inferno - Il Castello del Tempo

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inferno - Il Castello del Tempo
INFERNO
Storia completa
Capitolo 1.............................................................................................................................................2
Capitolo 2.............................................................................................................................................6
Capitolo 3...........................................................................................................................................10
Capitolo 4...........................................................................................................................................14
Capitolo 5...........................................................................................................................................18
Capitolo 6...........................................................................................................................................21
Capitolo 7...........................................................................................................................................26
Capitolo 8...........................................................................................................................................29
Capitolo 9...........................................................................................................................................33
Capitolo 10.........................................................................................................................................38
Capitolo 11.........................................................................................................................................41
Capitolo 12.........................................................................................................................................44
Capitolo 13.........................................................................................................................................48
Capitolo 14.........................................................................................................................................51
Capitolo 15.........................................................................................................................................54
Capitolo 16.........................................................................................................................................57
Capitolo 17.........................................................................................................................................60
Capitolo 18.........................................................................................................................................63
Capitolo 19.........................................................................................................................................66
Capitolo 20.........................................................................................................................................69
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Capitolo 1
Durante il primo anno ad Hogwarts, Harry Potter aveva imparato che esistevano diversi tipi di
maghi e che certi biondini purosangue gli stavano decisamente antipatici.
Al secondo anno, aveva scoperto che oltre al bianco ed al nero esisteva pure il grigio e che, certe
tonalità di grigio, erano più piacevoli delle altre: ovvero, lui e la sua amica Ginny, stimati
Grifondoro, avevano sperimentato su di sé il lato oscuro della magia e, forse, non sarebbero più stati
immacolati come tutti credevano.
Al terzo anno, Harry aveva provato sulla sua pelle il veleno del tradimento, quello che aveva
causato la morte dei suoi genitori e costretto Sirius, il suo padrino, alla latitanza.
Al quarto anno, per quanto tutti si fossero impegnati affinché non accadesse, il suo destino gli era
stato brutalmente sbattuto in faccia: uccidere Voldemort o vedergli uccidere tutti coloro che amava.
Alla fine del quinto anno, Harry sapeva che doveva contare sulle sue forze e prendersi la
responsabilità delle sue azioni: lui aveva fondato l’ES. Poteva non essere stata una grande idea ed
aveva messo nei guai Silente, ma alla fine, aveva portato a dei notevoli risultati...
Al sesto anno, Harry Potter, aveva imparato una regola che i ragazzini Babbani imparano assai
prima, sintetizzata in una facile formula di fisica: ad ogni azione corrisponde una reazione uguale e
contraria, ovvero: lui aveva fatto si che Lucius M alfoy finisse in prigione e suo figlio Draco aveva
cambiato scuola.
Harry aveva trascorso un sereno, tranquillo e banale sesto anno scolastico... per quanto possa essere
sereno, tranquillo e banale per un ragazzo che deve vedersela con Voldemort ogni volta che gira un
angolo buio! Almeno, così la vedeva la professoressa Cooman.
M entre guardava fuori dal finestrino, ascoltando distrattamente le chiacchiere di Ron ed Hermione,
Harry si chiedeva come avrebbe potuto andare avanti un altro noioso anno senza Draco M alfoy a
rendere eccitante e “sicuro” ogni giorno della sua vita.
Le scaramucce, gli insulti, le sfide... erano una tranquilla costante e non comportava il pericolo di
morte.
Draco M alfoy, aveva imparato Harry Potter nel precedente anno scolastico, gli mancava da morire.
Forse, a lungo andare, la sua assenza si sarebbe fatta sentire di meno, avrebbe dimenticato il suo
bellissimo viso, la sua andatura elegante... Harry sorrise: avrebbe dimenticato la sua naturale
antipatia, quel suo tenere la testa alta e lo sguardo arrogante, le battute velenose, la parlata
strascicata.... quel suo meraviglioso insopportabile modo d’essere.
Il treno si fermò ed i suoi passeggeri si diressero al castello.
Il suo settimo anno. La prossima estate sarebbe diventato maggiorenne, sempre Voldemort
permettendo!
Avrebbe usato la gran quantità di denaro che i suoi gli avevano lasciato e sarebbe andato in giro per
il mondo ed avrebbe mandato decine di lettere ai suoi amici... e.... mentre si guardava intorno,
mentre i primini venivano smistati e i più grandi applaudivano, rimase senza fiato.
Al tavolo di Serpeverde, splendeva l’elegante figura di Draco M alfoy.
Harry lo fissò col cuore che scoppiava di gioia.
Era cresciuto parecchio, in quell’anno, portava i capelli un po’ più lunghi, era bello come non mai
ed Harry cominciò a sorridere ed applaudire con enfasi.
Nel giro di un attimo aveva ritrovato sorriso, appetito e voglia di vivere.
Le lezioni ripresero con la solita, monotona ritmicità di ogni anno.
Harry era felice: Draco era tornato. Si vociferava che avesse trascorso l’anno precedente a
Durmstrang e che ora fosse particolarmente versato nelle arti oscure, ma Harry non ascoltava questi
pettegolezzi.
Draco era diventato un uomo in quell’anno, Harry scrutava ogni centimetro del suo viso, dalla
leggera peluria bionda che gli copriva le guance, alla mascella appena più squadrata, agli occhi più
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profondi, come se fosse dimagrito molto, ma che lui ricordasse, era sempre stato piuttosto magro,
anche troppo.
E, al suo cospetto, si sentiva un ragazzino.
Spiava i movimenti studiati delle sue mani, il modo in cui piegava le dita, come spingeva dietro
l’orecchio i capelli o come li legava in un minuscolo codino quando si concentrava, il leggero
alzarsi ed abbassarsi del petto ad ogni respiro....
Harry era felice perché avevano molte lezioni in comune. Draco accavallava con sicurezza le gambe
lunghe, rigorosamente in prima fila e faceva domande, alzava la mano, parlava con la voce più
profonda, che gli metteva i brividi, interagiva con gli insegnanti ed aveva il massimo dei voti in
tutte le materie, al pari con Hermione.
M a dopo una quindicina di giorni, Harry capì un facile concetto: il mondo, lui compreso, non
esisteva più per Draco M alfoy.
Interagiva unicamente con gli insegnanti, si relazionava appena con i suoi compagni di casa e solo
con quelli del suo anno.
Niente scaramucce, niente liti, insulti o sfide.
Harry sperò che le cose cambiassero con il primo allenamento di Quidditch, ma, quando la squadra
di Serpeverde ebbe ultimato il suo turno, lasciando il campo ai Grifondoro, Harry vide lo stesso
cercatore dell’anno precedente. Niente Draco. Nemmeno a guardare gli allenamenti.
Harry era depresso e nervoso: aveva bisogno di qualcosa di più di osservarlo da lontano.
Intanto, le voci su Draco erano cambiate: si diceva apertamente che fosse diventato un
M angiamorte.
Harry si rifiutava categoricamente di ascoltarle. Se sentiva i suoi compagni di Casa anche solo
accennare all’argomento, si infuriava e li zittiva dicendo che Draco non era tanto stupido da voler
fare la fine di suo padre.
Già... la fine di Lucius M alfoy.
Piuttosto ingloriosa per un mago del suo livello.
Un gruppo di M angiamorte aveva tentato di farlo evadere. Lui era senza bacchetta. Gli Auror li
avevano scoperti ed uccisi tutti. Uno ad uno. Lucius M alfoy era stato colpito alle spalle, mentre
tentava la fuga.
Harry aveva preso un’altra abitudine, in quei giorni: dormire con la M appa del M alandrino sul
cuscino. La fissava, o meglio, fissava il cartiglio col nome di Draco, che pareva trascorrere le sue
serate steso a letto, tranquillo e beato.
Se Harry, rincuorato da quella certezza, non si fosse regolarmente addormentato prima delle undici,
avrebbe visto il cartiglio col nome B.Zabini, spostarsi dal suo letto e raggiungere quello di Draco,
almeno una sera si ed una no.
Blaise si intrufolò tra le tende pesanti del letto di Draco anche quella notte. Insonorizzò il
piccolo ambiente e fissò il suo amante che, come ogni notte, fissava il soffitto con occhi sbarrati.
Draco lo guardò freddamente e spostò le braccia verso la testiera del letto, incrociando i polsi.
Era il segnale che Blaise aspettava: Draco voleva essere scopato. Nulla di nuovo, da qualche mese a
quella parte.
Prese dal comodino una sciarpa di seta nera e legò i polsi del principe dei Serpeverde,
immobilizzandoli al letto.
Draco aveva gusti... “particolari” a letto. All’inizio ne era stato sorpreso, poi, quando aveva saputo
chi era stato il suo primo amante se ne era fatto una ragione.
“Amante”... era difficile vedere “quell’uomo” nel ruolo di amante di Draco. Eppure non era stato
solo questo e Draco lo aveva amato disperatamente.
Blaise prese un’altra sciarpa e bendò gli occhi color acciaio, in modo che Draco potesse perdersi
nelle sue fantasie, immaginare di essere amato ancora da quell’uomo morto ormai da mesi. Era per
lui che era diventato un M angiamorte. Non per il “Signore Oscuro”, per il “padre”, per gli “ideali”.
Per amor suo, perché fosse fiero di lui.
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Blaise c’era la notte in cui Draco aveva ricevuto il marchio. La notte in cui doveva essere liberato
suo padre.
Draco attendeva, trepidante, il ritorno di suo padre e degli altri M angiamorte, del suo amore.
Invece era giunta la notizia che la spedizione era fallita, che erano tutti morti.
Draco aveva giurato vendetta.
Niente più giochi.
M orte a Potter.
Blaise aveva voluto stargli vicino. Aveva voluto anche lui il marchio ed aveva giurato con lui:
morte a Potter.
Era stato nei giorni seguenti che aveva scoperto che Draco non piangeva suo padre, non solo,
almeno.
Era stato a M alfoy M anor, a presentare le sue condoglianze a Narcissa ed a Draco e quando era
uscito dal vecchio maniero, era il nuovo amante di Draco.
Aveva approfittato della sua debolezza?
Forse.
M a, in fondo, lui amava da sempre Draco e si era limitato a cogliere ciò che il destino gli aveva
offerto.
-Sei una puttana, Draco, lo sai?- Gli sussurrò all’orecchio.
Draco gemette, iniziando ad eccitarsi.
-Lo so che sono solo il secondo ad entrare nel tuo letto, ma....- Iniziò a spoglirlo, denudando il petto
bianco e lasciando la camicia nera aperta intorno a lui, arrotolandogli la manica sinistra e
cominciando a baciare con venerazione il M archio Nero. -...Vedo come ti muovi, come ti faresti
scopare dall’aria, se potessi. Tutto pur di stare al centro dell’attenzione!Draco si mosse, strusciando i fianchi su Blaise.
Blaise rise, cominciando a tracciare una linea verticale sul suo petto con l’indice.
-Ti piacerebbe se me ne andassi aprendo le tende... lasciandoti così?.... Chissà quanto passerebbe
prima che cominciassero a darsi il turno per fotterti.... verrebbe almeno mezza scuola, lo sai? E tu
non sapresti chi ti sta scopando...Draco deglutì a vuoto, iniziando a surriscaldarsi.
Blaise gli sbottonò i pantaloni, afferrando il suo sesso con forza e tenendolo fermo.
Draco prese a muovere i fianchi, cercando di sfregarsi nella sua mano.
-M agari verrebbe anche Potter...Draco ansimò e per poco non venne.
-Non così presto, piccolo mio... non così in fretta- Blaise cominciò a stuzzicargli il collo, sfilandogli
i pantaloni.
Una lunga agonia lo attendeva. Piccoli morsi crudeli sul collo mentre gli graffiava i fianchi, facendo
sbattere quella carne dura contro l’aria, poi piccoli cerchi concentrici con i pollici, intorno ai
capezzoli turgidi, ricoperti da tante piccole crosticine che un po’ alla volta si staccavano, lasciando
uscire un minuscolo puntino rosso, fino ad allargargli le gambe al massimo, fino a fargli male ed
entrare in lui con un’unica spinta decisa.
Draco s’inarcava, digrignando i denti e Blaise si piegava a mordere ferocemente un capezzolo,
cominciando a pizzicare l’altro, fino a sentirsi la bocca e le dita impiastricciate.
Allora Blaise cominciava a muoversi dentro di lui, con vigore, senza paura di fargli male, chè tanto
sapeva di non fargliene, pompandolo piano, ad un ritmo totalmente diverso da quello delle sue
spinte, interrompendosi e poi ricominciando, graffindogli la punta e pizzicando il frenulo.
Prima di venire Blaise si chinò di nuovo a baciarlo, a soffocarlo riempiendogli la bocca di saliva e
mordergli la lingua. Quando si staccò un rivolo di saliva scivolò sul mento di Draco, che ansimava e
sospirava mantenendo mute le corde vocali.
No. Decisamente a quel pazzo sadico non doveva piacere sentire la sua voce mentre lo torturava
raccontandogli la favoletta che lo amava.
Blaise spinse di nuovo, con rabbia, riempiendolo di sé.
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Uscì dal suo corpo immediatamente, succhiando l’eccitazione ancora insoddisfatta di Draco per
qualche istante e poi si dedicò al suo petto, a quella distesa di neve insanguinata.
Prese a sfregare con forza i capezzoli feriti di Draco, che cominciò ad agitarsi sotto le sue dita.
Doveva sentirsi bruciare. Il respiro divenne più irregolare, i movimenti convulsi, mentre sferzava
l’aria col sesso che ormai doveva fargli male.
M osso a pietà da quella scena Blaise gli afferrò i testicoli con una mano, premendo forte.
Draco rantolò e schizzò in una parabola che gli ricadde sul petto.
Passò qualche secondo negli ansimi.
Blaise intinse le dita nello sperma che macchiava il petto di Draco e gliele portò alla bocca.
Draco leccò diligentemente. Blaise ripeté l’operazione finché non sentì un fremito nei muscoli delle
braccia del suo amante e decise che era ora di liberarlo.
Draco si alzò lentamente a sedere, ancora ansimante e si tolse la benda dagli occhi.
-Ci vai troppo leggero!- Protestò stizzito, portandosi due dita al capezzolo.
Blaise lo fermò per impedirgli di farsi altro male e lo premette di nuovo sul materasso.
-Ti stava venendo un crampoM alfoy gli sorrise biecamente. -Non sono così delicato, Zabini!Blaise lo baciò, forzandogli quel maledetto sorriso e violentandogli la bocca e lo sentì cedere sotto
di sè, allargare di nuovo le gambe e mormorare un “ancora” a cui non seppe resistere.
La notte era appena cominciata e non lo avrebbe lasciato finche quel dannato buco non gli avesse
fatto male. Lui poteva resistere.
Si portò le ginocchia di Draco sopra le spalle sollevandolo per metà dal letto e ricominciò a
scoparlo con violenza, sperando di strappargli qualche suono dalla gola.
Non ottenendo nulla, preso dalla rabbia, Blaise lo schiaffeggiò, uscendo da Draco ed afferrandogli i
polsi, bloccandoli ai lati della testa.
Draco socchiuse gli occhi, torbidi di piacere e gli sorrise.
-Fallo ancoraBlaise fu davvero sul punto di colpirlo ancora, ma non poté.
-Sono stufo di scoparti come se giocassimo a schiavo e padrone!Draco si liberò dalla sua presa e si mise a sedere tra le sue gambe.
-Dì che in realtà ti piace-No!Draco si portò una ciocca ribelle dietro l’orecchio, inclinando appena il collo, quel tanto da mettere
in mostra uno spicchio di pelle che gridava dal desiderio di essere morso.
E Blaise cedette al richiamo, conficcando i denti in quel punto e ributtandolo sul letto.
Draco gli circondò i fianchi con le gambe e prese a gemere come un gattino.
-Troia!- Gli sibilò il moro, sapendo benissimo che Draco gli stava dando un contentino per
continuare a dirigere il gioco come piaceva a lui.
Draco ridacchiò e si ritrovò sopra Blaise, che aveva invertito le posizioni con un colpo di reni.
-E adesso come la mettiamo, altezza?Draco si stiracchiò pigramente sopra di lui, il suo petto uno spettacolo osceno: neve imbrattata di
sangue e di sperma.
Draco scivolò lungo le sue gambe, prendendogli il cazzo in bocca.
No, decisamente, quel Draco non era schizzinoso. Almeno quando si trattava di sesso.
Draco leccò e succhiò fino a farlo venire ancora e poi si sedette accanto alle sue ginocchia,
stiracchiandosi di nuovo.
-Lascia perdere Blaise: ti stanchi prima di me- Gli sorrise beffardo.
-Io sono venuto tre volte, tu una- Allungò un braccio ad afferrare i sottili peli biondi sotto un’ascella
e lo trascinò sul suo petto.
-Va bene così- Draco cominciò a cospargergli il petto di teneri baci e Blaise si ritrovò ad
abbracciarlo.
-Dovresti vederti quanto sei bello quando sei così dolce-
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M alfoy ghignò.
-Appunto!- Sbuffò Blaise, interdetto.
-Lui... diceva sempre che la mia visione più bella è quando, dopo aver fatto sesso, resto legato al
letto, con la saliva sul mento, il sedere rosso e dolorante e il sesso coperto del mio sperma...-Come fai a dire queste cose senza arrossire?- Gli chiese Blaise accarezzandogli il viso.
-Sono una troia senza pudore!- Ghignò di nuovo M alfoy.
Blaise lo rimise sotto di sé, baciandolo con passione.
Draco gli circondò il collo con le braccia e fissò con attenzione i profondi occhi blu di Zabini.
-Come è cominciata, tra voi?Draco distolse lo sguardo, un po’ a disagio e si morse il labbro.
-Una notte.... avevo la febbre e lui... venne a controllare come stavo. Forse deliravo... tanto che gli
dissi una cosa che non dovevo dirgli...-Cosa?-E’ un segreto fra di noi!- Sbottò Draco con ira.
“... io... credo di essermi innamorato... di...”
-Va bene! D’accordo! Calmati!-M i disse che certe cose non dovevo neppure pensarle e... che avrebbe pensato lui a me... entrò nel
mio letto... e cominciò a toccarmi...-Draco, non devi raccontarmi anche questo...Draco fece spallucce.
-E’ bello, sai, quando si ha la febbre. E’ diverso!-Non lo metto in dubbio- Rispose solo Blaise.
-Prima mi fece venire duro con le sue mani, poi, quando infilò il primo dito mi fece un po’ male...
ma dopo...- Draco ansimò provocante.
-Smettila!-Non ti piacciono questi particolari?- Alzò un sopracciglio, divertito dalla gelosia che percepiva in
Blaise.
-No! E lo sai! Se avessi saputo cosa ti faceva lo avrei ucciso con le mie mani!Draco scoppiò a ridere.
-Lui era un M angiamorte potente! Non avresti potuto! E poi, eri troppo piccolo!Un brivido percorse improvviso la schiena di Blaise. Un dubbio, una domanda che non si era mai
fatto.
-Quando? Quando ha cominciato?-Erano le vacanze di Natale del quarto annoBlaise incassò il colpo. Gli ci volle qualche minuto, poi, gelido, esternò i suoi sentimenti.
-Se fosse ancora vivo, Draco...- Iniziò cercando di reprimere la rabbia. -.... adesso, io lo ucciderei!-
Capitolo 2
-Ti si illuminano gli occhi quando entra in una stanza, sai?- Gli mormorò Hermione ad un orecchio.
Harry sorrise e si sentì le guance andare in fiamme.
-Di cosa state parlando?- Si intromise Ron, con la bocca piena.
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-Di quanto sei disgustoso quando mangi!- Lo aggredì la ragazza, per evitare di dover dare imbarazzanti spiegazioni.
-Uffa, Hermione! Non ti va mai bene niente!- Si difese il rosso, dopo aver ingoiato a fatica il grosso boccone.
-Nonostante ciò, Hermione è la tua ragazza, per cui non lamentarti!- Gli ricordò Dean, strizzando l’occhio ad Hermione
ed assumendosi il ruolo di voce della coscienza di Weasley.
Harry sorrise alla vivace scaramuccia dei suoi amici e tornò a guardare al tavolo dei Serpeverde.
Draco era entrato come al solito scortato dai suoi fedelissimi: Tiger, Goyle e Zabini.
Qualche volta si trovava ad invidiarli.
L’attenzione del principe dei Serpeverde era tutta per loro e per nessun altro.
Però Draco pareva strano quella mattina: camminava con passo più spedito del solito e sembrava arrabbiato.
Strappò di prepotenza il piatto del burro ad una ragazza e si mise a spalmare la sua fetta di pane riuscendo a romperla.
I tre che gli ronzavano intorno non osavano aprire parola e Zabini pareva nervoso a sua volta. Che avessero litigato?
Harry avrebbe dato qualunque cosa per sapere cos’era successo....
Draco si sporcò le dita col burro e sibilò qualche maledizione, storcendo la bocca in una smorfia ed alzandosi dal tavolo
dopo essersi ripulito le dita sul tovagliolo, quasi le volesse strappare. Tiger e Goyle si alzarono subito, abbandonando a
loro volta la colazione ed inseguendolo. Zabini lo degnò appena di uno sguardo.
Harry si morse il labbro. Aveva assistito a tutta la scena con mal celato interesse, aveva represso un sospiro quando
aveva visto le dita che Draco cercava di ripulire e si era sentito perduto: non capiva se le sensazioni più forti
provenissero dalla sua bocca che si era subito riempita di saliva al pensiero di poterle ripulire e succhiare o da molto più
in basso.
Con un sospiro di frustrazione decise di arrendersi alla sua triste situazione di adolescente attratto da rappresentanti del
suo stesso sesso che doveva fronteggiare il primo amore e la tempesta ormonale allo stesso tempo.
Hermione gli appoggiò una mano sul braccio, regalandogli un sorriso di comprensione: neppure a lei era sfuggito nulla
di quanto accaduto al tavolo di Serpeverde e, sicuramente, doveva immaginare come si sentisse Harry.
Intanto, Draco continuava a borbottare come una pentola, mentre teneva le mani sotto il rubinetto l’acqua
fredda e si guardava allo specchio, indifferente a Tiger e Goyle che gli guardavano le spalle istupiditi ed affamati.
Draco asciugò le mani e si spostò appena i capelli.
-Stronzo!- Sibilò con rabbia all’indirizzo di Blaise, che non si era neppure preso la briga di seguirlo.
Qualche traccia di azzurro cominciava ad apparire sul suo zigomo e Draco detestava avere segni visibili. E poi non
stavano neppure facendo sesso, come si era permesso di colpirlo?! Draco odiava essere colpito al volto.
Strinse i pugni e dette le spalle allo specchio, scansando prepotentemente Goyle e lasciando il bagno.
Blaise, nel frattempo, finì con calma la sua colazione. Odiava ammetterlo, ma aveva perso la calma. Certe volte
Draco era davvero insopportabile... ma questo non cambiava il fatto che non avrebbe dovuto colpirlo. Non in viso,
almeno.
Avrebbe dovuto chiedergli scusa, ma non voleva farlo... “ Tanto”, si disse tristemente, “ entro una notte o due avrà di
nuovo bisogno di me e sarà disposto a fingere che non sia successo nulla”.
Quella mattina Draco si era infilato nel suo letto, svegliandolo di soprassalto, si era messo a sbottonargli il pigiama ed a
baciargli il petto.
Blaise non avrebbe potuto desiderare un risveglio migliore, se il suo bel principe non avesse sussurrato il nome
sbagliato, tra un bacio e l’altro.
Si guardò la mano con cui l’aveva schiaffeggiato: durante la notte l’anello gli si era rigirato e l’aveva colpito con il
castone.... non l’aveva fatto apposta.
Tuttavia, neppure mezz’ora dopo, Draco era seduto accanto a lui, a lezione.
Poco dopo l’ora di pranzo, Hermione camminava con passo spedito per il parco: aveva promesso ad Hagrid la
ricetta della torta di noci di sua madre e, finalmente, sua madre gliela aveva mandata. Era una ricetta segreta che si
tramandavano in famiglia almeno dalla sua trisnonna, ma al mezzo gigante era piaciuta tanto che Hermione aveva
convinto la madre a lasciar trapelare il segreto, facendo promettere ad Hagrid di non condividerlo con altri.
Il tempo era piuttosto buono, anche se, ormai, l’inverno era alle porte ed Hermione sorrideva dei tenui raggi di sole che
illuminavano la superficie calma del lago, quando vide, ad una certa distanza, qualcosa che attirò la sua attenzione.
In quel momente avrebbe voluto avere un paio di orecchie oblunghe dei gemelli, perché non riusciva a sentire una
singola parola del concitato discorso tra Malfoy e Zabini.
Blaise stava in riva al lago, la schiena appoggiata al tronco di un albero. Si sentiva un po’ come una lucertola
che cerca di scaldarsi con l’ultimo, pallido sole, quando arrivò Draco. Non si aspettava che lo cercasse tanto presto.
-Blaise...-Cosa vuoi?Draco lo fissò con rabbia. -Non dovresti almeno scusarti?!-Ti ho fatto male, Draco? Pensavo ti piacesse!- Gli rispose con tono sostenuto.
-Pensavo che a te non piacesse, ma evidentemente mi sbagliavo!- Sbottò Draco, decisamente arrabbiato.
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-Che cosa vuoi Draco?- Blaise si spostò dal tronco, facendo un paio di passi verso il suo compagno. -Vuoi che
sostituisca tuo padre? Vuoi che sostituisca il tuo amante? Cosa? In ogni caso non sono io, sono il sostituto di qualcun
altro!-Non è vero!-Non mentire, Malfoy! Ti conosco da una vita!-Ok, è vero! Ma io ho....- Malfoy si morse la lingua prima di finire la frase.
-Cosa? Ti costa tanto dirlo, per una volta?- Gli chiese Zabini, esasperato.
-Dammi solo qualche mese di tempo, Blaise... a Natale vieni al castello con me.... vedrai, ci rilasseremo e... mia madre
vuole organizzare una caccia in onore del Lord...-Dovevi restare a Durmstrang-Cosa?-Stare qui ti fa male, Draco. Avere sempre sotto gli occhi Potter...-Lo ucciderò Blaise! Mio padre si è diplomato qui.... io dovevo tornare... Potter non sarà un problema ancora per molto,
te lo prometto!Blaise sospirò e lo abbracciò, stringendoselo al petto.
Draco ricambiò l’abbraccio, appoggiando la testa alla sua spalla.
-Verrai a Natale?-Tutto quello che vuoi. Ti amo, DracoDraco si sollevò quel tanto che bastava per congiungere le loro labbra.
Blaise lo strinse con più forza, approfondendo il bacio e percorrendogli la schiena con le mani.
In quel momento giunse, trafelata, Pansy.
-Draco! Draco!- Gridò da qualche metro di distanza.
Quando li raggiunse, col fiato corto per la corsa, i due si erano appena staccati, ma Blaise strinse di nuovo Draco a sè,
appoggiandosi la sua schiena al petto.
-Devi correre al castello!- Ansimò la ragazza. -Subito! Alcuni ragazzi delle altre case stanno protestando con i
professori..... vogliono la tua espulsione! Dicono che sei un Mangiamorte....- La ragazza si teneva il fianco e cercava di
recuperare il fiato
I due giovani si guardarono e Blaise mormorò un “ Grazie, Pansy”, prima che si dirigessero entrambi, a passo veloce,
verso il castello.
Hermione aveva assistito a tutto senza capire cosa si dicessero, ma una cosa le era molto chiara: Malfoy e
Zabini non erano semplicemente amici.
-Oh, Harry....- Mormorò soltanto.
Quando Draco e Blaise giunsero al castello, assistettero a qualcosa di assolutamente incredibile: Harry Potter,
sul quinto scalino della rampa di scale che portava al primo piano, sbraitava contro una trentina di ragazzi di
Grifondoro, Tassorosso e Corvonero, mentre il preside ed i professori, ammutoliti, assistevano alla sua arringa assieme
agli studenti.
-... Vi rendete conto che è assurdo?! Suo padre è morto solo da pochi mesi! E’ normale che Malfoy si comporti in modo
strano: sta soffrendo! Questo non vuol dire che sia un Mangiamorte, sono sicuro che non lo è! Ha passato un anno in
un’altra scuola e quando è tornato qui, tutti avete cominciato a sparlare di lui! Come dovrebbe sentirsi?! Mettetevi nei
suoi panni! Avete detto che non fa più scherzi e non prende in giro nessuno, e allora di cosa vi lamentate?! Malfoy...-Signor Malfoy!- Chiamò la voce profonda del professor Piton.
Harry si interruppe, seguendo lo sguardo dell’insegnante di Pozioni fino a posarsi su Draco, che già da qualche tempo
ascoltava la difesa del suo nemico.
Anche gli altri lo imitarono e si girarono a guardare il principe dei Serpeverde.
-Ha qualcosa da aggiungere alle parole del signor Potter, signor Malfoy?- Chiese il responsabile della sua Casa, in
modo che tutti lo sentissero.
-Nulla professore- Ghignò mentre osservava uno ad uno i ragazzi che lo avrebbero voluto fuori da Hogwarts.
-Allora credo che la cosa sia stata chiarita. Tornate alle vostre occupazioni- Sorrise il preside, facendo un segno di
approvazione ad Harry.
Harry, un po’ in imbarazzo si avvicinò ai due Serpeverde.
-Non avrei mai pensato di doverti ringraziare, Potty- Ghignò Draco, intravedendo finalmente la possibilità di vendicarsi.
Harry non avrebbe mai pensato di essere felice di sentirsi chiamare con quel nomignolo.
-Malfoy.... io... ecco.... volevo dirti che mi dispiace che tuo padre sia morto.... intendiamoci: si meritava di finire in
prigione, ma non di morire in quel modo.... Ci si vede- Bofonchiò imbarazzato.
Draco annuì fissandolo con sguardo freddo.
-Ci si vede...- Gli rispose con voce bassa che dette un brivido ad Harry e lo fece scappare via, sentendosi andare a
fuoco.
Blaise fissò le spalle di Potter con sguardo incredibilmente duro. Aveva avvertito qualcosa, qualcosa che non gli
piaceva affatto.
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-Che ne dici, Blaise? San Potter che difende il diavolo Malfoy! Se lo raccontassi in giro non ci crederebbe nessuno!Scherzò mentre un’idea cominciava a farsi strada nella sua mente.
Blaise non rispose, si limitò a seguire Draco nell’aula in cui avrebbero avuto lezione più tardi.
Hermione rientrò al castello in tempo per le lezioni pomeridiane. Harry continuava a sorridere come un babbeo
e Ron aveva la faccia scura.
-Cos’è successo?- Chiese raggiungendo al banco i suoi migliori amici.
-E’ successo- Si sbrigò ad informarla il rosso. -Che potevamo liberarci di Malfoy, ma Harry noooo! Harry l’ha difeso
davanti a studenti e professori! E poi gli ha fatto persino le condoglianze per la morte di quel cane di suo padre!Concluse sbattendo i libri sul banco.
Hermione guardò Harry che, sorridendo, fece spallucce.
-E com’è che ce ne stavamo liberando?- Chiese cercando di capire la dinamica dei fatti.
-Alcuni ragazzi- Le spiegò con calma Harry. -lo hanno accusato di essere un Mangiamorte e volevano che fosse
espulso, se non mandato direttamente ad Azkaban... li ho solo fatti ragionare... poi è arrivato anche Malfoy e gli ho
detto che mi dispiace che suo padre sia morto a quel modoHermione annuì, capendo l’arrivo improvviso di Pansy al lago e la fuga dei due Serpeverde di poco prima. Si avvicinò
all’orecchio di Harry quando il professore di Difesa stava entrando.
-Harry, stasera ti devo parlare! E tu dovresti parlare con Ron, non può andare avanti questa storia!- Poi corse al suo
banco per cominciare la lezione.
Dopo cena, Harry ed Hermione si incontrarono in segreto nel passaggio nascosto dalla statua della Strega
Orba. Era diventato il loro rifugio dalla fine del precedente anno scolastico, quando Harry era andato in crisi e le aveva
confessato il suo segreto: “ Sono innamorato di Malfoy!.... Non ce la faccio più senza vederlo!” Ed Hermione, dopo il
primo shock, aveva cercato di capirlo e consolarlo. Harry aveva atteso tutta l’estate di tornare a scuola e quando ci era
arrivato, Malfoy non c’era. Al principio non ci aveva badato più di tanto, ma, col passare dei mesi, la sua assenza era
diventata pesante. Non faceva che pensare a lui e, quando era riuscito ad ammettere con se stesso di provare qualcosa e
che, quel qualcosa, forse, era amore, era andato in crisi.... Ron, Hermione, i compagni di Casa, la scuola... non
bastavano più a riempire il vuoto nel suo cuore....
-Harry, mettiti seduto. Devo dirti una cosa che non ti farà piacereHarry la fissò subito preoccupato. Era stata una bella giornata: aveva parlato con Draco, dopo mesi.... cosa poteva
essere successo?
-Oggi, vicino al lago, ho visto Malfoy e Zabini...Harry si fece subito attentissimo.
-Harry mi dispiace, ma... io.... credo che loro due stiano assieme....Harry spalancò la bocca e rimase così, come un pesce fuor d’acqua. Sbatté le palpebre due o tre volte.
-Harry?-Sei... sei sicura, Hermione?- Chiese quasi senza voce.
-Si stavano baciando...Harry serrò la mascella e guardò in basso. Si sentiva strano: male e bene assieme.
Draco stava con qualcuno.... l’idea lo faceva stare male come poche cose al mondo. Lo stomaco gli si era ritorto in
pancia e si sentiva andare in pazzi.
Però quel qualcuno, era un ragazzo..... il che significava che a Draco non piacevano le donne, ma gli uomini, il che lo
poneva, improvvisamente, dalla parte giusta del cielo!
Però, quel qualcuno era Zabini.... alto più di Draco, ad occhio e croce doveva essere alto come Ron, capelli corvini,
sempre molto ordinati, espressivi occhi blu, viso regolare, labbra carnose, bel fisico, molto distinto e... Serpeverde.
Zabini era forse il ragazzo più bello della scuola. Più bello anche di Draco, ad essere sinceri, che con quel suo aspetto
così nordico, a volte pareva slavato, ma era piuttosto riservato, non si metteva in mostra ad ogni occasione, come faceva
Draco.. eh, già: la coppia perfetta!
Questo pensiero fece improvvisamente così male che Harry si mise a piangere. Senza neppure accorgersene. Le lacrime
si misero ad uscire da sole e si portarono dietro i suoi singhiozzi.
Hermione lo abbracciò con fare materno ed Harry cercò di ricomporsi.
-Scusa Hermione!.... Sono uno scemo... scusa...-No, Harry... scusa tu, non dovevo dirtelo..-No, hai fatto bene... almeno... ora so come stanno le cose.... so che ho una possibilità, anche se devo vedermela con un
rivale come Zabini!- Harry si asciugò in fretta le lacrime e cercò di sorridere.
Hermione strinse le labbra e gli passò un fazzoletto.
-Ron ci starà cercando...- Iniziò Harry, a disagio, cercando una via di fuga.
-Devi dirglielo, Harry- Colse l’occasione lei.
-Non mi sento pronto-Più rimandi e peggio sarà!-Lo so, ma... come faccio a dirgli che mi piacciono i maschi e.... Draco- Harry sospirò. -Magari lui si arrabbia, sbraita,
lo sai come fa Ron.... si mette ad urlare, magari qualcuno lo sente e lo sa tutta la scuola nel giro di neanche un giorno...
magari ai ragazzi da fastidio e non mi vogliono più in camera con loro....-
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-Harry, non succederà.... cioè, magari Ron si metterà ad urlare, ma... tutti ti conoscono e ti vogliono bene! Nessuno ti
giudicherà perché preferisci gli uomini alle donne!-Ne sei sicura?Hermione sospirò e si lasciò cadere a terra, accanto a lui.
-Non posso garantirtelo..... ma non puoi passare la vita a nasconderti, no?Harry fece spallucce. -Dopo aver perso i genitori, essere il prescelto da Voldemort, il forse-salvatore del mondo
magico... dovevo pure essere gay! Qualcuno potrebbe pensare che uno se le va a cercare, certe cose!- Rise amaramente.
-E dove la metti allora, gay ed innamorato cotto di Malfoy?!Harry rise, questa volta di cuore ed Hermione lo seguì a ruota, lieta di aver alleggerito la tensione.
-Sono proprio messo male!- Sentenziò sconsolato il “ forse-salvatore del mondo”.
-C’è chi sta peggio, Harry!- Gli batté una mano sul ginocchio e si alzò per tornare alla torre.
-Bevi!-Non voglio questa roba! E non puoi obbligarmi a farlo!- Protestava Draco, ad un Blaise sempre più spazientito.
-Invece la manderai giù in un sol sorso, altrimenti non ti faccio dormire con me, stanotte!-Questo è un ricatto!-Esattamente, altezza! E ora bevi quella pozione calmante!Draco gli lanciò un ultimo sguardo arrabbiato prima di ingoiare tutta la pozione ed infilarsi sotto le coperte del letto di
Zabini.
Blaise mise via lo boccetta vuota e si sistemò accanto a Draco, che gli dava le spalle, lo abbracciò e lo costrinse a
girarsi.
Malfoy nascose il viso contro il suo petto e gli sibilò contro un poco convinto “ Ti odio!”
-Mi preoccupo per te- Gli rispose l’altro, accarezzandogli i capelli di seta. -Lo so che non dormi e che continui a
prendere pozioni per resistere alla mancanza di sonno. Stanotte voglio che tu dorma, Draco. Da quando sei tornato a
scuola stai sempre peggio: sei dimagrito, hai il viso quasi scavato e sei diventato maniacale in tutto quello che fai....
Non voglio vederti così-Quando dormo.... come ieri notte.... lo sogno.... sogno di quando mi stringeva e poi...- Draco deglutì e si strinse a
Blaise. -Tu non devi pensare che mi facesse male perché gli piaceva.... era questione di fiducia...-Tu lo proteggi sempre...-No! Io... una volta, dissi una cosa che non dovevo.... si arrabbiò e litigammo... mi dette uno schiaffo e cominciò così-Con uno schiaffo?Draco annuì. Blaise sentì la punta fredda del suo naso muoversi giù e su sul suo petto.
-I suoi occhi brillavano d’ira... era così bello.... gli dissi di farlo ancora, di colpirmi ancora.....- Draco sorrise contro la
stoffa del pigiama di Blaise. -Mi rispose “ Non pensavo che fossi pronto per certi giochi, Draco”.....Blaise gli accarezzò ancora i capelli, poggiandogli poi un bacio sulla testa.
-Ora cerca di dormire-Anche mio padre mi accarezzava così la testa, quando ero piccolo. Una volta avevo paura dei temporali e, quando
sentivo il fragore dei tuoni, scoppiavo a piangere, correvo in camera dei miei genitori e mi catapultavo nel lettone, in
mezzo a loro...- Sorrise al ricordo dei suoi, così giovani, abbracciati nel letto. -Mio padre si infuriava, mi sgridava e mi
mandava via. Dopo dieci minuti, o forse meno, ma io ero terrorizzato e mi sembrava un tempo enorme, lui arrivava e si
sedeva sul mio letto, mi accarezzava la testa e mi diceva “ Adesso dormi, fifone”. Io gli prendevo la mano.... due dita, di
più non riuscivo a tenerne e mi riaddormentavo...... Il giorno dopo mi faceva la predica sul fatto che i Malfoy non sono
dei codardi.... Mi manca, Blaise!- Draco scoppiò a piangere.
Blaise si ritrovò a stringerlo protettivo. Non riusciva ad immaginare il mostro che aveva fatto tanto male a Draco come
un padre premuroso. Lucius Malfoy, il crudele Mangiamorte ed il padre affettuoso.....
Capitolo 3
La biblioteca era piena quando Draco e Blaise arrivarono. Si guardarono intorno cercando due posti liberi e bastò uno
sguardo per capire che, alla maggior parte dei tavoli, non erano i benvenuti.
Con un cenno della mano, Harry li invitò al tavolo a cui stavano studiando lui, Ron ed Hermione.
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Ron quasi sbranò Harry quando vide il suo gesto, ma Malfoy si stava già dirigendo verso di loro, ghignante, seguito da
un Blaise piuttosto torvo e si sedette di fronte ad Harry, accanto ad Hermione. (facendo un notevole sforzo...n.d.a.)
Blaise prese posto sul lato corto del tavolo, tra Draco ed Harry.
-Pare che in questi giorni io debba continuamente ringraziarti, Potty- Buttò lì Draco, con sufficienza.
-Non è necessario- Gli sorrise Harry.
-Bene, perché non intendo farlo- Tagliò corto il Serpeverde, provocando una risatina nel suo compagno.
-Lurido bastardo!- Sibilò Ron, non proprio a bassa voce.
-Ssssh!- Li ammonì Madama Pince.
-Se ti da fastidio, puoi sempre andartene, Weasel, tanto dubito che studiare ti serva a qualcosa!- Provocò a voce bassa.
Ron scatto verso Malfoy, che si ritrasse prima che il rosso potesse acciuffarlo.
-Weasley!- Lo richiamò di nuovo la bibliotecaia.
-Ron, calmati! Malfoy, finiscila!- Si impose Hermione.
-Preferisco andarmene!- Rispose acido Ron, prendendo i suoi libri e lasciando la biblioteca.
Malfoy lo salutò con scherno, muovendo le dita lunghe e sottili di una mano.
-Così staremo più comodi!- Disse, spostandosi al posto che prima era stato di Ron, accanto ad Harry.
Blaise si spostò accanto ad Hermione e, con lei, poté vedere Harry arrossire non appena Draco si chinò verso di lui,
parlandogli direttamente nell’orecchio.
-Sai, Sfregiato, il tuo amico non lo sopporto proprio.... mi fa rabbia che un puro sangue si possa ridurre in quel modo....Harry si mosse a disagio, incollando gli occhi al libro. L’alito caldo di Malfoy che gli colpiva l’orecchio, il suo
profumo....
Draco dovette accorgersene e decise di verificare l’intuizione che aveva avuto il giorno precedente. Gli appoggiò una
mano sulla gamba ed Herry sussultò, si girò di scatto e si trovò... troppo vicino agli occhi magnetici di Malfoy.
-Qualcosa non va, Potter?- Gli chiese a voce bassa Malfoy, piegandosi un altro po’ verso di lui, lasciando scivolare la
mano, con finta casualità, tra le sue cosce.
-No, no... Tutto bene!- Si affrettò a rispondere Harry, tornando a fissare le pagine che prima stava leggendo.
-Fuori! Tutti e quattro!- Tuonò Madama Pince, dietro la schiena di Harry, che fece un salto sulla sedia per lo spavento.
-Ma... ma...- Tentò inutilmente di dire.
Draco e Blaise si erano già alzati e Draco gli lasciò un “ Ci vediamo, Potty” mentre usciva dalla stanza.
Harry, con le ginocchia che gli tremavano ancora, prese i suoi libri e seguì Hermione.
-Ma cosa..?- Iniziò, con voce insicura ed il cuore che pompava più forte che mai.
-Harry, hai praticamente urlato!- Gli spiegò, compassionevole, Hermione.
-Ma hai visto cosa ha fatto? Mi ha palpato l’uccell...-Harry!- Lo rimproverò Hermione, arrossendo.
-Scusa.... Mi sento ancora le guance andare a fuoco!Hermione rise divertita. -Sei rosso!-Non sono mai stato più felice in vita mia, Hermione!La ragazza gli accarezzò fuggevolmente il braccio. -Sarà meglio andare alla torre e parlare con Ron-Dubito che voglia parlarmi...-Non puoi più tenerlo all’oscuroHarry sospirò, continuando a salire i gradini che portavano alla loro Casa.
-Vuoi dirmi che ti piglia?- Chiese con fare arrabbiato Malfoy a Zabini, che camminava tre passi davanti a lui.
-Che mi piglia? Cosa piglia a te, semmai! Cosa ti è venuto in mente di comportarti a quel modo con Potter?-Geloso?- Ghignò divertito.
-Si, va bene? Sono geloso! Si suppone che tu sia il mio ragazzo!-Volevo solo verificare una mai impressione....-Che Potter ti sbava dietro? Me ne ero accorto anch’io e non ci trovavo nulla da verificare!-Uuh! Perché tu non hai sentito cos’aveva in mezzo alle gambe!- Lo provocò volutamente.
