Inchiostro - Suor Orsola Benincasa

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Inchiostro - Suor Orsola Benincasa
inchiostro
1° marzo
2009
anno
IX
n. 4
Periodico a cura della Scuola di giornalismo diretta da Paolo Mieli nell’Università Suor Orsola Benincasa di Napoli
www. unisob.na.it/inchiostro
Storia di Annarita
"Non staccheremo la spina":
il racconto dei genitori della
ragazza di Avellino in coma
vigile dal 1996
di Rosa De Angelis
ed Enza Petruzziello
pag 3
L’aborto in Campania
Umano
superumano
Liste d’attesa troppo lunghe,
molte donne costrette a
cambiare città per sottoporsi
all’intervento
di Rosa Lella
pag 4
Guelfi & Ghibellini
Stato, Chiesa e scienza
a confronto nel dibattito
sulle questioni etiche nel
nostro Paese
di Laura Conti
e Carmine Saviano
pag 6 e 7
L’altra metà dell’amore
Dal Gay Pride di Genova alle
associazioni in Campania:
un difficile percorso
di Ylenia Gifuni
e Simona Petricciuolo
pag 12
Bioetica, terreno di conflitti
di Beniamino Daniele
“L’unica speranza di liberazione può risiedere
nel recupero dell’autonomia e capacità critica di
pensiero”: lo scriveva Theodor Adorno tra il 1944 e
il 1947 nei suoi “Minima moralia”, una raccolta di
aforismi nei quali il filosofo e sociologo tedesco, in
anni in cui l’Europa raccoglieva i cocci della sua
identità distrutta dai totalitarismi, rifletteva sul concetto di individuo.
A distanza di sessant’anni, ci troviamo a riflettere sugli stessi temi: libertà e individuo.
Riflessione che nasce anche stavolta in seguito a una durissima battaglia, non più combattuta sul
campo tra eserciti contrapposti, ma giocata in aule
giudiziarie, in parlamento e sugli organi di informazione.
La tragica storia di Eluana Englaro ha risvegliato un’Italia che per troppo tempo ha rimandato
la discussione di alcuni temi fondamentali o che
troppo spesso li ha affrontati in maniera falsata.
I redattori di Inchiostro, con “Umano super
umano”, hanno tentato un difficile esperimento,
ovvero spogliarsi di qualsiasi convincimento personale e ideologico, per riportare i fatti - testamento
biologico, aborto, contraccezione, diritti civili, etc. alle verità della scienza.
Impresa più difficile del previsto. Manca una
piena autonomia di pensiero, proprio come Adorno
ravvisava nella seconda metà degli anni ’40; e non
solo a causa dell’informazione distorta o delle strumentalizzazioni politiche, ma anche per la spinta
emotiva che accompagna chi osserva o chi racconta
certe storie.
In questo giornale il lettore potrà trovare una
panoramica sui temi attualmente - o nel recente
passato - oggetto di discussione politica e spesso
motivo di divisione tra mondo scientifico e religioso. A supporto ci sono storie di vita raccolte sul
campo, indagini statistiche e ricerche scientifiche.
Un giusto mix tra ciò che si trova sui manuali medici e giuridici e la vita di tutti i giorni.
Elementi che abbiamo considerato fondamentali per un lettore che voglia costruirsi un pensiero autonomo, con la speranza, di chi ha scritto, che si possa
affrontare con animo più sereno una generale riflessione sulla vita “in questo mondo alienato nel quale scriveva Adorno sessant’anni fa - la vita non vive”.
Il primo pareggio
di Franceschini
Il compito di Dario Franceschini, neoeletto segretario del
Partito Democratico è quello non
semplice di far cessare la ormai
lunga serie di sconfitte del suo
partito rispetto a quello incarnato dal Presidente del Consiglio.
Con mossa geniale Franceschini
ha iniziato a pareggiare già dal
primo giorno. E infatti nel suo
primo giorno da segretario ha
giurato solennemente sulla Costituzione italiana. Proprio come
ha fatto Berlusconi il suo primo
giorno da Presidente del Consiglio.
Uno pari. E via alla prossima.
Il fratello di Abele
IN DIRITTO pagina 2
inchiostro n. 4 – 2009
pagina
Tutte le sentenze del caso Englaro
Così i tribunali hanno deciso che si poteva “staccare la spina”
di Antonio Crispino
Quanto hanno pesato le sentenze dei giudici
sulla vicenda Eluana Englaro? Quali sono gli articoli, i
commi, le leggi, i principi ma anche le vacatio legis che
hanno deciso sulla vita e sulla morte di Eluana?
Sull’istanza di sospensione dell’alimentazione
forzata si sono pronunciati il Tribunale di Lecco, il
Tribunale amministrativo regionale, la Corte d’Appello
di Milano, la Corte di Cassazione e infine la Corte
Costituzionale. E’ stato tentato anche il ricorso alla Corte
di Strasburgo che però ha respinto la richiesta (“irricevibile”, secondo i giudici) da parte di alcune associazioni
di malati in stato vegetativo.
Eluana ha 21 anni quando subisce un incidente
stradale. Dopo quattro anni viene dichiarata “interdetta”
con una sentenza, ossia incapace di provvedere ai propri
interessi. Come suo tutore, cioè colui che la rappresenta
in tutti i casi in cui è ammessa rappresentanza (è esclusa per i diritti personalissimi come il diritto alla salute,
all’identità personale o all’immagine sociale), viene
nominato il padre Beppino. Tutte le richieste avanzate
dal genitore, quindi, per i giudici non sono il frutto di
In Europa non è solo
questione di Convenzione
Quando si parla di biomedicina a livello
europeo si fa certamente riferimento alla
"Convenzione di Oviedo sui diritti dell’uomo e
sulla biomedicina" adottata nel 1997. E´ quella
che ha introdotto il "consenso informato" e stabilito che un intervento nel campo della salute
"non può essere effettuato se non dopo che la
persona interessata abbia dato consenso libero
e informato". La Convenzione, sin dalle disposizioni generali che affermano il primato dell´essere umano, non prende in esame un caso
una volontà paterna ma espressione di chi fa gli interessi della ragazza. La differenza non è da poco. Su questo
punto ci sarà una lunga diatriba giudiziaria. Nelle prime
sentenze (in particolare quella del 2 febbraio 2006) è
proprio il tribunale adito a ribadire che “il tutore non è
legittimato … a esprimere scelte al posto o nell’interesse
dell’incapace in materia di diritti e atti personalissimi”.
Questo stesso decreto viene riformato dalla sezione
Persone e Minori della Corte d’Appello di Milano, che
ne fa un’interpretazione diversa e riconosce in capo al
rappresentante legale dell’incapace (ex art. 357 e 424
c.c.) il potere di cura della persona.
La dimostrazione che la materia è inesplorata e
confusa già l’avevano data i giudici della Corte d’Appello
di Milano. Il 31 dicembre 1999 ammettevano la presenza di “un’incertezza normativa tale da non consentire
l’adozione di una precisa decisione in merito all’istanza
d’interruzione del trattamento
di alimentazione/idratazione
forzata”.
Se si guardano le
motivazioni delle sentenze, si
nota come tutti i principi di
specifico come quello di Eluana Englaro.
Tuttavia contempla situazioni d´urgenza in cui
non sia possibile dare consenso. In questo caso
ribadisce che si possa procedere immediatamente a qualsiasi intervento medico ma solo se
"indispensabile per il beneficio della salute
della persona interessata". L´altro caposaldo in
materia è ritenuto la Carta dei diritti fondamentali dell´Unione Europa adottata a Nizza il
7 dicembre del 2000. In tale testo, però, si fa
solo un generico riferimento al diritto alla vita e
all´integrità della persona. Espressamente vietata, invece, qualsiasi pratica eugenetica e di
clonazione. (A. C.)
legge alla base delle decisioni che hanno condotto alla
morte di Eluana, erano state di segno opposto nei precedenti gradi di giudizio. Si passa dalla sentenza del
Tribunale di Lecco in cui si ribadisce “il principio di
necessaria e inderogabile prevalenza della vita umana
anche innanzi a qualunque condizione patologica e a qualunque contraria espressione di volontà del malato” alla
sentenza della Cassazione che invece mette “al primo
posto la libertà di autodeterminazione terapeutica e il
riconoscimento di tale diritto anche nei casi in cui il soggetto adulto non sia più in grado di manifestare la propria
volontà”. In questo modo la Suprema Corte ritiene di
interpretare al meglio gli articoli della Costituzione (artt.
2, 3, 13 e 32) in tema di libertà e rapporti etico-sociali.
La svolta avviene quando la stessa Corte di
Cassazione il 16 ottobre del 2007 stabilisce che “il giudice può autorizzare la disattivazione di tale presidio sanitario in presenza di alcuni presupposti”. Si riferisce all’accertamento
dell’irreversibilità assoluta dello
stato vegetativo e della volontà
espressa del paziente.
Da questo punto in poi la giurisprudenza cercherà di capire
quando lo stato vegetativo si può
definire permanente, cos’è l’accanimento terapeutico (che non si ritiene sussista nel caso
di Eluana Englaro) ma soprattutto tenterà di ricostruire
la volontà presunta di Eluana. Per fare questo sarà
necessario attribuire a due sezioni diverse della stessa
Corte il compito di tali accertamenti. In base a queste
decisioni, la Corte d’Appello di Milano accetterà la
richiesta di Beppino Englaro ritenendo che tale scelta
“sia conforme anche al best interest della malata incapace” e che in questo modo possa fare gli interessi della
rappresentata. Si afferma in diritto la convinzione che
“nutrire e idratare i malati non autosufficienti e totalmente incapaci sia un obbligo cogente per il medico e
un irrinunciabile dovere di solidarietà sociale che però
perde di rilievo dinanzi la prioritaria importanza del
fatto che Eluana, quando era ancora cosciente… non
avrebbe voluto essere curata”.
