Bollettino 31 1996 - AAA Associazione Acquariofili Abruzzese

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Bollettino 31 1996 - AAA Associazione Acquariofili Abruzzese
REDAZIONALE
Ho letto con interesse i dati elaborati dal segretario dopo la sua "inchiesta vasche"con la
annessa "anagrafe pesci". Li ho letti ed ho notato una grave incongruenza: 17 soci sui 30 in
regola con i pagamenti (gli unici contattati) hanno risposto ai quesiti. Vuol dire che 13 soci non
hanno trovato cinque minuti di tempo -tanti ne occorrevano- per mettere nero su bianco e
informare gli altri su pesci e impianti ospitati in casa. Pigrizia, forse? Se é cosí si tratta di una
pigrizia inaccettabile per chi ha liberamente scelto di far parte di un club
e di condividerne le iniziative.
Lo scopo del lavoro del segretario é quello di avere una fotografia delle abitudini e delle scelte
dei nostri soci. Che servirá anche a capire l'evoluzione dell'acquariofilia; quanto meno
nell'ambito -ristretto, ma significativo- dei nostri associati che sono certamente degli
appassionati VERI che non si limitano a guardare l'acquario costruito magari dall'arredatore,
ma lo "vivono"anche attraverso le iniziative del club.
E' necessario impegnarsi. Nessuno vi chiede un "lavoro" in favore del club (anche se articoli,
collaborazione nelle inizative eccetera sono sempre graditi), a meno che non vi offriate volontari
per farlo. Rispondere a qualche domanda peró ... beh questo dovreste proprio farlo. Tutti.
L'inchiesta sará completata, se anche gli altri 13 avranno la bontá di compilare i moduli che
hanno avuto. E poi sará comunque ripetuta, perché sia sí "fotografia", ma in evoluzione. Per
sapere anno dopo anno come si orientano i nostri interessi. Anche perché il Direttivo possa
programmare con cognizione di causa le inizative che andrá a proporvi. Giá, perché i "pigri"
finiscono col "punirsi" da soli. E lo spieghiamo con un esempio: parleremo meno di marino, nel
nostro bollettino, visto che c'é -tra la sessantina di acquari censiti- un solo marino tropicale.
Meriterebbe di piú il salmastro, che é a quota due. Giusto ci sembra. Solo acqua dolce, in gran
parte tropicale e un po' nostrana (tra gli "altri pesci" ce ne sono diversi di casa nostra). SOLO
C H E N O N E' VERO. So per conoscenza diretta che i marini sono diversi, compresi alcuni
mediterranei. Non tantissimi certo, ma ce ne sono. E nell'inchiesta non compaiono.
Chi non leggerá piú notizie che lo interessano non venga a protestare: sará stata colpa della
mancanza di cinque minuti di tempo per rispondere ad un semplice e piccolo questionario.
Luciano Di Tizio
Chieti, 20agosto1996
IN QUESTO NUMERO
Redazionale
Risultati inchiesta
Incontri con gli autori
Il primo acquario
Curiositá
La mano nell'acquario
Nasce G.E.A.
pag.
pag.
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1
2
4
4
4
5
7
Mercatino
Scenette coniugali
Mantenimento dell'acqua
di mare (II parte)
Papillochromis ramirezi
Scalari .... che passione
Rassegna stampa
pag. 8
pag. 8
pag. 9
pag. 13
pag. 17
pag. 19
Bollettino A.A.A. n.31
Pag . 1
RISULTATI INCHIESTA TRA I SOCI
Eccoci qui a tirare le somme della
piccola inchiesta svolta tra i soci della
nostra associazione. Purtoppo non tutti i
soci hanno fatto pervenire il modulo al
segretario (solo 17 su 30 hanno fatto il
loro dovere) e quindi i risultati sono
parziali, ma non per questo meno
significativi.
INCHIESTA VASCHE
NUMERO
certa dimensione (Discus, Pterophyllum,
ecc.) ovviamente risulta molto difficile
dire con precisione quanti Lebistes o
Cheirodon ecc. contiene una vasca.
Altrettanto imprecise sono le 'stime' nel
caso di avannotti o pesciolini di poche
settimane di vita.
NUMERO
In ogni caso i risultati ci dicono che
nelle vasche dei nostri soci sono ospitati
ben 950 pesci.
La media delle vasche possedute
MEDIE
da ogni socio é superiore a 3:
Ogni socio ospita in media 57
- 4 soci hanno una sola vasca,
pesci (ma si va da un minimo di 2 ad un
- 3 soci hanno due vasche
massimo di 300)
- 10 soci hanno almeno tre vasche.
Ogni acquario in media contiene
circa 17 pesci (il minimo é 2 pesci, una
CAPACITÁ
coppia di Cichlasoma severum).
Passiamo ora alle capacitá delle
vasche:
PERCENTUALI
il 42% é inferiore a 40 litri
In assoluto (e per ovvi motivi) i
il 31% é compresa tra i 40 ed i 100 litri
pesci piú ospitati sono i Guppy (38,5 %),
il 13% é compresa tra i 100 ed i 200 litri seguiti da Neon e Cardinali (12%) e
il 14% infine é superiore ai 200 litri.
quindi da Scalari (6%).
Per avere informazioni "precise" sul
TIPOLOGIA
numero di pesci allevati consultate la
Per concludere la tipologia degli tabella riassuntiva pubblicata di fronte.
acquari:
eccettuati due salamastri e uno marino
PROVENIENZA
tropicale, i restanti sono tutti dolci
Infine la provenienza dei pesci
tropicali.
ospitati: quasi il 58% sono riprodotti dai
soci (anche se la maggior parte sono
ANAGRAFE PESCI
Lebistes, una buona fetta sono
Pterophyllum, e non mancano
Vediamo ora i risultati dell'inchiesta Ciclasoma, Apistogramma, Corydoras,
sull'anagrafe pesci.
