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La Biomeccanica
La Biomeccanica
LA POSIZIONE
è TUTTO!
La ricerca dell’ottimale posizione in sella è un aspetto che richiede molta attenzione, cura dei particolari,
conoscenza dei materiali, insomma quasi un culto maniacale.
Ma la spasmodica ricerca della perfezione passa dalla considerazione di due aspetti fondamentali che non possono essere trascurati:
- La prevenzione d’infortuni da sovraccarico.
- L’efficienza biomeccanica in relazione all’aspetto aerodinamico.
L’evoluzione regolamentare nel triathlon olimpico, ha portato ad una posizione in sella classica, assimilabile a quella del ciclismo in linea.
Ben più complesso e articolato il discorso per le gare no-draft: dove è utilizzato un mezzo specifico ma quali aspetti differenziano la bici da
cronometro da quelle utilizzate nel triathlon senza scia?
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L’inclinazione del piantone
Esistono sostanzialmente due scuole di pensiero: alla base di queste
teorie si pone la scelta dell’inclinazione dell’angolo piantone. I valori
di riferimento vanno tra i 72° e i 75° fino a 78°, pochi gradi ma differenze sostanziali nell’impostazione geometrica di una bicicletta.
Un telaio con angoli intorno ai 72-74 gradi permette una maggiore distribuzione delle vibrazioni il comfort è sicuramente maggiore,
consideriamo ora l’aspetto biomeccanico della pedalata: rispetto al
movimento centrale è più arretrato e conseguentemente chiama in
causa più gruppi muscolari, la pedalata risulta essere più rotonda.
L’impiego prevalente dell’ischio-crurali (muscoli posteriori della
gamba) permette una pedalata più efficiente, lungo tutto arco della circonferenza di pedalata. Inoltre, un angolo meno accentuato
porta la distribuzione dei pesi verso la ruota posteriore, dando più
trazione e maggiore stabilità in discesa. Ci si è resi conto che uno
spostamento più in avanti del bacino poteva risultare efficace per
la pedalata, assumendo un assetto racing senza compromessi. Il
vantaggio di un telaio più “in piedi” è quello di avere il bacino più
vicino alla verticale del movimento centrale, e quindi di poter eser-
citare più forza in fase di spinta. Una bici con queste caratteristiche
permette al ciclista di accelerare con maggiore rapidità ed avere
scatti più brucianti.
La pedalata perde un po’ di rotondità perché si sfrutta meno la sua
ampiezza per dare spinta alla bici ma proprio in fase di spinta la
potenza esercitata sarà maggiore. Un telaio più “dritto” si trova a
suo agio, quando si partecipa a competizioni di breve durata, in cui
sono sopportabili rinunce al comfort e dove rilanciare prontamente
l’andatura è di fondamentale importanza.
La bici da triathlon
Adesso, molte case costruttrici che hanno studiato e investito nel
triathlon, propongono anche telai specifici con angoli meno accentuati, proprio perché un assetto estremo per gare da cronometro
di 40 Km non hanno nulla a che vedere con le distanze IM o 70.3.
Dopo anni di corsa disperata verso angoli molto prossimi 76° e in
qualche caso superiori, si sta tornando verso geometrie più comode
e vantaggiose sulle lunghe distanze proprio perché la performance
passa anche dal comfort.
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