La morte cerebrale non è stato vegetativo
di Claudia Ceci
Duemila pazienti in Italia sono in stato vegetativo. Ogni
anno 20mila persone entrano in coma; un terzo ne esce senza
riportare danni permanenti. Il 50 per cento di chi si risveglia resta
disabile. Secondo il ministero della Salute, per più di 500 pazienti il coma evolve in stato vegetativo talvolta permanente. Come è
successo a Eluana Englaro, tenuta in vita per 17 anni attraverso
idratazione e alimentazione. I centri per pazienti in stato vegetativo cronico in Italia sono una quarantina (300 posti letto), quasi
tutti al Nord.
Lo stato vegetativo non va confuso con il coma o la morte
cerebrale. Il Centro nazionale trapianti spiega il significato di ciascun termine:
COMA: alterazione del regolare funzionamento del cervello con compromissione dello stato di coscienza. Le cellule cerebrali sono vive ed emettono un segnale elettrico. Il coma comprende
più stadi di diversa gravità, incluso quello vegetativo persistente,
ma è una situazione dinamica: può variare in senso regressivo o
progressivo. Si tratta di pazienti vivi, sui quali va attuata qualsiasi terapia in grado di curarli.
STATO VEGETATIVO PERSISTENTE: le cellule cerebrali sono vive e mandano segnali elettrici rilevati dall’elettroencefalogramma. Il paziente può respirare in modo autonomo, mantiene
un controllo sulle funzioni vegetative e una vitalità circolatoria,
respiratoria e metabolica. Le funzioni cerebrali hanno una vitalità ridotta.
MORTE CEREBRALE: il soggetto perde in modo irreversibile la capacità di respirare e le funzioni encefaliche; non ha controllo sulle funzioni vegetative. Le cellule cerebrali sono morte e
l’encefalogramma è piatto. Il cervello è danneggiato sul piano
della funzionalità e della percezione, e anche su quello anatomico: le cellule morte si decompongono e liberano enzimi che demoliscono le altre cellule innescando un meccanismo inarrestabile. È
uno stato definitivo,
coincide con la morte
della persona.
3
Annarita, la corsia in casa
Avellino, la scelta diversa della famiglia Giliberti
di Rosa De Angelis ed Enza Petruzziello
Ha gli occhi verdi. Uno sguardo dolce e coraggioso.
Gabriele Giliberti è il papà di Annarita, in stato vegetativo da
dodici anni. Ci accoglie nella sua casa, nel cuore di Montoro
Inferiore, in provincia di Avellino. Con lui c’è la moglie,
Franca, da sempre è vicino ad Annarita, oggi ventiquattrenne. La loro è una storia di amore e speranza. In casa Giliberti
ogni giornata comincia alle sette. Tempi, ritmi e orari sono
scanditi da una tabella che si ripete quotidianamente. La sveglia per Annarita è alle 7.30. Viene lavata e cambiata.
Quaranta minuti di fisioterapia e musicoterapia. Poi trascorre due ore seduta. Alle 12.30 è nutrita attraverso la Peg, il sondino che le consente di alimentarsi e idratarsi. Il pomeriggio
si ricomincia daccapo. Dopo qualche ora di riposo c’è la fisioterapia, due ore sulla sedia e di nuovo la Peg.
Il dramma irrompe nella vita di Franca e Gabriele
dodici anni e sei mesi fa. È il 1996 e la loro figlia più grande,
Annarita, 12 anni, entra in uno stato di coma vigile, colpita da
anossia cerebrale, a causa di una reazione allergica ad un
banale antibiotico. Viene trasportata immediatamente all’ospedale Moscati di Avellino dove dopo venti giorni viene chiesto ai genitori l’espianto degli organi. Per i medici non c’è
speranza di salvarla. Ma non è così per i genitori che decidono di portarla alla “Casa sollievo della Sofferenza” a San
Giovanni Rotondo. Si tratta di un centro all’avanguardia, specializzato nell’assistenza ai pazienti come Annarita. Lì
Franca impara a prendersi cura della figlia, ad accudirla
come un’infermiera oltre che come una madre. A San
Giovanni Annarita inizia a respirare autonomamente, un
grande progresso ma purtroppo l’unico. Dopo sei mesi viene
trasferita al centro “Maugeri” di Campoli del Monte Taburno,
dove si cerca di risvegliarla. Nel frattempo in casa iniziano i
lavori per accoglierla. Nella mente dei genitori risuona la
frase che i medici di San Giovanni ripetevano: “La miglior
cura per Annarita è la sua casa”. “Per noi lei fa parte della
gioia della famiglia. - spiega il padre - Non c’è mai stato
sconforto, solo la speranza perché ciò che non è vero oggi
domani può esserlo”. La medicina fa progressi continuamente e per Gabriele ogni scoperta può cambiare le cose.
Ad alimentare la speranza c’è anche la fede. Nel soggiorno di casa è affissa una frase di san Paolo: “Siate ospitali.
Alcuni accolsero angeli senza saperlo”. Per il padre il valore
della vita di sua figlia è “nettamente superiore alla malattia”.
Hanno fatto una scelta precisa: assisterla sempre e comunque. Ad aiutarli ci sono gli operatori sanitari dell’Asl Av2.
Medicinali e assistenza sono a carico del servizio sanitario. Ma
non basta. La famiglia si è fatta carico di tutte le spese per realizzare nella stanza di Annarita un ambiente adatto alle sue
esigenze e un ascensore che collega il piano terra al primo.
Ogni metro è pensato per lei. La temperatura della stanza è
monitorata
costantemente.
• Più di 2mila in Italia i pazienti
in stato vegetativo.
Accanto al suo un
• 20mila le persone che ogni
altro letto, per
anno entrano in coma.
permettere
ai
• Per più di 500 malati il coma
genitori di assievolve in stato vegetativo.
sterla nelle ore
• In Campania solo un centro
notturne e camabilitato ai risvegli dal coma, la
biarla di posizioFondazione “Maugeri” di Telese
ne. “Mia figlia
Terme, in provincia di Benevento.
• Nel piano ospedaliero 2006non ha piaghe da
2008 previsti altri 2 centri speciadecubito “ ci dice
lizzati: l’Ospedale SantobonoGabriele, segno
Pausilipon di Napoli e l’Azienda
della cura costanospedaliera Rummo di Benevento.
te dedicata alla
ragazza. Per lei la
madre ha lasciato il lavoro e ha imparato le tecniche mediche
usate per questo tipo di pazienti, tanto che per Franca si pensa
ad una laurea honoris causa in medicina. È inevitabile una
riflessione sulla vicenda di Eluana Englaro. “Per noi la vita è
sacra – afferma il papà – va rispettata fino in fondo. Quando è
morta Eluana è come se fosse morta una parte di Annarita”.
“Nostra figlia cerca di comunicare – racconta
Gabriele –. Stringerla tutti i giorni, amarla. Questa è la
nostra gioia”.
Il libero arbitrio di Welby e Schiavo
di Claudia Scognamiglio
Da tempio sacro a involucro di passaggio il corpo è diventato il luogo della debacle politico-sociale. Dopo la morte di Eluana Englaro e ancor prima di Terri Schiavo, Piergiorgio Welby e Giovanni Nuvoli, torna in auge il dibattito sul significato assunto dal libero arbitrio e dal potere di decidere quando interrompere la propria vita.
Terri Schiavo è morta in Florida nel marzo del 2005 dopo anni di stato vegetativo. La donna era
entrata in coma nel 1990 a seguito di un attacco cardiaco. I genitori della Schiavo erano contrari al distacco della spina per il quale si era invece battuto a lungo il marito. A seguito di una lunga trafila giudiziaria Michael Schiavo è riuscito a esaudire la volontà della moglie di morire.
“Vita è la donna che ti ama, il vento tra i capelli purtroppo ciò che mi è rimasto non è più vita, è
solo un testardo e insensato accanimento nel mantenere attive delle funzioni biologiche”:
queste le parole di Piergiorgio Welby, politico e attivista italiano scomparso nel dicembre
del 2006. Welby era ammalato di sclerosi laterale amiotrofica, patologia che lo costrinse
a letto attaccato a un respiratore automatico. Dopo anni di lotta per il riconoscimento del
diritto alla ‘morte dolce’, è stato staccato l’apparecchio che lo teneva in vita e se n’è andato secondo la sua volontà, ascoltando la musica di Bob Dylan. La sua morte ha aperto una
scia di polemiche sui limiti del diritto di autodeterminazione. Nella sua accezione filosofica il concetto di libero arbitrio si connota come la possibilità, lasciata al singolo, di operare liberamente le proprie scelte. Questa visione, oggi diventata baluardo contro il quale scettici e religiosi si scagliano, si contrappone alle concezioni deterministiche della vita
per le quali la realtà è predeterminata e gli individui non possono compiere scelte già segnate prima della loro nascita.
La vita e la morte,
concetti da definire
di Marco Marino
Il numero di casi di stato vegetativo, condi-
zione in cui il paziente perde le facoltà neuro-
logiche – cognitive, conservando le non cogni-
tive e il ciclo sonno-veglia, è in crescita grazie
ai progressi della medicina che aiutano a
mantenere in vita persone destinate a morire.