Neolamprologus, Nannacara, Ancistrus,
Per ovvi motivi i dati non sono molto Etroplus, ecc).
precisi. Se si eccettua la possibilitá di
Nella pagina di fronte sono
contare con precisione i pesci di una
pubblicati per esteso i risultati delle
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Bollettino A.A.A. n. 31
VASCHE
NUMERO
CAPACITA'
1 vasca n.4 soci (23%)
2 vasche n.3 soci (18%)
3 vasche n.3 soci (18%)
4 vasche n.3 soci (18%)
5 vasche n.3 soci (18%)
10 vasche n.1 socio ( 5%)
fino a 40 litri
n. 24
da 40 a 100 litri n. 17
da 100 a 200 litri n. 7
oltre i 200
n. 8
---------Totale
n. 56
(42%)
(31%)
(13%)
(14%)
PESCI
NUMERO
fino a 10 pesci
da 10 a 30 pesci
da 30 a 50 pesci
da 50 a 100 pesci
oltre 100 pesci
3
3
3
6
2
PROVENIENZA
riprodotti 546 (57%)
comperati 404 (43%)
SPECIE
Lebistes reticulata
Paracheirodon innesi
Pterophyllum scalare
Apistogramma sp.
Tricogasther sp.
Colisa sp.
Corydoras sp.
Cichlasoma severum
Discus sp.
Betta splendens
altre specie
n.365
n.114
n. 59
n. 17
n. 15
n. 12
n. 10
n. 7
n. 5
n. 5
n. 341
Bollettino A.A.A. n.31
Pag . 3
INCONTRI CON GLI
AUTORI
Siamo oramai giunti al terzo
appuntamento con gli incontri con gli
autori. Anche in questa occasione, come
al solito, un nome di grande spicco nel
mondo dell'acquariofilia italiana:il dr.
Valerio Zupo
Collaboratore di diverse testate del
mondo dell'acquariofilia, ha giá
pubblicato diversi libri (peraltro molto
interessanti) e curato l'aspetto tecnico in
piú ittioculture.
Per il suo intervento gli abbiamo chiesto
di farci una relazione su:
"Le malattie dei pesci d'acquario"
Avremo modo di ascoltarlo il giorno
settembre p.v.
alle ore 17,00
presso la nostra sede sociale
Piazza Alcione
c/o la sede dei Vigili Urbani
CURIOSITA'
SCALARI E DAFNIE
Un famoso allevatore di pesci
d'acquario, Adolf Heinz, ha raccontato
questo strano comportamento di uno
scalare. Quando indroduceva delle
dafnie vive in acquario per nutrire degli
scalari, una giovane femmina che non si
era ancora mai riprodotta, si metteva a
difendere le dafnie e a scacciare gli altri
scalari. Per mangiarli poi con calma?
NO! Non ne mangiava nessuno; anzi li
sventolava con le pinne. Si mostrava
molto aggressiva nei confronti degli altri
scalari che volevano avvicinarsi alle
dafnie difendendole come se fossero
suoi avannotti.
NON MANCARE !!!
IL PRIMO ACQUARIO
E' il naturalista inglese Philp Henry Tratto ad Aquarium magazine lug/96
Grosse che ha inventato il termine
acquario nel 1853, appoggiandosi alle
ricerche del suo compatriota Warrington.
Questi utilizzava dei contenitori di vetro
per dimostrare la complementareitá tra
piante che producono ossigeno e animali
che lo consumano. Con sua grande
sorpresa l'acqua restava limpida, le
piante verdi ed i pesci in forma. Nello
stesso anno fu inaugurato il primo grande
Acquario pubblico del mondo a Londra.
Tratto da Aquarium magazine lug/96
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Bollettino A.A.A. n. 31
LA MANO NELL'ACQUARIO
di Yann LEFRANC
Chi non ha constato con quale velocitá si scioglie la schiuma nel
reattore di uno schiumatoio dopo che si é messa la mano nell’
acquario? Questa schiuma non si riformerá che alcune ore p i ú t a r d i .
Gli anziani, per il buon senso
che li onora, raccomandano da molto
tempo di non mettere le mani nell’acqua
di un acquario!
Da una parte, l’utilizzazione in un
acquario di materiali chimicamente
neutri (come il vetro, il silicone, il PVC
alta pressione grigio scuro), dall’altra la
preparazione dell’acqua di mare a partire
da acqua di osmosi, mostrano bene lo
sforzo di non inquinare l’acqua.
Tutte queste precauzioni sono
giustificate.
Anche, per restare in questa logica,
sarebbe meglio riflettere due volte prima
di immergere il braccio fino al gomito e a
volte piú nel vostro piccolo sistema
biologico con equilibrio precario!
Un braccio medio rappresenta una
superficie di circa 1.400 cm quadri;
questa superficie é ricoperta da uno
strato di grasso naturale prodotto dalle
vostre numerose giandole sebacee;
questo grasso agglutina tutti i tipi di
polvere e di microbi; le ghiandole
sudorifere producono un sudore salato e
non privo di odore (l’urea é espulsa dal
corpo con l’orina, ma anche con il
sudore). Infine, restano sempre sulla
pelle delle tracce di detergente,
specialmente se non si ha particolare
cura nello sciacquare le mani (specie se
l’acqua é dura e quindi scompare subito
la schiuma).
L’utilizzazione di creme cosmetiche
idratanti o protettive ne aggiunge
ancora. Questo cocktail di prodotti non
chiede altro che di trovarsi nel vostro
acquario, a favore di un intervento ‘manu
militari’ che nuoce alla qualitá dell’acqua.
Allora?
-Ci si possono lavare le mani e le
braccia, piú a lungo del solito, con
sapone e poi con acqua pulita e
soprattuto non asciugarsi con un panno
di natura incerta come la carta da
cucina, meglio allora non asciugarsi
affatto!
-Si possono anche utilizzare degli
utensili, delle pinze, dei raschietti venduti
proprio per questo scopo, sempre
sapendo peró che nessuno di questi
Foto 1
Il guanto arriva fino alle spalle e consente interventi anche
in vasche alte. Non soffiate nei guanti per infilarli: la
condensa renderebbe difficoltoso indossarli!
Bollettino A.A.A. n. 31
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utensili arriva alla base ....
-Esiste un altro metodo: i guanti da
veterinario.