Blaise si fermò e lo fissò con sguardo duro. -Non giocare con me a questo gioco, Malfoy. Potresti pentirtene!Draco sghignazzò. -Allora stanotte non dovrò pregarti tanto, pare.... vuoi punirmi, Blaise?- Gli chiese con fare lascivo,
circondandolo con le braccia e prendendo a leccargli il collo
Ronald Weasley era seduto nella sala comune di Grifondoro ad inveire contro il libro complicato, contro la
sedia scomoda, contro il caminetto che non scaldava abbastanza... quando Harry ed Hermione entrarono.
-Che ci fate qui? Già stanchi dei nuovi amici?-Ron, calmati- Gli chiese Hermione, gentilmente.
-Perché io devo sempre stare calmo, eh?!- Si scaldò ancora di più il rosso.
-Perché tu ed Harry dovete parlare...Ron fissò il suo migliore amico, ancora immusonito ed Harry, a disagio, andò a sedergli di fronte.
-Aspettatemi, io vado a prendere un po’ di succo di zucca- Disse Hermione, salendo velocemente le scale per il
dormitorio femminile, dove teneva la sua scorta personale per quando leggeva fino a tardi.
-E’ una cosa che Hermione sa già?- Chiese Ron, a voce bassa.
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-Si-E perché lei la sa già e io no?-Perché è una ragazza...-E allora?-Ha una sensibilità diversa... sono riuscito a sfogarmi con lei....-E con me no!- Sentenziò Ron, ferito.
-Avevo paura del tuo giudizio...-E ora non ce l’hai più?-Ce l’ho ancora... ma non posso continuare a nasconderteloTra loro calò il silenzio per qualche attimo, finché Hermione scese con una bottiglia di succo e tre bicchieri.
-Allora?- Chiese Ron mentre la sua ragazza riempiva i bicchieri.
Harry bevve subito un lungo sorso prima di parlare.
-Ti ricordi, quando stavo con Cho....-Si-Ero piuttosto imbranato...-Si-Non avevo mai avuto una ragazza e.... non mi importava neanche di averne una, ad essere sincero... perché....- Guardò
Hermione in cerca di aiuto e lei lo incoraggiò con un sorriso ed un deciso annuire.
Harry sospirò. -Perché mi piacciono gli uomini, RonRon lo fissò a bocca aperta per qualche istante, poi prese un bicchiere di succo di zucca dal tavolo e lo bevve tutto.
Tornò a fissare Harry e gli chiese “ Sei sicuro?”
-Si, Ron, sono sicuro-Hai già.... avuto qualche.... esperienza...?-NoRon sbatté euforico il bicchiere sul tavolo e si alzò allargando le braccia.
-Ma allora non sei sicuro! Ti troveremo una ragazza, Harry e vedrai che ogni dubbio andrà via!Harry lo fissò come se vedesse un alieno. Non era la reazione che si era aspettato.
-Non è così semplice, Ron- Intervenne Hermione, abituata alla faciloneria del suo ragazzo.
-Come no?! Ci sono un sacco di ragazze che darebbero un occhio per Harry!-Ma lui è innamorato- Spiegò la ragazza.
-E di chi?- Chiese realmente incuriosito Ron.
Harry si stropicciò le mani. -Pensavo l’avessi capito....-Oh...- Arrossì Ron.
-No, Ron. Non si tratta di te- Tradusse Hermione, capendo il malinteso in cui Weasley era caduto.
-Oh, bhe, bene, cioè...- Si imbarazzò Ron, lasciandosi cadere sulla sedia.
-Negli ultimi due giorni non hai fatto altro che criticarmi per il mio atteggiamento verso di lui...Ron sbiancò. -Non Malfoy! Harry! Dimmi che non è lui!Harry si limitò ad annuire, con gli occhi bassi.
Ron serrò la mascella, in un rapido crescendo di emozioni dalla rabbia alla frustrazione, all’odio. -Ma bene! Così uno ti
tratta a cazzi in faccia, oh, scusa, probabilmente ti piacerebbe, uno ti tratta come se tu fossi l’ultimo cane rognoso sulla
terra, insulta i tuoi amici e tu te ne innamori!- Il suo tono di voce si alzava parola dopo parola.
-Ron....-Sta zitto! Se ti insulto, magari ti ricordi che sono un tuo amico! Quando tutti ti credevano un fottuto assassino, al
secondo anno, io c’ero! Quando sui giornali ti davano del matto io ti sono rimasto vicino! Il caro Malfoy, invece cosa
faceva? Ti copriva di merda! Insultava Hermione e me, si è alleato con la Umbridge, ha cercato di far fuori Fierobecco,
che a te piaceva tanto, piangeva il suo paparino Mangiamorte! Eh, già: era inevitabile che ti innamorassi di lui!-Ron...-Zitta, Hermione! Non lo difendere! Sai una cosa, Harry? Tu hai un problema, ma non è quello di essere gay. Non me
ne frega niente se preferisci il cazzo alla figa, ma se ti innamori di uno che vorrebbe farti sparire dalla faccia della terra,
allora devi farti curare! Questo non è neanche masochismo, è follia pura! Se vuoi suicidarti fammi il piacere di non
aspettarti che io ti venga a salvare! Perché stai sicuro che Malfoy ti farà fuori se gliene dai la possibilità!- A corto di
fiato e rosso fino alla punta delle orecchie, Ron lasciò la sala comune per rinchiudersi in camera, sbattendo la porta.
Harry ed Hermione rimasero in silenzio per un po’, come pietrificati.
-Ha ragione lui- Soffiò piano Harry, la voce ridotta ad un bisbiglio, mentre due grosse lacrime si affacciavano ai suoi
occhi, seguite da numerose altre.
Hermione si alzò di scatto, andando ad abbracciarlo, come già aveva fatto l’anno prima. -Ma non posso farci niente.... lo
amo...Hermione strinse di più le braccia intorno a lui, come se, con la sua stretta, potesse proteggerlo dal dolore di quel
momento.
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Dopo cena, Draco si affrettò a tornare al suo dormitorio, seguito da un Blaise ancora di pessimo umore. Potter
e i suoi amici non si erano presentati a tavola, Draco si era limitato a registrare la loro assenza e ghignare divertito, forse
immaginando che i Grifondoro stessero o avessero litigato a causa del suo piccolo spettacolo in biblioteca.
Draco si buttò sul letto, afferrando Blaise e tirandoselo dietro. Lo baciò con passione, infilando le mani pallide sotto la
sua camicia per accarezzargli il petto. Appena fu certo che il suo bacio avesse sortito l’effetto desiderato sul suo
compagno, si lasciò cadere all’indietro, allungando una mano al suo comodino e traendone il giocattolo a cui aveva
pensato per tutto il giorno.
Blaise lo guardò con cipiglio severo, ma non protestò.
-Allora avevo ragione: mi vuoi punire-Stavolta te lo meriteresti....-E’ da quando, a casa tua, ti ho visto punire quell’elfo domestico che ci pensoBlaise gli prese di mano la lunga frusta di cuoio dall’impugnatura liscia. La lunga corda, al suo esame, risultò intatta,
mai usata. La concia l’aveva resa tagliente sui bordi e dura.... un bagno di acqua e sale l’avrebbe resa perfetta, anche se
l’aspetto sarebbe risultato peggiore.... La fece schioccare un paio di volte a terra. Vide Draco rabbrividire, ma guardarla
con la luce del desiderio negli occhi.
-Perché ci tieni tanto a soffrire?Draco iniziò a spogliarsi, qualche leggero livido del loro accoppiamento di due notti prima faceva ancora bella mostra
di sè sulla sua pelle altrimenti perfetta.
-Come vuoi che mi metta?- Gli chiese languido, ignorando la sua domanda.
A Blaise il suo atteggiamento fece rimontare la rabbia e la gelosia. Lo afferrò per una spalla e, senza gentilezza, lo
rigirò, sbattendolo contro una delle colonnine del letto a baldacchino.
Per almeno un’ora non si sarebbe fatto vivo nessuno nel dormitorio ed, a lui, sarebbe bastato molto meno per insegnare
a Draco a non giocare con quel tipo di oggetto.
Draco girò il viso, abbracciando la colonna e Blaise poté vederlo sorridere.
Si allontanò di alcuni passi, calibrando la distanza sulla lunghezza della frusta.
Considerò se dargli l’opportunità di assaggiare il suo giocattolo in modo abbastanza blando, così da capire cosa stava
chiedendo e tirarsi indietro prima che fosse troppo tardi, ma decise che Draco meritava una lezione.
“ Attento a ciò che chiedi, potresti ottenerlo!” Recitava il vecchio adagio e lui era deciso a farglielo entrare in quella
testolina bionda prima che si bruciasse come una falena che gira troppo intorno al fuoco.
Vibrò il primo colpo.
Draco chiuse gli occhi. Sussultò. Fissò la frusta che aveva sibilato accanto al suo orecchio, senza sfiorarlo e fissò Blaise.
-Non possoDraco lo guardò ferito per un attimo e tornò cocciutamente ad abbracciare la colonnina.
Blaise gli si avvicinò, allungando il palmo aperto sulla sua schiena, accarezzandola. Si chinò a baciare un piccolo neo
vicino alla colonna vertebrale, risalendo con la lingua fino al collo e baciandogli la nuca, succhiandogli il collo,
abbracciandolo.
-Blaise... per favore....-No-Per favore-La tua pelle è troppo delicata.... si romperebbe al secondo colpo....-Non mi importa...-Si che ti importa: tu detesti avere segni indelebiliDraco girò di nuovo la testa, in cerca delle sue labbra, ma Zabini si tirò indietro.
-Non ho detto che non intendo punirtiDraco gli sorrise, tornando a fissare la colonna. L’equilibrio tra loro era ristabilito.
Blaise guardò, come ipnotizzato, il Marchio Nero sul suo avambraccio, fece scorrere la propria mano lungo il braccio di
Malfoy, fino a raggiungere e coprire la sua, affiancando i loro Marchi. I suoi baci sulla spalla del suo compagno
divennero più simili a morsi e, rigirando il manico della frusta tra le dita, lo infilò violentemente nel suo corpo.
Draco strozzò un urlo, mentre sbarrava gli occhi, sorpreso e sconvolto per quell’uso improprio a cui non aveva pensato.
Intanto Blaise cominciò a spingere e ritirare la mano con movimenti rudi e veloci, affondando sempre più nel suo
intestino, scopandolo senza attenzione.
Mentre Draco sussultava e gemeva debolmente per il dolore di quello sfregamento secco e scomposto, Blaise decise di
averlo punito abbastanza. “ Dolore” e “ Draco” erano due parole che, per natura, non gli piacevano nella stessa frase.
Lo liberò della frusta, lasciandola cadere a terra e, sempre senza alcuna gentilezza, buttò Draco sul letto, coprendolo
subito dopo col suo corpo, baciandolo ed infilando una mano sotto di lui, per accarezzargli il sedere.
Draco scoppiò a ridere, mentre due piccole lacrime gli scivolavano fuori dagli occhi, tanto che Blaise dovette
interrompere il bacio.
-Cosa c’è, adesso?-Sei come lui: non riuscite a farmi male veramente- Continuò a ridere e piangere assieme.
-Adesso potrei frustarti sul serio!Draco scosse piano la testa. -Sai quanto me che non lo faresti mai-
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Blaise si spogliò rapidamente, possedendolo come a sancire che era lui il più forte nella coppia. Draco si inarcò,
mordendosi un labbro per reprimere un lamento. Il manico della frusta lo aveva irritato ed ora la nuova intrusione gli
provocava un fastidioso quanto eccitante bruciore.
Tanto meglio, pensò, mentre chiudeva gli occhi e si allontanava da Blaise: il dolore mischiato al piacere gli ricordava la
lezione più importante che suo padre gli avesse mai impartito: c’erano persone da amare ed altre da non amare. E c’era
una persona che, se avesse amato, gli avrebbe causato tanta sofferenza da cancellare ogni altro dolore prima provato.
Mentre le bocche si aprivano e chiudevano in sbadigli contagiosi, nella Sala Comune di Grifondoro, Harry, che
era rimasto in disparte, con Hermione, fino a quel momento, si alzò.
-Dove vai?-A prendere una coperta-Vuoi dormire qui?Harry annuì. -Ron sicuramente non vuole vedermi.... dormirò qui, stanotte-Ma, Harry...-Non preoccuparti, Hermione. Passerà- Le rivolse un pallido sorriso.
Risalì le scale a chiocciola fino al pianerottolo, si mise davanti alla porta del dormitorio maschile del settimo anno,
sospirò per prendere coraggio e bussò un paio di volte, prima di aprire la porta.
-Scusa- Disse rivolto a Ron che, dal proprio letto, lo degnò appena di uno sguardo. -Prendo un paio di cose e tolgo il
disturboRon lo fissò togliere la coperta dal letto e ripiegarsela su un braccio, trarre la Mappa del Malandrino e osservarla in
cerca di qualcuno.
Harry sospirò e trattenne un nuovo gemito e un nuovo scroscio di pianto vedendo quasi sovrapposti i cartigli che
indicavano Draco e Zabini.
Hermione lo aveva avvertito, no? Almeno ora era consapevole di avere un rivale...
Rimise nel baule la mappa, non volendo farsi altro male per quella sera e si diresse di nuovo alla porta.
-Buona notte- Mormorò appena.
-Harry?- Lo fermò Ron.
Quando si guardarono in faccia scoprirono gli stessi occhi rossi e gonfi in entrambi i volti e quasi si sorrisero.
-Mi dispiace per le cose che ti ho detto-Lascia stare, Ron-No.... non volevo farti soffrire, ma... perché Malfoy? Lui ti odia! Ti vuole morto! Lo so che tu non ci credi, ma se tanta
gente è convinta che sia un Mangiamorte, dovrà pure esserci qualcosa di vero!Harry gli sorrise apertamente, senza più trattenere qualche lacrima particolarmente tenace.
-Lui è... il sale della mia vita...- Non lo aveva mai visto in quei termini, ma le parole gli stavano venendo in mente con
una facilità estrema. -Se il mare non fosse salato non sarebbe il mare.... In un certo senso... lui mi ricorda ogni giorno
chi sono e cosa sono, al di là del mio nome e del mio destino.... mi fa sentire una persona normale... Draco è.... la vita
che mi sbatte in faccia che sono sopravvissuto un altro giornoHarry l’aveva sempre definito “ il mio contrario che, finché resta nero, mi fa restare bianco, finché non ci fonderemo
insieme in un anonimo grigio”, ma quello che aveva detto a Ron gli sembrava più sensato e più vero di tutto il resto.
Ron annuì, sforzandosi di capire ed accettare. -Non serve che dormi fuori-Grazie... ma ho bisogno di stare soloHarry tornò nella Sala Comune, riprese il suo posto ed attese che, alla spicciolata, gli altri Grifondoro andassero a
dormire.
Hermione lo baciò in fronte augurandogli la buona notte, lasciando la sala per ultima e, finalmente, ripensando ai due
cartigli, a Draco che dormiva abbracciato a Zabini, Harry cominciò un lungo, liberatorio pianto.
Capitolo 4
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Ci sono uomini che, più di altri, seguono il proprio istinto.
Il maschio del genere umano è atavicamente attratto dal potere, non rifiuta la lotta, marca il territorio ed è possessivo.
Blaise Zabini era, in un certo senso, tutto questo.
Attratto dal potere, quello della sua famiglia, condensato nel prestigioso nome Zabini, con tutto ciò che comportava e
quello che si sarebbe conquistato una volta conclusi gli studi, con o senza Voldemort;
era disposto a tutto per ottenere quel che voleva, anche se preferiva che, a fare il lavoro sporco, fosse qualcun altro: mai
s’era sentito di uno Zabini che si fosse sporcato le mani con qualche individuo di classe sociale inferiore, in fin dei
conti, il denaro serve anche per pagare i servizi altrui;
specialmente nel suo regno, non ammetteva di essere contraddetto: il suo regno era, a seconda del periodo, casa sua
oppure Hogwarts. I frequenti viaggi del padre e la condiscendenza della madre l’avevano fatto crescere nell’assoluta
certezza che ogni suo fiato fosse legge e, una volta a scuola, i suoi compagni Serpeverde avevano imparato il consono
rispetto per lui e la sua riservatezza.
Se Draco era un meraviglioso cobra, lui era un vipera: piccola, silenziosa, ma assolutamente letale.
Il che ci porta al quarto punto: la possessività. Se Blaise si trovava nello spogliatoio della sua squadra di quidditch era
per un solo motivo: qualcuno aveva osato toccare quello che era suo e quel qualcuno andava punito.
-No! Questa volta dovete fare sul serio! Non dovete puntare a disarcionarlo dalla sua maledetta scopa, colpitelo alla
testa. Voglio Potter morto! Chiaro?Tiger e Goyle si fissarono chiedendosi se ci sarebbero riusciti. Draco aveva detto loro che dovevano ubbidire a Blaise
come ubbidivano a lui, ma Draco non aveva mai chiesto loro di commettere un omicidio. Non così chiaramente,
almeno.
-Fate come volete. Per me non è necessario che sembri un incidente- Concluse Blaise ignorando volutamente il loro
nervosismo.
La partita venne interrotta dopo neppure quaranta minuti a causa dell’evidente gioco scorretto dei due battitori
Serpeverde. Dalle gradinate si erano sentite un sacco di lamentele, fischi e grida: la prima attesissima partita della
stagione, niente meno che Grifondoro Vs Serpeverde finiva con Potter ricoverato in infermeria con una spalla rotta ed
un vistoso bernoccolo in testa, più svariati lividi dovuti alla caduta dalla sua scopa.
Blaise lasciò la gradinata di malumore, per quanto svenuto, Potter era indiscutibilmente vivo, il che lo lasciava sulla
strada del suo ragazzo.
Draco non era andato alla partita, come non aveva mai partecipato agli allenamenti. Volare gli piaceva,
mettersi in mostra col quidditch anche di più, ma non ne aveva più il tempo, senza contare che la sua assenza dal
campo, forse, lo metteva ancora più in luce.
Sua madre gli aveva spedito una lettera ed un plico di documenti. Subentrare a suo padre non era facile. Pagine e pagine
di atti e contratti da memorizzare, avvocati e soci da tenere a bada... per fortuna il più del lavoro lo svolgeva sua madre,
dando a lui il tempo di ambientarsi nel suo nuovo ruolo.
Sbuffò e si appoggiò allo schienale della sedia, buttando in dietro la testa, con gli occhi stanchi finalmente liberi di
chiudersi per qualche minuto.
Blaise lo vide così e, per un istante, pensò di non disturbarlo, ma Draco era come una calamita per lui, non poteva
stargli troppo a lungo lontano senza soffrirne.
Con passi silenziosi gli si avvicino, allungando una mano per accarezzargli la gola esposta e Draco scattò a sedere.
-Vuoi farmi morire di paura?!- Lo rimproverò appena l’ebbe messo a fuoco.
Blaise si chinò a baciarlo e subito lo sentì rilassarsi.
-Scusa, eri troppo irresistibile-E’ già finita la partita?- Gli chiese sorvolando sulle sue scuse.
-Interrotta per infortunio del cercatore di Grifondoro-Come?- Chiese subito, allarmato.
Le regole del quidditch volevano che in caso di infortunio di un giocatore, questi uscisse dal campo e la partita
continuasse fino alla cattura del boccino, perché stavolta era stato diverso? Potter era così grave?
-Madama Bumb l’ha interrotta per “ gioco scorretto” della nostra squadra!- Sbuffò.
-Cioè?-Ho chiesto a Greg e Vince di dare una lezione a Potter e loro si sono fatti prendere la mano... ma non ha nulla di grave:
una spalla rotta e qualche livido. E noi cento punti di meno!-Perché hai chiesto a quei due di dare una lezione a Potter?- Chiese subodorando qualcosa.
-Perché non mi piace come ti guarda... e non mi piace che tu voglia sempre stare sotto i suoi occhi!Draco ghignò. -Pare che tu mi stia spianando la strada, Blaise- Disse alzandosi e chiudendo in una cartelletta i
documenti.
-Dove vai?-A vedere come sta il nostro ferito!-Draco!-A dopo, Blaise!- Lo salutò il principe dei Serpeverde, lasciando la Sala Comune.
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-Maledizione!- Sibilò Blaise, afferrando la cartelletta e scagliandola contro il muro.
Quando giunse all’infermeria, Draco dovette fronteggiare l’intera squadra di Grifondoro, andata a sincerarsi
sulla salute del proprio cercatore e la Granger in versione mamma chioccia.
Si fece spazio per raggiungere il letto, ignorando i ringhii e si sedette sfacciatamente sul letto occupato dal ferito,
accavallando le gambe e tenendo le mani in tasca.
Per qualche istante Harry ed il Serpeverde si fissarono in silenzio, poi Harry sentì un intenso calore al viso e capì di
essere arrossito sotto l’attento esame di Malfoy.
Draco ghignò soddisfatto.
-Non mi sembra che tu stia tanto male, Potter-No, infatti. Madama Chips vuole che rimanga in infermeria fino a domani per la botta che ho preso in testa, ma non ho
nulla di grave- Accennò un sorriso.
-Scommetto che gli dispiace!- Borbottò sarcastico Ron, guadagnandosi una gomitata da Hermione.
Draco finse di non aver sentito il commento, mantenendo lo sguardo fisso in quello di Harry. -Allora il corteo funebre è
del tutto inappropriato, non ti sembra?- Accennò col mento ai sei giocatori ed all’amica che circondavano il letto.
Harry annuì. -Ragazzi, ha ragione: forse sarebbe meglio che andaste a cambiarvi, adesso. Io sto bene, come potete
vedere- Sorrise ai suoi amici che, comunque si lamentarono.
-Harry, sei sicuro?- Chiese Hermione accennando a Malfoy.
-Si, Herm’. Grazie- Le sorrise lui, che, per quanto in imbarazzo, non vedeva l’ora di stare solo con l’oggetto dei suoi
desideri.
-D’accordo, allora- Acconsentì la ragazza, stampandogli un bacio in fronte, attenta a non toccargli la spalla bendata.
Alla svelta i Grifondoro lasciarono la stanza ed Harry tirò un sospiro di sollievo.
Il silenzio scese tra loro assieme all’imbarazzo quasi palpabile di Harry, che giocherellava col lenzuolo.
Draco lo osservò attentamente per qualche momento prima di rompere il ghiaccio.
-Vuoi sapere se sono davvero un Mangiamorte o se si sono inventati tutto, vero, Potter?- Lo colse di sorpresa.
Harry si riscosse dai suoi pensieri, tornando a focalizzare Malfoy, che intanto si stava sbottonando una manica della
camicia nera.
Harry deglutì a vuoto, divorando con gli occhi ogni millimetro di pelle candida che usciva dal polsino, mano a mano
che Draco avvolgeva la manica, ma poi il Serpeverde si fermò, ghignando al suo indirizzo.
-Perché dovrei svelare una cosa del genere proprio a te?!- Si srotolò rapidamente la manica e la riabbottonò.
Harry quasi gemette di frustrazione, tornando a fissare quegli occhi taglienti che parevano deriderlo.
-Come facciamo Potter? Tu vuoi saperlo e io non voglio dirtelo...- Gli fece un mezzo sorriso sornione che tolse il fiato
ad Harry, che arrossì violentemente.
Per un istante la sicurezza di Malfoy vacillò, ma poi la sua espressione tornò normale e ghignò all’indirizzò di Harry,
avvicinandoglisi fino a fargli sentire il suo fiato sull’orecchio.
-Dato che il mio prode cavaliere sta bene me ne posso andare.....- Rimase un istante di più accanto ad Harry, come se
riflettesse se aggiungere altro, spostandosi poi sfiorando con la punta del naso la guancia di Harry, il cui cuore stava
letteralmente impazzendo.
Poi Draco saltò giù dal letto, con un rapido “ Ci si vede, Potter” e lasciò l’infermeria.
Blaise Zabini non era uomo incline al perdono. A cena aveva fatto chiaramente capire al suo capriccioso
ragazzo che non intendeva perdonargli il suo interesse per Potter, o, almeno, ci aveva provato.
-Come faccio ad eliminarlo se non lo avvicino, Blaise?!- protestò con decisione Draco, afferrandogli un braccio mentre
Zabini allungava il passo con la precisa intenzione di lasciarlo indietro.
-Allora perché non ti infili nel suo letto, stanotte?!- Lo apostrofò senza mezzi termini, entrando nella Sala Grande, senza
abbassare la voce.
Parecchi occhi si rivolsero verso di loro, tra gli studenti seduti in fondo ai tavoli.
Draco rivolse uno sguardo di ghiaccio ai capitavola che subito tornarono ad ignorarlo e raggiunse Blaise che, nel
frattempo, aveva raggiunto il suo posto.
-Sei tu il mio compagno! Se non posso contare su di te... allora.... su chi, Blaise?- Gli chiese con tono accorato, con quel
supplicare implicito che usava quando erano a letto assieme.
Blaise sbuffò ed allungò una mano sotto il tavolo, per allacciare le dita alle sue.
Malfoy si concesse un piccolo ghigno soddisfatto e fissò di sottecchi il posto vuoto alla mensa di Grifondoro.
Harry passò quasi tutta la notte a fissare il soffitto dell’infermeria, fingendo di dormire quando Madama Chips
faceva i giri di controllo. Appena i passi dell’infermiera si erano allontanati tornava ad aprire gli occhi e sospirava.
Malfoy si era preoccupato per lui? Possibile?
Aveva un buon profumo... era la prima volta che aveva modo di respirarlo così a lungo... e quel tenue calore dato dalla
vicinanza dei loro visi e.... quel contatto! Casuale? Voluto? Non lo sapeva, ma non gli importava. Importava solo che ci
fosse stato e lacrime di gioia gli riempivano gli occhi. Era la prima volta che si sentiva così euforico. Una leggera risata
gli moriva in gola, ma non riusciva a liberarsi del sorriso idiota che gli riempiva il viso.
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-Draco...- Mormorò piano, modulando il suono con attenzione, gustandolo sulla lingua e nelle orecchie. Era un bel
nome. Altisonante ed aristocratico. Dopo averlo pensato migliaia di volte era liberatorio pronunciarlo a voce alta.
Il pensiero che potesse essere un Mangiamorte non lo sfiorò per un istante. Rivedeva quei pochi centimetri di
avambraccio dalla pelle chiara e delicata, coperti da pochi, sottili peli biondi, una vena robusta che affiorava azzurrina,
suscitando la sua eccitazione. Desiderava seguire quella vena con le labbra, fino alla spalla, fino al collo, fino alle labbra
sottili e pallide.... si mosse nel letto, deglutendo forte, in cerca di una posizione più comoda e la spalla gli ricordò con
sorda decisione quali fossero le sue condizioni.
Incapace di stare ancora fermo a letto, si alzò e sedere e si mise a guardare fuori dalla finestra. C’era un bello spicchio
di luna, quella notte ed il cielo era terso. Doveva fare particolarmente freddo... chissà se Draco aveva freddo, nei
sotterranei? Avrebbe voluto averlo vicino, abbracciarlo, scaldarlo.... poi si dette dello stupido: Draco aveva già
qualcuno che lo riscaldava nelle notti fredde.
Draco venne di nuovo. Quella notte Blaise sentiva il bisogno di ristabilire in modo chiaro la sua proprietà sul
suo amante.
A Draco non dispiaceva affatto tanta foga. Blaise gli aveva piazzato tre bei morsi che gli avrebbero provocato
sicuramente altrettanti ematomi, lo aveva legato tanto stretto che i polsi gli facevano male ed iniziavano a lacerarsi per
il continuo movimento delle sue spinte.... meno male che a lui non piacevano i suoi “ giochini”!
Draco sorrise tra sé.
Blaise, esausto, gli rovinò addosso, ansimando. Dopo un momento lo slegò e le braccia di Draco gli circondarono le
spalle.
-Sei stato meraviglioso- Gli miagolò all’orecchio.
-Vedi di ricordartene, Malfoy! La prossima volta che fai la troia con Potter io..-Tu cosa?- Ridacchiò Draco, sinceramente curioso di scoprire quali perversioni il suo amante avrebbe saputo escogitare
per tenerselo stretto.
-Prenderò uno di quegli aggeggi finti che hai e te lo infilerò su per questo bel culo sodo e lo bloccherò con un
incantesimo che potrò sciogliere solo io!Draco gli regalò un sorriso ammirato. -E se mi dovesse servire, il mio culo sodo?-Ma come? Ero convinto che i nobilissimi Malfoy non avessero necessità così plebee!- Lo rimbrottò infilandogli due
dita tese in corpo a dimostrazione che le sue non erano vane minacce.
Draco miagolò tendendosi. -Di più, Blaise! Se vuoi che nessun altro mi usi dovrai... mettercene molto di più!- Cominciò
a muoversi piano, scopando le dita del suo amante con fare provocatore.
Il mattino seguente, Harry lasciò l’infermeria. In testa aveva solo due cose: vedere Malfoy e raccontare a Ron
ed Hermione della visita del principe dei Serpeverde.
Entrambe le cose gli riuscirono mentre le due classi si dirigevano a lezione.
Concitatamente Harry ripeté ai suoi sbalorditi amici la frase che Draco gli aveva sussurrato all’orecchio. Avveva le
guance arrossate e gli occhi lucidi.
-Non per smontarti, Harry, ma a me sembra una presa in giro!- Lo avvertì Ron.
-Mmmm... Non so, Ron. A me sembra che Malfoy stia giocando...- Rifletté Hermione. -E’ dal giorno in biblioteca che
mi da questa sensazione. Malfoy è un maestro nel rigirare le cose, lo sai anche tu, Harry! Non vorrei avesse capito che
tu hai un debole per lui e ne stesse approfittando-Ma no, Hermione... è impossibile!- Cercò di difenderlo Harry, però il dubbio si faceva strada in lui.
-Potter! Vedo che ti sei ripreso del tutto!- La voce annoiata di Malfoy giunse alle loro spalle ed Harry si illuminò
d’improvviso, sorridendogli apertamente.
-Si, Malfoy. Grazie. Sto benone-Vedi di cercare di rimanerci!- Gli sibilò con astio Zabini, spingendo avanti Draco ed interrompendo il dialogo.
-Temo che, almeno in parte, Hermione abbia visto giusto, Harry- Puntualizzò Ron, sconcertato dal comportamento
apertamente ostile di Zabini.
-Temo fosse inevitabile: volete lo stesso ragazzo. Non preoccuparti, Harry- Cercò di rincuorarlo Hermione.
-Già, con la differenza che Zabini è il suo ragazzo e d’ora in poi gli farà da cane da guardia- Boffonchiò Harry,
preoccupato.
-Però, Harry...- Gli sorrise Hermione. -Se Zabini si comporta così.... magari sa che non sei del tutto indifferente al suo
ragazzo, no?Harry le sorrise ed accelerò il passo, rincuorato.
-Non dovresti alimentare false speranze, Herm’!- La rimproverò sottovoce Ron.
-Lo so, ma non vedi quanto è felice? Era da tanto che non lo vedevo così... e poi, Zabini mi pare davvero che sia geloso
e non è il tipo da ingelosirsi senza motivo!-Lo conosci così bene?- ironizzò Ron.
Hermione sospirò. -No, Ron, ma Zabini è un tipo discreto, invece prima ci mancava poco che prendesse Harry a pugni.
Non hai visto come ha afferrato Malfoy per il braccio e come l’ha strattonato via?-Avrai ragione tu, ma io preferirei che Harry stesse alla larga da certa gente!L’ingresso in aula chiuse la loro conversazione.
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Nonostante Hermione avesse colto nel segno più di quanto lei stessa potesse immaginare, Ottobre scivolò in Novembre
e Dicembre arrivò senza che Harry avesse avuto altre possibilità di avvicinare Malfoy.
Draco veniva scortato ovunque e comunque da qualcuno, cosa che, dopo un po’, parve dargli piuttosto fastidio.
Tiger e Goyle avevano ricevuto l’ordine perentorio di non lasciarlo mai solo, di non ascoltare le sue proteste e,
soprattutto, di tenere alla larga Potter. Blaise era stato categorico.
Mentre i ragazzi caricavano i bauli sul treno che li riportava a casa per le vacanze natalizie, Harry approfittò della
momentanea assenza dei due gorilla per avvicinare, dopo tanto tempo, il suo rivale d’un tempo.
-Malfoy!- Lo chiamò prima che salisse sul treno, alcuni vagoni prima di dove lui ed i suoi amici avevano preso posto.
-Potter- Lo salutò con palese sorpresa.
-Volevo solo... farti gli auguri di Natale...Draco lo fissò smarrito per un attimo. -Oh, si... Natale! Anche a te, Potter-Non abbiamo... avuto modo di parlare più... e io...Draco abbozzò un sorriso stanco, che lo colse di sorpresa.
-Non sono stato molto bene, Potter e Blaise... bhe, diciamo che è molto protettivo con me-Lo sarei anch’io!Draco lo fissò sorpreso ed allora Harry si rese conto di cosa aveva detto, ma si era preoccupato sentendo che Draco non
era stato bene.
Arrossì. -Cioè, io... volevo dire...- balbettò inutilmente.
-Lascia stare, Potter. Ho capito- Malfoy fece un passo verso di lui, ma in quel momento Blaise si affacciò alla porta del
vagone.
-Andiamo Draco!....- Incenerì Harry con uno sguardo. -Sali!- Ordinò perentorio e Draco si affrettò ad ubbidire.
Blaise scese dal treno ed afferrò Harry per la cravatta, fissandolo dai suoi centimetri in più di altezza. -E’ inutile che ci
provi con lui, Potter! E’ mio! Passerò le vacanze con lui, nel suo letto e ti posso garantire che non penserà a te per un
solo istante!- Sibilò con rabbia.
Harry fece un passo in dietro e Zabini lo lasciò andare.
-Spetta a lui decidere- Riuscì a rispondergli, con la voce incrinata dalla rabbia e dal pianto che premeva per uscire.
-Non gli hai già fatto abbastanza male, Potter?- Gli chiese Zabini recuperando un tono normale.
-Io non gli ho fatto niente!- Strabuzzò gli occhi Harry.
-Ah no? Far finire suo padre in carcere è niente? Essere la causa indiretta della sua morte è niente per te? E non sai
neppure la metà di quello che ha passato Draco in questi anni a causa tua. Stagli lontano! Ti avverto: potrei ucciderti per
lui!Zabini risalì sul treno ed Harry rimase basito, immobile dove era stato lasciato.
Quando il fischio di partenza annunciò che il treno era prossimo a lasciare la stazione, Hermione e Ron lo chiamarono e
dovettero quasi trascinarlo nello scompartimento di peso.
Così erano iniziate le sue vacanze di Natale, quell’anno.
Capitolo 5
Narcissa Malfoy aspettava in silenzio. Guardava dalla finestra l’ingresso del vecchio maniero in attesa del ritorno di suo
figlio e del suo giovane amante. Non poteva nascondere di essere felice di quel rapporto. Draco aveva bisogno di
qualcuno che lo amasse e gli stesse accanto, che lo sostenesse. Ne aveva bisogno più di chiunque altro. Il suo Draco non
era forte, non era sicuro ed era passato attraverso esperienze terribili.
Talvolta Narcissa rimpiangeva i giorni felici in cui Draco era bambino e giocava accanto a lei, mentre Lucius lo
osservava e faceva progetti per lui.
Cercò con lo sguardo le foto sopra il caminetto.
-Lucius- Mormorò con infinito affetto.
Il loro era stato un matrimonio d’amore. Un matrimonio felice, nonostante qualche litigio, qualche incomprensione.
Lui era un amico di sua sorella Bellatrix. Era sicuramente il ragazzo più corteggiato di Hogwarts. Avrebbe passato i
giorni ad ammirarlo, entrare nelle sue simpatie era stato una specie di miracolo... quando lui le aveva chiesto di
sposarlo, Narcissa aveva pianto di felicità. Lo ricordava come fosse avvenuto il giorno prima: elegante, bello e con gli
occhi lucidi di commozione, in ginocchio davanti a lei, col più bel diamante che avesse mai visto.. “ Narcissa, sei l’unica
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donna che abbia mai amato. Sei l’unica che può prendere tutti i miei difetti e trasformarli e rendermi un uomo migliore.
Voglio che ti sia la compagna di tutta la mia vita. Ti prego, sposami, amore mio!” .. Una lacrima scese sul suo volto
candido al ricordo. Si erano amati incondizionatamente. Avevano preso ogni decisione assieme, senza mai mancarsi di
rispetto, finché..... finché Lucius aveva perso la testa....
-Troppo amore- Mormorò, giustificando ancora lo sposo che aveva perduto per sempre.
“ No Narcissa! Impazzirei se vedessi le mani luride di qualcun altro su di lui! Draco non sarà mai di qualcuno di
indegno! Io... ai miei occhi è come se sporcassero te, amore mio. Lui ti somiglia tanto... è nostro figlio! Non lo lascerò
mai al primo che capita!” E non lo aveva fatto....
“ Guardalo, Narcissa! Quando Draco sorride con gli occhi è identico a te!”
“ Però, Lucius, ha il tuo sorrise! Ha la tua bocca!”
I ricordi di una vita felice. Draco che muoveva i primi passi, Draco che pronunciava le prime parole. E poi Lucius che
gli insegnava ad andare a cavallo o lo trascinava sopra una scopa per fargli vedere il panorama.
“ Saluta la mamma da quassù, figliolo!”
E Draco che si sbracciava e lei che si spaventava.
“ Non mollare la scopa Draco!”
“ Lo tengo io Narcissa! Non preoccuparti! Lo difenderò sempre!”
Narcissa si asciugò le lacrime. Non voleva che Draco la trovasse in quello stato, non voleva che si rattristasse.
“ Quale dei miei uomini vuole farmi ballare, stasera?”
“ Io”
“ No, io!”
Le risate. Quanto le mancavano le risate. Le sere con la musica, ad insegnare a Draco a ballare o a parlare della scuola,
dei suoi progressi e anche, si, anche dei programmi del loro Signore. A progettare un futuro assieme.
E invece... Lucius era morto. Assassinato. E Draco... Draco forse non sarebbe mai stato in grado di farsi una vita
normale.
Finalmente i due ragazzi arrivarono. Narcissa li vide entrare mentre gli elfi domestici trascinavano i pesanti bauli.
-Madre! Madre!- La chiamò Draco, correndo ad abbracciarla mentre lei ancora scendeva lo scalone.
-Milady- La salutò Zabini con un profondo inchino.
Narcissa abbracciò suo figlio, stringendoselo al petto. Ora che si era lasciato crescere i capelli somigliava ancora di più
a suo padre. Poi porse la mano a Blaise, che la baciò rispettosamente.
-Ben tornati, miei cari-E’ già arrivato il Signore Oscuro?- Chiese Draco, ansioso.
-No, arriverà domani. Ora andate in camera vostra, cambiatevi. E’ quasi ora di cenaDraco baciò sua madre sulla guancia e fece strada a Blaise.
-Finalmente un po’ soli- Lo abbracciò Blaise, appena arrivati nella stanza di Draco.
Il giovane lord si lasciò andare tra le braccia del suo amante, che gli baciava il collo.
-Avevo paura che fossi ancora arrabbiato con me....-Per Potter? No... te lo toglierò dalla mente!Draco gorgogliò una risata. -E come pensi di fare?- Gli chiese malizioso.
-Tanto sesso, accontentare tutti i tuoi capricci e... se ancora non basta.... ricorrere alle minacce!Draco scoppiò a ridere, girandosi nel suo abbraccio e coinvolgendolo in bacio profondo.
-Ti amo, Draco-Lo so- Draco sciolse l’abbraccio ed andò ad aprire l’armadio cercando qualcosa di adeguato da mettersi.
Blaise si guardò intorno. In quella stanza avevano fatto l’amore la prima volta, ma non gli piaceva tornare lì. Quel posto
era troppo impregnato di ricordi per Draco.
Gli elfi domestici portarono dentro i due bauli e Blaise si affrettò ad aprire il suo per trarne l’abito per la cena.
Draco stava litigando come al solito col nodo della cravatta e Blaise lasciò indugiare lo sguardo per un po’, sorridendo,
prima di andare ad aiutarlo.
-Sei l’unico uomo che conosco che non ci riesca!- Lo prese in giro, baciandolo teneramente sulla punta del naso.
-Dato che ci sei tu a farlo al posto mio non ho la necessità di imparare!- Rispose con cipiglio, toccato sul vivo.
Blaise lo fissò sorridente, sistemandogli il collo della camicia e lisciando lo sparato della giacca. -Sei un impertinente,
lo sai?Per tutta risposta Draco si protese a baciarlo e Blaise rimpianse di dover scendere a cenare.
Narcissa arrivò a tavola qualche attimo dopo di loro. Draco si alzò per spostarle la sedia e, quando fu tornato al suo
posto, i piatti si riempirono.
-Come è stato il viaggio, miei cari?-Ottimo, anche se lungo- Rispose Blaise per entrambi.
-Domani arriverà anche Severus. Si fermerà da noi per qualche giorno-Bene! Mi fa piacere che ci sia pure lui. E voi, madre? Come state?Narcissa sorrise. -Non ti nascondo che mi sento un po’ sola, qui al castello. Bella’ mi viene a trovare ogni volta che può,
ma sai com’è...-
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Draco e Blaise annuirono. Bellatrix era ancora ricercata e non sarebbe stato strano che gli Auror sorvegliassero il
castello. Per questo, nonostante la venuta di Lord Voldemort i preparativi non erano stati eccessivi: nessuno doveva
accorgersi della sua presenza.
La cena proseguì senza intoppi, nonostante un paio di battute poco felici di Draco.
-Cosa ti è preso ad un certo punto?!- Lo aggredì Blaise quando furono in camera.
Draco ghigno. -Dovevo lasciarla flirtare con te?-Tua madre non stava flirtando!-Ah no?- Draco gli buttò le braccia al collo, cominciando a strusciarsi come un gatto.
-Sii serio! Tua madre non si comporterebbe mai così!- Lo allontanò Blaise. -Cercava solo di essere gentile!-Non sarebbe la prima volta che lei e io ci contendiamo lo stesso uomo!Blaise lo colpì e Draco rimase zitto, come se si fosse morso la lingua.-Dovresti vergognarti! Ti sei messo in
competizione con lei! Che razza di uomo sei? Che razza di “ figlio”? Al posto di Narcissa ti avrei cavato gli occhi! E
lui.... l’avrei ucciso con le mie mani! Siete stati due mostri!Draco lo fulminò. -Se vuoi dormire qui, stanotte, modera il linguaggio, Blaise!Draco si infilò in bagno sbattendo la porta e Blaise si lasciò cadere sull’ampio letto. Non sarebbero stati quindici giorni
di vacanza: sarebbero stati giorni di continui scontri, sbalzi d’umore e ricordi invadenti.
-Sono contento che tu sia morto!- Sibilò Blaise all’indirizzo di Lucius.
-Tutto tuo- Uscì dopo un po’ dal bagno il padrone di casa.
Senza degnarlo di uno sguardo Blaise si infilò nella stanza attigua e, quando ne uscì, Draco pareva già addormentato.
Nudo, a pancia in giù sul letto, abbracciava il cuscino.
Blaise si appoggiò al letto e rimase a fissarlo. Perché doveva essere così bello? Riusciva sempre ad intenerirlo. Brutta
cosa l’amore, se ti impedisce di essere fermo nelle tue decisioni.
Si infilò nel letto stando attento a non svegliarlo, quando gli fu accanto non poté resistere dal fargli una lunga carezza su
tutta la schiena e posare un bacio leggero sulla fossetta in cui la colonna vertebrale spariva prima delle natiche.
Gli si sdraiò accanto e gli circondò le spalle con un braccio.
Draco gli si accoccolò al petto.
-Scusami, Blaise- Mormorò senza aprire gli occhi.
-Sei sveglio?- Gli chiese, sottovoce, Zabini.
Draco semplicemente annuì, stringendosi di più a lui ed infilando i piedi freddi tra i suoi. -Ho freddo-Per forza: sei nudo!- Blaise raccattò una coperta dal fondo del letto e la svolse fino alle spalle di Draco, avvolgendolo
in un bozzolo. Lo sentì tremare, ma non di freddo. Lo strinse di più e sussurrò al suo orecchio, cercando di
tranquillizzarlo.
-Non avere paura. Ci sono io a proteggertiIl mattino seguente, quando scesero a fare colazione, Severus Piton era già arrivato. Le voci sue e di Narcissa
giungevano dalla sala da pranzo allegre ed inframmezzate dalle risate.
Draco si sentì sollevato. Salutò la madre con un bacio e prese posto a tavola.
-Sei arrivato presto, Severus!-Sono arrivato ieri notte, ma voi due eravate già andati a lettoDraco annuì. Il suo padrino e sua madre erano stati compagni di scuola, avevano la stessa età e Severus era stato il
migliore amico di suo padre. Una volta andava al castello quasi ogni fine settimana, ma dal ritorno di Voldemort aveva
dovuto farsi più prudente, per non far cadere la sua copertura con Silente.