L’Organizzazione mondiale della Sanità ha
abolito la parola permanente conservando la
definizione di “stato vegetativo”, affiancata
dalla sua durata. Secondo molte riviste scientifiche, si ha una diagnosi di stato vegetativo
dopo che per 12 mesi il paziente non ha
mostrato miglioramenti rispetto alla fase di
coma.
Nelle pubblicazione mediche però i pareri
sono tanti e diversi.
Il primo problema sorse sulla terminolo-
gia. Nel 1989 la World Medical Association,
definì lo stato vegetativo, “condizione di cronica perdita di coscienza diagnosticabile in
caso di assenza di consapevolezza di almeno 12
mesi”. Per l’American Neurological Associa-
tion invece, si poteva parlare di condizione
cronica nei casi protrattisi per oltre un mese
senza implicazione di irreversibilità.
Nel 1994 la Multi Society Task Force, sul
New England Journal of Medicine, affermava
che la definizione di stato permanente, “non
ha valore di certezza, ma di probabilità”. La
questione si complica in merito alla gestione
dei degenti. Le statistiche, in casi di coma e
stato vegetativo, dicono che quasi tutti i risvegli avvengono nei primi due mesi. La British
Medical Association e la American Academy of
Neurology sostengono, a causa delle scarse
probabilità di risveglio, la sospensione dell’ali-
mentazione dopo 12 mesi. Per la Multi Society,
l’1,6% dei pazienti in coma recupera nel primo
anno. Secondo il Traumatic Coma Data Bank,
la percentuale è del 14%. Nelle letteratura
medica esiste un solo caso di risveglio dopo
oltre un anno. Una ragazza in stato vegetativo
dal 2005, operata a Torino nel 2007, si è risve-
gliata ed è in grado di nutrirsi, obbedire ai
comandi e, se sostenuta, di mantenere la posi-
zione eretta. L’intervento è consistito nella sti-
molazione corticale extra durale bifocale del
cervello, attraverso due piastrine collegate a
un peacemaker.
Un caso destinato a fare storia, ma che non
pone fine alle divergenze mediche e bio-etiche
sull’argomento.
VITA DA DONNA pagina 4
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L’esodo al femminile
Liste troppo lunghe per abortire, le campane cambiano città
La legge 194 del 1978 disciplina l’interruzione volontaria di gravidanza e tutela le donne che intendono farvi ricorso. Stabilendo dei limiti temporali precisi, che non
sempre è facile rispettare. Spesso liste d’attesa troppo lunghe costringono le donne a
un difficile esodo, lì dove c’è un posto libero,
per rientrare nei tempi. L’altra soluzione,
non accessibile a tutte, è il ricorso al ricovero in strutture private. I dati Istat fotografano un aspetto poco noto del problema.
di Rosa Lella
Emigrare per abortire, lontano dalla propria
città, in fuga da un tempo eroso da liste d’attesa
affollate e medici obiettori di coscienza. Nell’ultimo
rapporto Istat sull’Interruzione Volontaria di
Gravidanza, nel 2005 la Campania con il 27% è la
regione italiana con il più alto tasso di migrazione
provinciale all’interno del proprio territorio. La
media nazionale, invece, si attesta al 13%. La percentuale più bassa è il 6% della Basilicata. Ma in
questo caso, ironia delle cifre, quasi il 50% degli
aborti viene effettuato addirittura fuori dai confini
regionali. Un dato impressionante se confrontato
con il 5% di media nazionale degli aborti “fuori
regione”.
Un esodo e un paradosso: bisogna rispettare i tempi previsti, senza che i servizi necessari
siano garantiti. Eppure la legge italiana ha fissato
limiti precisi: l’aborto può essere praticato entro i
primi 90 giorni di gestazione, cioè dal primo giorno dell'ultima mestruazione. Questo significa che,
se ad esempio si ha un ritardo di 7 giorni, si è già al
37° giorno. A questo bisogna aggiungere il periodo
di riflessione, non inferiore a 7 giorni, che il medi-
co è tenuto a suggerire alla paziente. E siamo già al
44° giorno: ovvero quasi la metà dei 90 giorni entro
cui è consentito l’aborto. Per rispettare la legge, non
è possibile indugiare. Si approfitta così del primo
posto libero in una qualsiasi sala operatoria.
Da una città all’altra della Campania, ecco
come l’indagine Istat ha fotografato gli spostamenti nella regione delle donne che chiedono di abortire. Gli 11mila aborti in Campania nel 2005, su quasi
130mila in Italia, sono classificati, per ognuna delle
5 province, prima secondo la residenza della donna
e poi in base alla provincia di intervento, cioè dove
è stato praticato l’aborto. Incrociando i due prospetti si nota un notevole scarto tra i dati relativi a una
stessa città. Quello più significativo riguarda Napoli
e Caserta: le donne con residenza a Napoli che
hanno abortito sono 5800. Gli aborti praticati a
Napoli, invece, 3800. Al contrario, le donne con
residenza a Caserta sono 1900. Gli aborti a Caserta,
quasi 3300. Salerno: oltre 1600 le donne che hanno
scelto di abortire. Oltre 1900 gli aborti praticati.
Circa 600, le donne di Benevento. Quasi 700 gli
aborti. Di residenza avellinese oltre 900 pazienti;
1200 gli aborti. Scartato il dramma degli aborti
clandestini, una soluzione, per chi può
permetterselo, è la sanità privata: in
Campania oltre il 18% degli aborti, rispetto
a una media nazionale del 9%, è praticato
in case di cura o ambulatori privati.
Un fenomeno rilevato a livello
nazionale dall’Unione delle Donne
Italiane. “Ci sono province – spiega
Claudia Mattia – in cui solo alcuni ospedali praticano l’aborto. Così quando una
struttura non consente a una donna il
rispetto dei tempi previsti dalla legge, scatta la ricerca di un altro ospedale. E così inizia l’esodo”. “Una soluzione – spiega
Castel Volturno,
medici in prima linea
Stefania Cantatore dell’Udi Napoli - potrebbe essere
l’inserimento
delle
aree
sanitarie
specifiche(Consultori, Centri di Interruzione
Volontaria di Gravidanza ecc..) nel Centro di
Prenotazione Unico, in modo da conoscere in
tempo la disponibilità ospedaliera. Troppi, inoltre, i
‘dissasuori’ che nelle strutture fanno pressione psicologica sulle donne che chiedono l’aborto”. “Non
ci fanno entrare nei consultori – dice invece Paola
Mancini, responsabile di Napoli del Movimento per
la Vita - per le nostre campagne di informazione. Ci
sono delle alternative all’aborto. Tra le nostre proposte, il Progetto Gemma. Si adotta una mamma con
il proprio bambino per 18 mesi dandole un aiuto
economico mensile di 1000 euro”. E sulla prevenzione il Movimento per la Vita è pronto a schierare
anche in Campania i propri operatori per corsi di
educazione sessuale nelle scuole. Nozione fondamentale: la contraccezione naturale. “Perché – continua Paola Mancini – è la donna che deve stare
attenta a se stessa”. A se stessa o alle malattie sessualmente trasmissibili? In questo caso però subentra il problema che il preservativo non è un contraccettivo naturale.
vengono trattati come pazienti di serie A. E ciò vale soprattutto per le
donne e i loro problemi, primi fra tutti i figli indesiderati, figli del marciapiede, figli ingombranti per il mestiere più antico del mondo. Figli di cui, soprattutto le nigeriane, vogliono liberarsi quando non sono
di Lilly Viccaro
ancora nati. La percentuale degli aborti delle immigrate, grazie anche
all’incremento dell’informazione in materia, non ha avuto picchi verDa Giugliano a Formia: i chilometri e chilometri di costa, diveso l’alto, anzi, sono diminuiti sensibilmente. “Le immigrate che voglionuti tristemente celebri per la presenza di numerosi extracomunitano abortire sono in maggioranza le africane che si rivolgono prima ai
ri, hanno un unico presidio sanitario. Si tratta della clinica Pinetagranconsultori e poi vengono da noi che offriamo soprattutto consulende di Castel Volturno, unica struttura ospedaliera a servire una fetta
za – dice il ginecologo Giuseppe Delle Donne – e poi prestazioni medi popolazione sproporzionata: tutti quelli che abitano nei
diche. Sono pazienti come le altre – continua il medico – hancentri di Castel Volturno, Cancello Arnone, Mondragone e an- “Le immigrate che no stanze singole, medici di primo livello, un trattamento giucora più già, fino ad arrivare all’ospedale San Rocco di Ses- vogliono abortire sto. Forse è per tanta mole di umanità e competenza che non
sa Aurunca. E’ proprio alla Pinetagrande che arrivano tutti sono pazienti come si sono registrati cali nei ricoveri da quando è in vigore la legi casi immaginabili: un campionario che va dalle ferite da arma le altre: ricevono un ge che obbliga i medici a denunciare gli irregolari. “Seguiada fuoco a ricoveri per problemi cardiaci. E’ un ospedale che trattamento giusto” mo le gravidanze quando le accettano – precisa Delle Donne
per la sua collocazione geografica cura le emergenze ma ha
– facendo tracciati, ecografie, esami. Le immigrate sanno che
anche un polo per le cure del cuore all’avanguardia. La clinica Pinenoi non facciamo differenze” Ed è così che si riducono anche i casi di
tagrande fa fronte ad ogni tipo di trauma e ferite, malattie e patoloaborto quando gli ospedali e i consultori offrono maggiore e costangie. Tra i ricoveri sono molti quelli degli immigrati che a Castel Volturte informazione sulla prevenzione e sui metodi contraccettivi. L’aborno abitano da decenni e costituiscono una grossa fetta della popolato continua ad esserci per le italiane come per le straniere ma, per una
zione. In molti sono clandestini ma la percentuale dei ricoveri, dopo
volta, le statistiche paradossalmente proprio nel centro geografico della legge che obbliga i medici a denunciare gli irregolari, non si è abl’illegalità, parlano di dati pressoché uguali tra autoctone e immigrabassata. Gli immigrati comunque, nella clinica rivierasca,
te. Potrebbe essere un incipit di vittoria.