Questi guanti in polietilene salgono fino
alla spalla, sono monouso, si gettano e
costano solo 1 franco! (é destinato
normalmente a “sferzare”(?) i grandi
animali di allevamento, nel senso
sessuale del termine).
Dopo averne infilato uno sul braccio, lo
si puó sciacquare con l’acqua se lo si
ritiene opportuno. Se ne possono infilare
piú di uno se si devono maneggiare
oggetti taglienti.
Quando l’intervento in vasca é
terminato, lo si rigira 'come un guanto'
per non far cadere l’acqua per terra, con
grande felicitá delle mogli!
L’utilizzo di un guanto permette
dunque di rispettare le regole d’igiene
per la vasca e per i suoi abitanti, ma
anche per se stessi!
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Bollettino A.A.A. n. 31
Domandate al vostro dermatologo
se conosce tra i suoi clienti di casi di
“mycobatterio di acquariofila” (ne
abbiamo parlato nel bollettino dell’AAA
n.2 di novembre 1991 n.d.t.).
Si tratta di una infezione batterica
(Mycobacterium marinum) che si traduce
in una piccola verruca sulla mano. Puó
essere bruciata con l’azoto liquido come
tutte le verruche. Questa infezione
benigna induce questa domanda da
parte del dermatologo: ‘Siete
acquariofilo?’
Si sará capito: nel mantenimento
dell’acquario, é meglio utilizzare dei
guanti!
Io li ho trovati presso Labelvage - 11,
avenue de Bellevue - 92290 ChatenayMalabry al prezzo di 97,4 franchi ogni
scatola da 100 (prezzi del 1995).
Tratto da
A.A.A.
NASCEG.E.A.
Una novitá in casa nostra, della
quale facciamo subito subito partecipi tutti
i soci, anche quelli che ancora stanno
godendosi -beati loro- gli ultimi scampoli
di vacanza.
Alcuni tra i nostri associati con la
"benedizione" del club hanno fondato nel
corso dell'estate il Gruppo Erpetologico
Abruzzese, in sigla G.E.A.
Si tratta di appassionati che
vogliono sviluppare e potenziare lo spirito
protezionistico e l'attenzione all'ambiente
da sempre presenti nel nostro club,
evidenziati anche in maniera esplicita nel
nostro statuto. Gli aderenti a GEA si
propongono, in collaborazione con le
istituzioni e con le associazioni
ambientaliste e "verdi", di studiare sul
campo l'erpetofauna (rettili e anfibi)
abruzzese e di favorire progetti di
conservazione e di protezione, dei quali
c'é crescente bisogno, nel pieno rispetto
della
legislazione
esistente
e
specificatamente della legge regionale
50/1993 specificatamente destinata alla
salvaguardia della cosidetta "fauna
minore".
Significativo anche il nome: Géa
(conosciuta anche come Gaia) é la
divinitá della mitologia greca che
rappresenta la terra madre e generatrice.
Il gruppo é al momento coordinato
in prima persona dal presidente della
nostra associazione, Luciano Di Tizio, il
quale ha giá in diverse occasioni avuto
modo di occuparsi delle tematiche che
GEA sará chiamata a sviluppare. In
autunno, dopo aver dato il tempo
necessario agli altri soci interessati di
offrire la propria disponibilitá (gli aderenti
non avranno quote da pagare, ma
dovranno sacrificare tempo libero per i
lavori sul campo che saranno via via
avviati), si procederá alla stesura di una
"carta dei doveri" cui GEA resterá fedele
e alla nomina di un coordinatore. Per lo
stemma si sta pensando a una cartina
stilizzata della regione sormontata dalla
sigla e dalla denominazione per esteso
del gruppo.
Il primo lavoro sará da ... topi di
biblioteca: si dovranno radunare le
informazioni sin qui disponibili
sull'erpetofauna abruzzere e insieme
prendere contatto con chi giá lavora sul
campo per offrire collaborazione e per
proficui confronti di idee. Dalla prossima
primavera GEA conta di essere pronta
per avviare propri progetti che -sia detto
subito- potranno riguradare anche la
fauna ittica.
Non a caso i soci del nuovo gruppo,
quelli che ci sono giá e quelli che
arriveranno (GEA sará comunque una
piccola struttura operativa e non un
doppione del club nel cui ambito nasce),
sono tutti acquariofili, "figli" della nostra
Associazione, nata nel maggio del 1982 e
da allora sempre in prima linea. Oggi
anche
con
un
gruppo
di
A.A.A.
specializzazione...
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MERCATINO
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tartarughe palustri o anfibi vari)
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Chi fosse interessato al seguente materiale puó contattare il presidente:
Di Tizio Luciano tel. 0871 / 345051
SCENETTE CONIUGALI
femmina che era stata!
Bisogna segnalare che le specie
La seguente scenetta coniugale é
avvenuta tra pesci del genere
Geniacanthus lamark, un pesce
imperatore vicino ai Pomacanthus.
Due giovani femmine sono state
messe in un acquario nel Museo di
zoologia di Nancy.
La coppia si é formata quando uno dei
due esemplari é diventato maschio.
E le parate nuziati si sono succedute
normalmente. Fino ad un certo
punto.....
In seguito ad una violenta disputa tra
la coppia, la femmina si é nascosta per
un periodo di tre settimane.
Poi la sorpresa: eccola riapparire, ma
sotto forma di maschio!! Puó essere
stato il suo modo di dire "Io non saro
mai piú la tua femmina"...
Finalmente due mesi dopo, lei (?)
ridiviente progressivamente la
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Bollettino A.A.A. n. 31
del genere Geniacanthus sono
ermafrodite. Gli animali nascono femmine
poi eventualmente diventano maschi.
La struttura sociale somiglia a quella di un
harem, i maschi vivono con un gruppo di
piú femmine di tgli a piú piccola.
