mario merz

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l’asocialità è coscienza. la socialità è struttura
Inaugurazione: giovedì 26 febbraio dalle 19 alle 21
Sede mostra: Galleria OREDARIA Arti Contemporanee
Via Reggio Emilia, 22-24 / 00198 ROMA
Apertura: dal martedì al sabato: 10-13 e 16-19.30
Fino al 23 maggio 2009.
La galleria OREDARIA Arti Contemporanee di Roma rende omaggio a Mario Merz
(Milano, 1925 - 2003), con una mostra personale il cui percorso vuole evidenziare un
aspetto fondamentale della sua ricerca artistica: il rapporto con la matematica.
Per la mostra, realizzata in collaborazione con la Fondazione Merz di Torino, sono
state selezionate alcune opere di carattere museale e una serie di disegni, tra cui un
ciclo totalmente inedito, che fanno riferimento al mondo dei numeri e in particolar
modo alla successione di Fibonacci.
A metà degli anni Sessanta la ricerca di Merz si sviluppa ed evolve verso una
sperimentazione artistica che lo porta a realizzare le “pitture volumetriche” (Mila
Pistoi), costruzioni di tele che inglobano object trouvès, materiali organici o industriali,
la cui comparsa nell’opera contribuisce a designare l’artista tra i protagonisti dell’Arte
Povera.
Elementi come l’igloo (1969) e il tavolo (1973): l’uno “forma organica ideale
[…], nel contempo mondo e piccola casa” che l’artista pretende abitabile, spazio
assoluto non modellato ma “semisfera appoggiata a terra” e l’altro considerato
come paesaggio sono strutture primarie e archetipiche, dichiarazioni estetiche
e socio-politiche insieme, nel loro rappresentare il superamento definitivo del
quadro.
Dal 1970 compare la serie numerica di Fibonacci, una progressione in cui ogni
cifra è il risultato delle due precedenti (0,1,1,2,3,5,8,13,21…). Merz interpreta la
sequenza numerica – individuata dal matematico pisano Leonardo Fibonacci nel
1202 – come emblema della dinamica relativa ai processi di crescita del mondo
organico, collocando sui propri lavori le cifre realizzate in neon.
La ricorrenza di determinate forme riconducibili tutte alla spirale, come il
triangolo, il cono, il vortice, visualizzate artisticamente, desunte o intraviste in
una serie infinita di elementi per lo più organici, come chiocciole, rami, foglie,
pigne, corna, è legata alla stessa serie di Fibonacci, trascrizione numerica di una
figura che, partendo dal punto zero, si espande all’infinito con un andamento,
per l’appunto, spiralico.
Le sue grandi mostre sono caratterizzate da una pratica pittorica che assume
sempre maggior rilievo, diventando “lunga e veloce”, habitat naturale per
animali selvaggi e “preistorici” come il rinoceronte, il coccodrillo, la tigre, il
bisonte, il gufo, portatori anch’essi di una chiara primarietà.
Ampio rilievo viene dato alla pratica del disegno, che diventa protagonista di
una serie di installazioni di grandi dimensioni.
L’artista espone al Carré d’Art - Musée d’Art Contemporain, Nimes (2000) e per
la prima volta in America Latina con la mostra personale alla Fundación Proa,
Buenos Aires (2002). Partecipa a ‘Zero to infinity: Arte Povera 1962-1972’ (2001), la
prima antologica sull’Arte Povera nel Regno Unito organizzata dalla Tate Modern di
Londra e dal Walker Art Center di Minneapolis. Il 6 novembre 2002 viene inaugurata
l’installazione permanente Igloo fontana per il Passante Ferroviario della Città di
Torino. Tra le numerose onorificenze, riceve la Laurea Honoris Causa dal Dams di
Bologna (2001) e il Praemium Imperiale dalla Japan Art Association (2003).
Il 15 aprile 2009
presso i locali della galleria si terrà un incontro di
approfondimento sul tema del rapporto fra arte e matematica ove interverranno lo
storico dell’arte Philippe Daverio, il matematico Michele Emmer, l’epistemologo
Gianluca Bocchi, il critico Giovanni Maria Accame. In quella circostanza sarà
proiettata una videointervista in cui l’artista si racconta.