5
Quanti equivoci sulla pillola del giorno dopo
In ospedale e al consultorio: ecco come averla e quanto costa
di Brunella Rispoli
Pronto Soccorso dell’ospedale “Pellegrini”,
quartiere Montesanto. L’imbarazzo è reale, la richiesta - una prescrizione per la pillola del giorno dopo
- è fittizia. Nell’affollata sala dell’ospedale ci rivolgiamo all’unica donna presente, un’infermiera. “Vediamo se il medico di turno oggi può farle la prescrizione. Non so se sia un obiettore..”.
Ci imbattiamo nel primo equivoco. La pillola del giorno dopo è “un contraccettivo orale d’emergenza - come recita il foglietto illustrativo - che ha
lo scopo di prevenire la gravidanza, in caso di rapporto sessuale non protetto o in caso di mancato funzionamento del sistema anticoncezionale”. Dopo alcuni episodi di farmacisti che si erano rifiutati di venderla nonostante la presenza di regolare prescrizione, la Federazione degli Ordini dei Farmacisti italiani ha sentito la necessità di ribadire che “l’unico
caso di obiezione previsto nell’ordinamento italiano
è per la legge 194 sull’interruzione di gravidanza”.
Il farmacista ha quindi l’obbligo di venderla
e il medico di prescriverla. L’infermiera ci spiega le
possibili obiezioni del dottore: “E’ un farmaco
abortivo”.
Secondo equivoco: il levonogerstrel, il principio attivo della pillola, ha lo scopo di prevenire l’ovulazione nelle 72 ore successive al rapporto - durante le quali restano attivi gli spermatozoi - e prevenire così il concepimento. Nel 2005 l’Oms ha chiarito che “essa è inefficace dopo l’annidamento
(dell’ovulo eventualmente fecondato, ndr) e non provoca l’aborto”.
Se una donna fosse già incinta mentre aspetta in quel Pronto Soccorso, la pillola non avrebbe alcun effetto. Il medico ci fa la ricetta senza problemi, a fronte di un documento che attesti la maggiore età. “E se fossi minorenne?”, chiediamo. “E’ meglio per te che tu non lo sia..”.
Abbiamo un terzo problema. Ottenere una prescrizione se si hanno 17 anni e 11 mesi può essere complicato: la normativa prevede che sia un genitore a chiederla. In questo caso è meglio chiedere a un consultorio femminile; quello dove ci presentiamo ha anche
uno “spazio adolescenti” ed è probabile che lì siano più
elastici. Infatti non chiedono nessun documento.
Il quarto problema è che una confezione di
Norlevo, uno dei due farmaci in commercio, costa
11 euro e va acquistata insieme con un altro farmaco per prevenire lo spiacevole effetto collaterale del
vomito. Costo totale: 19 euro.
Sul foglietto illustrativo c’è scritto che in
caso di vomito si deve assumere un’altra compressa. E comprare con la stessa ricetta un’altra confezione, poichè il blister ne contiene una. Spendiamo in
tutto 30 euro.
Il dibattito sulla RU486
di Fabio Capasso
La pillola abortiva sta per arrivare ufficialmente in Italia.
Creata nell’88 dall’endocrinologo francese Etienne-Emile
Baulieu, l'RU486 è in commercio già dagli anni ’90. In Italia,
Portogallo e Ungheria il suo utilizzo è in fase di esame, mentre
risulta regolarmente adottato in molti Paesi europei e negli
Usa. La prima apparizione italiana risale al 2002, quando il
Comitato Etico della Regione Piemonte avvia un progetto per
testare gli effetti della pillola. La sperimentazione parte anche
in altre regioni, ma è più volte bloccata per verificare la com-
patibilità dell'RU486 con la legge sull'interruzione volontaria
di gravidanza n.194 del '78; si temono aborti a domicilio e
danni per la salute. Secondo uno studio della statunitense
Food and Drug Administration, su 460mila pazienti, 4 donne
hanno perso la vita e tutte per un’infezione batterica atipica:
il rischio di morte è dello 0,00087%. In Italia già 3.173 donne
l’hanno utilizzata, anche se la pillola abortiva non è registrata
dall’Aifa (Agenzia Italiana del Farmaco). La cifra potrebbe sali-
re visto che dal 2005 al 2008 sono state importate
10.154 pillole di mifepristone (lo steroide sintetico
della Ru486, ndr). Per effetto di un decreto legge del
'97, ogni medico può importare farmaci non registrati
se indispensabili per la salute dei pazienti. Una proce-
dura di importazione ‘caso per caso’ molto lunga che
ha permesso la raccolta di dati: l’RU486 funziona nel
94,5% dei casi. Il via libera dell'Aifa era atteso lo scorso
dicembre, ma è slittato ai primi mesi del 2009.
Una confezione di Norlevo, conosciuto come "pillola del giorno dopo"
Interruzione di gravidanza: i dati di tre ospedali napoletani
di Walter Medolla
Interruzione volontaria della gravidanza, sono circa 800, in
media, i casi a Napoli nell’arco di un anno.
Una scelta importante che viene accompagnata, passo dopo
passo, da specialisti e assistenti sociali presenti nei vari ospedali cittadini. Un percorso delicato, che parte dai consultori pubblici e arriva
fino alle sale operatorie. “Le donne che decido“Alcune intendono
no di abortire sostengono un colloquio prelimil’aborto come un
nare con gli assistenti sociali, poi ci sono i precontraccettivo”
lievi di sangue e urine e la visita ginecologica”,
spiega la dottoressa Esmeralda Picardi, assistente sociale che ha condotto, per l’università Federico II, uno studio sugli aborti in tre ospedali napoletani. Secondo i dati raccolti presso il Loreto Mare, il Secondo
Policlinico e l’Ospedale Cardarelli, le donne che si sottopongono all’IVG
(interruzione volontaria di gravidanza), hanno, in media, un’età compresa tra i 27 e i 34 anni. “E’ un dato molto interessante che evidenzia
un disagio sociale di fondo e un livello d’istruzione medio basso – sottolinea la dottoressa Picardi –. Le utenti che ho incontrato all’ospedale, in colloqui face to face sono per lo più casalinghe, inoccupate, che
molto spesso intendono l’aborto come una specie di forma contraccettiva. Purtroppo molte donne con cui ho parlato si erano già sottoposte
a interruzioni di gravidanza, in casi limite anche 5 o 6 volte. C’è bisogno di un forte piano di sensibilizzazione che informi le donne sui
metodi anticoncezionali”.
I tempi per l’intervento sono di massimo 15
“L’Ivg è uno
giorni, tempi tecnici che tengono, comunque, conto strumento di
delle esigenze delle utenti che di solito sono già tutela per
consapevoli e convinte della loro scelta.
la donna”
Nel solo ospedale Loreto Mare sono state 548,
nel 2007, le interruzioni di gravidanza, “operazioni di pochi minuti,
precedute da approfonditi esami anestesioligici” spiega la dottoressa
Picardi.
I metodi di aborto sono diversi a secondo dei casi. Il più diffuso è
lo svuotamento strumentale che consiste nell’aspirazione del feto o
embrione dall’utero. Per le gravidanze non superiori alle otto settimane è invece usata l’isterosuzione, cioè l’aspirazione dell’embrione
attraverso una cannula inserita nell’utero, senza ricorrere alla dilatazione della cervice.
L’interruzione di gravidanza è uno strumento di tutela per la
donna regolato dalla legge 194/78, che all’articolo 4 stabilisce che “la
donna che accusi circostanze per le quali la prosecuzione della gravidanza, il parto o la maternità comporterebbero un serio pericolo per la
sua salute fisica o psichica [...] può rivolgersi a un consultorio pubblico o a una struttura socio-sanitaria a ciò abilitata”.
Uno strumento di tutela che deve innanzitutto tenere conto
della donna, della sua femminilità e soprattutto della sua sensibilità.
VITA DA DONNA pagina 6
inchiostro n. 4 – 2009
Il radicale convertito
Difende a schiena dritta le sue posizioni sui temi etici: Francesco Rutelli, dopo anni di
battaglie al fianco dei Radicali, ha recentemente ribadito la
sua appartenenza al mondo cattolico. In un intervento al congresso dei Radicali ha sottolineato la necessità di “una legge
giusta sul testamento bologico che non comporti l’eutanasia”.
pagina
L’ex punk comunista
Da punk ribelle filo
sovietico a sostenitore dell’Opus Dei, l’ex leader dei C.C.C.P.
Giovanni Lindo Ferretti ha recentemente dichiarato che “la
medicina è un falso Dio molto pericoloso”. Alle ultime elezioni ha sostenuto la lista pro-life di Giuliano Ferrara e ha detto
che “con la genetica si va incontro a un pericolo assurdo”.
“La vita su tutto”
Ramonda e l’etica della Chiesa
di Laura Conti
“L’esercizio della libertà parte dal cuore della persona. Unico limite è il
diritto alla vita dell’altro”. Per Giovanni Paolo Ramonda, dal 2008 successore di
don Oreste Benzi e responsabile generale della comunità Papa Giovanni XXIII,
7
Il prete dei gay
È il prete più controverso,
amato e disprezzato di Parma, don Luciano Scaccaglia, parroco di Santa Cristina, che ha rischiato la riduzione allo stato laicale per le sue dichiarazioni su omosessualità e fecondazione
assistita. “Sono a favore dei Dico - ha dichiarato il parroco - la
normalità non è nella sessualità, ma è nell’amore”.