A metà pomeriggio cominciarono ad arrivare gli ospiti. Voldemort si fece attendere fin quasi all’ora ci cena. Arrivò
ammantato di nero come tutti i suoi seguaci.
Riservò i saluti più intimi a Narcissa e Bellatrix ed a Piton, suo nuovo braccio destro, dalla scomparsa di Lucius.
La sala da pranzo si riempì di figure nere e bisbiglianti, impegnate ad ordire piani, finché, poco prima di mezza notte, si
avvicinarono al camino.
Narcissa prese una ciotola d’argento e la porse ai suoi invitati. Uno alla volta essi presero una manciata di metropolvere
e la lanciarono nel camino, chiamando la loro destinazione e lasciando Malfoy Manor.
Neppure mezz’ora più tardi, una ventina di Mangiamorte si ritrovavano in una vecchia casa cadente in un villaggio
dell’Inghilterra del nord.
Draco si strinse nel mantello e subito Blaise lo abbracciò per infondergli un po’ di calore.
Un Mangiamorte li aspettava ossequioso e li condusse fuori.
I Mangiamorte sollevarono i cappucci sopra le teste ed indossarono le loro maschere bianche. L’uomo li guidò ad un
recinto dove li attendevano gli splendidi esemplari di Yale preparati per la caccia.
I mostruosi cavalli dalle corna caprine e dalla dentatura di cinghiale che avevano sconvolto i fisiologi medievali ed
erano entrati nella letteratura babbana a causa di Plinio il Vecchio. La maggior parte era stata uccisa dai maghi a causa
del loro carattere selvatico, ma ne vivevano ancora un buon numero nelle riserve. Le corna erano in grado di percepire
la magia e fungevano da antenne per gli animali.
Non appena l’Oscuro ed i suoi seguaci furono saliti in groppa, l’uomo liberò da un capanno una muta di Hidalgo, cani
demoniaci, grandi quasi come esseri umani, simili ai Licantropi nella loro trasformazione animale, ma più grandi, più
forti e molto, molto più feroci.
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Gli Hidalgo fiutavano anch’essi la magia e ubbidivano ad un solo padrone. Allevarli era vietato dalle leggi, ma spesso
se ne potevano trovare nel mercato nero. Lupi demoniaci dall’intelligenza quasi umana, erano inarrestabili sino alla
morte.
I cavalli si lanciarono al galoppo ed i lupi si misero rapidamente alla guida della mandria oscura.
A pochi chilometri sorgeva un villaggio babbano. Poche decine di case abitate da persone tranquille che festeggiavano
il Natale, ma tra loro si era rifugiata una famiglia di maghi che aveva tradito il Signore Oscuro. Marito, moglie e due
figli ancora piccoli che sarebbero serviti da esempio per gli altri.
Remus Lupin si affrettava, ma cominciava a sentirsi poco padrone di sè. La luna entro poche ore sarebbe stata
piena e Piton non gli aveva lasciato la pozione antilicantropia.
Sheppard Town era a pochi chilometri, si era smaterializzato più vicino possibile. Doveva avvisare Colin McFarrel e
sua moglie Gwinet che Voldemort li stava cercando. Sperava di fare in tempo. I McFarrel avevano due figli: Martin, di
neve anni e Juliet di sei. Erano ex Mangiamorte. La loro testimonianza era stata fatale a numerosi Mangiamorte, sedici
anni prima. Dopo i processi si erano ritirati a Sheppard Town e di loro non si era più saputo nulla. L’Ordine della
Fenice li controllava di tanto in tanto, una formalità: i McFarrel erano quanto mai lontani da Voldemort e i suoi
tirapiedi. Per questo, ora, erano in pericolo.
Remus esitò: era quasi mezzanotte. non era sicuro che capitare da loro a mezzanotte del giorno di Natale fosse l’ideale.
In fondo, non era detto che sarebbero stati attaccati proprio quella notte.
Poi un bagliore improvviso rischiarò la notte. Urla disperate si alzarono, trasportare dalla brezza notturna, sino alle sue
acute orecchie e Remus corse. Corse più che potè, ma lo spettacolo che gli si parò davanti non lasciava speranza alcuna.
Il villaggio era messo a ferro e fuoco. Corpi giacevano ovunque. I mostruosi Yale calpestavano le strade con i loro
cavalieri mascherati e, cosa ben peggiore, gli Hidalgo fiutavano ovunque, cercando ogni traccia di vita per ridurla a
brani.
Remus si nascose dietro una siepe di una casa annerita dal fumo, un po’ in periferia e guardò la luna, ringraziando Piton
per non avergli lasciato la pozione.
Sentiva il suo corpo iniziare a mutare. Aveva pensato di raggiungere i McFarrel al mattino, oppure di arrivare presto ed
andarsene prima che la luna fosse piena, ma ora ringraziava che il suo odore stesse rapidamente diventando simile a
quello degli Hidalgo che non sarebbero stati in grado di riconoscerlo.
Due Yale si fermarono accanto alla siepe e Remus si spostò di qualche metro.
I due Mangiamorte scesero dai cavalli e si tolsero le maschere.
Remus sbarrò gli occhi: Draco Malfoy e Blaise Zabini.
Malfoy rideva e baciò con impeto il suo compagno.
-Non mi sono mai divertito tanto!- Rise mentre stendeva il mantello per cercare di vedere le macchie di sangue alla luce
degli incendi. -Però fa troppo caldo con queste maschere!- Si lamentò. -Anche tu hai tutto il viso sudato!- Così dicendo
allungò una mano al volto di Zabini, macchiandolo del sangue di cui era impregnato il guanto. Rise di nuovo e si
allungò a leccarlo via dal viso di Blaise.
In quel momento la mente di Remus si offuscò e non distinse più nulla.
Capitolo 6
Draco si stiracchiò soddisfatto nel suo letto. Blaise dormiva ancora. Era stata una notte lunga ed intensa. La caccia era
stata divertente e produttiva. Era stata la sua prima vera azione da Mangiamorte e ne era ancora entusiasta. Quando
erano rientrati al Maniero aveva ancora tanta adrenalina in corpo che aveva costretto Blaise a dare fondo a tutte le sue
energie.
Ora il più bel Serpeverde di Hogwarts stava dormendo, russando debolmente, con aria corrucciata, a pancia in giù,
girato verso il suo amante.
Draco lo ammirò per un po’, poi, annoiandosi, cercò di spostargli il braccio per infilarcisi sotto, cominciando a
stuzzicargli un capezzolo.
-Blaise? Svegliati dormiglione!- Gli sussurrò strappandogli un mugugno.
-Vuoi che mi vada a cercare un altro amante?- Così dicendo cominciò a sgusciare fuori dal suo abbraccio.
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I muscoli del braccio addormentato si irrigidirono subito, trattenendo Draco che non fece alcuna resistenza. Blaise lo
strinse di più e la sua espressione si distese in un sorriso. -Buon giorno amore-Buon giorno, Blaise- Lo baciò mentre apriva gli occhi.
-Non dirmi che hai ancora voglia di fare sesso, perché io ho fame!-D’accordo, allora prima scendiamo a fare colazioneEra ancora piuttosto presto ed il castello sembrava addormentato.
Passando davanti alla porta della camera di sua madre Draco sentì le voci del suo signore e di Minus e si fermò in
ascolto.
-Andiamo via, Draco!- Lo incitò Blaise sottovoce, trascinandolo giù.
Draco lo assecondò, raggiungendo la sala da pranzo dove gli elfi domestici si affrettarono a servire una abbondante
colazione.
Poco dopo Voldemort scese, seguito dal suo fedele Minus.
-Mio Signore!- Lo salutò Draco, scattando in piedi, subito imitato da Blaise.
L’Oscuro rivolse loro un ghigno che voleva essere un sorriso.
-Essere ospite dei Malfoy è sempre un piacere. A presto, Draco- Lo salutò il Lord prima di sparire nel nulla, assieme
all’ex topo di Weasel.
Draco, dapprima immobile, come colto da un’improvvisa rivelazione, lasciò di corsa la stanza, salendo i gradini dello
scalone a due a due.
Blaise lo rincorse, nuovamente preoccupato per il suo comportamento.
Draco raggiunse la camera di sua madre. La porta era socchiusa e lui la spalancò senza riguardi.
-Draco!- Lo apostrofò la donna, colta di sorpresa.
Draco fece vagare lo sguardo nella stanza, da sua madre seduta alla toletta, intenta a spazzolare i lunghi capelli biondi al
letto sfatto.
Blaise rimase sulla porta, indeciso se avesse il diritto di seguire Draco in quella stanza o meno.
-Come hai potuto?- Le chiese con voce carica di risentimento.
-Di cosa parli, tesoro?- Gli chiese la donna, deponendo la spazzola.
-Di quello!- Le sputò addosso Draco, indicando il letto.
-Non è come pensi, Draco- Scattò in piedi lei.
-E allora com’è? Spiegamelo!-Tua madre ha pensato sarebbe stato appropriato lasciare la camera padronale al nostro signore, Draco- Giunse, dalle
sue spalle, la voce di Piton.
Blaise si girò e si scansò per far passare l’insegnante.
Draco lo fissò con sospetto.
-Tua madre ha dormito con me, stanotte- Concluse l’uomo.
-Severus, no...- Cercò di fermarlo Narcissa.
Draco tornò a fissare la madre. -Così rimpiazzi mio padre?- Le chiese con voce rotta.
Narcissa fece un passo verso di lui, ma Draco la allontanò ed uscì dalla stanza a passo svelto e testa bassa, per
nascondere le lacrime che gli invadevano gli occhi.
Blaise lo seguì senza perdere tempo, raggiungendolo in camera.
-Draco...- Lo chiamò, prendendolo per i fianchi e costringendolo a guardarlo.
Draco cominciò a singhiozzare forte, aggrappandosi al suo amante.
-Come può fargli questo?!- Singhiozzò.
Blaise gli accarezzo i capelli, mentre Narcissa bussava alla porta chiusa, chiamandolo.
-Come posso fargli anch’io questo?- Biascicò Draco, guardando Blaise con la luce della disperazione negli occhi.
Blaise ebbe un attimo di panico e lo strinse più forte.
-Eppure lo amavo...- Mormorò Draco, confusamente.
-E’ morto, Draco!- Gli ricordò Blaise vedendo il suo sguardo appannarsi ed allontanarsi dalla realtà. Lo scosse,
cercando di trattenerlo. -Parla con tua madreDraco mosse la testa con decisone a sinistra ed a destra, digrignando i denti.
In quel momento sentirono la voce di Piton scandire “ Aloomora”. La serratura scattò e Narcissa mosse alcuni passi
nella stanza.
-Tesoro...Draco la fissò, asciugandosi gli occhi. Aveva il viso arrossato. Blaise continuava a stringerlo, come dovesse sostenerlo.
-Draco...-Da quanto va avanti?- Le chiese tagliente suo figlio.
-Da alcuni mesi-Hai dimenticato mio padre...-No, Draco! Mai! Amo Lucius. Lo amerò sempre! Severus mi è stato di grande conforto e... ci protegge. Ora è lui il
braccio destro del nostro signore...-Ha preso il posto di mio padre al servizio del Lord e anche nel suo letto... bella scalata “ professore”!- Sputò Draco
addosso all’uomo che entrava allora nella stanza per affiancarsi a Narcissa.
-Draco sei molto agitato. Ti preparerò una pozione....-
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-Nessuna pozione, traditore! Mio padre ti considerava un amico! E invece tu ti sei infilato nel letto di sua mogl...- Non
terminò la frase perché un sonoro schiaffo della madre fece tacere la sua voce isterica.
Narcissa aveva gli occhi pieni di lacrime e le gote pallide appena arrossate.
-Qualcun altro ha disonorato il mio letto ed il mio matrimonio assai prima di SeverusBlaise impallidì mentre Draco sbarrava gli occhi.
-Chiedi scusa a Severus, Draco-Non stai dicendo sul serio...- Piagnucolò Draco, riprendendo a piangere.
-Ora, Draco. Chiedigli scusa!Draco ricominciò a singhiozzare, piegandosi sul braccio di Blaise.
-Narcissa, è sconvolto. Lascia stare, non sono arrabbiato- Intervenne Piton, mettendo una mano sulla spalla della donna.
Narcissa accarezzò la testa di Draco e gli poggiò un bacio tra i capelli.
-Non è colpa tua...- Gli sussurrò.
-Si, invece.... Lui ti amava....- Biascicò Draco, senza guardarla.
-Amava anche te- Lo consolò lei, prima di uscire dalla stanza con un cenno di gratitudine a Blaise.
Blaise guidò dolcemente Draco fino al letto e lasciò che sfogasse le sue lacrime, accarezzandogli il viso ed i capelli
finché non si calmò.
Tenne per sé i suoi pensieri e la rabbia per l’uomo che aveva provocato tanto dolore nel ragazzo che amava ed in sua
madre.
Quasi un’ora dopo Draco si appisolò. Nel sonno leggero le mani di Blaise si trasformarono, divennero più grandi e
Draco si rilassò al ricordo di labbra meno morbide di quelle del suo giovane amante e di lunghi capelli biondi che gli
accarezzavano la pelle in quello stesso letto.
Gli occhi duri e bollenti di passione di Lucius Malfoy... un fremito lo scosse mentre ricordava la passione violenta di
suo padre, capace di amarlo per notti intere, il piacere intenso che gli dava quando lo possedeva con forza e decisione.
Il suo amante.
Suo padre.
Gli occhi di Draco si riempirono di nuovo di lacrime e Blaise le asciugò, svegliandolo.
Si guardarono senza sapere cosa dire, conoscendo l’uno l’anima nera dell’altro.
Blaise si chinò a baciarlo e, dopo una momentanea indecisione, Draco rispose.
-Non ti amo, Blaise- Mormorò Draco, aspettandosi una reazione violenta dall’altro.
-No. Ma hai bisogno di me- Rispose semplicemente il suo compagno, iniziando a spogliarsi.
-Non ne ho voglia, Blaise...-Ma ne ho voglia io. E stavolta farai a modo mio- Gli disse dolcemente.
-No...- Protestò con una nota di panico Draco.
-Si- Lo baciò il moro, stendendosi su di lui ed iniziando a spogliarlo. -Non ti permetto di dirmi che non mi ami senza
avermi mai concesso di amarti a modo mio-Non voglio!-Neppure io ho mai voluto legarti, bendarti... farti tutte quelle cose malate che ti faceva tuo padre...-Non offenderlo!-Non lo offendo, Draco. Dico solo la verità- Gli sfilò la camicia senza che Draco gli opponesse troppa resistenza.
-Blaise, ti prego... ho paura...- Lo supplicò con il pianto nella voce.
Blaise gli tolse i pantaloni ed i boxer assieme e gli circondò il viso con le mani.
-Ti va bene essere picchiato, ma hai paura di essere amato dolcemente.... Draco, io voglio che tu superi questo scoglio.
L’amore è questo. Tuo padre non ti amava!-Si che mi amava!-No, lui ti voleva! Ti voleva perché aveva paura che tu lo lasciassi-Non è vero!-Cosa gli hai detto quella notte, Draco?“ ... io... io... credo di essermi innamorato... di...”
-No!- Singhiozzò forte.
-Cosa gli hai detto, Draco?- Insistette Zabini.
-Che mi ero innamorato di Potter!- Esplose.
Blaise sentì qualcosa spezzarsi dentro di sé, più o meno all’altezza del cuore.
-E lo ami ancora?Draco scosse la testa. -Lo voglio morto, Blaise! E’ colpa sua... è solo colpa sua!Blaise si chinò a baciarlo. Draco cercò senza forza di respingerlo e Blaise cominciò a profondere baci dolci che
facevano tremare Draco dall’interno più profondo di sé.
Blaise gli accarezzò con le labbra la fronte, il collo, le spalle, posando baci teneri e premurosi.
Draco si sentì mancare l’aria. Stava soffocando. Aveva paura. Voleva chiamare aiuto, ma non ci riusciva.
Blaise prese tra le labbra un capezzolo, cominciando subito ad accarezzarlo con la lingua, allora Draco cominciò a
sentire un flebile soffio d’aria penetrare nei suoi polmoni e ci si aggrappò.
Blaise si allontanò dal capezzolo appena inturgidito per dedicare le stesse attenzioni alla piccola aureola chiara,
accarezzandogli i fianchi tesi.
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Draco sussultò, perdendo il controllo della respirazione, iniziando a gemere piano, mentre Blaise continuava a regalargli
baci e carezze senza spingersi oltre.
-Mi... mi stai... torturando... Blaise!Blaise non gli rispose, lo coinvolse in un bacio profondo, stringendoselo al petto. Quando Draco fu un po’ più calmo
lasciò il suo viso per scendere con una cascata di baci umidi sulla sua gola, succhiando lentamente il pomo d’Adamo,
scivolando poi sullo sterno, leccando con passione la piccola conca formata dalle ossa un po’ sporgenti, sentendo sotto
la lingua il battito accelerato del suo cuore.
Mentre le sue mani vagavano sul corpo inerte di Draco riprese la sua discesa, baciandolo all’altezza del cuore,
sussurrandogli il suo amore.
Draco, con braccia tremanti, gli circondò la testa, infilando le dita tra i capelli corvini.
Blaise sorrise contro la pelle delicata del suo addome, stringendo un po’ la presa delle dita aperte sui suoi fianchi,
spingendo la lingua nel piccolo, profondo e perfetto ombelico, mordendo la carne tenera intorno, premendo il viso e
riempiendo di baci il ventre del suo amore.
Ad un nuovo, soffocato gemito di Draco, Blaise si sollevò a guardarlo.
Draco piangeva piano, ma erano passati il dolore e la paura. Aveva bisogno di liberarsi il cuore e Blaise lo stava
aiutando.
Lo baciò e Draco rispose con una strana calma. Blaise gli accarezzò le labbra, giocò con la sua lingua e gli baciò la
punta del naso, rivolgendogli un sorriso aperto, prima di scendere tra le sue gambe, baciare le pelle sensibile
dell’interno coscia, accarezzandone l’esterno. Una scia di baci e leccate veloci dal ginocchio all’inguine, saltando i
genitali gonfi per riprendere dall’altro ginocchio, avvicinandosi via via, di nuovo al pene eccitato di Draco.
-Blaise...- Gracchiò Draco.
Blaise soffiò tra i sottili peli biondi che il sudore appiccicava alla pelle, accarezzando poi con un dito l’intera lunghezza
dell’asta, una, due volte prima di prendere in bocca la punta bagnata, succhiandola piano e brevemente.
Draco quasi urlò, agitandosi scompostamente nel letto.
Blaise cominciò ad accarezzare la punta col pollice, strofinando il frenulo e cominciando a depositare baci lungo l’asta,
allungando la lingua per leccare lo scroto con forza, per stimolare l’orgasmo.
Quando sentì che Draco era ormai allo stremo lo riavvolse nel calore della sua bocca, aggrappandosi alle sue gambe e
continuando a succhiare, ingoiando lo sperma caldo che Draco gli riversò in gola.
Blaise continuò a leccarlo piano per un po’, finché l’erezione non scemò del tutto. Allora si sollevò di nuovo, per
raggiungere il suo volto e lo baciò con passione.
-E’ stato così terribile?- Gli chiese in un soffio.
Draco accennò ad un no timido e Blaise gli leccò via le tracce salate che gli si erano seccate sul viso.
Draco lo abbracciò con slancio, sollevando i fianchi appena sentì la mano del suo compagno cercare di infilarsi sotto la
sua natica.
Blaise lo accarezzò a lungo. Adorava la forma del sedere di Draco, adorava la sua pelle morbida come le guance di un
bambino. Poi si sposto e raggiunse il piccolo anello muscolare, iniziando ad accarezzarlo con pazienza, massaggiandolo
all’esterno ed all’interno.
Draco iniziava a sentirsi un po’ a disaggio: non aveva bisogno di tanta preparazione, ma Blaise sembrava deciso a
continuare. Intanto la sua eccitazione stava tornando, eppure non riusciva a dirgli di spicciarsi.
-Posso farti mio, Draco?- Gli chiese Blaise, quando ritenne di averlo rilassato abbastanza, con voce profonda e bassa, ad
un soffio dalle sue labbra.
Draco non capiva perché il volto gli fosse andato a fuoco o perché il cuore avesse ripreso a battere a quel modo, né
perché Blaise gli avesse fatto quella domanda, ma si limitò ad annuire.
-Ti amo- Gli disse Blaise, prima di baciarlo ed entrare lentamente in lui.
Draco si inarcò, sconvolto da un piacere totalmente nuovo. Lo abbracciò sospirando e stringendo gli occhi e Blaise
cominciò a muoversi piano dentro di lui, delicatamente, facendo durare il loro amplesso più a lungo di ogni altra volte.
Onde di piacere si diffondevano nei loro corpi e Draco poteva sentire uno strano formicolio fino nelle punte delle dita.
Era sconvolto da un piacere intenso e nuovo, quando un nuovo orgasmo esplose, lo colse quasi impreparato.
Sentì Blaise riversarsi in lui, in silenzio. Sentì come se il calore del suo seme lo riscaldasse da dentro, propagandosi nel
suo corpo.
Blaise lo baciò dolcemente e si ritrasse da lui, avvolgendolo tra le braccia, portandogli la testa sul suo petto e tenendolo
così.
Draco non si accorse di scivolare nel sonno, ascoltando i battiti forti del cuore di Blaise.
Quando si risvegliò l’ora di pranzo era già trascorsa e lui era ancora stretto al petto del suo amante che lo
fissava con gli intensi occhi blu.
-Ciao-CiaoDraco si spostò un po’ a disagio. Si sentiva confuso. Si sentiva un po’ spaventato e, soprattutto, si sentiva, in qualche
modo, tradito.
-Hai fame?- Gli chiese Blaise, alzandosi a sedere sul letto.
Draco annuì. -Però non voglio scendere...-
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-D’accordo- Blaise si allungò verso il campanellino d’argento sul comodino e lo suonò finché un elfo domestico non si
precipitò nella stanza.
-Il signore ha chiamato, signore?-Si. Portaci da mangiare e, mi raccomando, doppia porzione di dolce!-Si signore, subito, signore!- S’inchinò l’elfo prima di sparire.
Draco si stiracchiò e si mise a sedere a sua volta.
-Se la prenderanno che non siamo scesi a pranzo?- Chiese mestamente.
Blaise alzò le spalle e gli sorrise. -E’ il giorno di Natale: che male c’è se lo passi in camera col tuo ragazzo? Nessuno ti
dirà nulla, Draco!Draco annuì e sfuggì ai suoi occhi. Gli sembrava che la loro intensità potesse ferirlo.
L’elfo domestico entrò spingendo un carrello pieno di pietanze.
Sistemò due tavolini da letto in modo che i signori potessero mangiare comodamente ed attese ordini.
-Va pure, ora ci arrangiamo noi- Lo congedò Blaise.
Il moro eliminò il proprio tavolino, accantonò le posate e cominciò a raccogliere il cibo con le mani.
Draco lo guardò stupito ed anche un po’ curioso.
Blaise prese con due dita una fetta sottile di carne e la portò alle labbra di Draco che, incerto, schiuse le labbra
accogliendola. Blaise gli accarezzò le labbra e tornò al piatto per prendere un nuovo boccone, per tornare alla sua bocca
e infilarci dentro le dita.
Draco, cominciando a capire il gioco le succhiò e le leccò.
Blaise proseguì fino alla fine, imboccando e coccolando Draco come avrebbe voluto fare sempre.
-Che cosa stiamo facendo, Blaise?- Gli chiese Draco con voce bassa, quasi colpevole.
Blaise gli baciò una spalla ed intinse le dita nella panna del dolce, sporcandogli il naso e poi leccandolo per ripulirlo.
-Stiamo facendo l’amore- Gli rispose semplicemente porgendo alle sue labbra le dita.
Draco aprì le labbra quasi più per stupore che per terminare il pasto.
Natale, negli ultimi anni, non era stato tanto male, per Harry. Aveva trovato, nei Weasley, la famiglia che
aveva sempre desiderato: unita, affettuosa, chiassosa. Non ci aveva messo molto a legarsi ai signori Weasley ed ai loro
sette figli. Persino a Percy.... aveva finito per considerarli davvero la “ sua” famiglia.
Eppure quell’anno, festeggiare era stato una tortura. Fingere di essere felice, ridere, chiacchierare.... era contento che
fosse finita.
Aveva aspettato tutto il giorno un attimo di pace, un momento di solitudine. Aveva scartato regali, mangiato piatti
favolosi che Molly aveva curato tantissimo, ma aveva solo voglia di piangere.
Aveva aspettato che tutti andassero a letto e si era rannicchiato sul divano. Aveva detto a Ron che aveva mangiato
troppo ed aveva bisogno di una tazza di latte caldo, di andare a letto e di non preoccuparsi, che lui sarebbe arrivato
presto.
Sbadigliando Ron lo aveva salutato.
Harry si era davvero fatto una tazza di latte caldo, ci aveva aggiunto una generosa quantità di miele e si era
raggomitolato sul divano, contro il calore di una coperta piegata sullo schienale .
Natale era trascorso senza sapere nulla di Draco.
Sicuramente era con Blaise, il suo rivale glielo aveva detto apertamente. Draco avrebbe festeggiato con lui, si sarebbero
scambiati regali e baci e... Harry sentì il cuore stringerglisi nel petto fino a fare male. E avrebbero passato le notti nello
stesso letto, avrebbero fatto l’amore... no! Avrebbero fatto sesso! Draco avrebbe fatto l’amore con lui! Con nessun altro
sarebbe stato come con lui perché lui lo amava come non lo amava nessun altro!
“ Stupido!” Si disse. “ Sei geloso marcio! Lui è di Blaise! Stanno assieme e non puoi farci niente! Non ama te! Non ti
ama Harry!” Le lacrime finalmente presero a sgorgare.
Draco sgusciò silenziosamente dal letto. Blaise dormiva. Gli faceva male il cuore da quando Blaise aveva... lo
aveva amato.... in quel modo.
Si sedette pensieroso su una delle poltrone davanti al caminetto. La fiamma era debole e buttò un paio di ciocchi per
ravvivarla.
Immaginò sua madre tra le braccia di Severus... chissà se si era preoccupata non vedendolo neppure a cena?
Chissà se aveva detto al suo padrino cosa facevano lui e Lucius ogni volta che lui tornava al maniero....
Scacciò il ricordo di Lucius, guardò Blaise, ancora immobile e raccolse gli abiti dal pavimento, un po’ a tentoni per non
infastidirlo con un incantesimo di luce.
Prese la metropolvere dalla ciotola sopra il caminetto e, lanciatala, bisbigliò “ La Tana”.
Harry sentì crepitare le fiammelle quasi spente del caminetto, ma non ci badò. Riusciva solo a rigirarsi in testa
le parole di Zabini e le immagini che la sua mente masochista continuava a riproporgli: Draco che baciava Zabini, i loro
abbracci, Draco sconvolto da un piacere che poteva solo immaginare....
-Harry?Harry alzò gli occhi pieni di lacrime e vide Malfoy davanti a sé.
-Draco?- Lo chiamò incerto.
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Il Serpeverde annuì e si avvicinò di un passo, mentre Harry appoggiava la tazza e si alzava dal divano.
-Perché sei qui?-Sapevo che avresti passato il Natale qui e... volevo vederti...-E’ un sogno per caso?Draco annuì. -Si, Harry. Stai sognando. Anch’io sto sognando...Harry compì i pochi passi che li separavano con slancio e Draco lo accolse tra le braccia. Un solo bacio, si era
ripromesso Draco. Gli avrebbe rubato un bacio e poi avrebbe potuto continuare ad odiarlo.
Harry, stringendolo possessivamente, arretrò verso il divano e ci si lasciò cadere, trascinandosi dietro Malfoy.
Harry gonfiò il petto contro il suo, cominciando a far scorrere le mani sulla sua schiena, allora Draco si allontanò.
Harry lo fissò smarrito.
Draco si portò l’indice alle labbra facendogli segno di fare silenzio.
-E’ solo un sogno, Harry... chiudi gli occhi- Si chinò per baciarlo castamente sulle labbra e si allontanò senza fare
rumore.
Quando Harry riaprì gli occhi, di Malfoy non c’era più alcuna traccia.
Capitolo 7
Blaise si lasciò sfuggire un sospiro. Si ravviò indietro i capelli che gli erano scivolati sulla fronte e si rigirò nel letto.
Non aveva modo di sapere dove fosse andato Draco. Il principe dei Serpeverde aveva bisbigliato troppo piano per
riuscire a capirlo.
Aveva continuato a fingere di dormire perché voleva vedere cosa avrebbe fatto il suo compagno, ma come poteva
dormire veramente? Come poteva, Draco, pensare che riuscisse a prendere sonno con tutti i pensieri che aveva?
Forse Draco non si era accorto della sua preoccupazione... anzi, di certo.
Meglio così.
Blaise temeva che la salute mentale di Draco fosse ormai irreparabilmente compromessa.
In fondo non era tanto strano. Capitavano cose del genere, in famiglie come le loro.
A guardare la famiglia di Draco, non si doveva neppure scavare tanto: Bellatrix non era esattamente una donna normale
e Lucius... Lucius era stato un uomo morboso. Che padre è quello che instaura una relazione incestuosa col proprio
figlio quattordicenne?
Poteva, Draco, essere normale, uscendo da quella famiglia?
Blaise si rigirò, incapace di trovare una posizione soddisfacente.
Chi era lui per criticare?
Non era lui il primogenito di Zabini. Non che si potesse nominare Margaret davanti a suo padre, ma lui la ricordava
bene.
Margaret era morta ad undici anni, quando lui ne aveva appena sei. Era nata dal primo matrimonio di suo padre. Ed era
morta della stessa malattia di cui era morta sua madre. “ Tare”, così si definivano quelle malattie ereditarie. Blaise si era
fatto una cultura sull’argomento, negli anni: la moglie di Massimiliano d’Austria era impazzita e vagava nel parco del
suo castello stringendo al seno una bambola che credeva sua figlia. Alessandro di Russia aveva ereditato l’emofilia
dalla madre tedesca, figlia della nobiltà di Coburgo, da cui proveniva anche il marito della regina Vittoria e la spada di
Damocle di una malattia tremenda e misteriosa si era messa a pendere sulle teste coronate d’Inghilterra.
-Margaret...- Sorrise al ricordo della sorella: luminosi e sinceri occhi blu e riccioli castani come quelli di sua madre. Da
Margaret aveva imparato ad amare la lettura e lo studio e anche... l’araldica. Margaret amava i vecchi blasoni colorati di
blu, rosso e oro. Per lui erano solo disegni ingarbugliati, non simboli di famiglie antiche, depositarie di storie e di storia.
La volontà maniacale di mantenere puro il sangue di quelle stesse antiche e nobili famiglie aveva finito per indebolirle...
e toccava a persone come Draco pagarne il prezzo più alto.
Eppure quello strano meccanismo fatto di unioni combinate per rafforzare patrimoni e godere di nuovo potere
continuava.
Blaise non aveva dovuto lottare molto quando aveva svelato la sua omosessualità alla famiglia.
Lo aveva fatto pochi mesi prima, in una delle rare occasioni in cui la famiglia Zabini si ritrovava unita a cena.
“ Sono gay” Aveva detto semplicemente.
Sua madre aveva dato un urletto e si era coperta la bocca con la mano minuta.
Suo padre era illividito ed aveva picchiato i pugni sul tavolo.
“ Ho una relazione con Draco Malfoy e non intendo rinunciarci” Aveva continuato senza indecisione.
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Zabini si era ricomposto sulla sedia e si era schiarito la voce. Aveva portato la forchetta alla bocca, masticato
brevemente, bevuto un sorso di vino rosso e gli aveva chiesto “ Il figlio di Lucius Malfoy?”
Blaise aveva annuito.
Suo padre aveva annuito a sua volta e la cena era ripresa nella più completa normalità: suo padre era quello che, un
tempo, sarebbe stato definito “ mercante”. Si occupava di politica e di trasporti. Possedeva la principale società di
inter/export magica della Nazione e, scandalo o meno, aveva intravisto la possibilità di un’alleanza per lui proficua.
Per quanto Lucius fosse finito ad Azkaban, il suo nome era ancora un marchio di garanzia nella società e un passaporto
per le più alte cariche dei Mangiamorte.
Zabini aveva fatto in fretta i suoi calcoli e non aveva avuto nulla da ridire.
Blaise non si era sentito venduto alla libidine di Draco da un padre arrampicatore sociale. Le sue scelte aveva imparato
da molto a farle da solo.
Draco era stato, senza ombra di dubbio, la sua scelta più importante.
Quando Draco rientrò era quasi l’alba. Si spogliò senza fare rumore, indossò la vestaglia, annotò mentalmente
che le maniche erano diventate un po’ troppo corte ed avrebbe dovuto comprarne una nuova e si sedette di fronte al
caminetto ormai spento.
Avrebbe atteso che l’aurora illuminasse la stanza entrando dalle ampie finestre con la sua tenue luce invernale.
Il respiro di Blaise era profondo e regolare e lo rilassò.
Si umettò le labbra ed ascoltò il suo cuore battere velocemente.
Aveva baciato Harry Potter.
Sentiva ancora il suo sapore sulla lingua, il suo profumo nelle narici, il suo calore....
Un bacio... si era ripromesso di rubarglielo e lo aveva fatto. Il cuore gli era impazzito nel petto ed era affondato nella
sua bocca dolce di latte e miele ed aveva desiderato di non separarsi mai più da lui.
Harry lo aveva trascinato sul divano, lo aveva fatto cadere su di sè ed aveva cominciato ad accarezzarlo con passione e
bramosia. Le sue mani sulla sua schiena, sopra i vestiti... cosa avrebbe dato per sentirle sulla sua pelle!
Si lasciò sfuggire un sospiro. Inarcò la schiena ed il collo e deglutì, stringendo gli occhi. Mani che lo accarezzavano....
com’erano le mani di Lucius?
Grandi, curate, possessive.... Mani che lo aprivano, lo penetravano, lo facevano godere....
Spalancò gli occhi nel buio.
-Lucius...- Singhiozzò. Il cuore gli si stringeva nel petto e il fiato gli usciva dalla gola con un fischio. Sentiva
chiaramente il profumo secco di Lucius invadere la stanza.
Le lenzuola frusciavano intorno ai loro corpi avvinghiati.
I lunghi e setosi capelli biondi lasciati liberi sulle spalle gli ricadevano sul viso mentre Lucius stava sopra di lui,
possente, bello, passionale.
Gli toglieva il fiato coinvolgendolo in baci ardenti mentre le sue mani percorrevano sentieri conosciuti cento volte.
Draco lo abbracciava e si apriva per lui, supplicandolo di fare in fretta, di prenderlo, di affondare in lui fino ad arrivargli
al cuore.
Lucius scioglieva le sue braccia e lo legava.
“ Hai fiducia in me, Draco?”
“ Si!”
“ Il male che ti faccio io è nulla in confronto a quello che ti farebbe lui se glielo permettessi”
I legacci diventavano sempre più stretti. Notte dopo notte, avvinti al suo cuore.
“ Ti amo! Amo solo te! Solo te”
“ Draco...”
Un gemito roco. La passione di Lucius che si riversava in lui, il calore bruciante dei loro corpi stretti assieme, fusi
assieme.
Quando Lucius lo liberava e se lo stringeva al petto, Draco desiderava solo consumarsi le labbra su di lui, sul suo torace
ampio che si alzava ed abbassava regolarmente, sugli addominali segnati con precisione, precipitandosi tra le sue
gambe, impegnandosi per suscitare in fretta una nuova erezione.
Lucius gli bloccava la testa con una delle sue mani grandi e non gli permetteva di rialzarla finché non era lui a volerlo.
Il suo odore... il profumo del sesso, inebriante, deciso... Draco inghiottì rumorosamente. Desiderava quell’odore ancora
su di sé. L’odore di suo padre era meno forte del suo, o di quello di Blaise, ma più persistente. Era un’ancora di
salvezza. Quando era tra le braccia di Lucius il mondo tornava ad essere in bianco e nero, non c’erano colori a
confonderlo. Niente Potter. Solo l’amore di Lucius.
Aveva fatto scivolare le dita tra i capelli dell’uomo di sua madre per notti intere, parlando del più e del meno,
sospirando per il dolore di un morso o di uno schiaffo o di una frusta.
Un dolore che durava di più nella sua mente che nel suo corpo e gli permetteva di ricordare “ chi” era e quali erano gli
“ amici”ed i “ nemici” per giorni.
Potter era un nemico. Non poteva farsi lusingare dalla sintonia che sentiva con lui, dal suo sguardo caldo e dolce, dal
desiderio incandescente di sentirlo dentro di sé....
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Sospirò sentendo ancora la pressione delle sue labbra sulle proprie. Mosse la lingua nella bocca come aveva fatto poche
ore prima, contro quella di Harry, baciando l’aria.
Blaise si mosse.
Draco sussultò. Il fruscio delle lenzuola... le stesse che avevano accarezzato il corpo di Lucius...
Fuori iniziava a rischiarare. L’alba del ventisei dicembre. L’alba fredda di un giorno qualsiasi.
Draco si alzò, prese dal comò dove l’aveva abbandonato la notte precedente il frustino da equitazione e salì sul letto.
Blaise si svegliò per la pressione sul suo ventre.
Spalancò gli occhi e vide Draco, lo sguardo un po’ assente, piegato su di lui, intento a legargli le mani alla testiera del
letto con la cintura della sua veste da camera.
Draco si ritrasse, ultimata la sua opera e la vestaglia si aprì, scivolando su di lui, rivelando a Blaise il suo prezioso
contenuto.
Blaise lasciò scorrere lo sguardo dal volto serio del suo amante lungo il collo sottile, sul petto pallido, sul ventre
morbido e lo tuffò nella piccola selva incolta di arruffati peli biondi, risalendo lungo il sesso in procinto di risvegliarsi.
Sentiva l’acquolina in bocca per il desiderio di toccarlo, di succhiarlo e amarlo come il giorno precedente, ma non
sembravano quelle le idee di Draco.
“ E’ una questione di fiducia, Draco”
-E’ una questione di fiducia, Blaise- Cantilenò seguendo la voce di suo padre che gli parlava nella mente.
Prese in mano il frustino e si allontanò quel tanto da poterlo colpire agevolmente. La prima scudisciata colpì Blaise al
viso.
Blaise strattonò la cintura e sibilò di dolore. Sentiva la guancia andargli a fuoco e gonfiarsi. Doveva liberarsi prima che
la situazione gli sfuggisse di mano.
Draco si piegò su di lui e leccò il livido.
“ Sai che non ti farò più male di così...” -...perché hai fiducia in me. Se ti fidi di qualcuno lo autorizzi a farti qualsiasi
cosa, ma di me non devi avere paura, perché ti amo. Il male che ti faccio io è fisico...- Draco cominciò a singhiozzare,
mentre non riusciva a portare avanti il discorso di Lucius.
Blaise, nel frattempo, era riuscito a liberarsi e lo strinse forte al petto, togliendogli rapidamente il frustino di mano.
-... ma... il male... che... il male che lui ti farebbe al cuore.... come potresti sopportarlo se non sopporti neppure
questo?...- Draco piangeva disperatamente.
-Oh, Blaise! Io lo amo... -Lo so, Draco, lo so- Blaise lo cullò amorevolmente, nonostante il cuore gli sanguinasse.
-No, non capisci... Voglio che mi baci, che mi accarezzi... Voglio che mi stringa e mi dica che mi ama...Blaise cacciò indietro le lacrime, ma non poté impedirsi di singhiozzare. Lo strinse ancora più forte. Desiderava fargli
male, farlo soffrire quanto lo stava ferendo lui, ma non poteva. Non avrebbe mai potuto ferire l’unica persona al mondo
che amava.
-Draco, basta! Ti prego.... Così mi pugnali al cuore...-Perdonami, Blaise... Va a casa- Singhiozzò ritornando un po’ in sè.
-Draco...- Cercò di protestare Zabini.
-Va a casa, Blaise! Ci rivedremo a scuola!La notizia dell’attacco al villaggio di Sheppard fu annunciato da un titolone in prima pagina dalla Gazzetta del
Profeta.
Il Ministero aveva cercato di mantenere segreto il fatto, ma la notizia era rimbalzata dai telegiornali Babbani alle
orecchie di qualche giornalista mago che non aveva impiegato molto a scoprire che nell’insignificante località risiedeva
una famiglia di maghi ex Mangiamorte.
Subito la comunità magica si era allertata e decine e decine di gufi avevano assediato con lettere spaventate l’ufficio
addetto alle pubbliche relazioni.
Harry stringeva preoccupato la sua copia della Gazzetta mentre faceva colazione. Era dal giorno prima che era strano,
ma non aveva voluto confidare a nessuno cosa gli fosse capitato. Era euforico, a tratti. Altre volte semplicemente
irrequieto.
Aveva chiesto a Molly se avesse un panno colorato da prestargli e poi era scomparso in camera, chiudendocisi dentro.
Avrebbe potuto davvero credere di aver fatto un bellissimo sogno se tra le dita non gli fosse rimasto un sottile e lungo
capello quasi bianco.
Aveva baciato Draco! Draco era andato lì da lui e si erano baciati! Oh, Merlino! L’aveva stretto e l’aveva baciato!
Aveva messo il suo tesoro in un panno di cotone rosso. Draco ne sarebbe rimasto disgustato, ma per ora doveva
accontentarsi. Quel capello era la prova del loro primo bacio!
Abbassò di scatto il quotidiano quando una nuvola di fuliggine uscì dal camino ed in uno svolazzare di vesti comparve
il preside Silente.
I Weasley rimasero a bocca aperta a fissare il vecchio mago.
-Oh, Molly, Arthur, scusate se vi sono piombato in casa senza preavviso. Ciao ragazzi- Salutò con un sorriso tirato.
-Oh, oh, assolutamente! Lei è sempre il benvenuto qui! Si accomodi!- Lo invitò Molly.
Le fiamme crepitarono ancora e comparve la figura un po’ logora di Remus Lupin.
-Professor Lupin!- Harry gli si buttò tra le braccia.
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L’uomo lo abbracciò e salutò tutti.
-Salve a tutti. Scusate l’intrusione- Salutò il lupo mannaro.
-Vieni, mangia con noi, Remus!- Gli spostò una sedia Arthur.
-Grazie- L’uomo si sedette tra il padrone di casa ed il posto di Harry.
-E’ successo qualcosa?- Chiese Harry, preoccupato.
Il preside notò la copia del giornale sulla tavola e la prese in mano.
-Temo di si- Disse scorrendo rapidamente l’articolo.
-Ero lì, quella notte- Iniziò Lupin, accennando al giornale.
I Weasley ed Harry trattennero il fiato.
-Mi sono salvato solo perché c’era la luna piena e Severus non mi aveva dato la pozione antilicantropia-Cosa?- Chiese Harry stravolto.
-Calmati Harry. Credo l’abbia fatto apposta: era pieno di Indigo e lui doveva saperlo-Indigo?- Chiese Hermione saltando in piedi. -Ma è proibito...-Siediti Hermione, falli continuare- Si intromise Arthur con fare paterno.
La ragazza si sedette e Lupin riprese il racconto.
-Ero andato a Sheppard Town per avvisare dei maghi che in passato ci avevano aiutato contro Voldemort che si
trovavano in pericolo, ma sono arrivato troppo tardi- L’uomo si fermò un attimo. -Era un mare di fiamme, gli Indigo
ululavano e i Mangiamorte a cavallo degli Yale distruggevano tutto, straziavano i corpi dei Babbani...- Scosse la testa.
Molly singhiozzò.
-Colin e Gwinet McFarrel li ho trovati il giorno dopo. Lui era stato trascinato dietro i cavalli. Non aveva più né naso, né
orecchie. A lei avevano tagliato la testa e l’avevano piantata sul palo della cassetta della posta, davanti casa loro. Dei
bambini non ho trovato traccia: potrebbero averli portati via, come essere stati sbranati dagli Indigo...Un silenzio di tomba aveva congelato l’intera stanza.
I singhiozzi di Ginny ridestarono Molly, che abbracciò la figlia.
-Maledetti!- Ringhiò Ron, stringendo con rabbia impotente il cucchiaio che teneva in mano da prima.
-Abbiamo un altro problema- Annunciò Silente con voce grave, guardando Harry con una sorta di compassione che il
ragazzo non gli aveva mai visto nelle iridi azzurre.