Sembra che le femmine passino
facilmente da un harem all'altro, finché le
relazioni dei maschi non sono stabilite
gerarchicamente in funzione delle loro
MANTENIMENT O DELL'ACQUA DI MARE
di Philp Hunt
II parte
Completiamo con la seconda parte l'interessantissimo articolo di Philp Hunt sui vari
sistemi di filtraggio per l'acquario marino
Ovviamente ci sono altre vie (oltre
ai soliti sistemi di di filtraggio) per
ottenere
la
trasformazione
dell'amminiaca in nitrati, benché molti
non sono mai stati realmente utilizzati in
acquari marini (probabilmente per il
conservatorismo degli acquariofili
marini).
Molti di noi, sospetto, pensano
che sia difficile da mantenere gli acquari
marini e per paura di insuccessi tutti
utilizzano le tecniche piú collaudate,
anche se queste rendono risultati
passabili anziché ottimi. Ció che é
realmente richiesto per un semplice filtro
biologico é una superficie di dimensioni
sufficiente esposta ad un rifornimento di
acqua ben ossigenata. Se l’acqua é
pulita meccanicamente, le particelle in
sospensione vengono rimosse di gran
lunga meglio; cosí il filtro non verrá
ostruito dai detriti.
Ció puó essere ottenuto in vari
modi:
- Uno puó essere il filtro a "canestro
elettico" (traduzione letterale n.d.t)
munito di uno strato per la filtrazione
meccanica e un altro di largo volume e
alta superficie come l’argilla espansa.
- Un altro, che si trova piú
frequentemente in acquari pubblici o nei
grandi negozi é il filtro a "sabbia
fluidificata" (?)(traduzione letterale n.d.t).
Ma nessuno di questi due ha avuto un
grande successo fra gli acquariofili
(sebbene il filtro a sabbia fluidificata sia
appena arrivato sul mercato) ed
entrambi sono molto piú efficienti dei filtri
sottosabbia, in parte perché c’é maggior
separazione tra il filtro meccanico e
quello biologico, in parte perché hanno
maggiori superfici con alti livelli di
ossigeno (almeno potenzialmente).
In termini di efficienza nel primo
stadio del filtraggio biologico, comunque,
il filtro percolatore rimane il re: i livelli di
ossigeno ottenibili sono molto piú alti e
possono essere usati substrati con una
superficie molto ampia. L’efficienza ha
un prezzo comunque, che é l’alto tasso
di evaporazione tipico di questi filtri.
DA NITRATO AD AZOTO
Lo stadio finale del filtraggio
biologico, la riduzione del nitrato ad
azoto gassoso, richiede condizioni
radicalmente diverse.
I batteri richiedono ancora un substrato
su cui crescere, ma in questa fase
l’acqua deve essere priva di ossigeno.
In pratica questo significa che é richiesto
un filtro separato (filtro denitratore).
Questi filtri sono complicati da montare;
l’andamento del corso dell’acqua deve
essere controllato accuratamente, in
quanto un corso troppo veloce risulterá
insufficiente per la rimozione del nitrato,
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un corso troppo lento puó danneggiare i
batteri poducendo combinazioni
tossiche, come il sulfito di idrogeno.
Per migliorare l’efficienza di questi
filtri a volte viene aggiunta una fonte di
carbone organico, come il lattosio e
l’etanolo, ma anche questi vanno
controllati con precisione.
Fortunamente ci sono alternative
a questi filtri, sottoforma di filtranti porosi,
come per esempio "vetro scoriato", che
sono progettati come substrato per
batteri aerobici sulla superficie, ma con
anaerobi negli strati piú profondi. Questi
mezzi necessitano solo di essere
sistemati in qualche punto in cui l’acqua
vi scorra sopra. Lavorano molto bene;
l’unico inconveniente é il loro alto costo.
concentrazione.
Questi composti possono essere
rimossi usando un filtraggio chimico,
generalmente sotto forma di assorbenti a
base di carbone, o di polimeri come
Polyfiltri. I complessi organici sembrano
essere un problema maggiore per gli
acquari di soli pesci rispetto a quelli di
barriera, probabilmente per l’alta densitá
di pesci, ma mezzi di filtraggio chimico
(specialmente assorbenti polimerici)
possono essere usati con successo in
ogni sistema.
Non vanno dimenticate le tante
altre sostanze inquinanti che possono
FOSFATI
Usare entrambe i sistemi
accoppiati con un buon filtro biologico
aerobico, dovrebbero consentire
all’acquariofilo di tenere livelli di azoto
dissolto circa a zero. Ma questi sistemi
non rimuovono i fosfati e nei normali
acquari di barriera questi vengono
incrementati sia usando composti di
fosfati, che con le alghe coltivate che li
usano come nutrimento.
Esistono altri metodi ‘biologici’ per nascere fuori dall’acquario (composti
eliminare eccessi di azoto e di fosfati provenienti da sigarette fumate, per
compatibili.
esempio) che possono essere rimosse
con gli stessi metodi.
COMPLESSI ORGANICI
Ci sono alcuni composti sciolti che A MEZZA STRADA DALLA NATURA
non sembrano prontamente finiti
Gli acquariofili del continente
dall’azione dei batteri negli acquari, e europeo hanno, per molto tempo,
cosí tendono ad accumularsi. Questi utilizzato un sistema conosciuto come
sono molecole di complessi organici che “Berlin system” per mantenere gli
tendono a dare un colorito giallo acquari di barriera. Questo sistema, a
all’acqua dell’acquario e sembrano prima vista, sembra non usare il
essere tossici per gli abitanti delle filtraggio biologico, in quanto lo
vasche quando presenti in alta schiumatorio e il filtraggio meccanico
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Bollettino A.A.A. n. 31
fanno tutto il lavoro.
“Berlin system”, comunque usa
una grande quantitá di pietre vive;
queste con la loro flora e fauna
funzionano da filtraggio biologico.
Le alghe ed i batteri che crescono
sulla roccia puliscono gli scarti di azoto e
i fismati, mentre dentro la roccia porosa
vivono i batteri anaerobici
che
rimuovono il nitrato dal sistema. La
moltitudine di piccoli animali nella roccia
vivente serve inoltre a mantenere bassi i
livelli di nutrimento.
Naturalmente la roccia vivente
avrá questa funzione in ogni sistema di
barriera, ma il “Berlin system” da molta
piú fiducia rispetto ad altri sistemi.