L’azzurra pro staminali
Melania De Nichilo
Rizzoli, medico e deputato del Pdl, vuole rendere disponibili a
tutti quelle cellule che, attraverso un trapianto, le hanno salvato la vita da un grave tumore del sangue. “Le cellule staminali
sono l’unica vera scoperta scientifica degli ultimi 20 anni, per
questo la ricerca in questo campo va incentivata”.
Ben. Dan.
Liberi di non credere
Guelfi &
Ghibellini
Stato, diritti e ricerca per la Hack
di L. C.
“La libertà di autodeterminazione finisce là dove lede la libertà altrui”. Ha
le idee molto chiare sui diritti civili e l’etica che deve ispirare lo Stato, per lei rigorosamente laica. Astrofisica e divulgatrice scientifica toscana, Margherita Hack,
l’etica è patrimonio della società civile e la persona umana il fondamento e il fine
classe 1922, è una delle menti più brillanti del nostro Paese. Non crede nel desti-
della convivenza politica.
no o in Dio, ma da sempre ha rivolto lo sguardo alle stelle.
Dal ’97 in pensione (insegnava nell’Università di Trieste), la professores-
Piemontese, 48 anni, Ramonda è laureato in Teologia ed è consulente
sa Hack è impegnata nel "diffondere la conoscenza dell'astronomia e una men-
presso l’istituto di Sessuologia di Torino.
talità scientifica e razionale".
In che misura la politica può e deve intervenire nella sfera privata?
Quanto vale in Italia il principio di autodeterminazione?
La politica deve garantire anzitutto il principio di sussidiarietà sostenendo gli organi intermedi quali le associazioni o i sindacati, nello sviluppo
Non viene per nulla rispettato. Basta pensare al caso Englaro.
dei diritti. Il concepito, l’embrione o il malato terminale, in quanto sogget-
Qui i fondamentalisti cattolici vogliono imporre l’accettazione della vita
ti di diritto, devono essere tutelati dallo Stato. La vita è un dono per tutti e
come dono di Dio, ma anche i politici, in particolare gli esponenti del Pdl, hanno
va garantita in qualsiasi condizione. Anzi, quanto più è debole, tanto più va
dimostrato di essere quanto mai illiberali, pronti a contrastare la Costituzione, la
tutelata. Non capisco perché l’avversione dell’opinione pubblica alla pena
Cassazione e il Parlamento.
Cosa ne pensa del testamento biologico?
di morte non sia estesa anche all’aborto o all’eutanasia.
Questo non è in conflitto col principio di autodeterminazione?
È assolutamente necessario, senza le distorsioni previste dalla proposta di
Il criterio ultimo deve essere sempre il bene oggettvo, non quello
legge del Pdl che prevedono l’alimentazione e l’idratazione forzata. Nessuno può
soggettivo. Quando si sceglie l'autodistruzione con il suicidio, non si può impedire questo gesto? L’autodeterminazione non può essere assoluta; non deve ledere il diritto all’esistenza, alla famiglia, al lavoro, alla salute, alla scuola, al culto
religioso.
Quali provvedimenti potrebbe attuare lo Stato per tutelare questi
diritti?
Andrebbero potenziati la difesa della maternità e il sostegno economico e
assistenziale per chi ha un parente in stato terminale o per i portatori di handicap.
Qual è la sua opinione sul testamento biologico?
Serve a ribadire i principi naturali che difendono l’esistenza e, perciò,
bisogna vietare la sospensione di cure necessarie come l’alimentazione e l’idratazione, così come si deve rifiutare l’accanimento terapeutico.
Spesso la politica italiana è scesa in campo su questioni etiche. È d’accordo?
La politica deve tradurre i valori fondamentali in leggi che difendano la
persona. Nel caso di Eluana c’è stato un ritardo delle istituzioni nell'emanare
una legge per impedirne la morte. La scelta di ‘neutralità’ del presidente della
Repubblica in realtà è stata sbilanciata e contraria al sentire del popolo italiano.
Non ci può essere un dialogo tra i diversi gruppi di opinione?
Il dialogo è possibile se ognuno ha la possibilità di dissentire e di fare pressione su chi ha compiti istituzionali. C’è differenza tra chi dice che un bambino
può essere soppresso nel seno materno perché non voluto dai genitori e chi
sostiene che ogni vita ha diritto di esistere.
Testamento biologico
Per Casavola serve una legge
di principi
di Carmine Saviano
“D'informazione ce ne è stata tanta, anche se è stata più
impegnata a dimostrare tesi che a dar conto degli eventi”.
essere sottoposto a cure contro la sua volontà.
Qual è la sua opinione sull'uso delle questioni etiche in politica?
su pure ipotesi basate sulla biografia della Englaro.
Si è trattato di una dedu-
zione sicuramente credibile e plausibile, ma non equivalente
a una dichiarazione esplicita.
Il corpo di Eluana è stato teatro di scontro tra i poteri
dello Stato. Qual è la sua opinione in merito?
Sono rimasto esterrefatto. Ho ascoltato in questi giorni
Sono le parole del presidente del Comitato nazionale per la
sciocchezze madornali, del tipo “i giudici hanno ucciso la
Englaro. “Non si è posta la dovuta attenzione alla non ricon-
to la richiesta di sospendere le cure. Tutto ciò è stato confer-
vuole un’informazione che sia base per giudizi competenti e
in uno stato di Common Law, il giudice non è legislatore. Si è
L’etica deve essere laica. Il principio è: non fare agli altri ciò che non vorresti fosse fatto a te, senza imporre fedi o ideologie, ma solo il rispetto delle leggi
che regolano la convivenza civile.
Come evitare che il dibattito sui temi etici degeneri in Italia?
Avendo più sensibilità democratica e rispetto delle opinioni altrui, senza
dubbio. Il legislatore dovrebbe stabilire norme per la convivenza civile e l’eguaglianza di tutti i cittadini e non leggi ad hoc.
Qual è il peso di questo dibattito sulla ricerca scientifica italiana?
Sulla ricerca biologica, ad esempio, pesano le pesanti interferenze del
bioetica Francesco Paolo Casavola a proposito del caso
Englaro”. I giudici della Corte di Cassazione hanno autorizza-
Vaticano. I limiti della legge 40 sulla fecondazione assistita e sulle staminali
ducibilità degli stati vegetativi ad un medesimo livello. Ci
mato da una sentenza della Corte Costituzionale. Non siamo
del disprezzo della laicità dello Stato.
ragionanti”.
creata un’opinione diffusa sui giudici, influenzata da un
embrionali sono l’esempio lampante dell’asservimento dei politici al Vaticano e
Ma ci sono anche poli di eccellenza.
Indubbiamente. Esistono ottimi centri di ricerca medica e biologica. Sono
immaginario collettivo ostile.
molto avanzati gli studi sulla fisica delle particelle e sull’astrofisica, grazie alla
non possono esistere lacune. L'art. 32 secondo comma della
sul testamento biologico?
ta in scarsa considerazione in Italia.
nella scelta delle cure mediche.
regole tecniche di dettaglio, perchè queste possono essere di
Quanto è importante una legge sul testamento biologico?
È una questione essenziale, nel nostro ordinamento
Costituzione contiene il principio dell'autodeterminazione
La giurisdizione sul caso Englaro si trovava a dover giu-
dicare un caso singolare, anomalo nella misura in cui la
volontà di sospendere le cure non si era manifestato in modo
chiaro. Era basato sulla ricostruzione di atteggiamenti di vita,
Quali dovrebbero essere le caratteristiche della legge
Deve essere una legge per principi, non può contenere
volta in volta invalidate dal progresso della biologia.
I principi non possono che essere tre: l'autodetermina-
zione del paziente, il favor vitae e l’assoluto divieto di eutanasia.
partecipazione dell’Italia al Cern di Ginevra. È un peccato che la ricerca sia tenuChi dovrebbe regolamentarla?
Gli enti come il CNR e le università. Le proposte dei ricercatori dovrebbero essere vagliate da esperti indipendenti.
Sulla base dei loro giudizi, poi, il ministero potrebbe assegnare finanziamenti e personale.
MEDICINA E RICERCA pagina 8
inchiostro n. 4 – 2009
pagina
La speranza è nelle staminali
I ricercatori studiano le cellule estratte all’estero
di Rosanna Buonomo
Cellule non specializzate, capaci di trasformarsi in qualunque altro tipo cellulare presente nel nostro organismo: le staminali sono
considerate il futuro della medicina. I ricercatori sostengono che il loro impiego potrà
portare alla cura di tumori, di malattie neurodegenerative, come il morbo di Alzheimer, il
Parkinson e la sclerosi laterale amiotrofica; di
patologie come il diabete. Si potranno riparare i tessuti danneggiati, come
quello cardiaco o quello cerebrale. Con l’utilizzo delle staminali, soprattutto di quelle embrionali, la ricerca punta anche alla
ricostruzione di interi organi. A
differenza delle cellule adulte, già
indirizzate verso la formazione di un tessuto
specifico, le cellule estratte da embrioni sono
‘totipotenti’, in grado di svilupparsi in un intero organismo e persino in tessuti extra-embrionali. La ricerca scientifica sugli embrioni,
però, nel nostro Paese continua ad essere osteggiata.
