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Pubblicato il 01 Marzo 2013
La danza nel teatro Ristori di Verona con il coreografo francese e i ballerini i della propria
Compagnia
Tre numeri di Preljocaj
di Sergio Stancanelli e Mariella Travaglini
VERONA - Il primo spettacolo da visionare e recensire per il quale ho incaricato l’esperta Mariella
Travaglini, trovandomi io poco meno che paralizzato in seguito alla caduta già riferita, è stato quello dei
balletti di Angelin Preljocaj, sul quale e sui quali non mi tratterrò poi che il programma di sala (un
elegante opuscolo di sedici pagine, gratuito) vi dedica ben quattro pagine: una intervista e la biografia.
La prima, tratta dalla rivista “Carnet Verona” di questo stesso febbraio, di lettura interessante e
piacevole; la seconda redatta in maniera intelligente, non con elenchi aridi delle scuole dove ha
studiato e dei teatri nei quali la lavorato, bensì raccontando cosa ha creato: concretamente
quarantacinque coreografie e numerosi documentarî cinematografici. Inoltre, di altre quattro pagine
consta la presentazione firmata Elisa Guzzo, che dopo avere ampiamente - ma discorsivamente informato il lettore sulle attività coreutiche del titolare della Compagnia del Preljocaj – albanese d’origine anche se nato in
Francia – , affronta i tre balletti in programma nel teatro Ristori di Verona quale secondo spettacolo per la Stagione di danza
2012-2013 dopo il Ballet du Capitole de Toulouse in esclusiva italiana la penultima settimana di dicembre.
Tre i numeri in programma: “Annonciation”, di carattere religioso ma sensuale (attingo ai testi di presentazione stampati in
negativo su una apposita scheda), su musiche di Stéphane Roy e di Antonio Vivaldi, durata 20 minuti; “Centaures”
d’argomento ancora sensuale ma sodomitico, su musiche di Gyorgy Ligeti, 13 minuti; e “Royaume Uni”, basato sulla
gestualità dell’hip hop - incognito al cronista - , su musiche dei 79 D – un gruppo di musica leggera, immagino – , 33 minuti:
tutti coreografati dal titolare della Compagnia, che ha sede in Aix-en-Provence. Ed ecco le annotazioni della mia inviata.
Annunciazione. In apertura, un cono di luce inquadra Maria,
adolescente e pensosa, in evidente attesa. E’ una esile Caroline
Jaubert, bionda con coda di cavallo. Dell’istesso sesso l’angelo
che le dà l’annuncio, Virginie Caussin, alta, robusta, forse non a
caso mascolina, ma in miniabito – del resto come la partner:
ambedue a gambe nude e piedi scalzi, in minigonne (firmate
Nathalie Sanson): azzurra per la Madonna, blu per l’angelessa.
Quest’ultima è bruna di capelli e con lunga treccia. Fra i tre balletti,
è quello caratterizzato nei movimenti coreutici da una certa
dolcezza, che pur si alterna alla rapidità. Essenziale e significativo
è l’uso della luce, di Jacques Chatelet, che in chiusura si
sofferma sul volto della futura semprevergine madre. La musica
alterna il bellissimo “Magnificat” del Vivaldi (ensemble vocale e
orchestra da camera di Lausanne diretti - ambedue, credo - da
Michel Corboz) a suoni forti e stridenti firmati S. Roy (Crystal
music, probabilmente un gruppo di musicanti), includenti anche un rombo, forse un effetto drammatico voluto per mettere in
rilievo l’eccezionalità dell’evento. La scena è scura, addobbata con tendaggi e con una semplice panca ricoperta da
moquette su cui siede Maria.