Lo schiumatoio di proteine é inoltre
una componente chiave del sistema, e
siccome non é aiutato nel suo compito
dai filtri biologici tradizionali, deve essere
molto piú potente che in un acquario
normale.
I vantaggi del “Berlin system” sono
che i nitrati tendono ad essere un
problema minore rispetto ai filtri
percolatori (e quindi non richiedono filtri
ausiliari), che le velocitá di evaporazione
sono piú basse -permettendo di tenere
piú stabili le condizioni dell’acqua- e che
la grande quantitá di roccia vivente
permette un migliore eco-sistema dentro
l’acquario. Il lato negativo di questi
sistemi é che schiumatoi molto potenti
possono togliere elementi vitali e
vitamine dall’acqua. Quindi bisogna
aggiungerne regolarmente in forma
supplementare.
E’ inoltre piacevole il fatto che la
necessitá di approvvigionamenti con il
“Berlin system” sono minori di quelli negli
acquari con filtraggio biologico
supplementare.
SABBIA VIVENTE
Un metoto molto piú nuovo di
filtraggio é quello chiamato filtraggio con
“sabbia viva”. E’ diventato popolare
recentemete
negli
USA
e,
fondamentalmente comporta l’uso di uno
strato di sabbia, sia sul fondo
dell’acquario che sospeso proprio sopra
di esso con uno spazio morto sotto.
Almeno parte della sabbia
proviene da una sorgente selvatica, e
quindi é “viva", colonizzata da molti
piccoli animali. L’acqua non é pompata
attraverso la sabbia ma filtra attraverso
essa per la diffusione e i movimenti degli
animali che sono dentro.
Ció porta ad un bilanciamento di aree
aerobiche ed anaerobiche, che
producono le condizioni per le attivitá di
tutti i batteri coinvolti nell’abbattimento
dei prodotti di scarto azotato.
Gli organismi viventi nella sabbia,
come quelli sulla roccia viva, inoltre
incrementano la bio-diversitá nel sistema
ed aiutano “mettendo al sicuro” le
sostanze nutrienti. Come il “Berlin
system” il filtraggio con sabbia viva
dipende da un potente schiumatoio di
proteine.
Bollettino A.A.A. n. 31
Pag . 11
FILTRI AD ALGHE
Come notato sopra, l’attivitá
batterica non si rende conto della
maggior parte delle attivitá di
‘eliminazione degli scarti’ di una barriera
selvaggia; gli elementi nutrienti sono,
per la maggior parte riciclati dalle piante
nella forma di alghe. Questo processo
puó essere usato per filtrare acquari, ma
fino ad ora ha trovato poca applicazione
nell’acquario domestico. Gli acquari
pubblici hanno usato metodi di filtraggio
ad alghe per diversi anni, comunque,
con grande successo.
I filtri ad alghe hanno maggiori
vantaggi rispetto ai metodi batterici. Tutti
gli scarti azotati, fosfati e alcuni altri
composti tossici possono essere rimossi
dalle alghe che, nel processo,
sovralimentano il livello di ossigeno
nell’acquario.
Le alghe possono anche essere
tagliate via ad intervalli regolari e usate
come cibo per i pesci! In alternativa
l’eccedenza puó essere scartata,
rimuovendo cosí completamente dal
sistema gli elementi nutritivi e
compensando con aggiunte di cibo da
parte dell’acquariofilo.
Pag . 12
Bollettino A.A.A. n. 31
Questi filtri ad alghe, seppur giá in
vendita negli USA non sono ancora
diventati popolari; li dobbiamo ancora
vedere nel Regno Unito. Un libro
recente “Dinamic aquaria: building living
ecosystems” di Walter Adei e Karen
Loveland descrive l’uso di filtri ad alghe
sia per gli acquari domestici che per
sistemi di filtraggio per zoo e acquari
pubblici.
I sistemi che loro descrivono non
richiedono altri accessori di filtraggio;
schiumatoi e filtri meccanici o chimici
sono ridondanti tanto quanto le alghe
sono abbastanza flessibili da tenere
testa ai prodotti di scarto . Il filtraggio ad
alghe, se lavora in ambiente domestico
(Adey e Loveland sono molto
convinventi a proposito) possono
rivoluzionare il filtraggio marino
(specilamnte in acquari di barriera) ed io
sono molto convinto sulla loro efficacia
nel mercato domestico.
MOLTE STRADE PER UNA SINGOLA
DESTINAZIONE?
Tenere le condizioni dell’acqua
marina in maniera corretta puó essere
ottenuto in vari modi, come abbiamo
visto. Comunque questi modi tecnologici
sono poco usabili dall’acquariofilo privo
di buon senso.
Usa qualsiasi dei sistemi descritti
in questo articolo senza tenere conto di
alcune cose fondamentali come il
proprio livello di approvvigionamento, la
corretta alimentazione e l’adeguata
manutenzione, ed il tuo acquario
semplicemente non andrá avanti; A.A.A.
piuttosto avrai un sistema pieno di alghe
filamentose e melmose, pesci stressati
(e quindi malati) e di breve vita.
Fai bene tutte queste cose ed il
PAPILLOCHROMIS RAMIREZI
di Maurizio Della Marca
Fortunatamente ogni tanto qualche socio si ricorda del vero scopo del
bollettino e mette a disposizione di tutti le sue esperienze. Nella fattispecie si tratta
della riproduzione di uno dei beniamini di molti acquariofili e quindi risulta senz'altro
interessante per tutti.
Anche chi non ha il tempo e la voglia di scrivere un vero articoletto come ha
fatto Maurzio é pregato di fornire (per iscritto, telefono, fax ecc. ecc.) una sintesi del
suo lavoro al segretario che provvederá, se occorre ad elaborarla e pubblicarla su
queste pagine.
PREMESSA
In data 21 giugno 96, dopo diversi
tentativi non andati a buon fine, sono
riuscito a far riprodurre una coppia di
Papillochromis ramirezi, a mio avviso
uno dei ciclidi nani piú belli, che
presenta non poche difficoltá
nell'alimentazione, nell'allevamento e
soprattutto nella riproduzione che, da
quanto mi viene riferito, é riuscita a
pochissimi acquariofili. Ma vediamo di
spiegare, cronologicamente, le varie fasi
dell'attuale riproduzione.