Il motivo principale è etico: le cellule, per
restare ‘totipotenti’, si devono estrarre entro
il quinto giorno di vita dell’embrione, che viene inevitabilmente distrutto. C’è anche chi sottolinea la scarsa ‘controllabilità’ delle cellule
embrionali, a differenza di quelle adulte, proprio perché non differenziate; inoltre sarebbe
elevato il rischio di rigetto, poiché le embrio-
nali sono estranee all’organismo in cui vengono introdotte. La soluzione è una sola: sperimentare. In Italia, però, lo studio sulle embrionali è proibito. La legge 40 del febbraio 2004
sulla fecondazione assistita, seguita nel 2005
dal fallimento del referendum abrogativo, ha
vietato di condurre esperimenti su embrioni
umani, di produrli a scopo di ricerca, di crioconservarli e sopprimerli, anche se conservati nelle cliniche dell’infertilità. La legge, tuttavia, non vieta di studiare le cellule embrionali estratte all’estero nei Paesi
in cui questa ricerca è consentita. Sono 11 i gruppi di ricercatori che studiano le embrionali
in Italia.
Tra questi, la squadra di Elena
Cattaneo, che a Milano dirige il
Laboratorio di ricerca sulle cellule staminali.
La Cattaneo, cui si devono importanti scoperte sulla Corea di Huntington, si è anche dedicata a studi sulla riprogrammazione di cellule somatiche in embrionali.
Ricerche sulla riprogrammazione cellulare sono state recentemente condotte anche
dall’Istituto Telethon di Genetica e Medicina
di Napoli, diretto da Maria Pia Cosma. Fibroplasti e altri tipi di cellule adulte sono state fuse
con cellule embrionali insieme con una particolare proteina, la Wnt.
Dopo la manipolazione, le cellule hanno perso le loro caratteristiche e sono diventate ‘pluripotenti’, non differenziate.
La banca del cordone
Donare il sangue del cordone ombelicale significa offrire una concreta possibilità di cura a chi ha importanti patologie ematologiche come talassemia, leucemie e microcitemie. In Italia 17 strutture pubbliche si occupano della conservazione dei cordoni e sono collegate a più di 200 ospedali abilitati al prelievo. Ha 12 anni ed è siciliana la più grande banca d’Europa. Seconda nel mondo soltanto a quella di New York,
la ‘Banca del cordone ombelicale’ di Sciacca ha salvato vite anche all’estero: nel 2004 sono stati curati due bambini di 6 anni,
uno israeliano e l’altro francese. “Le staminali estratte dal cordone sono capaci di produrre gli elementi fondamentali del
sangue” spiega la dottoressa Teresa Pustorino, a Sciacca fino
al 2005. A differenza di quanto accade con le cellule midollari, inoltre, non è richiesta una compatibilità del 100%: “E’ sufficiente essere compatibili al 70% e il rischio di rigetto diminuisce considerevolmente”. Rispetto al midollo osseo, però, il
cordone contiene un numero inferiore di cellule; per questo
i trapianti possono essere eseguiti soltanto su bambini o su
persone che non superano i 50 chili.
Il prelievo di sangue placentare non comporta rischi. Una
volta reciso il cordone, il sangue è aspirato, raccolto in una sacca e inviato alla banca. Entro 24 ore si effettuano le analisi cliniche. La sacca viene poi ‘crioconservata’, congelata in azoto
liquido fino a -190 gradi. La ‘eterologa’ è l’unica possibile in
Italia, tranne in casi particolari. “Conservare il cordone per il
proprio bambino nel nostro Paese è possibile solo in alcuni centri, come la Banco di Mantova (svincolata dal divieto imposto
dalla legge in quanto Onlus).
Aumentano le donne che si rivolgono a strutture estere,
pagando fino a 2.500 euro per 20 anni di crioconservazione” dice
Giuseppe Consolo, vicepresidente dell’Onlus Osidea, associazione sarda che ha ideato una nuova formula di donazione. Convenzionata con la Crio Save di Bruxelles, l’Osidea ha proposto
la donazione ‘autologa-solidale’: si conserva il sangue per altri
pazienti e per il proprio bambino.
R. B
Chi ri-cerca trova: l’esempio virtuoso della Regione Lazio
di Simona Pizzuti
Immaginate un'elica. Una proteina ha
la stessa forma, nei casi più semplici. L'Ngf
(nerve growth factor) è una proteina, un
po' più complessa.
Il fattore di crescita neuronale è stato
scoperto da Rita Levi Montalcini in Brasile, nel
dicembre 1952.
Il Nobel per la medicina arriva nel
1986. Nel 2008 quest'elica un po’ goffa riprende quota grazie a un importante finanziamento.
La proteina, che fa parte della famiglia delle neutrofine, alimenta le ricerche
degli scienziati del Cnr in sinergia con Ebri,
Fondazione Santa Lucia, Regione Lazio e
Filas Spa, la società regionale dedicata al
sostegno all’innovazione. Il filo rosso che
tiene uniti più poli d'eccellenza è il secolo di
vita e di scoperte di Rita Levi Montalcini.
Lo scorso luglio è stato autorizzato un
finanziamento da 4 milioni e 650 mila euro
al settore delle Neuroscienze sottoscritto
dalla senatrice Rita Levi Montalcini in qualità di presidente della Fondazione Ebri, dal
presidente del Cnr Luciano Maiani, dal presidente della Fondazione Santa Lucia, Maria
Adriana Amadio, dal presidente della Regione Lazio Piero Marrazzo e dal presidente
di Filas Spa Flaminia Saccà. E le
ricerche sul fattore di crescita neuronale vanno avanti.
Un milione e 550 mila euro
per gli anni 2008, 2009 e 2010 servirà per attirare ri-cercatori italiani
e stranieri che potranno essere inseriti nella struttura del Cerc, il Centro
Europeo per la ricerca sul Cervello che
ha sede a Roma. E' previsto anche il
cofinanziamento al 50% di progetti
di ricerca su varie tematiche, dalla
morte e sopravvivenza neuronale nelle patologie del sistema nervoso, alle interazioni tra
sistema nervoso e immunitario, dai meccanismi di apprendimento e di memoria alla terapia genica. Perché il Nerve growth factor non
serve solo al cervello.
L'Alzheimer è una malattia caratterizzata da costi umani e sociali elevatissimi. Si
stima che in Italia circa 500 mila persone
siano colpite dal morbo e la cura di ciascun
individuo costa fra 70 e 120 mila euro l'anno. Il principale responsabile della malattia
di Alzheimer è un peptide, cioè una componente delle proteine, la cui produzione nelle
cellule normali è soppressa dal Ngf.
Il trucco sta nel determinare il meccanismo con cui il fattore di crescita neuronale blocca la produzione di questo peptide
tossico. Ma la strada per metter a punto un
farmaco efficace è ancora lunga.
Bisogna produrre una sufficiente
quantità di Ngf umano e trovare un modo
per veicolarlo al cervello, in modo che possa
superare la barriera emato-encefalica, altrimenti impermeabile.
La ricerca continua.
9
Il travaglio dei genitori in provetta
L’odissea delle coppie italiane alle prese con le restrizioni previste dalla legge 40
di Elio Tedone
Pierre de Bresse, cantone francese dell´arrotondissement di Louhans. Qui si ritrovano gli iscritti alla Knos, l´associazione di cui fanno parte le coppie sterili che hanno deciso di ricorrere alla fecondazione eterologa. C´è chi ha donato ovuli e spermatozoi e chi è riuscito a diventare genitore grazie a
quell´atto di solidarietà. Naturalmente ci sono i
bimbi, figli della fecondazione eterologa. In Francia
si può, così come in Spagna, in Belgio, in Olanda e
in Slovacchia. In Germania è possibile solo la donazione di spermatozoi ma non di ovociti.
In Italia la situazione attuale è il risultato di
anni di lotta, di abusi, di quesiti referendari e
soprattutto di una legge, la numero 40 del 19 feb-
braio 2004, nata con l´ambizioso proposito di fare
chiarezza in quello che fino ad allora era il "far
west" della fecondazione assistita. Un provvedimento contestato, di difficile approvazione e attuazione perché tocca delicatissimi principi etici, terreno fertile per le strumentalizzazioni politiche e per
le lotte tra cattolici e laici.
Un provvedimento che spesso dimentica il
dramma dei veri destinatari della legge, quell´11,3%
delle coppie comprese tra i 25 e i 44 anni che non
possono avere figli in Italia, tra i 50 e gli 80 milioni
in tutto il mondo. Ma quali sono le linee guida dettate dal Governo? Sì alla procreazione medicalmente assistita solo se non vi sono "altri metodi terapeutici efficaci per rimuovere le cause di sterilità o
infertilità". No alla Pma di tipo eterologo, è necessario il ricorso a seme o a ovociti di un donatore. Non
devono essere prodotti più di tre embrioni e tutti
devono essere impiantati.
Divieto assoluto, quindi, al
congelamento (crioconservazione) e alla distruzione degli
embrioni, oltre che alla ricerca
e alla diagnosi pre-impianto.
Una legge spesso aggirata o
smentita dalle sentenze dei tribunali. Come è successo per
Daria, 27 anni e un marito
infertile. Ha imposto ai medici
di un ospedale milanese di
impiantarle solo due dei tre
embrioni previsti dalla legge
40 e di congelare il terzo perché rischiava un parto trigemellare con grossi rischi per i
feti. Nel caso della donna sarda
affetta da talassemia è stato necessario l´intervento
giuridico. Il Tribunale di Cagliari ha smentito la
legge 40 autorizzando la diagnosi pre-impianto
sull´embrione, che sarà impiantato solo se sano.