-Prima di trasformarmi ho potuto riconoscere due dei Mangiamorte. Si erano tolti le maschere.... sono studenti di
HogwartsVarie esclamazioni palesarono lo stupore, la paura e l’indignazione degli astanti.
-Chi?- Volle sapere Arthur. -Vanno arrestati immediatamente! C’è un testimone: non se la caveranno!- Fissò Lupin con
determinazione.
-Non è così semplice- Rispose Silente.
-Silente! Non intendo mandare i miei figli in una scuola dove ci sono degli assassini a piede libero! Vanno fermati!-Sono un licantropo, Arthur. La mia parola non vale molto. Soprattutto contro famiglie come quelle- Dichiarò
mestamente Lupin.
-Insomma, di chi stiamo parlando?- Chiese Ron, che ormai era sulle spine.
Lupin sospirò. -Di Draco Malfoy e Blaise ZabiniHermione trattenne un gemito e Ron fissò Harry vedendolo impallidire e sgranare gli occhi, tremare.
-E’ falso!- Urlò Harry.
-Harry, li ho visti- Trasecolò il licantropo.
-Era notte! C’era fumo! E stavi male perché ti stavi trasformando! Ti sarai confuso!- Harry stringeva i pugni e tremava
e scuoteva la testa per scacciare le lacrime che gli offuscavano la vista.
-Sono stati miei allievi, Harry. Come potrei confonderli? Li conosco e...-NO!- Harry lasciò la stanza di corsa.
-Ma cosa...?- Fece in tempo a chiedere Arthur, ma Hermione e Ron già correvano all’inseguimento del loro amico.
Capitolo 8
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Hermione e Ron raggiunsero Harry allo steccato che delimitava il giardino dei Weasley.
-Harry?- Hermione gli appoggiò una mano sulla spalla. Poteva solo immaginare la sua pena.
-Amico...- Lo chiamò Ron, più per palesare la sua presenza che altro, dato che non aveva idea di cosa dire.
-Non ci credo!- Singhiozzò Harry, tirando su col naso, mentre continuava a piangere. -Si è sbagliato! Draco non è un
Mangiamorte!Hermione riuscì a togliergli le mani dallo steccato e lo abbracciò. Harry la strinse tanto che, per un momento, Ron si
preoccupò per la sua ragazza.
-E’ venuto qui la notte di Santo Stefano...- Piagnucolò Harry.
-Chi?-Draco... è venuto qui...-Harry, avrai sognato... Malfoy non verrebbe mai alla Tana...- Cercò di contraddirlo Ron, incredulo e, per un momento,
preoccupato che Malfoy avesse “ veramente” messo piede a casa sua.
-Non ho sognato Ron... ci siamo baciati...-Harry, non è possibile...- Pigolò Hermione, dispiaciuta per lui.
Harry si alzò dalla spalla della ragazza e si asciugò il viso con la manica del maglione.
-Ho le prove...-Meglio che i miei non lo sappiano!- Commentò Ron quando Harry ebbe finito di raccontare loro ed ebbe
rimesso via il suo tesoro con cura.
-Harry...- Lo interrogò Hermione. -Sei davvero così innamorato di Malfoy?Harry annuì guardandola negli occhi. Aveva ancora il viso arrossato.
Hermione lo abbracciò con fare protettivo. In quel momento bussarono alla porta.
-Ciao Harry- Lupin si sedette ai piedi del letto.
-Ciao- Rispose Harry, a testa bassa.
-Ragazzi, vi dispiace se parlo un po’ da solo con Harry?-Ma no, certo!- Fu sollevata Hermione, di trovare una momentanea scappatoia.
Lupin si avvicinò di più ad Harry.
-Come va?Harry fece spallucce.
-Ho aiutato Molly a lavare i piatti. Silente ed Arthur sono andati via. Siete entrati come delle furie, prima, non avete
neppure salutato...-Scusa...-Ti scuserai con Arthur e con preside quando li rivedrai. Vuoi dirmi cosa c’è?-Non c’è nulla- Si barricò in se stesso Harry.
-Silente mi ha detto che ultimamente hai spesso difeso Malfoy a scuolaHarry non disse nulla.
-Ti senti in colpa per suo padre?Silenzio.
L’uomo sospirò ed abbracciò il ragazzo come avrebbe fatto un padre.
-Lucius era un uomo perfido, ma sicuramente suo figlio lo amava, tuttavia, Draco dovrebbe esserti grato per averlo
liberato dalla sua influenza. Anche se non credo ti ringrazierà. Non sentirti in colpa Harry-Era comunque suo padre-Si...Harry lo abbracciò in cerca di conforto. -Cosa gli succederà adesso?-Lo terremo d’occhio. Per ora non faremo altro: quando si è giovani è facile sbagliare-Non fategli del male...- Lo supplicò Harry stringendo le dita sul maglione scuro dell’altro.
Lupin gli accarezzò i capelli arruffati. -Dovrei sapere qualcos’altro, Harry?Harry rimase in silenzio, così, dopo qualche minuto, il licantropo si alzò.
-Sono innamorato di lui!- Sputò fuori Harry, nascondendo il viso contro il copriletto.
Lupin, che aveva quasi raggiunto la porta, tornò sui suoi passi e si risedette sul letto.
Harry premette ancora di più il viso contro il materasso quando lo sentì inclinarsi sotto il peso del suo ex insegnate di
Difesa.
-Oltre a tutto il resto sono gay! E innamorato di Malfoy!Lupin gli accarezzò la testa. Aveva un’espressione aggrottata, ma soprattutto, preoccupata.
-Vorrei morire! Anzi, vorrei non essere mai nato!- Singhiozzò Harry.
-Spero che tu viva a lungo, Harry e nel modo più sereno possibile. E non ti permetto di dire che vorresti non essere mai
nato, perché offendi i tuoi genitori, che ti hanno voluto e ti hanno amato tanto-E sono morti! Mi hanno lasciato solo! Li odio per avermi lasciato solo!-Credi che se avessero potuto scegliere sarebbero morti a vent’anni, Harry? Credi che siano felici di sapere che sei solo
ad affrontare Voldemort?- Remus si stava un po’ scaldando di fronte alla crisi infantile di Harry.
-Potevano fare delle scelte diverse! Potevano farmi normale!Harry si alzò a fronteggiare l’uomo che lo stava ascoltando.
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Lupin represse il desiderio di prenderlo a schiaffi.
-Potevano scegliere di allearsi a Voldemort, certo: e ora forse anziché avere dei genitori morti, avresti dei genitori
assassini! Potevano scegliere di non avere fiducia nei loro amici, ma chi avrebbe avuto fiducia in loro? Per ricevere si
deve dare, Harry. E James e Lily hanno sempre dato la loro fiducia, affetto, amicizia a tutti! Sono stati traditi, è vero,
ma non potevano saperlo. E se ti ritieni anormale perché sei gay... quello è un problema tuo. Io non ti giudico
diversamente a prima ora che me lo hai detto e sono sicuro che sia così anche per i tuoi amici. Se ti sei innamorato di
Malfoy e il problema è questo, allora affrontiamolo. Se fossi tuo padre ti direi che Malfoy è la scelta peggiore che
potevi fare, ma, a patto che tu non perda la testa, sono ancora pronto ad appoggiarti!Harry lo fissò basito. -Non volevo offendere la memoria dei miei genitori... è che non so cosa fare...-Per prima cosa cerca di goderti il resto delle vacanze, quando tornerai a scuola ci occuperemo di Malfoy-Facile a dirsi!-Harry, tieni presente una cosa: la realtà è la cosa più bella del mondo!-Con i miei genitori morti, Draco Mangiamorte e Voldemort che vuole uccidermi! Come no!-Se ognuno potesse vivere nel suo mondo ideale non esisterebbero più l’amicizia, l’amore, il dolore che ci fa crescere e
capire gli altri... Un giorno lo capirai anche tu, Harry. I sogni non sono mai belli come la vita vera, perché non sono
veri- Lupin arruffò un po’ di più i capelli del suo protetto e lo lasciò solo a riflettere sulle sue parole.
Sperava solo che, quella per Malfoy, fosse un’infatuazione passeggera.
Severus Piton aveva somministrato al suo figlioccio l’ultima dose di pozione soporifera. Era preoccupato: da
quando Draco aveva rispedito Zabini a casa sua era diventato apatico. Passava le giornate chiuso in camera e quando
usciva aveva continui attacchi di panico.
Narcissa lo raggiunse e rimboccò le coperte del figlio, baciandolo sulla fronte.
Due notti prima, Lady Malfoy si era liberata del peso che le opprimeva il cuore ed aveva rivelato al suo nuovo
compagno la relazione tra Lucius e Draco.
Piton avrebbe voluto poter resuscitare il mostro che aveva considerato per tutta la vita il suo migliore amico per poterlo
uccidere con le sue mani!
Mentre osservava Draco dormire, abbracciò Narcissa e la baciò teneramente. La donna si abbandonò stancamente tra le
sue braccia e lo abbracciò morbidamente.
-Sono preoccupata per lui, Severus....-Non preoccuparti, mia cara. Ad Hogwarts lo terrò d’occhio- Le promise per tranquillizzarla.
-E’ ossessionato da Potter...-Mi occuperò anche di questo, NarcissaLa donna si sollevò sulle punte dei piedi chiedendo un altro bacio prima di lasciare la camera del dormiente.
Il sette gennaio, Hogwarts si riempì di tutti i suoi studenti. Chiassosi, felici di rivedersi, con mille cose da
raccontarsi, gli studenti si riversarono fuori dalle carrozze per salire di corsa i gradini ed attraversare il pesante portone.
Gli insegnanti li guardavano sorridenti come al solito, anche se particolarmente attenti ad alcuni di loro.
Harry, Ron ed Hermione andarono subito a salutare il loro grande amico Hagrid, che li avvolse in un solo abbraccio,
sotto lo sguardo premuroso della loro insegnante di Trasfigurazione, invece, Draco e Blaise entrarono senza quasi
parlarsi, schivando la folla, ignorando gli insegnanti e dirigendosi senza indugio ai sotterranei.
Nei giorni successivi Piton non fece altro che andare e venire dal dormitorio della sua Casa. Harry teneva sotto
controllo ogni spostamento di Draco sulla Mappa del Malandrino e dovette rassegnarsi a vedere il cartiglio col nome di
Zabini perennemente attaccato a quello di Draco.
Zabini non lo lasciava mai, neppure quando andava al bagno. Harry lo sapeva perché aveva provato ad intercettare
Draco un paio di volte nei pressi dei bagni, ma Zabini era come un cane che non vuole mollare il suo osso.
Blaise sembrava perennemente teso: Draco stava meglio ora che era a scuola, ma non era certo al massimo e si chiedeva
se lo sarebbe stato mai più.
Due giorni dopo l’inizio delle lezioni, il professor Piton lo aveva fatto chiamare e gli aveva raccontato dei giorni
trascorsi a Malfoy Manor dopo la sua partenza. Gli aveva chiesto anche se sapesse della relazione di Draco con suo
padre. Blaise aveva faticato a rispondere. Narcissa glielo aveva detto... era un suo diritto, ma si chiedeva quanti altri
avrebbero dovuto sapere prima che Draco riuscisse a dimenticare.
Quando era tornato nel dormitorio, Draco era in preda ad una crisi isterica. Aveva litigato con Pansy, Vince e Greg e
solo lui, dopo un po’ era riuscito a calmarlo.
Di notte facevano l’amore fino ad essere esausti, poi Draco si accoccolava accanto a lui e gli parlava di Potter, di come
aveva immaginato di ucciderlo. Blaise lo ascoltava. Lo ascoltava sempre e, intanto, elaborava il suo piano.
Dopo numerosi tentativi andati a vuoto, Harry capì che doveva cambiare strategia e mandò un messaggio a
Malfoy.
Come Draco potesse eludere la sorveglianza di Zabini, ad Harry non importava. Gli bastava che arrivasse
all’appuntamento che gli aveva dato, vicino al campo da quidditch.
Harry sorvolava il campo sulla sua scopa già da un quarto d’ora quando Draco, scopa alla mano, arrivò.
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Harry planò davanti a lui. -Vuoi volare un po’?-No, è stata la scusa per liberarmi di BlaiseHarry annuì e gli sorrise, facendogli strada verso il magazzino dove erano custodite le scope della scuola, le divise da
quidditch e tutto il materiale necessario per il volo ed il gioco.
-Qui non ci cercherà nessuno- Iniziò Harry, appoggiando la sua scopa.
Draco si guardò intorno: era tutto coperto di polvere e male illuminato.
-Cosa vuoi, Potter?-Perché sei venuto alla Tana?- Gli chiese Harry, senza girarci intorno.
Draco parve pensarci un momento, poi distolse lo sguardo. -Lo sai perché- Abbassò la voce.
-No. Come faccio a saperlo se te ne sei andato senza dirmi nulla?!Draco si avvicinò, sembrava molto indeciso. Alzò una mano per accarezzare la guancia di Harry, che arrossì subito e
fece un piccolo passo verso di lui, schiudendo le labbra.
Draco si piegò su di lui e lo baciò lentamente.
Harry sentì le gambe farsi molli mentre approfondiva il contatto umido con la lingua di Malfoy e si aggrappò ai suoi
fianchi, cominciano a dirigersi piano verso i materassini per le prove di atterraggio.
Prima di arrivarvi Malfoy gli aveva già slacciato il mantello e si era avventurato sui tre bottoni della sua giacca.
Harry dovette lasciare la presa sui suoi fianchi per permettergli di sfilargliela, mentre le loro labbra sembravano non
volersi più staccare.
Harry ne approfittò per slacciare il mantello del Serpeverde, che cadde a terra a sua volta, seguito dalla giacca, di cui
Draco si liberò da solo, per poi stringere al petto Harry sospirando a quel contatto.
Harry lo condusse ai materassini, felice e quasi convinto che si trattasse di un sogno, tanto era imprevista quella
situazione.
Draco si sdraiò indifferente alla polvere, tendendogli le braccia e trascinandolo su di sè, coinvolgendolo in un altro
bacio.
-Non... non ti peso?- Riuscì a dire Harry, dopo un po’, sentendosi incredibilmente stupido.
-No- Draco gli rivolse un sorriso incerto, mentre lo stringeva per impedirgli di sollevarsi. -Voglio sentire il tuo corpo sul
mioHarry boccheggiò e lo colse un fremito quando sentì la camicia sfilata lentamente dai pantaloni e le mani di Draco
infilarsi ed accarezzargli piano la schiena.
La vista gli si intorbidì per un attimo e calò ad impadronirsi delle sue labbra esangui, strusciando il bacino contro il suo.
Sentì Draco rabbrividire e ripeté il movimento, facendolo gemere.
Scese a baciargli il collo, risalì all’orecchio, baciando la pelle tesa tra mascella e collo, succhiò il lobo e leccò piano
l’interno dell’orecchio.
Draco si inarcò appena, piegando le ginocchia, intorno alle cosce di Harry, spostando le mani, con una lunga carezza, al
suo petto, indeciso tra il respingerlo e cercare i suoi capezzoli da stimolare.
Harry, con movimenti impacciati, si alzò in ginocchio tra le sue gambe, trattenendo i palmi delle sue mani che
iniziavano a scaldarsi contro la sua pelle.
Lo sguardo di Draco era torbido e carico di pianto come un cielo coperto di nuvole scure in un luminoso giorno
d’estate.
-Cosa c’è?- Gli chiese Harry, spaventato dalla possibile risposta, ma ottenne solo un “ no” con la testa. Si sbottonò la
camicia sotto lo sguardo attento dell’altro e si riabbassò a baciarlo dopo averla sfilata.
Draco fece scorrere le mani sul suo petto, sospirando di piacere mentre Harry scivolava sul fianco e lo trascinava con
sé, baciandolo ancora.
Harry prese a sbottonargli la camicia per ricambiare le sue carezze e proseguire la sua esplorazione, ma quando cercò di
fargli scivolare la stoffa dalle spalle Draco lo fermò bruscamente, sollevandosi di scatto.
Con un gesto nervoso si spostò una ciocca di capelli dietro l’orecchio ed aspettò che Harry dicesse o facesse qualcosa.
Qualsiasi cosa.
Harry lo fissò mortificato per aver fatto qualcosa che non doveva e allora notò, sul suo bel torace candido i lividi e gli
ematomi quasi riassorbiti e gli mancò il fiato.
-Blaise?- Gli chiese accarezzando un livido ancora vistoso.
Draco annuì appena cercando di richiudere la camicia, ma Harry lo fermò, trascinandolo di nuovo sul materassino. Gliela farò pagare!- Sibilò con astio, stringendolo in un abbraccio possessivo.
-E se a me piacesse farlo così?- Gli sussurrò Draco, iniziando a giocare con le dita sul bordo dei suoi pantaloni.
Harry lo guardò stranito. -Ti fai... picchiare?- L’ultima parola gli morì quasi in gola.
Draco gli rivolse uno sguardo sofferente che Harry non seppe interpretare e lo baciò dolcemente, tanto che Harry si
lasciò del tutto sedurre, dimenticando ogni altra cosa che non fossero loro due, in quel momento.
Draco che assaporava una sottile striscia di pelle morbida con i polpastrelli ed Harry che faceva scorrere le mani sul suo
corpo, impadronendosi della curva morbida del suo sedere, stringendola tra le dita come avrebbe stretto il boccino se
avesse potuto farlo gemere e Draco gemette nella sua bocca, facendogli perdere il controllo.
Il Grifondoro lasciò scendere possessivamente una mano tra le gambe di Malfoy, sentendo la sua eccitazione premere
contro i pantaloni della divisa e la accarezzò strappandogli altri gemiti.
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Harry mugolò di impazienza, in risposta alla sua voce, eccitato e quasi al limite. Cercò di sbottonare i pantaloni di
Draco, ma appena ci riuscì la sua mano lo fermò.
-No- Rantolò il biondo, col fiato corto, spingendo Harry contro il materassino e rotolando su di lui per l’ennesimo
bacio, frettoloso e quasi casto, se non gli avesse velocemente leccato le labbra, per poi precipitarsi contro il suo collo e
poi sul suo petto, mordendolo e leccandolo voracemente, tormentandogli un capezzolo mentre lo stringeva con un
braccio al fianco.
Harry gemeva ed alzava il bacino, in preda al piacere ed ad una leggera frustrazione per non essere ancora stato
soddisfatto.
-Voglio sentire il tuo sapore...- Draco depositò una scia di baci dal suo petto ai pantaloni, seguendo la linea sottile di
peli scuri che saliva fino all’ombelico.
Harry lo sentì distintamente addentare la sue erezione attraverso il tessuto e urlò per la sorpresa e la sensazione
improvvisa.
Draco gli aprì i calzoni con evidente esperienza ed estrasse il suo membro duro e bollente cominciando subito a leccarlo
e succhiarlo.
Harry gridò di nuovo, portando, istintivamente, una mano alla testa bionda che poggiava sul suo inguine.
Poco dopo si riversò abbondantemente nella sua gola, rimanendo senza neppure la forza per parlare, mentre Draco si
sollevava e lo fissava dritto negli occhi, con sguardo quasi assente.
-Spero di aver soddisfatto la tua curiosità, Potter. Non cercarmi più- La voce tremante e amara, Draco si rivestì e uscì
lentamente, quasi con passo stanco.
Harry lo fissò incapace di dire o fare nulla. Aveva solo voglia di piangere.
“ Non cercarmi più!” Aveva detto. Ma perché? Perché dopo che si erano rotolati nella polvere, che si erano abbracciati e
baciati così tanto.... che gli aveva dato piacere... senza permettergli di.... Cosa? Harry non aveva alcuna esperienza, a
differenza sua. Quell’incontro era stato il suo primo contatto col mondo del sesso ed era stato.... troppo breve.
Harry rabbrividì per il freddo e si costrinse ad alzarsi.
Si strinse le braccia intorno ai fianchi, ma non avevano il calore delle braccia di Draco, del suo corpo premuto contro.
Si rivestì in fretta ed uscì di corsa dal magazzino, troppo arrabbiato con se stesso per non aver saputo trattenere il
ragazzo che amava, per non essere riuscito a parlare, a confessare i suoi sentimenti....
Il ricordo del suo petto pallido e glabro, dell’addome tremante, dei suoi fianchi stretti coperti di lividi non gli dava pace.
“ E se a me piacesse farlo così?” Risentiva la sua voce, ma era sicuro che l’avesse detto per proteggere Zabini, quel
bastardo! A chi poteva piacere subire in quel modo?
Non a Draco, così delicato, con quella pelle bastava poco per lasciare dei segni!
Corse al castello, incespicando nei suoi stessi piedi, sentendo la gola grattare per l’aria fredda di gennaio che entrava ed
usciva in fretta dai polmoni, strappandogli calore in nuvole fitte di condensa dalla bocca aperta.
Corse giù, nei sotterranei, dove si gelava come essere all’aperto, se non di più a causa di tutta quella pietra. Voleva
raggiungere Draco, abbracciarlo e dirgli che lo amava, che lo avrebbe protetto da Zabini e da chiunque altro e si imbatté
in Zabini ed in Piton.
-Non è un po’ lontano dal suo dormitorio, signor Potter?- Chiese con freddezza e diffidenza l’insegnate.
Harry sibilò, digrignando i denti, passando dall’uomo al ragazzo, fissandolo con odio.
Zabini lo scrutò assottigliando gli occhi, fece un passo verso di lui, scrutando attentamente, notando i particolari: il
rossore, un bottone nella sede sbagliata, il mantello impolverato, la scopa in mano.... girò i tacchi e, a passo sostenuto, si
diresse al suo dormitorio.
Harry fece per seguirlo, ma Piton si mise tra lui ed il corridoio.
-Sto aspettando una risposta, signor Potter-
Capitolo 9
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Quando Blaise arrivò alla sala comune di Serpeverde, Draco era comodamente seduto su una poltrona ad osservare due
ragazzini del secondo anno che davano spettacolo raccontando la figuraccia di un Tassorosso che aveva fatto lezione di
Pozioni con loro quella mattina.
Molti Serpeverde li ascoltavano e ridevano. Draco sorrideva appena, il capo appoggiato ad una mano.
Blaise gli strinse le dita intorno ad una spalla e Draco gliele accarezzò.
-Vorrei essere ancora come loroBlaise incrociò le dita alle sue e la rabbia e la paura di pochi minuti prima svanirono.
Abbracciò Draco e gli baciò i capelli, restando così, ascoltando le chiacchiere spensierate di due ragazzini che
avrebbero potuto essere loro, alcuni anni prima.
Harry entrò nel suo dormitorio con gli occhi velati di lacrime di rabbia. Buttò malamente la scopa sopra il
baule e fece sussultare Ron ed Hermione, unici occupanti della stanza, stesi sul letto del ragazzo ad amoreggiare.
-Ha... Harry!- Lo chiamò, paonazzo, Ron.
-Scusate, non mi ero accorto di voi- Rispose Harry, buttandosi sul letto, chiarendo che non intendeva lasciare la camera.
Hermione si schiarì la gola e, un po’ rossa in viso, si alzò e si lisciò la gonna.
-C’è qualcosa che non va, Harry?- Gli chiese, premurosa come al solito.
-C’è che sono un’idiota!- Sbottò Harry, assestando un pugno al cuscino.
Subito i suoi due migliori amici gli furono accanto, seduti sul suo letto.
-Malfoy?- Gli chiese Hermione, andando a colpo sicuro.
Harry si mise a sedere a gambe incrociate, con la faccia lunga e gli occhi bassi. Annuì.
-Gli avevo chiesto di vederci...-E lui?-Ci siamo visti al campo da quidditch. E’ venuto solo, come gli avevo chiesto....-Gli hai chiesto se è vera la storia di Sheppard Town?- Chiese subito Ron.
-Gli ho chiesto perché è venuto a casa tua!-Oh, giusto!- Concordò Ron, riesumando lo sgradevole ricordo di Malfoy nella sua cucina.
-E lui cosa ti ha risposto?- Chiese Hermione.
Harry tentennò un po’. -Mi ha baciatoHermione urlò. -Ma è meraviglioso, Harry!- Saltò in piedi, battendo le mani, per poi abbracciare il suo amico.
Ron mormorò un flebile “ wow” poco convinto mentre cominciava a considerare i disagi di avere Malfoy tra i piedi.
-E poi?- Chiese Hermione, ancora entusiasta.
Harry arrossì violentemente, abbassando ancora di più lo sguardo e stringendo le dita sui pantaloni. -Poi.... non te lo
posso dire Herm’...- Rispose imbarazzato.
-Come non me lo puoi dire?-Ecco... insomma... sono cose un po’... imbarazzanti... da dire ad una ragazza...- Cercò di spiegare.
-Ah!- Commentò solo lei mentre Ron strabuzzava gli occhi.
-Allora, adesso, voi due...?- Chiese ancora, lei.
Harry alzò lo sguardo di colpo, fissandola senza più trattenere due lacrimoni.
-Mi ha detto di non cercarlo mai più!-Cosa?Harry singhiozzò. -Dopo... dopo ha preso ed è andato via! L’ho seguito, ma Piton mi ha bloccato e Zabini è corso da
lui!-Ma... ma, voi... avete...?-L’ho lasciato andare via! Non sono riuscito a fermarlo e dirgli che lo amo! Non gli ho chiesto nulla!Ron fece un cenno ad Hermione, che capì al volo e, anche se a malincuore, lasciò la stanza.
Ron si sistemò meglio accanto ad Harry che singhiozzava sempre più forte.
-Dai, amico! Cioè Malfoy viene lì, vi sbaciucchiate un po’ e poi se ne va? Non ha senso!-Lo so, Ron... non so perché... quando.... quando siamo finiti a terra, io... credevo di toccare il cielo con un dito! Quando
ha iniziato a spogliarmi e mi ha detto... mi ha detto...-Frena, Harry! Cosa diavolo avete fatto tu e Malfoy?- Chiese quasi in falsetto.
Harry lo fissò smarrito.
Ron era preoccupato, con la fronte corrucciata, con tutta l’aria di chi è pronto ad andare a rompere il naso a chi ha
svergognato sua sorella... -Non l’abbiamo fatto, Ron, se è questo che vuoi sapere. Ci siamo andati vicino, ma lui non ha
voluto!-E allora....- Lo incoraggiò a parlare il rosso, incredulo lui stesso di come si stava comportando.
-Me l’ha preso in bocca e mi ha fatto venireRon quasi cadde dal letto. -Malfoy ti ha fatto una pompa?!Harry parve offeso.
-Scusa, ma....- Si rimise comodo sul letto. -.... io me lo sogno un servizio del genere da Hermione! Cioè... è... è... -Sesso, Ron. E lui l’ha fatto con me, ma non mi ha permesso di farlo con lui! Non mi ha voluto...- Concluse sconsolato.
-Ma stai scherzando?! Non prendi in bocca l’uccello di un’altro se non lo vuoi!Harry lo guardò speranzoso.
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-No. Il motivo deve essere un altro! Avanti, non ti abbattere! Terremo d’occhio Malfoy e vedrai che troveremo un’altra
occasione per farvi incontrare!Blaise sospirò e si mosse appena, attento a non svegliare Draco, completamente a ridosso del suo fianco,
quando sentì la voce del suo compagno.
-Non dormi?- Gli chiese languido Draco.
-Non ci riesco. E tu non dormi?-Non ci riesco...- Gli rispose a sua volta, spostandosi per appoggiare la testa sulla sua spalla.
Blaise lo accolse immediatamente e Draco cominciò ad accarezzargli il petto, giocherellando con un solitario pelo scuro
che aveva incontrato.
-Perché no?- Gli chiese Blaise, beandosi di quelle carezze.
-Non lo so... e tu?Blaise sbuffò. -Sto con la persona che amo, che ieri sera si è fatta coccolare come un gatto anziché chiedermi di fare
l’amore come fa sempre... dovrei essere felice...-Non dormi perché sei felice?- Gli sorrise Draco, sporgendosi a baciarlo velocemente.
-Non dormo perché questa persona pochi giorni fa mi ha candidamente detto che non mi ama. Mi ha detto che amava
Potter e poche ora fa lo ha incontrato inventandosi una scusa...-Non è vero!- Mentì Draco, sollevandosi sul gomito.
-Si che è vero, Draco. Non mentirmi! Potter ti ha inseguito fin qui, quasi e dalle sue condizioni non ho neppure dovuto
fantasticare moltoDraco rimase in silenzio, il labbro inferiore che gli tremava paurosamente.
-C’è nulla che vorresti dirmi?- Gli chiese Blaise con la calma che, solitamente, precede la tempesta.
-Vuoi che ti dica che ho scopato con lui? E’ questo che credi?- Gli chiese con tono amaro.
Silenzio.
Draco attese finché il silenzio non divenne insopportabile.
-Hai ragione: mi sono fatto scopare da Potter! Nel magazzino degli attrezzi per il quidditch, per terra!- Aspettò ancora
pochi istanti, ma dato che Blaise non diceva nulla, si raddrizzò per uscire dal letto.
-Dove vai?- Lo fermò Blaise con voce tagliente.
-Nel mio lettoUn braccio di Blaise lo circondò e lo strattonò malamente giù. Subito Draco si ritrovò schiacciato dal corpo dell’altro.
Cercò di cogliere la sua espressione, ma era buio pesto.
-Tu non te ne vai! Volevi scopare con Potter, bene, l’hai fatto! Ne è valsa la pena? Spero che tu abbia goduto come
sognavi perché è stata la prima e l’ultima volta: tu Potter lo rivedrai solo da morto!- Lo baciò con rabbia e Draco sentì le
sue guance bagnate anche se non c’era traccia di pianto nella sua voce.
Blaise gli spalancò rudemente le gambe, afferrandogli il sesso con mano tremante, cominciando a masturbarlo mentre lo
baciava e gli mordeva le labbra.
Draco si aggrappò alle sue spalle e lo accolse dentro di sé soffocando il pianto.
Blaise non avrebbe ucciso Harry. Non materialmente: gli Zabini non si sporcano mai le mani. Pagano altri per
sporcarsele al posto loro.
Blaise sapeva che, indipendentemente dall’esito della guerra, doveva fare in modo che lui e Draco ne uscissero puliti.
Esattamente come aveva fatto, la notte di Natale, a Sheppard Town.
Quella notte si era limitato a fare in modo che le prede finissero a tiro di maledizione degli altri Mangiamorte: lui non
aveva ucciso nessuno e si era preoccupato che neppure Draco uccidesse quei Babbani: aveva usato la sua magia per
sottrarre le vittime alla bacchetta del suo amante e tutto senza che Draco se ne accorgesse.
Era deprecabile che non fosse riuscito ad evitare di sporcarsi di sangue, ma, in mezzo a quella mattanza non si era
potuto preoccupare di qualche lurido schizzo di sangue Babbano!
Mentre camminava nei corridoi poco illuminati e semi deserti del castello, dirigendosi alla biblioteca, per rendere un
libro che aveva preso in prestito, Blaise si rese conto di essere osservato. Si fermò, a testa sfrontatamente alta, in attesa.
-Sapevo che te ne saresti accorto, Zabini. Ricordavo che eri un ottimo osservatore- Una voce uscì dall’ombra.
-Lei?- Il Serpeverde osservò attentamente il suo ex insegnate di Difesa.
-Come va, Zabini?- Chiese cordialmente Lupin.
-Cosa ci fa lei qui? Credevo non insegnasse più in questa scuola- Rispose pungente.
Lupin gli rivolse un sorriso di circostanza. -Hai ragione, ma il preside mi ha incaricato di controllare alcune cose... sai
nulla di quanto accaduto a Sheppard Town, tre settimane fa?Blaise trattenne per un attimo il fiato, ma non tradì alcun sentimento.
-Non vedo perché dovrei saperne più di chiunque altro abbia letto i giornali, signor Lupin- Calcò il tono sulle ultime
parole, sottolineando che Lupin non era più un suo insegnate.
-Già...- Lupin gli si avvicinò. -Io ero lì quella notte e mi pareva di aver riconosciuto un paio di persone...- Insinuò
cercando di scorgere una breccia da cui entrare per convincere il ragazzo a parlare.
Blaise aggrottò le sopracciglia e, con un gesto perfettamente teatrale contò brevemente sulle dita.
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-Ma... se non sbaglio quella notte era luna piena... era Natale vero? Si, credo ci fosse la luna piena quando con la mia
famiglia sono uscito dalla cattedrale dopo la messa di mezzanotte. Il che vuol dire che lei non doveva essere nelle sue
condizioni migliori, potrebbe essersi sbagliato-Potrei...-Le conviene essere sicuro delle sue affermazioni prima di accusare qualcuno! E ora, se vuole scusarmi...- Sollevò il
libro facendo i primi passi.
-Malfoy mi è sembrato deperito...- Provò Lupin, cambiando tattica.
Blaise gli rivolse uno sguardo di puro odio. -Draco non sta molto bene! Ma la cosa non riguarda né lei, né il suo
protetto! E se sta per dirmi di lasciare campo libero a Potter, si risparmi pure il fiato: Draco è mio!- Detto questo se ne
andò con passo spedito senza dare altre possibilità al licantropo.
Lupin era sconcertato: Blaise aveva dimostrato un sangue freddo eccezionale per un ragazzo di diciassette anni, quando
gli aveva fatto capire di averlo riconosciuto la notte di Natale, ma si era scaldato notevolmente al solo nome di Malfoy.
Cosa aveva combinato Harry? Non gli bastava Voldemort come nemico? Voleva un reale pericolo anche dentro la
scuola?
L’uomo sospirò, dirigendosi verso l’ufficio del preside: Zabini era certamente da tenere sotto stretta sorveglianza.
L’aveva sempre considerato un ragazzo promettente, sarebbe stato un peccato cederlo al lato oscuro.
Blaise si fermò davanti alla porta della biblioteca e fece un paio di respiri profondi per calmarsi. Si riaggiustò
la cravatta e riassunse la sua espressione indifferente. Rese il libro e tornò al suo obbiettivo: consegnare Potter al suo
signore senza che lui e Draco fossero coinvolti.
Quando rientrò al dormitorio di Serpeverde, vuoto a causa dell’ora, trovò il principe della sua Casa ancora
addormentato.
L’aveva costretto a bere una pozione per dormire. Sentiva ancora gli ansimi ed i gemiti che gli aveva strappato per quasi
tutta la notte e desiderava solo dimenticare quelle ore. L’aveva amato con cattiveria, per punirlo.
“ Ti senti meglio, adesso?” Gli aveva chiesto Draco, accarezzandogli i capelli sudati.
“ Sta zitto!”
“ Blaise...”
“ Taci!”
Gli aveva fatto bere la pozione e Draco non aveva fiatato. Si era sentito meglio dopo aver sfogato la rabbia su di lui?
No.
La verità era una soltanto, anche se lui non voleva accettarla: Draco amava Potter.
Quindi, Draco non sarebbe mai riuscito ad uccidere il Grifondoro.
Allungò una mano, ma si fermò reprimendo il desiderio di accarezzargli i capelli: Draco aveva bisogno di dormire.
Lo avrebbe protetto.
Non lo avrebbe mai lasciato a Potter.
Lo amava.
In quel momento, per la prima volta, ebbe l’impressione di capire Lucius: Draco era troppo diverso da Potter per poter
vivere al suo stesso modo, ma lo avrebbe fatto. Ed era troppo fragile perché quel modo di vivere non lo uccidesse.
Potter non se ne sarebbe accorto e lo avrebbe ucciso.
Gli avrebbe frantumato il cuore.
Annientato la volontà.
Sfibrato il corpo.
.....
Si portò l’indice alle labbra, vi depose un bacio e sfiorò col polpastrello quelle pallide di Draco, recapitando il suo dono.
Chiuse la tenda del baldacchino e se ne andò in punta di piedi.
Hermione non era tranquilla: le due ore successive Harry e Ron avrebbero avuto lezione con Malfoy e Zabini,
mentre lei sarebbe stata ad Aritmanzia. Temeva che Harry facesse qualche sciocchezza. Ron le aveva raccontato quello
che Harry si era vergognato di dire davanti a lei e non riusciva proprio a capire il comportamento del Serpeverde.
Anche Ron era piuttosto preoccupato: Harry stava male, anzi, malissimo. Se prima era quasi rassegnato a non poter
avere il ragazzo che amava, ora, l’averlo tenuto tra le braccia per un po’ lo aveva reso quasi bramoso: ora che sapeva di
poterlo avere, non era disposto a rinunciare.
Harry attendeva di veder entrare la testa bionda del ragazzo dei suoi sogni, ma, quando la porta dell’aula fu chiusa
dall’insegnante, di Malfoy non c’era alcuna traccia.
Zabini arrivò un attimo dopo l’inizio della lezione, scusandosi per il ritardo e si sedette al suo posto da solo.
Harry trattenne il fiato, ricordando i lividi che Draco aveva sul corpo... e se Zabini avesse... Strinse il braccio di Ron
fino a fargli male.
-Harry!- Protestò il rosso.
-Gli è successo qualcosa, Ron!- Disse concitatamente.
-Calmati!- Tentò Ron, ma l’espressione di Harry era veramente sconvolta.
Al termine della lezione, mentre si alzavano dai loro banchi, i due Grifondoro intercettarono senza dubbio lo sguardo
malevolo e, anzi, carico di odio, di Zabini verso Harry.
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Harry lo fissò pieno di rancore e quasi Blaise rise, prima di uscire dall’aula.
-Lui non ha paura di me- Sibilò Harry.
-Ma credo che tu dovresti averne di lui! Hai visto che occhi?!- Piagnucolò Ron che sudava freddo solo per essersi
trovato nella traiettoria di quello sguardo.
-Harry, devi capire che Draco è il suo ragazzo! Per forza ce l’ha con te!- Specificò Hermione, dopo che Ron le
ebbe raccontato l’accaduto, a cena.
-Ma perché Draco glielo ha detto?!-Zabini non è stupido! Hai detto che ti ha incontrato mentre inseguivi Draco. Tu avevi una scopa, lui aveva una scopa...
era logico pensare che vi foste incontrati!- Perorò lei.
-Poteva inventarsi una scusa!-Harry! Se stanno insieme ci sarà un motivo! Io non mentirei mai a Ron! E lui non mentirebbe a me! Giusto, Ron?Chiese lei, quasi scandalizzata dalla possibilità suggerita da Harry.
-Eh? Cosa? Oh... si, Hermione! E’ come dici tu!-Ron, tu non mi ascoltavi nemmeno!-Hai ragione... ma guardate un po’ da quella parte!- Indicò il rosso con voce tremante.
Al tavolo di Serpeverde Zabini li fissava, o meglio, fissava Harry con quello sguardo che aveva gelato Ron solo poche
ore prima e Malfoy non osava neppure alzare la testa.
Non appena Zabini vide Harry fissarlo si abbassò a dire qualcosa all’orecchio di Draco, che scosse la testa senza alzarla,
allora Blaise sollevò il mento del biondo di forza e lo costrinse a guardare il tavolo dei Grifondoro. Ed Harry.
Draco sfuggì alla sua presa e gli disse qualcosa. Sembrava arrabbiato. Scansò la sedia malamente e lasciò la Sala
Grande.
Zabini fece un cenno a Tiger e Goyle ed i due armadi furono subito alle spalle di Malfoy.
Tornò a fissare Harry con il sorriso sulle labbra, alzò il proprio bicchiere al suo indirizzo, invitandolo ad un brindisi e
tornò alla sua cena.
Harry tremava di rabbia. -Bastardo!- Sibilò a denti stretti.
-Harry! Calmati! Non raccogliere le sue provocazioni!- Disse concitatamente Hermione.
-Ma hai visto che roba?!- Piagnucolò Ron.
Harry resistette a tavola, senza mangiare un solo boccone, finché non vide Zabini alzarsi.
Hermione e Ron tentarono di fermarlo, ma Harry scattò in piedi, rovesciando la sedia e corse dietro al suo rivale,
raggiungendolo poco dopo.
-A che gioco stai giocando?!- Gli urlò contro, afferrandolo e sbattendolo contro un muro.
Zabini lo guardò come avrebbe guardato un insetto.
-Toglimi le tue luride mani di dosso, Potter!- Gli ordinò con calma.
-Io non prendo ordini da te!- Harry aveva le pupille dilatate per tutta l’adrenalina che gli scorreva in corpo. Voleva
picchiarlo, urlargli di lasciare in pace Draco...
-Non osare mai più insidiare Draco!- Gli disse con estrema freddezza Zabini.
-Cos..- Harry si sentì smarrito per un momento ed il Serpeverde ne approfittò per liberarsi.
-Quello che c’è stato tra voi non si ripeterà più. Tieniti alla larga da lui!- Zabini già iniziava a scendere le scale, quando
Harry si riprese.
-E perché non ti fai da parte tu?!Zabini si girò a fissarlo con sufficienza. Risalì i gradini che aveva già sceso e pose mano alla bacchetta, sotto il
mantello.
-Tienti caro il ricordo, se vuoi, Potter. Per Draco sei solo un capriccio, lui non lascerà mai “ me”. Fattene una ragioneAd Harry pareva che il mondo girasse vorticosamente. -A me sembra che sia tu a non volerlo lasciare!Zabini lo fissò per valutarlo un attimo. -Anche ammesso che Draco ti amasse, Potter, non starà mai con te. Io, invece,
gli servo. Avrei voluto risolvere questa faccenda civilmente, ma forse hai bisogno di una lezione, un monito a non
infilarti più nel letto di qualcun altro-Cos..?- Harry avrebbe voluto capire... cosa diceva Zabini? C’era qualcosa che avrebbe dovuto capire da quel discorso...
dov’era Hermione quando aveva bisogno di lei?
Tutto vorticava.
Zabini estrasse la bacchetta con tutta calma: la confusione di Potter era più che evidente. La puntò, si prese ancora un
attimo per osservare il suo nemico e pronunciò la maledizione. -Crucio!Harry cadde a terra, in preda alle convulsioni. Sapeva che bisognava provare vero odio per far funzionare la
maledizione Cruciatus e ora ne aveva la prova: Zabini lo odiava.
Lupin stava per intervenire, l’uso di una maledizione, per di più dentro la scuola, sarebbe bastata a far arrestare
il ragazzo di quei tempi, ma dalle scale risalì di corsa qualcuno.
Era Malfoy, seguito dalle sue due ombre, che si buttò tra le braccia di Zabini, che stava osservando indifferente il
contorcersi di Harry.
-Basta Blaise! Ti prego, fallo smettere!- Lo supplicò il biondo.
-Non lo volevi morto, Draco? Come tuo padre?-Si! Si! Ma non così!-
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Blaise annullò l’incantesimo ed abbracciò Malfoy che singhiozzava contro la sua spalla.
-Ricordati qual’è il prezzo per le tue scappatelle, Draco- Gli baciò la fronte e lo condusse via.
Lupin uscì dall’ombra ed aiutò Harry ad alzarsi. Avrebbe inventato una scusa prima di arrivare in infermeria.
Capitolo 10
Pioveva. Da una settimana, ormai, ininterrottamente.
La campagna, intorno ad Hogwarts, sembrava assorbire la pioggia in vista della prossima, fredda primavera inglese.
Il cielo plumbeo non lasciava filtrare un raggio di sole, continuando a rovesciare acqua come se non dovesse mai
smettere.
Gli studenti cominciavano ad essere nervosi: non si poteva uscire senza impantanarsi fino alle ginocchia, le lezioni
all’aperto erano state spostate in aula e la gita settimanale ad Hogsmeade era stata sospesa.
Dall’episodio della settimana prima, Draco si era fatto vedere in giro il meno possibile.
Harry lo fissava senza avvicinarsi; era perennemente in compagnia di Tiger e Goyle, o di Zabini o della Parkinson.
Lupin aveva trovato una scusa con Madama Chips e non era stato necessario denunciare la maledizione.
Se ci pensava, Harry tremava ancora: mai aveva provato tanto dolore. Era caratteristico della Cruciatus essere più
efficace quanto più chi la eseguiva odiava la sua vittima.
Zabini doveva avere una voragine d’odio dentro di sé.
-Lo sta trasformando in un guscio vuoto!- Si lamentava, Harry, con i suoi inseparabili amici.
-Sei sicuro che la colpa sia di Zabini, Harry?- Gli chiese Hermione, una sera.
-E di chi, altrimenti?- Ribatté lui, nervosamente.
-La mia è solo un’ipotesi, Harry, ma stammi a sentire: Malfoy era molto legato a suo padre e la sua morte deve averlo
fatto soffrire moltissimo. Sono sicura che ne soffre ancora... Se ti ritiene responsabile potrebbe essere per questo che si
è comportato a quel modo, giovedì scorso. Zabini gli ha dato una spalla su cui piangere e sono finiti assieme. Magari
Zabini ha approfittato del momento, ma Malfoy si è aggrappato a lui. Zabini è un tipo riservato, schivo... magari Malfoy
si sta solo adeguando a lui...- Ipotizzò la ragazza.