LA VASCA
La coppia in esame é stata isolata
in un acquarietto di circa 15 litri, con filtro
biologico interno. Nella stessa é stato
trasferito, altresí, un secondo maschio,
non dominate, come deterrente per
scaricare l'aggressivitá della coppia nelle
varie fasi della riproduzione.
tratto da "Guida illustrata dei pesci d'acquario" Vallardi
L'ACQUA
Mi corre l'obbligo di dare alcuni
cenni relativi ai valori dell'acqua ed altri
piccoli accorgimenti posti in essere per il
buon esito della riproduzione.
Innanzitutto é stata utilizzata acqua di
rubinetto (dGH 10) in soluzione al 50%
con acqua demineralizzata, ottenendo i
seguenti valori: dGH 6, KH 3, pH 7.
Temperatura fissata a circa 28/29 gradi
Bollettino A.A.A. n. 31
Pag . 13
C e filtraggio con torba granulare. Prima
della deposizione sono stati effettuati
frequenti cambi parziali dell'acqua per
indurre la coppia alla deposizone stessa.
L'ARREDAMENTO
Nell'acquario preventivamente
erano stati collocati alcuni pezzi di gusci
di noce di cocco, con la parte concava
verso l'alto (substrato molto gradito ai P.
ramirezi per la deposizione).
LA DEPOSIZIONE
Dopo alcuni giorni dall'immissione
della coppia che era giá in fase di
corteggiamente nell'acquario di
provenienza ho avuto la deposizione (su
uno dei pezzi di noce di cocco). La
stessa, a cui ho assistito diverse volte, é
avvenuta all'incirca verso le ore 19 del
21 giugno 96.
La femmina con i suoi colori sgargianti e
la tipica macchia rosso/violacea, ha
deposto un certo numero di uova a piú
riprese, ogni volta allontanandosi un po'
dalle stesse per permettere al maschio
di fecondarle.
Questa operazione é andata avanti fino
alla completa deposizione. Dopo di ció la
coppia si é alternata sulle uova per
ventilarle e togliere quelle non fecondate
o eventuali detriti. Il "terzo incomodo" (il
secondo maschio) nel frattempo compie
egregiamente la sua parte, anche se
involontariamente.
Spostandosi
nell'acquario mette in condizione la
coppia di scaricare la sua aggressvitá
con piccole "cariche" che, comunque
Pag . 14
Bollettino A.A.A. n. 31
non sortiscono alcun esito negativo
all'intruso.
All'uopo devo precisare che nelle
precedenti deposizioni, verificatesi tutte
in un altro acquario di circa 40 litri, dove
erano presenti piú coppie di P. ramirezi,
le uova venivano predate dalla stessa
coppia, dopo un paio di giorni al
massimo, ma alcune volte dopo poche
ore
dalla
deposizione,
molto
probabilmente per il fattore aggressivitá.
Ho notato che la stessa coppia, a
seconda della grandezza dell'acquario,
necessita di un certo spazio vitale che
non deve assolutamente essere
occupato da altri pesci.
Ció putrtoppo si verifica spesso quando
la deposizione avviene in acquario di
comunitá o in presenza di troppi
"inquilini". Nel presente caso, come giá
detto, ho dovuto inserire un solo P.
ramirezi in quanto l'acquarietto é di
piccole dimensioni.
Comunque nel caso in cui si puó
usufruire di un acquario piú grande
(attrezzato all'occorrenza) l'ideale é
mettere due coppie le quali si
divideranno il territorio senza darsi alcun
fastidio.
Ma torniamo dove eravamo rimasti
(deposizione delle ore 19 del 21 giugno
96).
IL TRASLOCO DELLE UOVA
Le uova sono state curate dalla
coppia sino al giorno seguente la
deposizione. Dati i risultati negativi
ottenuti nelle precedenti deposizioni e
vista la mancanza totale, purtroppo, di
cure parentali, mi sono visto costretto a
trasferire lo stesso giorno il substrato
con le uova in un nido parto in rete
collocato all'interno dello stesso
acquario.
E' chiaro che detta operazione deve
avvenire con una certa calma facendo
attenzione che le uova non vengano mai
portate fuori dall'acqua.
Nel caso specifico mi sono avvalso di un
contenitore di plastica di grandezza tale
da poter essere immerso totalmente nel
nido in rete. Dopo aver afferrato il
substrato con le pinze l'ho immerso nel
contenitore, sott'acqua e quindi l'ho
trasferito nel nido.
Preciso che preventivamente avevo tolto
dall'acquario, con dispiacere, sia la
coppia che il secondo maschio.
A questo punto, cosa molto importante,
é necessario che l'acqua proveniente
dalla pompa venga direzionata verso le
uova per la loro ossigenazione, visto che
la stessa operazione sarebbe stata
svolta dalla coppia.
LA CURA DELLE UOVA
Da questo momento in poi le uova
sono affidate non piú alle cure dei
riproduttori, ma all'acquariofilo e in
buona parte alla fortuna.
Le uova, cosa che si puó vedere
chiaramente, con il passare delle ore,
cambiano di colore (da bianco a
marrone chiaro). In questa fase dello
sviluppo degli embrioni non ho effettuato
alcun cambio dell'acqua cercando solo
di verificare che le uova fossero
ossigenate abbastanza.
Comunque, va da se che parte delle
uova ammuffiscono sia per mancanza di
ossigeno sia perché non fecondate.
Nel presente caso ho avuto una perdita
di uova di circa il 20%.
LA SCHIUSA
Dopo circa 36 ore, periodo
variabile in relazione soprattuto al fattore
temperatura, le uova hanno iniziato a
schiudersi. A questo punto ho aiutato gli
avannotti ad uscire dalle uova. Vi
domanderete: come ?!?!
Molto semplice, basta afferrare il
substrato con le uova con la pinza e
scuoterlo delicatamente, oppure -come
ho fatto personalmente- basta munirsi di
un tubicino di plastica rigido e soffiare,
sempre delicatamente, sulle uova. In
questo modo si permetterá agli avannotti
di uscire dalle uova piú facilmente. In
presenza dei riproduttori sarebbero stati
questi ultimi ad aiutarli con la bocca a
lasciare i gusci.