Spesso le coppie restano imbrigliate nelle
maglie di quella che gli addetti ai lavori considerano la legge più rigida in materia di fecondazione
assistita. Per chi non vuole arrendersi resta la strada del "turismo procreativo". Basta trovare un
Paese in cui la legislazione garantisca la fecondazione eterologa, in cui non esista il limite dei tre
embrioni e dove siano permesse la crioconservazione e la diagnosi pre-impianto. Ovviamente tutto a
proprie spese. Un ciclo di fertilizzazione in vitro
(Fivet) costa oltre 4.000 euro. Per una donna di 35
anni potrebbero servire otto cicli per avere un figlio.
A 45 anni, in via teorica, potrebbe essere necessario
tentare la Fivet oltre 160 volte.
Costi e sofferenze elevati non scoraggiano i
"genitori in provetta". Ogni anno in Italia 50.000
coppie chiedono un consulto per l´infertilità. Prima
dell´approvazione della legge 40 andavano all´estero in 1.315. Ora il numero è salito a 3.610, quasi il
200% in più. Di queste, 1.300 sceglieranno la
Spagna, 775 il Belgio e 740 la Svizzera. Nel Paese
elvetico non è ammessa la donazione di ovuli e la
diagnosi pre-impianto e le coppie che vogliono
accedere alla Pma devono presentare il certificato di
matrimonio. Si può crioconservare lo zigote e accedere alla donazione del seme e tanto basta per renderla la meta più ambita dai cittadini del nord Italia.
Nel 2007 oltre 500 coppie hanno provato a far
nascere i propri figli sotto i celebri cavoletti di
Bruxelles. Nel 2003 erano state 50. Il Belgio ci ha
guadagnato due milioni di euro. E non ci si stupisce neanche sentendo che un terzo dei 936 bambini nati con la procreazione assistita in Maghreb
sono figli di coppie italiane.
DIRITTI DEI DEBOLI pagina 10
inchiostro n. 4 – 2009
pagina
La parata della discordia
Verso il Gay Pride di Genova, i protagonisti si raccontano
di Ylenia Gifuni
La bandiera arcobaleno simbolo del Gay Pride
quest’anno ingloba colori contrastanti. La marcia di avvicinamento al raduno nazionale di Genova del 27 giugno
svela un quadro frammentato all’interno dell’universo omo-
e indipendente da Arcigay, il principale polo catalizzatore con i suoi 500 mila iscritti e i 60 circoli sparsi per lo Stivale. Il filo rosso che unisce gli omosessuali della Penisola non è il sesso, ma la gioia. La voglia di rivendicare l’orgoglio gay e chiedere il riconoscimento dei diritti civili. “L’Italia è l’unico paese europeo, a parte la Grecia, a non ave-
Gay Pride a Dublino
sessuale. Dal credo politico alla fede, dall’esibizione del corpo ai valori in cui credere. Sono tante le contraddizioni tra
le varie anime delle associazioni Lgbt (lesbiche, gay, bisex
e trans gender). Le polemiche strisciano e si insinuano in
un corteo non ancora sceso in piazza, all’interno degli stereotipi che restituiscono un’immagine solo parziale di questo mondo. Eppure il confine non è netto e la separazione tra ostentazione e sobrietà non è immediata.
Ogni movimento ha un suo statuto. E’ autonomo
re una legge che regoli giuridicamente le coppie di fatto”,
denuncia Enrico Oliari, presidente di GayLib, l’unica associazione nazionale di centrodestra. La Costituzione garantisce piena tutela alla famiglia in quanto “società naturale fondata sul matrimonio”, ma non dice nulla a proposito dei legami tra due persone che, a prescindere dal sesso, non sono unite dal vincolo matrimoniale. “Manca una
dialettica sindacale – aggiunge Oliari – e soprattutto un approccio pacato e moderato che punti al confronto, piutto-
L’altra metà dell’amore
di Simona Petricciuolo
La più conosciuta è l’Arcigay, ma non è la sola. A spulciare in rete se ne trovano a decine. Sono le associazioni omosessuali, impegnate nella promozione e
sostegno alle persone, nel riconoscimento dei diritti civili e nella tutela giuridica. A Napoli ce ne sono tre: il circolo arcigay “Antinoo”, il circolo culturale arcilesbica “Le Maree” e I-Ken. Tutte e tre raccolgono sotto la propria sigla i gay, le
lesbiche e i trans.
Arcigay “Antinoo” è quella che organizza la maggior parte delle serate “a
tema”. Sono infatti circa una dozzina i locali che vengono segnalati nel sito internet, con in programma soprattutto serate in discoteca. Tra le attività più specificamente legate al sociale è da segnalare invece “Telefonoamico”.
Si tratta di un servizio, realizzato con la collaborazione della Provincia di Napoli, che vuole rispondere alle esigenze delle famiglie, delle scuole, dei cittadini, per
offrire confronto, aiuto, coscienza e socializzazione.
Leggermente più politicizzata, I-Ken nasce per dare una risposta “all’incapacità
di ascolto di quasi tutti i partiti che ha causato insensibilità verso le istante omosessuali”, come si legge nel sito.
“Accogliamo con interesse – spiegano i responsabili – un nuovo modo della politica di porsi nei confronti delle comunità omosessuali, riteniamo che il primo passo per accogliere le istanze sia ascoltare ciò che essa ha da dire. Vogliamo
sto che allo scontro, con le istituzioni”.
In questo contesto il Pride diventa la vetrina ideale per far sentire la propria voce: “al di là delle differenze
ideologiche ci saremo anche noi”, annuncia il leader di GayLib già militante di Alleanza Nazionale. Autoreferenziale
è invece l’approccio del singolo individuo al corteo: c’è chi
mette in mostra seni siliconati e mini vertiginose e chi predilige calze a rete e tacchi a spillo. “Su una parata di 100
mila persone gli esibizionisti, in genere, sono 10 o 20. Lontano dalle telecamere e dai taccuini dei cronisti, c’è un fiume di gente comune in abiti da passeggio, jeans e t-shirt
colorate. I carri e le musiche fanno parte del carattere irriverente della festa”, ammette Marco Volante, portavoce
della consulta Lgbt per il riconoscimento dei diritti civili
in seno al Partito Democratico.
Nella città medaglia d’oro della Resistenza e capitale europea della cultura, l’importante è partecipare. Indipendentemente dal colore politico. Se centrodestra e centrosinistra, almeno per questa volta, sembrano d’accordo,
quest’anno sono stati i gruppi di cattolici omosessuali a distaccarsi dalla massa. Hanno contestato ad Arcigay la “mancanza di tatto per aver scelto, inizialmente, lo stesso giorno della celebrazione religiosa del Corpus Domini”. Riccardo Gottardi, segretario nazionale dell’associazione, ha
rispedito le polemiche al mittente. La data è stata spostata, smentendo così la presenza di una precisa strategia ideologica: “Il 28 giugno è la giornata internazionale dell’orgoglio omosessuale. Consuetudine vuole che il raduno italiano si svolga il primo weekend del mese. Quest’anno il
6 e il 7 ci saranno le elezioni, di conseguenza abbiamo dovuto slittare di una settimana. La sovrapposizione è stata
accidentale, anche perché nessuno di noi consulta il calendario liturgico prima di programmare un appuntamento”.
Che ci si voglia appigliare o meno alla cattiva fede,
resta la pregiudiziale che alcune associazioni hanno ritirato la propria adesione. E le motivazioni, ancora una volta, sono disparate. “Non aderiamo all’evento perché rifiutiamo le imposizioni dall’alto - incalza Emanuele Bresci del
Comitato Gay e Lesbiche di Prato – non condividiamo la
scelta del capoluogo ligure, preferivamo la Capitale per festeggiare i 40 anni del movimento omosessuale. Lo abbiamo fatto presente ad Arcigay e la risposta è stata categorica: prendere o lasciare, non si può dialogare con tutti. E’
stato allora che abbiamo deciso di farci da parte”.
una politica nuova capace di precorrere gli eventi senza inseguirli e che sperimenti nuovi percorsi per scuotere le menti, arricchirle, cambiarle”.
Sul fronte femminile c’è poi il circolo di arcilesbica “Le Maree”, che offre
alle donne lesbiche napoletane due appuntamenti fissi a settimana: il sabato pomeriggio in sede, e l’happy hour della domenica sera in un noto locale del centro cittadino, il Volver. Oltre a questo, esiste anche un centro d’ascolto, e ogni primo martedì del mese è previsto il gruppo di lettura “Circolo vizzzioso”. Non finisce qui, perché navigando in rete è facile trovare “Napoligaypress”, sito di informazione e divulgazione di tutte le notizie e le attività relative al mondo omosessuale napoletano. NapoliGayPress è infatti il primo blog di informazione, politica e cultura gay relativo a Napoli e alla Campania, realizzato da blogger, attivisti e appassionati di scrittura.
Uscendo dai confini napoletani, si distingue infine ad Avellino l’associazione delle “Famiglie Arcobaleno”, quelle cioè composte da genitori omosessuali. Si
tratta di una realtà fondata nel 2005 con lo scopo di promuovere, per la prima volta in Italia, il dibattito politico sull’omogenitorialità e promuoverne la tutela. L'associazione si batte perché norme a tutela dei diritti dei figli delle coppie conviventi trovino spazio nella legislazione
italiana. Tra le attività culturali l'associazione nel 2006 ha prodotto un
documentario da titolo “Le Famiglie Arcobaleno”, presentato al Torino GLBT (Gay, Lesbiche, Bisex e
Trans) Film Festival nel 2007.