-Ma hai visto quant’è arrogante, Hermione? Draco non si farebbe mai sottomettere da un tipo del genere!- Protestò
Harry con fin troppa enfasi.
-Questo lo dici tu, Harry, ti sei innamorato di Malfoy o di quello che credi che Malfoy sia? Cosa sai, veramente, di lui?
Non vi siete mai parlati, se non per litigare, per ben cinque anni, poi lui sparisce per un anno e tu scopri di amarlo alla
pazzia....-Pensavo che tu mi capissi, Hermione!-Io capisco che i tuoi ormoni si sono svegliati di colpo, tutti assieme, come è normale per i ragazzi della nostra età e
hanno puntato su uno dei ragazzi più belli e impossibili della scuola! Harry tu non sai niente di Malfoy!Harry la fissò stralunato. Guardò brevemente Ron che, a capo chino, pareva dare ragione alla sua ragazza e se ne andò
sbattendo la porta.
-Ho sbagliato, Ron?- Gli chiese lei, a voce bassa, quando furono soli.
Ron si alzò e la abbracciò protettivo. -Hai fatto bene: gli hai detto la verità, ma lui è troppo preso per capirla, per
adessoHarry corse in camera, prese dal baule la mappa del malandrino e la aprì.
-Giuro solennemente di non avere buone intenzioni!- Dichiarò arrabbiato.
La mappa della scuola apparì rapidamente sotto i suoi occhi ed Harry provò un forte desiderio di bruciare la mappa ed il
castello stesso quando vide il cartiglio col nome B. Zabini lasciare la sala comune e raggiungere Draco in camera.
Blaise mise un ginocchio sul letto ed appoggiò le mani sulla schiena nuda del suo amato, iniziando a
massaggiarla. Per quanto facesse piano la pelle si arrossò subito.
-Da qui non si sente la pioggia...- Sospirò Draco. -...E’ un peccato: amo il rumore della pioggiaZabini si abbassò riversando una cascata di baci a fior di labbra sul collo e sulla schiena del principe dei Serpeverde.
-Non fa più o meno così?- Gli chiese sornione, baciandogli un orecchio.
Draco sorrise e si stiracchiò come un gatto.
-Ancora!- Ordinò.
-Ai tuoi ordini!- Stette al gioco Zabini, coprendo la pelle fresca di baci, dalle spalle, lungo la colonna vertebrale, fino al
cinturone dei pantaloni, che strattonò giocosamente.
-Via questi insolenti! Non mi permettono di eseguire l’ordine del padrone del mio cuore! Li punirò per essersi messi
sulla strada delle mie labbra!-
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Draco rise, accontentando le speranze di Blaise.
Il biondo si rigirò e si mise a sedere, sollevò il braccio sinistro del suo compagno, sbottonò il polsino della camicia ed
arrotolò la manica fino a scoprire il Marchio Nero. Lo osservò per un paio di secondi e poi lo baciò.
-Lo hai fatto per me...- Guardò Blaise negli occhi e si sporse a baciarlo.
Blaise lo strinse e prese la guida del bacio languido di Draco. -Farei qualsiasi cosa per te!Draco gli offrì nuovamente le labbra e si baciarono a lungo.
-Che cosa stai tramando, Blaise?-Cosa vuoi che trami?-La morte di PotterBlaise sorrise. Ufficialmente era tutto dimenticato, ma non voleva che Draco pensasse ancora al maledetto Grifondoro.
Sapeva che il suo era un desiderio irrealizzabile.
-Hai già qualcosa in mente?-Si... pensavo avessi anche tu qualche idea...-Si... ma non voglio parlarne adesso- Blaise lo spinse dolcemente sul cuscino e salì sul letto, allungandosi accanto a
Malfoy.
Draco iniziò a spogliarlo mentre Blaise gli baciava con ardore il collo, assaggiando il sapore della sua pelle.
A metà dell’opera Draco sollevò le braccia, nel familiare gesto che Blaise detestava.
-No, no, signor egoista! Le tue mani le voglio al loro posto: addosso a me!- Gli prese delicatamente i polsi e si fece
appoggiare le mani al torace, gonfiandolo sotto le sue dita.
Draco sorrise timidamente.
Blaise aveva deciso di insegnargli ad essere un amante più attivo e, dalla notte della loro pacificazione Draco non aveva
più posto veri ostacoli.
Blaise si piazzò su di lui, tornando a baciarlo, muovendo il bacino per strusciare sul suo.
Draco sembrò miagolare e lo abbracciò con forza mentre Blaise ripeteva il movimento, svegliando la sua eccitazione.
-Adesso basta miagolare, gattino: voglio sentire le tue unghie sulla mia schiena!- Gli sussurrò all’orecchio.
Draco arrossì, fissandolo incredulo e strappandogli un sorriso compiaciuto.
-E voglio anche sentirti gemere... hai una così bella voce, Draco... Usala!- Così dicendo premette sui fianchi,
strappandogli un urlo di piacere.
Draco, ripresosi, lo colpì scherzosamente, in imbarazzo. Blaise non poté fare a meno di ridere e, iniziando a giocare con
lui, cominciò a strattonargli i pantaloni.
Anche Draco ridacchiava, continuando ad intralciare il suo lavoro in un gioco che stavano inventando mossa dopo
mossa.
Alla fine, quando Blaise ebbe eliminato l’ultimo ostacolo alla loro unione e cominciò ad ondeggiare lentamente su di
lui, riempiendolo e privandolo di sé regolarmente, Draco si sentì pervadere da ondate di piacere, come miele che scivola
lungo la gola.
Blaise non aveva intenzione di portare a termine rapidamente quell’amplesso, non si muoveva per raggiungere
l’orgasmo o farlo raggiungere a Draco. Si limitava ad eccitarlo ed eccitarsi con movimenti lenti, simili a carezze,
rimanendo il più a lungo possibile sulla soglia del piacere, fino quasi a perdere i sensi.
-Harry!-Harry!Harry si fermò, testa bassa ed espressione dura. Erano quattro giorni che evitava i suoi migliori amici, da quando
Hermione aveva messo in dubbio i suoi sentimenti per Draco.
Hermione e Ron gli si avvicinarono. La ragazza si stropicciava le mani e Ron sembrava pallido.
-Vorrei chiederti scusa, Harry. Non volevo ferirti...-Lo so, Hermione- Erano le prime parole che le rivolgeva da quando era andato via sbattendo la porta.
-Ci manchi, amico...- Continuò Ron, imbarazzato.
-Anche voi mi mancate...-Allora.... facciamo pace...- Chiese speranzosa la giovane strega.
Harry annuì ed i due Grifondoro sospirarono, abbracciandolo di slancio.
Harry sorrise, rilassandosi come se un macigno gli fosse stato tolto dal cuore. Li abbracciò a sua volta. -Scusatemi! Mi
sono sentito... tradito, incompreso... proprio da voi! Invece non hai tutti i torti Hermione, con la differenza che io
“ conosco” Draco. Forse lo conosco come nessun altro! Dovete credermi!-Se lo dici tu, noi ci crediamo, Harry! Giusto, Herm’?- Sorrise Ron, felice che la bufera fosse passata.
-Si, se lo dici tu è senz’altro così!- Accondiscese la ragazza, anche se aveva ancora qualche riserva in merito.
I tre amici scesero assieme in Sala Grande, avendo ritrovato l’appetito.
Tra i tavoli c’era un certo fermento: San Valentino si avvicinava, come ogni anno e, come ogni anno, c’era qualche
nuova coppia che era ansiosa di festeggiare.
-Potrebbe essere un’occasione, Harry: manda un messaggio a Malfoy!- Suggerì Hermione.
-Hai ragione... non credo che Zabini arrivi a leggergli la posta- Rispose, raggiante, Harry.
-Hei, Ron! Cosa stai organizzando per Hermione?- Si intromise Finnigan, strizzando l’occhio all’amico.
-Se lo dico con lei davanti addio sorpresa!- Strizzò l’occhio a sua volta il rosso.
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I ragazzi si misero a ridere, coinvolgendo altri vicini di tavolata che avevano seguito lo scambio di battute.
Hermione arrossì, mostrando un piccolo sorriso felice che la diceva lunga sul funzionamento della coppia.
Harry era contento per loro. Sorrise suo malgrado e diresse lo sguardo al tavolo dei Serpeverde.
Malfoy stava cenando con la sua solita cricca. Era pallido, eppure sembrava disteso.
Draco si accorse per caso dello sguardo intenso di Harry e si impietrì a guardarlo, socchiudendo le labbra in un
atteggiamento innocente che incantò una volta di più Harry. Poi il biondo si girò di scatto verso Zabini, che doveva
avergli detto qualcosa e tornò ad occuparsi del suo pasto, evitando di guardare di nuovo la tavola dei Grifondoro.
Il momento magico era già finito, ma Harry era sicuro che Draco lo avesse guardato con nostalgia... chissà se pensava a
lui nelle notti che trascorreva con Zabini?
Era una speranza crudele, la sua, ma, in fondo, anche Zabini era stato crudele e, di certo, non meritava l’amore di
Draco!
-Potter ti stava fissando- Buttò lì Blaise, come fosse stato nulla.
Draco trasalì. -Te ne eri accorto?-Hai ricambiato il suo sguardo perché eri convinto che io non me ne fossi accorto?-No... -E allora perché?- Insistette impietoso.
-Blaise, ma dobbiamo proprio parlare di chi guardo? Ho guardato anche Pansy, anche quella stupida Tassorosso che si
stava soffocando col cibo...-Draco, qui non si tratta di “ chi” guardi, ma di “ come” lo fai! Potter ti piace, lo amavi, ci sei stato a letto e non pensare
che io possa dimenticarmelo! E dici di volerlo morto, ma, scusami tanto se te lo dico, mi sembra che tu non abbia
veramente intenzione di sbarazzarti di lui!Draco ammutolì. In quel momento Piton entrò nella loro stanza, senza bussare. Evidentemente avevano parlato a tono
abbastanza alto perché l’insegnate, dall’esterno, sapesse di non correre il rischio di interrompere nulla.
-Ecco la pozione, Draco- L’uomo allungò una caraffa verso il suo figlioccio. -Quella che ti avevo preparato
precedentemente avrebbe dovuto durare di più, non esagerare-Ne ho avuto bisogno- Rispose con una certa ostilità il ragazzo, che ancora non riusciva a digerire la relazione tra
l’insegnante e sua madre.
-Blaise, conto che tu lo sorvegli e non gliene faccia prendere troppa- Piton si rivolse allora all’altro.
-Non si preoccupi, professore- Zabini scambiò uno sguardo d’intesa con l’uomo e questi lasciò la stanza.
Un attimo dopo sentirono la voce del responsabile della loro Casa tuonare in sala comune.
-Non sopporto che mi tratti come un bambino! Chi crede di essere?- Sibilò Draco mentre Blaise gli toglieva di mano la
brocca con la pozione calmante da cui Draco pareva ormai dipendere.
-Si preoccupa per te- Iniziò con pazienza Blaise. -E cerca di farti da padre- Aggiunse con una nota di nervosismo nel
toccare quell’argomento.
-Io un padre ce l’avevo!- Scattò infatti il biondo.
Blaise sospirò, prendendogli le mani e baciandole, strofinandole un po’ per cercare di smorzare il leggero nervosismo
che vedeva affiorare dal suo sguardo.
-Tornando al discorso di prima, Draco, sinceramente: cosa vuoi fare?Draco si umettò le labbra e sottrasse a Blaise una mano per spostare dietro l’orecchio una ciocca di capelli sfuggente.
-Giuste o sbagliate, ho fatto delle scelte, Blaise: ho scelto mio padre al posto suo. Ho scelto il Signore Oscuro al posto
suo. Ho scelto te... se lui vive, non fa che rinfacciarmi che ho fatto...-Lo guardò temendo che Blaise avesse intuito che si
era fermato appena in tempo dal dire “ scelte sbagliate”, ma l’altro Serpeverde non dava segno di averlo inteso.
-...che ho scelto chiunque altro al posto suo- Concluse rapidamente. -Potter vive solo per mostrarmi una scelta che ho
rifiutato tre volte, Blaise... non voglio che viva! Non voglio vedere quello che potrebbe mostrarmi!- Lo disse con la
voce che affievoliva.
Blaise lo abbracciò, temendo che, dicendolo, si rendesse conto che non lo voleva affatto.
-Va bene, Draco. Il piano è quasi ultimato. Dobbiamo solo comunicare al nostro Signore come vogliamo procedere-Dobbiamo stare attenti a quel maledetto licantropo!-Non preoccuparti di lui: farò in modo che non possa intervenire, per questo devo sabotare la pozione che Piton gli
prepara ogni mese-Pensi di farcela?-Scherzi?! Quella pozione è stata scoperta dalla mia famiglia! So come renderla inutile! E poi, quel bastardo è un
pericolo per noi: se ci ha davvero riconosciuti a Sheppard Town dobbiamo fare in modo che non possa parlare!-Come?Blaise sorrise, ma il suo sguardo rivelò una improvvisa crudeltà che fece rabbrividire Draco di paura e di eccitazione.
Amava Blaise perché era pericoloso. Doveva ammetterlo.
Il suo cuore volubile e capriccioso giocava a scacchi con la sua mente, mangiandosi i pedoni uno ad uno: suo padre,
Potter... ora toccava a Blaise.
Peccato che Draco non fosse ancora in grado di capire chi stava vincendo la partita della sua vita.
-Prima di mettere a punto una pozione la si deve sperimentare. Diciamo che... mio zio ha “ sperimentato” qualche
variante. Inoltre la scoperta della pozione ha guadagnato a mio zio, nonché alla mia famiglia, la fedeltà di numerosi
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contagiati che, non volendo rendere pubblica la propria situazione, anziché rivolgersi ai medimaghi od ai pozionisti, si
rivolge direttamente alla fonte...Draco ghignò. -Dietro lauta ricompensa, immagino!-La discrezione ha il suo prezzo- Ammise Blaise, sorridendo in tralice. -In conclusione: so come preparare la pozione e
tutte le sue varianti più... interessanti! Quando Lupin sarà fuori controllo, il ministero sarà costretto ad intervenire ed
allontanarlo dalla scuola regalandogli un lungo soggiorno in un bel canile!Draco rise della prospettiva, ma cominciava a sentirsi stanco. Sbadigliò e si strusciò ammiccante sul suo compagno.
-Andiamo a letto, adesso?Blaise scosse la testa e gli circondò i fianchi. -Crolli dal sonno e cerchi di essere provocante! Sei incredibile, sai?!Draco fece spallucce e si stese sul letto, prendendo sonno appena appoggiata la testa sul cuscino.
Blaise gli tolse le scarpe e lo coprì premurosamente, accarezzandogli i capelli.
Era sconcertante come Draco si fidasse di lui, come gli affidasse la sua vita.
Blaise fu mosso da un’improvvisa tenerezza e forse dal senso di colpa, ma scacciò entrambi rapidamente.
Purtroppo quella parte del suo piano prevedeva di ingannare Draco e lui gli stava rendendo il tutto molto semplice. Si
alzò e prese dal baule il sacchetto contenente la mistura di erbe che si era fatto dare da Piton.
L’insegnante non si era dimostrato molto malleabile, ma alla fine lo aveva convinto. Lo aveva convinto per il bene di
Draco, ma l’uomo si era rifiutato di spingersi oltre la consegna degli ingredienti.
Blaise aveva preparato il composto da solo e da alcuni giorni lo mischiava alla pozione del suo amato.
La mente di Draco aveva bisogno solo di una piccola spinta e Blaise lo sapeva: una piccola spinta e si sarebbe lasciata
andare alla deriva.
Capitolo 11
Harry sembrava deciso a spuntare la sua piuma: da un quarto d’ora abbondante la stava picchiettando sul tavolo
cercando le parole giuste con cui riempire la pergamena.
Hermione e Ron cercavano di studiare, seduti al suo stesso tavolo, in biblioteca, ma i suoi sospiri frequenti li
distraevano.
-Harry... qualcosa non va?- Gli chiese ad un tratto Hermione, dopo un rapido scambio di sguardi con Ronald.
-Non so cosa scrivergli: se Zabini intercettasse la lettera andrebbe su tutte le furie!-Potresti proteggerla con un incantesimo che la renda leggibile solo al destinatario- Suggerì la ragazza.
-Hai ragione! Non ci avevo pensato!- Le sorrise Harry, accingendosi a scrivere.
I due Grifondoro, si rimisero a studiare, ma, cinque minuti dopo, erano nuovamente infastiditi dal ritmico picchiettare
della piuma.
Hermione allungò lo sguardo e vide che Harry non aveva scritto neppure una parola.
-Ora che problema c’è, Harry?- Gli chiese con pazienza materna.
-Non trovo le parole!- Rispose sconsolato.
-Cosa vuoi dirgli?- Si intromise Ron, con la fronte aggrottata.
Harry sospirò. -Che lo amo. Che voglio rivederlo...- Un nuovo sospiro.
-Un “ Malfoy dobbiamo vederci perché non credo che tu abbia compreso i miei sentimenti” non potrebbe andare?Suggerì l’amico con espressione disgustata pensando che stava suggerendo una specie di dichiarazione all’odiato
Serpeverde.
Harry ed Hermione lo guardarono scandalizzati e risposero di no assieme.
-Perché no?- Chiese il rosso, non capendo.
Hermione sospirò per la mancanza di romanticismo del suo ragazzo e guardò Harry cercando un po’ di comprensione.
Harry fissò la sua pergamena rigirandosi la piuma tra le dita. -Vorrei trovare delle parole che gli trasmettessero quello
che sento... il mio bisogno di lui...Hermione gli sorrise e gli prese una mano. -Vedrai che le troverai, Harry- Lo incoraggio.
Piton aveva da poco iniziato a controllare i suoi barattoli all’altezza della lettera “ C”, Clematis Flammula, tra
Chrysanthemum Vulgaris e Colchico, appuntandosi di comprare della nuova Cannabina: l’aveva esaurita per Draco,
quando sentì bussare.
-Avanti- Disse con voce atona.
Zabini entrò con passo deciso e sorriso innocente.
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“ Falsamente innocente” Si corresse l’insegnate che, dopo sette anni, lo conosceva piuttosto bene.
-Ha bisogno di qualcosa, signor Zabini?-Si, professore. Mi serve dello stramonio e mi chiedevo se lei ne avessePiton aggrottò la fronte. -Ha preso il mio laboratorio per un negozio, signor Zabini? E poi a cosa le servirebbe? Non vi
ho dato nessun compito che richieda tale ingredienteZabini inclinò appena la testa a sinistra, poi a destra, come a valutare il sistema migliore per eludere la domanda
dell’insegnante.
-Sto portando avanti un esperimento, professor Piton- Disse con assoluta tranquillità.
-Che genere di esperimento?- Chiese l’uomo, per nulla convinto.
-Quando lo saprò glielo farò sapere. Come le ho detto è un esperimento...- Sorrise e fece spallucce. -Pare sia
un’attitudine di famigliaPiton lo valutò per un lungo istante, poi prese dall’armadietto lo stramonio.
-Quanto gliene serve?-Un paio di misure mi basterannoPiton estrasse un contenitore nuovo e dosò il veleno. -Stia attento a quello che fa, signor Zabini: se si tratta di Draco io
non gli darei altro che della noce moscata!Zabini sorrise. -Se fa così, professore, mi ritroverò a dover estrarre il cianuro dai semi di mela!Zabini andò via e Piton, di pessimo umore, chiuse con un incantesimo l’armadietto delle sostanze nocive, rinviando ad
un altro momento la catalogazione.
Draco si svegliò con un gran mal di testa. Aveva avuto degli incubi ed, al risveglio, non aveva trovato Blaise al
suo fianco.
Con disappunto si accorse che era ancora molto presto e si chiese perché il suo compagno lo avesse abbandonato.
In quel momento Blaise entrò in camera e gli rivolse un sorriso solare.
-Buon giorno, amore-Dove sei andato all’alba?- Gli chiese accusatorio il principe dei Serpeverde, strascicando le parole.
-A fare una passeggiata. Ti sei agitato stanotte: non ne potevo più di averti vicino!- Scherzò il moro.
Draco sbuffò, si guardò con disgusto per essere andato a dormire vestito e si diresse in bagno.
Quando tornò Blaise era intento a guardare un calendario.
-Cosa stai facendo?-Controllo quando ci sarà la luna piena-Per quel maledetto pulcioso di un licantropo?-Si...-Hai già tutto quello che ti serve per la pozione?-Quasi-Allora..- Draco guardò con lui il calendario. - 19 marzo! Per il mese prossimo dovresti farcela, no?Blaise non rispose: il cielo non lo stava aiutando: il 17 maggio.... no, il 18 aprile sarebbe andato bene. Avrebbe dovuto
solo tenere a bada per un po’ più del previsto Potter e Draco. Sospirò: non poteva certo cambiare le fasi lunari. -Il 18
aprile- Sentenziò.
-Cosa?- Chiese Draco, incredulo. -Perché addirittura un mese di più?-Perché dovrò iniziare ad avvelenare Lupin un po’ per volta per non destare sospetti- Spiegò con calma.
Draco parve non del tutto convinto, ma annuì. Nel movimento una ciocca gli scivolò di nuovo sulla fronte e lui la
respinse dietro l’orecchio.
Blaise, intenerito da quel gesto, lo attirò a sè e lo baciò dolcemente. Il sapore della lavanda lo assalì. Draco era un buon
pozionista, ma non tanto abile da saper distinguere il veleno se debitamente nascosto.
-Dovresti tagliarli- Gli passò una mano tra i capelli sottili.
-No!- Rispose il biondo cocciutamente.
-Andiamo a fare colazione- Suggerì Zabini, sorvolando sul fatto che Draco cercasse di somigliare a Lucius anche in
quello, ma non riuscisse ad abituarsi a portare i capelli lunghi.
-Come farai a somministrare la pozione al lupo rognoso?- Gli chiese Draco, mentre risalivano le scale verso la Sala
Grande.
-Kreacher è ancora fedele a tua madre, vero?Draco fece spallucce. -E’ di Potter, legalmente, ma lo odia talmente tanto che credo ubbidirà a me, se pensi di usare luiBlaise annuì lievemente. Doveva sostituire la digitale con il biancospino, aggiungere lo stramonio e somministrare
regolarmente piccole dosi a Lupin... sarebbe stato facile e né il licantropo, né Piton si sarebbero accorti della differenza!
Almeno, finché non fosse stato troppo tardi.
Harry si affrettò a raggiungere l’aula prima che gli studenti l’affollassero. Prese con reverenza la pergamena
che teneva in tasca, si guardò circospetto intorno e, appurato di essere completamente solo, col sorriso sulle labbra, si
piegò per fissare con un incantesimo incollante il piccolo foglio arrotolato sotto il banco di Draco.
Quando il Serpeverde si fosse chinato per togliere i libri dalla cartella l’avrebbe visto senza il rischio che Zabini se ne
accorgesse.
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Aveva pensato tutto il giorno prima e buona parte della notte a cosa scrivere e poi, semplicemente, le parole gli erano
venute spontanee nel sonno.
“ Mi manca l’aria quando tu non ci sei. Non so più se è giorno o notte se mi neghi i tuoi sguardi. Sei il mio cielo e il mio
orizzonte. Te ne sei andato senza darmi il tempo di offrirti il mio cuore. Ti prego, concedimi di rivederti! Ti aspetterò
martedì prossimo alle due, corridoio sud del terzo piano”
Non era riuscito a trovare un luogo migliore dove dargli appuntamento, ma era sicuro che quel lungo corridoio solitario,
col pavimento lucido e le vetrate da cui entrava il sole del pomeriggio, sarebbe andato bene. Era un luogo caldo e
luminoso a quell’ora. Uno di quei posti in cui senti che non può accadere nulla di male.
Si, Harry ne era convinto: era il posto migliore per incontrare Draco.
A piccoli gruppi gli altri studenti iniziarono ad arrivare in aula ed Harry raggiunse il suo posto prima che qualcuno
potesse vederlo accanto a quello di Malfoy. Sorrise a Ron ed Hermione quando li vide varcare la porta. Il rosso
sbadigliava ancora.
Poi arrivarono Draco e Zabini ed Harry trattenne il fiato.
Malfoy non gli rivolse neppure uno sguardo. Harry piantò gli occhi sulla sua schiena esile e sulla linea rosata delle sue
orecchie.
Draco si legò i capelli nell’ormai abituale codino che sembrava essere cresciuto un po’ dall’inizio della scuola e gli
accarezzava morbidamente la nuca alta.
Harry avrebbe voluto coprire quei centimetri di pelle di baci leggeri come farfalle.
Il Serpeverde si chinò nella solita maniera per prendere i suoi libri e, come Harry aveva sperato, notò la pergamena
fissata sotto il suo banco, aggrottò istantaneamente la fronte e prese il foglietto nascondendolo in tasca con fare del tutto
indifferente.
Harry sorrise. Era fatta.
-Harry, non ti pare che Malfoy, da qualche giorno, abbia l’aria un po’ sciupata?- Gli sussurrò Hermione, mentre il
professore iniziava la lezione.
Harry annuì brevemente. Avrebbe voluto sapere cosa gli stava succedendo, ma ora doveva solo portare pazienza: la
settimana successiva avrebbe finalmente potuto parlargli.
Poiché San Valentino cadeva di martedì, molto ragazzi avevano deciso di festeggiarlo un paio di giorni prima,
ad Hogsmeade. Harry aveva salutato Ron ed Hermione sul portone del castello ed era rientrato.
Ron gli aveva chiesto se fosse sicuro di non voler trascorrere al villaggio quel giorno, se non con loro, ma Harry aveva
risposto di essere più che sicuro. Sapeva che, se fosse andato ad Hogsmeade, avrebbe finito per passare tutto il tempo
con i suoi amici, rovinando loro quel giorno e poi, non riusciva ad essere triste sapendo che, di li a due giorni, anche lui
avrebbe avuto modo di stare con Draco.
Era teso, ma era anche sicuro che sarebbe andato tutto bene: Draco avrebbe sollevato dei problemi, avrebbe cercato di
allontanarlo, ma lui avrebbe insistito, gli avrebbe detto di amarlo... e Draco sarebbe volato tra le sue braccia!
Rientrò canticchiando nella sala comune e prese in mano un libro. Incredibilmente aveva voglia di fare i compiti.
Dopo un po’ gli venne la curiosità di vedere se qualcun altro fosse rimasto al castello e prese dal baule la mappa del
malandrino.
La scorse velocemente: tranne i professori sembrava non esserci anima viva. Solo i fantasmi si aggiravano irrequieti,
sottilmente incoscienti del tempo che passava.
Poi vide due cartigli che non si aspettava di vedere nel bagno dei prefetti e la giornata prese inesorabilmente una brutta
piega.
Draco e Blaise si stavano godendo la tranquillità di un bagno caldo e profumato.
Blaise aveva fatto un paio di bracciate nell’ampia piscina e si era messo a coccolare il suo compagno. Draco aveva
avuto un’altra notte agitata ed aveva avuto le vertigini, quel mattino.
“ Colpa del freddo. Ti starai ammalando” Gli aveva detto Blaise, ben sapendo che la colpa era della pozione che lui
sabotava regolarmente.
Così non erano usciti.
-Va un po’ meglio, Draco?- Gli chiese baciandogli una spalla e gocciolandogli addosso dai capelli bagnati.
Draco lo abbracciò e fece le fusa. -Con te vicino va tutto meglio- Lo lusingò prima di cominciare a mordicchiargli il
collo, avvolgendogli i fianchi con le gambe lunghe.
Blaise sorrise e gli accarezzò la schiena. -Direi che stai decisamente meglio!- Constatò data l’eccitazione del suo
amante che gli premeva sull’addome.
-Facciamo l’amore, Blaise!- Gli ordinò con voce roca.
Blaise rise piano. -Cosa c’è? Troppa astinenza, Draco?- Lo punzecchiò prima di sollevarlo su di sé allargandogli le
natiche per farsi posto.
Lo amò lentamente e dolcemente e, alla fine, Draco, si appisolò sulla sua spalla.
La lavanda lo stava lentamente privando delle forze, così come gli annebbiava le mente.
Lo tenne in braccio, accarezzandolo e baciandogli i capelli, lasciando che l’acqua tiepida li cullasse entrambi.
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Non voleva fargli del male, ma era necessario che Draco non opponesse resistenza al suo piano. Doveva convincersi
che Blaise agiva per il suo bene, che fosse... necessario.
Harry attese il rientro dei suoi amici osservando il cielo dalla finestra della sala comune. Le giornate erano
ancora corte e guardò il cielo diventare rosso, mentre il sole moriva piano, ad ovest.
Quando il vociare degli studenti arrivò, trasportato dalla tromba delle scale, fino al dormitorio, cercò di stamparsi in
faccia un’espressione contenta per non rattristare Ron ed Hermione.
-Oh, Harry!- Hermione era raggiante e Ron pure, rosso ed imbarazzato, ma felice.
-Ne deduco che è andato tutto bene?- Chiese contagiato dal loro sorriso.
-Harry, guarda!- La ragazza allungò la mano verso l’amico e gli mostrò un anellino d’oro con una minuscola pietra
rossa.
-E’ tutta l’estate che risparmio e mi sono pure dovuto far anticipare qualcosa da mia madre...- Spiegò Ron, che aveva
passato metà delle vacanze lavorando nel negozio di scherzi dei suoi fratelli.
-E’ meraviglioso Hermione!- Approvò Harry. -Ottimo lavoro, Ron!- Dette una pacca sulla spalla all’amico.
-Veramente è un po’ piccolo, ma Fred e George mi hanno dato uno stipendio da fame! Non ho potuto fare di meglio,
per quest’anno!- Si scusò ancora il rosso, ma Hermione era al settimo cielo e lo abbracciò di nuovo, nascondendo il
volto sorridente contro il suo petto.
In quel momento Harry invidiava davvero la loro felicità e l’unica cosa a cui riusciva a pensare era che il suo Draco
stava ancora tra le braccia di Zabini, nel bagno dei prefetti.
NOTE:
Chrysantemum vulgaris: o Tanaceto: da foglie e capolini si ricava una sostanza amara, puzzolente e giallastra
anticamente usata per gli aborti, causa vomito, dolori addominali, dissenteria, talvolta morte per paralisi dei centri
nervosi.
Cannabina: o Cannabis. Calmante usato anche al posto della camomilla.
Clemmatis flammula: ranunculacea contenente sostanze revulsive che, ingerite, causano infiammazioni all’apparato
digerente ed alle vie urinarie.
Colchico: specie di zafferano. Agisce sulla circolazione capillare e sulle cellule, accresce la secrezione biliare, produce
enteriti e nefriti con vomito, diarrea, emoragie interne e morte per collasso. Nel Medioevo usato dalle fattucchiere come
prodotto estetico, serviva, inoltre ad eliminare i pidocchi ed a tingere di verdognolo le reti da pesca.
Stramonio: provoca sregolatezza cardiaca, respiro più ampio, da visioni, atteggiamento maniacale e pazzia.
Capitolo 12
Martedì arrivò. Harry si era svegliato presto e si era alzato, incapace di starsene fermo a letto. Continuava a rigirarsi in
mente le parole da dire a Draco, immaginando ogni possibile evenienza: non voleva essere impreparato davanti a nulla.
Se Draco non fosse venuto... questa eventualità lui non l’aveva considerata, ma Hermione aveva insistito perché,
invece, ci pensasse.... non avrebbe dovuto soffrirci.
Significava che il biondo non lo amava.
Oppure che aveva avuto qualche impedimento, aveva aggiunto lui.
Quello a cui Harry non aveva assolutamente pensato, era quel che accadde invece.
Draco aveva fatto leggere la breve lettera a Blaise, che, sbuffando contrariato, l’aveva gettata nel fuoco del
caminetto.
-Non ci andrò Blaise!- Lo rassicurò Draco, scrutando le ombre scivolare sul corpo nudo ed ancora accaldato del suo
amante che stava ritto davanti al fuoco.
-Vieni qui prima che qualcuno ti veda- Lo chiamò piano, temendo che i loro compagni di camerata si svegliassero.
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Blaise adocchiò le tende degli altri letti, tutte ancora chiuse e si rigirò con un sorriso malizioso.
-Sei geloso? Temi che se mi vedessero nudo s’innamorerebbero di me?- Lo schernì.
Draco sbuffò. -Non sapevo che fossi tanto vanitoso! No, voglio solo che torni qui, al caldo, con me!-Sei sempre il solito viziato ed egoista!- Blaise ritornò sul letto e Draco chiuse la tenda.
-Comunque tu ci andrai a quell’appuntamento-Cosa?- Incredulità nella sua voce.
Blaise gli accarezzò il viso. -Sai a cosa andresti incontro se mi tradissi, Draco. La curiosità di fare sesso con lui te la sei
tolta... no, voglio solo che stai al gioco per un po’: ricordati il nostro piano!- Gli morse delicatamente una spalla,
spingendolo sul materasso e riprendendo le loro effusioni da dove Draco le aveva interrotte per mostrargli la lettera.
Draco sentì un tuffo al cuore. La voglia di Harry era tornata. Il suo odore, il suo sapore... le sue mani addosso... voleva
sentirlo dentro di sé.... amarlo come Blaise credeva avesse già fatto.
Quasi urlò quando Blaise entrò in lui, facendogli male. Draco si accorse in quel momento di essere stato teso ed assente:
concentrato su Potter non aveva badato a Blaise, alle sue cure e si era irrigidito sull’immagine mentale di Potter che lo
prendeva.
Blaise approfittò del suo inarcarsi per infilare una mano dietro le sue scapole ed accarezzargli la schiena.
-Cosa c’è, Draco? Sei nervoso...Draco aspettò che il cuore gli si calmasse in petto e circondò i fianchi di Blaise con le gambe, guardandolo intensamente
negli occhi.
-Non contraddirmi, Blaise: stavolta fammi male!Harry finì in fretta la colazione, continuando a sorridere come un babbeo. Quando posava lo sguardo sui suoi
amici stirava le labbra ancora di più e gli occhi continuavano a saettare sul tavolo grigioverde, tanto che Hermione
dovette riprenderlo diverse volte.
-Se non vuoi che Zabini si insospettisca, piantala di guardare quello che, fino a prova contraria, è ancora il suo ragazzo!Harry sapeva che l’amica aveva ragione, ma non vedeva l’ora di avere Draco tra le braccia.
Le lezioni del mattino risultarono insopportabilmente lunghe.
Continuava a distrarsi e sbagliare qualcosa, tanto che gli insegnanti, rassegnati al fatto che minacciare di togliere punti a
Grifondoro fosse del tutto inutile, avevano deciso di ignorarlo, confidando che Weasley o la Granger gli avrebbero dato
una mano con i loro appunti appena il momento fosse passato.
Anche a pranzo Harry divorò senza sentire nessun sapore per correre al terzo piano.
-Harry! Malfoy sta mangiando con tutta calma! Non serve che ti strozzi col cibo!-Non possiamo certo andarcene assieme, Ron! Scappo! A stasera!Harry corse a più non posso fino al terzo piano, anche se aveva visto che Draco era ancora al primo e stava mangiando
in tutta calma.
Era dal risveglio che contava i minuti che li dividevano e sentiva, ora che il momento era arrivato, che aveva bisogno di
un altro po’ per prepararsi a dovere. Sentiva che avrebbe potuto piangere di gioia.
Zabini e Malfoy, intanto, avevano lasciato la Sala Grande assieme, gettando nel panico Ron ed Hermione, che
temevano per la delusione di Harry se Malfoy non si fosse presentato all’appuntamento.
I due serpeverde raggiunsero i sotterranei e si scambiarono un bacio appassionato.
-Non mi deludere, amore- Gli soffiò sulle labbra Zabini, ma Draco era nervoso.
-Tieni. Bevi questa: ti farà stare calmo- Zabini gli porse un bicchiere di pozione bollente. -Ti scalderà. Oggi fa freddo,
non voglio che ti prenda un raffreddore- Gli disse premuroso.
-Grazie- Sussurrò Draco, bevendola in un solo, lungo sorso.
Blaise gli sorrise ed attese che Draco lasciasse il dormitorio.
Trasfigurazione non era la sua materia preferita, ma gli sarebbe bastato un piccolo cambiamento piuttosto semplice.
Blaise era alto quanto Lucius Malfoy e, per la prima volta fu contento di somigliare in qualcosa all’uomo. Estrasse
dall’armadio un lungo mantello nero con cappuccio che avrebbe potuto facilmente essere confuso per la cappa di un
mangiamorte e lo indossò sopra la divisa. Applicò la formula ai propri capelli e fu pronto a scivolare nelle ombre del
castello, fino a raggiungere Draco e Potter.
Un mantello nero e dei lunghi capelli biondi sarebbero stati sufficienti: il resto l’avrebbe fatto la mente indebolita di
Draco.
Draco camminò a passo lento, evitando le persone sparse per i corridoi, fino ad arrivare al terzo piano,
corridoio sud.
Per un momento il suo cuore aveva cominciato a battere irregolarmente, ma poi si era calmato. Merito di Blaise e della
sua pozione, aveva pensato il Serpeverde. Zabini, infatti, aveva dosato gli ingredienti in modo che cominciassero ad
agire una volta che Draco fosse arrivato al luogo dell’appuntamento, se non si fosse messo a perdere tempo lungo il
cammino, cosa che, Blaise lo sapeva bene, non era da Draco.
Malfoy ascoltava il battito del suo cuore nelle orecchie: un lento e regolare martellare piuttosto rassicurante.
-Potter!- Chiamò con voce decisa quando scorse Harry appoggiato al muro, a fissare il cielo fuori da una finestra.
Harry sussultò e sorrise.
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Anche se con un discreto ritardo, Draco era arrivato.
Harry subito coprì la distanza che li divideva in pochi passi lunghi.
-Sei venuto!Draco si limitò ad annuire brevemente. I suoi sensi aggrediti dalla presenza del suo nemico.
Harry, con un movimento impacciato ed arrossendo visibilmente lo abbracciò e lo strinse delicatamente, assaporando il
suo profumo, la sua consistenza ed il tenue calore che emanava da lui. -Mi sei mancato così tanto!- Soffiò con voce
tremula.
-Potter...- Cercò di protestare Draco, ma appena appoggiate le mani sulle sue braccia per allontanarlo, strinse
convulsamente le dita sulla sua giacca. -Harry!- Lo abbracciò.
Draco cominciò a singhiozzare piano. Blaise credeva che avessero fatto l’amore allora... se fosse successo veramente,
non sarebbe stato tanto grave.... non avrebbe neppure dovuto dirglielo. Il profumo di Harry lo stava intossicando.
Lo voleva.
-Draco! Draco io ti amo!- Harry si dichiarò con voce tremante e carica di significato, cercando il suo sguardo.
Draco si staccò di colpo, sorpreso, quasi colpito fisicamente.
Cominciò a scuotere la testa con gli occhi color acciaio spalancati e spaventati.
-Draco, cosa...?-....- Draco tentò di parlare, ma la voce non gli usciva. Gli occhi gli si riempirono di lacrime.
-Draco? Qualcosa non va?- Harry era spaventato.
Draco si allontanò di un passo, poi di un altro, cercando l’appoggio del muro. Doveva andarsene.... Harry lo amava.... il
panico lo aveva colto.
Harry cercò di abbracciarlo e Draco lo respinse con movimenti scoordinati. In quel momento lo vide.
Nulla più di un ombra nel buio, in fondo al corridoio, il fantasma di suo padre.
-Lu...- Cercò di chiamarlo, ma la voce non usciva e l’ombra di Lucius gli voltava le spalle, disgustata da lui, dal suo
comportamento.
Draco svenne.
Harry chiamò a gran voce Draco, lo scosse, in preda all’agitazione, ma il Serpeverde non voleva risvegliarsi.
Corse fino alle scale e chiamò aiuto.
Alcuni ragazzi ed un paio di professori corsero richiamati dalle sue grida e trovarono il ragazzo ancora a terra ed Harry
sconvolto e tremante.
Qualcuno prese Malfoy in braccio e lo portò di corsa in infermeria. Harry lo seguì arrancando dietro, inconsapevole di
chi fosse l’uomo che stava trasportando il suo amore.
Qualcun altro corse ai sotterranei, ad avvisare Piton e Blaise che Draco era stato trovato svenuto e portato in infermeria.
Mezz’ora dopo Harry attendeva, ancora tremante, davanti alla porta dell’infermeria, assieme a Piton e Blaise.
Zabini l’aveva guardato appena e si era messo a sedere con calma, Piton l’aveva guardato storto ed aveva provato a
fargli qualche domanda, ma Harry non aveva risposto, guardandolo solo un momento, con occhi assenti.
Finalmente Madama Chips uscì con aria preoccupata e li guardò uno ad uno.
-Non è nulla di grave, però lo terrò in infermeria per qualche giorno. Ora dorme e probabilmente dormirà a lungo. E’
come... se fosse intossicato da qualche sostanza- L’infermiera scosse la testa. -Fa uso di qualche pozione per dormire?
Ho riscontrato una pesante dose di lavanda nel suo organismoPiton aggrottò la fronte per un momento. Lui non usava lavanda nella sua pozione calmante. -Si. Gli preparo
personalmente la pozione calmante. Temo, però, che ne abusiLa donna annuì con decisione. -Mi pare evidente. Per oggi lasciatelo tranquillo. Domani potrete vederlo- Con un sorriso
gentile la donna li lasciò tornando ai suoi pazienti.
-Lavanda?- Piton guardò Blaise, che scosse la testa con fare preoccupato.
-Pensavo che lo sapesse. Draco continua ad avere incubi...- Blaise si assicurò che Harry li stesse ascoltando, un po’ più
calmo avendo saputo che Draco non aveva nulla di grave. -... su suo padre, soprattutto- Aggiunse a puro uso e consumo
del senso di colpa del Grifondoro. -Aveva detto che voleva ricucire lo strappo con lei, professore, pensavo che gliene
avesse parlato!Piton sbuffò: Zabini aveva parlato troppo in presenza di Potter. -Gli stia vicino, Zabini- Ordinò prima di allontanarsi a
passo spedito.
Blaise entrò in infermeria, nonostante Madama Chips avesse detto di lasciare Malfoy tranquillo.
Harry si sedette. Il tremore era passato e cominciava a recuperare il controllo di se stesso. Sospirò due volte. La testa era
fastidiosamente leggera e le gambe sembravano non volerlo reggere. Aspettò nella stessa posizione non sapeva neppure
lui per quanto.
Poi Zabini uscì. -Sei ancora qui?Harry lo fissò come se avesse improvvisamente scoperto di poter vedere.
-Stagli alla larga! Non so cosa tu gli abbia fatto, ma se lo sfiori solo un’altra volta sei morto!-Non gli ho fatto niente!- Si difese Harry.
Blaise lo guardò pieno di disgusto e si avvicinò, incombendo su di lui con tutta la sua altezza. -Come hai osato “ tu”
trascinarlo in un posto infimo e sporco e scoparlo come se si fosse trattato.... di sesso squallido e sordido?! E dici di non
avergli fatto niente?! Sparisci dalla faccia della terra Potter!-
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Blaise se ne andò ed Harry rimase solo. Blaise aveva detto... credeva che.... Harry boccheggiò. Draco gli aveva fatto
credere che loro avessero.... perché?
Harry entrò in infermeria. Trovò la sedia lasciata da Blaise accanto al letto di Draco e si sedette.
Draco dormiva serenamente, cullato da un bel sogno. Harry gli baciò la fronte.
-Hai un sacco di cose da spiegarmi, sai? Ti amo- Gli sussurrò all’orecchio, prima di lasciare l’infermeria.
Draco stava sognando. Era in un posto buio e correva: doveva trovare suo padre. Lo aveva intravisto tra una
folla di ombre... “ Padre!” Aveva chiamato, ma Lucius era andato avanti, come se non avesse sentito.
“ Padre! Lucius!” Aveva chiamato di nuovo e delle mani grandi e curate gli avevano coperto gli occhi.
“ Avevi paura che me ne andassi, figliolo?” Le mani si aprirono e la risata di Lucius dissolse le tenebre.
“ Padre! Siete vivo!” Draco rideva e singhiozzava, abbracciando suo padre.
“ Ma certo Draco? Non dovrei?” Lucius abbracciò suo figlio. “ Forza, andiamo a casa! Tua madre ci aspetta per cena!”
Il tessuto del sogno si dilatò e si compresse ed in pochi passi furono a Malfoy Manor, a tavola con Narcissa.