Dopo la schiusa delle uova ho
provveduto ad abbassare la potenza
della pompa (che ovviamente é del tipo
regolabile) e a direzionarla non sugli
Cartina di diffusione di Papillochromis (da Aquarium oggi 1/96)
Bollettino A.A.A. n. 31
Pag . 15
avannotti.
Gli stessi appena nati sono piccolissimi:
dell'ordine di pochi millimetri. Io mi sono
servito di una lente di ingrandimento per
controllarli e la cosa si rivela molto utile.
Nei successivi giorni gli avannotti hanno
riassorbito il sacco vitellino. Verso il
terzo/quarto giorno ho notato i primi
avannotti nuotare.
L'ALIMENTAZIONE DELLE LARVE
A questo punto é iniziato il
problema, non semplice, delle prime
alimentazioni.
Giá prima della schiusa, come da
consiglio datomi da altro riproduttore,
avevo preparato una soluzione di acqua
(un bicchiere da cucina) dello stesso
acquario con una decina di gocce di
Liquifry n.1 al fine di far produrre
infusori.
I naupli di artemia salina appena schiusi
sono troppo grandi per i piccolissimi P.
ramirezi.
Conseguentemente ho iniziato,
servendomi di una pipetta (ma puó
essere utile anche una siringa con
annesso un tubicino di caucciú) a nutrire
gli stessi con alcune gocce della citata
soluzione. Questo é andato avanti per
alcuni giorni dopo di che ho iniziato a
somministrare i naupli appena schiusi in
aggiunta alla citata soluzione.
Mi sono reso conto che per avere i
naupli sempre a disposizione ed in
quantitá sufficiente c'é bisogno di
utilizzare due schiuditoi (parlo di quelli
classici a forma di ciotola) messi in
funzione in periodi sfalsati in modo tale
Pag . 16
Bollettino A.A.A. n. 31
che allorquando uno deve essere
smobilitato per la pulizia l'altro é ancora
in funzione e viceversa.
La somministrazione dei soli naupli (nel
frattempo la soluzione Liquifry + infusori
é stata eliminata) viene effettuata molto
spesso, circa ogni 3/4 ore e
giornalmente cambio circa 2/3 litri di
acqua.
A tutt'oggi (siamo al 13 giorno) tutto
provede per il meglio. Gli avannotti
crescono a vista d'occhio e la mortalitá é
zero. Ho iniziato da qualche giorno a
nutrirli anche con una soluzione acquosa
di mangime secco in polvere (alcune
gocce piú volte al giorno) ció per farli
abituare subito al mangime secco in
quanto, altrimenti, come riportato da
testi, dopo lo svezzamento dai naupli gli
stessi avrebbero certamente problemi ad
abituarsi ad una alimentazione con cibo
non vivo. Tra quanche tempo, se non
interverrano fattori negativi, trasferitró gli
avannotti direttamente nell'acquarietto
che attualmente ospita il nido a rete.
LE CONCLUSIONI
Spero di non essermi prolungato
eccessivamente, ma credo che quello
che ho riiferito andava detto, per
chiarezza, per tutti colore che intendono
affrontare la riproduzione di questo
meraviglioso pesciolino.
Comunque va detto altresí che la
riproduzione dei
P. ramirezi é
certamente da tenere presente per tutti
gli altri ciclidi americani, soprattutto per i
cosidetti ... "nani" che tali non sono in
quanto hanno piú o meno le stesse A.A.A.
SCALARI .... CHE PASSIONE !
di Lorenzo Marcucci
LA TELEFONATA
DRINN!
DRINN!
Pronto? Ciao
Lorenzo,
sono
Massimo. Gli scalari stanno
deponendo per l'ennesima volta. Ti
interessano le uova? Io non ho tempo
per curarle
In auto mi sono sorpreso a
sorridere da solo: mi sono sentito come
una levatrice di altri tempi che si
accingeva ad "assistere" una partoriente.
Giunto a destinazione ho
provveduto a staccare la foglia sulla
quale erano state deposte le uova. Poi,
senza farla mai uscire dall'acqua, l'ho
introdotta nel barattolo di vetro che ho
chiuso sott'acqua.
In questo modo ho evitato che qualche
bollicina d'aria entrasse nel contenitore.
Se perfettamente pieno di acqua il
barattolo puó essere maneggiato in tutta
libertá.
Infine ho prelevato una quindicina di litri
di acqua dall'acquario della deposizione
ed ho ripreso la via di casa.
E' con questa telefonata che agli
inizi di luglio, mi sono lasciato
"coinvolgere" di nuovo con gli Scalari.
Benché non avessi molto tempo da
dedicare a uova e avannotti la
tentazione é stata molto forte e non ho
saputo dire di no a mio fratello che mi
offriva la possibilitá di seguire di nuovo le
fasi dello sviluppo degli scalari.
LA SISTEMAZIONE DELLE UOVA
E pensare che le ultime due o tre
Una volta scelto l'acquario in cui
deposizioni che ho avuto nelle mie
sistemare le uova, ho provveduto a
vasche non le ho curate affatto!
togliere il ghiaietto di fondo e ad
Come sono strani gli esseri umani !!!
eliminare tutta l'acqua sifonando sporco
IL PRELIEVO DELLE UOVA
e ghiaietto residuo.
Lasciato trascorrere il tempo Poi ho riempito la vasca con l'acqua
necessario al completamento della nella quale erano state deposte le uova
deposizione, ho preparato tutto il e quindi ho sistemato la foglia, sempre
necessario (ovvero un barattolo di vetro senza mai toglierla dall'acqua,
da conserva con il coperchio, una tanica bloccandola sul fondo, trattenuta da un
da una ventina di litri ed un tubo di vasetto contenente alcune pianticelle di
gomma) e sono partito.
Hygrophila.