Centauri. Anche qui i danzatori sono soltanto due, uomini però: Fabrizio Clemente e Baptiste Coissieu. La scena
(opportunamente anonima) si apre sui due corpi avvinghiati illuminati da un raggio di luce. Nudi sino alla vita, indossano
calzamaglie chiare e calzature leggere (Caroline Anteski) vagamente imitanti quelle nostre da ginnastica. Uno magro, l’altro
robusto e muscoloso – pendents alle due colleghe precedenti – , ambedue hanno il cranio rasato. Le luci (anonime) mettono
in rilievo i loro corpi. Lottano fra loro, non in battaglia per lite bensì per gioco e divertimento, in affettuoso cameratismo a me è
parso, più che nell’ambito d’un rapporto anomalo. La musica del Ligeti si adatta bene al soggetto e alla gestualità.
Regno unito. Non ne capisco il titolo. Sulla scena, anche qui anonima e tanto per cambiare con tende scure ai lati, vi sono
quattro sedie: o meglio scheletri di sedie, perché mancanti di sedili e di schienali, sì che le ballerine, che sono quattro
(Margot Coucharrière, Léa de Natale, Lenaïg Guegan e Nuriya Nagimova), possono entravi e uscirne a piacimento. I loro abiti
(Nadine Lartigau) sono bianchi e lunghi ma integralmente aperti sui fianchi dalla vita ai piedi in modo da mostrare scoperte
cosce, anche e gambe. Sul fondale v’è uno schermo, che all’inizio, dopo un rombo, s’illumina in rosso. Tale improvvisa
colorazione si verifica anche alla fine, e qualche volta durante la danza: per il resto dello spettacolo lo schermo rimane grigio.
Gli effetti luce (Cécile Giovansili-Vissière) in questo balletto sono complessi e importanti. I movimenti sono rapidi e bruschi,
vigorosi, alle cadenze d’una musica che ha un ritmo da discoteca, E’ adatta al tipo di danza, e può piacere a chi apprezzi la
musica da discoteca. Prevalgono i movimenti degli arti superiori. Nel complesso, coreuticamente un bel balletto, però
ripetitivo e prolisso: io lo scorcerei di una diecina di minuti. La musica è troppo rumorosa – per i miei gusti – e gli effetti
speciali… sono troppo speciali. Ma gli applausi sono stati generali e interminabili: tutti i gusti son gusti.
Alle annotazioni della mia incaricata, Ninfa per gli amici, - un po’ manomesse da me, - aggiungo un mio commento ad una
citazione da “il Venerdì di Repubblica” del giorno 1 corrente (pagina 104): «Oltre quaranta le coreografie, tra cui “Royaume
Uni” che verrà rappresentata a Verona per la prima volta in Italia, create da Angelin Preljocaj per la sua compagnia»: della
quale nel Ristori abbiamo visto otto elementi in tutto. Ed una lode al servizio postale italiano non da oggi benemerito per
efficiente funzionamento: lo spettacolo ha avuto luogo la sera di martedì 5 febbraio, Mariella ha affidato il plico con i suoi
appunti ed il materiale cartaceo a stampa il mattino del giorno seguente all’ufficio di Verona 24 in via Trapani - timbro ore
12.53 - , il recapito al mio indirizzo di via Bandiera ha avuto luogo il pomeriggio di martedì 19. Sabato 16, alla segnalazione
della mittente recatasi a reclamare nell’ufficio postale dove aveva consegnato la busta anziché imbucarla perché ignorava
l’ammontare dell’affrancatura, è stato risposto che «le lettere non vengono ritirate sùbito dai postini per la consegna ai
destinatari: prima vanno in un centro di raccolta, per lo più a Padova, da dove poi devono ritornare a Verona. Per le
raccomandate è ancora peggio: il centro di raccolta è in Calabria, a Lamezia Terme» perché pare che non si sia riusciti a
trovarne uno più lontano.
Crediti fotografici: Ufficio stampa del teatro Ristori di Verona
Nella miniatura in alto: Angelin Preljocai
Al centro e in basso: figure coreutiche caratteristiche dello stile Preljocaj