“ Allora, come va la scuola, figliolo?” Chiese Lucius, come ogni volta che Draco tornava a casa.
“ Bene! Piton dice che otterrò il punteggio più alto ai M.A.G.O. se continuo così”
“ Benissimo!- Brindò Lucius.
“ Non sottovalutare gli esami, tesoro” Lo ammonì gentilmente Narcissa, sorseggiando il suo vino rosso.
Rosso.
Improvvisamente era tutto rosso. Il salotto dove suo padre era solito andare dopo cena era verde, ma in nel sogno era
rosso e sembrava che fosse tutto assolutamente normale.
“ Io vado a dormire. Buona notte miei cari” Narcissa baciò il marito ed il figlio e li lasciò soli.
“ Sei diventato un uomo, ormai” Disse con voce morbida Lucius.
Draco gli si sedette in braccio e lo baciò teneramente, infilando tra i capelli setosi le dita.
“ Era il mio desiderio più grande vederti diventare uomo, Draco” Continuò con tono affettuoso e un pizzico di rimpianto
che il figlio non colse.
Draco gemette, muovendosi piano su suo padre, nel loro letto.
Lucius lo sosteneva per i fianchi, ammirando il corpo pallido e delicato che avvolgeva il suo sesso in un rituale nuovo.
Non era mai successo che facessero l’amore in quella posizione.
Draco si sollevò e si abbassò di nuovo, le guance delicatamente imporporate, mentre raggiungeva il piacere e si
appoggiava al petto ampio di Lucius.
“ Ti amo, Lucius!” Lo baciava con passione e l’uomo ribaltava le loro posizioni e prendeva il controllo, facendolo
gemere ancora, entrando e uscendo dal suo corpo caldo, avvolgente, per riversarvisi con un sospiro profondo.
“ Hai trovato qualcun altro da amare, Draco”
“ Casa dici? Io amo te!” Protestò Draco, sollevandosi e fissando gli occhi color ghiaccio di suo padre.
“ Ora hai Blaise”
“ Lui è un amico!”
Lucius sorrise ed accarezzò la mascella del figlio. “ Sei diventato un bell’uomo e di Blaise ti puoi fidare”
Draco lo guardò stranito. “ E la mamma, allora?”
“ Lei potrà contare su Severus”
“ Ma quando andrai via?” Gli chiese allarmato.
“ Sono già andato via, figliolo”
“ Non è vero! Sei qui!”
Le trame del sogno cominciavano a sciogliersi.
“ Potter mi ha ucciso, Draco”
Draco si svegliò di soprassalto, piangendo silenziosamente.
Al suo fianco Blaise si alzò dalla sedia su cui lo vegliava.
-Finalmente bell’ addormentato!- Lo abbracciò. -Come ti senti?Draco lo guardò. -Blaise? Dove...?-Sei in infermeria. Sei svenuto ieri pomeriggio e ti sei fatto un lungo sonno!-Potter?- Chiese iniziando a ricordare.
-Credo che quel guastafeste sarà qui tra poco. Praticamente viene a vedere se ti sei svegliato ogni mezz’ora!-Ho visto mio padre...-Hai avuto un’allucinazione...Draco scosse la testa. -Era il suo fantasma...- Si appoggiò al petto di Blaise. -... era venuto a chiamarmi... ad avvertirmi.
Mi ha detto... che devo avere fiducia in te e... che non devo avercela con la mamma e Piton... e che Potter è il
responsabile della sua morte... e che sono diventato un uomo... che voleva vedermi... Blaise!- Draco singhiozzò per un
po’, tra le braccia del suo compagno.
Quando ormai Draco si era calmato, entrò Madama Chips, munita di carrello con catini, spugne, asciugamani e sapone.
-Oh! Signor Malfoy, sono contenta di vedere che si è svegliato! Come si sente?-Abbastanza bene, madama, grazie- Accennò ad un sorriso tirato.
-E’ l’ora della spugnatura...- Cominciò l’infermiera.
In quel momento arrivò Harry.
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-E’ permess... Draco! Ti sei svegliato!-Direi che è evidente, Potter!- Rispose Draco, con voce troppo flebile perché fosse tagliente.
Harry gli si avvicinò, ignorando gli altri nella stanza. -Ero preoccupato...Draco lo fissò. La voce di suo padre che diceva “ Potter mi ha ucciso, Draco” era molto chiara nella sua mente.
-Ora fuori, voi due! Devo lavorare, io!- Si intromise la responsabile dell’infermeria, prendendo per un braccio Harry e
per l’altro Blaise e spingendoli fuori.
Harry cercò di protestare, ma non trovò una scusa valida, mentre la donna continuava a dire “ Lo vedrete dopo!”
Zabini, invece, mise una mano sulla porta, impedendone la chiusura e si chinò a parlare all’orecchio di madama Chips.
-La prego, madama Chips, sia gentile! Draco si vergognerebbe immensamente se lei vedesse i segni del suo ultimo
incontro galante! Mi permetta di fargli la spugnatura al posto suo!La donna arrossì un po’ e rise scioccamente. -Oh, cielo! Non sta poi tanto male se ha energia per simili incontri! Entri
pure, signor Zabini. Faccia pureHarry rimase basito a vedere Zabini riammesso in infermeria.
Blaise non poteva permettere che l’infermiera, per togliere il sudore dal corpo di Draco, scoprisse il Marchio Nero.
Capitolo 13
Harry Potter era piuttosto infastidito dal fatto che Blaise Zabini non abbandonasse praticamente mai il capezzale di
Draco Malfoy.
Draco era in infermeria ormai da una settimana e sembrava essersi ripreso piuttosto bene.
Harry gli faceva ostinatamente visita, dato che nessuno poteva impedirgli di entrare in infermeria, ma Malfoy non
sembrava gradire particolarmente la sua compagnia.
Harry era convinto che la colpa fosse di Zabini. Ignorava che, invece, questi incitasse Draco ad essere più espansivo col
nemico, al fine di perpetrare il loro inganno.
Remus Lupin, un po’ nervoso per la luna piena ormai alle porte, continuava a sorvegliare i corridoi di Hogwarts,
fermandosi di quando in quando a parlare con qualcuno. La sua silenziosa presenza era ormai nota a tutti ed il
licantropo svolgeva il suo compito nella più assoluta libertà.
-Salve ragazzi- Salutò i tre inseparabili Grifondoro, che, nonostante il freddo gironzolavano per il giardino, tra le ultime
macchie di neve.
-Buon giorno!- Lo salutò sorridente Hermione, mentre i due ragazzi le facevano coro.
-Come va?- Chiese l’ex insegnate.
Harry sbuffò. -Non potresti mordere Zabini in modo che almeno una notte al mese si stacchi da Draco?- Suggerì con un
po’ di cattiveria.
Il licantropo sollevo un sopracciglio, persino divertito da quella bizzarra proposta.
-Ho fatto qualche ricerca su Zabini, volete sentire cosa ne ho ricavato?- Chiese gioviale.
-Certo!- Risposero i ragazzi.
-Però andiamo dentro: qui fuori si gela!I tre lo seguirono nel castello, dove Silente aveva approntato uno studio per l’uomo.
-Eccoci qui. Sapevate che Zabini e Malfoy sono praticamente cresciuti assieme? Ho dato un’occhiata alle loro pagelle
scolastiche: Zabini è sempre stato un voto dietro Malfoy. L’anno scorso Zabini aveva il massimo in tutte le materie, al
pari con te, vero Hermione?-Si, è vero!- Confermò la ragazza che ricordava benissimo lo smacco.
-Zabini è un ottimo studente, al pari tuo, Hermione, ma si è sempre tenuto un passo dietro a Malfoy. Se Malfoy aveva il
massimo dei voti, lui era il secondo della classe, se invece Malfoy era al secondo posto, dopo Hermione, Zabini era al
terzo!-Ma questo cosa c’entra?- Chiese Harry, un po’ confuso.
Lupin sospirò. -Credo che Lucius abbia sempre preteso il massimo da suo figlio e non doveva gradire che una strega
figlia di Babbani fosse più brava di lui a scuola. Zabini faceva in modo che Draco fosse sempre il primo della classe,
anche se poteva ottenere voti migliori senza difficoltà. Lo proteggeva dall’ira di suo padre, in un certo senso. Da quando
Lucius è morto, il pericolo, per Malfoy, agli occhi di Zabini, è diventato il mondo intero, credo. Per questo non lo lascia
un istante-Draco è il centro del suo mondo. E’ questo che stai dicendo, vero?- Chiese Harry, abbassando lo sguardo.
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-Si Harry. Zabini lo ama veramente, non lo sta usando come pensi tuL’accettazione del nuovo concetto coinvolse Harry per buona parte della notte, tanto che, pur avendo la sua fedele
mappa magica del castello appoggiata sul cuscino, non notò i sospetti movimenti di Kreacher nei sotterranei.
Il piccolo, malevolo elfo domestico, esattamente come previsto da Draco, non si era fatto troppi scrupoli nell’accettare i
suoi ordini.
Punire Harry e la sua cricca era un dovere che andava oltre l’ubbidienza ai nuovi padroni: era una sorta di missione
catartica per la memoria della sua defunta ed amata padrona: Lady Black, la cui memoria, il cui sangue, nonché la casa,
erano stati infettati da quelli che lei stessa definiva “ feccia”.
Draco venne finalmente dimesso.
Harry era talmente felice di saperlo di nuovo in forma che non badò al fatto di non aver ancora visto Lupin, quel giorno.
La notte prima c’era stata luna piena ed il licantropo non era al massimo delle sue condizioni, anzi, poteva dire senza
ombra di dubbio che era stata una delle notti peggiori della sua vita. Non si era trasformato, ma il dolore era stato
enorme, per non contare le allucinazioni che aveva avuto, come se, per quanto il suo corpo fosse sotto controllo, la sua
mente fosse diventata quella di un lupo.
Quando bussarono alla sua porta, rispose con voce flebile.
Piton entrò con fare circospetto: non amava particolarmente fare visita all’ex collega, soprattutto dopo le notti di luna
piena, ma rientrava nei suoi compiti constatare che l’uomo stesse bene.
-Allora?- Chiese in modo brusco.
Lupin sorrise suo malgrado: ormai lo conosceva bene. -Tutto bene, Severus, grazie- Si alzò a sedere sul letto, seguendo
lo sguardo del pozionista che, con un sopracciglio alzato prendeva nota dello stato in cui era ridotta la stanza.
-Sembrerebbe che ci sia stata una lotta, qui dentro...- Insinuò dubbioso.
-Si... ho avuto un po’ di difficoltà a controllarmi- Spiegò giustificando le tende strappate e la confusione di carte e
suppellettili al suolo.
-Se non ti serve nulla, allora io vado- Disse quindi, desideroso di lasciare la stanza il prima possibile.
-Severus.... Grazie- Cercò di addolcirlo il licantropo, sapendo quanto costasse all’insegnate che un tempo era stato la
vittima favorita degli scherzi crudeli dei suoi migliori amici, aiutarlo, ma Piton era già uscito, senza mai staccare le
spalle dal muro.
Malfoy tornò a frequentare le lezioni quel giorno stesso. Grazie a Zabini ed alla Parkinson non era rimasto in
dietro con lo studio e, arrivato in classe, Harry poté nuovamente godere della sua vista, nella prima fila di banchi.
Purtroppo per lui, per molto tempo, quella fu l’unica vicinanza con Malfoy, di cui poté godere.
Gli allenamenti di quidditch davano ad Harry la possibilità di distrarsi: gli insegnanti non facevano che ripetere
loro che dovevano prepararsi per gli esami, Lupin era sempre scontroso, sospettoso, quasi paranoico. Harry non lo
aveva mai visto così. Dall’ultimo plenilunio non si era più ripreso completamente ed Harry non riusciva a non
preoccuparsi per lui: dalla morte di Sirius, Lupin era l’unico che, di quando in quando, si soffermava con lui a parlargli
dei suoi genitori. Harry sentiva di sapere così poco di loro... In più ci si era messa anche Hermione, con la sua nuova
teoria... Harry aveva promesso di non arrabbiarsi e Ron era pronto a prenderlo a pugni se offendeva in qual si voglia
modo la sua ragazza.
Hermione, una sera, si era seduta di fronte a lui, dando le spalle al caminetto, in sala comune. Le fiammelle le
zampillavano alle spalle dandole un che di diabolico, facendo riverberare i suoi capelli in modo da farli sembrare vivi.
“ Harry, ho capito perché ti sei innamorato di Malfoy!” Aveva esordito.
Era stato a fissarla incantato dal gioco di luci ed ombre tra i suoi capelli ondulati.
“ Tu hai perso i tuoi genitori da piccolo e sai cosa significa non avere un padre, ti senti in colpa perché Lucius è stato
arrestato ed è morto e ora Draco è senza padre. Tu stai cercando di compensare la mancanza di affetto paterno di
Malfoy col tuo amore!”
Harry aveva sbattuto le palpebre un paio di volte, incredulo.
“ Hermione, non pensi che, a volte, dovresti smettere di usare la testa ed ascoltare il cuore?” Le aveva risposto con
insolita calma. “ Per sapere che tipo di affetto Draco abbia perso, dovrei conoscerlo, ma io non ho avuto un padre,
Herm’! Non so cosa provi Draco.... Io lo amo e basta, senza strizzarmi il cervello per capire perché”
L’amica l’aveva ascoltato, si era alzata di colpo e lo aveva lasciato solo.
Harry capiva che i suoi amici cercavano in tutti i modi di convincerlo che si era solo infatuato di Malfoy e che doveva
toglierselo dalla mente, ma per lui era tutto così chiaro: Draco era il suo destino da sempre.
Qualche notte dopo, Harry non riusciva a dormire. Si rigirava nel letto pensando a tante cose, la Mappa del Malandrino
ancora appoggiata sul cuscino, accanto alla sua testa.
Non voleva guardarla ancora: Draco dormiva tra le braccia di Zabini, come sempre.
Si rigirò su un fianco, poi sull’altro, facendo scivolare la pergamena. Con un movimento istintivo si tuffò a prenderla
prima che toccasse terra, appena in tempo perché, alla pallida luce della luna che filtrava dalla finestra, vedesse il
cartiglio col nome di Draco uscire dai sotterranei.
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Harry trattenne il fiato. Intorno a lui i suoi compagni dormivano avvolti dalle tenebre, oltre le tende dei loro letti. Il
leggero russare di Ron, il parlottare nel sonno di Neville... Harry uscì dal letto e si rivestì velocemente, seguendo sulla
mappa il tragitto di Draco.
Zabini dormiva ancora, o, almeno, non dava segno di voler uscire dal dormitorio.
Harry uscì in fretta, scegliendo il percorso più breve, evitando di incontrare anima viva o fantasma, fino alla torre nord.
I capelli di Draco splendevano candidi nel riverbero della luna piena. Il cielo era limpido e l’aria frizzante, ormai era
primavera e faceva ancora piuttosto freddo.
Harry distingueva benissimo la figura di Draco, i suoi tratti sottili e non sapeva come palesare la sua presenza.
Tornò indietro di qualche passo e tornò verso la terrazza camminando più rumorosamente.
Draco inclinò appena la testa, mostrandogli di averlo sentito e tornò a fissare il cielo scuro e la luna grande.
-Scusa... ti disturbo?- Gli chiese Harry, incerto.
-NoHarry si avvicinò e respirò l’aria fredda a pieni polmoni.
Draco gli si avvicinò, tremava leggermente. -Ho freddo- Gli disse solo.
-Vuoi che entriamo?- Gli chiese, Harry, notando che, sotto il mantello della scuola aveva solo il pigiama.
-No-Ma ti prenderai un malanno...- Protestò, preoccupato.
-Scaldami!- Gli ordinò con la voce flebile, premendosi contro il suo petto.
Harry gli strinse le braccia intorno, sorpreso e felice. Chiuse gli occhi e respirò il suo profumo. Era diverso da come lo
ricordava, era... Zabini.
Lo strinse più forte, desiderando di cancellare l’odore del ragazzo che lo aveva stretto prima di lui.
-Nemmeno tu riuscivi a dormire, Potter?- Gli chiese all’improvviso, muovendo le labbra fredde contro il suo collo.
-No...-Perché.... è il 19 marzo?- Chiese timidamente.
-No! Che differenza fa?- Chiese Harry, non capendo. Draco si scosto abbastanza da fissarlo, con le sopracciglia sottili
aggrottate, incredulo.
-Immagino che dopo un po’ ci si faccia l’abitudine- Commentò a mezza voce, tornando ad appoggiare la fronte sulla
spalla di Harry, bisognoso di conforto.
-A cosa?- Chiese Harry, continuando ad ignorare di cosa il biondo stesse parlando.
-Lascia perdere.... - Draco sospirò soddisfatto. -Mi piace stare così: scaldarmi contro di te con tutto il freddo intornoHarry si sentì avvampare e dopo qualche secondo riuscì a rispondere. -Anche a me piace- Con la punta dell’indice
sollevò il mento di Draco e lo baciò delicatamente.
Draco socchiuse un po’ le labbra e rispose con un bacio tenero.
Harry gli assaggiò lentamente le labbra e Draco assaggiò le sue, avvinti in un abbraccio immobile continuavano a
scambiarsi carezze con le bocche socchiuse e con il fiato caldo.
-Draco... io-Non dire niente. Questa notte non esiste-Come la notte in cui sei venuto da me e mi hai baciato?- Chiese Harry, incredulo.
Dracò annuì.
-Perché?!- Harry alzò la voce, arrabbiato, triste, ma Draco gli impedì di parlare, appoggiandogli una mano sul viso,
accarezzandogli le labbra con le dita lunghe e sottili.
Harry le baciò, premendo con la propria mano la sua sulla bocca, per baciarne il palmo ed impedirgli di ritirarla.
-Perché sono i miei momenti di debolezza... quelli in cui vorrei poterti amare...Harry stralunò gli occhi e lo fissò incredulo. Avrebbe voluto chiedergli quali fossero i suoi sentimenti, ma Draco
continuò con sguardo vacuo. -.... noi siamo come Gli Amanti dei Tarocchi. Accompagnami da Blaise, oraHarry avrebbe tanto voluto gridargli “ no”, ma quello che stava vedendo gli faceva paura: Draco piangeva. Non
emetteva suono e la sua espressione non era mutata, ma il viso era rigato di lacrime. Gli occhi erano vuoti, sembravano
non vederlo.
-Draco...?- Lo chiamò piano, ma l’unica parola che ricevette fu un flebile “ papà” che gli fece salire le lacrime agli
occhi.
Le trattenne.
Fece girare il Serpeverde verso la porta della torre e lo condusse a passo deciso verso i sotterranei. Lo lasciò in
prossimità del passaggio per il suo dormitorio e si ritrasse appena in tempo per sentire la voce preoccupata di Blaise.
-Draco! Mi sono svegliato e non c’eri... Cosa c’é?Sbirciò e vide il moro aiutare Draco ad entrare, anche Zabini sembrava preoccupato, ma non sorpreso... Harry non riuscì
più a trattenere le lacrime e corse a perdifiato alla torre di Grifondoro, indifferente al pericolo di essere visto da
qualcuno.
Il mattino dopo, prima di colazione, Harry raggiunse la torre di Astronomia. La professoressa Cooman, per
quanto non gli piacesse per la sua abitudine di predire continuamente la sua morte, era l’unica che potesse dargli una
risposta: al suo corso avevano studiato le foglie del the, la lettura della mano, lo zodiaco, la sfera di cristallo.... ma
Harry aveva lasciato il corso prima di arrivare ai Tarocchi. Cosa significava la carta degli “ Amanti”?
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La donna, magrissima come Harry la ricordava, era avvolta in uno scialle ricamato con le perline e portava alle braccia
ed alle dita decine di monili in oro e gli spessi occhiali davano ai suoi occhi uno sguardo allucinato. Si muoveva tra i
tavolini ed i cuscini della sua soffitta e gli scaffali pieni di piume avevano un’aria ancora più impolverata.
-Professoressa Cooman?... Mi scusi...-Si?- La donna si girò a guardarlo e sembrò metterci un po’ a riconoscerlo-Oh, che strano: è ancora vivo!Harry non riuscì ad evitare una smorfia. -Si, professoressa... avrei bisogno di chiederle una cosa...-Lo vedo... lei.... vuole che io le predica qualcosa...- Assunse un tono che voleva fingere una trance.
-No, veramente...-Stia in silenzio, Potter! Vedo... vedo....-Vorrei solo conoscere il significato della carta degli “ Amanti”!- Si sbrigò a dire.
-OH! Certo! Vedo due corpi allacciati e OH! Un colore verdeargento! Un pericolo! Un tradimento! OH! OH!- La donna
non lo ascoltava più.
Harry aveva avuto una speranza quando la professoressa aveva nominato il colore verdeargento, ma poi la Cooman si
era nuovamente dimostrata per quella che era: una ciarlatana.
Harry ridiscese per la scaletta argentata e raggiunse la Sala Grande, dove i suoi amici stavano facendo colazione.
-Harry! Ma che fine avevi fatto?- Gli chiese subito Ron.
-Sono stato dalla Cooman-Dalla Cooman? Harry! Divinazione è solo un cumulo di sciocchezze! Pensavo che ormai l’avessi capito!- Lo
rimproverò Hermione.
-Si, si, lo so! Volevo solo chiederle il significato di una carta dei Tarocchi-E da quando ti interessi di Tarocchi?- Gli chiese di nuovo Ron.
Harry si piegò in avanti con fare cospiratore e parlò in un bisbiglio. -Ieri notte ho incontrato Draco. Ha detto che noi
siamo come quella carta, ma non so cosa significhi!Hermione e Ron erano sorpresi. -Vuoi dire che Zabini lo ha lasciato libero?- Chiese Ron, bisbigliando a sua volta.
-No: Draco è uscito mentre Zabini dormiva. Era molto tardi-E tu che ci facevi in giro se era così tardi?- Volle sapere Hermione, bisbigliando anche lei.
-Non riuscivo a dormire, ho buttato per caso gli occhi sulla Mappa e l’ho visto uscire...-Si può sapere cosa confabulate, voi tre?- Chiese Ginny, interrompendoli.
-Oh, nulla, Ginny!- Le sorrise Hermione. -Solo della vergognosa incapacità di Harry di trovare un libro in biblioteca! In
biblioteca c’è tutto, vero, Harry?!-Oh, si, certo... che stupido che sono!- Rise forzatamente l’interpellato.
Fu così che, dopo colazione, Harry andò in biblioteca a cercare un libro sui Tarocchi.
Si sprofondò nella lettura con una forte aspettativa, saltò la descrizione grafica, la storia e i maggiori rappresentatori
della carta per arrivare al suo significato.
“ Gli Amanti, sesta carta dei Tarocchi. Prova, esame, tentativo. Scelta importante in campo affettivo, professionale, ecc.
Necessità di una decisione” Scorse velocemente alcune righe. “ Difficilmente Gli Amanti indica una riuscita felice: le
difficoltà da affrontare sono grandi. In amore indica la separazione....” Harry smise di leggere. “ In amore indica la
separazione” Chiuse il libro e corse fuori dalla biblioteca senza rimetterlo a posto. Madama Pinch lo richiamò con fare
severo, ma lui aveva bisogno di rivedere Draco e chiedergli cosa aveva inteso dire in quel momento.
Capitolo 14
-La Vista si può oscurare-Come?- Chiese Harry.
-Con degli incantesimi. Non tutti sopportano il peso di conoscere il futuro- Lupin si stirò dolorosamente nel suo letto.
Erano trascorsi due giorni dal plenilunio, ma stava ancora male. Nonostante la pozione antilicantropia era stato orribile,
anzi peggio della volta precedente.
Il professor Piton non se lo spiegava, gli aveva suggerito di prendere qualche pozione tranquillante e se ne era andato in
fretta. In effetti Lupin gli era quasi saltato alla gola ed anche in quel momento era piuttosto nervoso.
Non riusciva a controllarsi molto bene.
Era felice della visita di Harry, ma, allo stesso tempo, si sentiva agitato e non vedeva l’ora che il ragazzo se ne andasse,
risparmiandogli le sue stupide domande.
-Ma se qualcuno non ha mai studiato Divinazione, può sviluppare ugualmente la vista?-
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Lupin sorrise in tralice. -Sicuramente di più che studiando con la Cooman!Harry si rese conto del nervosismo dell’uomo da quella battuta: Remus Lupin era una persona troppo compassata per
fare simili commenti su una strega che conosceva, specialmente trattandosi di un’insegnante.
-Credi che Draco possa averla?- Gli chiese Harry, sui carboni ardenti.
-Malfoy? Cosa c’entra lui?-Mi ha detto una cosa strana, un paio di notti fa, sui Tarocchi...-Cosa ti ha detto?-Che siamo come Gli Amanti, ma non so cosa intendesse. Ho cercato su un libro, ma... non è molto chiaro- Mentì.
Lupin annuì. -Narcissa era molto brava ai tempi della scuola in Divinazione. Probabilmente è stata lei ad insegnargli,
anche se si fece sigillare l’Occhio-Perché?- Chiese Harry, subito incuriosito da quella notizia.
-Non lo so. Credo che una volta abbia previsto qualcosa di terribile e non sia riuscita ad impedire che accadesse, è
successo molti anni faHarry annuì e salutò il licantropo, che rimase nella penombra della sua stanza. La luce aveva preso a dargli un discreto
fastidio.
Quella mattina era corso via dalla biblioteca per cercare Draco, ma sul suo cammino aveva incontrato solo Zabini.
“ Dov’è Draco?” Gli aveva chiesto, ansante per la corsa.
“ Cosa vuoi da lui, Potter?”
“ Devo parlargli!”
“ Draco non sta tanto bene. E’ rimasto a riposare”
“ Lo so che non sta bene! Era con me ieri notte!” Lo sfidò Harry.
Zabini gli rivolse uno sguardo omicida. “ Cosa..?” Iniziò.
“ Non gli ho fatto niente, Zabini! Te lo giuro! Cos’ha Draco?”
Zabini ponderò per qualche istante la risposta da dargli, poi lo invitò a seguirlo in un’aula vuota, dove si sedette sul
primo banco.
“ Allora?” Insistette il Grifondoro.
Blaise lo fissò con fare serio. “ Draco soffre di uno squilibrio mentale, Potter”
“ Cosa...?”
“ Una forma lieve, ma potrebbe peggiorare. Una specie di dissociazione dalla realtà. A volte è convinto che suo padre
sia ancora vivo....”
“ Ma... ma... c’è un modo...?”
“ Per curarlo? Si, c’è. Ha avuto una profonda crisi depressiva dopo la morte del padre, che si è aggiunta allo stress
accumulato da quando Lucius finì ad Azkaban”
“ Devo vederlo!” Concluse Harry, preoccupato, ferito e mortalmente in colpa.
“ No, Potter. Uno degli elementi di stress, per lui, sei proprio tu!”
“ Ti sbagli! Lui mi ama!”
Zabini sollevò un sopracciglio e sorrise di scherno. “ Ne sono convinto” Lo prese in giro.
Harry avrebbe voluto prenderlo a pugni, ma si trattenne. “ Voglio vederlo, Zabini e non sarai tu ad impedirmelo!” Gli
aveva sibilato.
“ Come vuoi, Potter. Se riesci ad entrare nella nostra Casa...”
Harry sapeva che il Serpeverde lo stava schernendo: lui non aveva modo, almeno ufficialmente, di entrare nel
dormitorio. Così era andato a cercare consiglio dal suo ex insegnate di Difesa: erano già tre giorni che non lo vedeva in
giro.
La visita non era stata molto soddisfacente. Harry si fermò lungo un corridoio, guardando fuori dalla finestra. Vide
Hagrid portare fuori dal capanno gli attrezzi per l’orto, con Thor che correva felice tra le sue gambe, abbaiando di
quando in quando.
-Già... è primavera...- Si ricordò in quel momento.
Da una settimana, ormai, la temperatura si era alzata di qualche grado e l’aria trasportava un profumo diverso.
Hagrid chiuse il capanno e si avviò a quello che, entro pochi mesi, sarebbe diventato il suo bellissimo campo di zucche.
Blaise scese nei sotterranei senza incontrare nessuno. Aveva scambiato quattro chiacchiere col Barone
Sanguinario subito dopo aver lasciato Potter, ma l’arrivo di Pix aveva fatto allontanare il fantasma del barone, che si era
lanciato all’inseguimento del fastidioso Poltergeist.
Trovò Draco pigramente sdraiato sul letto, con l’aria imbronciata.
-Potresti almeno studiare!- Lo ammonì Zabini, scherzosamente, baciandolo al volo sulle labbra sottili.
-Sto sempre peggio, Blaise! Vorrei capire perché!-Stanchezza, stress, Potter... Hai troppi pensieri, Draco!Draco sbuffò, rigirandosi sulla pancia.
-Potter è venuto da ma poco fa, voleva sapere come stai. Dice che deve parlarti a tutti i costi- Continuò mentre riponeva
i suoi libri nel baule.
-Lascia che dica!- Rispose pigramente il biondo.
Blaise si sedette sul suo letto e lo fece girare per sbottonargli e sfilargli la camicia.
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-Vedrai che dopo un bel massaggio ti sentirai meglio!- Gli disse.
Draco appoggiò il mento sulle dita incrociate e chiuse gli occhi, beandosi delle mani dell’altro sulla schiena.
-Mi ha anche detto che ieri notte vi siete incontrati...- Riprese Zabini, col tono di chi parla del più e del meno.
-Mmm- Rispose solo Draco. -Non ricordo bene... tu sai che giorno era ieri, vero, Blaise?- Gli chiese curioso.
Zabini si fermò e si stese sulla sua schiena, abbracciandolo e parlandogli all’orecchio.
-Basta pensare a tuo padre, Draco. E’ morto e tu puoi solo vendicarlo!Draco si contorse cercando di rigirarsi a baciare il suo compagno. Ricevette in cambio un bacio appassionato e delle
carezze per nulla innocenti che lo fecero gemere ed inarcare.
-Blaise!- Protestò dopo un po’. -Avanti! Puoi impegnarti molto di più!Zabini rise, continuando a giocherellare con i suoi capezzoli ritti, semplicemente divertendosi a vederlo dimenarsi
cercando un contatto maggiore.
-Potrei costringerti ad andare a mangiare così...- Gli accarezzò il rigonfiamento evidente dei pantaloni e Draco gemette.
-Stai scherzando!- Lo fulminò con gli occhi di freddo e tagliente acciaio.
-Affatto!- Ammiccò il moro. -Trovo maledettamente eccitante l’idea di te che mi cammini affianco, in questo stato...
magari accarezzandoti ogni tanto, cercando di non farti vedere.... costretto ad aspettare stanotte...- Rise, sbottonandogli i
pantaloni. L’espressione terrorizzata di Draco era impagabile.
-Non sai goderti le situazioni piccanti!- Gli soffiò sulla punta umida del sesso eretto, prima di accoglierla in bocca.
Draco gemette qualche insulto incomprensibile concentrandosi sulla lingua di Balse che giocava col suo organo fino a
farlo venire.
Draco si lasciò cadere sul letto, ansimante e decisamente più rilassato di prima.
-Su, dobbiamo andare a mangiare, adesso!- Lo incalzò Blaise baciandolo e ricominciando ad accarezzarlo.
Draco riconobbe il sapore del suo sperma sulla lingua del compagno ed arrossì vagamente.
Blaise si staccò dal suo abbraccio e lo strattonò a sedere.
Draco gli offrì con finta timidezza la punta della lingua, facendola sbucare tra i denti bianchi, in una richiesta di un
nuovo bacio. Zabini si ripiegò su di lui, allungando la lingua ed accarezzando quella di Draco, che sporse un po’ di più,
in un bacio a labbra aperte, ma distanti. Un gesto intimo e solo loro che lusingava Draco e rassicurava Blaise.
Harry era angosciato. Osservava Zabini ed osservava Draco, che sembrava stare bene. Le parole di Zabini
continuavano a martellargli in testa.
“ Draco soffre di uno squilibrio mentale, Potter. Una forma lieve, ma potrebbe peggiorare. Una specie di dissociazione
dalla realtà. A volte è convinto che suo padre sia ancora vivo”
Draco sorrideva alla Parkinson che stava gesticolando animatamente, eppure era malato. Non sapeva nulla di malattie
mentali....
Guardò Hermione, totalmente presa da un libro che aveva trovato in biblioteca, tanto che non badava troppo neppure a
Ron. Forse avrebbe dovuto chiedere a lei... Si, sicuramente Hermione avrebbe saputo dirgli qualcosa... Poco più in là
c’era Neville. Parlava con Ginny, leggermente rosso in viso. Ginny gli piaceva, si capiva lontano un miglio. I genitori di
Neville erano impazziti a causa della tortura... non lo riconoscevano neppure. Lui sicuramente sapeva molto di malattie
mentali, ma chiedere a lui sarebbe stato crudele... eppure, in quel momento non gli importava di essere crudele.
Un urlo e un frastuono di sedie, posate e voci concitate lo distolsero dai suoi pensieri.
Guardò verso la sorgente del rumore e registrò con crescente paura che si trattava del tavolo di Serpeverde, che a
gridare era la Parkinson e che molti ragazzi facevano crocchio intorno a lei.
Non vedeva la testa bionda di Draco.
Tutte quelle persone in piedi e... Zabini che si allontanava dal tavolo verso la porta, Piton che lo seguiva a passo svelto,
Draco tra le braccia.
Silente invitò alla calma, ma la sua era una voce lontana, Harry era già quasi uscito dalla sala, seguendo il professore.
Madama Chips si era messa subito all’opera, tastandogli il polso, sollevandogli le palpebre, aprendogli la bocca per
osservargli la lingua.
Harry tratteneva il fiato.
-E’ svenuto all’improvviso, mentre eravamo a tavola- Stava spiegando Blaise.
-Ancora lavanda! Non deve più prenderne! Non è nulla di grave, tornate pure di là e tranquillizzate gli altriPiton annuì, strinse la spalla di Blaise in un gesto di conforto e se ne andò.
-Preferisco restare, se non le dispiace, madama- Le chiese Zabini, con un piccolo inchino.
-Anch’io!- Gracchiò Harry.
-Va bene, ma non disturbatelo- L’infermiera li lasciò soli.
Harry e Blaise presero due sedie, una per lato del letto e si misero in attesa.
-A cosa gli serve la lavanda?- Chiese Harry, dopo un po’, quando il silenzio era diventato straziante.
-A calmare gli incubi. All’inizio bastava che lo stringessi per tutta la notte e riusciva a riposare, ma... ha accumulato
troppo, non basta piùHarry sentì il cuore stretto nella morsa della gelosia.
-In dosi massicce però è tossica e può dare allucinazioni....- Continuò Zabini.
-Allora perché la prende? Dovrebbe saperlo!-
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-Lo sa, ma lo fa stare comunque meglio- Zabini sapeva che se Potter o Piton ne avessero accennato a Draco il suo
inganno sarebbe stato svelato, stava giocando una partita truccata con la Fortuna, ma credeva fortemente che la Fortuna
aiutasse gli audaci.
-E la cura?-Quando avrà finito la scuola-Ma fino ad allora?!- Harry sbiancò all’idea che Draco potesse peggiorare in quei mesi.
Blaise gli rivolse uno sguardo che gli tolse il respiro: avrebbe potuto morire per il veleno di quelle iridi e distolse lo
sguardo.
-E la colpa di chi è, Potter?- Sibilò accusatorio.
-Io non...-Lucius è morto a causa tua, non hai alcun diritto di stargli vicino!-Non è vero! Io voglio aiutarlo!- Harry stava venendo preso dal panico.
-Davvero? E in caso di una crisi violenta cosa potresti fare per aiutarlo? Sai preparare la pozione che lo calma?
Riusciresti ad avere il sangue freddo necessario ad impedirgli di farsi del male? Come pensi che reagiresti vedendolo
lasciarsi cadere in un abisso di vuoto mentale?Harry si sentiva come durante la sua prima lezione di Pozioni, quando Piton aveva cominciato a tempestarlo di
domande a cui non sapeva dare risposta.
-Io... io non lo so... ma imparerei!- Rispose mortificato.
-E mentre tu impari lo lasceresti morire o, peggio, perdere se stesso!Draco si mosse nel letto, aprendo lentamente gli occhi.
-Draco!- Harry gli si avvicinò, abbracciandolo grato.
Il biondo lo fissò e fissò Blaise, sorridendogli a fatica e porgendogli lentamente la mano.
Zabini gliela strinse e rispose al suo sorriso. Un muto “ Sono qui”.
Draco richiuse gli occhi e, con un respiro profondo, si addormentò.
-Ora lasciamolo, Potter. Dormirà fino a domattina-Come...?- Harry si morse il labbro: non era il caso di chiedergli come lo sapesse: Zabini passava con lui ogni notte.
Quando lasciarono l’infermeria, ormai la cena era finita ed Harry raggiunse i suoi amici in sala comune.
-Harry, come sta Malfoy?- Chiese subito Hermione, appena lo vide entrare.
Harry sospirò. In molti, che si erano stupiti vedendolo correre dietro ai Serpeverde, si aspettavano delle notizie da lui.
Sospirò rassegnato. -Ora dorme. E’ come la volta scorsa: fa uso di una pozione calmante perché ha continui incubi... su
suo padre- Abbassò gli occhi e la voce, come a mostrare che si sentiva in colpa per la morte di Lord Malfoy e che il suo
interessamento dipendeva da questo. -E’ un po’ intossicato, nulla di grave- Concluse avvicinandosi all’amica per
parlarle all’orecchio. -Devo parlarti, vieni in dormitorio- Fece un cenno a Ron e li precedette nella loro camera.
Ron ed Hermione arrivarono pochi minuti dopo.
-Cosa c’è, Harry?-Hermione, cosa sai sulle malattie mentali?-Malattie mentali?!- La ragazza strabuzzò gli occhi. -Nulla!-Ma i tuoi sono medici, giusto?- La incalzò lui.
-Dentisti, Harry. Dentisti!- Precisò lei.
-Perché ti interessi di malattie mentali, ora, Harry?- Intervenne Ron.
-Ho mentito su Draco. Prende quella pozione, si, ma non solo per gli incubi. Zabini ha detto che, dalla morte di Lucius,
Draco ha problemi di... dis... dissociazione o qualcosa del genere. Che è convinto che suo padre sia ancora vivo...-In pratica è matto!- Tirò le somme Ron, guadagnandosi due occhiatacce.
-Harry, è gravissimo, ma io non so come aiutarti...- Si giustificò Hermione.
-Con tutto quello che leggi non hai mai letto nulla a riguardo?!-No!- Si stizzì lei.
-Però potremmo chiedere a Neville- Suggerì Ron.
-Ci ho pensato... ma non vorrei farlo soffrire, lo sai che non parla volentieri dei suoi genitoriHermione sospirò. -C’è Lupin. Lui conosce parecchi medimaghi del San Mungo. Potrebbe chiedere a loro!-Si, ma... Remus è strano, da un po’ a questa parte. Voi non l’avete notato?- Chiese Harry.
-In effetti si...- Rispose tristemente la ragazza.
Eppure, rivolgersi al licantropo, pareva l’unica soluzione.
Capitolo 15
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I ragazzi si guardarono intorno piuttosto sconcertati. La camera era a soqquadro, immersa nel buio. Chiamarono con
voce incerta il loro ex insegnante di Difesa e lui rispose con voce più alta di un’ottava, rispetto al solito, da un angolo
oscuro, tra il letto e l’armadio.
-Salve ragazzi!- Li salutò dirigendosi verso di loro. -Avete bisogno di me?Hermione notò subito le pupille un po’ dilatate, ma poteva essere colpa del buio.
Agli occhi di Harry e di Ron saltarono invece il suo aspetto sciatto ed il pallore.
-Remus... stai bene?- Chiese Harry, seriamente preoccupato.
-Bene?- L’uomo rise istericamente. -Mai stato meglio!-Allora... noi... avremmo una domanda...- Continuò Hermione.
-Chiedete, su forza! Non siate timidi!- Rise di nuovo.
-Avremmo bisogno di alcune informazioni sulle malattie mentali...-Malattie mentali?!- Urlò l’uomo.-Perché dovrei saperne qualcosa io? Vi sembro pazzo forse? Rispondete!- Tuonò,
avvicinandosi minaccioso ed alzando un braccio a mo’ di artiglio.
I tre scattarono in dietro, spaventati.
-Non intendevamo niente del genere!- Strillò Hermione.
Il licantropo parve calmarsi. Si aggiustò il pullover. -Bene. Allora, perché siete venuti da me per questa stupida
domanda?- Si ravviò nervosamente i capelli castani.
-Perché tu conosci molti medimaghi del San Mungo e potresti chiedere a loro.... si tratta di Draco....- Gli spiegò Harry,
con tono grave.
-Oh, Malfoy ha perso qualche rotella?- Scoppiò a ridere come se la cosa fosse incredibilmente buffa. -Oh, scusate.
Scusate. Non è divertente, vero? Ehm, vedrò cosa fare... ho saputo che il ragazzo è svenuto di nuovo... di cosa soffre?-Vorremmo saperlo anche noi!- Disse Hermione, pronta ad affrontarlo, con sguardo severo.
Lupin fece un passo indietro, come intimorito dalla giovane strega.
-Non scaldarti, Hermione, su.... volevo solo sapere... i sintomi. Ecco, si, i sintomi!-Incubi... si estranea dalla realtà... crede che suo padre sia vivo...- Si affrettò a rispondere Harry.
-Vedrò cosa posso fare, ok? Ora... andatevene per favore, io.... io ha da fare. Si, ecco... Ho da fare, io. Da fare!- Li
spinse gentilmente verso l’uscita, continuando a ripetere che aveva da fare, come se temesse di dimenticarlo.
-Ma che ha Lupin?- Diede voce alla domanda di tutti Ron, quando furono in corridoio.
-Io... non lo so- Rispose Harry, smarrito.
-Sembra.... impazzito!- Suggerì Hermione.
-Oh, cavolo!- Gemette Ron. -E se, alla fine, fosse successo veramente?-Cosa?-Quello che diceva Malfoy: che è diventato matto per colpa della licantropia!-Non dire stupidaggini, Ron!- Lo ammonì Hermione. -In tal caso interverrebbe il ministero e lo farebbe rinchiudere!
Non farti sentire da nessuno!Harry taceva, ma aveva il brutto presentimento che il suo amico avesse colto nel segno.
Passò qualche giorno prima che Lupin si facesse vivo con loro.
Aprile era alle porte e Ginny e Ron avevano un’intensa corrispondenza coi fratelli maggiori ed i genitori per
organizzare la festa di compleanno ai gemelli.
Da quando Fred e Gorge si erano resi indipendenti dalla famiglia, il compito era diventato estremamente più semplice e,
in un certo senso, sembrava che la cosa dispiacesse a tutti. I loro affari andavano a gonfie vele ed Harry era
segretamente felice del suo contributo iniziale. Di quando in quando, Ron lo coinvolgeva nell’elaborazione dei progetti
per la festa, ma raramente il ragazzo vi prendeva parte attiva.
Draco Malfoy occupava tutta la sua mente, eccetto un angolino dedicato alla preoccupazione per Lupin.
Il primo d aprile, gli abitanti del castello di Hogwarts si svegliarono alle prime luci, nonostante fosse un sabato
piuttosto freddo e dal cielo plumbeo.
Gli studenti più burloni avevano dato la sveglia ai loro compagni con i più svariati scherzi e, nel giro di pochi minuti,
passi, grida e risate inondarono ogni corridoio.
Anche Ron era strato piuttosto mattiniero. Aveva tirato giù dal letto Harry e, con Ginny ed Hermione, si era fiondato in
Sala Grande per consumare una rapida colazione e poi correre ad Hogsmeade.
Neppure da dire che i gemelli non avevano pensato neanche per un momento di tenere chiuso il negozio dei Tiri Vispi,
così, quando Ron e gli altri giunsero al villaggio, i due stavano aprendo bottega, preparandosi ad una giornata
particolarmente proficua.
Ron e gli altri, camminando di soppiatto, si diressero sul retro dello stabile del negozio, dove aprirono la porta che
conduceva al piano superiore ed al piccolo appartamento che i due Weasley occupavano da quando il negozio gli aveva
permesso di pagarsi un affitto.
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Neppure mezz’ora dopo il resto della famiglia e qualche amico era affaccendato a riempire la casa di palloncini colorati,
spostare mobili, preparare dolci e salatini.
Harry, con un sorriso tirato in faccia, si appoggiò ad una finestra, guardando i passanti in istrada. Degli invitati mancava
ancora Remus, ma, chissà perché, Harry sentiva che l’uomo non sarebbe andato. Era così strano... forse avrebbe dovuto
chiedere al signor Weasley, ma il padre di Ron lavorava pur sempre al Ministero...