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Dico non Dico
Oltre 700mila coppie di fatto sono oggi prive di riconoscimento legale
di Marco Perillo
La finestra sull’Europa
L’8 febbraio 2007 è una
di Mariagrazia Petito Di Leo
data importante per il secondo
Governo Prodi; il Consiglio dei
In Belgio (2000), Olanda (2001) e Spagna
Ministri vara il testo del dise(2005)
il matrimonio e la coabitazione
gno di legge sui “Dico” per il
legale sono riconosciuti senza distinzione
riconoscimento giuridico in
di sesso. In Polonia si aspetta solo l’approItalia di alcuni diritti e doveri
nei rapporti di convivenza.
vazione della Camera. Austria, Grecia,
Un’iniziativa che fin dalla
Irlanda, Malta, Italia e Slovacchia, non precampagna elettorale del 2006
vedono alcuna legislazione in materia di
divide il centrosinistra e il
unioni di fatto.
Paese. Dopo numerosi dibattiPrevedono la Partnership Registrata,
ti e polemiche il disegno non è
senza distinzione di sesso, con il riconosciapprovato, complice la caduta
mento di diritti molto simili a quelli previsti
del Governo nel gennaio
dal matrimonio religioso la Danimarca
2008. Da quel giorno, restano
(primo Paese a farlo nel 1989), la Finlandia
senza diritti almeno un milio(2002), il Lussemburgo (2004), il Regno Unito
ne e mezzo di cittadini che,
(2005), l'Ungheria (1996), la Croazia (2003) e
secondo recenti dati Istat,
la Slovenia (2005). Qui per le coppie omosesoptano per le“libere unioni”suali sono esclusi i diritti assistenziali.
700 mila oggi in Italia - al
La Repubblica Ceca dal 2006 riconosce il
posto del matrimonio.
Secondo l’ex ddl, i
decisioni più importanti e, in caso di morte, sceglie“Dico” sono “due persone maggiorenni, anche dello
re sulla donazione degli organi, sul trattamento del
stesso sesso, unite da reciproci vincoli affettivi che
corpo e sulle celebrazioni funerarie. Come in un
convivono stabilmente e si prestano assistenza e solimatrimonio regolare, un convivente avrebbe potuto
darietà materiale e morale, non legate da vincoli di
partecipare agli utili d’impresa dell’altro o vedere la
matrimonio, parentela, affinità, adozione, tutela”.
quota della tassa di successione scendere dall’8 al
Regolarmente iscritti ai registri anagrafici di ogni
5%. Per il contratto di locazione, in caso di morte di
Comune, avrebbero potuto ottenere diritti e tutele sul
uno dei conviventi, il secondo poteva succedergli in
lavoro dopo tre anni di convivenza e avrebbero avuto
presenza di regolare testamento, godendo di trattariconosciuti i diritti di successione dopo nove. In
menti previdenziali e pensionistici. Anche in materia
materia di salute, ciascun convivente avrebbe potuto
di permesso di soggiorno per un convivente straniedesignare l’altro come suo rappresentante per le
Chi si difende dalla famiglia
di Alessandro Vaccaro
I panni sporchi non sempre si lavano in famiglia. Lo sanno
migliaia di donne e bambini, vittime ogni anno di molestie tra le
mura domestiche, che si rivolgono ad associazioni antiviolenza per
chiedere ascolto e sostegno morale.
“Nel 2007 abbiamo ricevuto 303 segnalazioni - dice Maria
Rosaria Ferre, coordinatrice del Centro Donna del Comune di Napoli -.
Si tratta soprattutto di abusi psicologici e fisici a opera di ‘uomini
padroni’. Una terza forma di violazione è di tipo economico: il divieto
per la moglie di svolgere un lavoro retribuito fuori casa, la sottrazione
del suo reddito, il controllo delle spese personali”.
A Salerno è attiva la linea rosa di Spazio Donna, che nel 2008 ha
registrato 750 casi di molestie familiari da tutta la provincia.
“L’aspetto più difficile - spiega la responsabile Pina Mossuto - è convincere le vittime a denunciare. Hanno paura delle ritorsioni dei loro
partner e di una trafila giudiziaria che fa rivivere l’incubo per anni.
Oggi manca ancora un chiaro rifiuto della violenza maschile da parte
delle istituzioni e a livello culturale”.
La Campania è al terzo posto tra le regioni italiane, dietro Lazio
e Lombardia, per numero di chiamate da parte dei minori al servizio
d’emergenza di Telefono Azzurro. Secondo i dati della onlus relativi al
periodo 2006-2008, tra le principali cause delle richieste d’aiuto vi
sono i problemi relazionali in famiglia e le violenze domestiche.
ro ci sarebbero state agevolazioni. Gli unici obblighi, l’assistenza e la solidarietà reciproche con l’assegno alimentare
in situazioni di disagio economico.
Per le unioni civili, l’Italia è
uno dei fanalini di coda
dell’Europa e del mondo. Già
nel 2000 l’UE aveva chiesto
agli Stati membri di “garantire
alle famiglie monoparentali,
alle coppie non sposate e dello
stesso sesso parità di diritti
rispetto alle famiglie tradizionali”. Forse anche per questo i
ministri dell’attuale Governo
Renato Brunetta e Gianfranco
Rotondi hanno lanciato la proposta dei “Didore” (‘Diritti e
doveri di reciprocità dei conviventi’) che rappresenta una
variante dei “Dico” senza
oneri a carico dello Stato come
le pensioni.
Un’esplicita apertura alle “unioni di fatto” è stata la
recente approvazione del nuovo Statuto della
Regione Campania. Nel comma 1 dell’articolo 8 si
parla di “riconoscimento e sostegno alla famiglia fondata sul matrimonio e alle unioni familiari nel rispetto della Costituzione”. Lo Statuto è stato approvato
quasi all’unanimità dal Consiglio, fatta esclusione di
Pietro Diodato di An che ha detto: “La mia coscienza
cristiana non mi consente di votare a favore di uno
Statuto che equipara la famiglia fondata sul matrimonio alle unioni di fatto”.
diritto ad avere informazioni sullo stato di
salute del partner e all’eredità; l’obbligo
del reciproco sostegno finanziario; l’educazione di bambini nati da precedenti vincoli eterosessuali, ma non l’adozione; in
Svezia, dal 1994, è invece permessa anche
l’adozione. In Germania (2001) è ammessa
per legge una convivenza registrata simile
al matrimonio civile.
In Francia dal 1999 i Pacs garantiscono,
senza distinzione di sesso, ampia tutela
della convivenza (diritti di rilevanza pubblicistica, di patrimonio ed eredità; regolamentazione del rapporto di locazione). Il
Portogallo (2001) riconosce le coppie di
fatto, ma con diritti limitati rispetto a
quelli del matrimonio (riconosciuti diritti
riguardo al godimento di ferie, permessi e
congedi familiari, diritto di preferenza nei
trasferimenti per i dipendenti delle Pa;
diritti in materia fiscale, patrimoniale ed
ereditaria).
Inchiostro
Anno IX numero 4 1° marzo 2009
chiuso in redazione giovedì 27 febbraio
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Periodico a cura della Scuola di
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IN RETE pagina 12
inchiostro n. 4 – 2009
Una bussola per orientarsi
di Filomena Leone
Aborto, diritti civili, testamento biologico, università e ricerca. Vi
sembrano argomenti difficili? Non avete tutti i torti, ma sono comunque accessibili. In che modo? Navigando in rete, usando una bussola. I quattro nostri punti cardinali sono rappresentati da questi temi.
Se volete sapere qualcosa in più riguardo all’aborto, la direzione da seguire è quella nord. Volete scoprire cosa dice la Bibbia a tal proposito? Quello che state per leggere è a dir poco sorprendente. Il sito semprelottomarzo.wordpress.com riporta un articolo secondo il quale l’aborto non è mai
menzionato nella Bibbia, nonostante
sia stato praticato nella storia umana.
Tragiche storie e testimonianze
di donne ingannate e illuse dalla cultura di morte le possiamo leggere su
postaborto.blogspot.com. Altri episodi li trovate sul sito dell’associazione
onlus “Il Dono”.
Se volete approfondire, invece,
la questione dei diritti umani, bisogna
andare verso Sud, in Sardegna per la
precisione. Qui è appena nata l'associazione “Socialismo diritti riforme” su
iniziativa dell’ex consigliera regionale Maria Grazia Calligaris. Visitate
anche il sito www.diritticivili.it o
www.diritticivilionline.it.
Volete scaricare il modulo per compilare il vostro testamento biologico? Basta un clic a ovest su www.fondazioneveronesi.it: potrete scegliere in
modo libero e consapevole come affrontare le incognite del futuro.
A est è visitabile il materiale sull’università e la ricerca. Tutto ciò che
volete sapere è sul sito ufficiale del Miur (www.miur.it). Troverete informazioni e documenti normativi.
UNIVERSITÀ
DEGLI STUDÎ
SUOR ORSOLA
EVENTI BENINCASA
Venerdì 13 marzo ore 16-30
Il cuore e l’acciaio
Anteprima nazionale del documentario
de “La Storia siamo Noi”
Venerdì 27 marzo ore 11
Raffaele Cantone al Forum
della Scuola di Giornalismo
Sabato 28 marzo ore 10-30
Il Sabato delle idee
Lo spazio letterario
Lunedì 6 aprile ore 10
Archeologia e Media
Un incontro-dibattito tra gli archeologi
e il mondo della comunicazione
Info:
Ufficio Stampa – Dott. Roberto Conte
081-2522371 [email protected] www.unisob.na.it/eventi
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