the sessions_interno

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NOTE DI REGIA
di Ben Lewin
THE SESSIONS
scritto e diretto da Ben Lewin
con
Helen Hunt, John Hawkes,
William H. Macy
fotografia Geoffrey Simpson
montaggio Lisa Bromwell
musiche Marco Beltrami
distribuzione
20th Century Fox
durata: 95 min
IL FILM
Berkeley, California, anni '80. A 38 anni Mark O'Brien, brillante poeta e
giornalista che, reso tetraplegico dalla poliomielite contratta da bambino, ha
trascorso parte della sua esistenza all’interno di un polmone d’acciaio,
decide di esplorare per la prima volta la propria sessualità. Anche per lui è
arrivato il momento di perdere la verginità e diventare uomo. Per facilitare la
cosa, ingaggia un particolare tipo di terapista…
Ispirato ad una storia vera e Premio del Pubblico al Sundance Film Festival,
oltre che al San Sebastian Film Festival, il film è diretto da Ben Lewin, che,
proprio come il protagonista, da bambino ha contratto la poliomielite,
malattia che però non gli ha impedito di vivere una vita normale e avere una
carriera di successo. Leggendo su internet l’articolo di O’Brien On Seeing a
Sex Surrogate (pubblicato sulla rivista letteraria The Sun), Lewin si è subito
reso conto che poteva essere lo spunto per la realizzazione di un film,
vedendovi non solo la storia di un uomo che si approccia al sesso ma anche
il delicato e umoristico ritratto di un uomo che fa i conti con il suo corpo, la
sua virilità, la vita.
Helen Hunt, che interpreta la terapista Cheryl Cohen Greene, è candidata
agli Oscar 2013 come Migliore Attrice non Protagonista.
Volevo essere amato, abbracciato e apprezzato.Ma la mia disistima e la
paura erano troppo forti. Ho chiesto a Cheryl se pensava che fossi degno
di essere amato sessualmente. Lei rispose che ne era certa.
Mark O’Brien, On Seeing a Sex Surrogate
Questo film non segue la traccia tipica delle storie d’amore. Ho cercato di
trasmettere in quest’opera cinematografica tutta la forza e l’autenticità
con cui Mark aveva scritto il suo libro.
La sua storia è senza dubbio totalmente e genuinamente inedita.
Anche se non me lo ricordo, anche io
sono stato in un polmone d’acciaio
quando ho contratto la poliomelite.
Gradualmente ho recuperato l’uso
della parte superiore del corpo e degli arti inferiori. Credo che il percorso
emotivo di Mark sia stata un’esperienza unica e allo stesso tempo condivisibile da tanti altri.
Il primo meeting con Cheryl CohenGreene è stato cruciale. Ad un certo
punto mi ha chiesto se poteva consultare i suoi appunti. Rimasi sorpreso: erano gli appunti di un’operatrice
del sesso. Per la prima volta ho capito che persona affascinante fosse. Mi
ha veramente aiutato a trasformare il
film da una semplice biografia ad una
storia che parla di rapporti umani. La
sua versione è stata preziosa perché
è il resoconto di un viaggio che coinvolge due persone.
LA PAROLA A HELEN HUNT
Non capitano spesso storie così, un
inno alla vita di un uomo coraggioso,
spiritoso, che non si è mai arreso.
Quello che penserà la gente del mio
nudo sullo schermo è più importante
del privilegio di far parte di una storia
così bella?
È stato imbarazzante?
Non è stato facile, ma era necessario
non mostrare disagio, stabilire un
rapporto col personaggio di Mark. E
poi mi sono detta: a 50 anni non è
più tempo di preoccuparmi dei miei
difetti. Certo, quando ho visto il film
per la prima volta in sala al Sundance ho sentito l’imbarazzo di una
parte del pubblico e ho avuto la tentazione di scappare. Alla fine però
l’applauso mi ha incoraggiato.
Tra Mark e il suo personaggio si
avverte all’inizio una sensazione di
disagio.
Era un disagio vero, John ed io ci
eravamo incontrati una sola volta, il
regista ha voluto che ci conoscessimo durante il film come era accaduto
nella realtà tra Mark e Cheryl Cohen
Greene, il mio personaggio.
The sessions secondo lei è un film
sul sesso?
Direi più sull’importanza della sessualità nella vita di ciascuno di noi, è
un film che può far sentire meno sole
le persone con certi problemi.
Qualcuno mi ha detto che dovrebbe
essere mostrato nelle scuole. Sono
d’accordo.
dall’intervista di Maria Pia Fusco
trovacinema.repubblica.it 26.01.2013