primo attacco contro Verdun, cittadina ubicata sulla Mosa e difesa da una serie di fortilizi posti sulle colline circostanti, sul finire di febbraio, tornando varie volte all’offensiva sino agli inizi del mese di luglio, quando l’azione militare anglo-francese sulla Somme costrinse l’esercito germanico a desistere dai tentativi di assalto. Gli scontri, durati interrottamente per mesi, furono assai sanguinosi: nel corso della lunga battaglia di logoramento, vinta infine dai francesi solo nel dicembre 1916 con la riconquista dei forti perduti, caddero fra le due parti oltre 600.000 uomini. La resistenza opposta dai soldati francesi in quell’occasione (fu infatti impegnato a rotazione un settimo di tutte le forze armate nazionali) divenne il simbolo della volontà della Francia di non arrendersi all’aggressione tedesca. Prima ancora che la guerra terminasse, tra il 1917 e il 1918, in ogni città francese numerose piazze, strade e viali furono intitolati a Verdun, segno che la battaglia era già diventata l’emblema del desiderio di proseguire la guerra fino alla vittoria finale. Al termine del conflitto, infatti, furono eretti due monumenti. Il primo, «La trincea delle baionette», venne inaugurato nel 1920 alla presenza del presidente della Repubblica francese su una delle alture che circondano Verdun, a ricordo del terribile bombardamento del 10 giugno 1916, nel corso del quale, secondo la leggenda, i soldati di un’intera compagnia furono sepolti vivi all’interno della trincea mentre difendevano tenacemente la loro posizione, con le baionette innestate. Benché falsa, la leggenda ben si adattava ad essere proposta quale esempio di patriottismo e dedizione dei cittadini francesi alla Repubblica. Quel sacrificio sarebbe stato poi ricom- GIARDINA-SABBATUCCI-VIDOTTO • © 2010, GIUS. LATERZA & FIGLI, ROMA-BARI Verdun POLITICA, ISTITUZIONIeDIRITTO pensato dalla vittoria finale nel conflitto, a cui si richiamava il secondo dei due monumenti, edificato sulla collina di Douaumont a partire dal 1920 e portato a termine nel 1932, dopo una parziale inaugurazione nel 1927. Insieme alla sconfitta del nemico storico, la Germania, e alla riconquista dell’Alsazia e della Lorena, la guerra aveva provocato la morte di milioni di persone. La memoria della guerra non poteva perciò essere riassunta soltanto nella celebrazione della vittoria, ma doveva lasciare spazio anche alla pietà per i combattenti uccisi. Su iniziativa del vescovo di Verdun, monsignor Ginisty, venne quindi realizzato il grande Ossario di Douaumont, dove furono raccolti i resti delle centinaia di migliaia di caduti della battaglia. L’Ossario è dominato da una torre alta 45 metri, che sovrasta il declivo circostante dove sono sepolti i corpi dei soldati morti; esso si caratterizza per la presenza di un santuario cattolico affiancato da altri tre luoghi di culto, destinati ai protestanti, agli ebrei e ai musulmani, nell’intento di rappresentare le fedi religiose di tutti i soldati deceduti nello scontro. Una volta portato a compimento, l’Ossario divenne presto meta di visite e pellegrinaggi. Negli anni successivi, moltissimi reduci si recarono a Verdun per ricordare i commilitoni uccisi in combattimento: il 12 luglio 1936 si ritrovarono nel sacrario 20.000 ex combattenti, tra cui alcuni delegati italiani e tedeschi, per una commemorazione dedicata alla pace e alla necessità di superare le rivalità nazionali. Dopo i massacri della seconda guerra mondiale, il sacrario di Verdun ha accentuato la sua dimensione simbolica di luogo di pacificazione. Nel 1956, dopo l’entrata della Germania nella Nato, per la prima volta dalla fine del primo conflitto i reduci tedeschi furono accolti ufficialmente dal sindaco della città; con un gesto ancor più clamoroso, il 22 settembre 1984, l’allora presidente della Francia François Mitterand e il cancelliere della Germania federale Helmuth Kohl decisero di visitare insieme, fianco a fianco, e mano nella mano, il Sacrario, quasi a suggellare i progressi compiuti dalla nuova Europa comunitaria, sempre più unita politicamente ed economicamente. GIARDINA-SABBATUCCI-VIDOTTO • © 2010, GIUS. LATERZA & FIGLI, ROMA-BARI L’ossario di Douaumont In questo sacrario sono sepolti circa 700.000 soldati francesi e tedeschi caduti a Verdun nel 1916. Soldati tedeschi in azione durante una battaglia sul fronte della Somme, aprile 1918