Bollettino A.A.A. n. 31
Pag . 17
Per concludere gli interventi tecnici ho
sistemato nei pressi della foglia una
pietra porosa col compito di "sventolare"
le uova al posto dei genitori ed ho
introdotto in vasca alcune gocce di blu di
metilene per disinfettare l'acqua e ridurre
il rischio di ammuffimenti.
Il tempo ha fatto il resto.
ad un cambio parziale "quotidiano" di
circa 5 litri.
Oggi a distanza di circa un mese
dalla nascita i pesciolini piú grandicelli
giá hanno iniziato a sviluppare le tipiche
pinne dorsali e ventrali, iniziando la
cresita anche "in verticale".
LE CONCLUSIONI
LA SCHIUSA
Deliberatamente non vi ho fornito
valori chimici dell'acqua, temperature
eccetera. Non volevo ricordarvi ancora
una volta come riprodurre gli Scalari in
quanto chi piú chi meno, ma tutti i soci
hanno un'esperienza diretta con questi
splendidi pesci. L'unica mia intenzione
era quella di raccontarvi una comune
storia di un "acquariofilo incallito" e di
dimostrarvi che non bisogna mai perdere
l'occasione per tentare una riproduzione.
Non volevo andare a prendere le uova
perché ero sicuro che non avrei avuto il
tempo da dedicare loro. Invece oggi una
sessantina di scalarini mi ringraziano per
aver sentito la voce del mio cuore e non
quella del mio arido cervello. Ma ...
La percentuale di schiusa é stata
veramente molto bassa. Moltissime uova
sono ammuffite, ma la presenza del
disinfettante ha evitato danni eccessivi e
alla fine mi sono ritrovato con una
sessantina di avannotti che cercavano di
nuotare.
A questo punto ho provveduto a
sostituire le grigliette di accesso
dell'acqua al filtro biologico con dei ritagli
di spugna filtrante (quella celeste per
acquari per intenderci) in modo da
impedire che gli avannotti potessero
essere risucchiati.
Purtroppo alcuni impegni mi hanno
impedito di iniziare le colture di infusori e
veramente ero molto indeciso sul buon
esito della riproduzione. Solo con molto DRINNN! DRINN!
ritardo ho iniziato una coltura di artemie. Pronto! Ciao Lorenzo, sono
Massimo....
GLI AVANNOTTI
ANCORA !?!?!?!?!
Ben presto la dieta é stata Va bene arrivo subito
integrata con alimenti secchi (Baby della
Newa) e gli avannotti nati sono Ma questa é un'altra storia e forse ne
sopravvissuti tutti. Per limitare le perdite riparlermo in un'altra occasione...
e per favorire la crescita ho provveduto (Se vi interessa anche piú
A.A.A.
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Bollettino A.A.A. n. 31
RASSEGNA STAMPA
dalla rivista inglese:
Aquarist & Pondkeeper lug 96
---------------------------------salmastro: Dove il fiume incontra il mare
-dolce: Botie
-viaggi : Pescando a Goan
-inserto:
Ninfee, cascate e accessori per
laghetti:
-Ninfee robuste
-Collezione nazionale di ninfee
-Ninfee, loti e ... prugne
-Pesti, malattie e disordini
-Costruisci una cascata!
-Lagetti di periferia
-dolce: Lo sviluppo dei Discus
dalla rivista francese:
Aquarama n. 150 giu 96
---------------------------------------dolce: Puntius tetrazona
-dolce: Pristolepis fasciata
-dolce: La vita dei nostri pesci
-dolce: Lectara
-dolce: Allevamento degli Aphyosemion
-dolce: I nostri pesci preferiti
-marino: I balistidi
-marino: Superschiumatoio compatto
-marino: Degli squali sulla nostra strada
-biotopi: I segreti degli atolli corallini
-biotopi: Il lago Bung-Borapet
-salute: PLAiDOYER per l'acquariofilo
-piante: Lagenandra in natura e in vasca
dalla rivista:
aquarium lug/ago 96
-------------------------------------dolce: Rasbora hengeli
-viaggi: Tra i piedi degli elefanti
-Sotto l'incantesimo dei draghi
-Acquari ed etologia (III)
-Tempo di ferie e l'acquario
-piante: Vallisneria gigantea
-Mini corso di fotografia
-marino: I pesci pagliaccio
-marino: La riserva naturale di Miramare
dalla rivista francese:
Aquarium magazine lug/96
------------------------------------dolce: Megalamphodus roseus
-dolce: Glyptoperichthys gibbiceps
-dolce:Protomelas teniolatus (Malawi)
-marino: Lo magnificus
-alimentazione: I cibi vivi
-Una vasca olandese
-reportage: Interzoo 96
-marino: L'acqua di calcio, si ma ....
-viaggi: Dei Betta sul bordo della strada
dalla rivista :
HobbyZoo lug/ago 96
------------------------------------ I numeri di Zoomark
-marino: Angeli in acquario
-Un acquario tra i banchi di scuola
-marino: Splendidi ventagli di mare
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dalla rivista inglese:
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-dolce: Allevamento di pesci: notizie
sconosciute
-lagetto: Sicurezza nel lagetto
-Inserto: scelta e trasporto di Koi:
-Selezione di Koi per mostre o per
diletto
-Nella scatola!
-Varietá di Koi
-Evviva il vivarium per le vacanze!
-marino: Esplorando nuove frontiere (del
filtraggio)
Pag . 20
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dalla rivista francese:
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-viaggi: Ciclidi per sempre
-Le stelle di mare: amiche o nemiche?
-alimentazione: Ancora sui cibi vivi
-Onore ai Koi
-piante: Cryptocoryne ciliata
-marino: Aggiungete dello stronzio
-Conchigliofili: Vuoi o non vuoi?
caratteristiche riproduttive.
Auguro "buon lavoro" a tutti e mi raccomando la pazienza, ce ne vuole tanta,
ma il risultato credo ne valga la pena.
inchieste.
Aquarama 147-148 gen/mar 1996.
dimensioni.
(tratto da Aquarium magazine apr/96)
tuo acquario pospererá producendo la spettacolaritá che tutti gli acquari marini
sognano di avere.
tratto da
Aquarist & pondkeeper dicembre 1995