Mentre era concentrato su questi pensieri, sotto ai suoi occhi sfilò un gruppetto di Serpeverde. Erano ragazzini del terzo
anno. Camminavano compostamente stringendosi addosso i mantelli e ridevano sommessamente. Poco dopo
cominciarono ad apparire studenti di tutte le Case e le classi: Grifondoro che correvano e schiamazzavano, Corvonero
occhialuti impegnati in chiassose discussioni e Tassorosso che si affrettavano ad affollare il negozio di scherzi.
Harry si avvide per la prima volta di come i Serpeverde si distinguessero in questa folla allegra per il loro
atteggiamento, per nulla diverso da quello che tenevano a scuola: camminavano con passo deciso, ma non svelto, a testa
alta, parlando senza impennate di voce. Moderati nei movimenti e con espressioni imperscrutabili. Persino i più giovani.
Come se una rigida educazione li avesse abituati a godere dei loro svaghi senza eccessi.
Si chiese come potesse essere l’infanzia di uno qualsiasi dei ragazzini delle altolocate famiglie di Serpeverde da
generazioni. Come fosse stata quella di Draco...
Aveva appena formulato il pensiero che il principe dei Serpeverde transitò sotto il suo sguardo, appoggiato al braccio di
Zabini.
Era pallido, cinereo, quasi. Camminava lentamente, parlando al suo compagno con tranquillità. Sembrava sereno,
nonostante tutto.
Da quando aveva lasciato l’infermeria, Harry non lo aveva più incontrato.
Gli si strinse il cuore: era dimagrito ancora e c’era qualcosa, nel modo in cui si appoggiava a Zabini, che gli faceva
pensare che non fosse in grado di sostenersi da solo.
Camminavano con le gambe vicine, come se le caviglie fossero legate assieme e fossero diventati un unico essere a tre
gambe. Harry risalì con lo sguardo dalle scarpe di vernice lucida di entrambi alle ginocchia, le cosce attaccate, le anche
che si muovevano assieme... e si sentì in colpa per la gelosia che provava perché Draco aveva bisogno di un appoggio
per camminare e Zabini glielo stava dando e non c’era nulla di erotico in questo, anzi... avrebbe voluto poter essere di
altrettanto aiuto al ragazzo che amava.
-Harry! Harry!- La voce di Hermione lo distrasse. -Harry, dai! Dobbiamo andare giù a chiamare Fred e George! Qui è
tutto pronto!-Arrivo- Le rispose Harry, lanciando un ultimo sguardo alla strada, ma di Draco non c’era più traccia. Seguì Hermione
giù dalle scale. Era quasi l’ora di pranzo ed avevano fatto sapere a tutti gli studenti di non andare al negozio a quell’ora.
I Tiri Vispi era praticamente vuoto. Quando anche l’ultimo cliente se ne andò con la sua scorta di scherzi, strizzando
l’occhio ai due Grifondoro, Hermione ed Harry entrarono fingendo di avere il fiatone.
-Fred! George! Correte! C’è del fumo che esce da casa vostra!I gemelli corsero come razzi, spaventati dalle parole della ragazza, che li inseguì su per le scale con insolita agilità.
Harry attese qualche minuto prima di salire. Dalla tromba delle scale sentì un coro di “ Sorpresa!” e risate ed applausi.
Si sedette su un gradino, immaginando una festa simile a Malfoy Manor. Costruendo muri ed arredo con la sua fantasia,
immaginando un Lucius Malfoy diverso da quello che aveva conosciuto lui che faceva gli auguri ad un bambino di
dieci, undici anni... chissà se Draco aveva mai avuto un regalo simile?
-Harry! Che fai ancora qui?! Muoviti!- Lo chiamò Ginny, aspettandolo sulla porta e guidandolo nella stanza addobbata
per mano.
“ Sindrome psicotica con aspetti dissociativi dalla realtà e bouffee deliranti ed occasionali aspetti antisociali”
Harry si ripeté un paio di volte le parole, come se dovesse imparare la pronuncia corretta di un incantesimo. Le parole
gli dicevano ben poco. Non era un medico. Poi tornò a leggere l’appunto che gli aveva lasciato Lupin.
“ Il medimago a cui mi sono rivolto dice che chi è affetto da questo problema presenta i sintomi di cui mi hai parlato, ma
dice anche che dovrebbe osservare il caso per esserne certo. Le cause possono essere il profondo stress, un trauma, sia
recente che risalente all’infanzia. Consiglia il ricovero e l’osservazione. Dice che potrebbe essere necessario mantenerlo
sedato e, gradualmente, portarlo a svelare il trauma e quindi iniziare un processo di accettazione. Non è garantita la
guarigione, ma, come ti ho detto, dovrebbe sottoporlo a degli esami. Dice anche che pur guarendo, in soggetti simili ci
sono forti possibilità di ricaduta. Sta attento Harry. Non immischiarti in qualcosa di pericoloso”
Harry finì di leggere e riprese da capo. La grafia di Lupin era irriconoscibile: scattosa, nervosa... eppure le parole erano
inconfondibilmente sue.
Draco aveva bisogno che si occupasse di lui uno specialista. Eppure una vocina maligna gli chiedeva se ne era proprio
convinto o se lo diceva perché voleva sottrarlo a Zabini.
Non era pronto ad accettare l’eventualità che Draco non potesse guarire.
Mostrò la lettera a Ron ed Hermione.
-Harry, per quanto sia grave Malfoy, credo che il trauma della morte di un genitore si possa superare. In fin dei conti è
nell’ordine naturale delle cose che i genitori muoiano prima dei figli. Prima o poi lo supererà, quello che mi preoccupa
adesso è Lupin.... questa non è la scrittura di un uomo che sta bene!- Disse Hermione, risoluta.
Ron annuì ed Harry si trovò d’accordo con loro.
-Che ne dite se andiamo a trovarlo, dopo le lezioni?-
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-Ottima idea!- Concordarono i due amici.
-Anche se...- Aggiunse Hermione, appena Harry si fu allontanato. -... mi sembra strano che Malfoy sia così debole
psicologicamente...-E’ sempre stato un viziato figlio di papà, amore. Probabilmente gli manca la sua protezione!- Fece spallucce Ron,
abbracciandola mostrandole chiaramente che non intendeva passare quei minuti di solitudine arrovellandosi su Malfoy.
Hermione baciò il suo ragazzo dicendosi che avrebbe avuto tempo più tardi per pensare ai problemi di Harry e Malfoy.
Era quasi il tramonto quando i tre Grifondoro bussarono allo studio del loro ex insegnante di Difesa.
-Avanti- Cantilenò una voce alterata dall’interno.
Harry aprì la porta e si ritrovò nella stanza completamente buia.
-Remus?- Chiamò piano.
-Professor Lupin... apro una finestra!- Annunciò Hermione, spostandosi a tentoni verso il muro.
Alle sue parole, seguì, dopo appena pochi istanti, il suo grido.
-Hermione!- Chiamò concitatamente Ron.
-Non provarci stupida ragazzina!- Ringhiò la voce di Lupin, che, con un balzo fulmineo, l’aveva raggiunta ed afferrata
per un braccio.
-Lumos!- Disse in fretta Harry.
La scena che apparve li colse impreparati: un Lupin dalla faccia stravolta e lo sguardo malvagio ghermiva Hermione,
che si proteggeva alla ben’e meglio il volto con le braccia alzate, e teneva l’altra mano sollevata in aria, come fosse un
artiglio pronto a colpire la ragazza al viso.
Hermione tremava e singhiozzava.
Impaurito dalla luce improvvisa, il licantropo, spiccò un altro balzo, nascondendosi tra le ombre della stanza.
Ron prese Hermione tra le braccia e la portò fuori il più velocemente possibile.
Harry chiudeva la ritirata tenendo bene di fronte a sè la bacchetta con l’incantesimo di luce ancora attivo, camminando
all’indietro e cercando in ogni angolo il più piccolo movimento.
Fuori dalla stanza la ragazza piangeva, coprendosi gli occhi con le mani strette a pugno, mentre Ron cercava di
confortarla.
-Stai bene Hermione?- Le chiese, seriamente preoccupato, Harry, dopo aver richiuso la porta ed essersi assicurato che
nessun rumore giungesse dall’interno.
Hermione accennò di si e poco dopo si calmò. Aveva il viso arrossato e gli occhi lucidi di pianto. -Ho solo avuto molta
paura!- Si giustificò asciugandosi le guance rigate.
-Andiamo via di qui- Propose Ron e si affrettarono a lasciare il corridoio.
-Quello non era Lupin! Era un lupo nel corpo di un essere umano. Neppure tanto umano!- Ringhiava Ron, continuando
a tenere un braccio intorno alla vita di Hermione, con fare protettivo.
-Vuoi dire che sta impazzendo?-Non lo so, Harry, ma finché è così, è pericoloso!-Dobbiamo dirlo a Silente!- Intervenne Hermione.
-Se lo diciamo a Silente avviserà il ministero!- Protestò Harry.
-Se ci sono altre soluzioni il preside le userà!- Insistette la ragazza.
Harry non voleva ascoltarli: il rischio che Lupin fosse rinchiuso e che lui lo perdesse, lo accecava.
-No!- Esclamò a denti stretti, guidando gli amici per i corridoi del vecchio castello.
Remus Lupin, intanto, stava acquattato dietro la sedia della sua scrivania, annusando l’aria e scrutando nelle tenebre che
quegli odiosi ragazzini umani se ne fossero veramente andati.
Da qualche giorno la luce gli era diventata intollerabile... eppure continuava a prendere con regolarità la pozione...
mancavano ancora due settimane al plenilunio.... alla sola idea della luna piena sentì un incontenibile desiderio di
scodinzolare ed un’atroce frustrazione per non avere una coda con cui farlo. Non averla, “ ancora”.
Capitolo 16
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Draco aprì lentamente la porta, senza fare rumore.
-Blaise!- Chiamò con voce carezzevole.
Zabini sussultò e si girò di scatto, ricomponendosi subito.
-Draco! Pensavo... che dormissi!- Appoggiò gli alambicchi che teneva in mano.
-E’ per questo che stavi alterando la mia pozione?-No.. no, Draco! Cosa dici?!- Impallidì cominciando a sudare freddo.
-Blaise! Me ne sono accorto già da un po’ che la pozione è diversa dalla solita che mi da Piton e poi, Madama Chips,
quando mi ha dimesso mi ha detto di andarci piano con la lavanda. Dimmi solo perché, BlaiseDraco lo fissava dritto negli occhi ed il ragazzo abbassò lo sguardo.
-Se è quello che vuoi, io lo farò, Blaise... Farò tutto, tutto quello che vuoi....- Lo abbracciò di slancio, premendosi contro
di lui. -... ma ad una condizione!Zabini lo fissò aggrottando le sopracciglia scure. -Sarebbe?-Prima dimmi perché mi stai drogando!- Draco lo fissò con gli occhi d’acciaio. Era determinato e Zabini annuì.
-Per il tuo bene. Dammi retta, Draco: prima che tu possa essere in pericolo, grazie ai miei sabotaggi tu sarai al sicuro: al
San Mungo...-Vuoi farmi ricoverare?!- Scatto Draco, incredulo.
-Tua madre e Piton sono d’accordo. Rimarrai in ospedale per un po’, finché le acque si saranno calmate e poi uscirai-Anche mia madre.... Mi volete far passare per pazzo?!- Draco scrutava nei suoi occhi, a bocca aperta. Il bagno era
improvvisamente diventato piccolo.
-Per un crollo nervoso. Non potrai essere accusato delle azioni dei Mangiamorte e sarai al sicuro comunque vada la
guerraDraco ci pensò per qualche momento, poi uscì dalla stanza, facendosi seguire e si lasciò cadere sul letto di Blaise
cominciando a ridere.
-Draco?-Oh, Blaise! E’ un piano folle!-E’ un piano che salverà te e il nome dei Malfoy. Fidati di me, amore mio!Draco sorrise e lo baciò mentre due lacrime gli scendevano sulle guance. -Di te, sempre!- Gli buttò le braccia al collo e
lo strinse.
-Dimmi cosa vuoi, adesso- Gli chiese con voce morbida Blaise, circondandogli i fianchi e cullandolo piano.
-Voglio essere amato da mio padre... a modo tuo... una volta sola... e poi dirgli addio, BlaiseZabini lo fissava senza capire. -E’ morto, Draco...Draco sorrise dolcemente e si svicolò dall’abbraccio, dirigendosi al proprio letto, togliendo un involto da sotto il
materasso.
Blaise capì quasi con raccapriccio che i sottili fili biondi che comparvero tra le mani di Draco erano i capelli di Lucius
Malfoy.
-Quando fu condannato, le guardie gli tagliarono i capelli... con la scusa dei pidocchi... t’immagini l’umiliazione,
Blaise?- La voce di Draco tremava, mentre accarezzava la sottile treccia morbida, senza staccare gli occhi dall’unico
ricordo di suo padre. -Lui li ha raccolti e li ha mandati a mia madre... si è chinato a terra e li ha raccolti lui! Non un elfo
domestico, ma lui, con le sue mani! Mia madre li ha divisi e ne ha fate due trecce, una per me e una per lei...Quando Draco alzò lo sguardo sul compagno, i suoi occhi erano lucidi e Blaise sentì una pena immensa.
-Usando la pozione Polisucco diventerai mio padre per un’ora, Blaise... fai l’amore come me, come lui...- Draco si
morse il labbro.
Blaise sapeva che quel gesto serviva ad impedirgli di pregarlo, di contravvenire ai rigidi precetti dei Malfoy.
-Ci vuole molto tempo per la Polisucco, Draco e io...-E’ già pronta! L’ho preparata personalmente! Basta che tu accetti ed aggiunga un solo capello!Blaise guardò gli occhi d’acciaio di Draco un po’ vacui, colmi di speranza e di dolore e, anche se andava contro ogni
suo principio, accettò.
-Va bene, Draco... ma che sia una volta sola!- Gli rispose a mezza voce.
-Grazie!- Draco gli buttò le braccia al collo, baciandolo con slancio.
Blaise sentì una stretta al cuore ed un desiderio bruciante. Forse il masochismo di Draco cominciava a contagiarlo, ma
poi cancellò il dubbio dicendosi che, semplicemente, lo amava al punto di soffrire qualunque cosa pur di vederlo felice.
Draco aggiunse un solo, lungo capello del padre alla pozione che aveva messo a bollire su un piccolo fuoco magico. Era
densa e scura come fango ed il capello, strettamente attorcigliato su di sé perché fosse più facile da inghiottire
scomparve dopo avere opposto una strenua resistenza alla superficie della pozione.
Blaise guardò Draco per trovare il coraggio di farlo e l’aspettativa sul suo viso scavato e pallido lo convinse ad ingoiare.
Sapore e consistenza erano disgustosi, ma si sforzò di non rigettare. Appena la sostanza gli raggiunse lo stomaco si sentì
bruciare e pareva che un nido di serpi gli si agitasse in grembo. Tutto il suo corpo bruciò per pochi secondi e poi la
spiacevole sensazione scomparve.
-Padre...- Bisbigliò Draco, meravigliato del risultato pur aspettandoselo.
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Blaise si guardò le mani. Decisamente non sue. Sentì le dita timide di Draco sul suo viso ed intravide una lunga ciocca
di capelli biondi. Era Lucius Malfoy.
Draco gli si premette contro, bisbigliando così piano che Blaise non capì le sue parole, tranne il nome di Lucius
chiamato con brama ed affetto.
Ancora una volta si avvide di come lui e l’uomo fossero della stessa altezza, ma Malfoy era più solido, aveva le spalle
più larghe e sentì la stoffa della divisa tendersi sul suo petto, ma il problema fu risolto subito da Draco.
Il ragazzo lo trascinò sul letto, spogliandolo freneticamente, cospargendo la sua pelle di baci. Quando anche Draco fu
nudo, a ginocchia divaricate sul suo inguine, lo vide finalmente sorridere.
Blaise si annullò e, per amore del suo ragazzo, in quel momento divenne Lucius Malfoy.
-Volevo tanto rivederti! Volevo che vedessi l’uomo che sono diventato....- Gli disse Draco, con una dolcezza che
raramente dimostrava.
Lucius alzò un braccio per accarezzargli una guancia, passando il dito sulla leggera peluria e sorridendo. Non disse
nulla. La voce che Draco avrebbe sentito non era quella dell’uomo a cui stava parlando.
-Sei fiero di me?- Gli chiese continuando a sorridergli.
Lucius annuì.
-Mi ami?- Gli domandò con candore.
Lucius si alzò abbracciandolo e baciandolo con passione, le mani che vagavano sul bel corpo di Draco, imprimendogli
le dita sulla pelle delicata, divaricandogli possessivamente le natiche mentre scendeva a baciargli il collo flessuoso.
Cogliendolo di sorpresa, Draco gli afferrò gli avambracci, slacciando la sua presa e guardandolo con sicurezza negli
occhi.
-Lascia fare tutto a me, stavolta, Lucius!L’uomo sospirò, eccitato davanti a quella versione sconosciuta del ragazzo che amava.
Lentamente Draco allargò un po’ di più le ginocchia, prendendo tra le mani il suo organo e cominciando a maneggiarlo
con delicatezza e decisione. Draco si piegò a leccargli i capezzoli e prenderli piano tra i denti, baciandolo con
devozione. Si risollevò e riprese la sua asta dura in mano, posizionandola contro la sua apertura, lasciandovisi scivolare
con l’impegno e l’attenzione di chi sperimenta qualcosa di nuovo, sentendosi invadere poco alla volta dal senso di
completezza, dal calore, gemendo piano a mano a mano che il pene rigido l’invadeva, mordendosi piano il labbro e
serrando gli occhi, portandosi le mani al ventre, all’altezza a cui lo sentiva, consapevole di essere lui, per una volta, a
determinare velocità e profondità a cui suo padre sarebbe giunto.
Lucius gli afferrò i fianchi, impedendogli di sbilanciarsi in dietro e strappandolo alla sua estasi, riportandolo su quel
letto.
Draco gli sorrise, ondeggiando sulle ginocchia e strappandogli un gemito.
-Voglio amarti con tutta la passione di cui sono capace, padre!- Gli mormorò all’orecchio, prima di baciargli il collo
cominciando a muoversi ritmicamente.
Lucius lo strinse, spingendo i fianchi in alto e sollevandolo, grugnendo in approvazione, resistendo il più possibile al
desiderio incipiente di rovesciare le loro posizione, premere Draco contro il letto e prendere il controllo.
Allungò una mano dalle dita forti e lunghe sull’erezione del ragazzo, che frustava l’aria ed il suo inguine
alternativamente, accarezzandola e stringendola, rubando gemiti soffocati al principe dei Serpeverde, che avevano
l’effetto di eccitarlo sempre di più. Draco esplose sul suo addome con un gemito soffocato, rovesciando la testa indietro.
Lucius usò la solida presa sui suoi fianchi per sollevarlo ed abbassarlo dandogli il ritmo per le ultime spinte che gli
permisero di venire a sua volta.
Senza perdere vigore spostò Draco sotto di sé e cominciò a spingere e ritrarsi con foga, ancora duro ed ancora
intenzionato a vedere l’estasi che si dipingeva sul giovane volto a pochi centimetri dal suo.
Draco gli sorrideva con le labbra e con gli occhi, i capelli più scompigliati che mai, gli buttò le braccia dietro al collo,
afferrandogli i capelli ed attirandolo a sé per un bacio.
Lo sentì mugolare un “ si” sensuale mentre si spingeva più a fondo in lui e, in precario equilibrio, gli accarezzava il petto
e Draco lo attirava di nuovo, insaziabile di baci e gli allacciava le gambe lunghe dietro la schiena, venendo ancora.
Lo baciò e lo morse sul collo assaporando la sua pelle morbida e fragrante, inebriandosi di lui. Desiderava non dover
mai uscire da quel corpo. Lo desiderava come se stesso e come Lucius. L’orgasmo esplose in lui, inondando Draco, che
serrò i muscoli intorno al suo sesso, come ad impedirgli di abbandonarlo.
Lucius sentì le forze vacillare per un attimo, ma le gambe di Draco, ancora allacciate, non gli permettevano di uscire dal
suo corpo, mentre il ragazzo lo guardava con gli occhi sereni e gli accarezzava il viso come se volesse imprimersi la
forma delle suo ossa, la grana della sua pelle, persino ogni minuscolo filo di barba nella memoria tattile delle sue mani.
-Ti amo, Lucius. Volevo dirtelo almeno una volta prima di lasciarti andare... Sono diventato un uomo e sto seguendo la
mia strada... non ti dimenticherò mai...Draco lo baciò e Blaise sentì delle piccole differenze nel suo corpo.
Possibile fosse già trascorsa un’ora?
Draco lo lasciò andare e si accoccolò sul fianco, accanto a lui.
Blaise lo abbracciò, stupendosi di essersi perso in Lucius per quei momenti, sorpreso della forza che aveva sentito nel
corpo che aveva amato Draco.
Draco si sollevò velocemente dal letto per raccattare una coperta e coprire entrambi, tornando a rannicchiarsi contro di
lui.
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-Adesso se ne è andato...- Gli disse dopo qualche momento di silenzio. -Grazie Blaise... avevo bisogno di fare l’amore
con lui un’altra volta... per capire...-E adesso... hai capito?- Gli chiese a mezza voce.
Draco annuì, i capelli che accarezzavano morbidamente la pelle dell’altro. -Siamo due serpenti menzogneri e letali. Tu e
io- Sollevò la testa e cercò i suoi occhi. -Ma siamo uno immune al veleno dell’altro...Blaise sentì il cuore accelerare, come per un presentimento.
-...Ti amo, Blaise...Blaise sentì l’aria uscirgli dai polmoni tutta in una volta, poi, come se un tappo fosse stato fatto saltare via dalla sua
gola, tornò a respirare e sovrastò Draco con tutto il suo corpo, baciandolo ed abbracciandolo e respingendo le lacrime di
una pericolosa felicità, mentre Draco, lo stringeva e glielo ripeteva ancora e ancora.
-Se è una bugia, ti uccido, Malfoy!- Singhiozzò Zabini, tornando a guardarlo, lacrime di felicità a rigargli il viso.
Draco gli sorrise. Aveva anche lui gli occhi lucidi.
-Non è una bugia , Blaise... scusami se ci ho messo tanto a capirlo... e ora.. ho paura...-Paura di cosa?- Lo strinse Zabini, accarezzandogli il viso e baciandolo su ogni millimetro del suo volto.
-Paura che sia troppo... paura di perdere questa felicità.... paura che dovrò scontare questi momenti... di perderti....-No! No, Draco. Io ti prometto che andrà tutto bene! Resteremo separati per poco, te lo giuro! Appena finita la guerra ti
farò uscire e staremo sempre insieme! Intanto verrò a trovarti tutti i giorni e preparerò una casetta tutta per noi, nella
campagna scozzese...Draco sorrise e gli chiuse la bocca con due dita prima di rubargli un bacio lento e prolungato.
Per quanto Blaise potesse promettere, le sorti della guerra non dipendevano da lui. Eppure, almeno per quella notte,
voleva credergli.
Harry ripiegò con un sospiro la Mappa del Malandrino. Non sapeva neppure perché continuasse a consultarla.
Sapeva bene che il suo Draco era in compagnia di Zabini. Chiuse gli occhi e pensò ai brevi momenti trascorsi con lui,
alla Tana ed al deposito di attrezzi per il volo. Rievocò sensazioni, odori e sgranò gli occhi: l’odore di Draco non era
quello che gli pareva di ricordare dalle innumerevoli zuffe degli anni precedenti. Si pentì di non averci mai fatto caso,
in passato, perché aveva l’atroce dubbio che, quello che aveva memorizzato, fosse l’odore di Draco e Zabini assieme.
Capitolo 17
Kreacher scivolava silenzioso e rapido nei corridoi bui. I piccoli occhi malevoli si spostavano rapidamente scrutando le
ombre, assicurandosi di passare inosservato.
Padron Draco gli aveva dato l’ampollina con la pozione da aggiungere a quella che il professor Piton preparava
mensilmente per il licantropo.
Arrivò alla porta dell’insegnate di Pozioni e si fermò ad ascoltare. Nessun rumore all’interno, segno che l’uomo era
andato a dormire.
In punta di piedi, l’elfo domestico si introdusse nello studio, sciolse le protezioni intorno all’ampolla in cui concludeva
il suo ciclo la pozione antilicantropia e versò il suo veleno. Si concesse il tempo di un sorrisetto compiaciuto, prima di
ripristinare le protezioni ed uscire dalla stanza.
-Chi è questo Mathias Colmar?- Chiese Draco, sdraiato su un fianco, la testa appoggiata sul palmo, mentre
Blaise gli leggeva il messaggio che aveva ricevuto quella mattina.
-Tassorosso, terzo anno. E’ il maggiore di tre fratelli, tutti licantropi, contagiati dalla madre. Il padre lavora in una
piccola tipografia che, anni fa, stampava i volantini propagandistici del nostro Signore. Il titolare è un Mangiamorte, ma
se la cavò come i nostri genitori, dicendo di essere stato sotto ImperiusDraco sghignazzò al pensiero di come i loro padri se la fossero cavata con una menzogna tanto semplice e palese.
-Se si sapesse in giro che tutta la famiglia è affetta da licantropia l’uomo perderebbe il lavoro. La moglie non lavora: il
figlio più piccolo ha solo otto anni e lei lo accudisce ancora-Così comprano la pozione in nero dalla tua famiglia!- Concluse per lui il principe dei Serpeverde.
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Blaise annuì. -Con il magro stipendio del padre non arrivano a fine mese da quando devono prendere cinque pozioni,
così spesso il bambino più piccolo viene lasciato senza e chiuso in una stanza, dato che non è ancora pericoloso-Mostruoso!- Commentò Draco, veramente sorpreso.
-Non tutti navigano nell’oro, Draco!- Lo ammonì serio Blaise. -Comunque, gli ho offerto una buona soluzione: farà in
modo di essere ferito da Lupin, così non dovrà più nascondersi: la notizia che un ex insegnante affetto da licantropia era
ospitato ad Hogwarts ed ha contagiato uno studente finirà su tutti i giornali-E così, essendo minorenne, la sanità fornirà gratuitamente la pozione al ragazzo- Capì Draco.
-Si, se poi, lui, dovesse, incidentalmente contagiare il resto dei familiari, i figli avrebbero la pozione gratuitamente ed i
genitori per vie legali, e quindi a prezzi più accettabili. Inoltre, dato lo scalpore che farà la cosa, il padre non potrà
essere licenziato proprio per le passate accuse del suo datore di lavoro-Se lo licenziasse perché è un licantropo o lo è un membro della sua famiglia, nessuno crederebbe più alla balla e
verrebbe riconosciuto come Mangiamorte. Ottimo piano, Blaise!- Si complimentò Draco, che languidamente, aveva
cominciato a stiracchiarsi, offrendo la piega sinuosa della sua schiena e del suo sedere allo sguardo compiaciuto del suo
complice, che abbandonò la pergamena per dedicarsi ad un delizioso trastullo.
Mancavano ancora cinque giorni al plenilunio, Harry era preoccupato, ma si ostinava a non volere che gli
amici parlassero con Silente. Eppure il preside doveva essersi accorto che qualcosa non andava in Lupin.
Camminava lentamente verso il campo da quidditch, con la sua scopa in mano, ma non riusciva a rilassarsi al pensiero
dell’allenamento.
La settimana seguente avrebbero giocato contro Corvonero ed il morale era abbastanza alto: la squadra avversaria non
era così temibile. La verità era che, da quando Draco non giocava più il quidditch aveva perso un po’ del suo fascino.
Harry non sentiva più lo spirito di competizione, gli mancava un avversario capace di infervorarlo.
Per le due ore seguenti volò assieme ai suoi amici, provando strategie di gioco ormai collaudate e senza riprendere mai i
suoi compagni. Ormai erano mesi che la squadra era formata e c’era un’ottima sincronia tra di loro.
-Vinceremo di sicuro il torneo, quest’anno!- Esclamò Ron, sotto la doccia, sporgendosi verso il box in cui era Harry.
Il capitano sussultò ed arrossì. -Scusa Ron, non ti stavo ascoltando-Me ne sono accorto!- Sbuffò il rosso, chiudendo l’acqua ed acciuffando l’asciugamano che aveva appeso fuori dalla
cabina che stava occupando. -Harry, si può sapere che hai?Harry chiuse l’acqua ed uscì a sua volta. Si guardò intorno per assicurarsi che altri non lo ascoltassero. -Sono
preoccupato per RemusRon sbuffò. -Anche io, Harry. Ma, sinceramente, dopo come si è comportato con Hermione, davvero: vorrei che lo
dicessimo a Silente!-Ancora qualche giorno, Ron. Ti prego!-Ok, amico. Ma tra qualche giorno sarà luna piena. Prega che nessuno si faccia male!-Cosa state borbottando voi due?- Furono sorpresi da due braccia gocciolanti che si posarono sulle loro spalle.
Harry sobbalzò, mentre Ron riconobbe subito uno dei loro cacciatori e sghignazzò: -Harry ha problemi di cuore!Il ragazzo fischiò e sorrise ad Harry. -E chi è la fortunata?Harry arrossì, ma continuò il gioco di Ron. -Segreto!Un quarto d’ora dopo i due amici camminavano sotto le stelle, verso il castello, avendo seminato il resto della squadra,
terribilmente curioso.
-Comunque è vero, Ron: ho davvero un problema di cuore...Ron sospirò sonoramente. Odiava parlare di Malfoy, ma non poteva esimersi.
-Non ci hai più parlato?Harry scosse la testa. -No. E’ sempre con Zabini... non mi ha più cercatoRon sentì la sua voce incrinarsi appena e gli circondò le spalle con un braccio. -Il mondo è pieno di uomini migliori di
lui, Harry. Prima o poi incontrerai quello giusto!Harry scosse la testa. -E’ lui che voglio, Ron! Non un uomo migliore!-Senti amico, lo sai che a me Malfoy non piace, ma se non vuoi fartene una ragione, allora, lotta! Non lasciarlo a
Zabini! Mandagli un gufo chiedendogli di incontrarvi, oppure chiediglielo apertamente, fa qualcosa!Harry sospirò a sua volta e sollevò lo sguardo per guardare la luna. Mancava solo un piccolo spicchio a renderla un
cerchio perfetto.
-Prima devo pensare a Remus- In cuor suo, sentiva la devastante certezza che Draco era ormai troppo lontano per lui.
La notte del diciotto aprile un ululato squarciò le tenebre. Poco dopo si sentì un urlo ed il castello si risvegliò di
soprassalto.
Capiscuola e prefetti tennero a bada gli studenti nei dormitori e presto vennero raggiunti dai professori responsabili che
li pregavano di tornare a dormire.
Harry vide l’ombra di dolore sul volto della professoressa McGranit e la seguì fino all’uscita della sala comune.
-Non ora, Potter. Domani- Lo fermò la donna prima che la seguisse oltre il ritratto.
Harry tornò in camera propria, afferrò il mantello dell’invisibilità e la seguì di corsa.
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Ron ed Hermione stavano tranquillizzando i ragazzi più giovani, ma l’avevano visto. Hermione aveva spalancato la
bocca come per dire qualcosa, ma poi l’aveva richiusa senza parlare. Ron gli aveva fatto un cenno affermativo con la
testa, dandogli la sua benedizione.
Harry corse fuori e seguì ad una certa distanza la vicepreside. Passando davanti ad una finestra fu colpito dalla
luminosità della luna. Della luna piena.
Le lacrime gli salirono agli occhi senza motivo apparente. Fissò l’astro con odio e tornò a seguire la professoressa.
-Minerva...- La chiamò accorato il preside, quando giunse nella Sala Grande.
I professori sembravano essersi dati tutti appuntamento.
-Non so come sia stato possibile! Sembra quasi che la pozione fosse sabotata!- Sbraitò il professor Piton, torcendosi le
mani.
-Severus, qualcuno avrebbe potuto farlo?- Gli chiese gentilmente il preside.
-Assolutamente no, Albus! Mi occupo personalmente della pozione e dei sistemi di sicurezza della mia stanza!- Rispose
stizzito l’insegnate di Pozioni.
-Resta il fatto che Remus ha morso un ragazzo...- Stirò le labbra la McGranit.
Harry sussultò, in preda al panico.
-Ora il povero ragazzo è in infermeria con Poppy ed Hagrid è uscito a cercare Remus, possiamo solo sperare- Disse il
preside, con lo sguardo stanco.
Harry non rimase più ad ascoltare. Un ragazzo era stato ferito, forse contagiato. Tutto perché lui non aveva voluto dire
quello che sapeva. Era colpa sua!
Corse fuori. In lontananza sentì un ululato ed il latrare di un cane. Sicuramente si trattava di Thor. Scese un gradino.
Non si vedeva la luce della lanterna di Hagrid. Il guardiacaccia doveva essersi addentrato nella Foresta Proibita.
-Sicuramente Hagrid tornerà con il nostro povero amico. Purtroppo dovremo avvisare il Ministero... E’ inutile uscire a
cercarlo adesso- La voce calma del preside gli fece sapere che era al corrente della sua presenza. Come Silente fosse in
grado di vederlo sotto il mantello dell’invisibilità, per Harry, era un mistero, ma già al terzo anno gli era accaduto
qualcosa di simile. Proprio nella capanna del mezzogigante.
Harry sospirò ed annuì.
Seguì i passi lenti dell’uomo, che trascinava un po’ le pantofole di un blu brillante e si diresse all’infermeria.
Entrò silenziosamente ed individuò il ragazzo. Sembrava dormire sul lettino candido, mentre Madama Chips lo
vegliava.
Lasciò l’infermeria con un peso sullo stomaco. Era come se quel ragazzo l’avesse ferito lui. Pregava solo che il contagio
non fosse avvenuto.
Mentre si dirigeva alle scale, colse di sfuggita un’ombra sospetta.
Trattenne il fiato per un momento riconoscendo Piton che, furtivamente, lasciava la stanza di Lupin e si avviava ai
sotterranei continuando a guardarsi alle spalle, con la bacchetta in mano.
Lo seguì per un po’, finché non scomparve nel labirinto di cunicoli che erano il covo dei Serpeverde.
Harry attese qualche minuto, riflettendo intensamente, poi corse a perdifiato, raggiungendo la torre di Grifondoro.
Hermione e Ron lo aspettavano seduti sul divano, i volti tesi e le mani giunte.
-Harry!- Lo chiamò la ragazza, pur non vedendolo, appena sentì il passaggio aprirsi.
Harry si tolse il mantello e li fissò con gli occhi dilatati dall’ira.
-E’ stato Piton!-A fare cosa, Harry? Spiegati!- Lo interruppe Ron.
-Ha sabotato la pozione antilicantropia! Ha detto che nessuno poteva farlo, quindi deve essere stato lui!-Ma perché avrebbe dovuto...?- Chiese Hermione, sconcertata.
-Per difendere Zabini dall’accusa di essere un Mangiamorte, per vendicarsi di quando erano ragazzi, non lo so! Ma so
che è così-Harry, prendi fiato! Siediti e raccontaci tutto! Come sta Remus?- Si impose la ragazza.
Harry respirò a fondo e si sedette al posto di Ron che si era alzato per farlo accomodare.
-Remus si è trasformato nonostante la pozione stanotte ed ha morso un ragazzo..-Merlino!- Esclamò Ron, mentre Hermione si copriva la bocca con entrambe le mani.
-Ora il ragazzo è ricoverato in infermeria. Non sanno ancora se sia contagiato, ma non sembra in pericolo di vita.
Hagrid sta cercando Remus e Piton ha detto che pare che la pozione fosse sabotata, ma che la fa lui personalmente e che
nessuno può entrare nel suo studio senza che scatti un allarme o qualcosa del genere, ma poi l’ho visto uscire
furtivamente dalla stanza di Remus e sono sicuro che è andato per cancellare qualche prova!- Harry aveva parlato
concitatamente, restando senza fiato.
I suoi due amici l’avevano ascoltato sconvolti e preoccupati. Dopo qualche minuto Ron ruppe il silenzio.
-Anche Malfoy è accusato di aver partecipato alla strage di Natale e questo, effettivamente, potrebbe essere un motivo
plausibile per spingere Piton a cercare di eliminarlo-Draco non c’entra!- Scattò Harry, fulminando il rosso.
-Harry, mantieni la calma- Lo prese per il braccio Hermione. -Piton è nell’Ordine e Silente si fida di lui. Ha superato
l’animosità con Remus da tanto tempo e sicuramente sa che non è eliminando un testimone facilmente screditabile che
può proteggere i suoi studenti-Hermione, chi può essere stato allora?-
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-Non lo so, ma sicuramente c’è una spiegazione, dobbiamo solo trovarla!-“ Solo”?! Hermione, Silente avviserà il Ministero! Lo rinchiuderanno!“ I Lupi Mannari sono stati smistati tra la divisione Animali ed Esseri per molti anni; attualmente esiste un ufficio per i
Servizi di Sostegno ai Lupi Mannari nella Sezione Esseri mentre il Registro dei Lupi Mannari e l’Unità di Cattura Lupi
Mannari ricadono sotto la Sezione Animali. Parecchie creature d’intelligenza superiore sono classificate come
“ animali” perché sono incapaci di dominare la propria natura bruta.”*
Harry sentì la voce piatta del loro insegnante di Storia della Magia che leggeva il passo sulla classificazione delle varie
specie magiche.
-Dio mio, Hermione.... per loro non è nemmeno un essere umano!- Le lacrime minacciavano seriamente di lasciare i
suoi occhi ed Hermione lo abbracciò strettamente, con quel fare materno così protettivo che scaldava il cuore di Harry.
-Se è diventato pericoloso... non c’è altra scelta Harry- Bisbigliò Ron, incredibilmente a disagio.
-Lui non vorrebbe mai fare del male a degli innocenti, Harry! Bisogna fermarlo- Gli disse gentilmente Hermione.
Harry sapeva che i suoi amici avevano ragione, ma non bastava a farlo stare meglio.
--* Da “ Gli animali fantastici: dove trovarli” di Newt Scamandro, alias signora Rowling. Ed Salani. Le Ed Salani
collaborano con Comic Relif nella raccolta di fondi per le vittime dei disastri. I 4E di costo del libro vanno a sostenere
tale causa.
Capitolo 18
Harry aspettava semplicemente che il tempo trascorresse.
La torre nord era silenziosa e la luce della luna coperta da qualche nuvola la raggiungeva particolarmente soffusa.
Era stata una giornata lunga e pesante: Hagrid era rientrato qualche ora dopo l’alba, zoppicante e con parecchie
escoriazioni. A vederlo coperto di sangue si sarebbe temuto il peggio, ma, per fortuna, le sue ferite erano meno serie di
quanto apparissero. Tra le braccia portava Remus, svenuto, ferito, anche lui coperto di sangue.
Gli ufficiali del Ministero erano già arrivati al castello da alcune ore ed assillavano Silente perché li autorizzasse ad
andare a cercare il licantropo nella Foresta Proibita. Il preside si era rifiutato asserendo che il loro guardiacaccia sarebbe
stato più che sufficiente a riportare al castello l’ex insegnante.
Lo avevano prelevato immediatamente ed erano spariti con una passaporta.
Harry aveva passato la giornata urlando contro il preside, contro la McGranitt e contro chiunque gli rivolgesse la parola.
Voleva sapere dove lo avevano portato. Cosa gli avrebbero fatto.
Non gli bastavano le garanzie degli insegnanti che non gli sarebbe stato fatto alcun male, che sarebbe stato attentamente
visitato e poi processato.
Il suo destino era forse quello di venire rinchiuso in una riserva e, ad Harry, pareva di impazzire nell’attesa.
Intanto il ragazzino ferito, Mathias Colmar, un Tassorosso tredicenne dall’aspetto smunto, si era risvegliato. Aveva
detto di essere stato aggredito vicino alle cucine, dove era andato a cercare del cibo per uno spuntino notturno.
Madama Chips aveva iniziato subito a sottoporlo agli esami, ma sarebbe servito del tempo per sapere se era rimasto
vittima del contagio.
I suoi occhi erano talmente grandi e disperati che Harry sentì tutta la tensione e l’angoscia sparire di nuovo, lasciando il
posto ad un enorme senso di colpa.
Si era dimostrato egoista ed immaturo. Non aveva valutato il reale pericolo che Remus costituiva, troppo preoccupato di
perdere un amico importante.
Un errore di valutazione.
Gli sarebbe stato fatale in uno scontro con Voldemort.
Avrebbe potuto essere fatale per una persona che stava male...
Harry si rigirava il concetto in testo, rifiutandosi di ammettere che Zabini poteva avere ragione: lui non era in grado di
avere cura di Draco. Non in quel omento, almeno.
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Iniziava a chiedersi se fosse la sua coscienza che voleva punirlo e lo faceva imponendogli di rinunciare al ragazzo che
amava.
Si supponeva che lui fosse il salvatore del mondo magico, ma cosa aveva fatto per salvare quel ragazzino? Cosa stava
facendo per Draco?
Forse non era capace di badare neppure a se stesso, o forse, badare a se stesso, era il massimo che poteva fare finché
fosse esistito Voldemort.
Aveva bisogno di riflettere con calma, così si era rifugiato su quella torre.
Osservava la luna chiedendosi come stesse Remus, ovunque fosse e se fosse consapevole di aver morso uno studente.
Raggiungere la torre ed appoggiarsi alla balaustra era stato un impulso istintivo.
Ad un certo punto si era chiesto se si fosse aspettato di trovarci Draco, ma dopo un’ora abbondante, la sua mente era
ben lontana dal principe dei Serpeverde.
Fu allora che un presenza lunare comparve accanto a lui.
La leggera brezza primaverile scompigliava dolcemente i capelli sciolti di Malfoy, silenzioso e pallido, che era
sopraggiunto e si era appoggiato alla balaustra accanto a lui.
Dopo qualche istante Harry si girò a guardarlo e Draco gli rivolse un piccolo sorriso.
Harry cercava disperatamente qualcosa da dire, ma fu preceduto da Malfoy.
-Questo è il posto ideale per restare soli a pensare, vero?- Gli chiese con voce bassa e calda, che fece rabbrividire Harry
di desiderio.
Il Grifondoro annuì solamente, la gola secca e gli occhi incollati a quelli dell’altro.
-Ho sentito di Lupin. Ti hanno già fatto sapere qualcosa?Nessun “ Mi dispiace”, nessuna falsa preoccupazione, anzi, un tono annoiato, la domanda era pura formalità.
-Non ancora- Rispose secco Harry. -E tu... perché sei qui?- Gli chiese con la voce leggermente gracchiante, cercando di
resistere al desiderio, ammonendosi che stava pensando, non più di due minuti prima quanto quella sua stupida cotta
contasse rispetto ai suoi doveri. Eppure una vocetta insistente continuava a urlargli che il suo era amore e che avrebbe
salvato il mondo solo per quell’eterea figura bionda.
Draco sospirò, tornando a fissare lo spazio di fronte a sé.
-BlaiseHarry sussultò. -Zabini?Malfoy annuì, socchiudendo gli occhi ed inspirando a fondo. Tra le ciglia chiare colse in un lampo il nervosismo di
Potter e decise di approfittarne.
-Mi ama troppo... a volte mi chiedo se me lo merito...- Rispose con voce di nuovo calda, tornando a fissarlo,
stringendosi le braccia intorno al corpo e sorridendogli dolcemente.
-Tu ti meriti tutto l’amore...- Harry si interruppe bruscamente, arrossendo in modo incredibile.
Draco produsse un suono basso ed ovattato, simile alle fusa di un gatto e gli rivolse uno sguardo malizioso.
-Hai... hai freddo?- Cambiò argomento Harry.
-No. Cosa dicevi... sull’amarmi?Harry prese a torturare il bordo della sua giacca con le dita, costringendosi a non distogliere lo sguardo dal suo.
-Che anche io ti darei tutto l’amore di cui sono capace!- Rispose con una voce flebile flebile.
Draco gli sorrise apertamente e poi sembrò rattristarsi. Si raddrizzò, allontanandosi di un passo dalla balaustra ed
abbassò lo sguardo.
-Lascia perdere, Potter: sono una puttana troppo costosa per te!Harry impallidì con la stessa velocità con cui era arrossito.
-Non parlare di te a questo modo!- Sbottò afferrandolo per le braccia e scuotendolo.
Draco, che non si era aspettato quel contatto irruento, barcollò e lo fissò sorpreso.
-Tu non sei una puttana! Sei un ragazzo stupendo!-Stupendo? Cosa ti piace in me, Harry?- Gli chiese docilmente.
Harry lo strinse a sè, il cuore che batteva all’impazzata nel petto.
-Sei bellissimo. Determinato, intelligente....- Lo baciò dolcemente, ma dopo il primo contatto desiderò affondare nella
sua bocca calda, forzandogli le labbra.
Draco rispose con passione, stringendosi di più a lui ed Harry sentì la consistenza del suo corpo premuto al proprio e
non seppe resistere alla tentazione di far scorrere le mani su di lui, sulla stoffa liscia della camicia e sui pantaloni così
delicatamente adagiati sulle sue natiche.
Strinse le dita sul sedere magro del Serpeverde, facendolo gemere nella sua bocca.
Harry sospirò staccandosi da lui. -Sei meraviglioso!- Ripeté quasi trasognato.
Draco constatò come i loro corpi combaciassero bene e fece scivolare i palmi delle mani sul petto di Harry, piegò
elegantemente la testa di lato, fino ad appoggiarla sulla sua spalla, in modo da parlare direttamente nel suo orecchio.
-Cosa vedi, Potter? Me? Oppure un corpo che ti vorresti scopare? Cosa sai di me per dire che mi ameresti?-Non è...!- Cercò di protestare il Grifondoro, ma Draco lo zittì appoggiando l’indice sulla sue labbra. Gli appoggiò la
mano tra le gambe e la strofinò piano, strappandogli un gemito.
Harry sentì la calda pressione sul suo inguine e, contemporaneamente i capelli rizzarglisi sulla nuca. -Draco!- Gemette
eccitato.
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-Verrei a letto con te in un solo caso, Potter!- Gli sibilò freddamente all’orecchio, stringendo le dita sulla stoffa dei
pantaloni della divisa dell’altro e mordendogli l’orecchio.
Lasciò il lobo mentre Harry si faceva più attento suo malgrado.
-Ti aprirei il mio cuore e ti rivelerei ogni cosa, Potter e poi farei l’amore con te donandoti tutto me stesso...- Sospirò e
gli baciò l’orecchio e la pelle del collo.
Harry sentiva il cuore battere in modo anomalo. Sembrava stesse piroettando, tentando di uscire dalla cassa toracica.
-Ma in cambio, Potter... ti chiederei di morire per me!- Si staccò da lui privandolo di qualsiasi contatto e lo fissò
intensamente.
Harry lo fissò sconvolto ed ancora eccitato ed impiegò quasi un minuto per districare tutte le parole dell’altro e capirle.
A quel punto gli sorrise.
-Per conoscere il tuo cuore e fare l’amore con te.... non mi pare un prezzo alto- Ansimò con le lacrime che pungevano
dietro gli occhi per uscire. -Ma non posso pagarlo adesso. Ci sono tante persone che hanno riposto fiducia in me, Draco.
Devo uccidere Voldemort e poi la mia vita sarà davvero mia e sarò libero di darla a te, se è quello che vuoi.... non credo
che i miei sentimenti per te cambieranno e se questo è l’unico modo per essere amato da te.... io... credo di poter pagare
questo prezzo. Ti amo, Draco!- Harry si sentì incredibilmente bene dopo essere riuscito a dirlo.
Tutti i pensieri ingarbugliati si erano dipanati nelle sue parole e finalmente aveva visto la luce.
Draco era oltremodo sorpreso da quella risposta, ma non lo diede a vedere. Baciò Harry su una guancia e sussurrò come
aveva fatto molto tempo prima.
-Devo rassegnarmi: il mio cavaliere è il principe azzurro del mondo magicoGli occhi di Harry si illuminarono a quelle parole e seguì Draco, che iniziava a scendere le strette scale della torre, come
un automa.
Draco lo avrebbe aspettato. Ne era certo. Finalmente c’era un “ dopo” che non c’era mai stato.
Dopo Voldemort sarebbe stato un ragazzo normale.
Dopo Voldemort avrebbe conquistato il ragazzo dei suoi sogni.
Dopo Voldemort la vita sarebbe tornata ad avere un senso anche per lui.
Ma doveva prima distruggere Voldemort. Doveva farlo anche per Draco.
Malfoy si fermò e si mise di fianco a Potter, avvolgendo un braccio al suo e strofinando la guancia contro la sua spalla.
Per Harry era come percorrere quei gradini per la prima volta: il calore ed il profumo di Draco lo avvolgevano in un
bozzolo di serenità e la strada fu fin troppo corta.
Presto arrivarono all’ultima rampa di scale che portava ai sotterranei ed Harry circondò con slancio i fianchi sottili del
Serpeverde baciandolo con passione.
-Se permetti mi prendo un anticipo- Gli soffiò sulle labbra.
Draco gli si appoggiò contro, ricambiando l’abbraccio e stringendo il corpo più massiccio al proprio. Quando si staccò
gli sorrise, sbattendo un paio di volte le palpebre, come a volersi assicurare che non fosse un sogno.
Harry ricambiò col sorriso la sua espressione dolce e Draco gli accarezzò con un nuovo bacio le labbra.
In quel momento riconobbero il rumore cupo della parete che scorreva e Draco si staccò velocemente da Harry,
scendendo di corsa gli ultimi gradini.
Prima di uscire dal cono d’ombra si girò velocemente verso di lui ed Harry fu sicuro di vedere rimpianto nel suo
sguardo.
-Draco! Dov’eri mi sono spaventato!-Scusa, BlaiseHarry sentì la voce di Zabini ed una morsa si chiuse sul suo cuore. Spiò cautamente la scena restando nel buio.
Zabini, un mantello sul braccio, strofinò le braccia di Draco e poi gli passò il mantello dietro la schiena,
drappeggiandolo sulle sue spalle e stringendoglielo addosso.
-Sei gelato! Vuoi ammalarti?!-Scusa... avevo bisogno di prendere un po’ d’aria-Almeno avvertimi prima di uscire! Ero preoccupato che potesse succederti qualcosa!- Lo abbracciò e lo cullò, tornando
poi a fissarlo con una espressione di dolce rimprovero, quindi lo riportò oltre la parete che celava la sala comune di
Serpeverde, sottraendolo allo sguardo di Harry.
Draco si rigirò lentamente nell’abbraccio addormentato di Blaise. Non riusciva a dormire.
Il corpo nudo accanto al suo era piacevolmente caldo. Aveva veramente rischiato di gelare uscendo senza giacca e
mantello ed il calore di Blaise gli aveva dato un conforto indicibile.
Eppure c’era stato un momento.... un momento in cui non aveva sentito freddo, appoggiato al fianco di Potter. Forse
aveva visto un mondo diverso negli occhi limpidi del Grifondoro.
Si coprì il viso con le mani e sospirò pesantemente, spingendo indietro i capelli ed allungando le braccia.
Lui e Blaise erano perfetti.
Potter sarebbe morto. Ucciso possibilmente da loro, oppure dal loro Padrone.
Non valeva neppure la pena di pensarci.
Accarezzò il braccio di Blaise, avvolto intorno alla sua vita. Distinse la pelle su cui era impresso il Marchio, dove non
cresceva il più piccolo pelo e cercò di convincersi che non esisteva soluzione migliore di quella.
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Blaise lo avrebbe fatto uscire dall’ospedale quando la guerra fosse finita. Si sarebbe occupato dei beni dei Malfoy ed
avrebbe preso quella casetta che avevano immaginato tante volte assieme.
Sarebbe andato a vivere in Scozia, affidando il maniero agli elfi domestici. La loro camera avrebbe avuto un’intera
parete a vetro e nelle notti di pioggia avrebbero fatto l’amore in piedi, appoggiati a quella parete, guardando la pioggia
cadere.
Chiuse gli occhi, voleva dormire.
L’immagine della camera dei loro sogni, immersa nel buio, mentre dal cielo scrosciava la pioggia, lo condusse nel
sonno, ma, quando, nel sogno, aprì gli occhi per guardare l’uomo che lo spingeva contro il vetro, entrando e uscendo da
lui ritmicamente, si ritrovò davanti gli occhi verdi di Potter.
Draco, a corto d’aria, sobbalzò e spalancò gli occhi, ritrovandosi nella camera buia dei sotterranei.
Blaise dormiva beatamente, ignaro di tutto e Draco si rigirò di nuovo, scivolando un po’ in basso per incassare la testa
contro il petto dell’altro.
-Aiutami!- Mormorò cercando in vano di trattenere le lacrime ed il braccio di Blaise si strinse protettivo intorno a lui,
mentre due occhi blu appannati dal sonno si aprivano a fatica.
Capitolo 19
Harry si svegliò piuttosto presto, quella mattina e corse, senza aspettare nessuno, nell’ufficio del preside.
Silente gli aveva detto che per quella mattina avrebbe sicuramente saputo qualcosa di più preciso riguardo a Remus e lui
era impaziente di sapere.
Scendendo i gradini due a due, buttò casualmente lo sguardo fuori da una vetrata. La bruma si alzava dall’erba che già
aveva preso un grazioso color verde ed avvolgeva ogni cosa. Harry scorse una figura ammantata di nero e riconobbe la
divisa di Hogwarts. Doveva trattarsi di uno studente mattiniero quanto o più di lui. Non prestò altra attenzione alla
figura solitaria e riprese il suo cammino.
Blaise Zabini, avvolto strettamente nel proprio mantello, imprecava contro l’aquila reale del suo padrone. Il
maledetto uccello era in ritardo e lui aveva freddo, ma, soprattutto, voleva tornare a letto prima che Draco si svegliasse.
Voleva essere lì a dargli il buon giorno con un bacio.
Per fortuna Draco non aveva dormito molto, quella notte, quindi si sarebbe svegliato tardi.
Finalmente il rapace apparve come una macchia scura nel cielo incolore. Spiegò le grandi ali e planò silenziosamente
fino a Blaise, che allungò il braccio per farlo appoggiare.
Svolse rapidamente dalla sua zampa la pergamena arrotolata e trovò la tanto attesa risposta.
Draco ne sarebbe stato felice.
Con una piccola spinta verso l’alto del braccio congedò l’animale, che in pochi attimi sparì nuovamente. Il messaggio
che aveva portato non necessitava di risposta.
Blaise fendette la bruma ed attraversò il portone della scuola, scese silenziosamente i gradini e bisbigliò la parola
d’ordine, confortato dal tenue tepore dei sotterranei.
Abbandonò la sala comune ancora vuota e risalì in camera, spogliandosi rapidamente per tornare a letto.
Draco mugugnò nel sonno e si accoccolò contro di lui, ritraendosi subito per il freddo.
Blaise sorrise. Draco era caldo e lui aveva bisogno di qualcuno che facesse alzare la sua temperatura. Lo abbracciò,
stringendolo a sé e Draco brontolò infastidito, fino a svegliarsi.
-Buongiorno- Lo salutò allegro.
Senza neppure aprire gli occhi Draco si sporse verso di lui per avere il bacio del risveglio, ma appena in contatto con
lui, li spalancò contrariato.
-Sei bagnato!Blaise rise sommessamente.
-Sei stato fuori?- Gli chiese, asciugandogli il viso e strofinandogli i capelli con il lenzuolo.
Blaise gli porse la pergamena, che aveva tenuto sotto il cuscino.
Di colpo completamente sveglio, Draco la afferrò, leggendola velocemente.
-Ci siamo, amore- Gli sorrise Blaise.
-Si- Rispose solo Draco, appoggiando la pergamena sulle ginocchia.
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-Non sei felice?- Gli chiese Zabini, preoccupato.
Draco gli rivolse un sorriso tirato. -Si, Blaise. Solo mi chiedo se andrà tutto beneBlaise si alzò a sedere, ponendosi accanto al suo compagno e lo guardò attentamente.
-Draco, in meno di due settimane sarà tutto finito, quindi, se vuoi tirarti indietro o se devi dirmi qualcosa, devi farlo
adesso, altrimenti non ci sarà più tempoDraco ripensò al suo incontro con Potter alla torre nord, qualche notte prima ed al sogno che aveva fatto poi. Blaise
aspettava una risposta. Blaise che lo amava più di quanto uno come lui meritasse e che si stava dando tanto da fare solo
per lui. Non poteva deluderlo. Non ci sarebbe mai stato un futuro insieme per lui e Potter. Solo per lui e Blaise c’era.
-Nessun ripensamento, Blaise- Gli disse allora.
Blaise si rilassò, afferrandolo per i fianchi e spingendolo giù, salendo su di lui e coinvolgendolo in un bacio lungo ed
appassionato.
-Dimmi che mi ami- Gli chiese dolcemente.
Draco sorrise sornione, circondandogli il collo con le braccia candide. -Lo sai che ti amo, Blaise- Draco si disse che non
era una vera bugia e mise a tacere la sua coscienza.
I giorni successivi furono piuttosto pieni per i due Serpeverde.
Harry era troppo impegnato a seguire a distanza le valutazioni mediche che venivano fatte a Remus per accorgersene,
ma i loro movimenti non passarono del tutto inosservati all’occhio vigile di Hermione.
-Vi dico che stanno preparando qualcosa!-Ma cosa può essere, Herm’?-Non lo so, ma ad Aritmanzia, Zabini e Malfoy hanno chiesto di poter vedere il registro del professore-Pure a Pozioni, Herm, ma non ne capisco il motivo-Dai, amore, magari stavano solo contando le assenze di Malfoy!- Intervenne Ron, ma la sua ragazza non sembrava del
tutto convinta.
Nonostante la sfiducia di Hermione, quello che i due Serpeverde facevano, era proprio controllare le assenze di
Draco.
-Per il dieci di Maggio, allora. E’ deciso- Decretò Draco, chiudendo il diario di classe della professoressa Sprite. Dai
loro calcoli basati sui registri consultati precedentemente quella era la data ricavata. Ritirandosi da scuola in quel giorno
Draco non avrebbe perso l’anno.
Piton era già d’accordo e con Silente stava valutando di richiedere un nulla hosta speciale per fargli sostenere gli esami
per i M.A.G.O. all’ospedale.
Sicuramente grazie all’influenza del vecchio matto avrebbero ottenuto una commissione speciale che lo avrebbe
esaminato al di fuori della scuola.
Come suo padrino e con l’autorizzazione di Narcissa, l’insegnante di Pozioni si era già messo in contatto con il San
Mungo perché in quella data Draco potesse essere ricoverato. Gli sarebbe stata riservata un’ampia stanza debitamente
arredata per il suo soggiorno. Draco Malfoy non sarebbe mai finito in compagnia di veri malati come Allock o i coniugi
Paciok!
L’aquila reale che consegnava i messaggi del suo padrone all’alba fece ancora un paio di visite ad Hogwarts prima del
dieci Maggio.
-A quanto pare quel rifiuto di Minus conosce parecchi segreti di questa scuola!- Constatò Draco esaminando la
descrizione di alcuni passaggi segreti di cui neppure sua zia Bellatrix era a conoscenza.
-Già, ma potremo fidarci di quel sorcio? Era amico del padre di Potter, in fondoDraco alzò gli occhi su Blaise e li riabbassò sulla pergamena. -Gente come lui non dovrebbe nemmeno essere un mago!
E’ troppo vigliacco per tradire il Signore Oscuro e troppo stupido per tentare di organizzare un suo piano. No, sono
certo che questi passaggi siano tutti sicuriHarry stava facendo colazione come ogni mattina, in compagnia dei suoi amici, sbirciando al tavolo dei
Serpeverde ogni volta che poteva.
I gufi cominciarono a scendere dalla volta azzurro cielo, movimentata da qualche nuvola bianca e dall’apparenza soffice
ed Harry vide che Draco, approfittando di una momentanea distrazione di Zabini, gli sorrideva e gli indicava col dito un
gufo che stava scendendo verso di lui.
Harry ricevette una breve pergamena da uno dei gufi della scuola.
La svolse e guardò verso il mittente, ma Malfoy stava conversando con Zabini, allora decise di leggere le poche righe
vergate in una grafia elegante, stretta ed inclinata.
Subito le teste di Hermione e Ron si avvicinarono alla sua per vedere di chi fosse l’insolito messaggio ed Harry reagì
nascondendo la pergamena contro il petto, arrossendo.
-Harry di chi è quella lettera?- Chiese stupito il suo migliore amico.
-Non dirmi che è “ sua”?!- domandò invece Hermione.
Harry annuì rigidamente, mormorando uno “ Scusate” e lasciando il tavolo e la Sala Grande per poterla leggere in pace.
“ Ciao Harry,
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Ti scrivo perché fra pochi giorni lascerò la scuola e prima vorrei rivederti e parlare di nuovo un po’
con te.
Continuo a ripensare al nostro ultimo incontro alla torre nord... credo che se Blaise lo sapesse ti schianterebbe
immediatamente, ma non posso farci nulla: non posso negare per sempre i miei sentimenti. Per ora non c’è spazio per
un “ noi”, ma forse, in futuro, se tu sconfiggerai il mio Padrone... si, Harry: sono un Mangiamorte. Lo sono diventato la
notte in cui mio padre è morto.
Voglio iniziare adesso ad aprirti il mio cuore, prima che ci siano troppe cose nascoste da non essere più in grado di
farlo.
Ti aspetterò alla Stamberga Strillante il dieci di Maggio, alle 10.30. Sarò al piano superiore.”
La lettera non era firmata, ma non era necessario.
Harry scorse mentalmente il calendario, il dieci Maggio era il sabato successivo e per quella data era prevista un’uscita
ad Hogsmeade, ma quello che davvero turbava Harry e non gli permetteva di godere della gioia di quell’incontro, era il
fatto che Draco lasciasse la scuola. Perché? Dove sarebbe andato poi? Quando avrebbe potuto rivederlo?
Persino la scoperta che fosse un Mangiamorte era meno importante.
Harry raggiunse Ron ed Hermione all’uscita della Sala Grande. Aveva gli occhi sbarrati e lucidi ed il volto pallido.
I suoi amici lo circondarono subito, allontanandosi dalla massa degli studenti che si dirigeva alle varie aule.
-Cosa c’è Harry?-Sembra che tu abbia appena visto un Dissennatore!-Ron aveva ragione: stavano controllando i registri perché Draco lascia la scuola- Spiegò con voce rotta.
-Lascia la scuola? Ma non ha senso!- Esclamò Hermione, basita.
-Mi ha scritto che vuole vedermi e dirmi alcune cose....-Quando?- -Dove?- Chiesero in simultanea i due Grifondoro.
-Sabato prossimo, alla Stamberga Strillante-Vuoi che veniamo con te, amico?- Chiese Ron, agitato.
Harry fece un gesto di diniego.
Hermione occhieggiò la pergamena, approfittando che Harry avesse ammorbidito la presa e le poche parole che riuscì a
leggere non le piacquero affatto.
-Harry. Per qualsiasi cosa, sai che puoi contare su di noi. Concorderemo un segnale, qualcosa, che ci permetta di sapere
se sei in pericolo o hai bisogno di noi. Saremo lì vicino. Sei d’accordo, Harry?Harry annuì in silenzio, ma non aveva ascoltato neppure la metà delle parole della ragazza.
Blaise Zabini camminava avanti indietro per la loro camera. Draco era seduto tranquillamente sul letto ed
aspettava che il suo ragazzo sbollisse la rabbia.
-Dimmi almeno perché l’hai fatto?!-Ho le mie ragioni, Blaise. Non ti basta? Non puoi fidarti di me?-C’è un piano, Draco! Un “ piano”! E tu rischi di mandare tutto a monte rivelando a Potter che sei un Mangiamorte!-Non lo dirà a nessuno, fidati-Da quando garantisci per lui?Draco lo fulminò con uno sguardo freddo e tagliente.
-E poi non voglio che passi tanto tempo con lui in quella catapecchia!-Hai paura che possa rotolarmi con lui tra le lenzuola per l’ultima volta prima che arrivino?!- Lo provocò ghignando
alla sua solita maniera.
-Ho paura che possa metterti le mani addosso, si. Ho paura che tu non lasci in tempo quella casa. Ho paura che qualcosa
vada storto e ti possa succedere qualcosa, Draco!-Non mi succederà niente, Blaise! Sarò di ritorno per l’arrivo dei medimaghi, Potter non mi salterà addosso e il nostro
piano sarà un successo tale che il Padrone ci farà diventare i maghi più potenti del pianeta, dopo di lui-Non è necessario che tu vada veramente alla Stamberga Strillante. Mandiamo una lettera al nostro Signore e gli
diciamo di anticipare l’attacco-No, Blaise. Ho un piccolo piano tutto mio da realizzare. E’ mio padre che è morto per colpa di Potter, se ben ricordi,
quindi ho il diritto di affrontarlo. Ti giuro che Potter non avrà neppure la voglia di combattere, quando avrò finito con
lui!- Sibilò cattivo.
Blaise rabbrividì riconoscendo quella particolare determinazione così Serpeverde nel ragazzo che amava.
-Ma perché tanto tempo? Non puoi affrontarlo un po’ più alla svelta?-Mi prenderò tutto il tempo necessario, Blaise. E’ la mia vendetta. Tu rimani qui e aspettami. Andrà tutto secondo i
nostri piani!Blaise non poté che sperare che Draco avesse ragione.
Ormai non potevano più tirarsi indietro.
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Capitolo 20
Harry attendeva già da un’ora buona. Da circa quarantacinque minuti picchiettava alternativamente
le dita della mano o il piede. Decisamente non era paziente.
Silente, seduto accanto a lui in quella saletta d’attesa del M inistero era molto più tranquillo.
Harry pensava che dipendesse dall’età: quando si era vecchi come il preside non si poteva più avere
fretta, ma lui era giovane e moriva dall’impazienza di sapere cosa sarebbe successo a Remus.
Silente gli aveva spiegato che era molto imp ortante che il giudizio fosse dato prima della prossima
luna piena, alla quale mancavano meno di dieci giorni.
Qualora ci fosse stato il plenilunio ed il ragazzo morso da Lupin si fosse trasformato, i giudici
potevano essere molto più duri nell’esprimere la loro condanna.
Harry, nei giorni precedenti, aveva continuato a ripetersi che il ragazzo poteva anche non essere
stato contagiato, ma non aveva avuto modo di sapere nulla sul giovane in questione, perché era stato
trasferito al San M ungo.
La sera prima, Silente aveva ricevuto la convoca per conoscere la sorte dell’ex insegnante di Difesa
Contro le Arti Oscure.
Harry, appena era stato messo a parte della cosa, aveva pensato di dover insistere per poter andare
al M inistero col preside, invece era stato lo stesso Silente ad invitarlo ad accompagnarlo.
Finalmente la porta si aprì ed una vecchia strega occhialuta li invitò ad entrare con voce patta.
-Buon giorno, Silente! Oh! Vedo che c’è anche il signor Potter! Buon giorno giovanotto!- Li salutò
un mago vestito con una tunica nera, da dietro una scrivania piena di scartoffie.
-Allora, Ferdinand, cosa mi dici?- Chiese Silente, venendo subito al dunque.
Il mago sospirò appoggiandosi allo schienale della sua poltrona. Il doppiomento sobbalzò appena e
le labbra sparirono per un momento all’interno della bocca.
-Ti risparmio le frasi fatte in nome della nostra vecchia amicizia, Albus. Il caso di Remus Lupin è
molto serio. I giudici ne hanno discusso per quasi tre ore ed alla fine hanno concordato che, pur
trattandosi del ferimento di uno studente, è il primo segno di violenza che ha dato e che, in
precedenza, è stato un insegnante proprio ad Hogwarts, per cui sono stati più clementi che hanno
potutoHarry deglutì a vuoto. Voleva sapere che ne sarebbe stato di Remus. Sentiva le mani sudare e si
spostò da un piede all’altro.
-Verrà trasferito oggi stesso dal reparto speciale di massima sicurezza del San M ungo ella riserva di
XXXXXX in Germania. Credimi, è il meglio che gli potesse capitare!-No! Non possono farlo!- Urlò Harry, in lacrime. -Non possono allontanare Remus! Ex stato
drogato! Non è colpa sua! Ex stato il professor Piton!Silente gli appoggiò una mano sulla spalla. -Calmati, Harry!- Lo sguardo azzurro triste e severo.
-No, signore! Ho visto il professor Piton uscire dalla stanza di Remus! L’ha sentito anche lei
quando ha detto che la pozione antilicantropia era stata sabotata!-Signor Potter, per quanto lei possa essere affezionato a Lupin, le sue sono accuse molto gravi
rivolte ad un insegnate che gode della massima fiducia! Se non ha le prove di quello che dice, le
conviene non ripeterlo più-M a è la verità, signore! Deve credermi!-Ora basta, Harry. Torniamo ad Hogwarts-Voglio vederlo! Dovete almeno farmelo vedere prima che parta!Harry insisteva disperatamente, ma non gli fu concesso di rivedere l’amico di suo padre per l’ultima
volta.
Hermione e Ron cercarono di consolarlo, ma i loro sforzi valsero a ben poco.
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-Harry, pensa che ora è libero, in una comunità di licantropi che lo capiscono e lo possono aiutareCercò di convincerlo Hermione, saltando la cena per stare con lui che, da quando era tornato al
castello, si era buttato sul letto e non aveva più voluto uscire.
-E’ solo con degli sconosciuti...- Controbatté lui con la voce rotta.
In quel momento entrò Ron con un vassoio pieno di tramezzini.
-Dai amico, mangia qualcosa. Ho fatto incetta delle cose più buone in cucina. I ragazzi sono
preoccupati, Anche a loro dispiace per Remus.... mio padre dice che, se M athias non è stato
contagiato potremo fare ricorso perché torni in Inghilterra e venga curato in ospedale-Quindi, Harry, dobbiamo aspettare solo pochi giorni per saperlo- Aggiunse Hermione.
Harry sembrò un po’ sollevato da questa possibilità. -Dobbiamo anche trovare le prove che è stato
Piton a drogarlo-Non ne siamo sicuri, Harry- Lo ammonì la ragazza.
-Io ne sono sicuro!- Insistette lui.
-A meno di non avere una sua confessione non lo sapremo mai, Harry. ConvinciteneHarry addentò un tramezzino. Aveva fame: aveva saltato la colazione ed il pranzo.
-Tirati su pensando che dopodomani ti incontrerai col tuo bello!- Cambiò discorso Ron.
Sul viso di Harry comparve un piccolo sorriso e, poco dopo, mangiò un altro tramezzino.
Quel sabato, gli studenti di Hogwarts che si riversavano per le stradine di Hogsmeade erano
particolarmente allegri.
La primavera era sbocciata in tutti i suoi colori, le giornate erano finalmente più tiepide e si
avvicinavano le vacanze estive.
Gli studenti del quinto e del settimo anno cominciavano a parlare con angoscia degli esami e gli
altri cominciavano a progettare le vacanze estive con familiari ed amici.
Harry ascoltava per la trentesima volta, in quella mattina, le raccomandazioni di Hermione.
I suoi amici sarebbero rimasti nei pressi della Stamberga, in caso avesse avuto bisogno d’aiuto e lui
non sapeva decidersi le cosa gli facesse piacere o no: certo era una sicurezza, ma se fosse andato
tutto bene gli sarebbe dispiaciuto aver diffidato così di Draco.
Del resto non era lui a non fidarsi, ma loro. In più, se lui e Draco avessero deciso di... approfondire
la loro conoscenza, si sarebbe sentito in imbarazzo come se i suoi amici lo stessero spiando dal buco
della serratura.
Blaise avrebbe voluto approfittare di quell’ora per fare l’amore con Draco. Chissà quanto tempo
sarebbe passato prima di poterlo fare di nuovo! Così aveva deciso di provare nuovamente a
convincerlo a non andare all’appuntamento con Potter. Del resto, la sua presenza non era
necessaria.
Aveva imprigionato il suo ragazzo sotto di sé, sul letto ancora caldo del loro amplesso notturno e
del loro sonno e lo baciava con passione e desiderio, stringendolo con una possessività che stava
facilmente zittendo l’orologio interiore di Draco.
-Blaise! Draco! Ci siete? Andiamo ad Hogsmeade assieme?- La voce di Pansy ruppe l’incanto.
Blaise grugnì e riservò all’amica un paio di appellativi molto poco gentili.
Draco ridacchio, ringraziando che Blaise avesse sibilato piuttosto piano e Pansy non l’aveva sentito.
-No, Pansy. Noi non veniamo. Ciao- La salutò.
-Ok, a stasera, allora. Divertitevi piccioncini!- Cinguettò lei allegra, ignorando che non avrebbe
visto Draco quella sera, né nei giorni e nei mesi successivi.
-Ti è andata male- Ridacchiò ancora Draco, baciando velocemente il suo ragazzo e rimettendosi in
piedi.
-Davvero, Draco: non andare!- Gli chiese Blaise per la millesima volta.
Draco reinfilò nei pantaloni la camicia gessata e si sistemò meglio i pantaloni, che avevano preso a
tirare un po’ in un punto.
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-Non insistere, sai già la mia risposta- Draco infilò la giacca ed il mantello della divisa e prese una
boccetta dal comodino.
Blaise non perdeva un solo movimento. –Cos’è quella?Draco sorrise e prese un involto che Blaise aveva già visto, scoprendo la treccia di capelli sottili di
Lucius M alfoy.
-Polisucco- Rispose semplicemente Draco, aggiungendo un capello di suo padre.
-A cosa ti serve?-Domani lo leggerai sui giornali!- Lo baciò di nuovo rapidamente, uscendo nella sala comune vuota.
-Devo andare! A dopo!In realtà Draco non era tranquillo come voleva apparire, ma non aveva paura di affrontare Potter, di
separarsi da Blaise, di lasciare la scuola, no: era tutto il suo futuro a spaventarlo: il ricovero, mesi,
se non anni, di solitudine in quell’ospedale, in attesa di sua madre e di Blaise che sarebbero andati a
trovarlo. Era la paura di non sapere quanto sarebbe durato. Avrebbe potuto uscirne da vecchio, la
giovinezza sfiorita fra quattro mura, senza godere nulla della vita... M a doveva avere fiducia in
Blaise: lui non lo avrebbe mai tradito, non lo avrebbe fatto marcire tra i malati di mente del San
M ungo! Blaise lo amava e lui doveva dimostrargli di meritare il suo amore. Una volta che Potter
fosse morto, non avrebbe più pensato a lui e a quel ‘loro’ che non poteva essere.
Draco recitò l’incantesimo che aveva imparato ad Erbologia per addormentare le piante carnivore.
Il Platano picchiatore non era una pianta carnivora, ma era pur sempre un grosso vegetale poco
collaborativo.
Constatò che M inus era stato estremamente esatto trovando immediatamente l’ingresso al
passaggio, proprio prima che il Platano si risvegliasse. Prevedibile: l’albero era decisamente più
grande delle piantine su cui lo usavano a lezione.
Draco percorse il passaggio sotterraneo senza pensare alla terra, agli insetti disgustosi, al buio ed
all’aria stantia.
Uscì esattamente sul retro della vecchia casa e si ripulì il mantello scrollandosi di dosso la terra: gli
incantesimi di pulizia non erano esattamente il suo forte.
Entrò dalla porta sul retro, che cigolò e fu subito accolto da una spessa ragnatela.
Storse il naso e la evitò, guardandosi intorno piuttosto disgustato: quel posto aveva urgente bisogno
di essere pulito e riarredato.
Sentì dei passi avvicinarsi all’esterno e, senza perdere altro tempo, individuò le scale e corse al
piano di sopra.
Entrò nella camera da letto polverosa e disordinata. Lì, secondo M inus era avvenuto l’incontro tra
lui, il licantropo e il cane pulcioso, al terzo anno.
Draco si guardò intorno un’altra volta: uno specchio opaco sopra un comò dal legno tarlato, tende
appesantite dalla sporcizia e lacerate dal tempo, muri scrostati....
Dei passi sulle scale lo fecero volgere alla porta d’ingresso. Slacciò il mantello e lo sistemò sul
letto, mai si sarebbe sdraiato su quel copriletto marcio.
Harry apparì dalla porta in quel momento.
Aveva le guance un po’ arrossate ed il fiato un po’ corto, forse aveva corso.
-Draco... non.... non sono in ritardo, vero?Draco gli sorrise e scosse la testa.
Harry, allora, coprì la distanza tra loro in pochi passi lunghi e lo abbracciò, aspirando
profondamente il suo profumo.
Draco si accoccolò contro di lui, strofinando il naso contro il suo collo, abbracciandolo.
Delicatamente sfilò la bacchetta del Grifondoro dalla tasca dei pantaloni e la fece sparire nella
manica della sua giacca.
Harry era in estasi.
-Dove andrai? Quando potrò rivederti?- Gli chiese subito, stringendolo ancora un po’.
-Sai che non sto molto bene, Harry...- Draco si scostò appena, per poterlo guardare negli occhi. Sarò ricoverato in ospedale.... Ci vorrà un po’, ma starò meglio!-
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Harry annuì sollevato e gli accarezzò dolcemente una guancia.
Draco socchiuse gli occhi e si strofinò piano contro la sua mano.
Harry accarezzò il viso, passò le dita tra i capelli e le fece scivolare sulle labbra sottili.
Draco baciò piano i polpastrelli e li leccò con la punta della lingua che usciva appena dalle labbra.
-Io sono già morto e questo è il paradiso!- M ormorò Harry, completamente rapito.
Draco fece scivolare la giacca sulle spalle, lasciandola cadere a terra, incatenando gli occhi a quelli
di Harry.
-No, Harry. Questo è l’inferno!- Sussurrò con lo stesso tono trasognato di Potter.
Harry si riscosse e lo guardò.
Il ghigno che Harry conosceva tanto bene era ricomparso sul viso pallido e scavato.
-Dra... Draco?- Lo guardò smarrito.
Draco si arrotolò la manica sinistra. -Immagino tu lo voglia vedere- Disse con tono di sfida.
Harry fissò l’avambraccio pallido, il teschio nero accompagnato dal serpente.
Il simbolo di morte campeggiava distinto sulla pelle così chiara da sembrare alabastro.
Harry allungò le dita tremanti e toccò il M archio. Non sapeva cosa dire. Gli occhi gli bruciavano.
Non poteva più fingere che il suo amore non avesse pronunciato quel giuramento.
Draco lo afferrò di peso, cogliendolo di sorpresa e lo scaraventò sul letto.
-San Potter crede ancora di potermi amare?- Gli vomitò addosso con cattiveria.
Harry lo fissò semplicemente istupidito, ancora troppo sconvolto dall’evidenza di ciò che già sapeva
per poter ribattere.
-Ti avevo detto che ti avrei aperto il mio cuore, Harry.... sei ancora deciso a scoprire quanto sia nera
la mia anima?Harry deglutì. -Ti amo, Draco!Draco si chinò a baciarlo e per un momento fu tentato di lasciar perdere tutto il resto, avvinghiarsi a
lui ed aspettare che tutto finisse.
-Ti ricordi il Torneo Tremaghi, Harry? Ex stato allora che è cominciato tutto: non mi ero mai posto
il problema di chi fossi veramente prima di allora: tu eri Harry Potter, eri grande ancora prima di
reggerti in piedi da solo!- Draco si accomodò su di lui, iniziando a slacciargli la giacca e la camicia,
depositando baci di farfalla sul suo petto.
Harry respirava un po’ a fatica a causa dell’eccitazione che stava rapidamente aumentando.
-Invece no, M erlino! Tu eri grande veramente! Quando sei tornato con Diggory morto, ne ho avuto
la certezza! M a, intanto...- Sospirò, sollevandosi a sedere sul suo stomaco.
Intanto avevo confessato la mia cotta per te già da qualche mese ad un uomo di cui mi fidavo
ciecamente. Sapendo che era uno spietato M angiamorte forse mi riterrai ingenuo, ma con me era
sempre stato molto dolce... gli volevo bene e, dopo che mi prese la prima volta... cominciai ad
amarlo. Non credere che mi abbia violentato, anche se avevo solo quattordici anni- Gli sorrise
serafico mentre vedeva Harry impallidire rapidamente.
-Cosa c’è San Potter?- Gli chiese bisbigliando direttamente al suo orecchio. -Non mi ci vedi a
quattordici anni con il cazzo di un uomo di quaranta nel culo?Harry rabbrividì.
-E non sai ancora la parte migliore, Harry.... mi hai chiesto se Blaise mi picchia e se lo fa perché a
me piace... Lo adoro, Harry! Adoro essere legato e costretto a fare le cose più indicibili... è stato lui
a farmelo piacere: diceva che se ero pronto a farmi spezzare il cuore da te tanto valeva che mi
abituassi a soffrire!-Draco... io... io...-Che c’è? Ex troppo per te? Vuoi dirmi che non puoi sopportare tutto questo, che non puoi più
amarmi, dopo aver saputo queste cose, Harry?- Draco si abbassò, portando i suoi occhi di ghiaccio a
dieci centimetri da quelli di Harry. -Vuoi spezzarmi il cuore, Harry?-Io... Io... Draco... mi dispiace....- Le lacrime gli offuscavano lo sguardo e Draco gliele raccolse con
due piccoli baci.
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-Non piangere, amore mio. Non ancora. Ho sopportato tutto e, se Blaise non mi avesse fatto
scoprire un amore diverso penserei ancora di essere stato fortunato a trovare un uomo che mi amava
nonostante io avessi commesso l’immondo peccato di amare teDraco estrasse un’ampollina dalla tasca interna del suo mantello e se la rigirò tra le mani. -Ormai
quel M angiamorte è morto, Harry. Ex morto la notte in cui ho ricevuto il mio M archio. Allxinizio
mi mancava, ma poi Blaise mi ha fatto accettare la sua morte...-Cos’è quella, Draco?- Chiese Harry, un po’ spaventato.
-Questa?- Gli sorrise ed Harry vide che il suo sguardo diventava un po’ opaco. -Questa mi serve per
il gran finale della storia, Harry. Ex pozione polisucco e voglio che tu la beva-Cosa? Perché? Chi vuoi che diventi?-Voglio che tu veda con i tuoi occhi. Voglio che tu diventi lui per un po’ perché io non pronuncerò
il suo nome-Non voglio farlo! Draco non...-Lo farai, Harry! Se mi ami lo farai, in modo che io mi possa illudere che fossi sempre tuHarry sentì una stretta al cuore e la tristezza degli occhi di Draco lo convinse.
Prese la boccetta che Draco gli porgeva. Se Hermione lo avesse saputo si sarebbe infuriata.
Inghiottì la disgustosa pozione e subito riconobbe i sintomi. Nonostante fossero passati cinque anni
non aveva dimenticato quando, con i suoi amici, nel bagno di M irtilla M alcontenta avevano assunto
le sembianze di Tiger, Goyle e del gatto della Bulstrode per entrare nel dormitorio dei Serpeverde.
Draco, intanto si era alzato, aveva srotolato e riabbottonato la manica, indossato la giacca e ripreso
il mantello, scuotendolo un paio di volte p er togliere la polvere.
Harry aprì gli occhi e tolse gli occhiali. Draco lo fissava con attenzione e si piegò sul letto per
accarezzargli il viso e baciarlo dolcemente.
-Sarai sempre l’uomo più bello che io conosca!- Bisbigliò chiudendo gli occhi ed appoggiando la
fronte a quella dell’uomo che era diventato Harry Potter.
-Guardati allo specchio, Potter e immagina quest’uomo che si infilava nel mio letto ogni volta che
uscivo da Hogwarts- Gli disse a voce bassa, guardandolo negli occhi.
Harry impiegò qualche secondo a capire ed individuare lo specchio.
Draco intanto era già uscito dalla stanza, quando sentì un urlo soffocato ed il suo nome invocato
disperatamente.
-Ben venuto nel mio inferno, Sfregiato!- Disse tra i denti, scendendo gli ultimi scalini.
Un freddo improvviso lo colse.
‘Sono arrivati’ pensò accelerando il passo. Lasciò cadere la bacchetta di Potter su un gradino e si
affrettò ad uscire dalla porta sul retro.
I Dissennatori avrebbero fatto il resto.
Se anche non fossero riusciti a baciare Potter p rima dell’arrivo degli Auror, questi si sarebbero
trovati di fronte Lucius M alfoy.
Draco non credeva che Potter se la sarebbe cavata tanto facilmente.
Il Platano Picchiatore era stato irrorato con una soluzione soporifera particolarmente efficace.
Blaise fremeva di impazienza. Draco era in ritardo. Temeva che qualcosa fosse andato storto.
Fortunatamente la pozione della professoressa Sprite era abbastanza forte da calmare anche quella
maledetta pianta.
Finalmente Draco uscì dal passaggio segreto. Pareva sorgere direttamente dalla terra.
-Finalmente! Draco, cos’è successo?- Blaise lo accolse subito tra le braccia.
-Ex andato tutto bene, Blaise. Non preoccupartiZabini lo lasciò e lo scrutò, estrasse la bacchetta e mormorò un ‘Gratta e netta’.
-Dobbiamo sbrigarci: il medimago che ti deve prendere in consegna è già arrivato. Gli ho detto che
stavi finendo di fare i bagagli. Li ho preparati io per teDraco annuì, ma si incupì subito.
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-Blaise?-Che c’è?-M i verrai a trovare, vero?Zabini si fermò e lo abbracciò di nuovo. -Te lo giuro sulla mia vita, Draco! Ti amo!Raggiunsero di corsa i sotterranei e presero il baule di Draco, raggiungendo subito dopo lo studio di
Piton.
Nella stanza, oltre al loro insegnante c’erano il preside ed un ometto rubicondo con la veste dei
medimagni del San M ungo.
-Ecco il signor M alfoy- Esordì Piton, quando i due ragazzi entrarono.
-Oh, lieto di fare la sua conoscenza Lord M alfoy! Io sono Archie Lowell e mi occuperò di lei finché
sarà nostro ospiteDraco annuì, ma, improvvisamente intimorito, non strinse la mano che l’uomo gli porgeva. Cercò,
invece, quella di Blaise, che gliela strinse rassicurante.
-Qui ci sono i documenti Lord M alfoy. Appena li avrà firmati potremo andare-Blaise?- Chiamò quasi supplichevole, Draco.
-Sono qui, amore- Gli sussurrò all’orecchio il suo ragazzo.
Draco firmò e poi lasciò la piuma, come se bruciasse, per stringersi a Blaise, che gli baciò i capelli e
lo strinse.
-Non avere paura, Draco. Verrò da te ogni fine settimana e, dopo gli esami, ogni giorno!-Si, Lord M alfoy. Il suo amico, sua madre ed il professor Piton potranno venire ogni volta che
vorranno. Il suo padrino ha insistito perché venisse scritto tra le clausole del suo ricovero
volontario. Così come che lei potrà scegliere in qualsiasi momento di lasciare l’ospedale e che i suoi
tutori, ovvero sua madre, il suo padrino ed il suo avvocato potranno farla dimettere quando lo
riterranno più opportunoDraco si sentì un po’ meno spaventato. Guardò gli uomini nella stanza senza riuscire a salutare.
-Il M inistero mi ha fatto sapere che accoglie la richiesta di una commissione straordinaria per farle
sostenere gli esami in ospedale, signor M alfoy. I documenti arriveranno ad Hogwards in un paio di
giorni al massimo- Gli sorrise bonario Silente.
-La ringrazio, preside- Disse Draco, salutandolo con un cenno del capo.
-Severus... prenditi cura di mia madre-Non preoccuparti, ragazzo mioDraco guardò di nuovo Blaise, che non gli aveva mai lasciato la mano e gli rivolse un sorriso
incerto. Si sollevò un pox e lo bacio velocemente. -Ti aspetto-Possiamo andare dottor LowellIl medimago salutò e porse una passaporta al ragazzo. In un attimo erano spariti dalla stanza.
Silente salutò ed uscì col suo solito passo lento.
Blaise fissava ancora il punto in cui Draco era scomparso e Piton si lasciò cadere stancamente sulla
sedia.
-E ora, signor Zabini? La sua prossima mossa sarà diventare Primo M inistro della M agia?-No professore- Rispose serio lo studente. -Un Primo M inistro è sotto lo sguardo di tutti: sarebbe un
po’ difficile gestire i miei... interessi. No- Sorrise sicuro. -Diventerò l’avvocato della famiglia
M alfoy. Gestirò gli interessi di Draco. M i impegnerò per diventare presidente del Wizengamot. Ex
una carica importante quanto quella del Primo M inistro, ma meno appariscente. Se non ha altre
domande, signore, io tornerei nella mia stanza-Vada pure, signor Zabini- Sibilò Piton. Era sicuro che quel serpente ci sarebbe riuscito: sarebbe
diventato presidente dell’ Alto Tribunale dei maghi, carica ben più importante di quella di M inistro
ed avrebbe protetto Draco.
Come padrino del ragazzo, poteva ritenersi soddisfatto.
Fine.
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